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TERZA SERIE

AVVERTENZA

l. -Questo volume, V della terza serie, va dalla costituzione del Governo

Zanardelli-Giolitti-Prinetti alla fine del 1901. I documenti pubblicati provengono dai seguenti fondi:

l) Archivio Storico del Ministero degli Esteri:

a) te~egrammi in arrivo e partenza;

b) archivio riservato del Segretario Generale e del Gabinetto; c) serie politica; d) eredità Nigra;

2) Archivio Storico del Ministero Africa Italiana.

3) Archivio Visconti Venosta, Santena.

4) Archivio Alberto Pansa, Reggio Emilia.

Sono stati utilizzati altresì documenti dei volumi riservati, stampati dal Ministero degli Esteri, sulla Cina, nonché il Libro Verde n. 99, sugli avvenimenti in Cina, II parte, presentato alla Camera 1'8 settembre 1901.

2. -Nessun documento d'interesse specifico è stato rinvenuto nell'archivio Zanardelli di Brescia, mentre le ricerche dell'archivio Prinetti hanno dato esito negativo; supplisce solo in parte a questa grave lacuna la corrispondenza scambiata da Prinetti con gli ambasciatori Nigra e Pansa. Nelle carte Tornielli non risulta esistano documenti riferentisi al periodo in cui egli fu ambasciatore a Parigi. Numerose lettere del Tornielli si trovano invece nelle Carte Pansa.

I documenti rinvenuti negli archivi dell'Esercito e della Marina hanno scarsa rilevanza politica.

3. --Questo volume è valido sopratutto per la illustrazione dell'opera del Ministro Prinetti, uomo di grande energia ma nuovo in fatto di politica estera, e con un passato critico nei confronti della Triplice Alleanza. La sua azione circa il rinnovo della Triplice e dei trattati di commercio, come anche circa l'annuncio in Parlamento dell'accordo Visconti Venosta-Barrère, in seguito si è prestata, com'è noto, a qualche discussione. La documentazione qui raccolta sta a dimostrare la limitata autonomi;:t di cui egli poté disporre tra • alleanze • ed • amicizie •. Lo confermano del resto i suoi vani tentativi per una maggiore presenza italiana in Tripolitania. 4. --Nel licenziare il volume sento il dovere di ringraziare vivamente tutti i componenti la Segreteria della Commissione per il Riordinamento e la Pubblicazione dei Documenti Diplomatici, nonché gli addetti all'Archivio Storico~Diplomatico. Un ringraziamento particolare merita la dott. Emma Minniti Jannetti per l'intelligente fattiva collaborazione. Ringrazio infine il Gen. Rinaldo Cruccu, Capo dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, ed il t. col. Giorgio Pirrone dello stesso Ufficio, nonché l'Ammiraglio Vitaliano Rauber, Capo dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Militare, per le cortesi agevolazioni.

IX

ENRICO SERRA

l

8 9

IO

Il

12 13

Provenienza

e data

Roma 16 febbraio 1901

Roma 16 febbraio

Dega 16 febbraio

Sofia 17 febbraio

Roma 17 febbraio

Pechino 17 febbraio

Pechino 17 febbraio

Parigi 17 febbraio

Sofia 17 febbraio

Agordat 18 febbraio

Roma 18 febbraio

Roma 18 febbraio

Roma 18 febbraio

IN DICE

Mittente e de&tlriat acio

PRINETTI alle amba· sciate, legazioni e agenzie diplomatiche e a DE MAR· TINO

T. 409

PRINETTI a LANZA, PANSA, TORNIELLI, MoRRA DI LAvarANO, NIGRA e BOTTARO COSTA

T. 415

MARTINI a ZANAR· DELLI

T. 380

SrLVESTRELLI a PRI· NETTI

T. 381

PRINETTI a TORNIELLI

T. confidenziale 423

SALVAGO RAGGI a ParNETTI

T. 385/14

SALVAGO RAGGI a PRI·

NETTI

T. 387/5

ToRNIELLI a ParNETTI

T. confidenziale 389

SILVESTRELLI a PRr-NETTI

T. confidenziale 135/52

MARTINI a PRINETTI

T. 396

PRINETTI a ToRNIELLI

T. 426

PRINETTI a SALVAGO

RAGGI

T. 427/18

PRINETTI a LANZA,

TORNIELLI, MoRRA DI LAVRIANO, NIGRA, FAVA e BOTTARO COSTA

T. 429

SOMMARIO

..


DOCUMENTI
1

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALLE AMBASCIATE E LEGAZIONI (1), ALLE AGENZIE DIPLOMATICHE E AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI

T. 409. Roma, 16 febbraio 1901, ore 13,15.

Costituitosi Gabinetto sotto Presidenza Zanardelli (2) assumo oggi Ministero Esteri facendo assegnamento sua efficace col,laborazione.

2

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AGLI AMBASCIATORI A BERDINO, LANZA, A COSTANTINOPOLI, PANSA, A PARIGI, TORNIELLI, A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, A VIENNA, NIGRA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BOTTARO COSTA

T. 415. Roma, 16 febbraio 1901, ore 19.

Nell'assumere l'ufficio faccio parHcolare assegnamento sulla cooperazione di

V. E., con fermo proposito di perseverare, al pari del mio onorevole predecessore, nella politica che oramai è per noi tradizione costante.

R.D. 3 agosto 1901 furono accettate le sue dimissioni, e con R.D. del 9 agosto successivo fu nominato Ministro delle Finanze l'on. Paolo Carcano); Ministro del Tesoro, l'on. Ernesto Di Broglio; Ministro della Pubblica Istruzione, l'on. Nunzio Nasi; Ministro dei Lavori Pubblici. l'on. Girolamo Giusso; Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio, l'on. Silvestro Picardi

(con RR. Decreti 18 aprile 1901 furono accettate le sue dimissioni e nominato ministro ad interim per l'Agricoltura, l'Industria ed il Commercio l'on. Giuseppe Zanardelli, Presidente del Consiglio dei Ministri. Con R.D. 4 agosto 1901 fu nominato ministro di Agricoltura, Industria e Commercio l'on. Guido Baccelli); Ministro delle Poste e dei Telegrafi, l'on. Tancredi Galimberti; Ministro della Guerra, il ten. gen. sen. Coriolano Ponza di San Martino; Ministro della Marina, il vice-amm. sen. Costantino Enrico Morin.

Sotto-Segretari di Stato: per la Guerra, il magg. gen. Bonaventura Zanelli; per la

Marina il vice-amm. on. Luciano Serra; per gli Affari Esteri, l'on. Giacomo De Martino;

(con R:D. del 3 agosto 1901 furono accettate le sue dimissioni, e con R.D. 6 agosto successivo fu nominato sotto-segretario di Stato per gli Affari Esteri l'on. Alfredo Baccelli, che coprivala stessa carica al Ministero di Agricoltura; per l'Interno, l'on. Scipione Ronchetti; per la Grazia, Giustizia e i Culti, l'on. Roberto Talamo; per le Finanze, l'on. Matteo Mazziotti; per il Tesoro, l'on. Prospero De Nobili; per la Pubblica Istruzione, l'on. Giacomo Cortese; per i Lavori Pubblici l'on. Ippolito Niccolini; per l'Agricoltura, l'Industria e il Commercio, l'on. Alfredo Baccelli (nominato in sua vece con R.D. 6 agosto 1901 l'on. Nicolò Fulci che copriva

(l) -Questo telegramma non venne inviato alle legazioni in Cina, Giappone, Siam ed Americhe, alle quali l'assunzione del portafoglio degli Esteri da parte di Prinetti, venne comunicata, in pari data, con altro telegramma. (2) -Il Miinistero Zanardelli nominato con R. Decreto 15 febbraio 1901 era cosi composto:Presidente del Consigl1o dei Ministri, l'on. Giuseppe Zanardelli; Ministro degli Affari Esteri, l'on. Giulio Prinetti; Ministro dell'Interno, l'on. Giovanni Giolitti; Ministro di Grazia, Giustizia e dei Culti, l'on. Ftancesco Cocco Ortu; Ministro d<"lle Finanze, l'on. Leone Wollemborg (con
3

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ZANARDELLI

T. 380. Dega, 16 febbraio 1901 (1).

Pongo a disposizione di V. E. ufficio governatore e porgole miei osseqtlli.

4

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINE'ITI

T.381. Sofia, 17 febbraio 1901, ore 3 (per. ore 16).

Malattia principe ereditario divenuta gravissima.

5

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. CONFIDENZIALE 423. Roma, 17 febbraio 1901, ore 18,30.

Tra il mio predecessore e ,l'ambasciatore di Francia era stato concordato che la squadra italiana si sarebbe trovata a Tolone in occasione de:Ua presenza colà del presidente Loubet. Il duca di Genova, comandante della squadra dovrebbe, per lo ~irare del periodo regolamentare, dimettere il comando con la fine di marzo. Questo ,cambiamento di comandante alla vigiiia dell'andata della squam-a a Tolone, potrebbe forse :parere atto meno rigua!l'doso, e solo modo di rimedJi.a,rvi sarebbe protrarre il ,comando di S.A.R. di quei pochi giorni oltre il limite normale. Prima però di decidere definitivamente desidererei conoscere in proposito il parere di V. E.

la stessa carica al Ministero delle Poste e dei Telegrafi); per le Poste e i Telegrafi, l'on. Nicolò Fulci (nominato in sua vece con R.D. 6 agosto 1901 l'on. Baldassarre Squittì).

Il Governo Zanardelli-Giolitti-Prinetti venne accolto con misto sentimento, anche per la mancata partecipazione dei radicali. Grosso modo furono favorevoli gli ambienti della sinistra e del centro, avversi quelli dell'estrema sinistra e della destra rudiniana e sonniniana, perplessi gli altri, sia per il ritorno di Giolitti che per l'abbandono della « consorteria » da parte di Prinetti. Echi positivi ne Il Secolo (12, 14, 16, 22 febbraio), La Tribuna (16, 18 febbraio), Il Giornale di Sicilia (13, 16 febbraio). Contrari l'Avanti! (12, 14, 15 febbraio), il Corriere della Sera (16, 17 febbraio), La Perseveranza (16, 21 febbraio), Il Giornale del Popolo di Genova (20 febbraio), Il Popolo romano (16, 22 febbraio).

Provocò rumore la converbione di Prinetti al triplicismo. L'assicurazione che questi avrebbe data al ministro di Baviera, Tucher, circa il rinnovo della Triplice alleanza, provocò una interrogazione dell'on. Guerci. Prinetti negò di aver parlato del rinnovo della Triplice alleanza e aggiunse: • l'on. Guerci e tutta la Camera possono essere certi che, finché sono a questo posto, unica guida dell'indirizzo mio, della mia attitudine e della politica che seguirò, saranno gl'interessi del mio paese •, in A.P., Cam. Dep. XXI Legisl., l Sess. 8 marzo 1901,

p. 2278. Cfr. anche La Perseveranza, il Corriere della Sera e Il Popolo romano del 17 febbraio l'Avanti! del 22 febbraio, Il Secolo, del 23 febbraio. '

(l) Il tel. spedito da Asmara il 17 febbraio alle ore 10,25 venne inviato tramite iJ ministero degli Esteri, dove pervenne alle ore 13 dello stesso gior~o.

6

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, (l) AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed., con data 18 febbraio, in LV 99, pp. 15-16)

T. 385/14. Pechino, 17 febbraio 1901, ore ... (per. ore 20,20).

La maggior parte dei ministri esteri non avendo istruzioni precise, decidemmo rivol·gere rispettivi Governi seguenti domande: l) Se esi,ste una intesa fra i Governi per ,stabi.Jire le dndennità di .guerra e se i Governi contano agire secondo norme stabilite di comune a~ccordo, o se si riservano di fissare ile domande secondo differenti modi di valutarie; 2) Se i Governi intendono presentare in blocco il totale delle indennità di guerra, oppure lse contano farlo separatamente; 3) Se i Governd intendono comprendere nelle spese di guerra le indennità per i militari morti e feriti avanti e durante l'assedio. Col telegramma del 10 (2) l'E. V. mi ha di·chiarato modo di vedere del R. Governo sul secondo punto, ed è anzi sulla mia proposta che la domanda è stata formulata.

Ministro degli Stati Uniti ha suggerito non cel'care di formulare domande indennità, ma stabilire somma che la Cina può pagare e contentarsi di ottenere tale somma da dividersi, poi, proporzionalmente fra i Governi ed i pl'ivati. Tale proposta, che equivale dichiarare Cina in fallimento e porterebbe .grandi complicazioni, non ha ottenuto accoglienza da akuno. Non ho creduto opportuno formulare proposta deH'E. V. circa commi,ssione internazionale ·Composta Ministri esteri a Pechino, perché mi risulta certo, da conversazioni con i Colleghi, che essa non verrebbe accolta qui, giacché ognuno è impressionato daH'aumento di lavoro e di responsabilità in materia in ~cui non s1iamo competenti; forse avrebbe maggim probabilità essere accolta dai gabinetti. Avverto, però, che legazione d'Inghilterra ha già intenzione costituire commiss1ione .composta segretario della legazione, intel'prete e vice-console per esaminare domande privati. Legazione di Germania darà tale incarico ad un console chiamato da Shanghai.

7

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 14)

T. 387/15. Pechino, 17 febbraio 1901, ore ... (per. ore 21).

Plenipotenziari chinesi comunicarono decreto impe11iale con le punizioni

per i noti dieci ,principali ~colpevoli. Per due solamente a~ccettano penalità da noi

definitivamente chiesta agli altni infliggono pene più leggere. Anche la moti

vazione è scorretta e non soddisfacente.

Domani corpo diplomatico redigerà risposta; credo 'che saremo unanimi insi

stere sune nostre domande, che sono già ridotte ai termini minimi.

(l) -Si vedano le memorie di Salvago Raggi, pubblicate da G. Licata, Notabili della terza Italia, Roma, 1968. (2) -Cfr. Serie III, vol. IV, n. 759.
8

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. CONFIDENZIALE 389. Parigi, 17 febbraio 1901, ore 22,50.

Ringrazio V. E. di avermi informato (l) del concerto preso con l'ambasciatore di Francia drea :invio della squadra a Tolone. Dappoiché 'si è creduto opportuna tale dimostrazione, tutto dò che potrà accrescerne il valore riuscirà vantaggioso, e, certamente, la presenza di S.A.R. il duca di Genova sarà apprezzata molto, mentre la circostanza del suo abbandono del comando de1la squadra alla vigilia

.della visita a Tolone, lsarebbe causa di commenti che 111toverà evitare.

9

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. CONFIDENZIALE 135/52. Sofia, 17 febbraio 1901.

Facendo seguito al mio rapporto dell'll corrente n. 115/45 (2), mi pregio

-d'informare V. E. che i,l Genera,le Petroff ha tentato inutilmente nei giorni scorsi d'arrivare ad un a,ocordo col S•ignor Daneff, capo del partito zancovista, e venerdì sera telegrafò al P~indpe ~e dimissioni del Gabinetto. S.A.R. da FiUppopoli, dove assiste i1l figlio gravemente ammalato, venne ieri per poche ore a Sofia, e riuscì a persuadere il presidente del Consiglio a restare al potere sino a che le condizioni di salute del Principe Boris gli permettano d'oc,cuparsi deHa soluzione dclla crisi.

H Generale Petroff, a quanto mi viene riferito da buona fonte, si lamenta

,di ingerenze inopportune esercitate dal Principe nelle nomine d'alcuni prefetti, a favore del partito zancovista, e dovute evidentemente a .pressioni dell'Agenzia ruslsa. Vuolsi persino che ~·esercito ebbe segrete istruzioni di votare pei candidati russofili. A Plevna e a Vratza furono d~stribuite ai contadini delle monete d'argento ['USSe, come pegno d'una promessa dello Czar, in ,caso di riuscita dei zancovisti, di dare a ,ciascun contadino 100 franchi ed un paio di bovL I comitati mace

, doni presero poi parte attiva nelle el,ezioni, servendosi dei loro mezzi d'intimidazione ed a queste intimidazioni si attribuisce soprattutto il risultato conseguito a Sofia dai zancovisti.

La soluzione migliore della crisi sarebbe di conservare al Generale Petroff la fiducia accordatagH, inca11icandolo di costituire un gabinetto d'intesa col Signor Grekow e di procedere a nuove elezioni. Ma il recente successo elettnrale dei partiti russofili e il timore d'offendere le suscettibiilità del Governo di Pietroburga possono far prendere al Principe la decisione di mettersi nelle mani dell'Avv. Daneff e dei suoi seguaci. Nel qual caso verrebbero a realizzarsi le previsioni enunciate nel mio citato rapporto.

(l) -Cfr, n. 5, (2) -Non pubblicato.
10

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 396. Agordat, 18 febbraio 1901, ore 5,35.

Delegati francesi lasciato Raheita perché protocollo del quale sono muniti non collima ,col nostro, mancando in quella frase • se dirigeant de la cote de, Assab vers l'Aussa • che chiude articolo primo. Non è IPOssi:bi!le procedere determinazione confini :se non accordasi testo diverso, data importanza capitale per noi, della frase mancante.

11

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 426. Roma, 18 febbraio 1901, ore 12,35.

Il presente ministero ha fatto firmare da S. M. il decreto che nomina il colonnello Baratieri addetto militare a Parigi (1). L'ambasciatore di Francia aveva annunciato essere stato costì firmato il decreto che nomina addetto militare in Roma il colonnello Saint James. Prego farmi conoscere se ed in quale forma è stata costì pubblicata la nomina del colonneno Saint James.

12

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

(Ed. in LV 99, p. 15)

T. 427/18. Roma, 18 febbraio 1901, ore 15.

La Germania ha fatto costì dichiarare daJ suo mtni:stro che la Cina deve astenersi da concessioni separate, a Governi o privati, territoriali o finanziarie finché non siasi stabilito J'ammontare delle sue obbligazioni derivanti dagli ultimi a\TWnimenti coi modi di tfronteggiar[e. L'amlbajseiatore di Germania m4 ha espresso il desiderio che da noi si faccia anaJoga dichiarazione aggiungendo aversi a Berlino ragione di 'credere che Inghiltevra e Giappone faranno ailtrettanto. Ho risposto ·che fedele al .principio di evitare ogni azione separata e di mantenere verso la Cina H concerto del[e potenze l'avrei autorizzata a fare la

suggerita dichiarazione non appena gli altr:i rappresentanti abbiano analoga istruzione, facendo però riserve per le trattative in corso a favore di privati dalle

quali già siano sorti interessi per questi. Prego di agire nel senso di questo telegramma e di informarmi (1).

(l) La nomina del col. Baratieri ad addetto militare a Parigi metteva fine ad un interregno che risaliva ai tempi dello scandalo Dreyfus e dei tentativi di coinvolgervi l'addetto· italiano col. Panizzardi, che era stato richiamato e non sostituito. Cfr. E. SERRA, C. Barrère e l'intesa italo-trancese, Milano, 1950, p. 63; M. DE LOMBARÈS, L'Affaire Dreyfus: la clef du mystère, Paris, 1972.

13

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, A PARIGI, TORNIELLI, A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, A VIENNA, NIGRA, A WASHINGTON, FAVA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BOTTARO COSTA

(Ed. in LV 99, pp. 16-17)

T. 429. Roma, 18 febbraio 1901, ore 19,45.

Il R. ministro a Pechino telegrafa quanto segue (2):

Prego farmi conoscere ci:rca questi tre quesiti il pensi:ero di codesto Go

verno. Per quanto ci: concerne osservo: l) che per le indennità a privati è gran

demente desiderabile che siano fiSisati, d'accordo tra le potenze, mediante docu

mento scritto, ~criteri ,comuni e precisi di accertamento e di valutazione, e

sarebbe anzi, a nostro avvi:so, preferibile che I'aecertamento e la valutazione si

facessero da una commissione mista internazionale per i reclamanti di ogni paese;

2) che, quando ogni potenza abbia fi:Sisato [a cifra complessiva comprendente

tutte ~le sue indennità di ogn:i categoria, è manifestamente preferibile che si

cumulino insieme le :Cifre compLessive delle ~singole potenze rper farne oggetto

di una sola domanda da presentarsi in blocco al Governo cinese; 3) che le inden

nità per i militari morti e feriti avanti e durante l'assedio dovrebbero liquidarsi

dahle legazioni e in misura uniforme, lsa:lvo ad aggiungere ~le rispettive quote

aLle rispettive indennità per :spese di guerra.

14

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 398. Parigi, 18 febbraio 1901; ore 20,50.

Mi risulta che qui si aspetta che Iii signor Barrère abbia presi definitivi concerti perché la pubblicazione delle due nomine degli addetti militari abbia luogo simultaneamente nei due paesi. Sopra questo affare mi riferisco, per quanto riguarda i miei rapporti col nuovo addetto militare, a ciò che scrissi il 25 agosto e 24 settembre 1900, nn. 862 e 970.

,6

(l) -Il tel. venne comunicato, in pari data, «per informazione e norma., anche all"ambasciata a Berlino. (2) -Cfr. n. 6.
15

L'AMBASCIATORE A MADRID, AVOGADRO DI COLLOBIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 174/42. Madrid, 18 febbraio 1901.

Coi miei telegrammi del 14 e 17 corrente (l) ho riferito sulla situazione. Il 13 corrente si rinnovarono a Madrid ie manifestazioni anticlericali ed ostiLi al Conte di Caserta. Vi furono in vari punti della città coHuttazioni colla polizia. Il Gove~rno temendo maggiori dtsordini che la poBzia oramai si dimostrava impotente di reprimere decretò lo stato d'assedio il 14 giorno del matrimonio della Prìncipelssa delle Asturie per evitare le manifestazioni ostili che certamente si sarebbero fatte. Un manifesto del Capitano Generale annunziò lo stato di assedio con la censura preventiva per la stampa. Le truppe occuparono vari punti della ~ittà durante tutta la giornata. H giorno dopo non furono più prese precauzioni ostensibili di sicurezza e l'ordine non fu turbato. Le notizie delle provincie accennarono pure al ristabilimento dell'ordine nelle città dove vi erano state manifestazioni e dtsordini. Questi fatti hanno prodotto grave impressione e si prevede imminente la caduta del Gabinetto. Come già riferii nel mio carteggio i !legami del Presidente del Consiglio e di alcuni ministri col partito ultraelericale e lla 'sua remissione verso le esigenze dei più intransigenti hanno prodotto un ma1lcontento nella opinione pubblica che 1si manifestò p11ima nel linguaggio dei giornaH e con clamorose dimostrazioni alle rappresentazioni di un dramma • Elettra •, dove è descritta l'azione e l'intromissione dei gesuiti nehle famiglie. La venuta del Conte di Caserta diede nuova esca per eccitare gli spiriti già male di,sposti rpel matrimonio della Principessa delile Asturie con un principe delila dinastia che più rappresenta i principi di reazione e di <Clericalismo. La violenza della stampa liberale e repubblicana 1sostenuta dalJ',impopolarità del carlismo in Madrid eccitarono gli animi e spinsero a dimostrazioni tumultuose ~che 1si aggravarono ,per l'i'm1previdenza e !l'imperizia del Governo che fu costretto di stabilire lo stato d'assedio, provvedimento non giustificato dall'importanza dei fatti, ma reso necessario per ristabilire l'ordine e per evitare più serie difficoltà. Si ~crede generalmente ~che giovedì il Ministero presenterà le sue dimissioni e si toglierà lo stato d'assedio.

La breve amministrazione del Generale Azcarraga per l'assoluta dedizione sua e di ailcuni ministlri al 'Clericalismo intransigente e l'imporpolarità del matri

monio della Principessa d'elle .A!sturie con Don Carlo di Borbone manifestatasi nella discussione delle Cortes e nella stampa hanno provocato una reazione. n partito liberale ed una frazione dell' • Union Conservadora •, ora maggioranza aUe Cortes, si manifestano favorevoli ad una politica di resistenza all'invadi

mento ed alla prepotenza del partito clericale e si manifesta la resiJstenza a tendenze illiberali. Per formare un giudizio sulle condizioni e possibili conseguenze di questo

movimento, conviene di tener ben conto che la Spagna è in condizioni sociali e di •Civiltà diverse degli altri paesi d'Europa. In essa le olassi dirigenti sono in maggioranza clericali ed il popolo è nell'ignoranza ed appartato dalle ,idee della civiltà moderna. Predomina tuttavia un fanatismo religioso e antireligioso, retaggio del passato e delle guer.re civili.

In questi ultimi anni, sia il partito conservatore che il liberale non seppero provvedere al pericolo del rafforzarsi del potere del clero e dei gesuiti.

Il partito ,l,iberale credette arte di Governo di blandire i;l clero e di assicurarsi il concorso del Vaticano contro il ·carlismo. L'appoggio del Papa poco o nulla valse contro ,n carli.smo, il basso clero fanatico ed ignorante non ascoltò la voce dei Vescovi. Dalla parte del Governo si fecero tutte le concessioni, ma senza ottenere ciò che si sperava.

I conservatori venuti al potere l'anno scorso coll'appog~io degli ultraclericali subirono le conseguenze di questa alleanza ed appena il Signor Silvela era riurscito a srvincolarsi un poco da essi, l'assunzione al ,potere del.l'attuale Gabinetto riaff•ermò ancora di più il predominio de~li uomini e delle idee ultraclericali.

Ora Hbéa-ali e 'conservatori moderati riconoscono l'errore e proclamano la necessità di una pol:itica che ponga un argine al,la preponderanza clerka,le. La prossima amministraz.ione, qual che sarà, dovrà ·certamente ispiirarsi a criteri più larghi e meno favorevoli al clericalismo.

Ciò però, date le condizioni che ho sopra riferite, non av·rà ora certamente il carattere di una evoluzione a p.rincipi diversi da quelli che dominano nelle istituzioni e nei costumi di questo paese, ma porrà un ostacolo ad ulteriori invadimenti e progressi dell'intransigenza clenicale.

L'incremento del partito socialista •che va già aumentando ed ordinandosi potrà scuotere e modificare l'ambiente.

La popolarità di cui giustamente godeva la Regina Reggente soffri molto per questi fatti; essa non ha secondato le .intranlsigenze degli ultradericali ma dovette acconciarsi a non combatterle quando erano subìte dai suoi Ministri anche liberali. Nella scelta dello sposo di sua figlia si lasciò circuire dagli intrighi di parenti e sovrattutto le difficoltà di trovare un principe straniero che consenti!sse ad accettare le condizioni di Principe consorte, l'indussero a consentire al matrimonio.

(l) Non pubblicati.

16

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BOTTARO COSTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed., con data 20 febbraio, in LV 99, p. 21)

T. 406/14. Londra, 19 febbraio 1901, ore 5,13.

Questo ministro di China mi ha consegnato oggi per tra.smissione all'E. V. un telegramma dell'imperatore a S. M. H re. Eccone il sunto: • Le domande delle potenze sono allo studio ed esigono, quella speciaLmente dell'indennità,

accurato esame. Le risorse del paese essendo limitate, commercio e industria paralizzati, il pagamento immediato di una somma ingente sarebbe diffidle, obbligando a balzelli che potrebbero eccitare alla rivolta contro il Governo. Spera perciò l'imperatore 1che S. M. i1l re vorrà rende11si conto de1Ie difficoltà e secondarne ,l'azione 1intesa aJllo sviluppo delle risorse del paese ed ana introduzione delle riforme. P.re.go quindi S. M. il 11e intromette11si presso 1le altre potenze, perché la indennità lsia, per quanto è possibi,le, ridotta, ed n pagamento il"ipartito su di un J.ungo numero di anni, i1l 'che permetterebbe non dover irli1correre ad un imprestito all'estero, faciliterebbe l'adozione delle rifol'me e lo sviluppo delle risorse naturali dell'impero •. Affiderò il documento, che reca la data di Singan-fu, 13 febbraio, al corriere di gabinetto in partenza ti 22 corrente.

17

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed., con data 18 febbraio, in LV 99, p. 17)

T. 404/16. Pechino, 19 febbraio 1901, ore 10,40.

Come prevedevo, si rispose pleniJpotenziarii cinesi insi:stendo su1le punizioni già chieste. Si scrisse pure esigendo pubblicazione di nuovi decreti conformi ad art. 10 delJa nota, giacché quelli ora pubblicati non 'rispondono alle domande da noi fatte.

Maresciaillo Wa1der,see ha dato disposizioni per eventuali movimenti truppe, onde dimostrare Governo cinese essere necessario eseguire lea:1mente i patti accettati. Min~stro de,gli Stati Uniti chiese, alla riunione del covpo diplomatico, che neslsun movimento truppe avvenga fuori di Pecili senza concorde consenso potenze. Ministro di Russia .chiese 'semplicemente prendere atto dichiarazione senza discuterla, giacché non ha istruzioni. Tutti concordammo, aspettando

istruzioni.

Credo che movimento truppe o altro atteggiamento energico equivalente, sarebbe assolutamente indi,cato per convincere Governo cinese esser di sua utilità assumere contegno più conveniente verso ile potenze. Tale è opinione personale

ministri di Francia, Germania, Austria-Ungheria, Inghilterra.

18

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, E A VIENNA, NIGRA

Roma, 19 febbraio 1901, ore 17.

T. 435.

Credo utile prevenirla, per sua opportuna informazione, ·che coerentemente agli accordi del11'anno scorso, essendo fatto compiuto il rilstabilimento degli addetti tra .l'Austria-Ungheria e la Francia, e stando per divenirlo anche tra la Germania e la Francia, si è già proceduto, negli ultimi giorni del precedente ministero alla nomina dell'addetto militare francese in Roma, colonnello di Saint James, e dell'addetto militare italiano in Parigi, colonnello Baratieri di San Pietro. Rimangono a regolarsi i particolari per la pubblicazione delle nomine e l'attuazione del provvedimento.

19

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 436. Roma, 19 febbraio 1901, ore 17.

R. commi,ssario Eritrea telegrafa (l): • Delegati francesi lasciato Raheita perché proto·collo del quale sono muniti non 'collima col nostro, mancando in quello frase • Se dirigeant de la cote d'Assab vers l'Aussa • che ,chiude articolo primo •.

Testo originale protocoHo 24 gennaio 1900 contiene detta frase. Essendo evidentemente avvenuto errore trascrizione nel testo 'comunicato alle autorità di Gibuti, prego rivolgersi codesto ministero esteri per chiarire equivoco che deploriamo.

20

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BOTTARO COSTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 417115. Londra, 20 febbraio 1901, ore 5,15.

Questo ministro di China ha consegnato ieri al Foreign Office per S. M. britannica il medesimo telegramma di cui ho inviato ieri sera per telegrafo (2) un largo sunto a V. E. Lord Lansdowne mi ha detto che anche questa volta si sarebbe limitato ad un semplice cenno di ricevuta.

21

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 432. Pietroburgo, 20 febbraio 1901, ore 5,50 (per. ore 18).

Si conferma la notizia che il generale Werder venga Pietroburgo temporaneamente inviato dall'imperatore di Germania e che la missione abbia lo scopo alquanto inverosimile di appianare d. malumod sorti tra le ·corti di Russia e Inghilterra per il modo non troppo cordiale con cui fu accolto in Inghilterra il granduca ereditario.

n l Cfr. n. 10. \2) Cfr. >:. 16.

IO

22

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 19)

T. 414/25. Berlino, 20 febbraio 1901, ore 6,13.

Ministro di Germania a Pechino ha pure rivolto le domande contenute nel telegramma di V. E. 429 (l) a Governo imperiale che, naturalmente, non vi ha ancora risposto. Richthofen, al quale ne parlai, si riserva farmi conoscere modo di vedere del Governo imperiale tosto che avrà concretato studi in corso. Egli personalmente approva in massima le osservazioni fatte da V. E. sulle singole questioni e che io gli comunicai, non escluse ,l'idea di una commissione internazionale per valutare danni privati, purché commissione sedesse a Pechino. Io credo che Governo imperiale che studia e indaga modo di pensare altri Governi sulle domande suddette sollevate dai ministri a Pechino, non esprimerà completo suo pensiero fino a che non sia risolta que3tione punizione colpevoli che più gli preme e non vorrebbe vedere intrakiata da eventuali divergenze purtroppo già palesi fra le potenze su altre questioni.

23

IL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, CHICCO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 418. Tripoli, 20 febbraio 1901, ore 6,20.

Vice console a Benga!si avendo posto avviso annunziante prossimo ufficio postale italiano, ricevette 14 corrente nota Mutasserif chiedente rimozione avviso avendo avuto i1struzioni chiudere colla forza ufficio postale italiano, sequestrare valigia. In seguito intromissione 'corpo ~consolare, Mutasserif accondiscese non fare violenze, limitalisi protestare, rin attesa ulteriori istruzioni. Se non che 15 corrente Mutasserif scrisse nuovamente confermare nota 14, invitando vice console togliere identico avviso posto agenzia navigazione generale.

24

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in L V 99, p. 19)

·T. 420. Parigi, 20 febbraio 1901, ore 6,20.

Delle tre domande fatte ai rispettivi Governi dai ministri a Pechino il signor Delcas3é ha ricevuto il cenno telegrafico soltanto ieri, ed oggi non aveva ancora presa in proposito alcuna deliberazione. Egli ne parlerà al prossimo consiglio dei ministri e s'i riserva di farmi conoscere fra qualche giorno il suo modo di vedere. Intanto ha preso nota di ciò che sopra i tre punti contemplati in

quelle domande pare desiderabile al R. Governo. Egli mi ha domandato se avessi notizie :Circa la grande spedizione militare che si preparerebbe dal marels,ciaUo Waldersee. Nulla gli era 'pervenuto fino ad ora in proposito ed i<l modo con cui ne parlava mi lasciò l'impressione che egli non la vedrebbe favorevolmente.

(l) Cfr. n. 13.

25

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 20)

T. 422. PietrobU1·go, 20 febbraio 1901, ore 8,50.

Conte Lamsdorff da me inter,pellato ,circa questione di cui tratta dl telegramma di V. E. 429 (1), dissemi di avere comunicato i quesiti posti dal ministro di Russia a Pechino ai ministri delle finanze e guerra partkolarmente interessati e non poteva quindi per ora precisare il pensiero del Governo imperiale. Aggiunse per ,conto suo trovare i princ1pi secondo cui si intende fissare ile indennità di guerra siano stabiliti di comune accordo per mezzo della commissione deltl'Aja

o altra conferenza internazionale. Quanto al secondo e terzo quesito si viservava di rispondere pure parendogli logico che le domande delle varie potenze si riunissero insieme iPer essere presentate in bloeco e che le indennità riflettenti morti, feriti fossero comprese neUe indennità di guerra. Si è mostrato preoccupato che le domande si elevassero a cifra troppo conlsiderevoile sembrandogli migliore consiglio moderare proprie pretese in modo da facilitare pronta conclusione, cosa sommamente desiderabile.

26

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in L V 99, p. 21)

T. 413/24. Berlino, 20 febbraio 1901, ore 18,13.

Richthofen mi ha tenuto ierisera parola della dichiarazione che ministro di Germania a Pechino ebbe ordine di fare drca invito China astenevsi concessioni territoriali di cui è questione telegramma 428 (2). Richthofen dissemi essere Governo imperiale ,preoccupato che ,con eventuali concessioni vengano prima che sia liquidata questione indennità, a diminuire le fonti da cui China può trarre mezzi di farvi fronte. Inghilterra e Giappone hanno già fatto l.a dichiarazione suddetta a China non però in seguito a domanda de1la Germania, ma ad iniziativa del Giappone. Germania si è rivolta solo a Roma e Vienna, essendo poco probabile che Russia e Stati Uniti vi ,corrisponderebbero. Ma anche senza che tutte le Potenze vi aderiscano, Richthofen ritiene se non indispensabile almeno utile che quella dichiarazione venga fatta.

(1) Cfr. n. 13.

(2) Si tratta della ritrasmissione del te!. pubblicato al n. 12.

27

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 20)

T. 415/26. Berli1W, 20 febbraio 1901, ore 18,15.

Ho domandato a Rkhtofen quanto siavi di vero nella voce di grande spedizione ordinata da Waldersee in China di cui si è fatto parola anche ieri l'altro nel parlamento inglese. Richthofen mi rispose, come di consueto, che Governo .imperiale lascia ·completa libertà di azione a Waldersee, ma che non ha alcuna notizia di spedizione in grande fuori di sfera di azione del1e truppe alleate. Le piccole spedizioni che Waldersee intraprende hanno l'approvazione del Governo e servono a far sentire ai chinesi che le truppe europee sono tuttora colà pronte ad agire se la China non aderisce aHe domande delle potenze.

28

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINE'ITI

·T. 423. Parigi, 20 febbraio 1901, ore 20,10.

Questo min:iiStro esteri non era fino ad oggi informato della avvenuta sospensione della demarcazione della frontiera. Egli ha preso nota della omissione occorsa nella copia del protocoHo rimesso ai delegati francesi e mi dilsse ·Che prenderebbe tosto le misure per ripararvi e stabilire un nuovo convegno.

29

IL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 872. Addis Abeba, 20 febbraio 1901 (1).

Dolente non ancora sottoscritta da parte nostra ratifica trattato, indugio che impedisce Menelik faccia bando annunciante cessione provincie da me replicatamente domandato p€r evitare contestazioni con capi Agamè verso la costa. Se non fu già spedita ratifka prego V. E. di sollecitarla.

(l) Il tel. venne ritrasmesso dal Governatore dell'Eritrea, il 6 a!lrile, ore 8,20.

30

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 310/39. Berlino, 20 febbraio 1901.

Mi sono finora astenuto dal render conto dei commenti dei gio~naìi tedeschi sulla costituzione del nuovo nostro Ministero perché non ne ho trovato alcuno degno di nota -essi non erano che ripetizioni di articoli di .periodici italiani. Un giudizio vero e proprio sulla soluzione della crisi non fu emesso da alcuno e soltanto fa capolino qua e là lo stupore che in un ministero presieduto dall'On. Zanardelli si trovino uomini di pura destra parlamentare. Queste anomalie non sono qui comprese. Da parte del Governo, né ufficialmente né in conversazioni private, non mi fu espresso alcun giudizio. Il Barone Richthofen 151i limitò a lamentare che succedano da noi sì frequenti crisi ministeriali, esprimendomi però la fiducia che nulla sarebbe mutato nella politica estera. Sul che potei dargli le assicurazioni che tengo da V. E. Questa riserva del segretario di Stato al Dipartimento degli Affari Esteri è del resto naturale non essendo quì conosciute le tendenze di V. E. in questioni di politica estera per quanto non sieno ignorate le altre qualità di carattere e di mente da Lei spiegate quale Ministro dei Lavori Pubblici.

L'esclusione dei radicali dal nostro nuovo Ministero è stata salutata con viva soddisfazione. La loro presenza nei consigli della Corona avrebbe destato la persuasione che l'orientamento della nostra politica estera, ora legato com'è a quello della Germania, sarebbe stato interamente mutato. La persuasione contraria, ora che è nota 'la definitiva costituzione del R. Governo, si fa palese. Di ciò si occupa, quasi esclmivamente, la rivista settimanale deHa Kreuz Zeitung oggi pubblicata: rivista che è per solito inspirata dal Dipartimento degli Affari Esteri, e, perciò, merita di esser posta sotto gli occhi di V. E. Qui entro trasmetto la traduzione dei passi (l) che ci riguardano.

31

IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 262/68. Belgrado, 20 febbraio 1901.

La crisi ministeriale pareva terminata con l'ukase comparso, ieri, nel giornale ufficiale. Se non che quella pubblicazione fu forse prematura. Si assicura, infatti, che l'accettazione del portafoglio degli affari esteri, per parte del Signor Vuitch, rimanesse subordinata alla condizione che il portafoglio dell'economia

nazionale, affidato interinalmente al Signor Popovitch, sarebbe accettato dal

Signor Milovanovitch, altro capo radicale, attualmente ministro a Bucarest. Que

sti è aspettato, oggi o domani, a Belgrado, e qualora, come è possibilissimo, egli

preferisca riservarsi per una combinazione min:isteriale più radicale, il Signor

Vuitch pregherebbe probabihnente il Re di rivolgersi ad altri.

Sull'andamento della crisi, po~sseggo particolari esattissimi, che, quantunque

rilevanti piuttosto dalla cronaca ·che dalla politica, mi permetto narrare, poiché

gettano una qualche luce sui rapporti della Corona col partito :radicale e sul

procedere del partito radicale stesso, che rimane, nonostante la dispersione dei

suoi capi prindpali, il più forte e compatto, perché il meglio costituito e più

organico, dei partiti politici in Serbia.

Il Signor Vuitch era aspettato a Belgrado, l'altra mattina, con l'Orientexpress, proveniente da Parigi. Qualche radicale aveva pensato di andargli incontro, per istruirlo intorno alla 1situazione, e metterlo in guardia contro le lusinghe della Corona e contro la propria arrendevolezza. La ristrettezza del tempo, la difficoltà d1i coglierlo, per via, in ore pos,sibili, altre considerazioni ancora, distolsero dal porre il disegno ad effetto. Si ,convenne di .indire una riunione dei pochi capi radicali presenti a Belgrado, nel,le prime ore della mattina, in casa del Minist!ro delle Finanze, e di convocarvi il Vuitch, il quale non sarebbe andato se non dopo, a Palazzo.

Della p.rogettata riunione i,l Re ebbe sentore. Ora, Sua Mae,stà vuol bensì governare ·con questo o con quel capo radicale, ~che la !situazione gli impone, ma intende ritardare ,per quanto gli sarà possibile i'l momento in cui sarà giuocoforza .che governi col partito. Egli troppo rammenta che, altra volta, la Corona fu suddita di questo, ogni ·atto di Governo ~imanendo subordinato al gradimento di un Comitato radicale, ·che i.l Re, discorrendo meco, qualificava, due anni sono, di vero « Comitato di salute pubbil.ica ». Fu quella la situazione delicata, umiHante, e non meno 1incostituzionale 'che 1la presente, onde venne a trarlo, con ritorno dagli uni ~considerato come provvidenziale, dagli altri acerbamente rimproveratogli eome mancanza agli impegni assunti, il defunto Re Milan.

Temendo, perciò, una imposizione di voleri, da parte dei radicali, sul Signor Vuitch, Sua Maestà fece cercare questo, all'arrivo, con una carrozza di Corte, ~che lo ·condusse difi<lato al Konak. lvi, cDn abili alternative di convenevoli e di conversazioni, col Re, col Presidente del Consiglio, ecc., lo si trattenne sino a sera, mentre gli altri convocati alla riunione radicale, vanamente lo attendevano, irritati e per la riuscita astuzia usata a loro danno e beffa, e per il dubbio che il Vuitch ·cedesse alle Istanze deLla Corona, sacrificando alcun ehe degli intere1ssi e delle ,pretese del partito.

H ·che, difatti, era avvenuto. Alla proposta fattagli di entrare nel Gabinetto, il Vuitch aveva risposto essere pronto ad aecettare l'offertogli portafoglio deg.li affari esteri, qualora fossero appagate talune domande del partito a cui appartiene e del quale, per tal modo, il nuovo Gabinetto :si sarebbe assicurato l'appoggio; prima di ogni altra, quella tendente alla revi,sione della Costituzione. Il Re si era schermito: tale revisione essere nei ,suoi desideri e nelle sue intenzioni; ma doversi a Lui lasciare 'la scelta del momento opportuno per addivenirvi; il momento attuale essere, fra tutti, inopportuno, e perché si darebbe a vedere

lS

all'Austria-Ungheria, i cui sentimenti sono di già così poco benevoli verso la Serbia, che questa è tornata in balìa dei radicali russofìl.i, e perché non si mancherebbe di dire ·Che la reV1isione è imposta alla Corona, col che se ne scemerebbe il prestigio, così al di fuori come all'interno, e si farebbe il giuoco dei nemici della dinastia e del paese. I~ Signor Vuitch, che i suoi co-partigiani rappresentano assai aocessibi,le all'influenza dei sentimenti, scosso nella sua resistenza, desideroso di avere qualcuno che .lo ·sorreggesse in essa, o di dividere con altri la responsabilità delle concessioni domandategli, subordinò la sua accettazione all'entrata del Milovanovitch.

H Re, fingendosi sicUTo della costui accettazione, e per vincolare il Vuitch, -emanò l'ukase >comparso ieri nel giornaJe ufficiale. Dal MHovanovitch dipenderebbe, però, ancora ·che la combinazione fallisca e la crisi ministeriale ricominci.

Se, poi, il Milovanovitch ·Consente ad entrare nel Gabinetto, è probabile, secondo taluni radicali, uno scambio di portafogli, poiché al Vuitch sembra più confa,cente quelrlo deHe finanze; al PopoV1itch, quello dell'agricoltura; al Milovanovitch, quel>lo degli affari esteri.

(l) Non si pubblicano.

32

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A ZANZIBAR, PESTALOZZA, AD ADEN

T. 444. Roma, 21 febbraio 1901, ore 0,30.

Armi munizioni consegnate Comandante • Volta •.

33

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, A PARIGI, TORNIELLI, A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, A VIENNA, NIGRA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BOTTARO COSTA

(Ed. in LV 99, p. 24)

T. 445. Roma, 21 febbraio 1901, ore 0,35.

L'ambasciatore degli Stati Uniti mi ha fatto la seguente comunicazione:

• Gioverebbe di sapere H modo di vedere del Governo italiano circa la convenienza di riservare ad un accordo generale l'aumento dei settlements stranieri in Cina. L'equità sembra richiedere che gli accordi debbano avere un carattere internazionale •. Prego informarsi e telegrafarmi se analoga comunicazione è stata fatta costì e quale accoglienza le è stata fatta.

34

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AGLI AMBASCIATORI A BERL,INO, LANZA, A PARIGI, TORNIELLI, A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, A VIENNA, NIGRA, E A WASHINGTON, FAVA

T. 446. Roma, 21 febbraio 1901, ore 0,35.

Per mezzo del ministro di Cina in Londra ~'imperatore di Cina ha indirizzato· al nostro sovrano una lettera con la quale invoca il \suo tPatroCiinio acciocché l'indennità sia contenuta in ,gomma proporzionata alJ.e risorse del paese e pagabile in rate. Prego telegrafarmi se costì è pervenuto analogo messaggio imperiale ed, eventualmente, quale conto se ne intenda di fare.

35

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BOTTARO COSTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 25)

T. 438/17. Londra, 21 febbraio 1901, ore 9,34.

Foreign Office mi risponde quanto segue, circa tre quesiti formulati dal' nostro ministro a Pechino: l) non esiste ancora fra i vari Governi alcuna intesa per la indennità; 2) ministro del Giappone a Pechino ha proposto: a) che le indennità abbiano per base cifre realmente effettive di danno materiale; b) che le indennità agli stati, società, compagnie, privati siano calcolate sul danno· diretto ed effettivo patito; c) che la cifra dell'indennità di guerra sia aggiunta a tutte le altre cifre, in modo da formare un totale unico. Il gabinetto di Londra approva queste proposte. Riterrebbe sommamente inopportuna qualsiasi presentazione di reclami separati rper parte di alcune potenze; 3) nessuna Lstruzione· è stata data al :r:rAnistro a Pechino rper le indennità ai m~litari. Quel mindstro· ha proposto ai suoi colleghi un • modus procedendi • che esclude qualsiasi reclamo· indiretto. Il Governo britannico lo approva.

36

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, FAVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 24)

T. 425. New York .... (per. ore 11,25 del 21 febbraio 1901).

Dopo di aver preso conoscenza contenuto del telegramma di V. E. 429 (1), Segretario di Stato mi ha espresso la sua soddisfazione di conoscere vedute Governo italiano intorno tre quesiti Ministri esteri a Pechino, e mi ha assicurato che quantunque quel Ministro degli Stati Uniti non aveva telegrafato precisamente qui quei tre quesiti, pure li aveva reiteratamente segnalati. Prima di esprimere

p8rò definitiva opinione, esauriente della questione, segretario di Stato mi chiede tempo necessario per consultare e per conoscere avviso presidente della repubblica.

(l) Cfr. n. 13.

37

IL MINISTRO AD ATENE, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 430. Atene, 21 febbraio 1901, ore 12.

Per non urtare suscettibilità re di Grecia, questo ministro d'Inghilterra ;propose suo Governo che nel rimettere dichiarazione oggetto del telegramma di

V. E. 12 corrente (1), rappresentanti quattro potenze facciamo conoscere a S. M. che questa le viene presentata a semplice titolo di informazione e non come una comunicazione destinata direttamente ad esso, ma fatta al principe Giorgio dai consoli delle dette potenze; e Governo britannko avendo accettato proposta ha incaricato lsuo ministro sottoporla altri rappresentanti; io ed i miei colleghi saremmo disposti dare dichiarazione carattere suddetto e crediamo inoltre opportuno debba essere presentata simultaneamente ad Atene ed alla Canea e che consoli ricevano istruzioni non comunicarla princ~pe Giorgio che allorché saranno '<ia noi avvertiti telegraficamente giorno in cui la rimetteremo re di Grecia; prego telegrafarmi se io sia autorizzato conformarmi proposta inglese e se R. Governo aderisce alla presentaziòne simultanea deHa dichiarazione.

38

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI

'T. 453. Roma, 21 febbraio 1901, ore 12,15.

Ministro francese affari esteri ha preso nota omissione occorsa copia protocoHo rimesso ai delegati francesi e ha promesso ripararvi stabilendo nuovo convegno.

39

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BOTTARO COSTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 431/16. Londra, 21 febbraio 1901, ore 15,10.

Times d'oggi questa volta nell'articolo di fondo torna a chiedere al Governo d'intromettersi in favore di sir Robert Hart. Dice la progettata occupazione di area e di edifici della dogana chinese per parte della legazione d'Italia in Pechino umiliante per sir Robert Hart e per il nome inglese (2).

(l) -Cfr. Serie III, vol. IV, n. 762. (2) -Sulla disputa italo-inglese a questo proposito. che portò anche ad uno scontro tra il ministro Prinetti ed il corrispondente del Times da Roma, H. Wickham Steed. cfr. E. SERR.\, L'Intesa Mediterranea de! 1902, Milano, 1957, p. 93 sgg. (e documenti allegati).
40

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, pp. 24-25)

T. 433. Pietroburgo, 21 febbraio 1901, ore 16,50.

Facendo seguito mio telegramma di ieri (l) conte Lamsdorf parlando degli altri punti delle trattative mi disse trovare che troppo si insisteva sulla questione delile pene, che così ·continuando il Governo impedale si sarebbe trovato co.stretto, malgrado il grandissimo desiderio di un perfetto accordo, di separarsi dagli aUri Governi. Aggiunse risultargli che H Governo degli Stati Uniti non awebbe più ammesso che le sue trurppe prendessero parte ahle spedizioni milital1i; spedizioni alle quali ~l Governo russo non aveva mai preso parte. Mi ripeté che per .conto suo trovava tali spedizioni inutili e pericolose e poco logiche, dal momento che •contemporaneamente si tratta con i plenipotenziari cinelsi in modo confidenziale, amichevole. * Devo aggiungere che il parere personale dell'ambasciatore d'Austria-Ungheria è conforme a questo modo di vedere. Ricevo ora due telegrammi di V. E. cui risponderò al più presto * (2).

41

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 25)

T. 437/17. Pechino, 21 febbraio 1901, ore 17.

Ministri di Ge11mania, Inghilterra e Giappone hanno fatto nota dichiarazione; io [a feci fare oggi, come fecero glii altri, verbalmente dall'interp:rete e senza lasciare ·copia della nota. Ministro d'Austria-Ungheria farà domani stessa dichiarazione. * Sole trattative in corso sarebbero quelle indicate nel mio rapporto n. 2 del 3 gennaio * (3). A quanto mi dissero verbalmente colleghi, considero che pra-tiche per regolarizzare concessione settlement non siano comprese fra le concessioni prese di mira da attuale dichiarazione. * Credo che questa è diretta ostacolare convenzione circa Manciuria, la quale starebbesi trattando a Pietroburgo * (2).

42

IL MINISTRO AD ATENE, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. 429. Atene, 21 febbraio 1901, ore 19.

Testo del,la dichiarazione trasmessami da V. E. con telegramma 12 corrente (4) non è del tutto identico a quello pervenuto miei colleghi Inghilterra e

!l) Cfr. n. 25.

f3) Non pubblicato.

--Documenti diplomatici -Serie III -Vol. V

Francia; in quest'ultimo dopo la parola • aide mémoire du Prince Georges • (l) per contro dopo le frasi • et surtout d'éviter à la Grèce • trovansi le parole

• comme à la Crète • prego telegrafarmi se io sia autorizzato fare nel mio testo soppressione aggiunta suddetta.

(2) -Il brano fra asterischi è omesso in LV 99. (4) -Cfr. Serie III, vol. IV, n. 762.
43

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, PANSA

T. 462. Roma, 21 febbraio 1901, ore 22,30.

V. E. conosce le intelligenze che eransi prese ·col ministro delle poste e telegrafi, col console generale in Tripoli, col R. vice console in Bengasi per la istituzione di un ufficio postale 1in quest'ultima città; e ciò anche in conformità delle cautele da V. E. opportunamente suggerite. Le sarà pure giunto a tale riguardo un rapporto 9 febbraio (2) del cavalier Chicco. In seguito alla notizia prematuramente diffusa, avendo i1l Mutasserif significato per iscritto al vice console che non avrebbe permesso ,l'apertura dell'uffido postale, H mio predecessore, anche in vista della situazione ministeriale, ha creduto di soprassedere acciocché si potesse con maggiore sicurezza provvedere al da farsi. Il R. vice console avendo ora, per suggerimento del cavalier Chic·co, annunciato differimento a prossima data con un pubblico avvi,s,o ricevette il 14 corrente dal Mutasserif una nota chiedente rimozione dell'avviso avendo egli avuto istruzioni chiudere colla forza ufficio postale italiano, sequestrare valigia. In segu:ito intromissione corpo consolare, il Mutasserif accondiscese non fare violenza, limitarsi protestare in attesa ulteriori istruzioni. Se non che, il 15 corrente, Mutas,serif scrisse nuovamente confermando nota del 14, ~invitando vice console togliere identico avviiso posto dalla Navigazione Generale. Mi riservo cir·ca inaugurazione del nuovo ufficio postale in Bengasi di telegrafarle ulteriormente. Intanto e 'lasciando per il momento in disparte tale argomento, la prego di rkhiamare la seria attenzione· della Sublime Porta sopra le gravi conseguenze cui si esporrebbe se il Mutasserif' di Bengasi procedesse ad un qua[isivoglia atto di violenza sia verso il vice consolato sia verso l'agenzia della Navigazione italiana.

44

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COS'EANTINOPOLI, PANSA

T. 463. Roma, 21 febbraio 1901, ore 22,55.

Faccio seguito al precedente mio telegramma circa affare di Bengasi (3). Era intenzione del mio predecessore di antivenire ogni atto di violenza da parte

,dell'autorità locale in occasione deH'apertura del nuovo ufficio postale italiano in Bengalsi, facendo trovar presente una nave da guerra, ed il console Chicco suggeriva due navi. n nuovo servizio, ridotto secondo gli ultimi concerti presi, alle più ristrette proporzioni si inizierebbe con la cautela suggerita dal console nel suo rapporto 9 febbraio (l) e sostanzialmente facendo portare dal piroscafo al!la dogana ed indi al vi<ele consolato una valigia unica munita di sigilli ufficiaLi contenente, insieme col pacco destinato all'ufficio postale italiano, anche i pacchi destinati alla posta ottomana, al ·consolato in~lese ed al consolato francese. Per tal modo il nuovo servizio non potrebbe essere impedito che mediante sequestro della valigia o rottura dei sigil!li, contro i quali atti potrebbe essere guarentigia ed eventuale mezzo di riparazione immediata la presenza delle due navi da guerra. Prego V. E. telegrafarmi in proposito ~a sua opinione.

(l) -«Evidentemente mancano vari gruppi • (nota del decifratore). (2) -Non pubblicato.

(3) Cfr. n. 43.

45

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, E A VIENNA, NIGRA

T. 465. Roma, 21 febbraio 1901, ore 23,30.

Per accordi g1a presi col mio predecessòre la squadra italiana si troverà a Tolone in occasione della .presenza là del presidente Loubet. È un ricambio delila cortesia usataci quando, durante il viaggio dei nostri reali in Sardegna venne colà inviata la squadra francese. La nostra squadra sarà comandata dal duca di Genova. n periodo di ·comando di S. A. scadrebbe normalmente il 31 marzo, cioè pochi giorni pdma delJ.'and:ata delJ.a squadra a Tolone. H cambio di comandante alla vigilia estrema dell'.incontro potendo sembrare atto meno riguardoso, è stato deciso, con l'assenso di S. M., che n duca di Genova differisca la consegna del suo comando fin do[PO la gita a Tolone. Infomno V. E. di quanto precede per

·sua personale e riservata informazione per il caso che ella ne fosse interrogata ·da codesto Governo.

46

IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 268/72. Belgrado, 21 febbraio 1901.

J,l Dr. Milovan MHovanovitch, Ministro di Serbia a Bucarest, ha accettato l'offertogli portafoglio dell'economia naZlionale (agri.coltura, industria e commercio). Il Signor Milovanovitch è radicale moderato, come il Signor Vuitch. Fece parte, col Vuitch, di un Gabinetto, Simitch, in qualità di Ministro della Giustizia. Fu, •Come il Vuitch, cacciato da pa:lazzo da Re Milan, due anni sono, dopo dram

matiche s·cene. E, come il Vuitch, si ritirò, per prudenza, a Vrienna, ove caffiiPÒ

della sua attività giornalistica. Condusse segnatamente nel Temps, di Parigi, una

campagna veemente contro Re Milan e il Gabinetto Vil.adan Georgevitch. Coin

volto nel secondo processo provocato dall'attentato di luglio 1899, fu condannato,

in contumacia, per reato di lesa Maestà; graziato, in occasione del matrimonio

Reale, e, poco appresso, nominato Ministro di Serbria in Rumania.

In compll.esso, il Gabinetto si compone di quattro radicali: Vuitch (esteri),

Milovanovitch (economia nazionale), Mikail Popovitch (finanze), Marinkovitch

(istruzione); di un progressista, Stefanovitch (interni), già amico, anzi factotum,

dei Garascianin, dei Piroscianatz; e di tre neutrali, il Yovanovitch, presidente

del Consiglio (giustizia), che ha tendenze progressiste; i colonnelli Vassitch

(guerra) ed Andra Yovanovitch (lavori pubblici), che hanno tendenze radi:cali.

Si è parlato, •in questi giorni, di un compromesso fra il partito radicale ed

il partito progressista. Ma la voce è stata tosto smentita. Il primo non ha bisogno

del secondo.

(l) Non pubblicato.

47

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 448. Pera, 22 febbraio 1901.. ore 5,45.

Ho ricevuto i due telegrammi di V. E. circa posta Bengasi (1). Non vi è dubbio che la prematura pubblicità data al nostro progetto renda ora difficile il fermarsi di fronte minacce autorità ottomane. Se, pertanto, il R. Governo ha intenzione di procedere alla sua immediata esecuzione coll'espediente propoSito da Chicco, ritengo ,pur io ·che •la presenza delle navi basterà aslsai probabilmente ad antivenire un atto di violenza. Prego farmi conoscere, in tal caso, in tempo utile, la data prev~sta per ·l'inv-io delle navi e •l'arrivo delle valigie, affine di mettermi in grado di eseguke, nel momento più opportuno, la comunicazione alla Sublime Porta prescrittami dal primo telegramma di V. E.

48

IL MINISTRO AD ATENE, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 449. Atene, 22 febbraio 1901, ore 8,25.

Miei •colleghi sono stati autorizzati dai loro Governi soprtJl'limere nel primo paragrafo dichiarazione dopo la parola • Exposé , frase seguente: • et de l'aidemémoire du prince Georges ». Prego telegrafarmi se io sia autorizzato sopprimere· quella fra1se.

(1) Cfr. nn. 43 e 44.

49

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. R. 441. Parigi, 22 febbraio 1901, ore 12,50.

Un telegramma di ieri da Roma, pubblicato in vari giornali, annu2li.a che al comando della squadra a Tolone verrà il duca di Genova, latore per il presidente della repubblica del gran 1cnrdone dei Santi Màurizio e Lazzaro. Mi preme fare osservare che fino ad ora ,i sovrani che decorarono il presidente della repubblica francese hanno conferito i loro ordini supremi. Sono pertanto d'avviso che se

S. M. il re volesse conferire un ordine italiano al presidente Loubet, il solo che possa essergli conferito è quello della SS. Annuziata. Il conferimento di un altro ordine da parte di S. M. darebbe inevitabilmente luogo ad interpretazioni dispiacevoli.

50

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BOTTARO COSTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 442. Londra, 22 febbraio 1901, ore 13,08.

Interrogato ieri alla Camera dei Comuni circa progettata occupazione edifici per parte della legazione italiana a Pechino, sotto.,segretario di stato per gli esteri rispose non avere ricevuto informazioni speciali al riguardo ma progetto probabilmente connettersi col piano generale di difesa quartiere delle legazioni, ora allo studio di apposita commissione militare, la quale, del resto, non era ancora giunta ad alcuna decisione concreta.

51

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO AD ATENE, AVARNA

T. 469. Roma, 22 febbraio 1901, ore 15,30.

Autorizzo, se trovansi autorizzati i 4 rap:presentanti, ad accompagnare la presentazione al re Giorgio della nota dichiarazione con la spiegazione accennata nel suo telegramma di ieri (1). Ho senz'aUro avvertito R. console Canea che il giorno della presentazione al principe Giorgio della diehiarazione sarà indicato ai quattro consoli dai rispettivi minilstri in Atene.

(l) Cfr. n. 48.

52

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA

T. 470. Roma, 22 febbraio 1901, ore 15,45.

Sembrando opportuna la simultanea presentazione della nota dichiarazione al re di Grecia ed al principe Giorgio, codesti quattro consoli riceveranno direttamente dai rispettivi ministri in Atene l'indicazione del giorno della presentazione.

53

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. 475. Roma, 22 febbraio 1901, ore 19,30.

Mi riferisco al mio telegramma di ieri l'altro. L'ambasciatore di Germania mi fa conoscere, in base a telegramma del !suo Governo che il gabinetto di Berlino nulla ha da obiettare, se per consenso unanime delle potenze si riserva ad un accordo generale la questione dell'aumento dei settlements. Il gabinetto di Berilino osserva che la relativa proposta degli Stati Uniti è indipendente dalla sua, ma riposa sullo stesso .principio.

54

IL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 451. Canea, 22 febbraio 1901, ore 21,45 (per. ore 6,30 del 23).

D'accordo con i miei tre colleghi fu deciso ·che non più tardi sedici e mezza d'oggi si sarebbe notificata principe Giorgio la dichiarazione delle potenze separatamente ,con nota verbale identica. In conseguenza, avendo preparato mia nota, rimettevo piego collega Francia per fal'lo pervenire principe col suo. Seppi alle 17 da'l mio collega di Francia 'che, quando nostri pieghi già erano stati rimessi a palazzo, ~console generale Russia era venuto dichiarargli che, in 1seguito telegramma ri,cevuto aLlora dal Governo, credeva dover soprassedere notificazione. Console generale di Eìrancia rispondevagli aver già rimesse nostre note né rpoterle ritirare. ConsoJe generale InghiHer.ra dichiarava, a sua volta, che, di fronte a questo disaccordo, sospendeva invio lsua nota in attesa di farlo col coHega di Russia. Conseguenza spiacevole di tutto dò è che il prindpe trovasi questa sera ad avere avuto notificazione della dichiarazione delle potenze solamente dalla Francia e daU'Italia.

55

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 460/16. Pechino, 23 febbraio 1901, ore 6,45 (1).

Fino dal 24 novembre corpo diplomatico decise che se, per sistemare legazioni, o alloggiare guardie, dovessero essere occupati terreni delle dogane chinesi, si sarebbero occupati, qualora terreni appartengano al Governo chinese e non sir Robert Hart, cercando però altro in compenso. In seguito a ciò, ministro di Germania ha oecupato, circa un mese fa, due terreni dogana cinese, e già vi fabbrica caserma. Nello scorso mese interrogato da commissione militare, per difesa, se ero disposto ad abbandonare parte del terreno attualmente occupato da R. !legazione, acconsentii, a ·condizione potermi compensare con terreno preso su limitrofo proprietà della dogana. In seguito a lettera ministro di Inghilterra, che diceva questi terreni non privata proprietà di sir Robert Hart, e che questi sembrava disposto ad accordo per cambio mi... (2) da lui che mostrò adattarsi... (2). Susseguente lettera di sir Robert Hart a corpo diplomatico conclude riconos·cendo dogana non avere diritto lagnarsi, ma prega compensarlo con altro terreno nel quartiere, al che nessuno si oppone. Le legazioni che prendono terreno dogana sono legazioni di Germania, Austria Ungheria e Italia. Legazioni di Russia, degli Stati Uniti, del Belgio presero locali altri uffici governativi.

56

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. CONFIDENZIALE 480. Roma, 23 febbraio 1901, ore 14,40.

La notizia costì telegrafata è inesatta (3). Sua Maestà ha risoluto di conferire al presidente della repubbHca il collare deH'Annunziata, ma vuole che la cosa rimanga ·segreta fino alla vigilia del convegno di Tolone.

57

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO AD ATENE, AVARNA

T. 481. Roma, 23 febbraio 1901, ore 15.

Autorizzo sopprimere le parole: • et l'Aide mémoire du Prince Georges •.

12) Gruppi indecifrati.
(l) -Il tel. venne redatto il 22 febbraio. (3) -Cfr.. n. 49.
58

IL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 612/8. Addis Abeba, 23 febbraio 1901 (1).

Farmi di qualche importanza disaccordo serio sorto fra Maconmm e Taitù per avergli questa imposto sposare sua nipote; Maconnen ha domandato ad Harrington se potrà deposita>re denaro su Banca inglese ed è partito per Harrar, senza permesso Imperatore; ciò mi sembra indizio disegno poco pacifico di lui, meritevole di essere segnalato a V. E.

59

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 464. Pera, 24 febbraio 1901, ore 17,30.

V. E. ha esattamente interpretato il mio telegramma del 22 (2) nel senso che non troverei opportuno sollevare questione colla Sublime Porta per il solo pericolo retrospettivo mentovata nota affissa, Ja cui minaccia risale al 15 febbraio e mentre nel caso mig:Hore un ordine della Sublime Porta non potrebbe per diretta comunicazione telegrafica giungere a Bengasi prima del>la fine del melse. In questo intervallo di due settrmane, o Ia minaccia avrà avuto esecuzione,

-o nel ~caso ~contrario e più probabile, è da presume11si ~che gli avvoisi saranno stati rimossi naturalmente dalle autorità, non essendovi motivo per iasciarli in permanenza, dopo che il rinvio della apertura dell'ufficio postale fu già con essi noti:llkato a:l pubblico. In tale stato di cose un mio reclamo probabilmente superfluo, circa quegli aff~ssi, a-..nrebbe soltanto per effetto di obbligare la SubHme Porta a protestare immediatamente ~contro il nostro tentativo e sol,levare questione di diritto sulla quale è essa assolutamente intransigente. Come l'ho più volte esposto, è antiJcipatamente da escludere che codesta questione pos,sa ora venire r~solta mediante qualunque negoziato preventivo, unico eS!Pediente possibile essendo quello di procedere per via di fatti compiuti e senza pubblicità. Civca effetto presumibile della presenza di una nostra nave, è mia impressione corroborata da precedenti esperienze che essa basterà a prevenire atti di violenza per parte delle autorità locali e ciò, tra altro, per ~la considerazione che se noi abbiamo interesse ad evitare incidenti clamorosi ~in Cirenaica, altrettanto interesse vi ha la Turchia. Naturalmente però non posso portarmi garante in modo assoluto, e se dovessero nascere complicazioni, divido pienamente dubbio di V. E. circa sproporzione fra i loro inconvenienti e lo scopo da raggiungere, come, del resto, lo dichiarai al R. ministero fino dal mio primo rapporto su questa

vertenza. Sul secondo punto propostomi da V. E. ritengo che, qualora il R. Governo, tutto considerato pcreferisse differire esecuzione del progetto, converrebbe piuttosto lasciarlo semplicemente cadere per adesso sotto un pretesto qualunque, riservandoci di riprendere il tentativo colle maggiori cautele nel momento che si troverà più opportuno. Mi permetto osservare, a tale riguardo che non vi sarebbe profitto nel ,cercare adesso occasione per aprire un negoziato destinato a pregiudicare maggiormente la situazione e ,che col mantenei"e affissi gli avvisi, il R. Governo verrebbe, a mio avviso, a imporsi in certo qual modo, un obbligo di dai"vi seguito a breve scadenza, privandosi appunto della Jibertà che esso desidera conservare per la scelta del tempo.

(l) -Il tel. venne ritrasmesso d2.l Governatore d2ll'Eritrea, l'IIartini, 1'11 marzo. (2) -Cfr. n. 47.
60

IL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 612/9. Addis Abeba, 24 febbraio 1901 (1).

Menelick mi ha incaricato prevenire V. E. che ras Michael farà spedizione Aussa per ristabilire ordine; nessuna minaccia ai nostri possedimenti.

61

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL SENATORE VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Roma, 24 febbraio 1901.

Non riSIPosi subito alla di Lei gentilissima d'jeri, perché \speravo oggi venir

personalmente da Lei. Pur troppo le ore trascorsero senza !asciarmi un momento

di tregua.

Le scrivo adunque poche righe unicamente per dirLe che mi miuto di

negare a me stesso ancora ogni speranza di poterLa smuovere dalla di Lei deci

sione e che vorrei chiederLe a quale ora domani 25 polsso trovarLa in casa per

esprimerLe 'ancora una volta il mio vivissi,mo desiderio di indurla a modi

ficarla (2).

62

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 415/220. Parigi, 24 febbraio 1901.

Nella tornata del 15 febbraio, 'la Camera dei Deputati francese ha condotto a fine la interpellanza sovra la Tunisia che avea già occupato quasi tutta la seduta delil'8 dello stesso mese.

Nel Parlamento francese ogni interpellanza finisce col voto di una mozione e queHa che, con l'accettazione del Governo, fu approvata il 15 corrente, è del tenore seguente:

• La Chamba"e, approuvant les déclarations du Gouvernement et comptant sur lui pour ap,porter au fonctionnement du protectorat, dans la limite des ressources de la régence, les améliorations nécessaires au développement économique et inteBectuel du pays et de la coloni,sation française et pour faciliter à la Chambre l'exercice de son contrale sur la création des futures lignes de chemins de fer, passe à l'ordre du jour •.

Quando l'ultima' parte di questa mozione, che concerne l'intervenzione del Parlamento per ogni futura ,concessione ferroviaria neLla Tunisia, fu presentata come aggiunta alla mozione da altri proposta, il deputato d'Estournelles esclamò:

• C'est la négation meme du protectorat •. Ed in questa esc,lamazione isi riassume infatti ciò che nella discussione di quel .giorno merita di essere particolarmente notato.

Può sembrare cosa singolare che la stessa assemblea la quale, otto giorni prima si era unantmamente dimostrata favorevole al ,concetto del Governo di voler mantenere e rispettare il principio del protettorato in Tunisia, abbia ;potuto, con l'assenso del Ministro, accettare la sovra riferita mozione. Iil Jungo discorso del deputato Morinaud deve avere scossa in molti la fede assoluta nella bontà del sistema del protettorato. Benché non sia conJsiderevole l'autorità che questo d€[)utato, ferocemente antisemita e nazionaUsta, eser:cita nella Camera, tuttavia l'appartenere egli alla provincia di Costantina gli permetteva di parlare delle

,questioni locali con una competenza che altri avrebbero potuto diffLcHmente contestargli. Egli, dopo di avere rinnovato con molta insistenza l'accusa che l'opera ,colonizzatrice fin qui 'Compiuta in Tunisia, riusciva • a creare una provincia italiana in un regno arabo •, si diffuse in una minuziosa indagine dei mezzi con i quali la colonizzazione dei piccoli agricoltor.i di ~rancia e ['af:liluJsso degli operai francesi potrebbero essere favoriti. Ma poi, avvedendosi forse che, 1JUr impegnandovi tutte le forze finanziarie del paese, l'esito che dall'imlpiego di tali mezzi si ricaverebbe, riuscirebbe insufficiente per neutraUzzare il (I»"Ogresso di queHa che egli chiama la colonizzazione siciliana, non esUò a pronunciarsi esplicitamente contro n mantenimento del protettorato per·ché questo è d'impedimento all'applicazione della legge francese di naturalizzazione degl'i stranieri. Bisogna, così egli disse, assorbire nella nazionalità francese ila massa degli stranieri nata in Tunisia. E questa parte del discorso del Signor Morinaud non soltanto trovò il benevolo ascolto della Camera, ma fu interrotta da frequenti segni di approvazione.

La diagnosi fatta dall'On, d'Estournelles del malcontento dei coloni france.si .a Tunis:i, ile accorte ma sottili osservazioni di questo ex dipJ.omatico sowa la disproporzione fra le .condizioni della popolazione in Francia e la vastità dell'opera •colonizzatrice da questo paese vagheggiata, la difesa del protettorato ·come un 1sistema pacifico ed a buon mercato, non gradito a chi vorrebbe spedizioni da organizzare ed impieghi da distribuire, non ,potevano riuscire una .efficace risposta al discorso del Morinaud.

Una discussione che si riprende dopo otto giorni facilita necessariamente il compito di coloro che vogliono replicare a,i precedenti oratori. Di questa circostanza ebbe ad approfittare largamente il Signor Berthelot il quale, 'con scarsa logica, pur professando di nuovo la ,sua preferenza per il si,stema del protettorato, si è adoperato in tutti i modi per dimostrare che esso non ha i vantaggi che gli si attribuiiscono. Il calcolo da lui stabilito e dal quale si deduce che la Tunisia costa alla F~rancia circa 20 miilioni all'anno, e che, dal giorno della occupazione, <l'erario francese ha pagato quella pacifica conquista non meno di 400 milioni, riesce abbastanza interessante ed istruttivo.

Ma lil punto 1sul quale il Ministero ha manifestatamente perduto il governo della sua maggioranza, fu quelilo relativo alle concessioni ferroviarie. Non si trattava in verità di questione nuova per la Camera. Nel co11so del dibattimento furono rico!I'dati ed i priviilegi conceduti p:l'ima dell'oocu;pa:zJione alla linea della Medjerda, e l'atto beilicale del 25 luglio 1882 che trasferì al Governo francese il diritto di concedere le ferrovie della reggenza. Fu anche dimostrato che la Francia, interessata 1sia per la guarentigia del debito pubblico, sia (per la difesa di cui fa ile SI[Jese, sia per l'interesse chilometrico guarentito alla rete ferroviaria principa1le della Tunisia, difficilmente potrebbe considerare che una l'inea nuova di ferrovie nel:la reggenza potrebbe essere conceduta !senza che questa direttamente od indirettamente possa toccare al suo prOI[Jrio interesse finanziario. Furono citati i 'casi precedenti nei quali l'Amministrazione del protettorato avea agito ,con maggiore rigua·rdo di quello usato dalla 'stessa verso il Parlamento nella ,concessione della linea Sfax a Gafsa e nella progettata altra conceSISione per 'la linea Kaixat-es-Seuam a Tunisi. L'intervento del Signor C. Pelletan nella discussione in un senso contrario alle tendenze palesate dal Signor DelcaSISé nelle sue ri1srposte sovra quelsto punto del dibattimento, rese inevitabile il voto di quella parte della mozione che più di1rettamente sembra intaccare il principio stesso del protettorato. Ed il Ministro degli affari esteri, sottoponendovisi, si affrettò, in una delle prime tornate succes:sive, di presentare alla Camera un progetto di legge ,per l'approvazione della concelssione della linea ferroviaria che avea dato causa all'appassionato dibattimento. Ma questo ebbe piuttosto carattere di opposizione ai Ministero ,che non una vera tendenza a mutare la condizione politica deUa Tunisia. In sostanza la Camera ha preteso conservare un diritto ,che i precedenti Gabinetti ,le aveano dconosciuto e che e:s,sa avea altre volte esercitato; sicché 1si può dire che in Hnea di fatto e di diritto nulla è stato modificato.

Due sole indicazioni, durante la lunga discussione, sono state fatte agli interessi internazionali 'connessi con 'la questione tuni,sina. Il Signor Morinaud vi ha fatto allusione riconoscendo che l'annessione completa della Tunisia alla Francia solleverebbe delle difmkoltà diplomatiche delle quali l'ardente nazionalista parve d'altronde disposto a non tener conto. Il Signor Berthelot vi ha pure accennato valutando, fra i danni moraH dei quali l'acquisto della Tunisia fu cagione per la Francia, il'esser,si essa alienata le sd~atie di una na:zJione vicina e lo aver fornito una causa efficace alla formazione della tripUce alleanza. Ma né il Ministro, né akuno degli altri oratori intervenuti nella diiscussione si lasciarono condurre a (portare la questione sovra cosi spinoso terreno. Neppure fu pronunciata parola 'che suoni previsione di mutamenti da introdurre nelle convenzioni dalla Francia stipulate con l'Italia e con gli altri Stati per la Tunisia, le quaJ.i, come si sa verranno a scadenza il l o ottobre 1905. Certamente se il programma del Signor Morinaud e degli amici suoi nazionalisti doveSise prevalere, il mantenimento di quei patti dovrebbe essere da noi considerato come assai dubbio. Non gioverebbe il farci l'illusione che dal dibattimento della interpellanza sulla Tunisia ,svoiltosi neLle sedute deH'8 e del 15 corrente, nulla risulterà modificato nell'andamento delle cose in quel protettorato :francese. Delle innovazioni avranno probabilmente luogo e queste vorranno essere particolarmente dirette a favorire lo stabHiment0 dei Francesi in quel paese e ad incagliare quello degli Italiani. Ma con mezzi di amministrazione non si riesce a mutare i termini di una questione che sotto qualunque aspetto la si consideri, si ridurrà ;sempre al fatto che per popolare la Tunisia ~con Francesi occorrono anzitutto gli emLgranti ~che la Francia per ora non può fornire. Epperò, sebbene la seconda giornata della interpellanza sia 'Stata notevolmente meno favorevole al partito del mantenimento dello statu quo in Tunisia, le conclusioni di questo mio rapporto non potrebbero essere diverse da quelle già da me sottoposte al

R. Governo 1'11 corrente rendendo 'conto deHa tornata dell'8 di questo stesso mese. Tutto il nostro studio deve, a parer mio, essere rivolto ad evitare gli ostacoli ~che potvebbero ritardare lo svi,luppo naturale di uno stato di cose dal quale l'Italia ha assai più da sperare, che da clamorosi urti ~che tale sviluppo comprometterebbero certamente.

(l) -II tel. venne ritrasmesso dal Governatore dell'Eritrea, Martini, 1'11 marzo. (2) -Annotazione marginale di Visconti Venosta: «proposta dell'Ambasciata a Londra •·
63

IL SENATORE VISCONTI VENOSTA AL FRATELLO GIOVANNI

(AVV)

L. P. Roma, 24 febbraio 1901.

Mi vergogno veramente di non averti mai Iscritto, ma negl'i ultimi giorni del Ministero e in queili che vennero poi ho avuto molte faccende e non poche lettere da spedire.

Sapevo bene che cosa avresti (pensato della soluzione data dal nuovo Re wlila ~crisi e del nuovo Ministero. Il Re, quando gli feci la mia visita di congedo, mi disse che egli aveva 'consultato i varii Capi dei gruppi moderati, che nessuno si era mostrato dispolsto a mette~si di accordo ~coll'altro e che aLlora non gli rimaneva da fare fuorché quello che fece. Ma questa ~iegazione è un pretesto. Egli si è immaginato di fa,re U suo debutto con una gran prova di liberal:ismo, non ha voluto inaugurare il suo regno ~coi ~conservatori e forse colla resistenza e ha seguito quella tendenza, comune nei SoVJrani, a trattar male gli amici che si sa di poter !sempre ritrovare e di far 'la corte a ~coloro di 'Cui si teme. Ma gli amici in Italia ci vuol poco a scoraggiarli e a disfarli pel presente e per l'avve

nire e la calma, di >cui si vantava anche Saracco, ha per sottinteso il non far

nulla e il non poter far nulla che distrarli nell'opera loro, quelli che vogliono

rovesciare la Monarchia.

lo non so ,che 'cosa farà il Ministero nella Camera, dove non ha la maggio

ranza. Cer,cherà, senza dubbio, di raggiungere le vacanze di estate.

Nella Camera non vi è 1a disposiz,ione a dar 'subito battaglia al Ministero

per rovesciarlo. Sonnino crede ,che tutta 1la maggioranza non Jo seguirebbe e

allora preferis,ce manovrare e aspettare le singole questioni. Ma allora comincerà

una fase deHa quale non è facile prevedere lo svolgimento. Poiché il problema

sarà quello non ,solo di unire, ma anche di tenere unita una magg.ioranza di

opposizione. Tra Sonnino e Rudinì è avvenuto un certo riavviclnamento che

potrebbe anche finire in un accordo più completo. Ma Sonnino stesso non vuol

troppo legarlsi per paura di [perdere quella parte di sinistra ~così detta indipen

dente (Lacava, Baccelli, Fortis, ecc.) che ora è con lui e dove Rudinì incontra

ancora molte repugnanze. Questo .grUJppo di sinistra è indispensabile per for

mare una maggioranza colla destra e col ·centro. F.inora ~sta fermo, ma ti confesso

che la sua virtù non mi ispira una deca ,fiducia. U Ministero, oltTe il guadagnar

tempo, cercherà di lavorare anche in queste file, o almeno in una parte di esse.

Questa è la intenzione, 'come vedi non trQppo semplice. SIPeriamo che il Re non

v·i si lascerà avvolgere, 1sino a fa11si trascinare aille elezioni, :che sarebbero il

disastro e che sono ,la grande meta del!l'estrema sinistra. Ma il pericolo mi

pare trQppo grande pel'ché egli non ·lo veda.

Non 1spaventarti della presenza di Prinetti agli Affari Esteri. Se vi rimanesse a ilungo, potrebbe riprendere l'antka e periiColosa sicurezza in se stesso. Egli è rimasto s·cosso dall'effetto p1rodotto dalia sua nomina e, un po' per questa ragione, un po' per le novità degli affari, lo trovai preoccupato d'ogni difficoltà -e come credendosi ob-bligato a una prudenza anche soverchia. Con me poi si è dimostrato di una amabilità senza >limiti.

Come saprai, abbiamo trovato 1ì per lì un piccolo villino ammobigliato dove .si .sta abbastanza bene e che abbiamo preso in affitto ·sino alla fine di aprhle, anche ,perché Riri e Giovannino possano continuare i loro studii senza troppe interruzioni. D'altronde Luisa temeva il freddo l'inverno dell'alta Italia. Ail primo maggio lasceremo Roma sia per palssare alcuni giorni a Milano, sia per andare direttamente a Santena.

Luisa e i figliuoli :s•tanno bene. Cado segue però un regime, ma mi pare che vada sempre migliorando. Sto bene io pure e non mi par vero di godere un po' di pa:c·e e di r'Ìii)oso. Ma iÌl pessimo tempo mi ha finora impedito di fare una ·corsa a Napoli e di fare un po' di moto 1per Roma. Qui alcuni giorni sono, nevicava come a1la quarta Cantoniera.

Adele, che venne a troval'ci a Roma, mi dis,se •che ti aspetta, nel marzo, a Firenze, dove hai promesso di .fare una Conferenza !sui poeti dn dialetto milanese e mi aggiunse che anche Laura ti accompagnerà. lo verrò allora, di certo, a Firenze per vedervi e Lui.sa, .se atppena si sentirà in salute, ·si propone di venire essa pure. Dovresti scrivermi se è fissata la data e avvertirmi qualche giomo prima.

64

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, PANSA

T. 499. Roma, 25 febbraio 1901, ore 15,15.

La ringrazio del :suo telegramma (l) che esprime ben chiaramente il suo· pensiero. Desidererei ancora sapere se, o per notizia che V. E. possa indirettamente raccogliere, o per sua fondata presunzione, debba ritenerffi che lil Mutessarif agisce di motu proprio, ovvero per istruzione venutagli da Costantinopoli speciale per questo ca'so.

65

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, CHICCO

T. 500. Roma, 25 febbraio 1901, ore 15,15.

Mentre mi riservo darJe ulteriori istruzioni, la prego tenermi diligentemente per telegrafo informato di quanto le si riferisce da Bengasi cirea l'affall"e· dell'uffido postale.

66

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 137/283. Vienna, 25 febbraio 1901.

L'attitudine presa dalla Camera dei deputati Austdaca fin da,lJe prime sedute della nuova sessione testé inaugurata dà finora poca speranza che essa abbia a dedicarsi con un'attività seria e proficua alle gravi questioni di carattere sovrattutto economico e sociale, per cui sarebbe chiamata a pronunoiarsà.

Già H partito ,czeco ha ricominciato l'ostruzione, presentando una serie di mozioni d'urgenza lsu questioni d'importanza secondaria al solo scopo d'intra[oiare l'azione ,legislativa e lo svolgimento del programma del Governo. Fra queste conviene segnaJarne una del deputato Biandrini (Croato) diretta a far discutere d'urgenza la questione della clausola dei vini ,coll'ItaHa. Però dopo alcune dichiarazioni dello stesso pcro,ponente e dci deputato Tamibosi (trentino) che accennarono brevemente alle note ragioni per cui il partito a,gll'acrio combatte la detta clausola si passò ai voti e l'urgenza fu ll"espinta nehla !seduta del 22 corrente.

Ebbe la stessa sorte un'intei1pe1lanza .presentata dai radicali tedeschi circa una pubbUcazione sequestrata dal~a Procura di Stato per offesa alla morale, pubblicazione ·che, secondo gli interpellanti era una r~produzione della • Teologia morale di S. Alfonso de' Ltiguori •. Venuta in d~scussione tale interpellanza il successivo giorno 23 i radi·cali tedeschi se ne valsero per attaccare violente• mente la morale 'cattolica facendo deLle manifestazioni in favore del movimento pangermanista che vorrebbe separare i cattolici tedeschi dalla Chiesa Romana. Dopo una serie di incidenti rumorosi, in seguito ai quali il Presidente fu obbligato di fair <sgombrare le tdbune e <proseguire la seduta in forma segreta, l'interpellanza fu ritirata.

(l) Cfr. n. 59.

67

IL CONSOLE GENERALE A CALCUTTA, RAYBAUDI MASSIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 54/18. Calcutta, 25 febbraio 1901.

Al tr~Uce intento pOilitico mHitare ed amministrativo, tutta la regione

del Nord-Ovest, fronteggiante l'Afghanistan, venne detratta dal Punjab e costi

tuita in un solo diiJStretto ·Che dalla sua situazione topografica prende per l'ap

punto il nome di Frontier Province.

A Capo della medesima, col titolo di Agente del Governatore Generale, venne

preposto H ColonneHo Deane, un funzionario di provata abilità ed esperienza.

L'Inghi1lterra prosegue quindi attivamente la sua politica di previdenza non

affidando, per quanto sta in sé, al caso od alla sorte il mantenimento del dominio

Indiano.

Ma se la natura ha dotato questa penisola di una barriera pressoché insor

montabile al Nord-Est •colla catena dell'Himalaya, e l'arte <provvide di ostacoli

altrettanto formidab~li il ~ato meno invulnerabile della frontiera Indiana, :prospi

ciente pure gli altipiani dell'Asia Centrale, una vasta regione compresa tra il

.Belucistan Brittannico e Perisiano è del tutto ll!Perta.

A ragione quindi l'opinione tpubblica \si preoccupa dell'influenza che vieppiù · anderebbe acquistando la Russia a Tehel'an, influenza questa la qua[e permetterà

un giorno aLl'Impero Moscovita di estendere J.a sua azione all'Oceano, minac

ciando •così la parte 'indifesa della frontiera Indiana.

E gli studi o piani 'Che sarebbero in corso nel Golfo Persico per adattarvi

un porto, collegato all'interno da comunicazioni rapide, se costituiscono un omag

gio reso all'opera del Genio mil!itare •Inglelse, varrebbero a dimostrare pure l'inu

tilità dei tesori, dal medesimo profusi, aUo scopo di chiudere i passi e le gole

dei contrafforti settentrionali.

Pos&o errare, ma questa attitudine della Russia in Persia e quella, già segna

lata da questo Ufficio, nel Thibet, agli occhi del sottoscritto, sono altrettanti

preliminari di un colossale movimento tattico di fianco che si sta escogitando

sullo scacchiere strategico dell'A:sia.

68

IL MINISTRO A LISBONA, GERBAIX DE SONNAZ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 488/22. Lisbona, 26 febbraio 1901, ore 5,15.

Da due giorni regna agitazione Oporto ,con tumulti operai e di studenti contro i gesuiti; simili a quelli S!Pagnoli, a motivi della figlia Console del Braisile che volle entrare in un convento contro il volere del padre. In questi tumulti vi furono vari feriti. Temesi intervento elemento rivoluzionario Oporto. Segue rapporto.

69

L'AMBASCIATORE A MADRID, AVOGADRO DI COLLOBIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 481. Madrid, 26 febbraio 1901, ore 11.

Ministero dimissionario allegando 'SUa situazione pa:vlamentare. Credesi Siivela avrà incarico formazione gabinetto con elementi moderati partito conservatore.

70

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 489. Pera, 26 febbraio 1901, ore 20.

Dalle indagini privatamente eseguite presso la Sublime Porta, non mi risulta che l'incidente di Bengasi abbia finora formato l'oggetto di scambio ufficiale di corrispondenza con quelle autorità, e, neanche al palazzo, col quale ebbi oggi occasione di comunicare, non fu fatta veruna allusione. Ciò non esclude, però, che qualche istruzione abbia potuto essere impartita 1segretamente tanto più che le notizie del nostro progetto, e le p!I'ime proteste del Mutasserif rimontano alla metà di gennajo. Esistono, in ogni caso, le preventive istruzioni generali a~ Vali, rinnovate in occasione dell'apertura di alcune poste estere neLla scorsa pdmavera. Governo britanni,co inaugurò allora, d'autorità, il proprio uffi.cio di Salonicco, dopo aver lasciato passare un anno dall'insuccesso del fatto tentativo di ottenere consenso dal Governo ottomano. Ufficio fu aperto, malgrado le energiche proteste del governatore, n quale non osò, tuttavia impedire colla forza il traS!Porto de1le vaHgie scortate dai cavas del consolato. Potrebbe osserval'S,i, che, a Salonicco, esisteva il precedente della posta austriaca.

71

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, FAVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 490/17. New York, ... (per. ore 23 del 26 febbraio 1901).

Circa tre quesiti telegramma di V. E. n. 429 (l) questo Governo pensa: l) che, circa indennità guerra, ministri a Pechino dovrebbero intendersi somma in blocco che coprisse reclami di tutte le potenze, e che fosse più moderata applicazione nei limiti riso:r1se finanziarie China; 2) circa distribuzione dette indennità, ministri a Pechino dovrebbero farne equa distribuzione fra le potenze interessate, e .che, qualora ministri Pechino non arrivassero accordarsi subito su questo punto, equa distribuzione sarebbe deferita tribunale arbitrale Aja; 3) circa indennità militare morti e feriti guardia delle legazioni, morti e feriti durante l'assedio, dovrebbero eslsere considerat,i sullo stesso piede dei civ·iU morti e feriti per cui si reclama indennità. A questo riguardo, ciascuna potenza agirà come crede nella distribuzione della somma in blocco.

72

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 501/32. Berlino, 27 febbraio 1901, ore 5,40.

Richthofen per mio mezzo prega V.E. fare uso confidenziale del promemoria relativo indennità China, da me trasmesso con rapporto n. 87 (2). Tale promemoria è stato qui comunicato solo a me e a mio collega austria·co. Sul fondo questione in esso trattata sono tuttora in corso scambio di idee con l'Inghilterra, con la quale Germania vorrebbe venire ad un accordo prima di prendere risoluzione definiNva sulle domande fatte dai ministri a Pechino, delle quali tratta telegramma di V. E. n. 429 (1), alle quali non furono date ancora risposte. Fino ad ora InghHterra rp·ropende per ammettere pagamento indennità per parte di China 'con H mezzo di annualità. È desiderio che non siano toccati i dazi di mare, Germania invece insiste per escludere pagamento a rate annuali, che potrebbe dare origine, in seguito, a nuovi attriti col>la China, mentre che è suo... (3) con prestito China garantito su aumenti dazi liquidare al più presto· definitivamente ogni questione e cominciare ritiro truppe.

(l) -Cfr. n. 13. (2) -Non pubblicato. (3) -Gruppo indecifrato, probabilmente • desiderio •·
73

IL MINISTRO A BUCAREST, BECCARIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. 492. Bucarest, 27 febbraio 1901, ore 8.

Ministero dimissionato. Ieri Sturdza già quasi formato nuovo gabinetto.

74

IL MINISTRO AD ATENE, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 502. Atene, 27 febbraio 1901.

Dietro incarico dei suoi col'leghi, ministro di Russia ha presentato oggi al re di Grecia, in nome ,suo e 1loro, nota dichiarazione munita rispettive firme, e accompagnandola con le !spiegazioni ac,cennate mio telegramma 11 corrente (1).

S. M. (2) si è dimostrato dolente della decisione delle potenze per le difficoltà che sarebbero per creare a suo figlio o causare disposizioni assemblea, ed ha manifestato sua sorpresa che non avessero migliorato stato attuale <isola, dando assetto simile Bosnia ed Erzegovina. Ha rilevato poscia come questione non riguarda Grecia, bensì pvincipe Giorgio, della cui azione essa non poteva rendersi ga['ante, essendo in età di giudicare cosa convenisse di fare. Dal colloquio avuto con S. M., ministro di Russia ebbe impressione che S. M. che si intrattenne

.con lui affabi,lmente, si adoprerà presso il figlio nel senso desiderato dalle potenze.

75

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BOTTARO COSTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 196/90. Londra, 27 febbraio 1901.

È degna di nota la moderazione colla quale i giornali inglesi commentano il Hnguaggio ostile deNa stampa tedesca. Con il buolllsenso loro abituale, distinguono tra la poHHca personale deU'Imperatore e 1'op.inione pubblica in Germania

• così indubbiamente avversa aU'Inghilterra •. Si augurano che il viaggio del Re ad Amburgo possa cementare l'amicizia tra i due Sovrani, ma non si dissimulano che l'Imperatore, il quale non ha tralasciato occasione alcuna per rendersi qui gradito, non ha in questa sua politica con sé il paese.

(l) -Data presumibilmente errata, poichè sembra trattarsi del tel. pubblicato al n. 37. (2) -Dall'inizio di questo periodo sino alla fine il tel. venne ritrasmesso, a Berlino, Costantinopoli, Londra, Parigi, Pietroburgo e Vienna, con tel. 529 del 28 febbraio, preceduto dal seguente periodo: • La dichiarazione per Creta di cui già le comunicai il testo è stata presentata al principe Giorgio dai quattro consoli ed al re di Grecia dal ministro di Russia anche in nome dei tre colleghi. II ministro di Russia accompagnò la presentazione con l'avvertenza che la dichiarazione gli era presentata a titolo di semplice comunicazione •.
76

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BOTTARO COSTA, E AL REGGENTE IL CONSOLATO GENERALE AD ADEN, LANG

T. 526. Roma, 28 febbraio 1901, ore 0,15.

Carovanieri provenienti Scioa hanno portato notizie Eritrea grave disfatta

ras Maconnen in uno scontro con musulmani seguaci S·ceik AbduHà. Preg() telegrafarmi se costà si confermi notizia.

77

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. R. 508. Parigi, 28 febbraio 1901.

Mi riferisco al mio rapporto 25 corrente n. 224 ed al dispaccio di V. E. del 26 u. gen. 8273 (1). A me pare che allo stato attuale della questione relativa ai dazio rsui vini una interpellanza ne•l parlamento nazionale non potrebbe nuocere principalmente se fra gli interpeUanti V1i fosse chi mettesse .la questione in mod() da permetter~ al Governo di riSipondere non esservi ragione di dubitare delle favorevoli disposizioni del minis•tero francese a difendere davanti aUe camere il progetto di legge da esso presentato. Potersi da noi con fiducia a:9pettare lo svolgimento normale della procedura pavlamentare in corso. Non avere l'accordo commerdale coHa Francia vincolata la nostra tariffa più della francese e conservare perciò i due paesi [a piena libertà d'introdurvi dei mutamenti. Non mancare pertanto all'Italia il mezzo di procurarsi i compens:i necessarii per ristabilire l'equilibrio dei reciproci vantaggi, se questo equilibrio dovesse essere rotto per volontà della Camera francese. Tutto ciò •che potendo essere detto nei termini moderati produrrebbe l'effetto di un preavviso amichevole. Di ciò che gli inteTpellanti potranno dire contro lo accordo commerciale il ministero nostro· non può naturalmente avere responsabilità di sorta, ma qui vi si troverebbe forse l'avvertimento che l'accordo non è poi considerato da noi come una cosa indispensabile alla nostra vita economica.

78

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 34)

T. 521/21. Pechino, 1 marzo 1901, ore 15,45 (per. ore 7,15 del 2).

In seduta di ieri si presentò lista punizione da chiedere per funzionari nelle provincie ove furono torturati e massacrati oltre 200 mtssionarii, tra i quali molte donne e bambini. Lista comprende ·condannati a morte, alcuni prigionia

perpetua o degradazione, in tutto novanta. Ministro di Russia dichiara non poter associarsi prima di averne avuta speciale autorizzazione Governo russo; il suo Governo in massima è contrario all'applicazione della pena capitale. Ministro degli Stati Uniti informa che il presidente desidera vivamente veder cessare effuJsione di sangue; quindi non domanda alcuna pena di morte, ma, riconoscendo moderazione delle proposte, non fa alcuna opposizione. Tutti i ministri riconoscono tale moderazione e si associano. Si parlò poi delle indennità. Ministro d'Inghilterra ha ricevuto telegramma del suo Governo che suggerisce che rappresentanti esteri riuniti in commissione esaminino domande private e chiede opinione colleghi. Tutti unanimi, eccetto io, r~spondono che sarebbero contrari. Del resto decisione ultima seduta stabilirebbe ogni legazione esamini domande suoi nazionali, in base a principii stabiliti di comune accordo. Su domanda ministro di Germania, tutti unanimi emettiamo avviso che domande indennità di guerra debbano essere fissate da Governi e che, soltanto quando questa cifra, anche apprdssimativa, sarà conosciuta potremo esaminare modo con cui Governo cinese potrà mettersi in grado di poter pagare somme chieste.

(l) Non pubblicato.

79

IL MINISTRO A LISBONA, GERBAIX DE SONNAZ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 156/72. Lisbona, l marzo 1901.

Ieri, alla Camera dei Pari il Visconte De Cancelleiros chiese la parola per accentuare in sensi calorosi un omaggio da dirigersi a S. M. lo Czar Nicolò II per la generosa iniziativa presa di confidare all'arbitraggio la soluzione delle vertenze che potrebbero nascere fra le nazioni e domandava che questa mozione fosse immediatamente inviata aU'Augusto Sovrano per mezzo del Ministro di Russia a Lisbona.

Il Ministro degli Affal"i Esteri, Cons. Arroyo, disse che: benché nella rela~ zione che precedeva le ratirfiche della convenzione dell'Aja si sia già inserito le simpatie vive del Governo Portoghese per S. M. l'Imperatore di tutte le RuJssie pell'alto significato sociale e politico dell'opera sua così benemerita dell'umanità, esso, a nome del Governo di S. M. Fedelissima, si associava, con vero piacere, alla proposta del Pari de Cancelleiros.

Subito dopo la mozione venne approvata all'unanimità ed inviata alla Legazione Russa.

Tale proposta, non poco inaspettata del Pari de Cancelleiros deve, forse, nascondere il secondo fine, di ben diSirporre il Governo Russo ed anche, personalmente, lo Czar pel Portogallo nel caso in cui potesse inasprirsi i'l presente incidente finanziario ,colla Francia.

A motivo del dono di un ritratto dell'Imperatore Guglielmo II al suo reggimento di cavalleria n. 4, di cui è colonneHo onorario, si fecero anche a Lisbona grandi dimostrazioni di simpatia a1la Germania questi ultimissimi giorni.

Così il piccolo e debole Portogallo tenta di crearsi, ad ogni buon fine, simpatie fra le nazioni le più forti e potenti d'Europa.

80

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T. 547/21. Roma, 3 marzo 1901, ore 14.

Rispondo ai tre quesiti enunciati nel suo telegramma N. 14 (l) dopo aver scambiato idee 'cogli a'ltri Gabinetti. l) Le indennità a Società e privati debbono manifestamente essere contenute in giusta misura e fissate con criteri preoisi assolutamente uniformi <per tutte le nazionalità. Miglior modo di ciò ottenere si è che quelle indennità siano determinate da una Commissione mista composta dei ministri esteri a Pechino o loro delegati. Dallo scambio di idee risultandoci che i rispettivi Governi sono in massima favorevoli al concetto, si può forse ritenere che attitudine contraria tenuta da alcuni ministri a Pechino abbia carattere personale. Ella deve insistere perché la proposta lsia accettata; 2) I varii Governi essendosi mostrati del,lo stesso nostro avviso, non vi può essere difficoltà a che sia stabillito doversi le indennità complessive dei singoli Stati cumulare insieme per essere presentate in blooco a,l Governo chinese; 3) I varii Governi consentono pure che le indennità pei mHitari morti e feriti prima e durante l'assedio, liquidate secondo criteri uniformi, siano aggiunte alle indennità per spese di guerra chieste dai singoli Stati. È desiderabile che l'accordo si formi costì tra i ministri esteri sopra queste tre basi che, secondo ,le nostre informazioni, sarebbero assai probabilmente ratificate dai Governi.

81

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, PANSA

T. P. 551. Roma, 3 marzo 1901, ore 18,30.

Avrei risoluto di proporre a S. M. la nomina di lei a R. ambasciatore in Londra. Prima di presentare alla M. S. la mia proposta ne do notizia a V. E., confidando che la cosa le sia gradita (2).

82

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 536. Pechino, 3 marzo 1901.

Nella seduta di ieri corpo diplomatico non poté intendersi circa lavori per mettere in stato di difesa quartieri legazioni, giacché nuovo plenipotenziario americano è contrario. Ministro Inghilterra lo appoggia, ministro di Russia sarebbe favorevole lavoro difesa, purché non troppo apparente, ministro di Francia, ministro di Germania, ministro d'Austria ed io, pur aderendo in massima a questa

E. -SERRA, in Nuova Antologia, gennaio-febbraio, marzo-aprile 1961.

opmwne, dichiarammo però intendere volere seguire consigli commissione militare, giacché aHrimenti assumiamo grave responsabilità. Credo che si potrebbe intenderei con ministro di Russia, non con il ministro Stati Uniti, tanto più che è sostenuto da ministro Inghilterra: questi due proposero lasciare decisione a rispettivi Governi. Spedirò lungo rapporto commissione militare che io credo già conosciuto dettagliatamente da Governo tedesco.

(1) -Cfr. n. 6. (2) -Sulla nomina di Pansa all'ambasciata di Londra cfr. E. SERRA, L'intesa mediterranea del 1902, cit., pag. 72 e sgg.; MARIA PANSA, Ricordi di vita diplomatica (1884·19141, a cura di
83

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

(Ed. in LV 99, p. 38)

T. 552/23. Roma, 4 marzo 1901, ore 12.

Nelle trattative per la questione delle punizioni non intendiamo punto assumere attitudine diversa da quella finora !seguita e molto meno far cosa sgradita alla Germania, ci sembra però doversi tenere qual,che conto della tendenza che va manifestandosi nella pubbHca opinione in Italia e neH'intera Europa, piuttosto contraria, dopo tanti mesi trascorsi, ad una vigidità che possa rendere meno agevole e meno sollecita la definitiva conclusione delle questioni pendenti.

84

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

(Ed. in LV 99, p. 38)

T. 553/24. Roma, 4 marzo 1901, ore 12.

L'ambasciatore degli Stati Uniti mi aveva rimesso un memorandum del suo Governo nel senso che debba riserva-rsi ad accordi generali l'eventuale aumento dei settlements. I vari Governi, da me interrogati, non ac-cennano a pronunciarsi e solo la Germania osserva che la comunicazione degli Stati Uniti ha stessa base della 1sua recente dichiarazione. Per quanto ci concerne non possiamo che essere favorevoli al concetto degli Stati Uniti 'Poiché mi sembra che con esso potremo assicurarci in materia di settlements gli stessi vantaggi che otterranno le altre potenze.

85

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. P. 537. Pera, 4 marzo 1901, ore 12..

Ricevendo annunzio della benevola disposizione presa a mio riguardo da

V. E. (l) la prego di accogliere espressioni dei miei sinceri ringraziamenti.

(l) Cfr. n. 81.

86

IL MINISTRO RESIDENTE A CARACAS, G. RIVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 126/34. Caracas, 4 marzo 1901.

Mi pregio riferire a V. E. che il giorno 21 febbraio u.s. è giunto in Caracas proveniente dalla sua Diocesi di Porto Principe (Haiti) Mons Giulio Tonti, Delegato Apostolico, acco!Il[Jagnato dal Segretario di Nunziatura Don Gualtieri.

Scopo apparente della venuta di Mons. Tonti sarebbe queHo di comporre il dissidio avvenuto nel <Cilero venezolano in seguito all'interdizione di Mons. Crispulo Uzcategui Arcivescovo di Caracas e di Venezuela, interdizione pronunciata daU'autorità giudiziaria in seguito ad 'infermità di mente del prelato, e che aveva dato luogo ad una specie di scisma, alcuni riconoscendo l'autorità arcivescovile come trasferita, ipso jure, ali. Vicario Mons. Castro, altri invece rkonoscendola ad un nuovo Vicario eletto dal Capitolo Diocesano; il dissidio che minacciava di prendere proporzioni gravissime fu scong.iurato da una Risoluzione del Pontefice, che ordinava di riconoscere pro tempore, il Vicario Castro, e sembra ora che la venuta di Mons. Tonti sia intesa a comiPorre definitivamente la vertenza.

Il Governo della RepubbiHca i'l quale è .gelosissimo della sua legge di Patronato, e dei diritti dello Stato sulla Chiesa, è però interessatissimo a che questa ingerenza di Mons. Tonti non ecceda, e non riesca come pretesto per affermare quella influenza e quella dir·etta ingerenza che il Vaticano tenta sempre di esercitare nelle co1se ecclesiastiche del Venezuela, e contro la quale il Governo della Repubblica si è sempre opposto colla massima fermezza; un sintomo significante .di queste disposizioni si è che H Governo della Repubblica non riconosce a Monsignor Tonti nel Venezuela il ·catTattere ed il titolo di Delegato ApostoHco, ma lo ·conside,ra semplicemente come investito di carattere diplomatico, e nella qualità di Nunzio Pontiftcio.

Monls. Tonti ha scambiato le visite con tutti i membri del Corpo Diplomatico, e ne ha assunto il Decanato.

87

IL MINISTRO A LISBONA, GERBAIX DE SONNAZ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. CONFIDENZIALE 162/76. Lisbona, 4 marzo 1901.

Gli eventi di Porto in apparenza si sono calmati perché la stampa venne im1pedita di parlare, ma, mi si assicurò, ieri sera, che malgrado le grandi precau.zioni di polizia, aiutata dalle truppe di terra e di mare, prese la sera del 2 marzo, ebbero luogo ancora spiacevoli tumulti a Porto.

Varie sono le cause di questa situazione e gli incidenti della figlia del Console del Brasile e l'entrata probabile di alcune centinaia di frati spagnoli in PortogaUo non furono che il pretesto ultimo che fece prorompere il malvolere .della popolazione della seconda città del Regno.

I veri moventi dei tumulti furono l'irritazioni lasciate a Porto dagli incidenti della peste del 1899, il gran numero degli operai socialisti ivi residenti e lo spirito irrequieto e quasi repubblicano della borghesia e scolaresca del Nord del Portogallo.

Inoltre i liberali Portoghesi, che costituiscono la maggioranza della nazione, si lagnano, e delle tendenze troppo conservatrici del Gabinetto Ri.generatore, e del fatto che S. M. il Re Don Carlos troppo si lascia dirigere dai consigli del suo· Primo Ministro il Consigliere Hintze Ribeiro, e della circostanza che S.M. la Regina Amelia ha intorno a sé un .gruppo di signori e dame di Corte troppo intransigenti nelle questioni religiose.

I Liberali Portoghesi osservano persino che nei tempi del Re Don Luis e· della Regina Donna Maria Pia (1862-1889) regnava una vera aura di libertà e di tolleranza religiosa, mentre nel Regno attuale spirano sentimenti intransigenti contrarii agli i1stinti delle masse della nazione Portoghese veramente liberali. Infatti si assicura che il Re Don Luis si .lasciava .guidare daLle idee così ponderate, savie e liberali dell'Augusta figlia del Primo Re d'Italia, mentre suo figlio pare non voglia resistere alle tendenze intransigenti inspirate da S. M. la Regina Amelia e Sipecialmente dal suo seguito. Infine la messa in oblio quasi delle leggi che vietavano la permanenza in Portogallo (la principale di questi leggi è del 1834) dei Gesuiti e di altri ordini religiosi irritano puranche i liberali del paese.

Questa situazione non può essere buona pel Portogallo quando oltre alle dif

ficoltà interne esistono le minacce di un incidente con una grande potenza stra

niera: minacce accentuate, giorni fa, al Senato francese dalle parole del Signor·

Delcassé.

Mi •servo della gentilezza del Comandante del R. Cacciatorpediniere Lo Strale,

Conte di Moriondo, per inviare, in modo sicuro, queste informazioni, di carattere

molto confidenziale, a V. E. nel pensiero che possono presentare un qualche inte

resse e delucidare la presente situazione politica Portoghese.

88

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 556/35. Berlino, 5 marzo 1901, ore 18,20.

Bulow ha .pronunziato or ora nel Reichstag, in occasione discussione bilancio esteri, di·s·corso di cui invio breve sunto, riservando maggiori particolari dopo il termine seduta: « Visita S. M. l'imperatore a Londra non ebbe alcuno scopo politico, e durata fu determinata da natura della stessa visita. Relazioni Germania coll'Inghilterra non hanno subito variazioni e basano sulla più completa reciprocità trattamento. Si è messa a confronto visita S. M. a Londra con non avvenuta visita Kruger a Berlino. La prima non ha avuto nulla a fare con conflitto boero, mentre Kruger voleva colla sua visita forzare la mano alla Germania. La Germania desidera mantenere, come per ii passato, migliori relazioni colla Russia, in conseguenza, egli, Bulow, ha agito e agirà sempre. Queste relazioni possono. con qualche buon volere, essere mantenute tali anche sul terreno economico, ma egli deve curare interessi del suo paese, e in cw nessuno può vedere atto ostile. Egli non rLsponderà attacchi di un giornale russo, ma chiarirà idee e propositi per mezzo diplomatico. Come già disse Federico II, Germania

~agirà in modo da essere amica del suo vicino, non però serva. In linea generale, politica estera tedesca avrà sempre scopo vivere in pace e amicizia con tutte le potenze animate da eguale sentimento, ma, in ogni questione, in primo luogo sarà guidata dall'interesse del paese (1).

89

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 588. Khashm el Girba, 5 marzo 1901 (per. ore 6 dell'8) (2).

Da parole sfuggite comandante Cassala e carte topografiche che ebbi modo

di vedere, ;rilevo che ,confine proposto a Menelich da Governi inglese-egiziano

include nel territorio del Sudan buona parte dei Cunama tra Ghasc e Setit.

Avverto che dò non è conforme allo schizzo che mi fu rimesso da codesto mini

stero l'anno decorso, nel quale linea confine aveva per estremo Ombrega a sud

e Todluc a nord, mentre linea che mi risulta proposta avrebbe per estremo

Maitebe e Todluc. Se questa correzione fosse stabilita, colonia, che da quanto

osservo giornalmente per la cessione di Cassala perde ogni possibilità di com

mercio col Ghedareff, perderebbe anche speranza di commercio con provincie

settentrionali Abissinia, strade che vi conducono rimanendo territorio 'sudanese.

Ciò è assolutamente contrario intendimenti che mossero Governo italiano nel

rinunziare, favore Inghilterra, influenza, riconosciuta con protocollo 1891, su ·territorio destra Atbara. Credo urgente, indispensabile interrogare su questo punto Governo inglese facendogli dichiarare che Cunama rimangono totalmente esclusi dai territori a lui ceduti Abissinia e perciò sempre nella zona di influenza a noi conservata. La questione è gravissima per la colonia, che vedrebbesi cosl tolto ogni avvenire commerciale, ed io raccomandola H più vivamente che posso alla sollecita azione di V. E.

90

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 187/64. Sofia, 5 marzo 1901.

Facendo seguito al mio rapporto di ieri, n. 183/63 (3), mi pregio di trasmettere qui acclusa in copia a V. E. una nota ricevuta ieri sera dal nuovo Ministro degli Affari Esteri, Dr. S. Daneff, colla quale mi partecipa la costituzione del nuovo gabinetto pre3ieduto dal Signor P. Karaveloff.

(;,J Non pubblicato.

ALLEGATO

DANEV A SILVESTRELLI

N. 1962. Sofia, 4 marzo 1901.

J'ai l'honneur de Vous informer qu'à la suite de la démission du Cabinet présidé par M. le Général R. Petroff, S.A.R. le Prince a bien voulu, par décrets en date de ce jour, constituer le nouveau Ministère de la manière ·suivante:

Président du Conseil et Ministre des Finances: M. Petko Karaveloff; Ministre des Affaires Etrangères: le Dr. S. Danev; Ministre de l'Intérieur: M. M. Sarafoff; Ministre de l'Instruction publique: M. Ivan Slaveikoff; Ministre de la Justice: le Dr. A. Radeff; Ministre de la Guerre: le Général Paprikoff; Ministre du Commerce et de l'Agriculture: M. A. Ludskanow; Ministe d es Travaux Publics: lVI. I. Belinoff.

En me félicitant de voir s'établir entre nous des rélations directes et suivies, je mettrai tous mes soins à les rendre faciles, et, autant qu'il se pourra, profitables aux intérets de nos Gouvernements respectifs.

J'espère, M. l'Agent, que Vous voudrez bien m'accorder Votre bienveillante confiance, et dans cette pensée je saisis...

(l) -Sulle relazioni anglo-tedesche v. British Documents on the Origins of the War. 13981914, I, n. 322-30. (2) -Il tel. venne trasmesso da Sabderat in data 7 marzo, ore 18.
91

IL CONSOLE A L'AVANA, BEAUREGARD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 121/20. Avana, 5 marzo 1901.

Ho l'onore di esporre a V. E. quale sia a mio parere la situazione politica attuale dell'isola di Cuba.

I giornali americani ;paiono voler dire che la popolazione non protesterà troppo e soltanto pro-forma contro il protettorato che gli Stati Uniti stanno per imporre al paese.

Ciò non è né può essere: nell'Avana e nell'altre città vi sono certamente molte famiglie ·che per speciali interessi e per tema sovratutto della gente detta di colore, che potrebbe approfittare dell'occasione per commettere scempi, si sottoporrebbero di buon grado alle esigenze di Washington ma queste, in grande minoranza, costituiscono il partito conservatore.

Questo, che darebbe il maggior contingente di uomini probi e capaci, fu sempre tenuto lontano dagli affari dagli Stati Uniti •che a bella posta posero a capo del Governo civile i rivo1uzionari che inetti secondarono le viste dell'invasore disgulstando il paese.

Pertanto il commercio colle altre nazioni essendo intralciato e colla metro

poli addi.rittura impedito dalle attuali tariffe doganali, i proprietari ed i nego

zianti Cubani mandarono due ·commissioni per tentare di ottenere almeno parità

di trattamento per gli zuccheri ed il tabacco, uniche ricchezze dell'isola, colle

altre nazioni d'America ma non ottennero che beffe e scorno. Il Presidente

Ma,c-Kinley non ribassò infatti I'esai"bitante dazio imposto sui prodotti di Cuba ma col togliere senz'altro i meschini diritti di uscita portò un terribile colpo .alle finanze del paese.

Come se ciò non bastasse le tasse d'entrata sugli oggetti di prima necessità vengono sempre accresciute ed ieri un dispaccio da Washington annunciava ancora un aumento non indifferente alle tasse d'entrata nell'isola sulle stoffe di cotone, unici indumenti del popolo, e sul petrolio già carissimo, mentre la luce elettrica ed il gas, in mano a società americane, sono addirittura fuori prezzo.

Prima gli Stati Uniti credevano senza dubbio di poter con tal sistema forzare Cuba a domandare l'annessione ma visto che ciò non riuscì loro vogliono, spingendo le cose all'estremo, arrivare ad ottenere colle armi ciò che non poterono colle male arti persuasi che Europa, da loro tanto disprezzata, ma pure temuta, resterà ingannata.

Per l'astio che divide bianchi e neri, per la scarsezza della popolazione, per la disorganizzazione della sua amministrazione, certamente Cuba non è in grado di reggersi da se stessa, pure non dubito che quando il protettorato, sotto qualsialsi forma o sotto qualsiasi denominazione, ve11rà decretato, la popolazione, di colore specialmente, si riunirà in armi ad Oriente dell'isola e, 1seppure non potrà resistere quanto i Filippini, tuttavia darà non poche tribolazioni agli invasori.

Credono i più che le cose stanno per decidersi ma, a mio avviso, potrebbe

darsi che gli uomini di Casa Bianca a Washington protraggano le cose fino

all'autunno per timore della stagione estiva.

Comunque sia l'annunzio di una rivoluzione non dovrà riuscire inaspettato

ed ho creduto perciò bene informare V. E. circa alla situazione politica del paese.

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L'AMBASCIATORE A MADRID, AVOGADRO DI COLLOBIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

·T. 565. Madrid, 6 marzo 1901, ore 5,35.

Ministero costituito. ::;agasta presidente senza portafogli. Duca Almodovar del Rio ministro stato; generale Weyler, guerra.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BOTTARO COSTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. 568/21. Londra, 6 marzo 1901, ore 21,50.

Lord Lansdowne mi comunica che S. M il re gradisce la nomina del ,comm. Pansa ad ambasciatore d'Italia presso di lui.

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IL MINISTRO DELLA REAL CASA, PONZIO VAGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

N. 2006. Roma, 6 marzo 1901.

Ho l'onore rimettere alla E. V. per ragione di competenza l'unita lettera inviata a S. M. il Re àalla " Protestant Reformation Society , di Londra e riferentesi, come altre simili comunicazioni che ebbi già a rimettere a V. E., al noto discorso del Duca di Norfolk.

Nel lasciare alla saviezza di V. E. di giudicare se sia il caso che vengano espressi i Reé:li ringraziamenti per l'atto di omaggio rappresentato dal foglio accluso...

ALLEGATO

LA PROTESTANT REFORMATION SOCIETY A VITTORIO EMANUELE III

Londra, 21 febbraio 1901.

May it please Your Majesty,

The Committee of the Protestant Reformation Society at their first meeting after the English Roman Catholics Pilgrimage to Rome, desire to express to His Royal Majesty King Victor Emmanuel III their indignation at the speech delivered at Rome to the Pope on that occasion by the Most Noble The Duke of Norfolk, in which that nobleman expressed the feeling of his co-religionists in England, that the revival of the temporal power of the Pope, and the consequent breaking-up of the Unity of Italy, was essential to the interests of the Roman Catholic Church, and for the promotion of the religious and mora! welfare of Italy itself.

The Committee beg to assure Your Majesty, that it is the opinion of the vast

majority of the English Nation that the possession of Rome as the capitai of Italy

is essential to the Unity of Italy, which unity has in recent times been so success

fully accomplished after years of suffering, oppression, and bloodshed. We earnestly

pray that the temporal sovereignty of the Papacy may never be re-established in

the Italian Peninsula, and that the cordial good feelings which at present unite

together so firmly the Kingdom of Italy and the British Empire may ever continue

intact.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 384/125. Berlino, 6 marzo 1901.

Con i miei due telegrammi di ieri n. 35 (l) e 36 (2), compilati nel corso della seduta del Reichstag, ho riferito a V. E. il sunto dei discorsi pronunciati ieri dal Conte Biilow su argomenti di politica estera. Trasmetto ora qui entro il resoconto completo della seduta quale è stato dato dalla ufficiosa Norddeutsche Allgemeine Zeitung (2). Come Ella vedrà, anche il segretario di Stato per gli Affari Esteri, verso la fine della discussione di ieri, prese la parola per rispon-

il) Cfr. n. 88. 12) Non r:~•bblicato.

dere ad osservazioni e domande speciali di alcuni aratoTi. Secondo le allegazioni del Barone Richthofen, seguendo i prinoipi di diritto internazionale costantemente rkonol:>ciuti, i Governi degli Stati neutri osservano i doveri della neutralità quando essi si astengono dal far provviste ad uno dei belligeranti e non è necessar,io, per l'osservanza di siffatti doveri, che essi proibiscano le forniture da parte di privati. A tedeschi all'estero non è mai mancata la protezione del Go

verno imperiale quando questa era meritata: a tedes,chi danneggiati a causa del conflitto sud-Africano è stato accordato l'appoggio del Governo il quale ha ottenuto da Londra quanto ancora nessun altro Stato ha conseguito. Il personale consolare germanico è il migliore fra quelli di tutti gli altri Stati. Il Governo imperiale non è favorevole alla istituzione di camere di commercio governative all'estero. Queste, in sostanza, sono le cose dette dal Barone Richthofen il quale -dopo i due discoi1si del Conte Btilow -prese la parola soprattutto perché trattavasi di difendere, come egli disse tra l'ilarità deUa Camera, il suo stipendio di segretario di Stato.

Ieri, infatti, discutevasi il bilancio degli affari esteri in seconda lettura. Se quindi potevano esser discuss,i « argomenti di politica estera » come ho detto sul principio di questo rapporto non era però il caso di una dis,cussione sulla politica estera: discussione, che è di solito riservata, e che anche quest'anno ebbe luogo, per la prima ~lettura del bilancio. Da var,ie parti e da giornali di diverso colore politico era stata negli scorsi giorni espressa la persuasione che questa volta, tenuto conto degli ultimi avvenimenti una dilscussione generale sulla politica estera dell'impero s'i sarebbe prodotta durante la 2" lettura del bilancio degli affari esteri. Tanto dai due miei telegrammi quanto dal resoconto qui unito

V. E. vede che così non è stato. Alcuni deputati si fecero eco di sentimenti, di aspirazioni della pubblica opinione ed H Conte Btilow rispose loro, come egli stesso tenne a farlo rilevare, obiettivamente. Ella sa che qui l'opinione pubblica, le ~simpatie della grande maggioranza del popolo tedesco non sono favorevoli alla Gran Bretagna. Il Cancelliere quindi cercò di soddisfare il non facile compito di dissipare le preoccupazioni pubbliche oc,casionate dal viaggio di S. M. l'Imperatore e dal1la lunga permanenza Sua in Inghilterra, dalla intimità sua col Re Eduardo, dall'alta onorificenza conferita al Maresdallo Roberts: secondo le assicurazioni del Conte BUlow quei fatti non sono taU da portar cambiamenti di sorta nelle relazioni poEtiche germano-inglesi le quali non possono che avere una base di parità completa; e, inoltre, non 'sono tali da dare ombra ad alcun altro Stato, nominatamente alla Russia. A questo riguardo il Conte Btilow credette di fare dichiarazioni esplicite. Sarà sua cura principale quella di mantenere i buoni rapporti tra i due grandi imperi vicini, i quali né sul terreno politico né sul terreno economico sono separati da insormontabili ostacoli: però a Pietroburga doveva sapersi che l'Impero germanico avrebbe sempre cercato di esser l'amico del lsuo vicino ma non ne sarebbe mai stato il servo. La prima parte del discorso del Conte Btilow fu accolta freddamente: il silenzio, in mezzo al quale le sue dichiarazioni caddero, lascia con sicurezza ritenere che il Cancelliere non riuscì a mutare il sentimento dei rappresentanti della nazione. La seconda parte

non mancò il suo effetto. Però non giudicherebbe esattamente deUa politica estera dell'Impero chi volesse fermarsi alle manifestazioni verificatesi nel Reichstag. Nel fatto, or sono pochi mesi esistevano ancora antipatie, in Inghilterra, verso la Germania ed il suo Imperatore le quali ,intralciavano spesso l'azione dei due Governi: qualche disaccordo era avvenuto tra i Governi stessi. II viaggio dell'Imperatore a Londra ha cambiato d'un tratto l'opinione pubblica inglese: e Sua Maestà è colà popolare non meno del Re Edoardo. Tale risultato, non certo senza conseguenze anche per le relazioni ufficiali tra i due paesi il cui buon accordo è così importante pel mantenimento della pace, non fu ottenuto senza destare inquietudini nell'opinione pubbHca tedesca e suscitare diffidenze in Russia. Delle prime Sua Maestà poco si cura: il Governo imperiale, da sua parte, si studia di mostrarne il nessun fondamento -a dissipare ,le se,conde, specie sul terreno politico, il Cancelliere dedica tutte le sue cure. La Germania non trovò e non trova nella Russia tutto quell'appoggio che aveva sperato per la sua azione in China e 1e maggiori opposizioni allo sviluppo dell'influenza germanica in Turchia provengono ,pure dalla Russia. Ma questi fatti, che pur fanno non poca impressione sull'animo impulsivo di Sua Maestà non sono calcolati oltre il loro giusto valore dal Conte Biilow, il qua1e pensa che il supremo interesse della Germania, dato ,l'aggruppamento presente deHe potenze, esige la continuazione di buoni :rapporti ,col •potente vicino -ailo stes,so modo che le buone relazioni germano-inglesi, malgrado la corrente della pubblica opinione, saranno indispensabili alla Germania almeno finché questa non avrà sul mare quella forza di cui

ha imprescindibile bisogno la sua politica mondiale.

Sul terreno della P<>litica ,commercia•le internazionale il Conte Btilow ha fatto una dichiarazione al Reichstag per ripetere, in sostanza, le cose già dette nel Landtag p:russiano. L'agrkoltura ha diritto ad una maggiore protezione e l'avrà; nominatamente, saranno aumentati i dazi :sui cereali. Sulla misura dell'aumento non è ancora H caso di parlare: esso avrà però due limiti l) il mantenimento indispensabile di una industria produttrice e rimuneratrice; 2) le imprescindibiH esigenze della popolazione QPeraia. Il Governo imperiale cercherà di rinnovare i trattati di commercio a tadffa in modo che essi soddisfacciano alle odierne esigenze ed inspirerà costantemente la sua politica commerciale, non ad ,interessi singoli, ma a quello generale del paese. Trattasi, come V. E. vede, delle solite dichiarazioni il cui vero significato non è possibile precisare ancora. Per quanto ci riguarda, io credo mio dovere riferire a V. E. d'esser sempre più persuaso, anche per i discorsi che si fanno con me qui o dei quali l'eco giunge fino a me, che nelle nostre future trattative commerciali colla Germania noi non andremo incontro ad insormontabili difficoltà. La questione più ardua e di tutt'altro che facile soluzione per i negoziatori dei futuri accordi commer

ciali della Germania, la questione dei cereali, negli scambi itala-tedeschi non entra in discussione. E non dubito che la competenza di coloro che saranno i rappresentanti dei nostri interessi concorrerà a vincere le inevitabili opposizioni, sul terreno d'una reciproca equità (1).

(l) Non pubblicato.

(l) Sul problema del rinnovo dei trattati di commercio tra l'Italia, la Germania e l'Austria-Ungheria, v. Die Grosse Politik der euro!>(iischen Kabinette (1871-1914), XVIII, 2, 5705-29.

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L'AMBASCIATORE A MADRID, AVOGADRO DI COLLOBIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 235/58. Madrid, 6 marzo 1901.

La crisi che condu1sse alla costituzione di un gabinetto liberale sotto la: Presidenza del Signor Sagasta si è svolta secondo i costumi politici di questo paese all'infuori del Parlamento.

I sistemi elettorali in !spagna assicurano sempre al Governo che fa le elezioni una maggioranza tale da escludere la possibilità di vittorie per parte delle opposizioni. I mutamenti d'indirizzo di Governo sono indicati ed imposti da fatti extraparlamentarì e da manifestazioni dell'opinione pubblica tradotte· dalla stampa.

Ho riferito nel mio carteggio la difficile condizione creata al Gabinetto Azcarraga dalla sua situazione in parlamento e dalle manifestazioni anticlericali ed ostili al Conte di Caserta.

I principì ultraclericali del Presidente del Consiglio e dei Ministri dell'Interno e della Giustizia avevano alienato una parte della maggioranza che aveva sostenuto e seguito il Signor Silvela quando cercava di svincolarsi dalla frazione più clericale dell'Union Conservadora.

Il Gabinetto Azcarraga formato nel concetto di servire di transizione al ritorno del Signor SHvela non poteva p'iù oltre contare sull'ap.poggio di tutta la maggioranza. Vivamente scosso per l'imperizia dimostrata nel prevenire e reprimere le dimostrazioni anticlericali che condussero alla proclamazione dello· stato d'assedio a Madr,id, presentò le sue dimissioni motivandole con un memorandum nel quale si esponeva al,la Regina 1a convenienza di riunire tutte le forze del partitò conservatore sotto l'unione del suo capo.

Quest'atto provocato dagli avversari del Signor Silvela nel Gabinetto mirava a scuotere il ,suo prestigio di capo partito, ben sapendosi che mai il Duca di Tetuan capo del gruppo di'ssidente avrebbe consentito ad unirsi col Signor Siivela.

Infatti la Regina per tentare l'unione dei conservatori dovette affidare l'in

carico prima al Generale Azcarraga poi al Presidente del Congresso Signor Vil

laverde con grave scapito del Signor Silvela, il qua,le dovette dopo aver invano

tentato una conciliazicne col Duca di Tetuan negarsi a qualsiasi combinazione

di unione ,col suo gruppo e malgrado alle prime promettesse il suo appoggio al

Signor Villaverde il quale rinunciava aH'unione dei dissidenti conservatori fu

costretto infine a cedere all'imposizione dei :suoi aderenti i quali dichiararono

di negare loro appoggio a qualsiasi gabinetto non presieduto dal capo del partito.

Fu in seguito a dò che il Signor VilJaverde rinunciò al mandato.

Fallito il tentativo di unione delle diverse frazioni dell'Union Conservadora

la Regina chiamò il Signor Sagasta.

Questa soluzione parlamentarmente non sarebbe corretta poiché alle Cortes·

il partito conservatore ha la maggioranza ma per le considerazioni che ho sopra

riferite essa s'imponeva alla Corona che molto saviamente la scelse.

La politica del Gabinetto Azcarraga aveva incontrato molta opposizione e sollevato contro di sé l'opinione pubblica liberale il linguaggio violento della stampa e le manifestazioni contro gli eccessi del clericalismo, avevano costretto i principali uomini dell'Union Conservadora, di far pubbliche affermazioni in senso liberale e contrarie alla soverchia intromissione del clericalismo.

Il Signor Silvela invocò l'urgenza di una revi1sione del Concordato; il Signor Villaverde nel suo programma espose pure l'intendimento di modificare il Concordato e di studiare se fosse H caso di una nuova legislazione sulle corpora.zioni religiose.

Queste correnti rendevano pericoloso l'affidare il Governo al partito conservatore indebolito dalle sue divisioni tanto più che il Signor Silvela, il suo capo ed il rpiù moderato nelle ·sue opinioni, si trovava nell'impossibilità di assumere il potere.

Il Signor Silvela nello scorso ottobre col consentire alla nomina del Generale Weyler a Capitano Generale di Madrid, che fu poi 'la causa della crisi per cui lasciò la Presidenza, diede a questi una parte preponderante nella politica che fin qui aveva vanamente cercato di ottenere.

Il Signor Silvela credette di far atto di saviezza e di previdenza nel dare un'alta carica al Generale Weyler che da ·lungo tempo intrigava con tutti i partiti per mettersi in vista. Cedette for,se anche al timore che dopo la morte del Maresciallo Martinez Campos il Generale Weyler, che ha una fedele clientela fra gli ufficiali, potesse susoitare imbarazzi.

Il Generale Weyler si trovò così chiamato ad una parte attiva in questa crisi.

Valendosi, con molta abilità, dei poteri a lui conferiti dallo stato d'assedio,

si dimostrò contrario a qualsiasi repressione di carattere politico, tollerò e blandì

la stampa e si atteggiò a moderatore neHa crilsi politica attuale.

Assicurato del portafoglio della guerra dal Signor Sagasta, gli diede il suo

concorso occulto per agevolare il suo avvento al potere, valendosi di tutti i

mezzi per ostacolare il Signor Silvela.

Nel Gabinetto formato dal Signor Sagasta non entra il gruppo radicale.

Il capo di esso Signor Canalejas non accettò un portafoglio offertogli ma assicurò

il Presidente del Conlsiglio del suo appoggio ad un programma schiettamente

liberale.

Non si conosce ancora il programma del nuovo Ministero. Esso scioglierà

prossimamente le Cortes e farà le elezioni generali.

Questo cambiamento di partito al potere non produrrà ora un notevole

mutamento nell'indirizzo del,la politica interna della Spagna ma è indizio di

resistenza ed anche d'impotenza di una politica ultra clericale.

In tutte le discussioni e le manifestazioni di uomini politici durante la crisi

non fu mai fatto cenno a questioni di politica estera, perseverando l'opinione

pubblica nel sentimento, prevalente dopo l'ultima guerra, essere H migliore

partito per la Spagna di tenersi appartata dalle grandi questioni che occupano

l'Europa.

La soluzione della crisi avrà anche per effetto di attutire la cattiva impres

sione prodotta dal matrimonio della Principessa delle Asturie e di rialzare il

prestigio della Regina Reggente.

97

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 574/37. Berlino, 7 marzo 1901, ore 11,10.

Questa notte a Brema, mentre l'imperatore si recava alla stazione, un operaio lanciò pezzo di ferro, non ancora ritrovato, contro la carrozza. S. M. l'imperatore fu colpito aUa guancia, riportando ferita fino all'osso larga 4 centimetri. L'imperatore proseguì naturalmente viaggio a Berlino. Ferita non è grave, ma esigerà quindicina giorni per la guarigione. Ho fatto già condoglianze R. Governo.

98

IL MINISTRO A LISBONA, GERBAIX DE SONNAZ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 585/24. Lisbona, 7 marzo 1901, ore 15,40.

Ier sera ebbe luogo una dimostrazione Litsbona, alle grida viva libertà, abbasso gesuiti che fu sciolta dalla polizia. Cinque feriti, diciassette morti.

99

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BOTTARO COSTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, pp. 40-41)

T. 584/23. Londra, 7 marzo 1901, ore 15,47.

Il Governo di S. M. britannica ritiene che le indennità potrebbero classifi

carsi come segue: • l) danni agli edifici delle legazioni e consolati. Ferimenti

e morti di guardie privati durante l'assedio. Mobili ed effetti personali dei mem

bri delle legazioni. Spe1se di, guerra; 2) EdiJìici etc. appartenenti a compagnie ed

a privati, inclusi i missionari. Indennizzo per ferimento, morte di missionari e

privati. Edifici etc. appa.rtenenti a mis.sionari; 3) Indennità a chinesi danneggiati

pel fatto di trovarsi al servizio di forestieri. Il Governo del re ritiene che tutti

i reclami non governativi di qualsiasi specie dovrebbero esaminarsi da una com

milssione per essere determinati con criteri ·comuni. Accertato l'ammontare dei

reclami governativi ed altri, le potenze potranno decidere circa la somma totale

da ·chiedere circa i mezzi migliori per la China di provvederli. n Governo del

re ritiene che l'indennità governativa ed altre dovrebbero limitarsi al solo danno

effettivo e diretto, e che non si ammettano reclami separati per parte di singole

potenze ». Quanto precede sono le istruzioni inviate dal Foreign Office al rap

presentante britannico in Pechino.

5 -Document-i diplomatici -Serie III -Vol. V

100

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 40)

T. 578. Vienna, 7 marzo 1901, ore 17,35.

Ho dato notizia a Goluchowski del telegramma del 3 marzo n. 21 (l) direttoal R. min1stro a Pechino. Conte Goluchowski concorda con V. E. nel secondo e terzo punto. Quanto alla commissione .composta degli inviati ~steri a Pechino· per determinare le indennità rispettive, Goluchowski non ha diffi.coltà ad aderirvi poiché l'indennità chiesta dal Governo austro-ungarico è conforme all'equità ed è assai modesta, ma egli dubita dell'unanimità degli altri gabinetti circa questo modo di procedere.

101

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 41)

T. 589. Pietroburgo, 7 marzo 1901, ore 20,25 (per. ore 1,20 dell'8).

Conte Lamsdorff mi comunicò nota ,seguente riguardo questione indennità alle società e privati in China. • Governo imperiale ritiene occorrere anzHutto stabilire principio uniforme come ba!se della loro determinazione; ·che l'applicazione di tale principio spetti ai singoH rappresentanti potenze, in ciò che si riferisce ai propri nazionali; in caso di disaccordo nell'applicazione, Governo imperiale ha anche intraveduto possibilità ricorso alla Corte d'appello internazionale dell'Aja. A viva voce aggiunse :ritenere non conveniente blocco unico di tutte le domande e Governo imperiale avere ancora stabilito circa liquidazione indennità morti e feriti in guerra. Non ho potuto ottenere risposta più precisa. Mostrò trovare che lsi aveva troppa fretta giungere conclusione definitiva. Su questo punto dichiarò Governo imperiale non avrebbe più partecipato discussione relativa alle esecuzioni pene; sue parole mi banno fatto più che mai impressione· che Russia voglia conservare sua libertà d'azione benché protesti desiderare completo accordo.

102

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, PANSA

D. 9656/63. Roma, 7 marzo 1901.

Nella situazione interna dell'Impero ottomano, e più p\l'ecisamente nelle· condizioni delle provincie d'Europa, si manifestano, da alcun tempo, fatti e

sintomi che non sono sfuggiti a V. E., e che suscitano a buon diritto J.e preoccupazioni di quanti sono solleciti del mantenimento della quiete in Oriente.

Come chiaramente si trae dai rapporti dei nostri Consoli, il malcontento va assumendo forme gravi in Albania, e soprattutto in Epiro, dove lo sgoverno dei funzionari preposti alla pubblica amministrazione hanno [sic] eretto a sistema l'avbitrio e la malversazione. Con frequenza maggiore dell'usato si ripetono conflitti e violenze nell'Alta Albania e nella Vecchia Serbia, dove, tranne i brevi periodi di momentanea repressione, l'autorità del Sultano si è fatta pressoché nominale. Infine in Macedonia alle competizioni tra Greci, Serbi e Bulgari, permanente cagione di torbtdi e di disordine, si va sovrapponendo, con intensità sempre crescente, l'azione dei Comitati che dalla Bulgaria, impotente o connivente H Governo prindpesco, si estende e ramifica nella intera regione. Per quanto concerne il lavorio di questi Comitati, vani sono riusciti, finora, gH avvertimenti delle Potenre alle quali anche l'ItaHa si è associata, né si è attenuata la mina·ccia che ne deriva per la ;pace.

D'altra ;parte, -ed è anche questo indizio degno di nota, -da alcun tempo .si avverte, presso i funzionari ottomani, tanto nella capitale, quanto nelle provincie, un atteggiamento di insolita res1stenza di fronte alle domande, siano pur moderate e ragionevoli, di sudditi esteri e delle rispettive loro rappresentanze. Questo atteggiamento è stato additato da V. E. in più di un caso speciale; ma .da più lati me ne giunge ora la conferma. Se ne è intrattenuto, da ultimo, col

R. Ambasciatore in Vienna il Conte Goluchowsky, ed analoghi rapporti ne sono recentemente pervenuti al Gabinetto di Parigi da codesto suo Rappresentante.

Quel che sarebbe da fa11si, per opera diretta delle Potenze, in tale stato di cose, chiaro non apparisce. Dovrebbe, invece, lo stesso Governo del Sultano rendersi ·conto dei pericoli a ·cui l'Impero sta •esposto, e cercar modo di scongiural1li sia con un atteggiamento di maggiore cordialità e deferenza amichevole verso i Governi amki, sia ·col provvedere ad una migliore e più giwsta amministrazione nelle provincie, eliminando così ogni ragione di legittima doglianza, e togliendo di mezzo ogni pretesto alle agitazioni. E qualora atti di repressione si impongano importa che .sia opera di giustizia illuminata ed imparziale che solo i colpevoli colpisce, e non anche gli innocenti, e soprattutto importa che la repressione non sia pretesto ad atti di cieco fanatrsmo come purtroppo spesso è avvenuto suscitando recrudescenza di odii e maggiori violenze. Ed importa che nella ·eventuale necessaria opera di repressione, questa, pur essendo energica verso i sobillatori delle popolazioni, rimanga mite verso di queste, anche se per avventura esse hanno potuto prestare qualche orecchio alle sobillazioni.

Benché 'l'esperienza del passato non incoraggi a molto sperare in una salutare resipiscenza, stimo tuttavia essere obbligo nostro di nulla negligere che possa giovare a tal fine. Non sono in grado di darle, a questo riguardo, specifiche -e precise istruzioni. Però Ella sarà sempre fedele interprete dei nostri intendimenti se nei colloqui suoi con codelsti Ministri, V. E. terrà di concerto coi Colleghi, un linguaggio che metta in luce i mali presenti e la necessità di acconci

:rimedi.

(l) Cfr. n. 80.

103

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

(Ed. in LV 99, p. 42)

T. 596/26. Roma, 8 marzo 1901, ore 16,30.

Rispondo al n. 24 (1). Agli occhi nostri l'essenziale è che le indennità per

privati siano liquidate secondo criteri comuni concordati fra i ministri prima di intraprendere ogni esame e vengano in definitiva accertate collegialmente dai capi missione. A ciò non si oppone anche il procedimento proposto dal ministro d'Inghilterra e cioè che i reclami siano preliminarmente esaminati da altrettante commissioni per ogni nazionalità, solamente temo che per tal modo lavoro diventi più complicato, dando luogo a due gradi di esame anziché uno solo.

* Quanto alla composizione eventuale della nostra commissione osservo che Romano giungerà cdstì ai primi di maggio e converrà quindi che occorrendo, ella lo surroghi con un ufficiale idoneo a tale ufficio * (2).

104

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, PANSA

T. CONFIDENZIALISSIMO 600. Roma, 8 marzo 1901, ore 19.

D'accordo ·coi colleghi della marina e delle poste si è risoluto che l'ufficio postale di Bengasi cominci a funzionare 'col vapore della Navigazione Generale che ivi approda H 15 di questo mese. Nella vigilia di quel giorno si troverà presente, in rada di Bengasi, ivi giungendo ditrettamente dall'Italia il contrammiraglio Coltelletti con due ·corazzate ed un avviso, destinato quest'ultimo alle eventuali comunicazioni. L'ammiraglio ha istruzioni di presentarsi in atteggiamento amichevole, di mantenel'si estraneo a quanto si riferisce all'inizio del servizio postale, limitandosi, qualora non sorgano incident,i, a sostare per quel tempo ulteriore che gli paia conveniente. Se, invece, da parte dell'autorità tlocale, contrariamente alla previsione, si procedesse ad atti di violenza, l'ammiraglio, P'resi opportuni concerti col vice console, ne esigerà la dovuta riparazione, appoggiando le sue domande nel modo che stimerà più conveniente e più efficace (3). Il servizio si inizierà nella forma indicata dal console Chicco nel suo rapporto 9 febbraio di cui V. E. ha ricevuto direttamente una copia. Quanto precede, per ora, è a titolo

di semplice informazione, non essendo oramai il caso che ella faccia precedere, presso la S. Porta, alcuna premonizione qualsiasi. Solo la prego, nel segnarmi ricevuta di questo telegramma, di farmi conoscere le eventuali sue osservazioni.

(l) -Non pubblicato. (2) -Il brano fra asterischi è omesso in LV 99. (3) -Fin qui il tel. venne ritrasmesso a Tripoli, in pari data, con la seguente aggiunta: c Quanto precede è per informazione strettamente confidenziale e personale di lei. Intanto converrà che ella fin d'ora disponga ogni cosa in guisa che all'arrivo costì, nel giorno 13 corrente, del vapore della Navigazione Generale il pacco destinato al nuovo ufficio di Bengasi sia formato nel modo da lei indicato col rapporto 9 febbraio, mantenendo, ben inteso, verso tutti, nessuno eccettuato, il più assoluto segreto circa la prossima venuta delle RR. navi a Bengasi •.
105

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 43)

T. 597/38. Berlino, 8 marzo 1901.

Ad ogni buon fine riferisco quanto qui risulta circa questione Manciuria di cui si fece parola ieri al parlamento inglese. In questi ultimi giorni China si è diretta a vari Governi, * non so se anche al Governo italiano * (1), informando che non avrebbe potuto, se non appoggiata da altre potenze, esimersi da ratificare come chiede il Governo russo il trattato testè concluso fra le autorità militari russe e autorità civiìi chinesi nella Manciuria. Giappone ha dichiarato che se trattato sarà ratificato, si riservava eventualmente chiedere compensi equivalenti. Inghilterra ha chiesto a Pietroburgo la spiegazione ed ottenuta Ia risposta ieri comunicata dal signor Cranborne al parlamento. Ma tale risposta non ha contentato Governo inglese che insiste per conoscere testo completo ed ufficiale del trattato, quello .pubblicato da giornali contenendo stipulazioni che toccano trattati anteriori delle potenze ·colla China e condizioni che equivalgono ad occupazione permanente. Governo germanico per .parte sua non ha speciale intere1sse alle provincie chinesi occupate dalla Russia, ma si preoccupa della questione sorta per le sue conseguenze sull'accordo deHe potenze e sulla soluzione delle altre questioni chinesi.

Per non pregiudicare nulla esso si è limitato a consigliare China a rivolgersi ai ministri in Pechino cui sono devolute tutte le questioni ora pendenti.

106

IL MISTRO DI GRAN BRETAGNA A BOGOTA, WELBY (2), AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'I'. 705/3. Bogotà, 8 marzo 1901 (per. ore 8,35 del 22).

Importantissimo che il Governo di S. M. prenda in considerazione la domanda del Governo colombiano fatta col mio telegramma 26 gennaio e ripetuta in quello del 23 febbraio (3). Segretamente e da sicura fonte, sono stato infor

13) Si tratt3 di telegrammi di Welby relativi a proposte del Governo colombiano per la soluzione della vertenza con l'Italia ed il conseguente ristabilimento delle relazioni diplom:1tiche.

mato che delegato apostolico lavora attivamente trattando ottenere da questo Governo una dichiarazione di completa rottura relazioni col Governo italiano, in cambio di un assoluto riconoscimento da parte della Santa Sede della legittimità del presente Governo la quale finora è stata rifiutata. Temo molto che continuando le ,lungaggini da parte del Governo di S. M. in accedere alle domande ... (l) di Colombia il delegato apostolico possa ottenere quello che desidera.

(l) -Le parole fra asterischi sono omesse in LV 99. (2) -Il ministro residente inglese a Bogotà L. E. Welby, era stato incaricato degli affari italiani in Colombia dal luglio 1898, in seguito alla sospensione delle relazioni diplomatiche fra l'Italia e la Colombia.
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IL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 895/10. Addis Abeba, 8 marzo 1901 (2).

Vengo a scoprire che nella delimitazione frontiera Sudan, Harrington, valendosi buona fede Menelik, tentava far cominciare linea confine da Todluc. Appena scoperta in!sidia, ho ricordato a Menelik nostro tracciato confine da Todluc a Tomat, rilevando che inganno inglese era insidioso per le nostre relazioni. Menelik, furioso per tanta malafede, tanto più che Harrington perfettamente conosceva nostri confini, energicamente si rifiuta accettare proposta Harrington, dichia,randosi lealmente impegnato con noi. Anche sulla lealtà di Harrington sono disilluso, giacché sue reticenze e temporeggiare fornirmi spiegazioni sul noto telegramma, mi fanno sospettare essere egli autore confusione cifra e interessato im,pedire a me definire confini prima di lui. Nostra posta è finora affidata lealtà, amicizia inglese. È indispensabile eliminare !sospetti, e provvedere; perciò credo che sia conveniente richiedere subito spiegazioni direttamente Governo britannico rpel noto telegramma.

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IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 337/82. Belgrado, 8 marzo 1901.

Il Signor Tcharikoff ha presentato, il giorno 3, le sue credenziali. Se si ha da credere al giornale ufficiale, che non sempre fu eco fedele delle cose dette in simili circostanze, egli avrebbe, nel discorso d'uso, espresso, • con le più calde parole •, la simpatia di S. M. l'Imperatore per S. M. il Re, per la Real Dinastia e 1per la Nazione Serba, del pari che il desiderio del Governo Imperiale di vedere la Serbia avviata ad un tranquillo e prospero sviluppo. Per il rimanente, né le

parole del Signor Tcharikoff, né quelle del Re, in risposta, sembrano essersi di\SCostate dalla consueta fraseologia.

Più significanti furono i brindisi pronunciati, nel pranzo dalla Corte offerto, ieri sera, al nuovo Ministro di Russia ed alla di lui famiglia, con intervento dei capi delle missioni estere, dei ministri, degli antichi rappresentanti serbi in Russia e di alcuni ufficiaH !superiori. Nelle studiate sue parole, il Re ricordò le tradizionali relazioni di amicizia tra la Serbia e la Russia, l'affinità di razza e di religione tra i due popoli, la parentela spirituale esistente per Lui, dalla nascita, ·con la Famiglia Imperiale, per essere stato l'Imperatore Alessandro II suo padrino di battesimo, parentela rinnovatasi, di recente, per avere l'Imperatore Nicolò II acconsentito ad essere suo compare di anello. In nome proprio, della Regina, del Governo e del popolo serbo, il Re bevette alle Loro Maestà Imperiali, alla Famiglia Imperiale, alla grandezza ed alla prosperità della Russia. La risposta del Signor Tcharikoff fu, al paragone, estremamente riservata e parca. Egli non fece alcun cenno delle Persone Imperiali; promise, in nome del proprio Governo, reciprocità di buoni rapporti; diede assicurazioni circa i propri intendimenti, e brindò, ancora a nome del Governo Imperiale, alle Loro Maestà.

Mi risulta, poi, che, nella conver,sazione, dopo la pr~sentazione delle credenziali, il Signor Tcharikoff disse, in termini testuali, al Re • avere il Governo Imperiale fiducia nella di Lui persona, indipendentemente dalla scelta che possa fare dei Suoi Ministri ». Con le quali parole avrebbe inteso svincolare il Governo russo da troppo stretta solidarietà coi radicali, solidarietà di cui questi volentieri fanno pompa, che esistette in passato, che esiste tuttora e che continuerà ad esistere, ma che, attesa l'attività di quel partito politico, conviene, in omaggio ai patti del 1897 con l'Austria-Ungheria, sia attenuata, almeno a parole. Già quattro radicali sono al potere; altri potranno venirvi chiamati. Con tutto ciò, la Russia non vuoi parere favorire questo affermarsi del partito radicale, nel quale sonvi anche elementi di dubbio lealismo dinastico; e soddisfatta e sicura della posizione riacquistata, dichiara che non prenderebbe sospetto qualora il Re, anziché radicali, chiamas13e al potere liberali o progressisti. Tale è la interpretazione che vien data alle ricordate parole del Signor Tcharikoff da coloro che ne ebbero cognizione.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Il tel. venne ritrasmesso dal Governatore dell'Eritrea, Martini, 1'8 a')ril~. Lo stesso Martini aveva telegrafato il giorno precedente (70/588) per denunciare che il confine proposto a Menelik dagli inglesi includeva nel territorio del Sudan buona parte dei Cunama tra Gasc e Satit, comprese le vie di comunicazione, con grave danno del commercio eritreo. Martini ritornò sull'argomento con il telegramma n. 70/769 del 27 marzo.
109

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, FAVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 599/20. Washington ... (per. ore 6 del 9 marzo 1901).

Nel suo discorso inaugurale della sua nuova amministrazione presidente ha rilevato che l'aumento fenomenale della produzione del paese impone necessità di allargare mercati esteri degli Stati Uniti. In seguito a questo ambas·ciatore di Francia, coll'autorizzazione del suo Governo, negozia terza proroga di 18 mesi del trattato che il senato non ha voluto ora ratificare. Relativo protocollo sarà firmato forse domani.

110

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. CONFIDENZIALE 604. Pera, 9 marzo 1901, ore 16,20 (per. ore 18,10).

Riguardo suo telegramma (l) circa posta Bengasi, giacché il R. Governo si è risoluto procedere all'apertura, è certo conveniente prendere tutte le misure occo11renti per prevenire un atto di opposizione materiale. Mi si off.re soltanto il dubbio che l'invio di tre navi con un ammiraglio per procurare apertura di un ufficio postale, rappresenti uno 'sforzo non necessario, il quale appunto per la sua sp,roporzione si presterebbe ad essere interpretato come pretesto colto dal:l'Italia per esercitare atto di padronanza in Cirenai·ca. Se tale non è idea del

R. Governo e se si tratta soltanto produrre impressione sul Mutes1sarif è da ritenersi che la p.resenza di una sola nave basterà per fargli comprendere il nostro proposito procedere oltre e per renderlo esitante ad assumere .responsabilità delle ~conseguenze di un suo proprio atto di resistenza; che se poi questo gli fosse veramente imposto da ordini categorici, egli non potrà dispensa!l"lsi dallo eseguirli ugualmente, sia in presenza di una che di due navi.

Se V. E. trova giusta questa considerazione mi pare si potrebbe limitarsi a far trovare a Bengasi una sola nave col proprio comandante e mandare l'altra nave e ,l'avviso coll'ammiraglio alla Suda, ove lo stesso vapore della Navigazione Generale Italiana proseguendo il viaggio, gli porterebbe da Bengasi immediatamente notizie dell'accaduto. E qualora un atto di violenza si fosse verificato tale da esigere una riparazione ammiraglio si recherebbe allora sul luogo col vantaggio di aver potuto chiedere previe, definitive istruzioni telegrafiche a Roma.

Che se le valigie sono lasciate passare, converrà raccomandare al vice consolato di astenersi daJl distribuire le ·corrispondenze a domicilio, come se ne astengono le poste estere di Costantinopoli, specie pei sudditi ottomani, e ciò allo scopo d'evitare che i postini vengano fermati per la strada (2), il che è qui avvenuto ancora giorni sono al postino inglese per aver portato lettere in un caffè. È infine da considerare che quand'anche si riuscisse ad avviare ora servizio senza ostacolo, ciò non toglie che questo possa prodursi nell'occasione di un qualunque viaggio successivo.

111

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, PANSA

Roma, 10 marzo 1901, ore 10.

Apprezzo le considerazioni espostemi nel suo telegramma di ieri (3). Però osservo che non potendosi contare l'avviso destinato alle sole comunicazioni, le

~3) Cfr. n. 110.

navi sono solo due invece di una, l'ammiraglio si presenta a Bengasi come in giro normale con una divisione facente parte della squadra che sta ora manovrando nel Mediterraneo, né può quindi dar Iuogo a rilievo d'ordine politico. Se poi, la Porta vi ravvisa una nmtra dimostrazione conviene che questa sia tale da convincerla del nostro fermo proposito di non tollerare sfu-egio e di non ammettere, anche m vista della prosecuzione ulteriore del servizio postale in Bengasi che non .si consenta a noi quello che si è consentito ad altre potenze. Intanto faccio pervenire al vice 'console le giuste avvertenze di lei circa la distribuzione della corrispondenza.

(l) -Cfr. n. 104. (2) -Fin qui il tel. venne ritrasmesso a Tri!10li dal Ministero. con tel. 613 del 10 marzo. con l'aggiunta di queste parole: " Poichè ella si troverà sul luogo. converrà che ella raccomandi al vice console di astenersi dal distribuire le corrispondenze •.
112

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BOTTARO COSTA

(Ed. in LV 99, p. 43)

T. 617. Roma, 10 marzo 1901, ore 19,45.

Da Berlino ci si annunzia (l) che il Governo cinese si è rivolto a varii Governi per informarli che senza l'appoggio delle potenze non avrebbe potuto esimersi dal ratificare come chiede il Governo russo, il trattato testè concluso tra le autorità militari russe e le autorità civili cinesi circa la Manduria. Desidero sapere se il ministro di China ha fatto tale comunicaz,ione anche a codesto Governo e quale accoglienza le è stata fatta costì. In ca1so affermativo converrebbe, * anche questa volta * (2) sentire da codesto ministro di China se abbia istruzioni di fare, del pari a noi, identica comunicazione.

113

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. R. 620. Parigi, 11 marzo 1901, ore 4,20.

Ho creduto necessario di avere con questo ministro degli affari esteri una conversazione a fondo so!!Jra il ritardo che soffre nella procedura parlamentare, tanto il progetto di legge relativo dazio sul vino, quanto l'altro relativo alla dichiarazione 8 dicembre 1900 per l'estradizione. Il primo di questi progetti è esposto al pericolo 'che la commissione di dogana della camera non riferisca e lo lasci cadere alla fine della sessione. H secondo è arenato in senato, in seguito alla voce che vi si è fatta correre che i1 ministro di grazia e giustizia non tiene molto che il progetto sia discusso. Dissi a Delcassé che avvicinandosi il momento delle manifestazioni magg,iori di amicizia che il ,re ed il .suo Governo hanno

Il\ Cfr. n. 105.

deciso di d:a,re verso il presidente della repubblica e la nazione francese, io mi doveva preoccupare dell'effetto che produrrebbe in Italia siffatto indugio, le cause di essi e probabilmente gli insuccessi che ne sarebbero la conclusione. Delcassé messo alle strette, pur negandosi ad ammettere ciò che mi risulta in modo sicuro delle disposizioni personali del guardasigilli, finì per riconoscere egli stesso che indipendentemente dalla volontà del ministero, ma a cagione della esacerbazione dello spirito di opposizione creata dalla discussione della legge sulle associazioni, si è formato neLla camera dei deputati un ambiente pericoloso, nel quale la coalizione delle opposizioni può prodursi in qualsiasi questione nella quale possa esservi probabilità di mettere il ministero in minoranza. Questo ministro esteri ritiene che quando la rlegge sulle associazioni sarà stata votata, quest'ambiente si modificherà, e che volendo seriamente condurre in porto i progetti di legge che ci interessano, non b~sogna dimostrare impazienza per i ritardi che unicamente sono ,creati dalla condizione interna parlamentare che io non posso ignorare. Ho tenuto con Delcassé un linguaggio amichevole ma fermo, che riservo al

R. ministero ogni apprezzamento, e gli ho suggerito di far fare egli stesso per mezzo del signor Barrère dichiarazioni che stimerà utili. Il mio compito era nell'interesse dei nostri rapporti di prevenire le impressioni di disg,radevoli sorJ>["ese ed era perciò che non credeva di poter ritardare maggiormente a parlargliene.

(2) Le parole fra asterischi sono omesse in LV 99.

114

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 619/39. Berlino, 11 marzo 1901, ore 4,30.

Ferita di S. M. l'imperatore procede regolarmente verso guarigione: l'occhio, che era alquanto infiammato, non dà ormai inquietudine. In causa del bendaggio riesce alquanto penoso leggere e anche parlare. Non si pubblica più bollettino giornaliero, ma si prevede che fino dopo la Pasqua Sua Maestà non potrà prendere parte a funzioni pubbliche.

115

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTIN!, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 646. Mogav, 11 marzo 1901 (1).

Confini stabiliti con Negus e determinati dalla linea Tomat-Todluc-Tomat unico possibile nostro sbocco ver:so il Ghedaref trovasi riva sinistra Atbara e

però in territorio il quale appartiene, secondo il protocollo 1891, all'Inghilterra; poiché questa chiese ed ottenne modificazione quel protocollo per regolare sua frontiera con l'Abissinia. Prego V. E. di farmi conoscere se, dovendo anche noi assestare confine, intendasi siaci ,concesso reciproco consenso modificazione in modo che Tomat rimanga potere nostro, o se invece linea confine debbasi tracciare verso Todluc dal punto di confluenza dell'Atbara col Setit, lasciando all'Inghilterra integra la riva sinistra dell'Atbara. Prego V. E. di sollecite istruzioni.

(l) Il tel. venne spedito da Sabderat, il 15 marzo, ore 8.

116

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, DE MARTINO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BOTTARO COSTA

D. 10098/66. Roma, 11 marzo 1901.

Mi riierisco alla mia precedente corrispondenza sull'argomento. Il R. Vice Corllsole in Bengasi mi trasmette le seguenti notizie che le comunico per sua informazione.

La voce corsa che il Mahdi Senussi dovesse recarsi alla Mecca non ha fondamento. Egli non avrebbe potuto conservare l'incognito e quindi non sarebbe stato possibile il ritorno nelle sue regioni di là dove il Sultano esercita pienamente il suo potere.

L'avanzarsi dei francesi nel Baghirmi e nel Wadai metterà, forse, il Mahdi Senussi nell'alternativa o di ritornare a Kufra o di cercare altra località indipendente. Si dice, a questo proposito, che il Sultano del Darfur abbia stretta amicizia grande con lui ed offertogli di recarsi a dimorare nel suo teiTitorio e precisamente su di un monte detto Morra assai vasto e ferUle e quasi ina,c~cessibile.

Era corsa voce che i francesi avessero imposto dazi per le carovane che dal Bornu sono dirette a Tripoli e Bengasi e viceversa.

Sembra ora che tal voce possa aver avuto origine dal fatto della restituzione ai mercanti tripolini delrle merci e delle somme loro state sequestrate dal Rabah in misura esorbitante, merci che furon trovate nei suoi magazzini. Su queste, i francesi avrebbero percepito all'atto della 11estituzione un di,ritto del 10% donde la voce della imposizione dei dazi nel Bornu.

Pare invece che il Governo Francese abbia imposto un dazio del 20% sulle merci importate dalla Tripolitania e Cirenaica nel Bornu ed esentate quelle importate dalla Tunisia.

Giunse anche notizia al R. Vice Console in Bengasi di una rivoluzione scoppiata nel Wadai contro quel Sultano Ibrahim per quistione di successione.

La sua crudeltà ed i rsuoi vizi avendoglri alienato l'animo delle popolazioni sembra non gli sarà facile sedare la rivolta. In sua vece, sa!l"ebbe nominato Sultano Ahmed figlio dell'ex Sultano Alì.

117

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BOTTARO COSTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in L V 99, p. 44)

T. 628. Londra, 12 marzo 1901, ore 7,59.

La .comunicazione di cui è cenno nel telegramma di V. E. di ieri (1), è stata fatta a Londra, Berlino, Tokio e Washington, non a Roma, Parigi e Vienna. Questo ministro di China, da me interpellato in proposito, mi rispose che intesa per i Gabinetti dei quattro paesi più di·rettamente interessati nella Cina settentrionale non 'la si era fatta agli altri gabinetti. Gabinetto di Londra non ha ancora risposto.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA

T. 628. Roma, 12 marzo 1901, ore 12 (2).

Governo inglese, chiedendoci se avevamo osservazioni a fare, ci comunicò 6 ottobre 1899 linea confine proposta da Menelich ad Harrington la quale modificava delimitazione protocolli anglo-italiani 24 marzo, 15 aprile 1891. Rispondemmo 26 ottobre 1899 consentendo che linea detti protocolli fosse modificata nel senso indicatoci, linea proposta da Menelich all'Inghilterra da Todluc volgeva a sud passando per Ombrega.

Ci giunge ora notizia da R. commLssario Eritrea che questa linea sarebbe stata modificata, facendola volgere da Todluc a sud-sud-est la confluente del Maatebbe col Setit dando al Sudan buona parte dei Cunama.

On. Martini ritiene questa modificazione dannosissima poiché Eritrea perderebbe da quel lato ogni possibilità commercio con Abissinia, strade che vi conducono rimanendo territorio sudanE:<se. I Cunama dovrebbero, secondo il nostro interesse, non essere compresi in territorio sudanese.

Chiedo a questa ambasciata inglese amichevoli spiegazioni riferendomi scambio di note che costituisce un'intesa tra Italia e Inghilterra come appendice ai pa-otocolli 1891. Ne informo intanto S. V. perché ne parli confidenzialmente ed amichevolmente con Harrington e me ne ·rifertsca facendomi anche conoscere intendimenti Menelich. La questione che deve essere trattata con Inghilterra è molto delicata nelle nostre relazioni con Menelich, poiché ·ciò non conviene assolutamente invocare presso di lui protocolli 1891, ma, se occorre, unicamente reciproci interessi commerciali, tra Eritrea e Etiopia. Non vogliamo intralciare negoziato inglese per confine, ma agire con la massima lealtà.

(l) -Cfr. n. 112. (2) -Il tel. venne inviato tramite il consolato ad Aden.
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IL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 910/11. Addis Abeba, 12 marzo 1901 (1).

Devo aggiungere a,l telegramma n. 10 (2) Menelik ha risposto ad Harrington che può dtscutere tracciato frontiera Sudan a cominciare da Tomat. Per le divergenze fra l'Italia e l'Inghilter;ra riguardo linea Todluc Tomat, egli non può intervenire, avendo già rLconosciuta quella linea come frontiera Eritrea: si meravigHa con Harrigton perché conoscendo ,perfettamente frontiera Eritrea Etiopia, ha tentato risolvere un ·conflitto fra Italia ed Inghilter~ra compromettendo lui. Ora Menelik attende spiegazioni, ma Harrington con tale inganno atto d'astuzia, si è già molto compromesso nella... (3) di Menelik.

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IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 361/88. Belgrado, 12 marzo 1901.

Dalle conversazioni ~che il Signor Tcharikoff ha avuto con me e con diversi colleghi, sembra emergere chiaramente quale sia la linea di condotta tracciatagli.

Mentre il Signor Mansuroff, per la parte avuta nel matrimonio Reale e nell'impianto del presente regime, veniva di continuo dal Re consultato, e di continuo, o in nome personale od a titolo ufficioso, dava suggerimenti e consigli, venendo così a dividere responsabilità che non gli spettavano, il Signor Tcharikoff mostra non volere ingerirsi menomamente nella politica serba. Il Re può governare come gli piace; chiamare a sé, come consiglieri e collaboratori, chi meglio gli aggrada: ,la Russia ed il :suo rappresentante non vi troveranno da ridire, accontentandosi di seguire, con occhio benevolo, il libero svolgimento dell'attività di questo Paese nelle vie pacifiche. Cotale atteggiamento è conforme allo spirito dei patti che, nel 1897, assegnarono alla Russia ed all'Austria-Ungheria le rispettive sfere d'influenza nei Bakani. Né occorre alla Russia avere presentemente, in Serbia, una politica attiva. Il popolo serbo, lasciato alle sue tendenze, è russofilo. E se il partito progreSisista, creazione di Re Milan, poté propendere, in addietro, per la politica austrofila, è dubbio che, Re Milan spento, rimanga fedele a politica così impopolare. I progressisti, poi, sono un esiguo numero, mentre il partito radicale, a cui sorride l'avvenire e che è nettamente prono alla Russia e

amico degli amici della Russia, quando abbia riacquistate le sue forze e rioccupate le 1sue ,posizioni, comprenderà i tre quarti del popolo se,rbo. Non sembra, dunque, esservi alcun inconveniente, per codesta potenza, a ~asciare che, in Serbia, le cose vadano per la loro china; in pari tempo, acquista merito verso l'AustriaUngheria, con ,l'astenersi scrupolosamente da ingerenze nelle cose serbe. Sarebbe sempre in tempo a mutar contegno quando s'accorgesse che l'influenza austroungarica soverchiasse, qui od altrove, i limiti a'(~consentitile.

Per ora, tale influenza è nulla. Stando ad informazioni venute da Vienna, sarebbe intendimento di quel Governo ~asciare che il Re si comporti a suo talento, poiché prevede che non tardi ad essere nuovamente sopraffatto dai radicali, e, nell'eccesso del male, si volga all'AUJstria-Ungheria.

(l) -Il tel. venne ritrasmesso dal Governatore dell'Eritrea, Martini, il 10 aprile. (2) -Cfr. n. 107. (3) -Gruppo indecifrato.
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L'AMBASCIATORE DI FRANCIA A LONDRA, CAMBON, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, PANSA

(Carte Pansa)

L. P. Londra, 12 marzo 1901.

J'apprends avec une grande joie que nous allons nous retrouver. Je craignais encore votre refus mais deux ans de plus à Constantinople vous ont raccommodé sans doute avec la Tamise.

Vous trouverez ici le repos, car malgré les tracas de la vie mondaine et la grandeur des intéréts qui se débattent ici, vous ne serez pas talonné comme là-bas par mille petites affaires agaçantes.

J e pense que l'ambassadrice se trouvera bien du climat de l'Angleterre. Il n'est pas agréable mais il est sain et n'était l'obscurité du ciel, qui attdste les amis du soleil, on finirait par prendre son parti de cette humidité moins froide que celle du Bosphore.

Vous trouverez une installation confortable et vous oublierez avec plaisir devant votre beau square de Grosvenor les horribles odeurs des Petits Champs (1).

Nous parlerons encore de la Crète -ce sera notre lot jusqu'à la fin de notre existence diplomatique -et nous aurons un nouveau sujet de conversation avec la Chine. Mais cette fois nous en parlerons en observateurs avec cette liberté d'esprit que procure l'éloignement et qui nous paraissait si hors de propos quand nous talonnions nos gouvernements il y a 5 ans.

Malgré tous nos ennuis de cette époque j'ai conservé un bien agréable souvenir de notre petit concert. Nous faisions de l'harmonie en pure perte, je le sais, mais c'était tout de méme de l'harmonie et depuis notre dispersion aux 4 vents du ciel j'ai regretté souvent nos réunions sous la présidence de notre excellent doyen (2).

Le voilà seul maintenant; il reste comme un monument du passé, d'un passé dont nous sommes peut-etre les seuls à nous souvenir, car les catastrophes d'hier sont déjà oubliées. Il est venu à Londres l'an dernier pour un jour et j'ai eu le regret très vif de ne pas le rencontrer.

J'espère que vous ne vous ferez pas trop longtemps attendre et je vous prie d'offrir à Madame Pansa l'hommage de mon respect; elle sera la bienvenue.

(l) -Indirizzo dell'ambasciatore francese a Costantinopoli. (2) -L'ambasciatore d'Austria-Ungheria, Calice.
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IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in L V 99, p. 87)

T. 629/25. Pechino, 13 marzo 1901, ore 11 (per. ore 15,45).

Ministro di Russia dichiarò non poter associarsi alla già convenuta domanda circa punizione funzionari colpevoli dei massa,cri nelle provincie. Ministro d'Inghilterra, ministro di Frrancia fecero notare vi sono stati duecento quaranta stranieri maiSI.saocati, tra cui sessanta bambini e credono impossibile non chiedere punizioni almeno dei funzionari che ordinavano massacri. Tutti gli altri ministri si associarono a questa opinione, ,pur aggiungendo che riferiranno ai rispettivi Governi e aspetteranno istruzioni. Circa indennità maggior parte dei colleghi .aspettano ancora istruzioni.

123

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 645. Khashm el Girba, 13 marzo 1901 (1).

Commissario Assab telegrafa che delegati nostri e francesi procederono delimitazione Raheita. Clausola che chiude articolo primo portando che rimanga territorio nostro punta di Gaue ove fu alzata bandiera francese nel 1898, delegati francesi rifiutarono firmare atto definitivo, allegando ordini ricevuti da Gibuti. Fu redatto processo verbale con schizzo riconosciuto esatto ambo le parti. In caso di eventuale sollecitaZiione Governo della repubblica, prego V. E. di attendere relazione nostri delegati che sarà spedita prossimamente.

124

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 633. Pietroburgo, 14 marzo 1901, ore 4,30.

M1 risulta che ieri il conte Lamsdorff si espresse confidenzialmente col ministro dei Paesi Bassi 1in termini molto risentiti circa le insistenze dell'ambasciatore d'In~hilterra per avere ulteriori \spiegazioni intorno convenzione con China

relativamente alla Manciuria. Conte Lamsdorff, nel corso della conversazione, avrebbe detto all'ambasciatore che egli nulla gli domandava circa al Transwaal ed all'osservazione assai arrischiata fatta dall'ambasciatore che nell'Africa australe si trattava di questione interna, conte Lamsdorff avrebbe vivacemente replicato che quella repubblica aveva ,rappresentanti presso le altre potenze, il che contraddiceva la sua asserzione. Data la riservatezza abituale di questo ministro degli esteri, questo suo modo di parlare dimostra la tensione esistente pel momento tra i due gabinetti.

(l) Il tel. venne spedito da Sabderat in data 15 marzo, ore 8.

125

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 635/40. Berlino, 14 marzo 1901, ore 17,20.

Facendo seguito al mio telegramma 38 (l) e per semplice controllo di notizie che pervengono a V. E. da altre parti, riferisco quanto segue: Russia ha recisamente rifiutato di comunicare a Inghilterra testo trattato Manduria che vorrebbe dalla China. Inghilterra avendo avuto quel testo per mezzo di un governatore di provincie lo fece presentare dall'ambasciatore d'Inghilterra a Pietroburgo al conte Lamsdorff per dimostrargli che condizioni in esso stipulate non potevano essere ammesse dall'Inghilterra. Conte Lamsdorff rifiutò assolutamente di accettare quella comunicazione e di entrare in discussione su tale argomento. La cosa trovasi a questo punto. Questo Governo imperiale fece dichiarare a Londra e Tokio che intende rimanere interamente neutrale in questo dibattito, nel quale Giappone si dimostra più intransigente dell'Inghilterra.

126

IL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 913/12. . .., 14 marzo 1901 (2).

Sempre per la questione Todluc Tomat, Harrington ha detto che non può segnare trattato frontiera Sudan senza cominciare da Todluc. Sostiene che questione Tomat deve essere T,isoluta tra Inghilterra ed Italia, ma che non entra per niente nella frontiera tra Sudan Etiopia. Menelik ha domandato mio parere: ho risposto pregando sospendere ogni trattativa per questa linea, ritenendo mio dovere prevenire Governo. Menelik in conseguenza ha dichiarato Harrington che, per mantenersi fedele accordo con noi, si riteneva obbligato accettare mia preghiera, mentre Harrington avrebbe potuto a sua volta 'chiedere istruzioni a

suo Governo. Come sentinella qui posta a guardia nostri interessi, ho segnalato incidente, ma credo che solo costì si potrà risolvere questione perché non è possibile a me trattare con Harrington, che si dimostra insofferente di qualsiasi discussione. Solo attendo istruzioni circa a ciò che devo riferire a Menelik.

(l) -Cfr. n. 105. (2) -Il tel. venne inviato tramite il Governatore dell'Eritrea, Martini, da Maimafellis, il 10 aprile e spedito da Adi Ugri il 12 aprile alle ore 9,35.
127

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 209/69. Sofia, 14 marzo 1901.

Il giornale Preporetz, organo del Presidente del Consiglio Karaveloff, pubblica l'articolo di fondo che mando qui accluso (l) colla traduzione, a V. E. In esso si discute con eccessive lungaggini il principio costituzionale della responsabilità ministeriale e dell'irresponsabilità della Corona, approfittandone per dare un monito, parte espresso e parte sottinteso, al Principe, di lasciar governare il gabinetto da lui prescelto, e di non fare personalmente della politica.

È questa la prima avvisaglia del Signor Karaveloff contro S.A.R., il quale abituato com'è a considerare i Ministri come segretari particolari ed a corrispondere direttamente coi suoi Agenti diplomatici aH'estero, dovrà essere molto irritato, tanto più che non gli riesce facile di vendicarsi, pei legami che uniscono il nuovo presidente del Consiglio al Governo di Pietroburg~.

Il partito del Signor Stoiloff ha messo per condizione dell'appoggio promesso allVIinistero, che non si diano monopoli o controJii a garanzia d'operazioni finanziarie. Nella presente situazione questa condizione assoluta renderà impossibile non solo l'operazione divisata dal Signor Ivantchoff mercé la cessione alle Banche del monopolio dei Tabacchi, ma qualunque altro imprestito. Il programma finanziario del Governo si ridurrà quindi all'introduzione di economie in tutti i rami dell'amministrazione; e di fronte ai bisogni attuali dell'erario, esso riuscirà, come in tanti altri paesi, insufficiente e illusorio.

Nella politica estera il presente Ministero prenderà gli ordini dalla Russia, la quale con un solo cenno potrebbe spingerlo a qua~unque avventura. Ma siccome la Russia rsembra adesso completamente assorbita dalla questione dell'Estremo Oriente, non è da credere che la tranquillità nei Balcani sarà per ora turbata. Così pure negli affari macedoni l'atteggiamento ultimamente preso dalla Russia imporrà al Governo un certo apparente riserbo nella primavera e nell'estate del corrente anno. Ma non si porterà alcun serio colpo all'organizzazione dei Comitati rivoluzionarì, né si accorderanno soddisfazioni alla Romania.

Al quale riguardo, relativamente al processo da farsi in Bulgaria contro Sarafoff ed i rsuoi complici pei delitti pe11petrati a Bucarest, sorge nei giornali governativi l'obiezione che la procedura bulgara non ammette gli interrogatori di testimoni per mezzo di commissioni rogatorie, e ritiene quindi indispensabile la presenza di tutti i testimoni al dibattimento; essa non ammette nemmeno la

6T

produzione di copie di documenti. Il Ministro Daneff ha chiesto, per ora in via

solamente ufficiosa, aH'Agente Misu, se fosse possibile di far venire a Sofia, a

deporre, tutti i condannati delle assise d'Ilow, e di rimettere al tribunale bulgaro

tutti gli atti originali e i documenti del processo rumeno. A tale strana domanda

la risposta non può esser dubbia, giacché ila Rumania verrebbe a spogliarlsi d'ogni

e qualunque prova della colpabilità dei condannati di Bucarest per correre l'alea

d'un processo fatto a Sofia contro Sarafoff e il comitato macedone, che per certo

finirebbe con una assolutoria.

Al ricevimento diplomatico di sabato scorso il Ministro Daneff si espresse

con alcuni miei colleghi e con me, a proposito dell'affare Baruch, in termini

recisi e violenti contro le estorsioni e i delitti dei Comitati macedoni, dichia

rando che il Governo non toHererebbe simili eccessi. Tali parole non si conci

liano disgraziatamente con quanto ho so·pra riferito, né colla presenza nel Gabi

netto dell'antico membro e presidente del Comitato Macedone Radeff, l'attuale .Ministro della Giustizia.

(l) Noa si pubblica.

128

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, pp. 47)

T. 651/26. Pechino, 15 marzo 1901, ore 17.

Corpo diplomatico discusse progetto di principii uniformi sui quaili basarsi

per esaminare domande indennità. Progetto stabiLisce risarcire equamente dan

neggiati ed evitare illeciti guadagni classifica domande in: indennità agli stati

esteri, indennità alle società ed ai privati, indennità ai chinesi al servizio degli

stranieri. La ,prima comprende spese di guerra, comprese indennità morti e feriti .dell'assedio, edifici legazioni, consolati, mobili, e indennità funzionari.

La seconda, beni società, missioni e privati, danni derivati esclusivamente

dagli avvenimenti, morte di un sostegno di famiglia o ferite causa di spese, di

incapacità a lavorare.

La terza danni ane proprietà o persone chinesi al servizio stranieri.

Progetto esclude ogni indennità per i mancati lucri sperati, per danni morali,

sofferenze fisiche.

Tutti concordemente approvano proposte, salvo ordini contrari rispettivi .Governi, ai quali concretammo telegrafare quanto precede. Ho insistito nuovamente sulla proposta commissione ministri esteri per esaminare le domande. Tutti i colleghi votarono contro, respingendo unanimamente proposta. Ministro d'Inghilterra ha presentato sua proposta conformemente mio telegramma N. 24 (1), che sarebbe stata accolta da tutti, giacché considerano presentazione al corpo ·diplomatico come semplice formalità; ma il ministro di Russia ha dichiarato

aver avuto istruzioni ognuno esamini domande suoi concittadini in base principii

concordati e poi le presenti per suo conto.

e68

(l) Non pubblicato.

129

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 116/65. Pietroburgo, 15 marzo 1901.

L'agitazione, che da vari anni serpeggia fra la studentesca russa, va ora assumendo un carattere di maggior gravità, sia per la frequenza dei disordini sia per la loro contemporaneità e morale connessione col ifecente attentato commesso da uno studente contro il Ministro della Pubblica Istruzione Signor Bogoliepoff.

Un due mesi fa ebbero luogo seri disordini a Kiew, ed il giorno 24 dello scorso febbraio gli studenti di Mosca al,la ricerca di qualunque appiglio per suscitare dei disordini 1si valserro della decisione presa dal Santo Sinodo contro Tolstoi e le sue dottrine per recarsi travestiti fra gli operai delle diverse fabbriche cui fecero ,credere essere il Tolstoi perseguitato dal Governo perché democratico, per,ché veste come i contadini e gli operai, e perché lavora egli stesso come un operaio. Gli operai moscoviti prestarono orecchio a tali insinuazioni e ne nacquero dei tafferugli che ebbero conseguenze funeste. Vi furono dei feriti e si asserisce anche qualche morto. Il mercoledì scorso giorno in cui celebravasi qua la festa giubilare del Novoe Vremia, giornale Oifa assai ligio al Governo e contrario alle aspirazioni degli studenti, essi si recarono dOJPO il mezzogiorno alla tipografia del giornale per ammutinare gli operai tipografi. n movimento fu prontamente represso dalla polizia, che prese i nomi di circa 200 studenti.

Importa il segnalare un altro fatto ~che ha qui prodotto viva impressione. Gli studenti dell'Istituto delle Miniere avendo organizzato in questi giorni la solita loro festa annuale per gli allievi più poveri, mandarono un biglietto d'onore nominale per invitare lo studente che ha attentato alla vita del Ministro della Pubblica Istruzione e che si trova in carcere.

Secondo le voci che qui corrono, pare che fosse anche minacciata ,l'esistenza del Ministro dell'Interno e del Ministro della Guerra, ed è certo che la polizia esercita la più ,stretta sorveglianza intorno alle loro persone.

Le misure repressive di cui gli studenti furono oggetto in questi ultimi anni, quali incorporazione nell'esercito, deportazione, esilio anziché dare i frutti che~ se ne speravano coll'arrestare il movimento e distruggere le aspirazioni degli studenti a maggiori libertà e diritti, quello sovrattutto di associazione a somiglianza di quelli loro concessi nelle Università tedesche, furono la causa del recente attentato e degli ultimi disordini, dovuti ad un'intesa generale. Se gli studenti non ritorneranno tosto aUa calma l'Imperatore, il quale considera la misura finora presa di incorporalflli nei reggimenti come mezzo di correzione, pare disposto ad ordinare che si proceda ,contro di essi con assai maggior rigore.

Frattanto la polizia sta in serie apprensioni per nuovi disordini che gli studenti stanno preparando, ed a quanto pare questi timori sono giustificati dall'ignoranza completa in cui trovasi l'autorità di Quanto si concreta per un serio movimento. Gli studenti sono riusciti a sobillare molti operai che con essi fanno causa

comune e l'attuale movimento sarebbe così abilmente organizzato che finora non sono trapelati indizi sufficienti per mettere la polizia sulle traccie delle decisioni prese e delle dimostrazioni che si preparano, né del come e del quando e dove avranno luogo. Si suppone che vi saranno dei tafferugli ai funerali di Bogoliepoff, che è morto ieri, e se ne aspettano anche per domani domenica. Si dice che gli operai vi prenderanno parte. Da cinque giorni in qua gendarmi, cO/sacchi e guardie di polizia sono costantemente consegnati in varie località in prevenzione dei torbidi che potessero prodursi. Sembrerebbe che il Governo ritenga essere la situazione assai difficile e sta in fatto che l'opera della polizia, massime in questi ultimi tempi, non fu coronata da successo.

130

IL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 911/13. ..., 16 marzo 1901, ore 8,25 (1).

Harrington afferma Governo britannico avere da molto tempo comunicato nostro Governo proposta delimitazione da Todluc frontiera Etiopia Sudan: si meraviglia che io abbia sollevato questione ora impedendogli concludere trattato. Non posso credere a tale affermazione, sicuro che ne sarei stato avvertito per seguire indirizzo politico nostro Governo con Inghilterra. Ignorando tutto, mio dovere era far buona gual'dia alla nostra frontiera. Negus Teclaimanot non è morto avvelenato, ma per idropisia.

131

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 661/28. Pechino, 17 marzo 1901, ore 15,25 (per. ore 16).

Governo francese avendo distribuito fucili ai missionari, anche alcune missioni ita:liane ne desiderano. Se ,la E. V. crede distribuire, come già si è fatto anno passato, potrebbe dare ordini « Calabria •, che rimpatria, lasciare fucili vecchio modello al R. console Shanghai.

132

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 662/27. Pechino, 17 marzo 1901, ore 16,25 (per. ore 17,40).

Credo opportuna istituzione consolato di carriera Shanghai. Non conoscendo Nerazzini, ignoro se vi è inconveniente sua nomina.

Qualora R. Governo volesse istituire anche altro consolato oppure vice contsolato in China, ,consiglierei provvedere al più presto possibile per Tientsin, ove mancanza consolato crea ora gravi inconvenienti.

(l) Il tel. venne inviato tramite il Governatore dell'Eritrea, Martini, il 10 aprile, da Maimafellis, e spedito da Adi Ugri il 12 aprile, ore 8,25.

133

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, AVOGADRO DI COLLOBIANO

T. CONFIDENZIALE 663. Roma, 17 marzo 1901, ore 17.

Giornali 1locali annunciano prossima venuta Roma principessa Asturie per ossequiare Sommo Pontefice. Interessa assai conoscere prontamente se questa notizia è esatta e se in tal calso principessa Asturie farebbe, come di regola, precedere visita re d'Italia.

134

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL SENATORE VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. 17 marzo 1901.

Ho il piacere di comunicarle che l'apertura dell'Ufficio Postale a Bengasi ha avuto luogo avant'jeri colle sole proteste platoniche del Governatore, ma senza alcun inconveniente pratico.

Avevo mandato due navi e un avviso; pensai che era meglio a buon conto abbondare. Sono lieto di aver così condotto a compimento l'operazione che Ella aveva così bene preparato.

135

IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 380/95. Belgrado, 17 marzo 1901.

Parlandomi, due giorni sono, della ferrovia dall'Adriatico alla Serbia, il Signor Milovanovitch insisteva sulla importanza che essa avrebbe per rendere questo paese materialmente indipendente dalla vicina Monarchia, la quale lo chiude su tanta estensione di frontiera, tende ad avvilupparlo da un altro lato, e, di fatto, lo monopolizza e fa mancipio. Esaurito l'argomento specifico, il quale forma oggetto del rapporto n. 370/93 (1), e continuandoisi a parlare della con

venienza che ha la Serbia di diminuire, o far cessare, le condizioni di dipendenza in cui si trova, fu accennato anche alla possibilità che si riprendano le trattative per un concordato con la Santa Sede. A dir vero, i cattolici serbi sono poco numerosi; ma, pochi o molti che siano, debbono far capo al Vescovo di Djakovar, il che pone gli elementi direttivi all'amministrazione cattolica 1serba in territorio straniero e sotto l'influenza di straniero Governo. Di più, l'unione dei Serbi co] Patriarcato ecumenico di Costantinopo:li non è così stretta che non possa prendersi anche in considerazione l'evenienza di una separazione, sia che i Serbi fondino, come hanno fatto i Bulgari, una Chiesa autonoma, autocefala, nazionale, sia che si riconciliino con la Chiesa Cattolica. Nel 1897, l'archimandrita Ducitch, morto di poi, portavoce del metropolita Monsignore Michele e di tutto quanto il clero serbo, in un opuscolo che fece chiasso (Le Patriarchat oecuménique et l'Eglise serbe en Tu1·quie), scriveva che, se il Patriarca S.S. Antimo VII non avesse nominato, come, dopo lunga resistenza, nominò un Serbo a vescovo di Prizrend, ·la propaganda per l'unione con Roma avrebbe fatto Jarghi progressi (des ravages) nell'ortodossia. Non avverrà, che io creda, il passaggio di questo popolo al cattolicismo; ma la sola possibilità che esso avvenga, l'opportunità di farne balenare, a tempo e luogo, la minacda, rendono interessante il problema dei .rapporti del clero cattolico serbo con le autorità cattoliche romane.

Sino dal 1882, Monsignor Strossmaier aveva presentito 1in proposito il defunto Re Milan, il quale si era dim()strato favorevole ad un'intesa con Roma. Di ciò informato, il Conte Kalnocky dichiarò interesse e • diritto • dell'Austria-Ungheria l'oPIPorsi a qualsiasi modificazione dello statu quo religioso, non solo in Serbia, ma anche al Montenegro. I negoziati furono abbandonati; poi, ripresi con la Santa Sede, sotto l'ultimo Ministero Simitch, dopo che il Montenegro ebbe concluso il suo concordato. Re Milan tornò; l'influenza austro-ungarica trionfò nuovamente; e nuovamente furono i negoziati lasdati cadere. Trovand()si, ora, i radicali al potere, non sono alieno dai credere che il Signor S.imitch abbia avuto istruzioni di !Profittare della sua dimora a Roma per presentire segretamente se sarebbe possibile riprendere, con probabilità di buon esito, pratiche al riguardo col Vaticano.

Il Signor Milovanovitch dicevami che il concordato col Montenegro, con poche modificazioni pei termini, potrebbe benissimo venir sottoscritto dal Governo Serbo.

(l) Non pubblicato.

136

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, FAVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 665/33. Washington, ... 1901 (per. ore 17,55 del 18 marzo).

Governo degli Stati Uniti ha ordinato evacuazione truppe americane dalla Cina, dove rimarranno solamente 150 uomini a guardare la legazione degli Stati Uniti. Il resto di quella truppa è mandato a Manila.

137

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTIN!, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 681. Gulza, 18 marzo 1901 (1).

Mancando risposta telegramma (2) relativo Tomat, ordino tenente Colli cominciare tracciato confluenza Atbara-Setit, poiché a noi importa unicamente siaci conservato quel punto, il quale chiamasi anch'esso, comunemente, Tomat, come territorio drcostante. Alla domanda contenuta mio telegramma, prego

V. E. non dare altra importanza che di uno schiarimento circa eventuale accordo che non fosse ... (3) noto.

138

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 396/207. Vienna, 18 marzo 1901.

Profittando dell'occasione sicura del Marchese Cusani, mi pregio di mandare a V. E. alcuni aprpunti confidenziali, relativi alla politica interna ed esterna dell'Austria Unghel'ia.

Politica interna.

Il lavoro parlamentare nella Camera austriaca procede penosamente, in mezzo a difficoltà continue, che hanno 1la ~oro sorgente principale nella questione qua,si insolubile delle lingue. Tuttavia nelle ultime settimane un evidente miglioramento ebbe luogo. Il Governo austriaco non dispera di ottenere la votazione almeno di quelli fra i provvedimenti che sono indispensabili per l'amministra~ zione deWimpero. Naturalmente la serie considerevole dei progetti contenuti nel ,programma esposto dall'Imperatore all'apertura del Parlamento non ha alcuna probabilità di essere adottata non ·solo integralmente, ma nemmeno in una parte notevole. Né il Governo si fece mai illusione a questo proposito. Il programma contenuto nell'ultimo discorso della Corona, colla sua enumerazione dei provvedimenti ·che s'imponevano per la loro urgenza, era specialmente destinato a mostrare al Parlamento stesso e all'opinione del paese il rtsultato infelice dell'inazione parlamentare.

Fra i provvedimenti che il Governo stima indispensabili, oltre a quello relativo alla leva, figura in ,prima linea la nomina dei membri della delegazione austriaca, poiché, come è noto a V. E., spetta alle delegazioni riunite il voto dei

(3} Gruppo indecifrato.

bilanci dei Ministeri comuni degli affari esteri, delle finanze e della guerra. E questo voto oramai non pare dubbio.

La questione delle lingue, come accennai, è quasi insolubile e quindi l'Austria per molto tempo :sarà in preda a continue discussioni. In ogni altro paese questo stato di cose potrebbe provocare gravi cangiamenti nella compagine dello Stato. Ma l'Austria possiede due condizioni che la sottraggono a questo pericolo. L'una di queste condizioni è l'attaccamento della popolazione non solo alla persona dell'Imperatore attuale, che è dovunque venerato, ma anche alla tradizione monarchica. L'altra consiste nella compagine disciplinata e fedele dell'esercito, che finora è intatta.

Politica estera.

Cina.

Il Governo Austro-Ungarico non vede il momento in cui potrà onorevolmente ritirare la sua !spedizione navale dall'Estremo Oriente. I suoi inte!'essi in quelle regioni sono finora minimi. Il Governo Austro-Ungarico si decise alla sua spedizione navale soltanto per avere le debite riparazioni pei danni subìti dalla Legazione I. e R. a Pechino e perché stimò debito suo che la bandiera AustroUngarica non mancasse daccanto a quelle delle altre Grandi Potenze, degli Stati Uniti e del Giappone. Il Ministro Austro-Ungarico a Pechino ha per istruzione di ;procedere d'accordo cogli altri Ministri e segnatamente con quelli di Germania e d'Italia. Il Ministro I. e R. degli Affari Esteri gli ha già comunicato la cifra dei reclami austro-ungarici fino al 1° gennaio scorso, ,che ammonta, come ebbi l'onore d'informare precedentemente codesto R. Ministero, a circa 11 o 12 milioni di :liranchi.

Balcani.

In generale l'Austria-Ungheria già da vari anni si mantiene in uno stato di astensione nelle questioni di politica generale europea. Essa limita la sua spec,iale attenzione alla regione balcanica, perché questa è considerata come il fomite principale, da cui possono scaturire complicazioni sulla sua frontiera. La politica austro-ungarica lsu questo punto ha per programma il mantenimento dello status qua territoriale e conseguentemente l'astensione per parte della Austria-Ungheria e delle altre Potenze da ogni annessione di quei territori od azione esclusiva su di e:ssi. A tale scopo, all'occasione della visita fatta, or sono quattro anni, dall'Imperatore Francesco Giuseppe aUa Corte di Russia, fu convenuto, con accordo verbale, che il programma sopra indicato sarebbe applicato dai due Gabinetti di Pietroburgo e di Vienna. E, nello scopo medesimo, come è noto a V. E., furono presi accordi f:ra i Ministri degli Affari Esteri d'Italia e d'Austria-Ungheria nello stes,so senso del mantenimento dello status quo e della guarentigia degli interessi reciproci italiani ed austro-ungarici per quanto spetta all'Albania. Conformandosi al programma suindicato, il Governo Austro-Ungarico non mancò in ogni occasione, e ancora recentemente, di far pervenire al Governo Bulgaro, e talora anche ad aUri Stati balcanici, consigli severi perché la tranquillità di quelle regioni non venisse turbata.

Relativamente alla questione della strada ferrata, che deve 'Servire alle comunicazioni tra la Bosnia-Erzegovina e Novi-Bazar, dove all'Austria-Ungheria fu concesso il diritto di guarnigione, mi riferisco alla precedente corrispondenza con codesto R. Ministero.

Santa Sede.

Le relazioni dell'Austria-Ungheria col Vaticano continuano ad essere poco cordiali. Il Vaticano non perdona alla Monarchia Cattolica la sua alleanza coll'Italia. Il Governo Austro-Ungarico, per sforzi che faccia allo scopo di dare larga soddisfazione agli interessi della Chiesa Cattolica, dovunque si estende la sua azione non ha mai potuto ottenere un ricambio di amichevole contegno da parte della Curia Romana, ispirata dal Cardinale Rampolla. Ed è curioso di comparare la tenerezza del Vaticano verso il Governo repubblicano e poco credente della Francia colla freddezza e talora coll'ostilità che esso mantiene verso la Monarchia Austro-Ungarica, dove il clero cattolico gode di una situazione sotto ogni aspetto eccezionale per ricchezza, per influenza e per protezione governativa.

Questa situazione non cambierà, malgrado la prossima sostituzione di un nuovo Ambaisdatore Austro-Ungarico all'attuale, presso il Vaticano, finché durerà nella Curia Romana la direzione dell'attuale Cardinale Segretario di Stato.

Triplice alleanza.

Il Governo Austro-Ungarico considera come base essenziale della sua politica estera la sua alleanza colla Germania. Conseguentemente, in tutte le grandi questioni d'indole generale, esso pTocura di p·rocedere costantemente d'accordo coll'Impero Germanico; ed in questo progetto è saldamente mantenuto dall'opinione pubblica ungherese e da quella delle popolazioni tedesche dell'Austria, malgrado la contraria tendenza della Boemia e in generale dei paesi slavi, che tengono fisso lo sguardo verso il grande Impero Slavo, la Russia. Nonostante però questa stretta alleanza politica, non mancano le grosse difficoltà sollevate dal .conflitto degU interessi commerciali dei due Imperi vicini. Queste difficoltà provengono specialmente dalla lotta inevitabile degli interessi industriali in conflitto. La conclusione del nuovo trattato di commercio, che deve sostituire l'antico alla sua prossima scadenza, non mancherà, quindi, d'incontrare ostacoli assai gravi, come già fanno prevedere le dis·cussioni del Parlamento Germanico. Queste difficoltà sono poi anche complicate da quelle che si presentano per .l'accordo commerciale fra l'Austria e l'Ungheria. La questione della permanenza dell'Italia nell'alleanza coi due Imperi preoccupa naturalmente anche il Governo AustroUngarico. Non v'è alcun dubbio per me che l'Austria-Ungheria annette una grande importanza all'alleanza italiana, ed è generale la fiducia che questa alleanza sarà rinnovata alla prossima scadenza. Il Governo Austro-Ungarico non ignora però che una parte dell'opinione italiana non è tenera per la triplice alleanza e che questa opinione diventerebbe anche più estesa quando fosse provato che le relazioni commerciali tra l'Italia e l'Austria-Ungheria sarebbero peggiorate dalle nuove tariffe che si stanno escogitando. Io credo che, in previsione di questo pericolo, il Governo Austro-Ungarico si manterrà, per le nuove -tariffe sugli <::!"ticoli di provenienza italiana, in limiti ragionevoli; ma la mia

speranza si limita alla possibilità che il regime attualmente vigente fra l'AustriaUngheria e l'Italia non venga peggiorato.

Rispetto all'alleanza politica, giova, però, ricordare che l'iniziativa dell'entrata dell'Italia nell'alleanza fra i due Imperi centrali fu presa non dall'Austria, né dalla Germania, ma dall'Italia.

La ragione principale che fa credere in questo paese alla continuazione della triplice si è che l'Italia non ·potrebbe stare senza alleanze e che, se abbandonasse i due Imperi per allearsi colla Francia, la pace, così necessaria agli interessi dell'Italia, potrebbe a breve scadenza essere sostituita da una grossa guerra europea.

(l) -Il tel. venne trasmesso da Sabderat. il 19 marzo, ore 7. (2) -Cfr. n. 115.
139

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, PANSA

T. 681. Roma, 19 marzo 1901, ore 17.

L'ambasciatore di Turchia è venuto, per istruzioni del suo Governo, a dirmi che la Sublime Porta avendo risoluto in p·rincipio la chiusura di tutti gli uffici p01stali stranieri esistenti nell'impero non può in ·conseguenza ammettere che se ne istituiscano intanto dei nuovi e avendo saputo che si annunciava la prossima istituzione di un ufficio in Bengasi avvertiva H Governo italiano che non poteva consentirla e se si fosse aperto malgrado dò, lo avrebbe fatto chiudere. Ho risposto all'ambasciatore che il nostro ufficio postale in Bengasi ormai già era aperto ed in funzione, che da gran tempo se ne era decisa l'istituzione ·come logico complemento del servizio dei piroscafi postali da noi sovvenzionati, che con l'imitare così l'esempio degli altri Governi avevamo stimato di far cosa utile a tutti; e non mai di fare atto meno amichevole verso la Turchia con la quale ci premeva di serbare i più cordiali rapporti; che non obiettavamo alla decisione di massima della S.ublime Porta e qualora fossero simultaneamente chiusi, con provvedimento generale, tutti gli uffici postali stranieri nell'impero, noi non avremmo fatta obiezione alla chiusura dei nostri; ma che, qualora, si volesse, con provvedimento singolare, chiudere soltanto il nostro ufficio di Bengalsi, noi dovremmo ravvisare in tale disparità di trattamento un provvedimento ·contrario ai reciproci nostri rapporti, e declinare ogni responsabilità per le conseguenze dello spiacevole incidente che ne sorgerebbe. Prego V. E. di tenere, occorrendo, con Ja Sublime Porta analogo linguaggio.

140

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 693/29. Pechino, 20 marzo 1901, ore 5,40.

Rispondo suo telegramma n. 29 (1). Non mi è pervenuto il telegramma

n. 27 (2).

Considero che condizioni attuali Tientsin esigono ora presenza consolato di carriera, potendo, invece di vice-consolato, istituirsi consolato, anche mandandovi un vice-console, perché avrebbe così posizione migliore presso colleghi.

Ringrazio l'E. V. comunicazione fattami e la prego di gradire miei ringraziamenti per promozione oltremodo lusinghiera per me.

(l) -Non pubblicato. (2) -Il tel. non è stato rinvenuto neanche nel registro dei telegrammi in partenza.
141

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 50)

T. 696. Pietroburgo, 20 marzo 1901, ore 8.

Soltanto oggi potei conferire col conte Lamsdorff questione di cui tratta telegramma di V. E. n. 661 (1). Lamsdorff disse di non avere ancora data nessuna istruzione ministro di Russia a Pechino essendogli giunta in ritardo comunicazione di cui si tratta; gli pare accettabile proposta del Governo del re di una commissione mista ma si riserva darmi su tutto risposta più precisa.

142

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 51)

T. 698. Parigi, 20 marzo 1901, ore 18,28.

Ho avuto oggi una conversazione col signor Delcaissé circa gli accordi presi fra i rappresentanti delle potenze a Pechino in ordine a1la indennità. I telegrammi di quella legazione di Francia arrivati qui soltanto ieri, non ebbero ancora risposta. Questo ministro degli affari esteri non ha potuto esaminare le numerose questioni alle quali essi si riferiscono. Da quelle comunicazioni telegrafiche risulterebbero !stabiliti fra i rappresentanti esteri parecchi punti che tutti dovrebbero seguire nella valutazione dei :risarcimenti. Delcassé mi disse dal canto suo era disposto approvare che i medes,imi siano strettamente applicati dagli agenti francesi. Egli considera come desiderabile che non si sollevino dubbi intorno ai metodi di valutazione che 'Ciais'cuno in buona fede sarà per adottare. Una qualche sperequazione gli sembra inconveniente minore di quello che risulterebbe da .contestazione internazionale sQpra i metodi stessi. In sostanza questo ministro degli affari esteri benché non abbia ancora esaminato i telegrammi di Pechino in tutte le questioni ane quali essi si riferiscono, inclina ad accettare ciò che sarà unanimamente accettato, ma si dimostra tuttora contrario all'idea di una revisione da parte di una commissione mista od anche dalla conferenza dei rappresentanti esteri.

(l) Si tratta di un tel. con il quale veniva ritrasmesso dal Ministero il tel. pubblicato .al n. 128.

143

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BOTTARO COSTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 260/117. Londra, 20 marzo 1901.

S. M. il Re Edoardo ha ricevuto ieri l'altro, 18 corrente, in udienza speciale i Rappresentanti esteri accreditati presso questa Corte. Gli Ambasciatori e gli Inviati straordinari ed i Ministri Plenipotenziari hanno presentato in questa occasione le nuove credenziali.

Assisteva all'udienza il Marchese di Lansdowne, Segretario di Stato per gli Affari Esteri.

I varì Capi Missione 'sono stati introdotti, uno ad uno, aUa presenza di Sua Maestà, per ordine di anzianità; prima gli Ambasciatori, poi i Ministri Plenipotenziari, ed infine gli Incaricati d'Affari.

Il Re mi ha chiesto premurosamente notizie delle Loro Maestà il Re e la Regina; ha alluso in termini assai delicati al fausto avvenimento che si prepara nella Famiglia Reale. Mi ha es,presso la sua viva !soddisfazione per la nomina qui ad Ambasciatore del Comm. Pansa, rallegrandosi che la scelta di S. M. Re Vittorio Emanuele sia caduta su di un diplomatico provetto che già gli era noto di reputazione da gran tempo.

Accennò con pensiero assai cortese alle numerose manifestazioni di simpatia ricevute dall'Italia in occasione del recente lutto della Nazione inglese e mi parlò in termini di grande simpatia dell'Italia e delle cose nostre.

144

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 703. Pietroburgo, 21 marzo 1901, ore 3,35.

Da un colloquio col conte Lamsdorff, ho motivo di credere che incidente russo-inglese di Tiensin, sia in via di amichevole componimento.

145

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 621/317. Parigi, 21 marzo 1901.

Il giornale il Gaulois di cui l'oppo~izione sistematica al Governo attuale della Francia ed i vincoli col partito conservatore clericale sono conosciuti, ha pubblicato, nel suo numero del 14 corrente, una corrispondenza da Pietroburgo che merita tutta 1'2.ttenzione di V. E.

A me preme di estrarne qui il brano seguente per il caso in cui a V. E. occorresse di farne uso: " M. Delcassé a fait savoir à Rome que la France laisserait s'établir l'Italie dans la Tripolitaine pour prix de sa neutral!ité bienveillante au moment de l'expédition du Maroc, et cet arrangement, déjà arrété en principe, sera ratifié dans l'entrevue qui aura lieu le 7 avril, à Toulon, entre le Due de Génes, oncle du Roi d'ltalie et M. Loubet » (1).

Sarà forse utile che, a complemento della citazione fatta, aggiunga essere assai più facile e frequente il trovare nei giornali della opposizione alla quale appartiene il Gaulois> che non nelle gazzette che sostengono il Ministero WaldeckRousseau, le volute indiscrezioni della diplomazia russa.

146

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IVIATTIOLI PASQUALINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 486/159. Berlino, 21 marzo 1901.

Ho l'onore di trasmettere qui entro a V. E. il n. 68 del Monitore ufficiale contenente il testo dell'accordo (2), firmato qui il 23 dello scorso febbraio dal Barone Richthofen e dall'Ambasciatore d'Inghilterra, diretto a determinare le sfere d'influenza germanica ed inglese tra i laghi Nyassa e Tanganyka.

147

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, MATTIOLI PASQUALINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 52)

T. 707/44. Berlino, 22 marzo 1901, ore 10,40.

Mi riferisco al telegramma n. 43 (2).

Sotto segretario di stato per gli affari esteri mi comunica in questo momento quanto segue: • Gouvernement impérial s'est empressé de transmettre à Pékin propositions italiennes tendant faire examiner par une commission mixte les demandes en indemmité des particuliers. Ministre d'Allemagne, qui antérieurement, à plusieurs reprises, avait recommandé lui méme cette forme qui précède a du, cependant, vis-à-vis des opinions différentes de la plus part de ses collègues à ce sujet, se borner à appuye'r la proposition anglaise, qui elle aussi visait à saisir en quelque sorte les membres du corps diplomatique de l'examen de ces affaires. Le Gouvernement italien sait que la proposition anglaise n'a été acceptée

non plus et que, par contre, le col'ps dtp,lomatique, en approuvant les vues adoptées déjà au sein de la commission, a pris la détermination que chaque ministre avait à examiner et à présenter, pour son compte, les réclamations de ses nationaux. Dans cet état de choses Gouvernement impérial bien qu'il ait préféré en princ1pe l'examen par une commission mixte, convaincu, cependant, que la résolution prise serait elle aussi de nature à sauvegarder les intérets en cause et dans le but de maintenir l'accord enfin établi, n'a pas hésité à donner à la demande du ministre impérial son consentement à ce que l'examen des réclamations so i t commencé sur la base arretée •.

* Sotto segretario di stato mi ha detto non essere giunta qui da Londra risposta al telegramma di cui V. E. ebbe copia col rapporto n. 149 * (1).

(l) -Sull'accordo itala-francese per la Tripolitania ed il Marocco, cfr. E. SERRA, C. Barrère e !'intesa itala-francese, cit. capitolo III. Sul riavvicinamento itala-francese in questo periodo, cfr. Documents Diplomatiques Français (1871-1914), II Sér., T. l (Janvier-Décembre 1901), Paris, 1930, che pubblica lo scambio di note Visconti Venosta e Barrère. Si veda soprattutto il documento n. 376, c'le fa la storia dei rapporti itala-francesi. (2) -Non pubblicato.
148

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, PANSA

T. 710. Roma, 22 marzo 1901, ore 22.

L'ambasciatore di Turchia è venuto con un altro telegramma nel quale la SubLime Porta osserva, circa il nostro ufficio postale di Bengasi, che il caso non è identico a quello degU altri uffici postali esteri esistenti nell'impero, non essendovi a Bengasi altro ufficio postale estero oltre il nostro. In conseguenza la Sublime Porta conferma non poterlo ammettere. Mi riservo di rispondergli. Intanto prego V. E. di telegrafarmi senza indugio se sia esatto non esservi nell'impero altre località dove esista un solo ufficio postale estero, ed in caso diverso indicarmele onde io possa cita11le all'ambasciatore, segnatamente se ve ne .sono tra gLi uffici postali di recente creazione. Il telegramma giunto all'amba'Sciatore dkeva pure che il nostro vice-console erasi rifiutato di consegnare il piego destinato alla posta ottomana e pareva volersi arrogare la facoltà di operarne 1a distribuzione. Su questo punto fu subito dichiarato all'ambasciatore che tale notizia è smentita dai nostri rapporti.

149

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO DI GRAN BRETAGNA A BOGOTA, WELBY

T. 711. Roma, 22 marzo 1901, ore 22,30.

Ricevo oggi i numeri 3 (2) e 4 (3). Una mia lettera spedita 7 marzo (4) le spiega minutamente ragioni che, malgrado nostro buon volere, ci impediscono di aderire attualmente al desiderio di codesto Governo. Osservo, poi, circa il

pericolo di rottura, ·che questa andrebbe tutta a danno della Colombia, rendendo impossibile ogni procedimento per rendere al più presto libero e disponibile il deposito di 20 mila sterline.

(l) -Il brano fra asterischi è omesso in L V 99. (2) -Cfr. n. 106. (3) -Non pubblicato. (4) -Non pubblicata.
150

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BOTTARO COSTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 271/124. Londra, 22 marzo 1901.

Alla domanda rivoltagli ieri nella Camera dei Comuni se il Governo intendeva inviare uno speciale Ambasciatore per annunciare al Papa l'assunzione ai trono di Re Edoardo, nello stes·so modo in cui questa era stata annunciata agli altri Sovrani, il Ministro del Tesoro rispose che ciò non era nell'intenzione del Gabinetto, ma ·che la morte della Regina e l'avvenimento al trono del Re sarebbero annunciati alla Santa Sede con apposita lettera.

151

IL,MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 720/31. Pechino, 23 marzo 1901, ore 10,30..

Albasini prega comunicare seguente telegramma a Schiaparelli (1).

• Vicariato Scian-si settentrionale ritirava ieri domanda indennità Francia,. volgendola Associazione. Pichon, Favier telegraferanno certamente Vaticano; occorrerebbe prevenirne Propaganda.

Affine di assicurare prevalenza italiana missioni, bisognerebbe Governo mandasse alcune migliaja fucili modello abbandonato con munizioni a Legazione Italiana, essendo armi in Cina massima... (2).

Riuscendo affare Scian-si e fucili, spontaneamente altre missioni verranno a noi •.

152

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, MATTIOLI PASQUALINI

(Ed. in LV 99, pp. 52-53)

T. 713. Roma, 23 marzo 1901, ore 11,25

Prego ringraziare segretario di stato di averci comunicato le istruzioni da ultimo impartite al ministro tedesco a Pechino circa le indennità (3). Il R. ministro a Pechino pur segnalando i vantaggi di un esame collettivo, era però da tempo

autorizzato, eventualmente, ad associarsi a quella soluzione che riunisca unanimità dei suffragi. A noi però non consterebbe ancora che sia stato formalmente deliberato doversi le indennità ai privati regolare da ogni singola legazione. Comunque se ciò fosse non opporremmo eccezione desiderando soprattutto stabilire presto accordo su questo argomento.

(l) Ernesto Schiaoarelli (1856-1928), egittologo, cattolico praticante, esplicava una vasta opera di assistenza ai missionari italiani, anche attraverso la fondazione ItaUca Gens.

(2) Gruppo ind ~cifrato.

(3) Cfr. n. 147.

153

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

(Ed. in LV 99, p. 53)

T. 712/31. Roma, 23 marzo 1901, ore 12.

Secondo comunicazione fattami dall'ambasciatore di Francia i ministri avrebbero costì deliberato di fissare il l o maggio come termine estremo per la insinuazione dei reclami. Dal canto nostro non avremmo difficoltà accettare purché sia ben inteso che la presentazione entro quel termine si possa utilmente fare tanto a codesta fegazione quanto a quetsto ministero, e che anche dopo quel termine possano presentarsi documenti in appoggio dei reclami prima intimati. Prego poi telegrafarmi deliberazione presa in proposito.

154

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, CHICCO (l)

T. 716. Roma, 23 marzo 1901, ore 12,30.

Il ministero della marina ha disposto che una R. nave si trovi presente a Bengasi anche per l'arrivo del 29. Se, poi, ella lo crede necessario, l'autorizzo a trattenere la nave anche per l'arrivo del 3 aprile.

155

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A MARSIGLIA, CARCANO

T. 721. Roma, 23 marzo 1901, ore 13,30.

Rispondo al rapporto 16 marzo (2). La squadra italiana, al comando del duca di Genova giungerà direttamente a Tolone e ne ripartirà direttamente per l'Italia. Per parte mia non vedo nessuna

a Bengasi».

-difficoltà a che rappresentanze delle nostre colonie di Marsiglia e di Tolone si rechino a fare atto di omaggio all'augusto principe durante la sua presenza in rada di Tolone. Sarà però bene che, a buon conto, ella provochi istruzioni a tale riguardo anche dal R. ambasciatore in Parigi.

(l) Il telegramma è preceduto dalla seguente indic3zione: Far seguire se travasi ancora

(2) Non pubblicato.

156

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 728. Roma, 23 marzo 1901, ore 21,35.

Prego telegrafarmi: l) nome e qualità delle persone componenti il seguito del presidente a Tolone; 2) nome delle navi francesi che saranno colà presenti; 2) nomi degli ammiragli e comandanti su quelle navi imbarcati.

157

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T. 730/32. Roma, 24 marzo 1901, ore 12,15.

Col mio telegramma quattro marzo (l) intesi segnalarle una tendenza che qui si manifestava e della quale era bene tener conto anche per mantenere l'ac·cordo fra le potenze; ma eLla poteva ritenersi già autorizzato da quelle istruzioni a firmare la nota relativa alle punizioni tanto più dopo che queste si sono notevolmente ridotte e mitigate.

158

IL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 923/14. Addis Abeba, 24 marzo 1901 (2).

Imperatrice Taitù informata questione monaci Gerusalemme, scriverà subito lettera ubbidire in tutto nolstro ·console. Farà Italia risposta; per intanto insisterà presso Menelich per fare dichiarazione ordine esplicito nostra tutela clero etiopico Gerusalemme, da rende•rsi ufficialmente noto alle autorità ~ocali, come pure per formulare .regola convento; mi ha incaricato sollecitare presso V. E. invio istruzioni per questione proprietà sua casa colà, già richieste con telegramma N. 5 (3).

~s -Docurnenti diplomatici -Serie III -Vol. V

(l) -Cfr. n. 83. (2) -Il tel. venne ritrasmesso dal governatore dell'Eritrea, Martini, il 12 aprile. (3) -Non rinvenuto.
159

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 745. Pietroburgo, 25 marzo 1901, ore 5.

Mi ri'sulterebbe che <convenzione Manduria sarà firmata qui domani. Impegni relativi Tartaria e Mongolia, esclusi da questa convenzione, sarebbero oggetto di altro accordo segreto da firmarsi contemporaneamente.

160

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. P. 736. Roma, 25 marzo 1901, ore 11,50.

Ho visto lungamente il marchese Cusani che mi ha riferito tutto quanto aveva avuto da V. E. incarico di dirmi. Ringrazio V. E. di tutte quante le notizie interessanti mandatemi (l) e a mezzo del solito corriere che farò partire il 28 riceverà mia lettera confidenziale.

161

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, CHICCO

T. 737. Roma, 25 marzo 1901, ore 12.

Ricevo suoi rapporti da Bengasi 16 e 17 marzo (2).

Confermo mio telegramma del 23 (3). La prego di scrivere, in mio nome, al vice console Mancinelli Scotti che, 11iferendosi alla precedente sua lettera, egli deve ora significar,e, puramente e semplicemente, al Mutasserif avere egLi ricevuto istruzione di fargli conoscere che la vertenza relativa al nostro ufficio postale di Bengasi forma attualmente oggetto di dirette comunicazioni tra il

R. Governo e la Sublime Porta. Per notizia personale di lei e del vke consoJe aggiungo avere io fatto chiaramente intendere a questo ambasciatore di Turchia che trattasi oramai di un atto definitivo ed irrevocabile.

O) Cfr. n. 138. !2) Non pubblicati.

(3) Cfr. n. 154.

162

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, FAVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, pp. 53-54)

T. 747/35. Washington, ... 1901 (per. ore 20 del 25 marzo).

Mi riferisco telegramma di V. E. (1). Segretario di stato ha telegrafato seguenti istruzioni ministro Stati Uniti

·Pechino: • l) qualunque possa essere procedimento che si adotti per stima ammontare delle indennità da chiedersi alla Gina, iJ. ministro degli Stati Uniti deve .sforzarsi in primo luogo a fare :Limitare entro milione Hre sterline, che si crede essere il massimo che la Cina può pagare, ed in secondo luogo che la domanda sia presentata in blocco senza significare base del reclamo, né la proporzione reclamata da ciascuna potenza; 2) la divisione proporzionale della indennità dovrebbe essere -regolata dalle potenze s•ia mediante accordo fra i ministri esteri in Pechino, sia, se ciò è impossib~le, mediante rinvio tribunale arbitrale Aja; 3) che il ["eclamo degli Stati Uniti cop•re ogni genere di reclamo passato, attuale e prevedibile ed è soggetto ad un'equa riduzione proporzionale •. Per quanto si riferisce al modo di vedere del R. Governo segretario di stato considera essere di grande importanza anzitutto l'accordo immediato sopra somma in blocco nei più ristretti <limiti possibili co["rispondenti alle risorse della Cina ciò non solo per non alterare relazioni della Cina colle potenze, ma nemmeno le relazioni tra le potenze medesime al momento del riparto finale delle indennità. Egli non crede pratico pregiudicare determinaz,ione e la distribuzione delle indennità coll'esame dei dettagli * suggeriti nel telegramma di V. E. cui rispondo * (2). Riguardo infine alla commissione mista ministri esteri Pechino o delegati, segretario di stato si riferisce secondo punto delle sue istruzioni al ministro degli Stati

Uniti Pechino.

163

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, MATTIOLI PASQUALINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 757/47. Berlino, 26 marzo 1901, ore 5,25.

Norddeutsche Allgemeine Zeitung questa sera rettifica asserzioni, specie stampa francese, circa triplice alleanza. Dice .gli alleati dell'ItaJ.ia non fecero imposizioni ·per l'impiego delle sue trup•pe, il trattato lascia ai tre alleati piena libertà

fissare contributo forze militari di terra e mare e nega che gli imbarazzi finanziarii dell'Italia siano connessi cogli obblighi derivanti dall'alleanza. Spedisco testo (1).

(l) -Non pubblicato, ma cfr. p. 77, nota l. (2) -Le parole fra asterischi sono omesse in L V 99.
164

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 753. Pera, 26 marzo 1901, ore 18,30.

A complemento deHe precedenti informazioni, ho verificato esse,rvi in Turchia sedici località ove esiste un solo ufficio postale straniero e che numero complessivo degH ufficii esteri nell'impero oltrepassa sessanta, dei quali circa una ventina istituiti durante l'ultimo decennio.

165

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 765. Pietroburgo, 27 marzo 1901, ore 6,30.

Si commenta il repentino richiamo dell'addetto militare russo a Parigi, ritenendolo motivato dal Governo francese per essersi il colonnello conte Mouraview dimostrato troppo ligio agli oppositori del ministro della guerra. Dopo il 20 aprile verrà qui il ministro degli affari esteri della repubblica francese.

166

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, MATTIOLI PASQUALINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 55)

T. 767/48. Berlino, 27 marzo 1901, ore 6,30.

A complemento mio telegramma n. 44 (2), informo V. E. direttive impartite da questo Governo al suo ministro a Pechino: l) In principio debbono esser presi

Il Presidente del Consiglio, Zanardelli, aveva rilasciato al New York Herald, che la pubblicò nell'edizione parigina del 25 marzo, una intervista in cui tra l'altro disse che l'eventuale rinnovo della Triplice non avrebbe dovuto avere altro scopo che quello di assicurare la pace europea, e perciò eliminare ogni sospetto di animosità contro la Francia. I francesi ne furono più che soddisfatti: così Le Journal des Débats e Le Tem:ps del 26 marzo. Così anche Il Secolo, 26 marzo, in un articolo dal titolo • Intorno alla Triplice>, in cui riprende anche un articolo di Cavallotti su Il Patto di Roma. Poiché la stampa tedesca fece dei commenti critici all'intervista, Il Secolo del 30 marzo chiese che venisse reso pubblico il testo della Triplice.

La Norddeutsche Allgemeine Zeitung, dopo aver messo in evidenza la campagna francese contro l'appartenenza dell'Italia alla Triplice, commentò l'intervista concessa dal Presidente Zanardelli all'edizione parigina del New York Herald, in modo assai severo, augurandosi che Zanardelli e Prinetti venissero restituiti a vita privata al momento del rinnovo della Triplice. L'Allgemeine Zeitung sottolineò gli sforzi di francesi e russi per attrarre il giovane re Vittorio Emanuele dalla loro parte, e deprecò che il Presidente Zanardelli si fosse immischiato personalmente nella polemica in corso sul rinnovo della Triplice.

Sull'atteggiamento tedesco verso il rinnovo della Tr;plice v.G.P., XVIII, l, 5706, 5708, 5758; v. anche B.D. I, 352.

in considerazione soltanto i reclami per danni provenienti dai moti 01stili agli stranieri. I termini di questa limitazione sono assai larghi, dimodoché, in alcun caso speciale, potranno esser domandate indennità per danni indiretti, per es., rotture di contratti in seguito a quei moti. A rifacimento per mancati guadagni, non si fa ~luogo. 2) Legazione di Germania presenterà al Governo cinese i reclami giustificati 1sporti da interessati tedeschi. Una illustrazione delle differenti domande, non è esclusa in principio. 3) La misura dell'inter,esse sarà del 5 % per i reclami non commerciali e del 7 % ,per quelli commerciali. 4) I reclami saranno presentati a questo dipartimento affari esteri o alla legazione di Germania a Pechino. Il termine del l o maggio, proposto ,per la presentazione, non sarà perentorio, quando vi siano ragioni speciali per una presentazione po,steriore. * Queste notizie sono state date dal dipa!"timento esteri, ma io le ho da altra fonte * (1).

(l) La nota della Norddeutsche Allgemeine Zeitung, venne ripresa dall'Allgemeine Zeitung di Monaco (28 marzo) e dall'Augsburger Abendzeitung (29 marzo).

(2) Cfr. n. 147.

167

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T. 750/33. Roma, 27 marzo 1901, ore 12.

Per Albasini. Vaticano resterà neutrale. Agisca con prudenza, prontezza, fermezza. Chiederemo fucili. Schiaparelli.

168

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, AL PROFESSOR SCHIAPARELLI

T. 752. Roma, 27 marzo 1901, ore 12,05.

Ricevuta lettera (2). Spedito telegramma (3). Tutto bene.

169

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 689/354. Parigi, 27 marzo 1901.

Mi pervenne regolarmente il dispaccio che V. E. mi ha fatto l'onore di indirizzarmi il 23 di questo mese ( 4) circa un rapporto del R. Console Generale a

(ll La frase fra asterischi è omessa in L V 99. L'on. Fracassi chiese di conoscere quale fosse la r>olitica dell'Italia in Cina. Il ministro Prinetti rispose che avrebbe presentato alla Camera, dopo le vacanze pasquali, un Libro Verde contenente i documenti riguardanti il periodo che andava dai massacri e dall'assedio delle legazioni sino alla conclusione dei preliminari di r>ace. L'on. Fracassi replicò chiedendo che venissero resi pubblici anche i documenti relativi alla prima fase della politica italiana in Cina, quelli riferentisi alla occupazione della baia di San Mun ed alla presentazione e al ritiro dell'ultimatum. Prinetti aggiunse non essere ancora giunto il momento per una tale pubblicazione. In A. P. Cam. Dep. Leg. XXI, l" Sess., 25 marzo P. 2846-7.

(21 Non rinvenuta.

13) Cfr. n. 167.

Tunisi, relativo ad un incidente riferitogli dal Signor L. D'Alessandro, direttore di quella Scuola italiana.

Il fatto occorso è semplicissimo. Prestigiacomo Giuseppe, alunno della 3• classe diretta dal maestro Burgio, abbandonò la scuola italiana e si fece inserìvere ad una !scuola francese. Il Direttore Signor D'Alessandro esortò il giovinetto a ritornare aUa scuola italiana ed il ragazzo vi si lasciò persuadere. Senonché il Signor Ducas, Direttore della scuola francese, intimò a1la famiglia del Prestigiacomo di ricondurre il ,figlio alla s~cuola francese minacciando, in caso diverso, il padre di lui della perdita del lavoro assicuratog-li nei cantieri di Biserta. Il fatto, considerato in sé, non ha importanza. Ma esso rivela una animosità ed una rivalità che non dovrebbero esistere fra il Direttore deLla scuola italiana e quello della scuola francese. n Signor D'Alessandro si affretta a far noto al R. Console Generale il fatto perché esso chiarisce una situazione e, ìsovra questo tema, svolge considerazioni le quali fanno nascere il dubbio che egli abbia la calma e la misura di giudizio indispensabili per il posto delicato da lui occupato. Il Console Generale poi, a sua volta, coglie l'occasione di questo minimo incidente per dinsi conscio da tempo degli sforzi giganteschi fatti dal,le autorità locali per attrarre nelle scuole francesi i nostri connazionali e rivela una circostanza assai grave affermando che la popolazione scolastica italiana che frequenta gli istituti francesi, uguaglia in numero quella delle scuole italiane.

Stimo, Signor Ministro, che non sarà ·col correr dietro ad uno scolaro che abbandona la scuola italiana per andare ad inscriversi alla francese, che si rimedierà a tale stato di cose e che sarebbe stato più cauto l'evitare il rumore che questo incidente avrà prodotto fra gU italiani, perché ne potrebbero essere derivate altre spontanee defezioni.

Non giova il dimenticare, a breve distanza di anni, che, fra le più ardue difficoltà che si ebbero a superare nelle trattative con la Francia per le convenzioni tunisine, quella che nasceva dalla conservazione, da noi voluta, delle scuole italiane esistenti già nella Reggenza, fu forse quella per la quale si ebbero a sostenere le più lunghe ed ostinate discussioni e ad incontrare le più vive resistenze e ripugnanze. Se incautamente siffatta questione ven~sse riaperta, essa potrebbe anche oggi creare un dissidio grave che io credo convenga evitare.

V. E. troverà forse che, a mia volta, esagero l'importanza di un incidente che, mantenuto nelle sue vere proporzioni, dovrebbe sembrare insigni•ficante. Ma io mi preoccupo, e non d'oggi soltanto, della tendenza che si rivela a Tunisi e della quale è un indizio non t~rascurabile il ricorso del Signor Direttore della scuola italiana, trasmesso al R. Ministero dal Console Generale di S. M. in Tunisia. Non è con iricorsi in via dtplomatica che si rimedierà alla tendenza manifesta degli Italiani a valersi degli Istituti d'insegnamento francesi. Non ispetta a me il fare la diagnosi di questo fenomeno, alla produzione del quale contribuiscono probabilmente ·cause di vario ordine. Col favore della condizione di cose creata dalle convenzioni del 1896, H movimento della immigrazione italiana in Tunisia ha preso uno sviluppo che la Francia certamente non avea preveduto e del quale oggi molti, in questo paese, concepiscono grave inquietudine. La conservazione di questo stato di cose per una durata eccedente il limite della scadenza delle

convenzioni fissata al 1° ottobre 1905, pare a me essere principalissimo interesse nostro. Ma, se si vuole seriamente, efficacemente tutelare questo interEisse, bisogna evitare gli incidenti che, sebbene di secondaria importanza, creano sul luogo competizioni, vi susdtano rivalità e passioni le quali si ripercuotono, come recentemente si è veduto, nelle discussioni del parlamento francelse. Se non è !POSsibile che tali incidenti siano totalmente evitati, gioverà ne vengano attutito il rumore, scemate e non ingrandite le proporzioni. Questa, a me sembra, sia la linea di condotta che il ben inteso interesse nazionale e la previsione dell'avvenire impongono a chiunque delle cose di Tunisi è chiamato attualmente ad occuparlsi.

Le mie personali, ottime relazioni con il Signor Delcassé mi permisero, in obbedienza alle istruzioni di V. E., d'intrattenerlo oggi brevemente di questo soggetto. Lo feci indicandogli, senza precisare circostanze di fatto, la competizione che pareva nascere a Tunisi fra gli insegnanti italiani ed i francesi la quale avrebbe colà potuto prendere proporzione disturbosa. Conveniva forse che un avvertimento fosse dato dalla Resistenza a chi di dovere affinché non si esagerasse l'importanza di cose per indole loro assai piccine. Conservassero le scuole la loro clientela, né cercassero di togliersela reciprocamente. Il Signor Delcassé, pure pigliando un appunto per iscritto della mia osservazione, mi di1sse che, negli ultimi tempi, a causa della discuss,ione apertasi nel Parlamento francese, egli avea attentissimamente seguito tutta la corrispondenza che arriva al suo Ministero da Tunisi e che nulla vi avea trovato nel senso della indicazione che io gli faceva.

Mi sembra, Signor Ministro, di avere così dato a questo affare tutto il seguito ,che esso comportava ed io gradirò assai di averne la di Lei approvazione poiché, in materia così delicata, mi preme più che mai di essere sicuro che fra il modo di vedere di V. E. ed il mio non esistono divergenze.

(4) No:1 pubblicato.

170

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 775. Pietroburgo, 28 marzo 1901, ore 3,35.

Mi risulterebbe che convenzione russo-dnese non sia stata firmata in seguito energica protesta fatta lunedì da questo ministro del Giappone, minacciando perfino intervento armato. Mi fu supposto che il conte Lamsdorff dtenendo protesta Giappone tacitamente approvata dalla Germania, intenda comunicare testo convenzione a questo ambasciatore di Germania, onde convincerlo che la convenzione non è esecutiva, se non dopo adempimento delle domande collettive, e dissipare ,così timori che la Russia, una volta regolata quelstione Manciuria, voglia ritirarsi trattative Pechino. Ambasciatore di Inghilterra dissemi ritenere anche lui essere interesse potenze che la convenzione sia solo conclusa dopo definizione trattative di tutte le potenze colla China.

171

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A BRUXELLES, CANTAGALLI

T. CONFIDENZIALE 765. Roma, 28 marzo 1901, ore 12,15.

A pll"oposito del prossimo viaggio del II"e dei belgi in Italia, i giornali annunciano che probabilmente verrà anche a Roma. Desidererei, per ragioni che ella comprende, sapere ,con certezza se tale progetto esiste. L'indagine è naturalmente da farsi con la dovuta circospezione, vista la delicatezza dell'argomento. Mi affido al tatto ed alla abilità di lei.

172

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. CONFIDENZIALE 767. Roma, 28 marzo 1901, ore 13,25.

Ho verificato che il signor Barrère non era presente quando la squadra francese venne a salutare i nostri sovrani in Sardegna. Poiché l'attuale convegno di Tolone deve 'Conservare identico carattere e conviene seguire esattamente gli stessi procedimenti, non parmi il caso che V. E. si rechi a Tolone.

173

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO

(Ed. in LV 99, p. 55)

T. 768. Roma, 28 marzo 1901, ore 22,20.

Ringrazio V. E. suo telegramma odierno (1). Ebbi già occasione di conferire con ministro Giappone venuto chiedermi, in via confidenziale, modo di vedere del R. Governo riguardo alla convenzione russo-chinese per la Manciuria. Gli dissi che noi non avendo in Manciuria interessi rilevanti consideravamo la questione solo dal punto di vista delle difficoltà che da essa potevano derivare al mantenimento del buon accordo nel concerto delle potenze e al rapido compimento dell'opera sua. Non potevamo quindi avere altro desidevio se non che le varie potenze interessate nella questione avessero sufficiente spirito di conciliazione per evitare quelle difficoltà. Eguale punto di vista ebbi occasione di esporre confidenzialmente anche all'ambasciatore russo, non che agli altri diplomatici che me lo chiesero.

(l) Cfr. n. 170.

174

IL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1067/15. Addis Abeba, 28 marzo 1901 (1).

Harrington sorpresa imprevidenza Menelich, fecesi testé concedere per... (2) Blundel miniere Walega non comprese concessioni Ilg e miniere regioni sud frontiera Eritrea per Sennar suindicato maggiore inglese recasi lago Tzana studiare traffico Gondar mirando concentrarlo Metemma isolando noi; inglesi padroni miniera Beni-Siangul, restante quelle Walega, insediati Metemma, isolano Eritrea annullandone valore commerciale. Ora mirano anche ottenere, per frontiera sud, intero paese somali fino Boran lungo Giuba. Piazzati c01sì nord Lugh intercetteranno traffi·co attuale. Accaparramento concessioni fatto appena noti nostri interessi Walega, non ha scopo immediato sfruttamento, ma solo impedire altri averne possesso. Hauington con ogni cautela mi occulta tutto, mentre pretende che devo andar d'accordo. Egli sorprese mia conoscenza suoi maneggi. Aspettandosi protesta appena avrò prove circa falsificazioni telegramma Gibuti, crede impaurirmi minacciando rappresaglie altri, non possiamo più lusingaTci disinteresse inglese. Gov&no britannico dovrebbe comprendere che del suo rappresentante è stata troppo facilmente conosciuta sua slealtà. Prego V. E. farmi conoscere quale condotta dovrò avere con Harrington (3).

175

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 789.

Ringrazio l'E.V. della sua decisione circa la mia astensione dalle feste di Tolone, e questa decisione rimane ferma. Per evitare, però, qualsiasi malinteso, le riferisco che mercoledì scorso Delcas:sé parlandomi spontaneamente della necessità in cui mi troverò, probabilmente, di visitare a Cannes mia moglie che non sta bene, mi disse che, forse avrei fatta questa visita in occasione delle feste di Tolone. Gli risposi ponendo alla mia volta la domanda se egli vi si recherebbe e, dopo la sua risposta affermativa, voltai il discorso sopra altro soggetto. Stimerei, pertanto opportuno che V.E. desse a Barrère qualche spiegazione della mia astensione acciocché qui non resti l'impressione che essa dipese dalla sola mia volontà, e la mia condotta non venga interpretata come puerile dispetto per essere stata la visita di Tolone combinata a Roma, e, così totalmente in fuori di me. Si po

trebbe trovare per es. la spiegazione in una questione di etichetta, dovendo il 1primo posto essere dato ammiraglio principe del sangue, anziché al rappresentante personale di S.M. Io mi spiego nello stesso senso, se V.E. approva (1).

(l) -Il tel. venne inviato tramite il Governatore dell'Eritrea il 27 aprile alle ore 17,40. (2) -Gruppi indecifrati. (3) -Rispondendo ad una interpellanza dell'on. Fracassi sulla politica verso l'Etiopia dal 1896 in poi, il ministro Prinetti rispose che essendo stati pubblicati i docwnenti relativi al trattato di r>ace ed alla convenzione per la liberazione dei prigionieri, non riteneva esistessero altri documenti la cui pubblicazione fosse utile: in A.P. Cam. Dep. Leg. XXI, l" sess., 25 marzo, pp. 2846-7.
176

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 770. Roma, 29 marzo 1901, ore 11.

Il duca di Genova si propone di giungere a Tolone la mattina dell'8 aprile ~ di trattenersi ancora un giorno dopo la !Partenza del presidente della RepubbHca. V.E. può direttamente informare il R. vice console di Tolone.

177

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA

T. 779. Roma, 30 marzo 1901, ore 11,15 (2).

Faccio seguito telegramma 12 marzo (3). Martini ha avuto in via confidenziale conferma linea confine Sudan Abissinia dover essere tracciata per Maatebe Todluc per desiderio Governo inglese il quale ciò vuole appunto perchè solo da Maatebe è libera strada che, traverso Baza, conduce al Gasc e pone questo in comunicazione col Setit. Se proposta inglese fosse accettata da Menelik, si toglierebbe colonia Eritrea ogni possibilità commercio suoi stessi prodotti se non volgano al Nilo. Attendo ancora risposta Governo britannico: rinnovo a lei istruzione agke presso Harrington sempre nei termini nostro telegramma 12 marzo e ,comunicarmi disposizioni Menelik. Ripeto non vogliamo intralciare negoziato inglese ~er confine, ma tutelare interessi commerciali Eritrea.

178

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVARO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 833/33. Pechino, 30 marzo 1901, ore 14,40 (per ore 10 del 2 aprile).

Corpo diplomatico per studiare mezzo con ,cui Cina potrà pagare indennità desidera conoscere cifra approssimativa indennità complessiva chiesta da ogni paese. Qualora V. E. creda indicarmi cifra approssimativa che chiederebbe

per guerra e marina vi aggiungerei indennità chiesta finora da privati e inden

nità per Legazione. Per queste ultime regolerei sulla domanda austriaca. Avvertirei corpo diplomatico che la cifra indennità privati non ha ancora subito revisione. Per opportuna norma di V.E. avverto che Governo austro ungarico domanda 14 milioni di franchi per le sole spese militari, mentre non ha mai avuto a terra :più di 400 marinai e :sole 4 navi in Estremo Oriente. Governo Stati Uniti chiederà per indennità e indennità privati 130 milioni di franchi. Credo che sua indennità in privati non supererà 30 milioni. Le truppe americane furono circa 4 mila ma da due mesi sono diminuite e provenivano solo dalle Filippine. Mi permetterei consigliare per indicare cifra nostra indennità guerra sulla cifra tedesca ·calcolando che abbiamo avuto a terra tra soldati e marinaj oltre 2800 uomini e tuttora ne abbiamo 2500. Circa questioni di cui nel mio telegramma n. 30 (1), Ministri di Russia, Austria-Ungheria, Stati Uniti avevano istruzioni chiedere intervengano altresì Rappresentanti delle Potenze che hanno truppe in Cina. Ministri di Germania, di Francia, d'Inghilterra, del Giappone ed io aderimmo.

(l) -L'on. Masciantonio aveva svolto un'interrogazione sulle voci di un accordo tra il Governo italiano e quello francese per una eventuale ripartizione del Vilayet di Tripoli, nel ·senso che la Cirenaica sarebbe andata all'Italia, e alla Francia la Tripolitania ed il Fezzan. Prinetti replicò che non vi era assolutamente nulla di vero. In A.P. Cam. Dep., Leg. XXI, l" sess., 29 marzo, pp. 3082-3. (2) -Il tel. venne inviato tramite il consolato ad Aden. (3) -Cfr. n. 118.
179

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. CONFIDENZIALE 784. Roma, 30 marzo 1901, ore 16.

La ragione vera della nostra decisione è che per risparmiarci inutili e mo·lesti commenti nel momento in cui tutti gli ,sguardi sono rivolti al convegno di Tolone noi abbiamo creduto di dover esattamente seguire il precedente di Sardegna. Questa ragione è così naturale che mi sembra V.E. potrebbe eventualmente addurla come di tutta ev.idenza senza nemmeno avere avuto bisogno di consultare in proposito il R. Governo. Non crederei di prendere a tale riguardo, presso l'ambasciatore Barrère, una iniziativa di discorso che esagererebbe inopportunamente l'importanza della cosa, ma non avrei diffkoltà, se interrogato, di e~primermi nello stesso senso, e ·parmi che sarebbe pure non scevro di inconvenienti il ricercare ragioni divel'se che difficilmente apparirebbero convincenti al Governo francese (2).

180

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A TOKIO, COBIANCHI

(Ed. in LV 99, p. 57)

T. 791. Roma, 31 marzo 1901, ore 13,15.

Da fonte attendibile apprendo che Giappone sta facendo armamenti terrestri e marittimi in vista complicazioni Manciuria. Prego telegrafarmi notizie in proposito.

(l) -Non pubblicato. (2) -Le Petit Niçois del 24 febbraio aveva pubblicato un voto del Consiglio Dipartimentale di Nizza affinché la flotta italiana si recasse prima a Nizza per salutare il Presidente della repubblica francese.
181

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 720/372. Parigi, 31 marzo 1901.

L'occasione di persona sicura che parte questa sera per Milano mi permette di indirizzare a V.E. questo confidenziale rapporto che sarà rimesso a Lei per il tramite di quella Prefettura. L'aspettare il passaggio del periodico corriere potrebbe avere l'inconveniente di rendere tardive le informazioni che mi preme abbiano a pervenirle ormai senza indugio. Non scrissi fin qui del movimento di opinione prodottosi in Francia in riguardo ai rapporti colla Italia da poco più di un mese, perché di esso risultava chiaramente nel linguaggio della stampa francese.

V. E., nell'assumere l'alto suo ufficio mi fece conoscere il fermo suo proposito di perseverare, al pari dell'an. suo predecessore, nella politica che è ormal per noi tradizione costante. Or a me non restava che a perseverare qui nel contegno costantemente prescrittomi tendente a consolidare il conseguito miglioramento delle relazioni fra i due Governi ed i due popoli, evitando però qualunque cosa che potesse anche lontanamente far nascere qui la lusinga che l'Italia muterebbe le basi della sua politica estera.

Quando incominciò nella stampa ungherese ed austriaca la campagna tendente a far sentire al Governo di Berlino il pericolo in cui la sua politica commerciale poteva mettere l'alleanza con l'Italia, il Signor Delcassé, in occasione di una delle mie visite ebdomadarie, mi domandò se quegli articoli erano caduti sotto i miei occhi. Ed io mi limitai a fargli osservare che mi parevano i medesimi meritare poca attenzione poiché se, come traspariva dal loro testo, erano l'opera di corrispondenti che raccoglievano i rumori che circolavano in Italia, essi provavano tutt'al più l'interesse considerevole che nel mio paese si annetteva alla rinnovazione delle convenzioni commerciali, ma non certamente l'intenzione di chicchessia di intimidire il Gabinetto di BerLino. Voltai il discorso ad altro soggetto e la conversazione non andò più oltre.

Dopo l'interpellanza dell'an. Guerci (l) tutta la stampa francese, compresa quella della più sistematica avversione all'Italia, inneggiò alla prossima rottura della Triplice alleanza e gli uni sotto forma di notizie e di informazioni, gli altri in articoli che pretendevano trattare la questione a fondo, tutti preconizzarono l'uscita dell'Italia dalla sua attuale alleanza. In quei giorni, quando, dopo di aver parlato di varii affari, io, stando già in piedi, prendeva commiato dal Signor Delcassé, questi mi interrogò sull'impressione che in me produceva l'unanimità del linguaggio dei giornali francesi e degli italiani sovra questo tema. Risposi al Sgnor Delcassé che, parlandogli a titolo strettamente privato, ma da amico ormai conosciuto e sperimentato suo e del suo paese, io non voleva nascondergli, poiché egli mi interrogava, che io non trovava alcuna seria base a tale movimento d'opinione. L'Italia desiderosa non meno di qualsiasi altro

paese di una pace solida non era certamente indifferente ai benefici di essa

de' quali godeva da un ventennio. Dal punto di vista della sua sicurezza alcune

legittime inquietudini si erano potute manifestare in momenti nei quali le rela

zioni fra la Germania e l'Inghilterra sembrarono alterarsi quasi in modo e

per cause permanenti. Nell'ora presente quelle inquietudini non parevano avere

ragione d'essere. Nè 1il momento presente rendeva urgente una risoluzione no

stra. Sicché io non comprendeva la discussione che si era aperta nella stampa

ed era inclinato a ritenerla come un fenomeno effimero il quale però palesava

che il miglioramento dei rapporti fra i nostri due Governi si era esteso per

naturale conseguenza di cose anche al sentimento reciproco dei due popoli.

Riteneva che di questa conversazione che, appunto perché aveva carattere privato, era stata da parte mia scevra d'ogni reticenza, il Signor Delcassé si sarebbe tenuto pago. Ma così non è poiché, trovandomi il 27 corrente presso di lui per la trattazione degli affari in corso, egli entrò a parlarmi dell'intervista del corrispondente del New York Herald con S.E. il Presidente del Consiglio e, dopo talune mie osservazioni d'ordine generale tendenti ad escludere l'importanza delle pretese interviste, il mio interlocutore, pur ammettendo la giustezza delle medesime, conchiuse presso a poco in questi termini: • conosciamo del resto da lunga pezza la cordialità dei sentimenti del Presidente del Consiglio riguardo alla Francia e tutto ciò che Barrère mi scrive dell'attuale Ministro degli affari esteri, è eccellente •. lo non poteva che compiacermi che così fosse; ma appena fattone un accenno, portai il discorso sovra gli affari che erano in quel giorno da trattarsi.

Non posso poi tralasciare di far conoscere alla E.V. che, essendomi io incontrato or sono otto giorni con il Signor Hanotaux, questi si felicitò vivamente del progresso che aveano fatto negli ultimi tempi le relazioni dell'Italia con la Francia. • Il movimento è dato, ora le cose cammineranno da sole ». Tale fu la conclusione del Signor Hanotaux che sempre più si atteggia a Ministro degli affari esteni professionale di questo paese. Egli, come tant'altri, mi chiese se io andassi a Tolone e sulla mia risposta evasiva, mi sembrò facesse un punto ammirativo. Le condizioni nelle quali si svolse il breve colloquio gli toglierebbero ogni importanza se le circostanze del momento e dell'ambiente non ve ne attribuissero una sufficiente perché io non possa omettere di dferirlo

.a V.E.

(l) Cfr. n. 1, nota 2. Sulla Francia e la Triplice v. D.D.F., 2, I, nn. 97, 118, 120, 140.

182

L'INCARICATO D'AFFARI A TOKIO, COBIANCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 57)

T. 829. Tokio, 1 aprile 1901, ore 3,20.

Qui esercito terra e marina militare ritengonsi pronti. Sollecitossi arrivo nuova nave costruita Inghilterra. Situazione tesa. Giappone protestò (subito) contro azione russa in Manduria. Ottenuta risposta vaga, rinnovò protesta in

forma più recisa. Partito guerra aumenta ogni giorno. Capo opposizione ed ii cessato ministro degli Esteri espressero avviso guerra necessaria. Gabinetto spera evitarla.

183

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, MATTIOLI PASQUALINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 824. Berlino, l aprile 1901, ore 5,38.

Cancelliere dell'impero partito ieri sera per Venezia (1).

184

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 148/82. Pietroburgo, l aprile 1901.

Le esagerazioni della stampa estera in genere al pari di quelle dei giornali italiani sull'agitazione degli .studenti •in Russia, sulle sue conseguenze e sulle misure di repressione adottate dal Governo Imperiale mi inducono a ritornare succintamente su tale argomento, del quale ebbi già l'onore di intrattenere V. E.

Senza voler prestare intera fede al resoconto ufficiale in proposito pubblicato, di cui a suo tempo trasmisi un riassunto in traduzione all'E.V., occorre stare in guardia contro le notizie ad effetto date dalla stampa estera secondo le quali la Russia si troverebbe addirittura in una situazione delle più critiche ed alla vigilia di una vera e prop•ria rivoluzione.

Non si può disconoscere che nel rerente movimento :si è verificato un nuovo fatto che lo ha specialment•e caratterizzato accrescendone l'importanza, e si è la partecipazione delle classi operaie ed anche borghesi alla agitazione promossa dagli studenti in origine per ottenere, o meglio col pretesto di ottenere la revoca delle misure restrittive temporaneamente adottate contro di loro nel 1881, e poi per protestare ed opporsi alle punizioni di cui erano ,stati oggetto, e segnatamente all'incorporazione nei reggimenti dell'esercito.

Durante gli ultimi torbidi di Pietroburgo i cosa·cchi furono sonoramente fischiati dalla popolazione, gli studenti arrestati ebbero applausi e tra la folla si udivano discorsi ispirati ad ostilità e disprezzo verso le autorità. L'odio contro la polizia è quello che anima specialmente gli elementi operai, rpei quali le aspi

razioni e rivendicazioni degli studenti non potrebbero avere in sè grande si

gnificato.

Le vessazioni della polizia e della burocrazia sono quelle che pm particolarmente sembrano avere spinto anche parte della classe dei piccoli borghesi a simpatizzare e far causa comune cogli studenti. Ed occorre il notare che anche nelle classi elevate, benché nella grandissima maggioranza contrarie agli studenti, hanno questi trovato qualche simpatia ed appoggio. Ad esempio il Generale Principe Viasemsmi li arringò con parole di incoraggiamento, tentando in pari tempo di ostacolare il'azione della polizia, per il che gli fu dall'Imperatore inflitto un rimprovero solenne.

A mio avviso i fatti recentemente avvenuti a Kieff, Mosca e Pietroburgo non hanno H significato di una pura e semplice agitazione universitaria, poichè :a IProdurli hanno •contribuito causa ed elementi sociali di varia natura, all'infuofli della classe e degli interessi degli studenti.

È difficile il manitìestare de1le previsioni sul seguito che il.'attuale movimento >potrà avere, ma è fuor di dubbio che esso merita di essere studiato e eventualmente seguito ·con particolare attenzione, non perchè secondo ogni verosimiglianza possa dar luogo in un prossimo avvenire a serì e radicali rivolgimenti, ma perchè in etsso trovano la loro espresione e si connettono le tendenze più o meno coscienti di varie classi sociali russe verso un migliore assetto del paese e del <Governo.

(l) Il presidente Zanardelli si recò a salutare il cancelliere alla stazione di Verona. Secondo La Tribuna del 4 aprile, l'incontro • significa che le dichiarazioni di Zanardelli al giornale New York Herald vengono a Berlino interpretate per quelle che erano •. cioè • nulla vi è di cambiato nei rapporti tra Italia e Germania>. Analogo il commento de Il Giornale di Sicilia, 3 aprile. Negativo su tutta la politica estera italiana è il commento di Arturo Labriola sull'Avanti! del 6 aprile.

185

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A TOKIO, COBIANCHI

T. 803. Roma, 2 aprile 1901, ore 13,45.

Sorprendemi vivamente che per avere 'le notizie abbastanza gravi che ella mi telegrafa ora (l) sia stato necessario domandargliele. P'rego che in avvenire :servizio sia fatto con maggiore diligenza.

186

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, MATTIOLI PASQUALINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 59)

T. 838/50. Berlino ... (per. ore 20,37 del 2 aprile 1901).

Questo ministro China, in conformità degli ordini ricevuti, ha comunicato al segretario di stato per g·1i affari esteri che il suo Governo aveva lasciato decorrere il tempo utile per la firma dell'accordo per la Manciuria, senza firmarlo.

Ministro di China, facendo parola degli armamenti russi, espose poi il timore che la Russia adoperi la forza, ed aggiunse che in conseguenza di ciò, la China avrebbe potuto venire a trovarsi nella condizione di non poter soddi:sfare ai suoi obblighi verso la Germania (,indennità dissemi il Conte Richthofen). Ministro di China pregò infine Governo imperiale interporre i suoi buoni uffici presso il Governo russo per una soluzione pacifica. Senza dare risposta definitiva, :il conte Richthofen riip€tè al Governo cinese di rivolgersi alla conferenza dei mini1stri a Pechino, aggiungendo ·che una potenza agisce più facilmente di sua iniziativa ·Che su pressione di altre.

Governo imperiale continua tenersi al di fuori della questione della Manciuria, la quale non riguarda direttamente i suoi interessi. Esso aspira ad ottenere le sue indennità ed a ritirare le sue truppe al più presto possibile. Circa le indennità esistono ancora divergenze di opinione tra BerHno e Londra. * Qui si ritiene che i dazii doganali marittimi potrebbero essere aumentati più di quanto si crede colà. La missione Stubel non ha dato ancora risultati pratici * (1).

(l) Cfr. n. 182.

187

IL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1126/16. Addis Abeba, 2 aprile 1901 (2).

Solamente ora ho ricevuto il telegramma del 12 marzo (3). I miei ultimi telegrammi avranno delineato mia situazione ·con Harrrington. Mai avverrtito dei nostri accorrdi con gli inglesi, non potevo lasciare modificare nostra frontiera senza prevenire V.E. Poichè Menelik trattò con Harrington, mi era imposto agire in modo diverso da quel·lo fatto. Se Ha11rington vcede dnter·rotte trattative è sua colpa, pe11chè 'conoscendo esattamente nostra prima convenzione frontiera Eritrea poteva amichevolmente parlarmi lo scorso anno. Vi era così tempo sufficiente per non subire attuale .ritardo. Ho agito con Harrington sempre con lealtà mentre egli mi ha sempre occultato tutto. Desidero insistere sulla mia condotta amichevole con Harrington tanto più che oggi egli è perfino scortese con me. Menelik sa tutto approva mia condotta. Prevengo V.E. che, rinunciando linea Tomat-Todluc, si altera radicalmente n01stro trattato e MeneUk dovrà ritenerlo nullo, tanto più che non lo vede ancora ratificato. Si tratterà riaprire questione frontiera Eritrea, non so con quale nostro vantaggio, certo con svantagg,io morale dopo ,prudente nostra insistenza per ottenere linea che ora si vorrebbe modificare. Insisto fare osservare che cedere oggi agli inglesi, come francesi cedettero a Fascioda, costituils·ce per noi disfatta morale, enorme. Nostro lavoro, nostri ,sacrifici pecuniarii per 1rkupe.rare prestigio saranno annullati. Inghilterra resterà moralmente e ip€rdò efficacemente vera padrona in Etiopia.

Prego V.E. sobordinatamente, ma vivamente, prendere in esame le mie umili considerazioni, significando esser pronto sacrificarmi, occorrendo, purchè resti saldo il nostro prestigio, onorato e temuto, in Etiopia, come altrove, nome nostro· diplomatico.

(l) -Il brano fra asterischi è omesso in L V 99. (2) -Il tel. venne trasmesso dal Governatore dell'Eritrea, Martini, il 4 maggio, ore 4,25. (3) -Cfr. n. 118.
188

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A CARACAS, G. RIVA

T. 815. Roma, 3 aprile 1901, ore 12,30.

Per considerazioni e motivi svolti rapporto n. 18 (1), provvedimenti recentemente presi da codesto Governo per risolvere e liquidare reclamli sono inaccettabili. Non possiamo perciò assolutamente ammettere esclusione di quelli 1898 nè accettare titolo proposto per pagamento, nè competenza esclusiva alta corte federale. Epperò autorizzo V.S. dichiarare nome R. Governo quanto sopra, ISoggiungendo le più ampie riserve per non IPl'egiudicare diritti nostri reclamanti. Rappresentanti costà Germania e Spagna ricevettero identiche istruzioni. A scanso poi nostra responsabilità, converrà che V.S. faccia noto, occorrendo anche telegraficamente, ai nostri reclamanti che se intendono, per propr-io conto, sottoporre reclami commissione istituita gennaio scorso, sono liberi di farlo. Reclami trovandosi presso R. legazione, la S.V. potrà mandarli puramente e semplicemente alla commissione da parte di quei reclamanti che ne la richiedessero.

189

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 233/72. Costantinopoli, 3 aprile 1901.

Come ne informavo V.E. col mio rapporto del 23 gennaio 1901 n. 24 (1), ho allora ripreso, con gli altri Ambasciatori delle Potenze interessate, i lavori per l'arbitrato sulla Convenzione Consolare fra la Grecia e la Turchia. Essi vennero da ultimo sollecitati, per il cortese desiderio dei miei colleghi di far si che, prima di lasciare questo posto, io potessi !liP.porre la mia .firma alla sentenza arbitrale cui avevamo insieme collaborato. Le nostre riunioni protrattesi durante questi due mesi, hanno ora preso termine, •con la redazione del lodo, che fu definit,ivamente sottoscritto da noi tutti, in data di [eri 2 aprile. Il suo testo venne oggi stesso da noi comunicato al Ministro ottomano degli Affari Esteri ed al

Principe Maurocordato Ministro di Grecia e Plenipotenziario ellenico in Co.stantinopoli. Di codesta sentenza e delle due note relative ho l'onore di rimettere qui ;unite le copie a V. E. (1).

(l) Non pubblicato.

190

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

-R. 234174. Costantinopoli, 3 aprile 1901.

Col dispaccio che V.E. mi fece l'onore di dirigermi in data del 7 corrente

n. 63 (2), Ella chiamava la mia atten2'lione sulla situazione interna dell'Impero Ottomano, tale da susdtare seri timori Pt::l mantenimento della quiete in Oriente, ove questo Governo non provvedesse a un miglioramento della propria amministrazione.

Come V.E. stessa lo osserva, lo stato di cose descritto in quel dispaccio non è nuovo. Non per rinviare V.E. ad una .faJstidiosa ,lettura, ma a titolo di semplice citazione, mi permetto di qui 'ricordare la serie dei rapporti che nell'inverno 1896-97 ebbi a indirizzare al R. Ministero, sui lavori della conferenza degli Ambasciatori, incarkati appunto dai loro Governi di studiare un qualche rimedio ai mali di questo Impero che gli allora -recenti massacri avevano messo in terribile evidenza. Quelle conferenze, durate tre mesi, si chiusero il 10 di febbraio 1897, con l'invio ai nostri Governi di una estesa Memoria, nella quale i miei Colleghi ed io proponevamo alcune misure, le quali, se da essi approvate ed appoggiate, si sarebbero ,potute imporre alla S. Porta, per iil bene dell'Impero ed a tutela degli interessi europei connessi al suo mantenimento. Ma in quei giorni appunto, scoppiava la seconda insurrezione cretese, che condusse due mesi dopo, alla guerra turco-greca ed agli sconvolgimenti che ne seguirono. E tutto il riJsultato della conferenza si ridusse alla redazione di quelle proposte, dellle quali i Governi, distratti da cose più urgenti, si limitarono ad accusare ricevuta: nè più si parlò di riforme in Turchia.

Dopo quattro anni trasco11si, è J.ecito domandarsi quale effetto s:i sarebbe ottenuto, se le proposizioni del 1897, invece di rimanere cosi abbandonate, si fossero volute far accettare al Sultano. E la risposta è assai dubbia, quando si ripensi alla sorte delle tante conferenze tenute in Costantinopoli da se-ssant'anni in qua e nelle quali, chi ne legga gli atti, è colpito dalla diagnosi dei mali della Turchia fattavi in termini talora singolarmente identici a quelli da noi adoperati. Dei motivi di questa sterilità, alcuni sono interiori e permanenti, come la incapacità della razza ottomana a penet-ra-rsi del vero spirito della civiltà occidentale; incapacità che taluno contesta, ma che è a parer mio dimostrata, oltrechè dalla

\1) Non si pubblicano.

storia secolare dei turchi, dal naufragio dei tentativi di rigenerazione fattr dapprima sotto il Sultano Mahmoud e poscia durante i 20 anni successivi alla guerra di Crimea, quando l'Impero fu ammesso nel ,concerto europeo, e aveva Sovrani accessibili alla influenza franco->ing,lese, come erano Abdul Megid e Abdul Aziz. A ciò si aggiunge, dal punto di vista esteriore, la impossibilità di una azione efficace del concerto europeo, sempre troppo 1lento nei suoi movimenti e le cui velleità di accordo sono troppo superficiali per potersi mantenere contro l'azione della Russia, che è sistematicamente dissolvente, anche quando essa fa mostra di partecipare all'intento comune, nelle cose di Turchia. Di questi fatti esistono troppe prove, per,chè possa dubitarne chiunque abbia, preso parte alle riunioni che i Rappresentanti esteri hanno occasione forsanco. troppo frequente, di tenere in Costantinopoli.

Codeste cause generali furono poi aggravate da 25 anni in qua, per effetto. delle tendenze dell'attuale Sovrano, il quale nei rapporti coll'estero è dominato· dal terrore della RuSisia e, aU'interno, ha subordinato ogni cosa alla propria posizione e sicurezza personale, con un accentramento di poteri che è senza precedenti anche in Turchia e che ebbe per effetto la soppressione o l'atrofia di tutti gli organi necessar'i per le funzioni regolari di un Governo. E sebbene gli eventi de'l 1894-96 non abbiano sortito le conseguenze immediate che se ne· potevano attendere, essi gettano tuttora la 'loro ombra 1sulla situazione dell'Impero, sia dal punto di vista politico ed economico, come, e più che non si creda,. da quello morale. Certo è che, raffrontando, come io mi trovo in grado di farlo, lo stato di cose che qui conobbi quindici anni or sono e quello ora esistente, è sensibile un generale peggioramento deHe condizioni di questo Stato.

Si può da questo argomentare l'imminenza di una catastrofe? Vi ha chi lo pensa. Per fare, non dirò previsioni impossibili, ma per limitare in termini ragionevoli il calcolo delle possibili probabilità, vi ha luogo a considerare quali sono i pericoli che in questo momento si presentano come più minacciosi. Essi sono tre: un'insurrezione in Macedonia; un movimento dei giovani turchi; un disastro finanziario.

Quanto alla Macedonia, mi debbo riferire ai miei recenti rapporti ed a quelli che il R. Ministero riceve dai nostri Consoli. La posizione certo non è buona. Per le ragioni già dette, è praticamente escluso che l'Amministrazione attuale vi possa essere migliorata in modo apprezzabile. Le Ambasciate in Costantinopoli non mancano, ogni qualvolta un caso speciale si produce, di chiamare su di esso l'attenzione della S. Porta; ma i r~sultati sono scarsi se non nulli. Un rimedio ,eventuale non potrebbe trovarsi se non in quelle riforme radicali che appunto non si è mai riusciti a far prevalere: e ,rkordo a questo proposito, che nella sovracitata >Conferenza del 1897, l'Ambasciatore d'Austria-Ungheria si mostrò più di ogni altro restìo al formularne per la Macedonia, allegando che esse· avrebbero fatto nascere in quelle popolazioni speranze eccessive, col pericolo di provocare fra esse una agitazione atta a divenire fatale, quando le speranze stesse 1si dimost,rassero poi fallaci. y,j è, per ,contro, il fatto del potente esercito ottomano stanziato in quelle prov;incie, che rende un movimento popolare assai difficile ad eseguirsi; e vi è la discordia persistente fra Ie diverse razze cristiane

della penisola, che crea al movimento stesso un ostacolo altrettanto forte che la presenza di quelle truppe. È opinione mia e di molti, che il giorno in cui la Grecia, la Serbia e la Bulgaria fossero riuscite a tracciare, con reale accordo, un riparto ideale delle rispettive sfere d'influenza in quei paesi, la effettuazione del riparto stesso non tarderebbe fatalmente a verificarsi, e ciò malgrado ogni resistenza della Turchia e anche dei Gabinetti europei, -come avvenne, per

Creta. Ma nulla indica l'appres1sarsi di quel giorno, mentre le tre razze rivali

per tacere degli albanesi -non furono mai fra di ,loro più ostili. Quanto alla Bulgaria le ultime notizie qui pervenute dipingono quel Governo come persuaso pel momento della impossibilità di un'azione, e pare dubbio che senza il suo appoggio, i Comitati possano fare akunchè di serio. Confermo quindi in con

clusione, quello che già ebbi a dire circa la ,impressione qui generalmente prevalente, che nella Turchia di Europa non vi saranno per ora movimenti, fino a che almeno, la Russia, occupata altrove, continui a trovar interesse a ritar

dare colà un conflitto.

Giovani Turchi. Questi si sono assai agitati negli ultimi tempi, tanto da destare vive inquietudini nel Sultano, il quale si preoccupa ora speciaLmente della radunanza di quei suoi sudditi rribelli in Egitto, ove si trova il cognato Mahmoud, raggiunto colà a quanto si dice, daU'altro noto profugo Ismail Kemal. Sua Maestà ha fatto domandare a Londra un intervento di Lord Cromer contro quegli intrighi, ma questo Ambasdatore britannico, pur p,romettendo che non si permetterebbe che il Vicereame diventi un covo di cospirazioni contro la sicurezza dell'Impero, fece sentke ,che non si potrebbero prendere misure di positiva repressione, nè tanto meno consegnare quegli agitatori politici. Potrebbe esservi qualche pericolo se, ,come taluno lo accennò, quei cosp1ratori riuscissero ad attrarre nel loro partito l'Alto Commissario Muktar Pascià. Ma nulla indica che questi vi abbia disposizione. L'unica probabilità a favore dei giovani Turchi sarebbe appunto ch'essi potessero mettere avanti un personaggio dotato di valore e di prestigio, che peT adesso manca loro assolutamente in paese. Il malcontento, senza dubbio, se11peggia e va crescendo qui, anche neLl'elemento musulmano; ma per molte cragioni che sacrebbe troppo lungo l'espol"re, non è verosimile in Turchia una organizzazione capace di provocare un qualunque moto di vera ribellione contro il Califfo. Se qualcosa accadrà al Sultano, non potrà essere, secondo me, che per effetto di un intrigo di Palazzo, condotto da alti funzionari; nel qual caso, nessuno ne saprà nulla al di fuori, finchè il pubblico di Costantinopoli sarà sorpreso un giorno dal sentire che il Sultano Abdul Hamid essendo morto, gli è succeduto il fratello Reshad. Ma con questo si entra nel capitolo degli accidenti, non possibili a prevedere più che lo sieno i terremoti che gli strumenti registrano dopo che sono avvenuti.

IJ pericolo più effettivo sarà forse quello finanziario, mentre è evidente che l'Erario Ottomano è attualmente in ,condizioni di crisi acuta. Soltanto vi è da osservare che il male è proprio dell'amministrazione governativa, mentre le forze economiche del paese, sebbene ne soffrano pur esse, rimangono quasi intatte, e l'Asia Minore è una miniera di ricchezze inesplorate. I redditi del Debito Pubblico Ottomano (che si limita, infine, ad amministrare con una certa

regolarità secondo le leggi vigenti) e così i proventi delle ferrovie, vanno, malgrado tutto, crescendo un poco ogni anno, per forza propria. Se il Sultano si risolvesse ad a1scoltare i consigli di riforme che gli vengono talora dati da persone idonee, non occorrerebbero molti anni per r~pristinare le finanze ottomane, sulla base di un prestito circondato da un sistema di guarenzie che ridonderebbero a vantaggio delle finanze stesse. Ma Sua Maestà non vuoi udtr par'lare di controllo e rinuncia piuttosto ai prestiti, ricordando, egli dice, che essi condussero a :rovina il suo pl'edecessore. Questa sua ripugnanza, se da un lato crea un ostacolo alle riforme che di quelle operazioni dovrebbero essere complemento e condizione, ha d'altra parte per effetto di mantenere il Debito Pubblico in Hmiti assai moderati. Si può anzi considerare che i piccoli debiti fluttuanti contratti ogni anno dalla Turchia, mano mano che vi è astretta da qualche stringente bisogno, equivalgono approssimativamente alle estinzioni del debito antico, le quali (secondo il decreto di Monharrem) procedono rapidamente in ragione di quasi una ventina di milioni di franchi all'anno. Tutto ciò è risaputo dai finanz:ieri europei, e questi non sono disposti a lasciar accadere una catastrofe di cui soffrirebbero in prima linea i loro interessi già impegnati in Turchia. E infatti, 1si vide sempre che all'ultimo momento, l'una o l'altra banca ha finito col consentire al Governo ·ve 100 o 200 mila lire turche richieste per far fronte alle più immediate scadenze.

Ciò non toglie ·che la situazione potrebbe, quando che sia, farsi pericolosa, soprattutto se la crisi finanz,iaria venisse a un dato momento, complicata dalla coincidenza di qualche fatto graVle in Macedonia o altrove. Non è a dimenticarsi che 25 anni or sono, uno stato di cose il quale pareva ben più dell'attuale soddtsfacente, fu precipitato al fallimento del 1876, per contraccolpo degli eventi della Bosnia e della Bulgaria. Se un caso simile fosse per rtprodursi, è assai dubbio che la compagine indebolita dell'Impero riuscirebbe ora a resistere ad una nuova scossa. Rimane però aperta la questione del tempo in cui ciò potrà accadere.

Nell'assegnare un'epoca al verificar1si di eventi futuri resi probabili dalla logica storica, prevale spesso la tendenza ad avvicinarla più del reale. Io credo ad una tendenza opposta, quando ritengo, ·come appare dall'insieme di questo rapporto, che la Tul'chia potrà ancora durare molti anni nel suo stato presente di graduale disfacimento. Ammetto però ·che questo mio giudizio possa essere dovuto all'imp·ressione forse eccessiva rimastami di ,gravi previsioni a breve scadenza, troppo spesso udite durante il mio soggiorno in questo paese e che sempre si trovarono smentite dal fatto.

Se mi è lecito conchiudere con una osservazione sui rapporti che il mantenimento della Turchia può avere cogli interessi italiani, questa è che non abbiamo, a parer mio, a desiderare una liquidazione alla quale non saremmo preparati, ma piuttosto cercare di allontanarla coi nostri voti ed anche evitare quegli atti che sia pure indirettamente possono contribuire a menomare ciò che resta dell'antico prestigio dell'Impero Ottomano.

(2) Cfr. n. 102.

191

IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 483/122. Belgrado, 3 aprile 1901.

Il Presidente del Consiglio, Signor Alexa S. Yovanovitch, che, come scrissi a V. E. in data del 21 marzo (1), era tenuto discosto daH'elaborazione della nuova Costituzione, anzi all'oscuro di essa, ha compreso che le di'costanze in vista delle quali era stato chiamato al potere sono mutate, mutato l'animo del Re e che, passato H periodo di transizione pel quale era stata invocata l'opera sua, era giunto, per lui, il momento di ritirarsi. Ha offerto al Re le sue dimissioni, che sono state accettate.

La presidenza è stata offerta al Signor Kalievitch, consigliere di Stato, che fu già presidente del Consiglio nell'anno 1875, e che, da quel tempo, vive lontano dalla politica militante. Il Signor Kalievikh, il quaie è del numero degli uomini di Stato consultati dal Re per l'elaborazione della nuova Carta, non ha creduto di potere accettare. Siccome è uomo onesto, di forti principi e di a•lta intelligenza, il suo rifiuto dà da pensare. La presidenza del Gabinetto è stata assunta da·l Dr. Vuitch, che conserva il portafoglio degli affari esteri. Anche i Signori Milovanovitch, Popovitch, Vassitch, Marinkovitch, Stefanovitch, conservano i rispettivi loro portafogli dell'Economia Nazionale, del•le Finanze, della Guerra, dell'Istruzione pubblica e ·liell'Interno. Al posto del Signor Alexa S. Yovanovitch, come ministro della giustizia, vien chiamato il Signor Dragutin Stamenkovitch, progressista, già avvocato del Comune di Belgrado, e Vicepresidente dell'ultima Scupstina. Si ritira, inoltre, il tenente Colonnello Andra Yovanovitch, a cui succede, ai lavori pubblici, il Signor Pera Velimirovitch, radica'le, che fu già due volte detentore del medesimo portafoglio.

La prossima concessione della nuova Costituzione porterà seco, pel Ministro, un lavoro non comune, poiché bisognerà preparare, e rapidamente, un gran numero di progetti di legge destinati ad attuarne praticamente i principi, in campi dive11si ed in materie delicate. Al Signor Alexa S. Yovanovitch, buon giurista, non però uomo politico, anzi sino ad ora dalla politica alieno, sarebbero mancate l'energia e l'autorità necessarie per dar fondo a tanto compito. II Re spera che, sotto la condotta del Signor Vuitch, il Ministero attuale possa durare abbastanza per condurlo a termine. E siccome il regime di questo Paese è costituzionale, ma non parlament,are, siccome un Ministro non è obbligato a lasciare il seggio se l'Assemblea rigetta un suo progetto, ma anzi è autorizzato a ritirare H progetto stesso, rimanendo al potel'e sinché ·al Re piaccia di mantenervelo, così viene a mancare uno dei fattori, il principale, della instabilità ministeriale di altri paesi, ed un Gabinetto solidamente costituito dai suoi inizi potrebbe, più facilmente che altrove, effettuare lavghi disegni. Ciò, teoricamente. Nel'la pratica, però, non è stato così, né probabilmente sarà.

(l) Non pubblicato.

192

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T. 816/34.

Rispondo al n. 33 (1).

L',indennità spese militacri, tenuto conto relative forze italiane e tedesche in Cina, dovrebbe, secondo nostra impressione, oscillare fra un terzo e un quarto dell'indennità che ,chiederà la Germania. Però essendo ella stata sempre sopra luogo è in grado forse di avere in proposito impressione più esatta e quindi la prego telegrafarmi subito di lei avv~so, dopo il quale potrò darle istruzioni precise.

193

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. 817. Roma, 4 aprile 1901, ore 15,25.

La prego di cercare di conoscere, senza però farne diretta domanda, la cifra della indennità che la Germania si propone di chiedere per spese militari.

194

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 61)

T. 861/34. Pechino, 5 aprile 1901, ore 3,35.

Ministro di Germania comunica corpo diplomatico Governo germanico chiede 240 milioni marchi indennità di guerra fino al l o maggio, quindi 7 milioni 800 mila marchi mensili e qualora occupazione dov;esse durare fino ad autunno, 22 milioni ,in più per cambio 1wldati. Se pagamento avesse luogo dopo l o luglio, decorrerebbero 600 mila marchi per interessi.

Ministro Giappone ha istruzioni informare che Governo giapponese chiede per spese ,guerra lire sterline 4 milioni 500 mila. Ministro Austria-Ungheria ,presenterà presto sua domanda con leggero aumento sulla cifra che io ho indicato col mio telegramma n. 10 (2).

(!:.) Cfr. Serie III, voL IV, n, 755.

Ministro di Francia mi disse che sarà presto in g1·ado di comunicare sua domanda. Quasi tutti i ministri esteri hanno ricevuto approvazione rispettivi Governi ai principi proposti secondo il mio telegramma n. 26 (1).

(l) Cfr. n. 178.

195

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in L V 99, p. 62)

T. 852. Pietroburgo, 5 aprile 1901, ore 10,50.

Messaggero ufficiale pubblica comunicato in cui, dopo esposizione dettagliata avvenimenti Cina, constatasi che, secondo informazioni avute, serii ostacoli furono creati alla Cina contro condusione convenzione speciale per evacuazione Manciuria. Comunicato conchiude che ,restituzione Manciuria potrebbe effettuarsi soltanto quando, ristabilito ordine normale e ricostituito regolarmente a Pechiì:w Governo centrale indipendente e forte, Russia iPOSsa essere guarentita contro rinnovamento torbidi. Gov,erno rUJsso, salvaguardando fermamente regime temporaneo attuale Manciuria e rimanendo fedele programma primitivo, aspetta ulteriore sviluppo avvenimenti.

196

L'INCARICATO D'AFFARI A TOKIO, COBIANCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in L V 99, p. 60)

T. 858. Tokio, 5 aprile 1901, ore 11.

Ministro esteri mi disse che, avendo Russia risposto elusivamente proposta giapponese deferire ministri Pechino accordo Manciuria, Governo giapponese aver fatto rimostranze, non proteste, affermò Giappone rifugge dalla guerra, ma esservi pienamente pronto per terra per mare. Mi disse considerare situazione grave.

197

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 825. Roma, 5 aprile 1901, ore 18.

In seguito al di lei rapporto 31 marzo (2) parmi opportuno riguardo alla attitudine della colonia italiana di Marsiglia ed altre città litoranee 'in occasione

delle feste di Tolone esprimerle in modo positivo il mio pensiero. Dal punto di vista italiano nonché dell'impvessione che le feste di Tolone possano produrre sulle potenze nostre alleate, non vedrei osta.colo che quelle colonie mandino rappresentanze a rendere omaggio al duca di Genova accompagnate anche, se vogliono, dai rispettivi consoli e vice consoli; ma siccome la cosa va soprattutto considerata dal punto di vista della politica interna francese e non vorrei nulla fare che potesse riuscire sgradito al Governo f,rancese, di ciò mi è sembrato e sembrami ancora •che il migliore giudice 1sia V. E. È perciò che ai consoli di Marsiglia, Nizza e Tolone diedi ordini (l) di provocare in proposito istruzioni da V. E. ed ora prego V. E. di volerle loro impartire.

(l) -Cfr. n. 128. (2) -Cfr. n. 181.
198

IL CONSOLE GENERALE A MALTA, GRANDE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 206/29. Malta, 5 aprile 1901.

Un avviso, affisso per le cantonate della Valletta e quasi per tutti i Villaggi e Casali dell'Isola, chiama il popolo ad intervenire ad una adunanza generale, per U giorno 7 •corrente, in una Piazza, per protestare contro le nuove tasse che vuole impovre il Governo di Malta.

L'avviso è stato seguito da un manifesto, !sottoscritto dal Capo dei Nazionalisti Sig. Avv. Fortunato Mizzi, e pubblicato nella Gazzetta di Malta. Fa seguito a questo un altro manifesto, che fa appello agli studenti per protestare contro l'abolizione della .lingua italiana. Il primo si restringe alle sole tasse, il secondo tratta la questione della lingua; ma la violenza di linguaggio che usa lo scrittore anonimo è tale e tanta, che merita di essere notata. È vero che a questa fa riscontro la sprezzante calma del Conte Strickland, un maltese educato in Italia, Capo del Governo Maltese, come d'altro canto fa eco, alla calma del Conte, la profonda indifferenza della gioventù studentesca di Malta, senza cuore e senza mente.

Rimetto insieme al presente, il giornale.

199

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 862. Parigi, 6 aprile 1901, ore 0,43.

R. console a Marsiglia, in seguito alle osservazioni da me fattegli e che, come

V.E. mi ha scritto (2) che gli italiani di colà si limiteranno ad una dimostrazione di riverente affetto presentandosi al duca di Genova, contenuta in questa misura,

la dimostrazione è da me approvata [sicJ. Il R. console di Nizza non si è messo con me in rapporti su questo soggetto, ma domani gli telegraferò in sen1so di contenersi, eventualmente, entro queste stesse misure. La capacità spontanea dell'affetto degli italiani .per le patrie istituzioni fatta in modo serio ed in guisa da evitare il rischio di contro dimostrazioni degli elementi torbidi ·Che, nelle nostre colonie purtroppo abbondano, è cosa che può produrre soltanto una buona impressione.

(l) -Cfr. n. 155. (2) -Cfr. n. 197.
200

IL COLONNELLO GARIONI, AL MINISTRO DELLA GUERRA, PONZA DI S. MARTINO

T. 885. Pechino, 6 aprile 1901, ore 9,40 (per. ore 15 del 7).

Provocato corpo diplomatico oggi maresciaHo riuniti conferenza comandanti truppe per definire modalità attuazione condizioni articoli 8° e go trattato pace. Venne proposta distruzione opere di fortificazione lungo ferrovia Pechino, Tongku, Shanaicuan, formate Shanaicuan, Peitang, Taku, Tiensin; occupazione principali stazioni della ferrovia suddetta assegnata località Huantsung presso Pechino. Tiensin occupazione internazionale; consigliato sgombro Pecili in tre· periodi. In relazione applicazione ·condizioni pace pa·rte nostra, oltre guardia legazione italiana, ma·ssimo 200 uomini, dovrebbesi lasciare primo periodo un battaglione fanteria, secondo, due compagnie, terzo, probabilmente molto lungo,una compagnia, ovvero rinforzo guardia legazione italiana; tutti tre perdodi inoltre, plotone esploratori, e forse una sezione artiglieria. Ottenuta ammissione Governo provvisorio di Tiensin capitano di corvetta Casanova. Salute e disciplina ottime (1).

201

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, ALL'INCARICATO D'AFFARI, A LONDRA, BOTTARO COSTA

T. 327 (2). Vienna, 6 aprile 1901.

Dietro ·invito telegrafico del ministero qui comunicato oggi a Pansa questi si reca questa sera a Roma per conferire col ministro prima di venire costì.

202

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 768/396. Parigi, 6 aprile 1901.

La breve apparizione delle grosse navi russe comandate dall'Ammiraglio Birilew nel porto di Tolone ha scatenato nella stampa francese ed estera una

Il) Il tel. venne comunicato dal ministero della guerra.

polemica vivace. Di essa non occorrerebbemi intrattenere V. E. se in una pubblicazione del Daily Mail, fatta .in forma di corrispondenza da Roma e riprodotta dall'Agenzia Havas, non fosse stata a me personalmente assegnata una parte che non ho avuto, nei motivi deU'allontanamento inaspettato di quelle navi dalle 1cque nelle quaili le flotte d'Italia e di Francia debbono fra pochi giorni incontrarsi. Unisco qui il testo della nota (l) pubblicata dalla precitata Agenzia telegrafica ed, a totale smentita di ciò che in essa mi è attribuito, debbo informare l'E. V. che della presenza a Tolone di bastimenti di altre bandiere durante l'imminente incontro della Squadra nostra con la francese, non fu mai detto una parola da me col Signor Dekassé, o con altra persona appartenente a questo

Governo (2).

(2) Il testo del teL è quello conservato nel fondo dell'Ambasciata a Londra.

203

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 772/400. Parigi, 6 aprile 1901.

Negli sco11si giorni quasi tutti i giornali parigini riprodussero la notizia che, durante le presenti vacanze parlamentari, il Signor Delcassé farebbe un viaggio a Pietroburgo.

Conversando con me il 3 corrente, questo Ministro degli affari esteri mi .disse che già da parecchi mesi egli avrebbe dovuto recarsi colà per restituire certe visite. Or per un motivo, or per un altro, l'esecuzione del progettato viaggio avea dovuto sempre essere aggiornata. Egli non era ancora certo di potere approfittare della attuale breve sosta degli affari interni per compiere il suo progetto.

Naturalmente la notizia di questo viaggio· si presta a svariati commenti.

Non saprei in realtà indovinare quali visite il Signor De1cassé abbia a restituire

a Pietroburgo. Parecchi Ministri dello Czar vennero in Parigi durante la Espo

sizione. Non però, ·che io Bappia, quello degli affari esteri. Né credo occorra

che il Signor Delcassé imiti l'esempio del Conte di Muraview quando egli venne

qui per fare la personale conoscenza del Ministro degli affari esteri francese,

;perché il successore del defunto ministro imperiale ebbe certamente l'occasione

d'incontrarsi altra volta con il Signor Delcassé quando questi si recò in Russia.

Una più plausibile ragione del viaggio dovrebbe essere data se si volesse

impedire che ciascuno cerchi d'indovinare la vera (3).

Ho segnalato, in epoca relativamente recente, il viaggio fatto a Pietroburgo

dal Capo dello Stato Maggiore francese. Nel mio rapporto del 25 febbraio,

n. 416/224 (4), ho addotte le ragioni che si potrebbero avere di credere che tale fatto si connettesse con la necessità di stabilire intelligenze complementari in

vista di nuove situazioni probabilmente non prevedute o non bastantemente specificate negli accordi militari esistenti fra la Francia e la Russia. Le visite fra i capi di Stato Maggiore dei paesi 'Che hanno convenzioni militari fra di loro, sono divenute troppo abituali perché se ne possa dedurre pronustici inquietanti. Ma se fra il viaggio di questo M.inistro degli affari esteri e quello fatto, or sono circa due mesi, dal Generale Pendezec, si dovesse stabilire una connessione, si potrebbe essere indotti a supporre che sovra qualche punto sussista un dissenso che il Signor Delcassé si proporrebbe di fare scomparire.

Il linguaggio di questo Ministro non ha mai cessato di esprimere i sentimenti i più pacifici. Ma, quando egli non nasconde l'incubo che fa pesare sovra di lui la questione cinese e manifesta l'inquietudine che ne risente, si è portati a credere che siffatte apprensioni nascano nella sua mente dalla considerazione di eventuali impegni che potrebbero costringere la Francia a prendere partito per questioni che essa non ha alcun intel'esse a vedere sorgere fra altre Potenze.

Persone, di cui la fina osservazione merita d'es1sere tenuta in conto, credono di avere notato nel Signor Delcassé un ,certo desiderio di dimostrare ora, più che in passato, le sue simpatie per la Russia. Credono costoro di avere notato anche una maggiore riserva di questo Mintstro degli affari esteri per ciò che riguarda le relazioni della Francia con l'Inghilterra. Di ciò io non ebbi personalmente occasione alcuna di avvedermi. Il Governo imperiale di Pietroburgo ha dato al Ministero attuale francese due recenti soddisfazioni. Per il linguaggio talvolta poco misurato del Principe Ouroussow, Ambasciatore dello Czar a Parigi, nessuno qui ignorava che al Gabinetto imperiale ripugnava di conferire onorificenze cavalleresche a taluni fra i Ministri francesi in occasione della Esposizione. Ma, a'll'ultimo, tutti i Ministri che qui doveano essere decorati, lo furono dalla Russia come lo erano già stati da noi e da altri Governi. Un'altra soddisfazione fu data a questo Ministero francese ,col richiamo dell'Addetto militare dell'Ambasciata russa, tenuto responsabile di avere fornito alla Novie Vremia gli elementi per le acerbe critiche, pubblicate in quel giornale, contro l'opera del Generale André e gli effetti di essa sulla compagine materiale e morale dell'esercito francese.

Una delle armi di cui si 1serve con una certa efficacia l'opposizione conservatrice contro il Gabinetto del Signor Waldeck Rousseau, consiste nel mostrare di eredere che questo Gabinetto, inviso al Governo dello Czar, metta in pericolo l'alleanza con la Russia. Pare che il Principe Ouroussow non abbia saputo tenersi sufficientemente in guardia contro l'influenza di persone notoriamente avverse all'ordinamento politico attuale di questo paese. Il Governo deHa Repubblica non osò forse spingersi fino a presentare osservazioni a Pietroburgo a tale riguardo; ma nel richiamo dell'Addetto militare, Conte Muraview-Amoursky, ha ottenuto una soddisfazione non indifferente.

Per fare scomparire gli strascichi che da simili difficoltà spesse volte derivano, iSi comprenderebbe che il Signor Delcassé abbia pensato che una sua visita alla Corte imperiale potrebbe riuscire giovevole. Ed, anche in questa considerazione, si può vedere una spiegazione naturale del viaggio ch'egli medita d'intraprendere prima della fine di questo mese.

Il ben osservato segreto circa l'indole, l'estensione e gli scopi dell'alleanza franco-russa riduce chiunque voglia ragionare sovra questo tema, ad esprimere semplici congetture sovra le quali non converrebbe fondare alcun giudizio. Mi pare certo però che, nella ipotesi in cui il viaggio del Signor Delcassé avesse per fine di precisare gli esistenti accordi, la tendenza 'che egli vi porterà, sarà nel senso piuttosto di restringere che di allargare il campo entro il quale quei patti diverrebbero operativi.

(l) -Non si pubblica. (2) -L'ambasciatore Morra telegrafò da Pietroburgo 1'8 aprile (n. 160/93), che la partenza della squadra russa era stata ordinata dal Governo russo per lasciare « alla visita della squadra italiana tutto il suo significato di atto di cortesia verso la Francia, senza darvi un colorito politico... • . Ma le voci che la partenza fosse dovuta agli intrighi italiani circolarono anche nella capitale russa. (3) -Sui rapporti franco-russi v. D.D.F., 2, I, 88, 206, 239, 281, 342, 406. (4) -Non pubblicato.
204

1L MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 880/36. Pechino, 7 aprile 1901, ore 7,25.

Ho comunicato a suo tempo i telegrammi n. 22 (l) e 33 (2) e la missione dello Schansi ha diretto sua domanda all'associazione.

Ministro di Francia mi disse allora che aveva informato suo Governo e sperava avere istruzioni non incaricarlo. Ora vescovo francese Favier dice ai mi-ssionari avere ricevuto da Propaganda telegrammi che proibiscono missionari rivolgersi Associazione nazionale. Ministro di Francia ha avuto comunicazione telegramma ambasciatore di Francia presso la S. Sede che dice cardinale Rampolla prega Francia continuare occuparsi missioni Schansi. Ministro di Francia mi ha letto telegramma che esponendo fatti secondo precedenti, chiede suo Governo come regolarsi.

205

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 63)

T. 878/35. Pechino, 7 aprile 1901, ore 11,50.

Considerando che aumento nostra squadra è stato proporzionalmente maggiore a quello della Germania, e che * generalmente credesi qui che * (3) fra marinai e soldati abbiamo a terra 3 mila uomini, credo si potrebbe, imitando domanda germanica, arrivare a chiedere 70 milioni di franchi fino al 1° maggio, quindi 1.900.000 mensili. Qualora occupazione duri oltre autunno, 6 milioni f,ranchi in più. Se pagamento avesse luogo dopo il l o luglio, decorrerebbero 150 mila franchi di interessi.

'2) Cfr. n. 167. 13) Il brano fra asterischi è omesso in L V 99.

A questo dovrebbesi aggiungere indennità ai marinai e alle famiglie marinai feriti o morti durante assedio e spedizione Seymour, calcolata capitalizzando pensioni governative abituali in simili casi. Bisognerebbe aggiungere spese nuova legazione, fortificazioni, indennità al personale per oggetti perduti; per tutto ciò, trattandosi di cifre approssimative, credo che potrebbesi chiedere due milioni, giacché Francia ha intenzione chiedere per legazione e mobili 1.700.000 franchi Au:stria chiede 800 mila corone per legazione, 200 mila mobili 30 mila perdite del personale, benché, ministro assente, non vi fosse che il solo interprete.

Per domande privati indicherei somma complessiva chiesta avvertendo che deve essere esaminata e forse ridotta.

* Non ho alcuna indicazione sulle ... (l) domande russe. Spero potrò indicare presto la francese completa * (2).

(l) Non pubblicato.

206

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA

T. 847. Roma, 7 aprile 1901, ore 14,50.

Dottor De Castro partirà in maggio, salvo casi imprevisti con cani che si potranno procurare. Per segretario provvederò. Per coniazione talleri Menelik spero poterle fra breve dire qualche cosa di concreto. Per scambio decorazioni, tengo presente sua raccomandazione e scriverò.

Le confermo, anche a nome Governo, piena fiducia.

Ratifica sovrana convenzioni confine non fu inviata poiché non era stata

espressamente richiesta e si credeva fosse sufficiente ratifica governativa ciò

che fu fatto con telegramma 1° novembre 1900. Poiché Menelik la desidera, sarà

presto inviata.

207

IL MINISTRO A BUCAREST, BECCARIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 650/80. Bucarest, 7 aprile 1901.

Riferendomi al mio rapporto l" marzo ultimo, ai nn. 431/55 (3), ho l'onore ,d'informare l'E. V. che 1e eleztoni generali per il Senato e la Camera rumena, terminate in questi giorni, diedero -come d'altronde lo si sapeva in anticipa

zione -il risultato abituale in questo Paese: una maggioranza stragrande cioè· a chi detiene il potere. Secondo dissemi il Signor Sturdza, egli avrebbe desiderato i conservatori fossero rappresentati in Parlamento da un nucleo degli uomini più considerevoli del partito e • avversari onesti » insomma da una opposizione

• triée sur le volet •, per usare l'espressione dell'organo liberale ufficioso l'lndépendance roumaine; vale a dire composta da Carp, Marghiloman e alcuni loro amici giunimisti (coi quali fu anzi stabilito un cartello) e qualche vecchio conservatore dello stampo del generale Mano. Al Governo riusd tuttavia solo in parte di tradurre in atto tanto magnanime intenzioni, i comitati elettorali liberalì: locali non avendo ubbidito in varii luoghi alla parola d'ordine del centro.

Fatto sta che fra i personaggi maggiormente in vista dell'una e l'altra frazione del partito conservatore poterono ottenere un seggio in parlamento soltanto i giunimtsti Carp, Marghiloman e l'antico Presidente del Consiglio Teodoro Rosetti, e il vecchio-·conservatore generale Mano: in tutto, aggiungendovi pochi altri, 4 al Senato e 6 alla Camera, salvo errore. Riuscirono poi eletti alcuni indipendenti (uomini cioè, secondo il Signor Sturdza, che volendo ottenere qualche favore dal Governo credono bene di non dichiararsi subito apertamente per esso, onde poter mercanteggiare), nonché col tacito consenso o l'appoggio palese dell'Amministrazione una diecina di socialisti più o meno convertiti. Eccettuato in due località, dove in ciascuna rimase uoci1so un individuo, in generale queste· elezioni trascorsero senza gravi incidenti, anzi più tranquillamente del solito. Il che non vuol già dire che i •Conservatori non sieno nel vero lagnandosi di ingerenze indebite dell'Amministrazione e di violenzE. morali e materiali usate agli elettori, nel modo stesso che se ne Iagna.rono i liberali nelle elezioni fatte dai conservatori nel 18'99. Siffatte pratiche, alle quali ricorre qui regolarmente· il partito al potere qualunque esso sia, sono però talmente entrate nei costumi che nessuno se ne commuove e meno ancora cerca di porvi fine.

La sessione .parlamenta["e fu aperta ieri dal Re ·col discorso del Trono di cui mi pregio compiegare qui una traduzione francese (1). Immediatamente dopo si procedette tanto al Senato che alla Camera alla verifica dei poteri ed alla costituzione del·l'ufficio di presidenza. A Presidente del Senato venne eletto il Signor Eugenio Statesco, ex Ministro della Giustizia nel primo Gabinetto Sturdza: a Presidente della Camera, il Signor Michele" Pherekyde, Ministro dell'Interna· nell'ultimo Gabinetto Sturdza.

L'esercizio finanziario cominciando col 1/14 aprile, restano soli otto giorni per l'approvazione del nuovo bilancio, che verrà quindi presentato e discusso senza indugio.

Ha prodotto ottima impressione una :lettera del Re al Presidente del Consiglio, nella quale la Maestà Sua esprime il desiderio che tutte le riduzioni che si faranno d'ora .innanzi agli stipendi dei 1servitori dello Stato sieno pure applicate alla lista civile, e che le economie così ottenute rimangano a disposizione· del Tesoro per far fronte ai bisogni •che non potessero essere coperti coi crediti inscritti nel bilancio.

113·

(l) -Gruppi indecifrati. (2) -Il brano fra asterischi è omesso in L V 99. (3) -Non pubblicato.

(l) Non si pubblica.

208

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

(Ed. in LV 99, p. 64)

T. 854/35. Roma, 8 aprile 1901, ore 17,20.

Approvando si può dire quasi completamente (l) le proposte per le indennità, la incarico, d'accordo coi colleghi della guerra e della marina di fare le seguenti domande:

l) Per le spese militari ella deve chiedere settanta milioni di franchi a tutto aprile, più due milioni e mezzo al mese dal l o maggio in poi, più duecentomila mensili per interessi dal l" luglio ,in poi fino al pagamento, più una indennità speciale di 4 milioni se la occupazione si protrae oltre l'autunnno;

2) * Stanno bene * due milioni per la residenza della legazione, mobili e danni del personale;

3) Per militari morti e feriti eila deve chiedere le stesse cifre individuali come la Germania * non essendo applicabili le nostre troppo modeste pensioni * (2).

4) In ne l'autorizzo a presentare tali e quali le cifre delle indennità private, ma facendo le più ampie riserve, sia per la ammissibilità dei singoli redami, sia per l'ammontare delle indennità, dovendosi l'ammissibilità e l'ammontare decidere se~condo i criter,i •concordati in comune ed anche perchè desidero assolutamente evitare fin dal principio l'apparenza di appoggiare pretese che per la loro infondatezza ed esagerazione possano screditare l'azione del R. Governo.

209

IL PRIMO SEGRETARIO DEL SULTANO, TAHSIN BEY, ALL'AMBASCIATORE TURCO A ROMA, RECHID BEY (Copia)

'T. .. (3)

Je vous prie de faire parvenir à S.M. ~le roi l'expression des remerciments

et de la satisfaction de notre souverain pour la déclaration faite par le ministre

des affaires étrangères concernant le désir du Gouvernement italien de voir

maintenu le statu quo dans la région de la mer Adriatique et des Balkans.

D'ordre impérial vou:s ètes ~chargé aussi de faire savoir à S.M. le roi que

les individus qui cherchent à provoquer une réunion sous forme de congrès à

Naples ne sont que des aventuriers indignes de toute attention et que leur éloi

gnement d'une manière quelconque du territoire du royaume produirait la meil

leure impression sur le Gouvernement impérial.

(:) In L V 99 «in massima».

(2) -Le parole fra asterischi sono omesse in L V 99. (3) -Il telegramma, privo di data, è stato archiviato il 9 aprile 1901.
210

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI

T. 867. Roma, 10 aprile 1901, ore 11.

Questa ambasciata britannica, senza prima ritspondere a mia domanda circa variazione confine 1899, mi ha presentato in questi giorni ripetute vivissime lagnanze suo Governo per azione Ckcodicola che, secondo telegramma Harrington a Cromer, avrebbe avuto per effetto sospensione firma convenzione delimitazione etiopica sudanese con grave danno Governo britannico. Non riuscivo a spiegarmi questa opposizione quando finalmente oggi dal telegramma Ciccodicola 8 marzo $COrso (l) comprendo che opposizione da lui sollevata si deve soprattutto al fatto che egli ignorava scambio note 6-26 dicembre 1899 di cui gli fu data notizia in lettera officiosa gennaio 1900 a quanto pare, non pervenutagli. Un mio telegramma del 12 marzo scorso (2) che sarà pervenuto in questi giorni a Ciccodicola, lo informa •completamente delle note scambiate dicembre 1899 e del timore di

V.E. che un ulteriore mutamento linea si preparasse dal Governo inglese -gli dà istruzioni ·Chiarire la cosa amichevolmente con Harrington, procurando non intralciare negoziato inglese. Oggi, in una nuova conferenza con lord Currie, gli ho spiegato donde proveniva malinteso, poi gli ho chiesto ancora se era intenzione suo Governo modificare la linea del 1899. Egli mi ha dato lettura di un telegramma di Cromer il quale non crede si voglia cambiare la linea inclicataci nello scambio di note del 1899 ma aggiunge che nel caso la linea fosse modificata nella direzione Todluc Maatebbe Governo sudanese sarebbe disposto accordare Eritrea esenzione doganale per traffico tra Eritrea ed Etiopia da Todluc per territorio sudanese, op·pure, se possibile, ·lasciare strada Todluc Maatebbe all'Etiopia.

Prego V.E. esprimermi suo avviso onde sappia regolarmi se Governo inglese solleverà effettivamente questione variazione confine. Intanto Ciccodicola ha tsufficienti istruzioni per ritirare sua opposizione nel caso linea convenuta nel 1899 sia rimasta immutata.

211

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 64)

T. 904. Pietroburgo, 10 aprile 1901, ore 20,10.

Conte Lamsdorff si è mostrato con me assai soddisfatto andamento trattative Pechino, ritenendo ragionevole limitazione a duemila uomini guardia legazioni

·7 -Documenti diplomatici -Serie III -Vol. V

e l'affidare separatamente a ciascuna potenza, la difesa dei pochi punti non ancora presidiati da Pechino al mare. Circa indennità, La.msdorff propende per un prestito guarentito in comune da tutte le potenze, considerando poco pratico· che ciascuna potenza garantilsca, separatamente, per l'indennità che le compete. Circa Manciuria, mi disse che tutti dovevano desideTare ne fosse assicurata tranquillità, perchè ferrovia che vi si costruisce è di grande interesse generale.

* A questo proposito, si lamentò vivamente della stampa, senza allusione alla nostra. Da parte mia, deploro leggerezza con cui si esagerarono moti qua successi e ormai terminati * (1).

(l) -Cfr. n. 107. (2) -Cfr. n. 118.
212

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTIN!, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 914. Mai Mefellis, 10 aprile 1901 (2).

È evidente che Ckcodicola ignora accordo nostro con Inghilterra del 1899. Gli ho scritto e telegrafato, mandandogli particolari notizie su tutta quanta questione. Osservo ·che le nostre rinunzie non ci obbligano appoggiare presso Menelik le domande inglesi. A noi giova che, se è possibile, territori a sud della linea Tomat Todluc appartengano all'Abissinia piuttosto che al Sudan. Ad ogni modo poichè Ha11rington si fonda sull'accordo 1899, .mi pare debbasi in ogni caso risolutamente intsistere affinchè sia rispettata in tutta ·la sua integrità e la linea di confine, lungo Setit non oltrepassi Ombrega.

213

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 610/206. Berlino, 10 aprile 1901.

La stampa tedesca, come quella di tutti i paesi, si occupa in questi giorni.

diffusamente della visita della squadra Italiana a Tolone. Credo interessante

porre sotto gli occhi di V.E. il sunto delle considerazioni che gli organi prin

cipali di quella stampa pubblicano in proposito. Riservandomi di farli seguire

da altri, riassumo qui di seguito due importanti articoli che, su tale argomento,

si leggono oggi nei giornali National Zeitung e Vossische Zeitung.

La National Zeitung organo stimato del partito liberale moderato, dopo di aver constatato come il benessere deH'Italia, economicamente e finanziariamente, sia in gran parte dipendente dalla Francia e l'Italia debba quindi seriamente cercare di evitare il ritorno di una guerra doganale colla nazione v.icina, cosl prosegue:

(l} Il brano fra asterischi è omesso in L V 99.

• Gli interessi vitali dell'Italia esigono adunque di non lasciar passare alcuna occasione di avvicinarsi alla Francia, e gli Italiani hanno, non senza destrezza, colto il momento favorevole per .rendere ;più ami·chevoli le relazioni dei due paesi già miglioratesi negli ultimi tempi. Il Mediterraneo sul quale poggia per sempre il centro di gravità della politica Italiana ha provvisoriamente cessato, in seguito alle complicazioni Chinesi, di essere il teatro della ambizione Francese e Russa ... In queste condizioni l'Italia non ha più, come prima, l'assoluto bisogno di essere ·coperta dall'Inghilterra, quantunque uno stretto accordo con quest'ultima, per future eventualità, debba pur sempre essere tenuto in considerazione come una delle più importanti esigenze della posizione interna-zionale dell'Italia ... Del resto un accrescimento della amicizia fra l'Italia e la Francia deve essere ac,colto come un benvenuto compimento del sistema di pace internazionale, il quale .finora presentava ancora una lacuna •.

La Vossische Zeitung giornale liberale più avanzato scrive:

• La Germania ·guarda, con molta calma la visita di Tolone. La triplice alleanza dura da 19 anni e non vi è ragione di credere che un prossimo avvenire rechi mutamento ad un tale stato di cose. Il Conte Andrassy e Crispi hanno colto il pensiero di Bisma1rk ,con vivacità e dimostrato alla Germania le più grandi simpatie. Nessuno, nè in Austria nè in Italia, ha così vivamente come questi due uomini, accolto il pensiero della TripHce. Ma anche coloro che la consideravano più freddamente, sono dalla ,ragione stati indotti a mantenerla. Ed in ciò sta una più forte garanzia per la durata della Triplice alleanza che non nell'entusiasmo.

Dacchè questa esiste varie nubi apparvero sull'orizzonte politico, ma si dileguarono senza lasciar serie tracce. Presentemente si è preoccupati in Italia per le dichiarazioni del cancelliere in materia di politica economica e di politica ,commerciale internazionale. Il trattato in vigore è utile per l'Italia, ma lo è anche per la Germania: là è il produttore, qui il ·consumatore che ha il vantaggio. Ma anche il nostro produttore non ha danno da quel trattato perchè ~gli non può dare quello che, 'Con celeri mezzi di comunicazione, l'Italia invia in Germania. Comprendiamo la preoccupazione sorta in Italia, ma speriamo che le sue cause ~pari:ranno al più presto. La visita di Tolone non dà alcun pensiero ai Tedeschi poichè trattasi di puro scambio di cortesie. Del resto non è vero che la Germania desidera vedere isolata la Francia, anzi essa desidera che gli Stati i quali sono i suoi più forti e più sinceri amici intrattengano colla oSeconda le migliori relazioni. Cò non può che •Servire alla causa della pace •.

(2) Il tel. venne trasmesso da Adi Ugri il 12 aprile, ore 9,25.

214

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, SIMONDETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1043/103. Nizza, 10 aprile 1901.

Il Presidente della Repubblica qui giunto avantieri alle ore 10 antimeridiane ,è pa·rtito questa mattina alle 6 per Tolone.

Non appena arrivato cominciò il ricevimento al quale prese pur parte il Corpo Consolare. Come decano espressi al signor Loubet i nostri voti e gli presentai i miei colleghi. Il Presidente ci ringraziò con espressioni molto gentili. A questo proposito debbo dire all'E.V. che mentre in patssato il Corpo Consolare veniva immediatamente dopo le Autorità aventi rango personale, per il ricevimento del Presidente della Repubblica era stato classificato dopo tutti i Corpi costituiti, però dopo le mie insistenti rappresentanze presso questo Prefetto ottenni con molta soddisfazione dei miei colleghi che ,il Corpo Consolare riprendesse il rango di prima. Dovetti pur far pratiche presso il Maire onde fossero invitati al Banchetto dato dal Municipio al Presidente della Repubblica i Consoli locali, ma per mancanza di posti liberi, come mi disse il signor Sauvan, 5i mantenne la misura che vi fossero ammessi solo .i Consoli di carriera. A me come decano, venne assegnato uno dei posti d~stinti alla tavola d'onore e mi si assegnò pure un palco alla rappresentazione di gala al teatro Municipale. Non occorre dica che non mi resi all'invito del Municipio di assistere nella Tribuna Presidenziale allo sfilamento della Società di Soccorso e dei Sindacati davanti il monumento del cosiddetto Centenario.

La Municipalità ha speso oltre 400 mila franchi per le feste in onore del Presidente. Molta folla venne dai paesi vicini, però pochissimo entusiasmo e pochissimi evviva al Presidente della Repubblica. Gli evviva furono per l'esercito. Moltissime bandiere francesi per la città, poche russe, neppure una diecina di italiane.

Le nostre società ginnastiche che presero parte al concorso vennero moUo applaudite mentre sfilavano colle altre sulla Piazza d'Armi. Esse si distinsero tutte e furono tutte premiate. L'« Andrea Doria » di Genova r,iportò il primo premio e fece dono della relativa somma a questa società di beneficenza. Il Cavalier Romano Guerra Vice Presidente alla Federazione Ginnastica Italiana ricevette dal Presidente della Repubblica le palme accademiche. Fin dall'arrivo delle nostre società e del Cavalier Romano Guerra io ed il Signor Garrou ci misimo alla loro disposizione e ne ebbimo vivi ringraziamenti.

Non si ebbero a lamentare disordini essendosi prese molte precauzioni di polizia.

215

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A LIMA, PIRRONE

T. 875. Roma, 11 aprile 1901, ore 17,45.

Con sorpresa apprendo Governo peruviano non presentò al presidente della confederazione svizzera entro pattuito termine 22 febbraio richiesta designare arbitro nota vertenza. P.rego invitare codesto Governo far richiesta immediata aggiungendo conveniente rimostranza non che opportune riserve per eventuali effetti del ritardo.

216

IL MINISTRO AD ATENE, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 348/117. Atene, 11 aprile 1901.

La 1sentenza arbitrale pronunziata dagli Ambasciatori delle grandi potenze a Costantinopoli in ordine alle varie quistioni riguardanti la Convenzione Consolare greco-turca, il cui testo pervenne lunedì scorso a questo Ministero degli Affari Esteri, è stata accolta con viva soddisfazione dal Governo ellenico e dall'opinione pubblica di questo paese.

Nell'udienza-settimanale di ieri il Signor Romanos, nel rimettermi copia di tale documento, mi manifestò la gratitudine del Governo ellenico verso gli Ambasciatori per aver essi mantenuto saldo il principio delle Capitolaz.ioni e riconosciuta l'esistenza delle stipulazioni del trattato di Canlidja e del protocollo annesso alla legge ottomana del 18 giugno 1867. A suo parere però alcune delle questioni suddette avrebbero potuto essere risolte .in modo più favorevole alla Grecia. Il limite infatti di 15 giorni fi1ssato per la notificazione degli atti giudiziari ed extragiudiz.iari destinati a sudditi greci, quello di due mesi per l'esecuzione delle sentenze pronunziate contro di essi dai tribunali ottomani e di 6 ore per le perquisizioni domiciliari non era sufficiente per mettere in grado le autorità consolari elleniche di tutelare gli interessi dei loro connazionali. Ma la decisione che più di ogni altro gli sembra poter arrecare spiacevoli conseguenze era quella relativa alla visita a bordo di navi greche per parte delle autorità ottomane. Il termine di 3 ore accordato agli Agenti Consolari ellenici per partecipare a quella visita era troppo breve ed avrebbe provocato non poche contestazioni. Del resto egli non credeva che si potesse riconoscere alle autorità ottomane il diritto di visita nei porti ove non esistessero agenti consolari ellenici.

Per ciò che riguardava il trattato di Canlidja, che accordava alla Grecia di godere del trattamento di favore ,per le proprie merci introdotte nell'impero, era sua intenzione di prevalersi di tale diritto per ottenere che i negoziati per il trattato di commercio fossero intavolati :su quella base.

Siccome la sentenza arbitrale regola in modo definitivo le varie quistioni in controversia tra la Grecia e la Turchia e siccome le sue dispos•izioni devono entrare in vigore nello spazio di sei mesi, il Governo ellenico crede superfluo di addivenire a nuove stipùlazioni per un'apposita convenzione consolare.

Il Signor Romanos ha telegrafato ai rappresentanti ellenici presso i Governi delle Grandi Potenze incaricandoli di rendersi interpreti dei ringraziamenti del Governo ellenico .per la sentenza pronunziata dai rispettivi Ambasciatori ed in special modo pel mantenimento in ·essa del ,principio delle Capitolazioni, ch'era stato sempre propugnato dai propri delegati durante i negoziati per la Convenzione suddetta.

217

IL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, CHICCO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 909. Tripoli, 12 aprile 1901, ore 8,55.

Valigie dell'ufficio postale ottomano sono sempre consegnate all'ufficio postale italiano, per essere da questo consegnate al nostro piroscafo. Occorre insistere su questa regola generale perché Mutessarif Bengasi invoca art. IV convenzione postale stipulata tra la navigazione generale italiana e l'amministrazione postale ottomana; pretende consegnare valigie alla agenzia della navigazione, e non alla posta italiana. Ho dato le opportune disposizioni al vice console Bengasi di rifiutarsi, perchè convenzione postale predetta concerne soltanto le linee non sovvenzionate, mentre quella di Bengasi è sovvenzionata. Questa vertenza venne già sollevata e risoluta, per Tripoli di Barberia, col parere dell'avvocatura erariale comunicato a questo consolato con dispaccio n. 39945, del ministero poste e telegrafi, del 15-2-1898 -div. IV sez. II.

218

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A BUENOS AIRES, MALASPINA

T. 876. Roma, 12 aprile 1901, ore 11,45.

Prego chiedere gradimento per conte Bottaro Costa che vorrei proporre a

S. M. come successore di lei. Attendo risposta telegrafica (1).

219

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A TOKIO, COBIANCHI

T.P. 877. Roma, 12 aprile 1901, ore 11,47.

Avendo deciso porre termine m~ssione Orfini prego chiedere gradimento per comm. Melegari che vorrei proporre a S.M. come suo successore. Attendo r1sposta telegrafica.

220

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COPENAGHEN, FERRARA

T. 878. Roma, 12 aprile 1901, ore 11,50.

Prego chiedere gradimento per conte Calvi che vorrei proporre a S.M. come R. ministro presso codesta rea! corte. Attendo risposta telegrafica.

(l) L'on. Berio aveva ricordato alla Camera il gesto del Congresso argentino che aveva sospeso i lavori per tre giorni per associarsi al lutto per l'uccisione di Umberto I. Il ministro Prinetti si era unito esprimendo « la nostra riconoscenza per questo tributo di affetto che ci viene dalle rive del Plata. Sarà un nuovo pegno di accordo sempre più affettuoso tra i nostri due popoli, i quali hanno tutte le ragioni per procedere in completo accordo sulle vie del progresso». In A.P. Cam. Dep., Leg. XXI, l• sess., 11 marzo, p. 2352.

221

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A RIO DE JANEIRO, ROSSI TOESCA

T. 879. Roma, 12 aprile 1901, ore 11,53.

Prego chiedere gradimento per principe Cariati che vorrei proporre a S.M. come R. ministro presso codesta repubblica. Attendo risposta telegrafica.

222

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, FAVA

T.P. 880. Roma, 12 aprile 1901, ore 12.

Per informazione esch1sivamente personale di lei, avverto che per mezzo di questo ambasciatore degli Stati Uniti ho chiesto il gradimento per la nomina del marchese Malaspina come successore di lei.

223

IL CONSOLE GENERALE A SALONICCO, THAON DI REVEL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 912. Salonicco, 12 aprile 1901, ore 14.

Ufficio postale ottomano consegna pieghi suoi talvolta all'ufficio postale francese o russo, talvolta alla agenzia per piroscafo francese o russo. Ufficio postale austriaco ed agenzia non ricevendo pieghi dell'ufficio postale ottomano, questo consegna i pieghi suoi direttamente bordo piroscafo austriaco ritirando ricevuta dal comandante del piroscafo.

224

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A CARACAS, G. RIVA

T. 885. Roma, 12 aprile 1901, ore 20.

In vista del suo telegramma di ieri (l) mi affretto a completare nei seguenti termini le istruzioni di lei circa i reclami: l) la1sdando agli interessati piena libertà di decisione, ed astenendosi da ogni affidamento in qualsiasi senso, ella deve avvertire tutti i reclamanti acciocché quelli che vogUano valersi della commissione si affrettino a nominars,i un procuratore legale; 2) premessa ampia ed

assoluta dserva circa il procedimento della commissione, ella deve rimettere intanto tutti i reclami al ministero degli affari esteri per essere passati in tempo

utile alla commissione, riservandosi di rimettere le procure dei reclamanti che accettino quel procedimento e di ritirare gli altri reclami; 3) se, per la mancanza delle procure, il ministero degli affari esteri non accetta i reclami, o ricusa di passarli alla ,commissione, ella deve prenderne atto formulando anche per ciò le più ampie riserve.

(l) Non pubblicato.

225

IL MINISTRO A LIMA, PIRRONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 922. Lima, ... (per. ore 7,20 del 13 aprile 1901).

Questo ministro degli affari esteri dispiacente involontario ritardo, cagionato dimenticanza, telegrafa oggi stesso al ministro del Perù a Berna perché presenti immediatamente al presidente della confederazione elvetica domanda designazione arbitro. Ho fatto indicate riserve.

226

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI

T. 890. Roma, 13 aprile 1901, ore 16,30.

È veramente molto rincrescevole quanto è ora avvenuto a Addis Abeba. Se Ciccodicola ave3se ,conosciuto lo scambio di note del 1899 avrebbe potuto accerta're se realmente vi è l'ulteriore modificazione da V. E. temuta e indurre Harrington a 11inunciarvi senza sconcertare il negoziato anglo-etiopico, di che l'Inghilterra, con ragione contrariata, ci fa vivissime rimostranze, delle quali non possiamo non tener grande conto. Allo stato delle cose sia per nostro debito di lealtà, sia per i nostri buoni rapporti con l'Inghilterra, importa che Ciccodicola adoperi la sua influenza per rimettere il negoziato sulla giusta via. Attendo per mandargli pronte istruzioni in proposito la risposta di Cromer, se cioè il Governo inglese insiste o no per la supposta variante, e l'avviso di lei circa l'eventuale correttivo, suggerito da Cromer, della variante stessa.

227

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, FAVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 928. Washington, ... (per. ore 19,35 del 13 aprile 1901).

Avrei preferito essere io stesso incaricato di chiedere gradimento per il mio successore. Ringrazio l'E. V. avermi autorizzato, a cagione dei miei lunghi onorati servizi, di rassegnare io stesso la mia domanda di collocamento a riposo, ciò che farò, appena giunto Roma, nelle mani di V. E. Però debbo pregarla di lasciarmi, fino a quel momento, in attività di servizio, per poter liquidare, col minor danno possibile, i miei numerosi interessi personali, derivanti da 20 anni di residenza. Spero 'che, in vista di ciò e dei miei servizi da lei ricordati V. E. non avrà obiezioni, tanto più Malaspina non potrà arrivare prima di due mesi, ed io sarò Roma metà giugno.

228

PROMEMORIA DEL MINISTERO DELLA GUERRA

RISERVATISSIMO. Roma, 13 aprile 1901.

ATTIVITA MILITARE NEL NORD AFRICA

Le più recenti informazioni riservate ricevute dal Nord-Africa riferiscono e confermano :

l. -Che continua il lavoro di penetra~ione dei Francesi nella frontiera tripolina. Il lavoro è straordinarissimo al Sud della Tunisia. È stato testè impiantato un ufficio di Ufficiali interpreti con 12 Sphais al di là di Ben Gardane. Posto creato l'anno scorso, oggi Ben Gardane è in via di diventare un punto militare fortificato di primo ordine: sino a pochi mesi fa occupato da un ufficio di Ufficiali interpreti, ora possiede magazzini di viveri e di munizioni abbondantissimi. Si calcola che il nuovo ufficio sia 75 km. dentro la frontiera tr,ipolina.

Il l" corrente una Commissione di otto ufficiali di Artiglieria, comandata da un Colonnello, è partita per Medenine e Tataouine. La sera dello stesso giorno sono sbarcate cento casse di materiali da guerra, inviati nell'interno.

Emissari arabi da Gabes sono stati spediti al confine tripolino, per aizzare

gli arabi tripolini contro gli italiani, descrivendoli come spogliatori, ladri e pez

zenti. Dicono che nel caso che l'Italia prendesse Tripoli o Bengasi, la Francia si

impadronirebbe subito di Ghadames, che è la vera chiave del Sudan.

Lo scopo del giro di ispezione compiuto dal Generale De La Begassière è stato quello di assicurare alla Francia l'appoggio dei capi-tribù ritenuti finora ostili.

2. -Dal l" corrente le ppincipali guarnigioni della Tunisia hanno eseguito le varie manovre che fino dall'anno scorso il Ministero prescrisse di fare annualmente in Algeria e Tunisia.

Nelle piazze capi-linea di ferrovia la fanteria fece, durante parecchi giorni consecutivi, di buon mattino ed anche di notte, esercizi di imbarco e sbarco dai treni, con armi e bagaglio. Inoltre in tutte le città di una certa importanza, e specialmente a Tunisi e dintorni ed a Biserta, dietro inaspettato allarme dato sul fare del giorno, le truppe presero le armi organizzando rapidamente di tutto punto la difesa della piazza, occupando i posti designati, guardando le stazioni ferroviarie, gli uffici postali, le amministra~ioni pubbliche ed eseguendo fuori di città manovre tattiche sulle strade principali e facendo uscite con colonne contro il nemico. A Tunisi furono fatti funzionare anche i servizi dell'ambulanza e dei viveri. La cavalleria poi eseguì le manovre speciali dell'arma alla Mor

naguia, presso Tunisi. Due squadroni venuti da Teburba fingevano il nemico e s'i incontrarono con i tre squadroni della Manouba e di Tunisi. Furono pure fatti esercizi di esplorazione e di avanscoperta coordinati alle suaccennate manovre della fanteria.

A Biserta sì è cominciato il collocamento dei blocchi artificiali per le nuove dighe dell'avamposto, essendone ultimata la piattaforma subacquea. Per maggiore rapidità nella esecuzione di lavori, si impiega come forza motrice l'elettricità fornita da una grande e potente officina installata testè alla Kasba. Essa permetterà di lavorare anche di notte essendo impiantata sui cantieri l'illuminazione elettrica, come a Sidi Abdallah.

In complesso in Biserta il lavoro è straordinario.

3. -A Tripoli è giunto un tale Mr. Dodson, Inglese, che si dice incaricato di studiare la fauna della Tripolitania per conto del British Museum. Egli è latore di un • irade • imperiale che ordina a tutte le Autorità turche di !asciarlo liberamente percorrere in lungo ed in largo la regione, di proteggerlo, assisterlo e scortarlo. Se sia veramente quella che egli afferma la sua missione, non si sa. Egli da Tripoli si recherà a tappe a Fezzan, che dovrebbe essere la meta del suo viaggio, il quale durerà, a quanto si dice, sei mesi.

Intanto si comincia a parlare ora con qualche serietà della costruzione del Porto di Tripoli. È giunto infatti un • irade » del Sultano che ne ordina i lavori, con somme tolte dalla sua cassetta privata, ed è annunziato l'arrivo di una Commissione di ingegneri di una Società franco-belga, quella stessa dicesi, che ha costruito i porti di Smirne e Salonicco. Si assicura pure imminente l'invio di rinforzi di truppe turche in Tripolitania.

4. -In Tunisia si parla molto di un viaggiatore italiano, che dicono un Colonnello di Stato Maggiore, il quale ha fatto il giro di tutta l'Africa settentrionale sino a Bengasi. I Francesi sono molto informati sulle di lui peregrinazioni e pare l'abbiano pedinato, dando poi avviso della sua partenza per Tripoli alle Autorità turche.

Da Tripoli si è poi saputo che il detto viaggiatore non è altri che il Maggiore nella riserva Cav. Pedretti Andrea, il quale, per diporto e per suo conto esclusivo, ha fatto un giro nell'Africa settentrionale (Algeria, Tunisia, Cirenaica, Tripolitania, ritornando in Italia per la Canea).

Egli stesso avrebbe raccontato, a bordo, di avere tentato in compagnia di due amici, di fare delle escursioni nell'interno, ma era stato ricacciato, percosso ed a stento era 11iuscito a tornare alla costa.

Tutto ciò dimostra quanta sorveglianza esercitino i Francesi ed i Turchi nel Nord-Africa, anche su semplici viaggiatori turisti.

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IL MINISTRO A BUENOS AIRES, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 930. Buenos Aires,... ore 20,50 (per. ore 7,10 del 14 aprile 1901).

Governo argentino gradisce conte Bottaro Costa.

230

L'INCARICATO D'AFFARI A RIO DE JANEIRO, ROSSI TOESCA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 931. Rio de Janeiro,... ore 9,35 (per. ore 7,10 del 14 aprile 1901).

Ministro degli affari esteri mi ha detto ora ·che il presidente della repubblica ha dichiarato essere principe di Cariati persona grata.

231

IL MINISTRO DELLA MARINA, MORIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 192. Roma, 14 aprile 1901, ore 9,30.

Pregiomi comunicare seguente telegramma di S.A.R. duca di Genova data

13. • Stamane fui visitare nave scuola cannonieri " Couronne " alle undici fui con tutti comandanti mio stato maggiore e viceconsole colazione offerta dal comandante squadra Mediterranea su " Saint Louis " intervennero autorità marittime locali tutti comandanti navi :tlrancesi e comandante spagnolo. Comandante Russia non intervenuto come non era intervenuto ier:i sera pranzo su " Lepanto " causa settimana santa si ricambiarono brindisi di cortesia ammiraglio francese augurandosi venire ·con sua squadra restituire visita Ita,l:ia. Fui salutato andata ritorno con salva e saluto alla voce da navi francesi. Lasciato libero ammiraglio Nabona del cui tatto e della cui cortesia ebbi molto a lodarmi. Ufficiali navi invitarono oggi colazione ufficiali francesi •. Telegramma giunto ora dice: • Parto ore otto e mezzo • (1).

232

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 933. Adi Ugri, 14 aprile 1901, ore 10,15 (per. ore 12).

Se la linea di confine oltrepassi Ombrega o si accettino le altre proposte di lord Currie a V. E., ripeto che i commerci colla Abissinia ci saranno tolti per sempre, unico scopo a cui mira Governo del Sudan. Credo di suprema necessità insistere affinché linea non sia cambiata, salvo intavolare trattative con Negus che esporrò a V. E. ·con rapporto prossimo.

Esultante ovviamente la stampa francese. Riservata e rammaricata quella tedesca, secondo quanto riferì estesamente Montagna a Prinetti, con R. 144/46 del 24 aprile. Cfr. anche D.D.F., cit., nn. 168, 170, 185, 194, 376; GP., XVIII, 2, 5830-33.

(l) Commento entusiastico del Il Secolo, che dedica all'avvenimento l'intera prima pagina per ben quattro numeri consecutivi del 10, 11, 12, 13 aprile. Anche La Tribuna vi dedica una serie di articoli elogiativi, tra cui uno dal titolo • Non più umile Italia •• nel numero del 10 avrile; in quello del 12 pubblica un'intervista con Delcassé, nella quale ii ministro dichiara che « i fatti, come questi di Tolone, hanno qualcosa di tangibile che parla alle menti del popolo come simbolo rappresentativo nel campo delle idee e dei sentimenti... i paesi hanno il diritto di sapere e vedere come e dove sono condotti •.

233

IL CONSOLE GENERALE A MARSIGLIA, CARCANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 935. Tolone, 14 aprile 1901, ore 10,36 (per. ore 14,25).

Squadra comandata S.A.R. duca di Genova partita ora diretta Spezia.

234

L'INCARICATO D'AFFARI A TOKIO, COBIANCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 939. Tokio, 14 aprile 1901, ore 10,40.

Questo mini1stro degli affari esteri considera attuale ritiro proposta accordo russo-cinese non essere un passo verso definizione questione Manciuria, che rimane statu qua ante primi tentativi accordo russo cinese.

235

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 934. Parigi, 14 aprile 1901, ore 12,20 (per. ore 14,20).

Pare che i fondi regolarmente votati parlamento francese per la China, ascendano in tutto a solo milione e mezzo eil'ca. Per le !Spese che alla fine anno passato ascendevano già a cil'ca 70 milioni, è stato aperto un conto speciale al ministero finanze, intitolato • spese da regoladz.zarsi •, e non sarei in grado di accertarmi della somma che alla data di oggi, vi è iscritta.

236

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA (l)

T. 897. Roma, 14 aprile 1901, ore 13.

Telegrammi in data 8, 12, 14, 16 marzo (2) della S. V. mi fanno comprendere ·che disgraziatamente la notizia dello scambto note dicembre 1899 mandata a V. S. in gennaio 1900 è andata smarrita, e quindi era naturale ·che V. S. 'seguisse la condotta che ha seguita.

Ma poiché dai miei telegrammi 12 e 30 marzo (l) a quest'ora la S. V. avrà appreso l'esistenza dell'ac,cordo intervenuto fra R. Governo e Governo inglese per consentire trasporto confine anglo etiopico sopra linea Todluc Ombrega, prego la S. v.' di adoperare tutta la sua influenza sopra Menelik onde il negoziato da lui interrotto colla Inghilterra venga subito ripreso su quella base e condotto a compimento.

(l) -Il telegramma venne trasmesso tramite il consolato ad Aden. (2) -Cfr. nn. 107, 119, 126 e 130.
237

IL MINISTRO DELLA MARINA, MORIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 937. Roma, 14 aprile 1901, ore 18.

Comuni,co seguente telegramma comandante • Governolo • da Aden: • Fallite trattative sultano Osman, console generale italiano con "Volta" partì Obbia ritornando mattino 1° aprile con Jusuf Alì e 117 soldati. Appena mandata intimazione, essendo Osman fuggito, interno penisola, bombardatosi capanne, proseguendo quindi Bereda, Alula Filuk Maraio Cassem, bombardando Gares Bereda e Cassem, sequestrando 504 fuoili e 50 mila cartucce. Quantunque dessi tempo popolazione aUontanarsi, si ebbero due morti un ferito. Lasciai Alula feluche presidio soldati e portati Jusuf Alì non truppe Cassero toccando Berderà conferire con Govel'natore. "Volta" rimasto Alula. Rtpartirò Somalia il 22 •.

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IL CONSOLE GENERALE A ZANZIBAR, PESTALOZZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI (2)

'T. 941. Aden, 14 aprile 1901.

Trattative amichevoli col sultano Migiurtini, riuscite vane. In conseguenza pensai possibilità cattura Osman in Hafun; perciò, e per assicurare ricerca, sequestro armi nei diversi scali, mi recai Obbia ottenendo concorso quel sultano con 115 suoi soldati. Colpo di mano fallito. Osman fuggito. Sparati alcuni colpi di cannone contro sua capanna per intimorire. Poi navi portatisi in Bereda cannoneggiando case sultano. Sequestrate 21 ca1sse munizioni e 97 fucili. Suo giovane figlio ferito, preso; g1i accordai libertà per lasciare adito ravvedimento padre, ,che, rimasto coi soli famigliari e meno di 300 fucili, senza munizioni, sarà ,costretto sottoporsi. Trovato in Alula popolazione ligia Governo. • Volta • rimastovi incrociare costa, mentre • Colombo • passando Filek, Meraia, mi trasportò Bander CaJssem col sultano Obbia e 80 soldati. lvi fratello Osman fuggito con 10 seguaci, tre sue case leggermente cannoneggiate. Rimanente popolazione

sottomessa accolse Governo e Jusuf Alì con piacere. Stando così le cose, vista importanza Cassero, in attesa sottomissione Osman, con sufficiente garanzia, ho creduto utile firmare convenzione con Jusuf Alì per la quale egli assume a proprio carico amministrazione, difesa Alula. Filek Cassero sotto sua responsabilità, pr.onto >consegna·re detti tre paesi Governo, quando richiesto: ciò mediante compenso 12 mila ·rupie per primo anno; otto mila per ogni anno successivo. Convenzione avrà effetto, se approvata, diversamente Governo pagherà spesa effettuata e compenso disturbo. Credo accordo vantaggioso né tanto per tenere a bada Osman, quanto per prepa.rare nostra diretta occupazione quando giudicata opportuna. Compenso mite, perciò chiedo potere anticipare subito 10 mila. Lasciai Jusuf Alì Bander Cassero ove tornerò prenderlo quando egli avrà tutto organizzato ,per ricondurlo Alula, poi forse Obbia, ove utile prevenke, per suo mezzo, ogni possibile azione del Scek somalo. Appena V. E. avrà approvato mio operato, ripartirò costa mettendo c Volta • in libertà, se possibile, e trattenendo

c

Colombo • per ulteriore operazione.

(l) -Cfr. nn. 118 e 177. (2) -Il telegramma fu trasmesso dal consolato di Aden al Ministero della Marina che lo .comunicò a quello degli Esteri.
239

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. CONFIDENZIALE 622/211. Berlino, 14 aprile 1901.

Ho fatto ritorno a Berlino dal breve congedo, ·che l'E.V. mi aveva concesso, quando la squadra italiana stava per recarsi a Tolone. Durante le feste che colà ebbero luogo, due volte mi si offrì occasione di incontrarmi con questo signor Segretar>io di Stato al dipartimento degli Esteri; e la squadra nost,ra lasciava le acque francesi, ieri, quando io appunto mi trovavo a pranzo a Corte. Però, tanto il Barone Richthofen quanto S.M. l'Imperatore non entrarono meco in discorso sulla questione del • riavvicinamento dell'Italia e della Francia • che tanto occupò la stampa d'ogni paese in questi ultimi giorni: l'uno, perchè, in assenza del Conte Biilow e ignaro -com'egli mi disse quasi lagnandosene dei dis,corsi scambiati a Verona tra il Cancelliere e S.E. Zanardelli, sembrava voler evitare di emetter g,iudizi; l'altro, che ·certo non avrebbe avuto tale ritegno, perché -essendo presenti al pranzo gli altri miei colleghi -propizia occasione mancava. Non mi è d'uopo però di speciali dichiarazioni di S.M. o del suo Governo per conoscere il fondo del loro pensiero. Le conversazioni intime avute separatamente con ciascuno dei miei colleghi e con altre persone, il linguaggio della stampa e, più di tutto, la conoscenza che ho del modo di pensare e di sentire tanto di S.M. quanto dei suoi consiglieri mi mettono in grado di riassumere qui di seguito le loro impressioni riservandomi di ritornare su quest'argomento ·quando -rientrato il Conte Biilow a Berlino -avrò avuto con lui qualche conversazione.

S.M. l'Imperatore ed il suo Governo hanno sempre dichiarato -e furono in ciò sempre sinceri -di desiderare che le nostre relazioni colla Francia sianO>

buone. Essi non potevano quindi allarmarsi, nè si allarmarono, quando fu decisa l'andata della nostra squadra a Tolone, in restituzione della visita della squadra francese a Cagliari. Una qualche inquietudine sorse quando si seppe che S.A.R. il Duca di Genova, in persona, si sarebbe recato ad o1ssequiare il Presidente della RepubbUca a Tolone -per quanto io stesso avessi avuto oc,casione di spiegare il fatto in relazione colla comunkazione di V.E., nel telegramma n. 465 del 22 febbraio u.s. (l); una qualche inquietudine si ebbe anche più quando giunse la notizia che S.M. avrebbe conferito il Collare dell'Annunziata al signor Loubet. Ma un vero allarme -ciò mi risulta da informazioni confidenziali d'ottima fonte -sorse quando venne pubblicata l'intervista dell'On. Zanardelli col corrispondente del New York Herald. Le spiegazioni date da V.E. agli Ambasciatori di Germania e d'Austria-Ungheria venne in buon punto a calmare le apprensioni suscitate da quella intervista e, intanto, come se obbedisse ad una parola d'ordine data, la stampa cessò subito di parlarne. Essa si mantenne, in massima, parca di apprezzamenti nella visita di Tolone e quei pochi giornali, che ne fecero oggetto di commenti, sostennero tutti la tesi che la Germania comprende l'interesse che ha l'Italia a mantenere buone relazioni colla Francia, che il riavvicinamento delle due nazioni non può non esser desiderato anche dalla Germania nell'interesse deila pace e che, finalmente, la triplice alleanza non viene scossa da quel riavvidnamento. Tale è anche, in fondo, il pensiero del Governo imperiale: su di esso esercitò ,pure ottimo effetto il modo con cui si svolse il programma delle feste di Tolone, nelle quali non un atto, non una parola da parte nostra potè ferire le suscettibilità di altra po

tenza e generare sospetto di secondi fini -nelle quali fu con tatto evitato tutto ciò ·che poteva prestarsi a malevoli interpretazioni politiche. Se interamente -dissipata sia l'impressione suscitata, più che da altro, dall'intervilsta di S. E. Zanardelli non potrò dire finchè non avrò parlato col Conte Biilow al suo ritorno dall'Italia. Per mia parte, senza ritornarvi sopra e astenendomi dal far soverchie proteste contro le intenzioni attribuite all'Italia di voler uscire dalla triplice alleanza, memore del proverbio • chi troppo si scusa 1si accusa • continuerò a mantenere qui l'attitudine di uomo persuaso, come sono, che nè le feste di Tolone nè altro prevedibi,le avvenimento può mutare l'orientamento della nostra politica estera. Che nessun dubbio possa esistere in ,proposito è ora di supremo ·interesse per noi: la rinnovazione dei nostri accordi commerciali incontrerà difficoltà tanto minori quanto più sarà ferma la fiducia della Germania che nulla .sarà mutato nella nostra intesa politica.

240

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T.R.P. 900. Roma, 15 aprile 1901, ore 11,50.

Caro signor ambasciatore. Ricevo sua lettera 12 corrente. Duolmi dovere insistere, ma H passaggio di Mattioli nella carriera diplomatica, colla attuale giu

risdizione del consiglio di stato, è impossibile, quindi non posso lasciare vacante il posto di consigliere a Berlino. Data questa necessità, la prego dirmi sinceramente se preferisce Imperiali o altri. Quanto all'andamento dell'ambasciata, non divido le di lei preoccupazioni, perchè la di lei presenza mi affida completamente.

(l) Cfr. n. 45.

241

IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 534/138. Belgrado, 15 aprile 1901.

Il Presidente del Consiglio, Dr. Mkhele Vuitch, fu, alcuni giorni sono,

• intervistato • da un giornalista. La Revue d'Orient ha pubblicato le di lui dichiarazioni. Non essendo queste state smentite, le riassumo.

Secondo il Dr. Vuitch, l'intesa austro-ungarica-russa del 1897 rimane salda; ed altrettanto è necessaria, ora, come lo era nel momento in cui fu conchiusa, per frenare velleità bellicose ed eccessive impazienze. I serbi ne riconoscono l'importanza e ne apprezzano i vantaggi. Essi non hanno alcun motivo a seguire una politica di avventure; invece, hanno ogni ragione per non seguirla. Desiderano 'Costituire un ,elemento di ordine, di pace e di progresso in questa parte d'Europa. Sanno, per triste esperienza, che il minimo errore politico porta serie conseguenze economiche. Non possono dimenticare che le ultime due guerre contro la Turchia e la guerra contro la Bulgaria hanno costato alla Serbia, in spese militari e perdite materiali, 150 milioni di franchi e assorbito il lavoro di una intera generazione. Ai serbi è, inoltre, ,presente l'esempio della Grecia nel 1897 e quello del conflitto bulgaro-rumeno dello scorso anno... Tutte le potenze sono unanimi nel cercare il mantenimento della • pace •. Recentissime informazioni date dai mini,stri serbi in Pietroburgo ed in Vienna confermano che, su quel punto, non vi ha mutamento nè divergenza nelle disposizioni delle potenze. È stato detto che il Gabinetto di Vienna considera le cose da un punto di vista esclusivamente suo; ma risulta, in modo assolutamente autentico, che tutte le potenze, l'Austria-Ungheria compresa, sono concordi nel condannare qualsia3i provocazione nei rapporti fra gli Stati balcanici. Sono attualmente in giuoco interessi di ben altra rilevanza che non siano quelli dell'Oriente europeo...

Parlando, quindi, dei ,rapporti della Serbia 'COn la Russia e con l'AustriaUngheria, ,iJ Dr. Vuitch invocò le comuni origini e la comune storia come H più forte legame con la prima di dette potenze, ed aggiunse che i servigi resi dai Russi alla Serbia non saranno mai dimentkati. D'altra parte, gli interessi economici che congiungono i Serbi all'Austria-Ungheria c01stituiscono, per essi, una questione vitale. Essi non hanno mai contestato di trovarsi nella sfera d'influenza della Monarchia austro-ungarica, ,con la quale, perciò, desiderano rimanere nei migliori termini. Espresse il suo dispiacere che la questione della sepoltura di Re Milan abbia dato occasione a malintesi fra Vienna e Belgrado,

ma anche la sua convinzione che quel disgraziato incidente sarà presto dimenticato. I giornali austriaci ed ungheresi qualificano di corretto e rassicurante il linguaggio di questo Ministro degli affari esteri.

242

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BOTTARO COSTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 344/159. Londra, 15 aprile 1901.

Nella visita a Tolone della squadra Italiana i giornali di Londra che ne hanno parlato sono concordi a vedere una nuova e preziosa guarantigia di pace. Si augurano che l'Italia, amica dell'Inghilterra, da quella v~sita ritragga maggiore potenzialità politica ed economica, e soggiungono che la Gran Bretagna può guardare con oechio tranquillo quello scambio di cortesie, poichè l'Italia bene sa su chi deve contare nell'ora del pericolo per la difesa dei suoi interessi nel Mediterraneo, e che quanto all'idea di un Mediterraneo, lago latino essa va relegata tra le figure rettoriche in grande favore presso le razze latine.

Qusti sono su per giù i concetti svolti nei quattro o cinque giornali che si sono occupati della visita di Tolone.

243

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, TUGINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 372/74. Cairo, 15 aprile 1901.

Segno ricevuta del telegramma ministeriale n. 778 del 30 marzo scorso (1), contenente le istruzioni di V.E. da me chieste circa l'eventuale banchetto col quale gli Italiani e i Francesi di Cairo si proponevano di festeggiare l'arrivo della R. Squadra a Tolone.

La sera del 9 corrente i notabili di questa colonia francese e buona parte dei notabili italiani liberi .professionisti per lo più, si riunirono difatti non già a banchetto, ma ad una libazione di poncio in una sala di questo Albergo Continentale per festeggiare il precitato avvenimento. Degli intervenuti, i più numerosi furono i Francesi. La proposta della festa fu dovuta esclusivamente alla iniziativa di questa colonia francese, d:i ·cui si fecero gli interpreti il Courrier du Nil e Les Pyramides, giornali francesi di Cairo. Il primo di essi è noto per la· sua anglofobia, ed il secondo è un giornale francofilo, diretto da un Soriano cittadino francese agli stipendì di questa Agenzia diplomatica di Francia. Benchè

queste autorità diplomatiche e consolari francesi avessero indirettamente appoggiata e favorita la proposta del festeggiamento, esse non intervennero alla riunione, nè durante il periodo di propaganda fecero cenno di essa nè a me, nè a questo R. Console. Se non che per mezzo dell'Avvocato Manusardi, uno dei notabili italiani facente parte del Comitato organizzatore, fui interrogato se, invitato, mi sarei recato alla festa. Risposi che non potevo se non compiacermi della divisata spontanea manifestazione di simpatia fra le due colonie, ma che credevo opportuno che le Autorità dovessero astenersi dall'inte.rvenire appunto per lasciare alla lieta riunione, intatto e completo, il carattere di spontaneità che l'aveva oontrrassegnata 1sin dal suo nascere.

Come V.E. scorgerà dal qui unito resoconto (l) della festa pubblicato dall'Imparziale, essa rprocedette colla maggiore serietà, nè fu turbata da alcun spiacevole incidente.

Avevo avuto cura di raccomandare confidenzialmente aH'Avv. Manusardi di adoperare la maggiore moderazione e correttezza di linguaggio nel discorso ch'egli era incarkato di fare a nome degli Italiani.

Un'altra dimostrazione franco-italiana era stata preparata per la stessa sera da un g·ruppo di giovani messi su da taluni democratici repubblicani italiani che si erano astenuti dal prendere parte alla riunione dell'Albergo Continentale, sol perchè ad essa parteciparono alcuni notabili italiani loro invisi per rancori personali e di classe. Questa dimostrazione, avente carattere popolare, e che doveva percorrere le v:ie della città •Con bandiere e musiche, ebbe appena un prindpio di esecuzione, poichè essa si disciolse da sè a motivo di un dissenso circa il prezzo da pagarsi ai musi>canti. Fra le grida di Viva l'Italia e la Francia si udì pure un grido • Abbasso gli Inglesi! •. La Polizia, benchè vigilante, non ebbe a intervenire.

La stampa inglese d'Egitto non ha, neppure a titolo di cronaca, registrato nelle sue colonne la dimostrazione :lìranco-italiana del 9 corrente. Soltanto il Progrès, giornale scritto in francese, ma devoto alle Autorità inglesi, ne ha parlato in tono di dileggio e versando i suoi sarcasmi sui soli dimostranti.

(l) Non pubblicato.

244

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE a ZANZIBAR, PESTALOZZA (2)

T. 906. Roma, 16 aprile 1901, ore 13,15.

Approvo suo operato e convenzione, autorizzo anticipazione diecimila rupie.

Governo britannico ci notifica spedizione contro Sceik Abdullai da Burao, aggiungendo che comandante inglese ha istruzioni di non avanzarsi molto nella regione Hand. Prego avvertire Sultano Obbia secondo desiderio console generale britannico in Somaliland.

(l) -Non si pubblica. (2) -Il telegramma fu trasmesso tramite il consolato ad Aden.
245

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

T. 910 bis. Roma, 16 aprile 1901, ore 20.

Il R. console in Janina le ha riferito i soprusi di cui furono recentemente vittima in Prevesa, dapprima due nostri ortolani ed indi il commesso della società di navigazione • Puglia ". Il R. console ha finora indarno sollecitato l'autorità locale per la dovutaci soddisfazione. Spetta alla Sublime Porta provvedere prontamente nel suo proprio .interesse, al disordine che in ogni ramo di pubblica amministrazione da alcun tempo si appalesa in quel vilayet. Intanto, però, noi siamo ben risoluti a non tollerare che di un simile stato di cose siano vittima nostd connazionali. La prego di tenere, in questi termini, fermo linguaggio alla Sublime Porta facendole ·comprendere essere urgente che l'autorità locale riceva precise istruzioni di accedere alle legittime domande del console.

246

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 173/99. Pietroburgo, 16 aprile 1901.

Credo utile ritornare sull'argomento delle mosse della squadra russa nel Mediterraneo (cui riferivasi il mio rapporto dell'H aprile) (l) per quanto la cosa non abbia più carattere di attualità.

Secondo una versione di questa Ambasciata di Francia, alla squadra russa,

la quale già da Genova, in base aMe primitive decisioni, doveva recarsi a Tolone -anche per il fatto che vi sono colà navi russe in costruzione -venne dato ordine di astenersene, non essendovi motivo per cui intervenisse alle feste che stavano per aver luogo in onore della squadra italiana. Ma tali istruzioni non avrebbero raggiunto l'Ammiraglio Birileff che a Tolone. In tale stato di cose parve al Governo francese che ·la partenza della squadra russa, poiché questa trovavasi a Tolone, avrebbe prodotto cattiva impressione e fece perciò sentire a Pietroburgo la convenienza che essa vi rimanesse.

Frattanto, essendosi la squadra russa, in conformità delle istruzioni ricevute, allontanata da Tolone e recata a Bavcellona, non si potè far di meglio che dirigere colà l'ordine di tornare a Villafranca. Da altra fonte mi risulterebbe che il Governo francese 1si decise a far pratiche nel senso su accennato, massime

perchè dalla partenza della squadra russa la stampa nazionalista traeva pre

testo di opposizione al Ministero.

Non manca chi crede ·che l'Ammiraglio Birileff nella sua propensione a

cercare onori e decorazioni abbia creduto di poter passare sopra all'ordine diret

togli a Genova. Se egli venne però ora esonerato dal comando della squadra,

ciò non può interpretarsi come un bia~simo all'opera sua, perchè tale provvedi

mento era già preannunziato da drca un mese, e pe11chè esso è stato accompa

gnato da .particolari ringraziamenti dell'Imperatore per i particolari servigi resi

dall'Ammiraglio Birileff, e con una 'speciale allusione alla missione da questi

compiuta presso il Presidente :della Repubblica.

(l) Non pubblicato.

247

L'INCARICATO D'AFFARI A TOKIO, COBIANCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

·T. 968. Tokio, 17 aprile 1901, ore 2,30.

MinLstro degli affari esteri mi informa avere S.M. imperatore gradita nomina commendator Melegari.

248

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 65)

T. 985/40. Pechino, 18 aprile 1901, ore 11.

Ministro d'Inghilterra propose in seguito ana riunione dei comandanti militari, * della quale colonnello Garioni telegrafò al ministero della guerra giorni sono * (1), di dichiarare quanto segue: • Una riduzione parziale delle truppe è fin d'ora possibile, ma la evacuazione non potrà aver luogo fino a che Governo chinese non abbia adempiuto le condizioni degli articoli 2 e 10 della nota collettiva ed abbiano principio trattative che gli verranno indicate circa le indennità, cioè cifra totale e modo di pagamento. Io penso sarebbe tempo fare qualche tentativo per indurre corte a ritornare Pechino, per cui parmi converrebbe subordinare primi accenni riduz.ione truppe a inizio viaggio di rritorno. Si potrebbe anche, in questo caso, riconsegnare palazzo di estate. Avendo presentito alcuni colleghi, credo che parecchi sarebbero favorevoli; ma, prima di fare formali proposte in tal senso, aspetto istruzioni. Ministro d'Inghilterra sarebbe

iavorevole ritiro sue truppe da palazzo d'estate. Tutte le altre proposte comandanti miHtari, delle quali colonnello ha già riferito furono unanimamente appTovate.

(l) Cfr. n. 200. Il brano fra asterischi è omesso in L V 99.

249

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. CONFIDENZIALE 979/59. Berlino, 18 aprile 1901, ore 15,50.

Facendo ,seguito al rapporto n. 211 del 14 co11rente (1), onoromi informare

V.E. avere ,io acquistato dopo ~conversazione con Bulow convinzione non esister in quest'ultimo tmccia impressione suscitata da intervista Zanardelli di cui è cenno in quel rapporto. Conte Bulow anzi dissemi essere stato molto soddisfatto dell'incontro e delle parole scambiate con Zanardelli a Verona e non avere mai dubitato del,le intenzioni dell'Italia verso la Germania. Il ravvicinamento italafrancese non suscita apprensione o suscettibilità in Germania che essa pure desidera avere i migliori rapporti colla vtcina oltre Vosgi, la Germania sarà sempre fedele aileata e amica dell'Italia e conte Bulow non dubita menomamente stessi sentimenti Germania per parte Italia che nulla ha da guadagnare mutare orientamento politico e tutto da perdere a rimanere isolata. Conte Bulow dissemi infine avere ammirato tatto duca di Genova nelle feste di Tolone e modo con cui da parte nostra quelle feste si svolsero. Io ,ripetei a Bulow le dichiarazioni iatte da V.E. a Wedel e le idee di lei, in politica estera. Colsi eziandio occasione parlare trattato di commercio sul che Bulow mi rinnovò rpiù ampie e più cordiali assicurazioni delle migliori disposizioni del Governo imperiale e convinzione tutti dicasteri imperiali interessati circa possibilità rinnovazione accol'do conveniente ,per ambo le parti. Presi atto di quelle dichiarazioni rilevando ancora una volta la grande importanza che relazioni ,commerciali colla Germania acquistano specialmente in questo momento in relazione ai rapporti politici.

250

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA,

T. CONFIDENZIALE 930. Roma, 18 aprile 1901, ore 19,45.

Ringrazio V. E. del resoconto (2) mandatomi della conversa:zJione avuta col conte Bulow, di cui sono lieto e pregola esprimere a lui, alla prima occasione, , il mio compiacimento per sue dichiarazioni amichevoli.

(l~ Cfr. n. 239.

(2) Cfr. n. 249.

251

IL MINISTRO A BERNA, A. RIVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 988. Berna, 19 aprile 1901, ore 9,55.

Ministro del Perù ricevute le istruzioni, presenterà domanda per designazione arbitro accennando, due Governi consenzienti, considerarla valida, malgrado scaduto termine stipulato. Dal ,canto mio, farò analoga dichiarazione; ciò d'accordo con autorità federale. Così questione sarà regolata.

252

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, A LONDRA, PANSA, A MADRID, AVOGADRO DI COLLOBIANO, A PARIGI, TORNIELLI, A VIENNA, NIGRA, AI MINISTRI A BERNA, A. RIVA, A STOCCOLMA, GUASCO DI BISIO, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A COPENAGHEN, FERRARA

T. 931. Roma, 19 aprile 1901, ore 11,30.

Prego telegrafarmi se atti conferenza della pace dell'Aja siano stati costi sottoposti alla sanzione legislativa.

253

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

(Ed., con leggere varianti, in L V 99, p. 67)

T. 932/39. Roma, 19 aprile 1901, ore 12.

Rispondo al n. 38 (1).

Credo opportuno seguire esempio altri Governi. Rimane quindi inteso che le indennità per i nostri militari morti feriti già si trovano comprese nella indennità complessiva per spese militari, secondo il n. l del mio telegramma

n. 35, 8 aprile {2). Penserà poi il R. Governo a fissare secondo convenienti criteri le singole indennità per militari morti feriti.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 208.
254

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

(Ed. in LV 99, p. 67)

T. 935/40. Roma, 19 aprile 1901, ore 15,30.

Approvo le considerazioni svolte, circa il ritorno della corte a Pechino, nel suo telegramma n. 40 (l) e la autorizzo ad esprimersi in questi termini coi colleghi associandosi anche a que1le deliberazioni che in tal modo fossero prese. Ritengo però che sarebbe meno opportuna, da parte nostra, una iniziativa formale.

255

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 993/38. Londra, 19 aprile 1901, ore 18,05.

Le decisioni della conferenza dell'Aja sono :state presentate al parlamento britannico sebbene a rigore ciò non fosse richiesto dalla costituzione.

256

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 992. Parigi, 19 aprile 1901, ore 18,40.

Dopo qualche esitazione fu deciso qui che gli atti della conferenza dell'Aja non sarebbero 1presentati all'app·rovazione parlamentare salvo a fare approvare dalle camere le disposizioni d'ordine finanziario che, in relazione con gli atti stessi, sono da prendere come ad esempio per i trasporti dei soccorsi destinati ai prigionieri di guerra per i :pacchi postali, mandati postali.

257

IL MINISTRO A STOCCOLMA, GUASCO DI BISIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1000. Stoccolma, 20 aprile 1901, ore 2,30.

Atti furono sottoposti sanzione rea·le non necess•itando, secondo costituzione svedese-norvegese, sanzione legislativa. Soltanto crediti per contribuzione svedese-norvegese al Tribunale permanente di arbitraggio furono chiesti al Riksdag e Storting che li votarono.

(l) Cfr. n. 248.

258

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1003/39. Londra, 20 aprile 1901, ore 3,37.

A schiarimento del mio telegramma di ieri (l) debbo avvertire che gli atti della conferenza dell'Aja vennero bensì presentati alle camere inglesi nell'ottobre 1899, ma a titolo di ·comunicazione non essendo ritenuto necessaria la espressa sanzione parlamentare per una convenzione non implicante né oneri finanziari, nè alterazione delle leggi esistenti. Tale interpretazione non diede luogo, infatti, a veruna obiezione per parte del parlamento.

259

IL MINISTRO A BERNA, A. RIVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 997. Berna, 20 aprile 1901, ore 12.

Atti conferenza Aja furono sanzionati dall'assemblea federale nel dicembre scorso. !strumenti ratifiche vennero deposti colà subito dopo, esclusa convenzione sulle norme di guerra non accettata dalla Svizzera. Riferii intorno a ciò con rapporto del 12 dicembre n. 5481-593 (2).

260

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 998/59. Berlino, 20 aprile 1901, ore 12.

Governo imperiale non ha sottoposto, nè sottoporrà, atti conferenza internazionale Aja alla sanzione legis·lativa, ma provvede che parlamento abbia conoscenza del testo. Nella seduta del Rekhstag del 19 prossimo .passato, in seguito lagnanze di un deputato, essere parlamento lasciato nell'ignoranza risultato conferenza Aja, Richthofen rispondeva che testo risultati conferenza era pronto per stampa nel bollettino ufficiale delle leggi, che tale pubbHcazione però, non poteva, secondo gli usi ammessi, trattandosi di trattati internazionali, aver luogo fino a che Governo olandese non avesse ufficialmente fatto conoscere potenze che hanno ratificato singole convenzioni e dichiarazioni della conferenza; che, se ciò

non fosse avvenuto prima della sessione parlamentare, Governo imperiale avrebbe disposto per ,comunicazione speciale alla camera testo di quelle convenzioni e dichiarazioni.

(l) -Cfr. n. 255. (2) -Nan pubblicato.
261

L'INCARICATO D'AFFARI A COPENAGHEN, FERRARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1001. Copenaghen, 20 aprile 1901, ore 15.

Atti della conferenza internazionale dell'Aja non sono qui stati sottoposti alla sanzione legislativa.

262

IL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1134/19. Addis Abeba, 20 aprile 1901 (1).

Sono qui atte,si tutti i ras, meno ras Olié che è sempre governatore Tigré e mai fu richiamato. Anche ras Makonnen viene. Pare si voglia trattare sistemazione gove,rno Goggiam. Ho ricevuto il telegramma del 7 aprile (2) ringrazio V.E.

263

IL MINISTRO AD ATENE, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 377/127. Atene, 20 aprile 1901.

Giunse venerdì scorso al Pireo, proveniente da Cipro, una comitiva di abitanti di quell'isola, tra cui due presidenti di associazioni ginnastiche, alcuni deputati e giornalisti per assistere alla inaugurazione della mostra dei prodotti ciprioti organizzata per iniziativa privata al palazzo dello Zappion.

Essa fu ricevuta in Atene alla stazione della • Omonia • da una commissione presieduta dal Sindaco della Capitale, che le rivolse un'allocuzione, a cui rispose il signor Theodato, deputato di Leucosia, facendo voti per l'unione di Cipro alla Grecia.

tel. venne inviato tramite il Governatore dell'Eritrea, Martini, il 6 maggio, ore 10,10. n. 206.

All'inaugurazione poi dell'esposizione, ch'ebbe luogo ieri, intervenne il Metropolita, il Presidente della Camera dei deputati e vari .professori di questa università.

N e i discorsi pronunziati in tale circostanza 1si accennò alle lotte sostenute per l'indipendenza dalle popolazioni cipriote e si manifestò la speranza, ricordando la cess,ione delle isole Jonie, che l'Inghilterra esaudirà in breve, i loro desideri in favore della unione alla Grecia.

Nel ringraziare la città di Atene di avere organizzato la prima mostra di prodotti ciprioti, il Signor Theodato affermò cpe era dovere delle popolazioni dell'isola di lavorare indefessamente per accelerare la realizzazione delle loro aspirazioni.

L'esposizione suddetta e le dimostrazioni cui dette occasione, alle quali parteciparono alcuni giornali della capitale, che pubblicarono articoli di circostanza, sebbene abbiano avuto per iscopo di ravvivare nelle popolazioni di Cipro il sentimento ellenico per tentare di promuovere un movimento in prò della unione, passarono del tutto inosservate in questi circoli politici, che non vi attribuirono importanza veruna. Tuttavia credo farne cenno nella corrispondenza della R. Legazione a semplice titolo d'informazione.

(l) Il (2) Cfr.
264

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T. 947/42. Roma, 22 aprile 1901, ore 12.

Governo francese a mezzo del suo ambasciatore a Roma lamenta che qualche missionario dopo aver già domandato intervento Francia venne pemuaso dalla società missioni di Firenze a mezzo deila S. V. a ritirare sua domanda per affidarla invece Italia. Risposi società Missioni indipendente dal Governo, sola nostra azione essere stata trasmettere per 1suo conto qualche telegramma, mancando essa di cifra per comunicare coi suoi amici. Governo francese non insistette. Sembrami, però, opportuno avvertire di ciò la S. V. non per muovere appunto certamente condotta seguita, ma perché possa usare opportuna precauzione e farla usare anche da Albasini e eventualmente da altri.

265

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA

T. 955. Roma, 22 aprile 1901, ore 22,30.

Prego far pervenire nel solito modo seguente telegramma al R. Consolato in Zanzibar: • Per Dulia. Comunico per sua informazione e norma che spedizione inglese muoverà questo mese ·contro Sceik cacciato dagli abissini verso· vallata superiore Nogal. Piano operazioni inglesi contro Ogaden modificato nel senso di seguire da vicino corso Giuba •. Prego farmi conoscere se divieto comunicare in cifra con Zanzibar sarà presto tolto.

266

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. R. 1019/41. Pechino, 22 aprile 1901 (per. ore 11 del 23).

Ministro di Francia chiese jeri ai missionarii se ancora insistono rivolgersi alla associazione nazionale giacché in base a loro risposta Governo francese prenderà decisioni. Missionarii rispondono pensare dovere mantenere domande associazioni mancando di ordini formali contrari e giacché ne ebbero in momenti _gravi aiuti materiali e morali ai quali debbono loro salvezza e continuano ad averne.

Parmi che in conformità dichiarazioni fatte da ambasciatore di Francia di -cui nel telegramma di V. E. in data 9 febbraio (l) Governo francese non dovrebbe insistere. Questo ministro di Francia sarebbe personalmente lieto ricevere ordine disinteressarsi.

267

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI

T. 965. Roma, 23 aprile 1901, ore 18,48.

Notizia portata da somali non vera. Pestalozza al quale era stata affidata missione a V. E. ben nota in S{)malia, non avendo potuto mettersi d'accordo con sultano Migiurtini, che assunse atteggiamento ostile, fece bombaida,re case quel sultano ad Hafun, Bareda e Bender Cassem. Sultano fuggito, figlio ferito, prew, 21 ca:sse munizioni 97 fucili sequestrati. Pestalozza ha firmato convenzione con sultano Obbia -per amministrazione difesa sotto responsabilità quest'ultimo di

.Alula, Filek, Cassem. Per particolari segue dispaccio.

268

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 966. Roma, 23 aprile 1901, ore 18,58.

Mi occorrerebbe sapere d'urgenza e per telegrafo a quale prezzo in franchi è stato conteggiato il tallero dalla zecca francese nell'ultima coniazione fatta per conto di Menelik.

(l) Cfr. serie III, vol. IV, n. 756.

269

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1026/42. Pechino, 23 aprile 1901, ore 19.

Rispondo al n. 42 (l) e confermo il mio telegramma n. 41 (2). Aggiungo· che missionario italiano profugo dal Shalllsi, ove lasciava compagni nascosti, vagabondi e morenti di fame, si rivolse spontaneamente alla R. legazione nel novembre ed ebbe aiuti, onde compagni vennero salvati; persecuzione cessò. Altro missionario venuto qui mediante soccorsi legazione italiana, consigliato da missionari francesi si rivolse legazione di Francia nel febbraio ed io nulla feci per farlo recedere da quella domanda in contraddizione colla precedente richiesta fatta dall'altro missionario, ma egli pure, informato meglio dai suoi compagni, e dopo telegramma Baruffi, pregò ministro di Francia non tenere conto di quella domanda e confermò richiesta a legazione italiana. Parmi quindi evidente precedenza del nostro interessamento per quelle missioni in seguito alla richiesta fattamene tre mesi prima. Non mancherò di usare massima prudenza come feci finora ed in conformità agli ordini di V. E. Ma parmi Governo francese in conformità alle dichiarazioni fatte a codesto R. Ministero, non dovrebbe insistere, visto che i missionari si rivolsero a me tre mesi prima che alla legazione di Francia e subito ritirarono domanda fatta per errore, raggirati da missionari francesi.

270

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1027/43. Pechino, 23 aprile 1901.

JIA:issionario mi prega di trasmettere professore Schiaparelli seguente telegramma: « Alle insistenze francesi resistiamo, ma sarebbe importante che propaganda e generale ordine non intervenissero dandoci istruzioni formali contrarie a quanto abbiamo fatto finora •.

271

IL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS., CICCODICOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1133/20. Addis Abeba, 23 aprile 1901 (3).

Ho ricevuto il telegramma del 14 aprile (4). Obbedisco. Credo mio dovere prevenire V. E. che Harrington dice linea naturale divisione tribù essere Todluc

(2' Cfr. n. 266.

Matebba, non quella Todluc Ombrega, per cui senza ordine del suo Governo,, non può consentire con noi. V. E. da ciò potrà ·convincer1si ·che non è più in mia facoltà ottenere da Menelik compimento trattative Harrington, se questi vuole ora attendere nuovi ordini dal suo Governo. Amerei avere anch'io istruzioni per conformarmi desideri Harrington.

(l) -Cfr. n. 264. (3) -Il tel. venne inviato tramite il Governatore dell'Eritrea, Martini, il 6 maggio, ore 10,10. (4) -Cfr. n. 236.
272

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 881/451. Parigi, 23 aprile 1901.

Le informazioni relative all'azione militare francese nel Nord dell'Africa, durante i mesi di febbraio e di marzo ultimi, le quali furono a me comunicate con il dispaccio di V. E. delli 13 corrente (1), riguardano le operazioni fin qui condotte dai Generali Servière e Risbourg, le prime per proseguire nella penetrazione del paese attraverso il quale si spingerà la linea ferroviaria transahariana, le altre per proteggere il fianco delle colonne di avanzata.

Circa lo scopo ed il limite delle operazioni anzidette, io non posso che riferirmi ai rapporti miei delli 8 e 11 di ottobre dell'anno passato (2). Le importanti e spontanee dichiarazioni fattemi in quei giorni dal Signor Delcassé, sussistono nella loro pienezza, né a me risultano motivi di supporre che nelle disposizioni e nei propositi di questo Ministro degli affari esteri sia avvenuto un cambiamento notevole. La parte pertanto delle precitate informazioni, relativa alla previsione della occupazione militare del Marocco come un fatto di imminente attuazione, merita di essere accolta con estrema riserva. Essa rivela tuttavia che perdura nel comando delle truppe, impegnate in quelle spedizioni, uno spirito intraprendente che va al di là deg1i intenti che il Governo francese ha in vista di conseguire. Di questa condizione di cose di cui, pur non esagerandolo, non si può disconoscere il pericolo, si ha un'indicaZJione nel linguaggio stesso delle gazzette nazionaliste francesi che, sulla fede di lettere che si dicono scritte da uffiziali facenti parte dei corpi di spedizione, non cessano dal biasimare il Governo per la mancanza di energia nella sua condotta rispetto al Marocco.

Però se si esaminano le comunicazioni che dal Governo stesso furono fatte alla stampa durante gli ultimi mesi, sarebbe difficile trovare cosa alcuna che sia in vera contraddizione con ciò che il Signor Delcassé mi ha dichiarato in Ottobre dell'anno passato.

I rapporti ufficiali del R. console generale in Algeri, di Novembre e Dicembre, 1900, contenevano indicazioni abbastanza precise per credere che il nuovo Governatore civile dell'Algeria inaugurava il suo uffizio imponendo una sosta nelle operazioni aggressive del Sud-oranese. Questo attegg,iamento suscitava:

143i

obbiezìonr e malcontento in coloro che ritenevano necessaria la occupazione dell'oasi di Figuig per la sicurezza della linea di penetrazione sulla quale dovrà costruirsi la ferrovia. Per questa, nella tornata del 20 Dicembre 1900, la Commissione della Camera dei Deputati deponeva un rapporto favorevole al prolungamento della linea da A!n-Sefra a Djenien-bou-Rezg ed a Duveyrier nella direzione di Igli. Il nuovo tronco è di 221 chilometri, per raggiungere Igli sono allo studio due percorsi. Si calcolava sulla tranquillità della regione per compiere quegli studii.

In Gennaio di quest'anno il generale Servière ebbe l'incarico di procedere al cambio dei presidii nelle oasi del Sahara e di stabilire nel Tomat da lui percorso nell'estate del 1900, qualche guarnigione. Fu durante l'esecuzione di questo incarico che si produsse l'improvviso attacco di Timimoun da parte dei Berabers, guerrieri intrepidi ed instancabili, rapidissimi corvidori del deserto. Se si dovesse badare al rumore che di questo incidente si è fatto nelle gazzette che sembrano rispecchiare meglio il pensiero dominante nell'esercito francese, bisognerebbe credere che il partito d'inseguire gli aggressori, di occupare permanentemente il paese dove essi trovano rifugio, qualunque sia la distanza di esso all'interno dei dominii del Sultano del Marocco, abbia non pochi fautori nel comando militare francese. Al principio di marzo ultimo, il generale Risbourg

avea costretto alla sottomissione i Beni-abbes ed i Ghemanena ed il colonnello Billet percorreva l'oued Saoura per recarsi a Kerzas. Il Generale Servière avea il 10 Marzo occupato Talminna dopo un combattimento di poca importanza. Le informazioni comunicate dal Governo, per mezzo dell'Agenzia Havas, consideravano come terminate con ciò le operazioni dei tre comandanti militari i quali aveano ricevuto l'ordine di rientrare ed il 15 marzo la dislocazione delle loro truppe dovea incominciare, contemporaneamente il comunicato del Governo faceva conoscere che, per proteggere le tribù soggette alla Franoia dalle incursioni delle Marocchine, era stato necessario rinforzare i presidii sulla frontiera -dell'Ovest ciò che aveva dato luogo a certi movimenti di truppe nella provincia ,di Orano indipendenti affatto dalle compiute operazioni dei precitati generali.

È certamente cosa difficile il seguire con precisione le notizie relative alle operazioni militari dalla Francia nel sud-oranese e sarebbe, a parer mio, incauto il ricercare in esse l'indicazione dei propositi del Governo della Repubblica. Esiste, è vero, una spiccata tendenza: quella di coloro che vorrebbero spingere l'azione militare verso le frontiere marocchine senza riguardo alle considerazioni di vario ordine che dovrebbero invece la medesima assolutamente sconsigliare. Ma un'azione siffatta richiederebbe una spesa enorme che il paese non è certamente disposto ad assumere in questo momento, né l'opinione pubblica, di cui l'attenzione è da troppo tempo diretta verso le operazioni militari del Sudoranese, sembra disposta per esse a quegli improvvisi movimenti di credulo entusiasmo che potrebbero trascinare la Francia in una operazione verso il Marocco tale da suscitare le inquietudini delle potenze interessate allo statu quo di quell'impero (1).

(l) -Comunicazione del n. 228. (2) -Cfr. Serie III, vol. IV, nn. 320 e 332.

(l) Cfr. D.D.F., cit., 2, I, 117, 136, 323, 324, 553.

273

IL MINISTRO AD ATENE, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 3791129. Atene, 23 aprile 1901.

Il feld-Maresciallo Visconte Wolseley, inviato in qualità di Ambasciatore Straordinario alla Corte ellenica per annunziare l'avvenimento al trono di S. M. il Re Edoardo VII, arrivò venerdì scorso al Pireo, proveniente da Costantinopoli, a bordo dello stazionario inglese in Quella capitale, insieme ai membri della missione, signori Colonnello Holtom, Capitano Bacon, Synge, funzionario del Ministero degli Affari Esteri e Visconte Castlereagh.

Lord Wolseley fu salutato a Pireo dal Ministro d'Inghilterra, Sir. E. Egerton, dal personale della Legazione, dal Generale Vassos e dal Capitano Negroponte, che erano stati addetti alla sua persona.

Al suo giungere in Atene prese alloggio al palazzo reale e fu ricevuto· sabato in udienza :solenne da Re Giorgio. NeHa sera intervenne ad un banchetto· dato in suo onore da Sua Maestà. Dopo avere assistito ieri ad un pranzo offertogli dal Ministro degli Affari Esteri, egli ha lasciato stamani Atene per far ritorno a Londra.

Avendo avuto occasione d'incontrarmi alcuni giorni fa col Signor Romanos,

S. E. mi fece conoscere che Sua Maestà avevagli manifestata la speranza ch'io· non avrei preso in mala parte se avesse offerto aWinviato Britannko l'appartamento destinato ai membri delle famiglie Sovrane imparentate con la Casa Reale, che era ora libero, e che non aveva potuto mettere a di·sposizione del Generai Besozzi allorquando venne qui in missione nel novembre scorso, perché occupato dalle LL.AA. il Granduca e la Granduchessa Giorgio Michele di Russia, come avevami fatto allora avvertire per mezzo del Maresciallo di Corte.

274

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 68)

T. 1037/62. Berlino, 24 aprile 1901, ore 5,10.

Governo inglese, ·senza fare formale proposta, ha fatto esprimere qui, circa indennità chinesi, il parere di comunicare a China totale delle indennità, lasciando ad essa di proporre modalità e garanzie per pagamento. Governo imperiale, pur preferendo sue primitive proposte, accetterebbe anche questa idea, pure di venire ad una sollecita soluzione.

275

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1038/63. Berlino, 24 aprile 1901, ore 5,10.

Ho chiesto a Richthofen quando sarebbe possibile conoscere progetto nuova tariffa doganale. Richthofen risposemi che esso sarà reso di pubblica ragione appena che sia completamente elaborato e presentato al .consiglio federale, che deve sanzionarlo prima della presentaz.ione al parlamento. Ciò potrà avvenire fra cinque o sei settimane. Richthofen soggiunsemi che era appunto sua intenzione prevenire Governo italiano di quella prossima pubblicazione, temendo che essa sollevi infondate apprel11sioni. Nella nuova tariffa saranno naturalmente notati dazi molto elevati per taluni prodotti; figureranno i dazi di prodotti che ora ne sono esenti; ma Richthofen desidera che Governo italiano sia ben convinto che quei dati sono molto lontani da quelli convenzionali che Germania desidera vedere applicati alle importazioni italiane, i quali non dovrebbero sostanzialmente scostarsi dagli attuali. Ringraziai Richthofen, gli osservai, però, che se R. Governo •si affida pienamente alle buone disposizioni del Governo imperiale, per infondere uguale fiducia nel pubblico ed evitare allarme, sarebbe utile avere in mano qualche cosa di più concreto che semplice scambio reciproco di buone disposizioni. Richthofen ne convenne e si riservò riparlarmene. Nel seguito della conversazione che assunse carattere puramente privato, si parlò della idea propugnata dal Monzilli nella rivista coloniale di una rinnovazione pura e semplice del trattato o di un accordo preventivo di non denunziarlo. Richthofen dal canto suo, non sembra alieno da tale idea, sebbene molte difficoltà

d si oppongano, quale quella che nostro trattato contiene, senza che in realtà ci interessino, i dazi per i cereali che Germania ha accordato all'Austria-Ungheria ma che essa deve assolutamente mutare. Comunque sia, per mia norma linguaggio in conversazione futura, mi sarebbe grato ·conoscere, in massima pensiero R. Governo ISU questo argomento. Una qualche soluzione nell'ordine di idee del Monzilli non sarebbe forse impossibile, e a me sembra la più conveniente nello stato attuale. (Vedi mio rapporto 142 del 13 marzo scorso) (1). Tutti i giornali pubblicano oggi largo sunto telegrafico del discorso Luzzatti a Bari.

276

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 68)

T. 1026 bis/43. Pechino, 24 aprile 1901, ore 10,15.

Mini•stro degli Stati Uniti p·ropose chiedere soltanto 40. milioni di lire sterline da dividersi tra i diversi Governi. Ciò implicherebbe ridurre le singole domande

Governi di oltre 1/3. Tutti furono sfavorevoli perché convinti Cina può facilmente pagare molto di più. Ognuno però, mancando istruzioni la discussione è stata rimandata a quando avremo istruzioni precise. Giudicando da indennità già indicate si prevede totale ascenderà a circa 75 milioni (l) di lire sterline.

Russia chiederà 170 milioni di rubli per spese di guerra e fel'rovia Manciuria danneggiata. Dal 15 marzo in poi chiederà due milioni di rubli mensili per spese militari * ed è da notare che nel Pecili ha meno di 3 mila uomini. Finora non so a quanto ascenderà indennità ai privati * (2).

(l) Non pubblicato.

277

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1032. Parigi, 24 aprile 1901, ore 13,50.

Dopo coniazione 200 mila talleri nel 1899 questa zecca ha coniato sino ad oggi per l'Etiopia solo cento monete da mezzo tallero l'una di un valore nominale di 50 talleri ed equivalente al pari a 260 franchi.

278

IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1034. Belgrado, ... 1901 (per. ore 16,45 del 24 aprile).

Progetto di ferrovia Danubio-Adriatico sarà fra gli argomenti di cui conte Lamsdorff parlerà con Delcassé. Appoggio Francia considerasi 'sicuro non meno che il nostro. Secondo gli intendimenti serbo-russi Gruich farebbe pratiche quando ambasciatore di Russia a Costantinopoli giudicherà momento opportuno.

279

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 69)

T. 1055/45. Pechino, 25 aprile 1901, ore 3,25.

Legazione di Germania chiese ed ottenne dai plenipotenziari cinesi riconoscimento di taluni settlements antichi. Qualora dichiarazioni alle quali si rife

.S -Documenti diplomatici -Serie III -Vol. V

riva telegramma di V. E. n. 24 (1), non vi si oppongano, parmi converrebbe fare· riconoscere anche il nostro. Prego darmi istruzioni nel caso che debba iniziare pratiche in questo senso.

(l) -In L V 99 c sessantacinque o settanta •· (2) -Il bra!IO fra asterischi è omesso in L V 99.
280

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, DE MARTINO, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T. 975/43. Roma, 25 aprile 1901, ore 11.

Ebbi, circa missionarii, cordiale conversazione coll'ambasciatore di Francia, al quale schiettamente comunicai le cose da lei riferitemi. Ci trovammo d'accordo che debba 1star ferma l'.intesa già intervenuta tra i due Governi nel senso che i missionarii siano lasciati liberi di rivolgersi alla legazione di loro scelta, e che l'altra legazione non debba obiettare né intralciare. L'ambasciatore, che pregai di far pervenire analoga conferma d'istruzioni al ministro di Francia in Pechino, mi promise di telegrafarne al suo Governo.

281

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 976. Roma, 25 aprile 1901, ore 12,20.

Ricevuti suoi telegrammi ieri (2). A noi interessa conoscere non valore nominale talleri Menelik coniati costà, ma sibbene il prezzo, in franchi, al quale· la zecca francese ha ceduto a'l Negus ciascun tallero. Prego V. E. telegrafarmi questa indicazione.

282

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1054. Parigi, 25 aprile 1901, ore 19,45.

Risposta N. 976 (3).

Alla zecca ed al ministero delle finanze mi fu risposto che trattandosi di una notizia strettamente confidenziale, questa non può essere data in assenza del ministro, il quale non rientrerà in Parigi che fra qualche giorno.

(l) -Cfr. n. 84. (2) -Cfr. n. 277 ed il te!. n. 1025, che non si pubblica. (3) -Cfr. n. 281.
283

L'AMBASCIATORE A MADRID, AVOGADRO DI COLLOBIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 378/98. Madrid, 25 aprile 1901.

Le ultime manifestazioni anticlericali a Ba,rcellona ed a Madrid ebbero un carattere di aperta ostilità contro le istituzioni e la violenza degli oratori in gran parte repubblicani coLpì tanto la Corona che la Religione.

La stampa monarchi:ca radicale biasimò il contegno dei promotori di questa riunione ed i giornali di ieri pubblicarono una nota ufficiosa nella quale è riferito che il Presidente del Consiglio dei Ministri, al quale era pervenuto il messaggio contenente le conclusioni votate nel meeting anticlericale di domenica .a Madrid ne aveva tenuto parola coi suoi colleghi i quali non consentivano nelle lagnanze formulate nel messaggio drca all'impossibilità dell'applicazione della Legge sulle Associazioni alle corporazioni religiose; poiché non solo la legge le menziona esplicitamente, ma anche perché nelle discussioni di essa fu ammesso da tutti i partiti politici il principio liberale di applicazione del diritto comune a qualsiasi classe di a,ssociazione.

Il Governo ,per parte sua veglierà a ciò che 'la legge sia osservata e compita .da tutte le associazioni religiose.

Questa deliberazione ,conferma quanto riferii nel mio carteggio, circa alla condotta del Gabinetto Sagasta verso il partito clericale; cioè ridurre alla osservanza della legge le corporazioni religiose, 'che, valendosi del concorso e dei sentimenti dei Ministri cleri!cali degli ultimi due ministeri, si erano affrancate da qualsiasi freno e controllo nelle loro azioni, sia nell'insegnamento che negli altri rami della loro azione.

Il Ministero attuale ha cessato pure di consentire nelle nomine di funzionari alle imposizioni degli ultra. La sosta che l'attuale Gabinetto impone all'influenza del clericalismo intransigente basterà per ora a calmare gli animi ed evitare un'agitazione sorta dall'invadenza degli ultra clericali.

Una politica liberale nel senso moderno non si può attendere nelle attuali condiz.ioni morali e sociali della Spagna. Se però si tornasse a la,sciare il potere agli ultraclericali sarebbe da temersi una reazione violenta come già si manifestò.

La cultura poco progredita e le speciali condizioni sociali del paese lo spingono fatalmente agli eccessi nella questione religiosa. Il più cieco fanatismo nelle sue varie manifestazioni del Carlismo e dell'integrismo, provoca una reazione che in nome di principi di libertà ed affrancamento dal clericalismo, ricorre iPUre come gli avversari alla oppressione ed alla violenza.

284

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 236/43. Pechino, 25 aprile 1901.

In questi ultimi giorni venne finalmente definito un incidente assai spiacevole che trascinava da molto tempo e del quale non ho mai riferito prima d'ora perchè non riguardava direttamente questa R. Legazione e perchè parevami ,conveniente cercare di definirlo qui, evitando di attribuirgli soverchia importanza.

Nel mese di luglio, quando ancora le sorti delle Legazioni erano sconoEciute, le autorità militari di Tientsin pensarono essere necessario organizzare una amministrazione cui affidare la polizia fuori dei vari settlements, far cessare così gli abusi ai quali molti soldati si abbandonavano, e curare cominciassero a funzionare vari servizi pubblici e regnare una certa tranquillità fra la popolazione cinese.

I Comandanti militari delle forze estere che allora si trovavano in Tientsin si riunirono per decidere circa la formazione di que1sta amministrazione. Il comandante del piccolissimo distaccamento italiano era allora il tenente di vascello Sirianni, che sostenne fosse conveniente porre alla testa di detta amministrazione due o tre ufficiali al più e non uno d'ogni paese, come altri proponeva. Il Signor Sirianni ebbe poi occasione di parlar meco di quella riunione e mi disse che era stato consigliato non 1solo dalla considerazione che un comitato composto di soli tre membri era più atto di una commissione numerosa a prendere delle decisioni concludenti, ma anche dal pensiero che se l'incarico era affidato ad un comitato poco numeroso noi non saremmo stati i soli a non esservi rappresentati, il che certamente oi dovevamo aspettare nel caso in cui tutte le altre potenze avessero potuto mandarvi un rappresentante, mentre noi, per mancanza di ufficiali, non potevamo associarci agli altri. Io avevo trovato assai giusto questo ragionamento e nulla avevo osservato.

Senonchè nel mese di Novembre a caso intesi ,che S.E. il MaresciaUo von Waldersee, arrivando a Tientsin, aveva voluto che ai tre Membri del Governo Provvisorio, Giapponese, Americano e Russo, si aggiungesse anche un tedesco; seppi pure che, in seguito alle istanze fatte dagli interessati, il Maresciallo aveva voluto che anche un rappresentante inglese e francese fosse ammesso nel Governo provvisorio insieme al tedesco « tanto che ormai » mi si diceva dal mio collega germanico « tutti gli eserciti alleati vi sono rappresentati •. In tal modo, ancora una volta, il contingente italiano era dimenticato, e credo in buonissima fede, da quei signori, i quali, non vedendo un generale italiano, non possono ricordarsi che pure esiste un contingente italiano.

Benchè tale questione non riguardasse la R. Legazione, ma le truppe, ed io non abbia mai saputo quali rapporti dovesse avere la Legazione con le truppe, pure, profittando delle eccellenti relazioni personali che ho sempre avute col Colonnello Garioni, ho creduto informarlo di quanto avevo saputo aggiungendo che a me pareva anche l'Italia dovesse avere un rappresentante nel Gove,rno provvisorio di Tientsin dal momento che alla polizia della città il contingente italiano contribuiva assai più di altri contingenti che erano rappresentati nel Governo provisorio. Il Colonnello Garioni telegrafò subito all'Ammiraglio chiedendogli il permesso di fare le tpratiche necessarie per,chè un ufficiale italiano fosse ammesso a far parte del Governo, e l'Ammiraglio rispose aver saputo anch'egli soltanto allora quanto era accaduto ed aver già provveduto. Infatti seppi che l'Ammiraglio aveva fatta la domanda al Governo provvisorio ed aveva sbarcato il tenente di vascello Valli perché rimanesse incaricato di quell'ufficio.

I membri del Governo chiesero istruzioni ai rtspettivi comandanti ed infatti Francesi ed Americani (che non dipendevano dal Maresciallo Waldersee) risposero essere felici di avere un nuovo coHega italiano; i rappresentanti dei contingenti ·che si trovavano sotto la dipendenza del Maresciallo invece non avevano alcuna risposta. La cosa pareva aSisai strana ed in seguito a parecchie insistenti domande che il Colonnello Garioni fece rivolgere al Capo di Stato Maggiore del Maresciallo si finì per 'Comprendere che il Maresciailo erasi impermalito perchè la domanda era stata diretta al Governo Provviso'fio direttamente e non a lui; per quanto ignorassi, ed ancor oggi ignori, se in questo suo desiderio egli aves~se o no ragione, io consigliai il colonnello Garioni a riferirne all'Ammiraglio e questi allora scrisse al MaresciaUo. Speravasi che in tal modo ogni difficoltà dovesse sparire ma invece ne sorse una nuova: il Maresciallo desiderava che fosse destinato un altro ufficiale. Il Signor Valli (che del resto è persona capacissima ed indicatissimo per quel posto) non era nemmeno conosciuto dal Maresciallo, per cui non potevasi credere ad una ragione personale, e l'Ammiraglio scrisse al Maresciallo insi1stendo, in termini cortesissimi, sulla sua scelta. Vi fu allora un periodo di silenzio da parte di quest'ultimo, silenzio tanto più increscioso perchè le lentezze dell'Obercommando e .la distanza dell'Ammiraglio, che allora trovavasi a Nim-rod, avevano trascinato in lungo questa pratica, tanto ·che il Governo provvisorio minacciava di ceSisare prima che il Rappresentante italiano venisse nominato.

Credetti allora di adoperarmi in modo indiretto a facilitare una soluzione di questa faccenda la quale, per delle sus·cettibilità >Che io non intendo certamente giudicare, riusciva a nostro detrimento. Colsi quindi occasione dal fatto che per altra questione, della quale ho l'onore di riferir col mio rapporto

n. 235/42 (1), il Corpo diplomatico era chiamato a discutere il Governo provvisorio ed in modo assai ostile a quest'istituzione, nella quale il Maresciallo ripone tanto amor proprio, e mi recai dal Signor Mumm, gli dissi quanto mi sarebbe rincresciuto trovarmi alla prossima adunanza fra coloro che attaccavano·,--· a ragione del resto, il Governo provvisorio e cercavano farlo abolire, ma mi trovavo in posizione assai difficile vista la circostanza che non potevo dire, come lui, ch'io difendevo una organizzazione nella quale anche il contingente italiano era rappresentato; aggiunsi anzi il racconto di tutti i pettegolezzi che erano sorti

per impedire ad un rappresentante italiano di far parte di quell'amministrazione, e ,conclusi ~che se egli potesse far in modo di far cessare quell'opposizione gliene sa,rei gratissimo, anche perchè temevo che quei pettegolezzi divenissero dominio del pubblico, il quale se ne sarebbe ,certamente divertito moltissimo. Il Signor de Mumm pochi giorni dopo mi riferì di averne parlato col Maresciallo, gettò la colpa d'ogni ~cosa sul Capo di Stato Maggiore, e mi promise che il Maresciallo avrebbe scritto immediatamente al Governo provvisorio; senonchè intanto veniva nominato ad un impiego che dipende dal Governo stesso un ufficiale di grado superiore al tenente di vascel,lo Valli, e il Governo provvisorio potè così osservare contro la nomina del ValE che non era conveniente si trovasse a quel posto un ufficiale di grado inferiore a chi doveva servire ISotto ai suoi ordini.

L'Ammiraglio Candiani, mostrandosi, secondo me con ragione, superiore a piccoli puntigli, purchè anche il rcontingente italiano fosse rappresentato nel Governo provvisorio, nominò invece del Signor Valli il Comandante Casanova, il quale da due o tre giorni ha preso possesso del suo posto.

Oltre una certa utilità pratica, per le questioni che potrebbero sorgere a proposito del nuovo nostro ~settlement, il fatto di trovarci anche sotto questo aspetto a paro delle altre nazioni ha una certa importanza; importanza che riesce apprezzabile quando si considera tutta questa campagna, la quale non ha avuto alcun valore dal punto di vista militare, ne ebbe invece uno grandissimo dal lato apparenza: e ben lo compresero i tedeschi che seppero profittare abilmente delle !Circostanze che si prestavano favorevoli per far loro una parte principale.

Con dispiacere debbo aggiungere che il nostro contingente era per la sua organizzazione inadatto a figurare qui accanto agli altri: lo avere per comandante un ufficiale per gmdo inferiore a tutti gli altri (perfino ai trecento marinai aust11iaci, i quali erano comandati da un Capitano di vascello più anziano di grado del Garioni) il fatto di non aver nemmeno un piccolo reparto di cavalleria, in un !Paese ove non si va che a cavallo, lo avere una pseudo~batteria di vecchi cannoncini da sba11co rche si preferisce di non far vedere accanto all'artiglieria degli altri contingenti; erano tutte circostanze per metterei in una condizione di inferiorità (anche rispetto ai contingenti non più numerosi) che, debbo riconoscerlo, fu meno sen1sibile di quanto avrebbe dovuto esserlo, grazie alla buona volontà che dimostrarono tutti coloro che potevano far qualcosa: l'Ammiraglio sguarnendo le navi, ,con grave sacrLficio del personale di bordo, tenne a terra fino a novecento marinai e ordinariamente oltre sekento; sbavcò inoltre una sezione di artiglieria, tanto che attenuò, come numero almeno, la nostra inferiorità sotto questo aspetto; il Colonnello Garioni col creare un corpo di fanteria montata, raccogliendo fra i bersaglieri la fanteria ed i marinai quegli elementi che ne erano suscettibili, ottenne un :servizio che, se non era brillante, rendeva però indipendente dall'aiuto straniero il nostro contingente.

Mi sono dilungato su questioni che escono dalla mia competenza, perchè l'incidente del quale ho creduto dover riferire col presente rapporto è una delle conseguenze della posizione ,inferiore che, suo malgrado e ad onta di quanto egli siasi sforzato di attenuarla, è stata fatta al Comandante delle truppe italiane in Cina.

Spero l'E.V. mi scUJSerà se ho voluto riferire dettagHatamente un incidente ormai esaurito e che, grazie alla prudenza ed alla moderazione usata da parte delle nostre autorità militari, spero sia rimasto generalmente ignorato; ma che può trapelare e che credo sia meglio venga ·es.attamente conosciuto dal R. Governo.

(l) Non pubblicato.

285

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1061. Pietroburgo, 26 aprile 1901, ore 16,30.

Da buona fonte mi risulterebbe conclusione accordo avvenuto ieri qui tra la Russia, la Francia e Germania circa emissione prestito chinese allo scopo di garantire indennità chieste dalle tre potenze compresi i reclami dei privati.

286

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 69)

T. 1065. Pietroburgo, 27 aprile 1901, ore 5,46.

Conte Lamsdorff mi disse testè ritenere che nulla si può precisare circa riduzione delle somme complessive delle indennità, non conoscendosi ancora precisamente ammontare delle risorse della Cina, ritiene però che sarà necessario fare qualche riduzione.

287

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI

T. 1000. Roma, 27 aprile 1901, ore 17,45.

Ricevo telegramma V.E. 24 .corrente (1). In base ad esso regolerò mia condotta nel caso di eventuali negoziati col Governo inglese, dal quale però non ebbi finora nessuna rLsposta mie ripetute domande circa esistenza o meno proposito variare confine stabilito nel 1899. Non parmi convenga a me iniziare simile negoziato ma sia più opportuno aspettare. Intanto poichè V.E. accenna nel suo telegramma quale sarà condotta Ckcodicola su questa questione, prego

dirmi se V.E. la ,presuma dai telegrammi che abbiamo mandato a Ciccodicola e che ho comunicato a V.E. o se la desuma da comunicazioni avute con lui, delle quali la pregherei informarmi onde sapermi regolare, non avendo io da lui avuto nulla oltre i telegrammi tmsmessimi da V.E.

(l) Il tele~ramma di Martini (70/1045) riguardava i confini tra il Sudan e l'Etiopia, e insisteva perché Menelik non cedesse il Setit e fosse rispettata l'esenzione doganale per le merci it,;liane c!1e dal Sudan entravano in Eritrea.

288

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, TUGINI

T. 1001. Roma, 27 aprile 1901, ore 18,35.

Ho ricevuto il di lei rapporto 19 corrente (1). Non ho informato V.S. delle conversazioni avute con lord Currie, poiché non dubitavo che egli stesso avrebbe informato lord Cromer e d'altra parte, essendosi lord Cromer rivolto direttamente a me per mezzo di lord Currie, non presumevo avrebbe parlato a V.S. dell'incidente di Addis Abeba. Poichè egli gliene ha parlato pregiomi informarla, come ho già minutamente spiegato a lord Currie, che incidente di Addis Abeba avvenne unicamente per essersi perduto il dispaccio di gennaio 1900 che avvertiva Ciccodicola della variante introdotta nel ~confine dal Protocollo 1891 collo scambio di note anglo-italiane 1899 e che a quest'ora da parecchio tempo Ciccodicola è certamente informato di dò ~con i1struzione di adoperarsi onde si conchiuda presto il negoziato anglo-etiopico sulla base di quel confine che venne allora ~concordato. Tutto ciò può V.S. dire a lord Cromer presentandosi l'occasione onde dissipare in lui ogni impressione amara a riguardo del nostro Governo. In via confidenziale però informo V.S. che è giunto a cognizione mia che sarebbe proposito del Governo inglese di modificare ancora sostanzialmente in modo a noi dannoso il confine 1stabilito nel 1899. Ho ehiesto su ciò da tempo informazioni a lord Currie ma non ho potuto averne finora risposta precisa. È evidente che se questo proposito Governo inglese fosse vero le istruzioni mandate finora Ciccodicola non basterebbero più per farlo recedere dalla opposizione al negoziato anglo-etiopico. Ma su ciò credo opportuno che V.S. non parli a lord Cromer e si limiti a rkeverne notizie nel caso gliene de~se spontaneamente senza apparire di esserne informato.

289

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

(Ed. in LV 99, p. 69)

T. 1003/44. Roma, 27 aprile 1901, ore 19,25.

Autorizzo, .seguendo esempio Germania, ottenere consenso plenipotenziarii cinesi per nostro settlement, salvo regolare definitivamente la cosa a tempo opportuno e nelle forme stabilite dai trattati. Questo procedimento non contrad

dice affatto alle nostre dichiarazioni. Ella deve, però, prima di fare domanda formale, assicurarsi preventivamente dell'adesione dei plenipotenziarii cinesi. Del resto in altri eventuali casi consimili pr·ego modellare sua condotta sull'esempio della Germania, poiché da essa erano * state proposte le prime dichiarazioni circa gli accordi particolari tra le singole potenze e l'impero cinese * (1).

(l) Non pubblicato.

290

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. 1002. Roma, 27 aprile 1901, ore 19,30.

Ringrazio V. E. per suo telegramma n. 62 (2). A mia volta le comunico telegramma giuntomi da Pietroburgo (3) quantunque mi permetto sperare che esso non sia esatto.

Avendo sempre proceduto, nella questione dell'indennità e del suo modo di pagamento, in completo accordo colla Germania, mi sorprenderebbe che a un tratto il Governo imperiale abbia stipulato simile a·ccordo senza proporci di parteciparvi.

291

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 186/105. Pietroburgo, 27 aprile 1901.

A proposito della venuta in questa capitale del Ministro degli Esteri di Francia Signor Delcassé, la stampa russa si è limitata a dare il benvenuto all'illustre personaggio senza accennare in alcun modo alle questioni che egli avrebbe potuto qui trattare.

Il Journal de St. Pétersbourg all'arrivo del Ministro francese dice ·che dopo lo stabilimento tra la Russia e la Francia delle relazioni intime che hanno per base il mantenimento delia pace generale e che servono allo stes,so tempo a salvaguardare gli interessi dei due paesi, i rapporti personali fra il Ministro degli Esteri Flfancese ed il Ministro degli Esteri di Russia hanno contributo in molte occasioni a facilitare una perfetta intesa nelle questioni del giorno.

La presenza del Signor De1cassé, >continua lo stesso giorna.le, in questa capitale fa fede una volta di più della solidità dei legami esistenti fra le due Potenze alleate. Corse qui voce insistente che l'affare di cui maggiormente il Signor Delcassé si sarebbe qui occupato con questo Governo Imperiale sa,rebbe la conclusione di un prestito. Sono note infatti le cattive condizioni finanziarie

della Russia in questo momento, e la crisi che essa ha attraversato e dalla quale è ancora lungi dal sortire. Nulla rperò si sa di positivo, ed è a notare in generale come la più grande riservatezza si sia tenuta intorno ai diversi affari che in questi giorni si sono dovuti qui trattare. Nè io nè alcuno dei miei colleghi abbiamo potuto avere delle notizie precise, e da questo si potrebbe dedurre che forse nessun affare è stato specialmente in questi giorni trattato, e che la venuta del Ministro francese sia solo stata provocata da considerazioni di ordine interno fatte in Francia.

Pare che la Cina e la questione della Macedonia abbiano formato anche oggetto della visita del Signor De1cassé. Sul 1secondo punto niente mi risulta. Sul primo :invece, da quanto mi è stato riferito da persona di solito bene informata, pare che (secondo quanto ebbi a telegrafare ieri) (l) un accordo sarebbe in via di conchiudersi per ricuperare le ind~nnità chiest·e dalla Francia, Russia e Germania.

Il Signor Witte, avendo urgente bisogno di denaro (si dice circa 200 milioni di rubli) avrebbe ideato la emissione di un prestito per entrare subito in possesso di questa somma che spetterà al1a Russia come sua parte delle indennità per i fatti di China. Però un prestito esclusivamente russo (sempre secondo le informazioni fornitemi e che riferisco senza averle potute controllare) avrebbe sicuramente trovato delle difficoltà presso l.e altre Potenze, e peTciò si sarebbe cercato qui d:i attirare nella combinazione la Germania, promettendole dei vantaggi sopra questi punti: l) Accettazione fin d'ora della somma che essa domanda alla China come indennità; 2) Si verrebbe ad un'intesa per la Manduria.

Mi è stato anche aggiunto che il desiderio di un tale accordo sarebbe stato già altra volta espresso dalla Germania e rigettato da questo Governo.

Questo è quanto mi è stato riferito e che trasmetto per regolare informazione di V.E., però io sarei disposto a non prestare molta fede a un a•ccordo delle tre Potenze, Francia, Russia e Germania, con esclusione delle altre, e, non solo per i malumori e diffidenze che un tale accordo potrebbe sollevare presso le altre Potenze interessate, ma anche per i discorsi tenutimi sempre dal Conte Lamsdorff e ripetutimi oggi stesso dal medesimo concernenti le opportunità di una garanzia generale di tutte le Potenze per le indennità di cui è questione. È molto probabile che il Signor Witte cerchi delle combinazioni per sollevare le finanze russe, ma non presto molta fede alla combinazione qui sopra esposta.

(l) -In L V 99 c venute le prime dichiarazioni escludenti accordi particolari tra le singole potenze e l'impero cinese •. (2) -Cfr. n. 274. (3) -Cfr. n. 285.
292

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1080. Asmara, 28 aprile 1901, ore 7,20.

Telegramma 24 corrente (2) deve essere giunto errato a V. E.: non accennai contegno Ciccodicola, ma che il tutelatore più efficace dei nostri interessi poteva

essere lui, persuadendo Menelik negare cessione. Egli scrive lagnandosi mancare aiuto. V.E. permettami ancora insistere per invio Scioa tenente Colli esperto delle questioni che ora vi si trattano e che, terminata la sua m~ssione, potrebbe partire di qua anche subito, po.ichè bisogna mandare un militare che conosca bene Africa: Colli ha tutte qualità richieste.

(l) -Cfr. n. 285. (2) -Cfr. p. 153, nota.
293

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 70)

T. 1071. Londra, 28 aprile 1901, ore 8,52.

Non ho potuto vedere ministro degli affari esteri, ma da questo ambasciatore degli Stati Uniti ebbi pr:ivata comunicazione della risposta a lui già fatta da

S.E. relativamente alle indennità chinesi. Il ministro gli ha detto che, giacchè le proposte americane erano sgradite alla maggio.ranza, egli riteneva che ciascuna potenza dovrebbe precisare le proprie domande di indennità, sulla somma del·le quali spetterà al Governo cinese di far le sue obbiezioni, e le potenze potrebbero allora discuterle in vista di una eventuale riduzione che si dimostrasse necessaria. Mi riservo intrattenere di ciò ministro degli affari esteri e ulteriormente riferirne a V.E.

294

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA (l)

T. 1009. Roma, 28 aprile 1901, ore 13,20.

Spedisco ora Aden per S.V. ratifiche con dispaccio a parte 24 corrente n. 54.

295

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. CONFIDENZIALE 1074/65. Berlino, 28 aprile 1901, ore 15,15.

Mercè le lea1i dichiarazioni di V.E. il conseguente mio linguaggio e il tatto con cui si svolsero feste Tolone, nostra attitudine verso F·rancia potè essere giudicata qui al suo vero valore e non suscitare diffidenze. Però è necessario evitare che tale risultato non venga distrutto da ulteriori intempestive ed eccessive dimostrazioni ufficiali verso Francia. Se sorgessero nuove cause di dubbio sulle

nostre intenzioni, sarebbe difficile ormai di dissiparle e grave danno ne soffrirebbe conclusione dei nostri accordi commerciali colla Germania, i quali riusciranno tanto più facili, quanto più saldo sia accordo politico. Tali riflessioni mi sono dettate da discorso pronunziato da Rappresentante del R. Governo a banchetto della Camera di Comme!'cio francese di Londra del quale vedo cenno sui giornali di oggi senza però conoscere testo intero.

(l) Il tel. venne trasmesso tramite il consolato ad Aden.

296

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1081. Asmara, 28 aprile 1901, ore 19,20.

Tratto Setit contestato non è di due ma di dodici miglia ad ogni modo estensione non ha importanza perchè in quel tratto sboccano strade che da Todluc dirigonsi Gondar o per Nuggara o Metemma. Telegramma Ciccodicola

n. 17 (l) non bene ·Comprendesi. Quello che importa assolutamente è che nulla mutisi al trattato recente e che nessun territorio ceduto con vivo rincrescimento da Menelik sia da noi .ceduto ad altri. Una tale cessione sarebbe un errore gravislsimo e rimetterebbe in dubbio presso popolazione nostra permanenza, della quale oramai, nessuno più discute, e non credo gioverebbeci nel concetto del Negus. Credo che se potessimo agire a Londra, le ragioni nostre sarebbero meglio ascoltate. Gli agenti inglesi ad Addis Abeba e a Cassala non rappresentano il vero stato delle cose. Del loro contegno V.E. ha la prova nei fatti esposti da Ciccodicola e nel telegramma del Collinson al Sirdar che spedii con rapporto 17 giugno scorso.

297

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. 1018. Roma, 28 aprile 1901, ore 23,55.

Rispondo telegramma V.E. 24 corrente (2). Ciò che ha detto ora Richthofen a V.E. rende la situazione meno facile di quanto appariva dal rapporto di V.E. del 14 marzo (1). Per quanto le dichiarazioni fatte a V. E. dal Governo imperiale possano essere rassicuranti, pure esse non essendo pubbliche non varranno certo ad impedire che la pubblicazione in Germania di una tariffa la quale colpi•sce fortemente i prodotti di maggiore esportazione italiana sollevi in Italia una impressione vivissima ed inasprisca ancora .più la campagna che una parte della stampa va facendo a proposito dei trattati commerciali e più o meno indirettamente contro la triplice alleanza. D'altronde non comprendo perchè sol

levare una simile impressione pubblicando una tariffa che, in quanto riguarda l'Italia, nel pensiero del Governo imperiale, non dovrebbe poi essere applicata. Mentre avrebbe per effetto fome di trascinare, a sua volta, il Governo italiano a compilare una tariffa di difesa, inasprendo così anche l'opinione pubblica in Germania e sollevando inutili speranze e pretese che poi diventassero nuove difficoltà. Se poi il Governo imperiale nutrisse il proposito di valersi della nuova tariffa per poi chiedel'ci .concessioni sui dazi che gravano prodotti tedeschi all'entrata in Italia, ciò sarebbe altra grave difficoltà, e contraddirebbe al propotsito manifestato più volte dal Governo imperiale di non voler mutare la sostanza del trattato. Di tutto ciò intrattenni oggi il conte Wedel facendogli osservare come il pedcolo maggiore 'che minaccia ,}a continuazione degli accordi attuali politici e commerciali sta nella discussione che si va facendo sempre più viva intorno ad essi, e come mi parrebbe opportuno che per troncare o almeno attutire molto questa discussione i tre Governi alleati si appUcas1sero a infondere nelle opinioni dei rispettivi paesi la convinzione essere loro fermo proposito di intendersi ben inteso coH'opportuno spirito di equità e di amicizia. Ciò potrebbe farsi con dichiarazioni dei rispettivi ministri o con altro mezzo da studiare. Confidenzialmente avverto V. E. che di ciò ho già da tempo intrattenuto anche il barone Pasetti, il quale mi comunicò poi che il conte Goluchowski approvava in massima questo mio pensiero ed avrebbe trovato occasione di metterlo in esecuzione. A me sembra che poichè Governo imperiale afferma non avere intenzione chiederci modificazioni radicali nel trattato potrebbe prendersi anche in considerazione il progetto di fissare in massima fin d'ora il prolungamento di esso 'Salvo l'impegno reciproco di studiarne poi le modificazioni secondarie che potessero introdursi per uniformarsi agli interessi dei due paesi. Inutile aggiungere che noi non abbiamo ragione di interessarci al dazio sui grani. Ma di c~iò V.E. faccia uso molto di:s1creto tastando assai prudentemente il terreno

e non in forma impegnativa, perchè non vorrei avessimo così a dichiarare implicitamente che noi come massimo domandiamo il rinnovamento del trattato attuale, ciò che ci collocherebbe in posizione d'inferiorità nel caso poi si dovesse invece negoziare. Tutto ciò darà a V.E. le norme che mi chiedeva per nuove conversazioni con Richthofen, al quale però credo prudente non dare di questo telegramma lettura precisa.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 275.
298

IL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1192/21. Addis Abeba, 28 aprile 1901 (1).

Ho dovuto dire a Menelik nostra volontà rinunciare linea Todluc-Tomat; questi ne è dolente, ma ancora più è preoccupato, perché teme faremo in

(l'l n te!. ve::>ne inviato tramite il Governatore dell'Eritrea, Martini, 1'11 maggio, ore 17,50.

seguito, come oggi, altre ·cessioni agli inglesi. Mi ha ·ricordato che nel finnare trattato aveva insistito per ottenere assicurazione nostra non dare ad altri territori Etiopia, ora da parte nostra oecupati, e per l'innanzi avere accolte mie preghiere, mentre ora vede che dalla nostra politica non ,può sperare difesa contro le assorbenti pretese inglesi, anche quando esse ledono nostri interessi. È mio dovere insistere presso lei perché sia ben stabilita nostra politica in Etiopia, fissando nostri obiettivi e mezzi per raggiungerU. Parmi che semplice promessa a Menelik lasciare a lui, quando a noi converrà, territorio Etiopia dell'Eritrea, potrebbe essere buono ISpediente per guadagnare sua fiducia e valido mezzo per definire bene questione Lugh. Inglesi hanno ingegnoso sistema di prendere subito ciò che a Joro interessa con promessa di lontane concessioni o ipotetici favori: perché non facciamo eguali ,giuochi tanto vantaggiosi? Temo che Menelik, nel riprendere questione nostra frontiera, insisterà su quello che mi ha fatto chiaramente comprendere e che mi sono affrettato a riferi!re.

299

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in L V 99, p. 70)

T. 1087/45. Londra, 29 aprile 1901, ore 5,32..

Dal ministero degli affari esteri mi è stato oggi confermato contenuto del mio precedente telegramma (l) circa il modo di procedere suggerito dal Governo· britannico relativamente alle indennità cinesi.

300

IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1084. Belgrado, 29 aprile 1901, ore 12,50.

Il signor Simitch essendo stato nominato presidente del consiglio di stato,

S. M. il re ha intenzione di nominare suo ministro a Roma il dott. Vesnitch antico ministro dell'istruzione pubblica, già professore alla gran scuola, uno dei capi del partito radicale, attualmente giudice di cassazione. Il presidente del consiglio mi ha interessato ufficialmente a domandare per lui il gradimento del nostro augusto sovrano. Mi riferisco al mio rapporto 23 marzo n. 115 (2).

(l) -Cfr. n. 293. (2) -Non pubblicato.
301

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI

T. 1023. Roma, 29 aprile 1901, ore 22,30.

Rilspondo telegramma V. E. 28 aprile corrente (1).

Linea Tomat-Todluc-Mareb-Belesa è il confine eritreo etiopico in virtù trattato 10 luglio 1900: non è mai stata questione nella presente controversia né mai di cessione di territori che trovansi a nord di quella linea. Ciccodicola sembra secondo il suo telegramma n. 17 (2), ;partire dal presupposto che invece si tratti nella presente controversia di rinunciare anche da parte nostra alla linea Tomat-Todluc invece che da Tomat, ma questo presupposto è completamente erroneo e provvederò a chiarirlo. Divergenza su estensione tratto contestato sul Setit pel fatto che, secondo nuovi rilievi, Ombrega si troverebbe molto più ad est della posizione indicata nella carta annessa allo scambio di note 6-26 dicembre 1899, sembrerebbe ridursi a ben poco come estensione converrà piuttosto fare attenzione questione strade, ciò che faremo nei limiti del possibile.

302

IL CONSOLE A MONASTIR, GAETANI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

(Copia)

R. 57/13. Monastir, 29 aprile 1901.

Continuano in questa città i processi contro i bulgari. Nei giorni scorsi furono condannati dal tribunale di Monastir a tre anni di carcere ciascuno <quattordici bulgari dei villaggi del cazà di Florina, fra i quali un maestro di scuola, per l'assassinio del prete greco Papa Constantino di Neret, ucciso presso Florina neHo scorso agosto. Il direttore della scuola bulgara di Orusciovo ed il padre di una maestra di scuola bulgara di Monastir sono stati condannati a un anno di prigione ,per uno, per alcuni libri stampati, trovati presso di loro:

.egualmente 1sono state condannate alla stessa pena due delle tre maestre di .Monastir nelle ,cui case ebbero luogo ultimamente perquisizioni, che non riusci_rono a scoprire altro che libri di storia e di geografia abbastanza innocui, ma contenenti frasi sospette ai censori turchi. Pare che ora l'autorità ottomana non ,si J.imiti a processare i colpevoli di reati comuni, ma voglia punire anche gli insegnanti per la loro pericolosa propaganda scola:stica. Però malgrado ciò i bulgari non si avviliscono e sperano ancora di ottenere vantaggi in Macedonia. Lo scioglimento del comitato macedone in Sofia è in generale da questi bulgari

considerato come polvere agli occhi dell'Europa e della Turchia, rimanendo sempre in funzione, soltanto in forma più moderata. Le persone più volgari credono poi che J'Europa finirà per fare applicare in Macedonia le promesse riforme, in ~compenso dell'attitudine nuova del Governo principesco. Intanto la tranquillità pubblica in tutto il Vilayet lascia sempre molto a desiderare. Due

o tre bande bulgare esistono ancora: assassinì non mancano dappertutto: spesso senza carattere politico. Notizie giunte dal sud del Vilayet danno per sicuro che lungo la frontiera greca dai cazà di Elassona e di Grebena fino a Serfige piccole bande di briganti indigeni infestano il paese, catturando frequentemente persone più o meno agiate e rubando cavalli e bestiame. Anche nel sangiaccato di Dibra sono uscite ora tre o quattro bande di briganti composte di quindici a venti individui ognuna. L'uscita di tali bande che del resto non è un fattò straordinario sarebbe anche ispirata dal desiderio dei Dibrioti di sondare l'energia del nuovo Mutessarif 'che appena giunto, per istruzioni avute, ~cercò di tenersi lontano dagli albanesi. Costoro proposero al Mutessarif al suo arrivo d'intervenire per la formazione della lega albanese, al che egli si rifiutò dicendo essere affare loro soltanto. Chiesero anche la interdizione del porto d'arme e giustamente il Mutessarif rispose che ciò non sarebbe servito che a disarmare la gente tranquilla !asciandola in balìa dei facinorosi che sarebbero rimasti armati come prima. Anche a Kirtchovo il famoso brigante Islam Ambasci ha fatto la sua apparizione. Intanto delle reclute albanesi che dovevano partire pel Yemen, come ebbi l'onore di riferirle col rapporto del 9 aprile n. 47/11 (1), sono partiti ieri di qui sole 200: tutte le altre sono state rinviate a casa, d'ordine del Ministero della guerra, pare in seguito a lagnanze dirette al Palazzo dagli albanesi di Dibra e di Elbassan che non volevano mandare i loro figli, abituati in queste montagne, al clima caldo dell'Arabia, e fors'anche per tenere queste

truppe in riserva in caso di bisogno in questi luoghi (2).

(1) -Cfr. n. 296. (2) -Non pubblicato.
303

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. CONFIDENZIALE 1027. Roma, 30 aprile 1901, ore 15,15.

Attesi rispondere telegramma n. 65 (3) V. E. sperando giornali inglesi mi portassero testo parole pronunciate dal conte Costa, ma in ne1ssuno mi riusci trovarle. Devo quindi rr-itenere non possono avere avuto ,in fatto molta importanza e siena state ingrandite nella trasmissione in qualche corrispondenza ai giornali di Berlino. In ogni modo a quest'ora parmi ~che convinzioni Governo imperiale riguardo mie tendenze dovrebbero essere consolidate in modo da non

i3) Cfr. n. 295.

più potere essere impressionato per qualche parola più o meno misurata che possa sfuggire a chi non ha, del resto, azione direttiva nella politica del Paese. Invece colgo l'occasione per confermare ancora che solo pericolo il quale minaccia la continuazione dell'attuale situazione è la discussione che intorno ad essa continua e che è specialmente alimentata dal ,conflitto degli interessi per trattati commerciali, e !sarebbe quindi .importantissimo procedere come telegrafai a V. E. in mio telegramma n. 1018 (l) a qualche atto dichiarazione o manifestazione che valga ad attutire questa campagna giornalistica a falsare le opinioni pubbliche dei tre paesi.

(l) -Non pubblicato. (2) -Questa copia del rapporto venne inviata al ministero, in pari data.
304

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA

(Carte Pansa)

L. P. Roma, 30 aprile 1901.

Ti mando la serie dei telegrammi scambiati, dopo la tua partenza, con Ciccodicola e Martini circa l'affare Todluc-Tomat.

Ormai anche il nostro Ministro è ben risoluto a non prendere la cosa troppo sul tragico. Ciò che mi preoccupa è la tensione che è rimasta nei rapporti con Currie. Nè vedo, da parte di quest'ultimo, propensione alcuna ad attenuare l'impressione sgradevole che i suoi scatti hanno prodotto sull'animo del ministro. Ora, poi, si aggiunge la recente corrispondenza del Times, da Parigi, la quale ha rivelato quanto vi sia di anormale nella funzione di Lord Currie verso la Corte e verso il Governo. Non so troppo vedere un rimedio a tale stato di cose: certo l'effetto pratico non è propizio ai buoni rapporti tra i due Paesi.

305

IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 634/158. Belgrado, 30 aprile 1901.

Il brindisi pronunciato dal Conte di Vauvineux, in risposta a quello del Re, nel pranzo offertogli, ieri l'altro, da questa Corte, ha alquanto sorpreso. Dopo aver ricordato la sua permanenza di quattordici anni nella capitale del grande Impero slavo, egli si è dichiarato fortunato di avere da rappresentare la Francia in un paese che, .per i ristabiliti rapporti, gode nuovamente, di quello, la simpatia e la tradi2lionale • protezione ». Agli astanti, e, più che ad altri, al Ministro di Austria-Ungheria, quest'ultima parola è parsa poco consona coi patti del 1897.

Dei quali, discorrendo, poi, col nuovo Ministro di Francia, ed avendogli domandato quale forma avessero assunta, egli mi ha detto, ed io, ad ogni buon fine, riferisco, consistere essi in una semplice intesa verbale fra i due Sovrani; alla quale Essi molto abilmente furono condotti, nei soli tre giorni che durò la visita dell'Imperatore Francesco Giuseppe all'Imperatore Nicolò, dal conte ·Goluchowski e dal conte Muravieff. Può darsi, dicevami il conte di Vauvineux, ed è, anzi, assai probabile che i termini dell'intesa siano stati, dai due Ministri, concretati in uno 1scritto, che formi come un processo verbale e li precisi; ma nulla sarebbe stato firmato. Dato, difatti, il ca.rattere dei due Sovrani, la parola bastava. E l'intesa è stata manifestamente benefica, in quanto che ha calmato l'irrequietezza degli Stati balcanici. Si dà, però, notava il Conte di Vauvineux, questo fatto strano che ciascuno dei due grandi Imperi ha in molto sca•rsa stima quello appunto degli Stati che è sottomesso alla propria influenza. Così, il Conte Goluchowski che, del nuovo Min~stro di Francia è amico personale, non gli ha mai parlato dei serbi se non in termini di disistima, facendo eccezione pel solo Re Milan, in ragione della sua intelligenza. EgU ritiene doverli trattare duramente e senza riguardo, e non gli può spia-cere che il Ministro della Monarchia a Belgrado .loro dimostri quali sentimenti la Monarchia stessa nutra per ·essi. A questi sentimenti, ·il Conte di Vauvineux ha potuto constatare che rispondano appuntino i sentimenti dei Serbi verso l'Austria-Ungheria, e quelli, in ispecie, del Re verso il Conte Goluchowski, che S. M. qualificò, nella conversazione col nuovo Ministro francese, •con una frase assai poco diplomatica. Parimenti, i Bulgari ed il loro Principe sono tenuti, a Pietroburgo, in concetto assai mediocre. Per quante protestazioni faccia il Principe, perdurano, a di Lui riguardo, insanabile diffidenza e disaffetto, tradottisi, in questi ultimi anni, nel persistente rifiuto opposto alle sue istanze per essere assecondato nelle aspirazioni a titolo Reale. Quanto al popolo bulgaro, si ritiene che esso non abbia ripagato, se non con l'ingratitudine, i sacrifi·ci dei Russi, i quali, per esso, corsero rischio

. di disfatta, spesero centinaia di milioni e seminarono di dugentomila cadaveri le terre balcaniche. Tutto ciò, ora, si rimpiange; ed il granduca Vladimiro apertamente diceva al mio collega di Francia che, se la storia potesse ricominciare, la guerra di liberazione non si combatterebbe più nuovamente. Fu provvidenziale che il Congresso di Berlino riformasse il trattato di San Stefano. L'unica potenza sulla quale si possa ancora fare assegnamento nei Balcani è la Turchia, ed il mandato conferitole, ora, sul proprio territorio, contro gli agitatori macedoni-bulgari, potrebbe eventualmente venirle affidato verso i piccoli Stati, quando questi andassero contro agli intendimenti pacifici dell'Europa. Col che, la conversazione venne ricondotta alla ferrovia transbalcanka, onde aveva prese Je mosse; e potei ribadire il concetto che, dato e ammesso convenga all'Europa, per assicurare l'ordine nei Balcani, che la Tur.chia si mantenga forte, la ferrovia medesima si può ·considerare politicamente vantaggiosa per tutti, non meno che economicamente per taluni, poiché essa rinvigorirà l'autorità del Sultano in una regione turbolenta, agevolandogliene altresì la difesa nel caso di minac

.ce dal di fuori. Il che ne fa un elemento dello statu quo territoriale e politico.

(l) Cfr. n. 297.

306

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1101. Asmara, l maggio 1901, ore l.

Credo rendere un ultimo servizio alla ,colonia facendo osservare a V. E. per le eventuali istruzioni a Ciccodicola: l) ,che se il tratto Setit in questione è breve, la domanda inglese comprende anche villaggi Cuman; 2) che la via Todluc Mareb, unico polmone che rimanga alla colonia per respirare commercialmente, dacché [a via del Tigré dai maneggi inglesi è minacciata; 3) che, perciò, è di importanza s~rema quel tratto e quel territorio rimangano all'Etiopia perché se facciamo convenzioni col governo Sudan per compensi o tutele, quelle convenzioni saranno violate come protocollo 1891, a'ccordo 1899, Convenzione postale e telegrafica doganale per la cui mancata osservanza non altro otteniamo, quotidianamente ai nostri richiami che cinica risposta. Detto ciò lascio a V. E. che ha maggiori elementi di giudizio, vedere sin dove si debbano 1spingere le· nostre insistenze.

307

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. CONFIDENZIALISSIMO 1098/66. Berlino, l maggio 1901, ore 14,25.

Mi riferis,co al telegramma di V.E. n. 1002 (1). La notizia conclusione accordo Russia, Francia e Germania per l'emissione e garanzia prestito Cina non è esatta. Ecco come stanno le cose: or non è molto Governo russo si rivolse al gabinetto di Berlino proponendo quell'accordo fra le tre potenze cui in seguito potrebbero associarsi altre. Gabinetto di Berlino rispose evasivamente esprimendo desiderio anzitutto conoscere modalità progetto, ed in pari tempo nella persuasione Russia e Francia fossero già fra loro intese, si rivolgeva a Padgi per conoscere pensiero a riguardo del Governo francese; questo però non era informato di nulla e consta infatti ,che la proposta russa sia stata comunicata a Parigi solo il giorno stesso in cui Delcassé partiva per Pietroburgo, il che prova che la iniziativa è esclusivamente russa. Le cose sono a questo punto, ed il Governo imperiale non ha intenzione fare altri passi o prendere decisioni se non saranno provocate da ulteriori comunicazioni da Parigi o Pietroburgo. Quanto precede mi è stato riferito dal Conte Richthofen in via strettamente confidenziale, giacchè egli non ritiene che la proposta russa, così come è fatta, sia destinata ad aver seguito, e perciò appunto, così egli ha detto, non ne fece· finora cenno nè a Roma nè a Vienna. Per quanto favorevole a tutto ciò che·

possa facilitare soluz,ione questione cinese, Gabinetto di Berlino andrebbe molto guardingo associarsi senz'altro proposta russa. Oltre che solleverebbe malumori in Inghilterra, che è contraria ad ogni idea prestito garantito, l'affare, secondo conte Richthofen, non sarebbe neanche finanziariamente conveniente, data la poca solidità del credito 'russo in ,confronto a Francia e Germania: è da vedere se quest'ultima, oltre garantire la propria parte all'operazione non verrà in realtà anche a garantire la parte della Russia.

(l) Cfr. n. 290.

308

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 72)

T. 1097. Pietroburgo, 1 maggio 1901, ore 17.

Conte Lamsdorff continua a ritenere che le spedizioni ordinate dal maresciallo Waldersee siano più pericolose che utili. Mi ha fatto oggi osservare che, essendovi un editto dell'imperatore (l) che prescrive alle truppe cinesi di ritirarsi al di là di una data linea, era forse più conveniente aspettare, per vedere se quest'ordine sarebbe eseguito. Aggiunse che il ministro affari esteri Delcassé divideva la sua opinione.

309

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1100/67. Berlino, l maggio 1901, ore 17,35.

Conte Richthofen mi ha dato ieri sera lettura del telegramma con cui conte Wedel gli rende ,conto conversazione avuta con V. E. il 29 scorso e terminò coll'idea da V. E. espressa circa opportunità di qualche dichiarazione ufficiale pubblica intenzione del Governo germanico di un conveniente accordo commerciale. A questa idea conte Richthofen non sarebbe, in ma1ssima alieno, e disse che studierebbe col cancelliere dell'impero la possibilità di mandarla ad effetto. Intanto conte Richthofen mi ripeté che studia e fa studiare tutte quelle combinazioni che sia possibile escogitare per soluzione radicale questione e proporcene una pratica e conveniente per ambo le parti. La difficoltà sta nel trovare un provvedimento che non possa essere invocato da altri, giacché se Governo germanico è disposto e crede potersi pienamente accordare con noi, esso non può, senza sollevare difficoltà interne, da parte del partito agrario, fare lo stesso verso altri, neppure verso Austria. Col partito agrario ferve ora più che mai

la lotta a proposito del noto progetto di legge sul Canale centrale prussiano, cui il Governo dà la massima importanza, mentre gli agrari non intendono assolutamente concederla senza corrispondente vantaggio pei prodotti dell'agricoltura da assicurarsi col mezzo della nuova tariffa doganale.

(l) In L V 99 • dell'imperatrice •·

310

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

(Ed. in LV 99, p. 72)

T. 1037/45. Roma, 1 maggio 1901, ore 20.

L'ambasciatore di Russia mi avverte che d'accordo colla Francia e forse anche colla Germania, il suo Governo farà proporre costì ai ministri delle altre potenze lo studio di un suo .progetto di prestito che la Cina dovrebbe emettere colla garanzia di tutte o quasi tutte le potenze per fronteggiare le indennità. La S.V. è già autorizzata dalle sue istruzioni generali a prestarsi a tale studio. Nondimeno le confermo, ad ogni buon fine, tale autorizzazione con due avvertenze per il suo eventuale linguaggio e cioè, che sia riservata, per quanto ci concerne, l'approvazione parlamentare, e che, come evidentemente è desiderabile, siano fornite dalla Cina 1stessa così sicure guarentigie da escludere il pericolo che la guarentigia delle potenze le possa esporre, in caso di mancato pagamento, alla alternativa o di fare atto di coercizione sulla Cina, o di dover esse stesse .pagare in sua vece.

311

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 374/115. Sofia, l maggio 1901.

Vengo informato da fonte molto attendibile che subito dopo l'arresto di Sarafoff e dei suoi compagni del comitato macedone, il Governo bulgaro cercò di promuovere, chiedendo alla Russia di prenderne l'iniziativa presso i gabinetti delle grandi •potenze, un'azione diplomatica a favore delle famose riforme per la Macedonia, previste dall'art. XXIII del trattato di Berlino. L'Agente bulgaro a Costantinopoli Signor Guechow ebbe istruzione di far pratiche in questo senso coll'Ambasciatore Imperiale Zinoview, domandandogli di fare da intermediario col Conte Lamsdorff. In appoggio della sua domanda il Signor Guechow chiamò l'attenzione di S.E. sopra alcune pretese violenze che le autorità turche avrebbero commesso in Macedonia in occasione dei fatti di Gumenizza e di Ichtib e dei conseguenti processi. L'Ambasciatore russo si sarebbe limitato a leggere al Signor Guechow i rapporti del consoli russi relativi agli incidenti

e ai processi suddetti, nei quali non si trovava menzione delle riferite barbarie.Allora fu inviato a Costantinopoli il Signor Stancioff, agente diplomatico bulgaro a Pietroburgo, con una lettera autografa del Principe pel Signor Zinoview nella quale S.A.R. gli rinnovava la domanda espostagli dal Signor Guechow, e ripeteva l'enunciazione delle asserite violenze.

L'Ambasciatore imperiale, che già s'era mostrato sordo alle aperture del Governo bulgaro per un prestito colla garanzia russa (v. mio rapporto 24 marzo p.p., n. 251/79) (l) avrebbe trovato eccessive tali insistenze, e con un telegramma circolare provocò dai conso.Ji russi in Macedonia speciali rapporti sui fatti incriminati; ed allorchè gli pervennero, e del tutto negativi, li comunicò al Signor Stancioff e li mandò al proprio Governo a Pietroburgo, insieme ad una particolareggiata narrazione delle pratiche suddette del Principe e dei diplomatici bulgari. Il Conte Lamsdorff in risposta, approvò il contegno del Signor Zinoview e ripetè la sua ferma intenzione di non ,lasciar turbare la tranquillità nell'impero Ottomano. Del che il Sultano ed i suoi Ministri sarebbero rimasti assai soddisfatti.

II Commissario Ottomano Negib effendi, testè ritornato a ~ofia, non si fa: soverchie illusioni sulle disposizioni apparenti del Governo bulgaro verso il movimento maced'one: ma essendosi persuaso a Costantinopoli della ferma intenzione della Russia di scoraggiare nel momento presente ogni velleità bulgara, crede interesse del suo Governo di far buon viso a queste buone intenzioni, e ritiene che per quest'anno la pace e la tranquillità dell'Oriente non correranno pericoli.

312

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A ZANZIBAR, PESTALOZZA, AD ADEN

T. 1042. Roma, 2 maggio 1901, ore 14,40.

Scheik Idris, somalo migiurtino ha avuto interessante colloquio con nostro interprete R. Agenzia Cairo al quale fu presentato dallo sceik Abderahman effendi El Kuakibi, notabile arabo di Aleppo, persona saggia e dotta e da lui molto stimata. Lo Sceik Idris, che si è affidato all'opera del Kuakibi, si dichiara inviato dal sultano Osman Mahmud per ottenere intervento Sublime Porta o altra potenza nel paese migiurtino per organizzarlo dandogli però autonomia. Idris e Kuakibi sono partiti, il primo per la Somalia, e il secondo per Gibuti dove attende notizie per decidere se proseguire anch'egli per la Somalia onde abhoccarsi con Osman Mahmud. Ho informato R. agenzia Cairo presente situazione Somalia, 'interessandola avvertire el Kuakibi essere intendimento Governo pacificare, sviluppare regione, ottenere sottomissione sultano ribelle.

Telegrafo ciò alla S.V. pel caso ella creda giovarsi opera due Sceik che ci vengono indicati come persone molto influenti. Segue dispaccio.

(l) Non pubblicato.

313

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. 1043. Roma, 2 maggio 1901, ore 15,15.

Rispondo telegramma di V.E. n. 67 (1).

Lieto buone disposizioni manifestate da conte Richthofen, attendo con fiducia risultato suo studio. Intanto per mia più esatta cognizione della questione mi premerebbe sapere se la tariffa che sta compilando il Gov·erno imperiale è una tariffa massima e minima come un tempo si era vociferato, e se tale idea fu abbandonata, ciò che sarebbe una semplificazione pei negoziati.

314

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T. 1045/47. Roma, 2 maggio 1901, ore 15,30.

Faccio seguito mio telegramma di jeri n. 45 (2).

Mi risulta che la Germania non si unirà alla Russia nel fare la proposta di garanzia delle potenze al prestito cinese, anzi forse finirà con l'essere non favorevole alla proposta stessa. Quindi a buon conto l'avverto di ciò perchè e1la si tenga in prudente riserbo, per potere sempre in ultimo coordinare nostra attitudine a quella della Germania.

315

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1118. Pera, 3 maggio 1901, ore 7,25.

Nuovo trattato di commercio francese-turco, cui allude telegramma di V.E.

n. 1049 (3), è pronto da tempo e venne parafato ultimamente, ma l'ambasciata francese ne subordina la firma al previo regolamento di diverse questioni pendenti, ciò che potrebbe ancora condurre le cose in lungo. Non mancherò informare V.E., tosto che verrà firmato.

Ho ricevuto dalla Sublime Porta e spedito a V.E. per la .posta invito riprendere i negoziati per il nostro trattato di commercio.

(l) -Cfr. n. 309. (2) -Cfr. n. 310. (3) -Non pubblicato.
316

IL CONS-OLE GENERALE A CANEA, MEDANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1120. Canea, 3 maggio 1901, ore 16,20.

Risultato definitivo elezioni politiche: deputati ministeriali cinque, incerti cinque, deputati dell'opposizione 54, di questi 30, circa, appartenenti partito exconsigliere Venizelos. Ordine pubblico fu perfetto ovunque, solamente Canea ebbero luogo diverse dimostrazioni annessioniste, delle quali una capitanata da impiegati governativi, senza che autorità intervenisse per scioglierle.

317

IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 648/165. Belgrado, 4 maggio 1901.

I giornali parlano di conflitti sulla frontiera serbo-albanese. Nel più grave, avvenuto al confine dei distretti di Kruschevaty e di Prokuplje, sarebbe rimasto ucciso un sergente serbo, perlustrante la frontiera con la sua pattuglia.

Ho interrogato, 'in proposito, tanto questo Ministro degli Affari Esteri quanto il mio collega di Turchia. Essi, come di solito, espongono diversamente i fatti e loro assegnano cause diverse: il Dr. Vuitch accusa in genere l'irrequietezza degli Arnauti, coi quali i Nizam fanno causa comune, e la eccessiva debolezza della Porta a loro riguardo; Fethy .pascià, le provocazioni dei serbi e le loro incessanti violazioni di frontiera. Entrambi sono concordi nel dichiarare che i fatti stessi non sono tali da portar conseguenze nei rapporti da Stato a Stato.

Più che di quei casi, il Dr. Vuitch si preoccupa di un esodo di Serbi dal sangiaccato di Novi-Bazar nel Reame. Circa dugento di costoro avrebbero, da ultimo, cercato rifugio in Serbia, per sfuggire alle persecuzioni dei musulmani. Egli ha fatto presentare osservazioni alla Porta, chiedendo per i serbi cristiani della Vecchia Serbia la protezione loro dovuta.

318

IL MINISTRO A BUCAREST, BECCARIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 810/96. Bucarest, 4 maggio 1901.

Ho l'onore d'informare l'E.V. che, dietro ordini del proprio Governo, il mio collega di Russia fece pochi giorni sono amichevoli osservazioni a questo Signor Presidente del Consiglio e Mini,stro degli Affari Esteri relativamente alle opere di difesa della testa del ponte sul Danubio a Cernavoda incominciate l'autunno scorso dal Governo rumeno in seguito alla tensione delle relazioni colla Bulgaria (mio rapporto 12 settembre 1900, n. 1736/165) (1). Il Signor di Fonton avrebbe detto in sostanza che il Gabinetto di Pietroburgo -il quale s'interpose allora a Sofia perché la Bulgaria cessasse i suoi armamenti (mio rapporto 28 ottobre 1900 n. 2703/199) (l) -si aspetta dalla saviezza di quello di Bucarest, sempre tanto rispettoso dei trattati, la rimozione di dette opere contrarie alle disposizioni del patto di Berlino.

Il Signor Sturdza rispose non avere la Rumania fatto che seguire l'esempio della Bulgaria, la quale non si conforma tuttora alle disposizioni del patto precitato concernenti la demolizione delle antiche fortezze ed il non innalzamento di nuov'i fortilizi; questo Governo non potere quindi rinunziare a mettere in istato di difesa per ogni possibile eventualità futura un ponte che costò tanti milioni.

Per quanto mi risulta il Signor di Fonton non insistette per ora. È però da notarsi che, secondo appresi solo recentemente, egli avrebbe già fatto analoghe osservazioni nel dicembre scorso al Signor Marghiloman in allora Ministro degli Affari Esteri.

319

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI

T. 1064. Roma, 5 maggio 1901, ore 14,15.

Credevo ancora utile presenza Colli costà mentre non la credevo necessaria Addis Abeba, poichè se Harrington insiste per linea Todluc Matebbe, è

opportuno condurre negoziato Londra. Se .invece non insiste, vertenza può essere agevolmente regolata in base scambio di note 6-26 dicembre 1899. Poichè

V.E. mi dice invece Colli inutile costà e d'altra parte crede veramente sia la persona idonea per Addis Abeba, in previsione congedo Ciccodicola che è ammalato, faccia pure partire Colli in missione temporanea.

320

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA (2)

T. 1065. Roma, 5 maggio 1901, ore 15.

Mi riferisco al rapporto 28 luglio 1900 n. 2 (1). La R. Zecca italiana, aderendo al desiderio di Menelik, dichiara poter coniare talleri Menelik per quattro milioni di lire conteggiandoli a lire due e

cinquantuno centesimi oro per ciascun tallero. Prego telegrafarmi se queste condizioni siano migliori per Menelik in confronto di quelle fatte da Zecca francese nel suo conteggio per coniazione stessi talleri.

(l) -Non pubblicato. (2) -Il tel. venne trasmesso tramite il consolato ad Aden.
321

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA (l)

T. 1066. Roma, 5 maggio 1901, ore 17,45.

Suoi telegrammi 2,12 aprile n. 16 (2) e 17 (3) pervenuti ora mi fanno comprendere essere nato immenso equivoco costà. Per chiarirlo spedisco lungo minuto dispaccio 4 corrente (3) per posta che esprime a V.S. lo stato esatto di tutte le questioni. Intanto, però, fin d'ora le telegrafo quanto segue: l) linea TomatTodluc-Mareb-Belesa-Muna concordata con Menelik quale confine meridionale dell'Eritrea è completamente fuori questione: essa è intangibile e non entra affatto nella contesa attuale. 2) scambio di note itala-inglese dicembre 1899 riguarda soltanto la delimitazione del confine tra Sudan ed Etiopia nella regione a sud di detta linea. In quelle note si consentì da parte nostra che questo confine parta da Todluc anziché da Tomat e prosegua verso sud nella direzione di Ombrega. Il consenso nostro a ciò era necessario p€rchè, venendo concordato quel confine tra Inghilterra e Menelik, tsi sostituisce alla linea che determina, nel protocollo 1891 la zona di influenza inglese italiana a sud di Tomat la linea Tomat-Todluc-Ombrega (etc. etc.). 3) controversia nata ora e di cui le telegrafammo il 12, 30 marzo, 14 aprile (4), riguarda soltanto ulteriore variazione che Governo inglese vorrebbe ottenere da Menelik spostando ancora, più verso est, la nuova frontiera da concordare tra Sudan e Etiopia, facendola passare per Matebbe, ciò che governatore Martini crede assai dannoso colonia per ragione delle strade carovaniere; 4) se Harrington non insilste in quest'ultima variante, le abbiamo telegrafato adoperarsi onde negoziato sudanese etiopico si riprenda e si conchiuda come da carta che accompagna scambio note 1899. Altrimenti, la prego di aspettare istruzioni R. Governo, avvertendomene telegraficamente.

322

IL MINISTRO A LISBONA, GERBAIX DE SONNAZ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. CONFIDENZIALE 310/155. Lisbona, 5 maggio 1901.

I miei rapporti intimi e rispettosamente simpatici ·colla Corte di S.M. la Regina Donna Maria Pia, che ho avuto somma cura, a norma delle antiche istru

zioni della R. Legazione in Lisbona, di sviluppare, ciò che mi fu reso facile dalla natura benevola e dall'alta mente dell'Augusta figlia del primo e grande Re d'Italia, mi permettono di discutere colla gentile Sovrana i più delicati ed ardui argomenti politici.

Ieri quindi essendomi recato al palazzo dell'Ajuda per farvi la mia visita abituale, S.M. la Regina Donna Maria Pia mi incaricò di fare sapere in Italia quanto segue :

Dopo lo scellerato attentato del 29 luglio 1900 la M.S. aveva deciso di fare una visita nell'estate 1901 -ai suoi augusti congiunti della Casa di Savoia pei quali professava, come tutti sanno, la più profonda e sincera affezione. Conoscendo ora l'imminenza del fausto evento che aspettava in Roma Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele, Nostro Augusto ed amato sovrano, desiderava sapere che feste si farebbero a tale felice occasione e quando sarebbe più comodo, per Sua Maestà il Re, ch'Ella ven~sse a Roma essendo disposta a fare il viaggio o per la nascita o per le cerimonie del Battesimo. S.M. m'incaricava di procurargli queste informazioni dalla benevolenza di V.E. perchè aveva l'intenzione di lasciare il Portogallo nei primi giorni del prossimo mese di giugno per fare una cura all'estero.

Il mio colloquio assunse, poi, un carattere più delicato quando S.M. menzionò argomenti che fecero oggetto dei miei rapporti delli 25 e 26 gennaio 1901

n. 50/19 e 51/20 (l) ed accennò al fatto che il Re Don Carlos avrebbe voluto venire a Roma nell'agosto 1900, ma avendo interrogato il Pontefice, questi gli aveva 'fatto tali e così gravi difficoltà ed obbiezioni che non aveva potuto passare oltre e dare seguito ad un progetto ·che era caro al suo cuore. • Creda pure, accennò la Regina, il Re Don Carlos vorrebbe molto fare una visita al suo Augusto e diletto cugino Re Vittorio Emanuele in Roma, ma aspetta una favorevole occasione, giacchè vorrebbe evitare gli si scagliassero contro tutti i vescovi e preti del Regno e delle colonie, i quali sono ancora non poco potenti ed influenti. Nel 1900, forse, non avrebbe dovuto chiedere l'opinione di nessuno ed andare al funebre dello zio ed a Monza ed a Roma •.

Io, a quel punto, dovendo dire qualche cosa in risposta alla Regina Maria Pia, menzionai che se S.M. la Regina Madre di Portogallo fosse stata a Lisbona anzichè in Italia nell'agosto 1900, di certo il Re Don Car.los non avrebbe chiesto, probabilmente al Nunzio, il permesso di venire compiere un pio dovere presso la salma del suo glorioso zio Re Umberto così crudelmente e scelleratamente tolto di vita.

La Regina riprese: • Ella ha ragione, avrei spinto il Re, mio figlio, a non chiedere consigli ed a seguire i suoi sentimenti: ma Ella sa quanti intrighi si svolgono intorno a noi •.

Io replicai: • Maestà ben ho sentito menzionare questi intrighi •. (Credo che la Regina volesse fare allusione a quei fatti menzionati nella mia corrispondenza confidenziale degli ultimi mesi).

A questo momento del colloquio ho creduto indispensabile accennare al concetto seguente cioè che non come Ministro, non avendo ordini al riguardo,

ma come semplice e privato gentiluomo italiano, amico ossequioso e devoto delle loro Maestà la Regina Donna Maria Pia ed il Re Don Carlos potevo menzionare che il Re di Portogallo farebbe bene a scegliere una prossima occasione pel" venire a Roma visitarvi la Corte d'Italia in ogni caso dimostrare ogni maggior riguardo pel fausto evento che si aspettava fra un mese in Roma.

Benché io non abbia nessuna istruzione su questo delicato argomento ho creduto compiere il mio dovere, visti i miei rapporti speciali di simpatia ossequiosa verso S.M. la Regina madre ed una occél'sione veramente propizia, di accennare alla delicata questione, tanto più che una risposta dovevo dare alla Sovrana alle sue osservazioni fatte nella detta questione, ed un mio assoluto silenzio poteva essere male interpretato. Del resto la mia osservazione fu cosi naturale e spontanea da non potere, in nessun modo, compromettere nè il R. Governo, nè chi ha l"alto onore di rappresentarlo ora a Lisbona. Spero quindi meritare l'alta approvazione di V.E. alla quale tanto tengo.

Varii motivi mi spinsero del resto a parlare nel senso accennato a V.E.

l) Dapprima perchè sapevo che la fazione intransigente diretta dal Marchese di Pombal, e che ho tutti i motivi di credere avere dato i cattivi consigli al Re nell'agosto 1900, è ora in completa disgrazia alla Corte Portoghese.

2) Perchè, a un momento dato, se l'agitazione religiosa si inasprisce, il Re Don Carlos sarà più libero nella sua condotta.

3) Perchè, e questo è lo scopo più immediato deHe mie parole, si trattava di impedire che all'occasione della nascita di un erede all'Augusta Corona d'Italia si immaginasse di nuovo alla Corte di Portogallo delle mancanze di riguardo come si praticò nell'agosto 1900: quando, cioè il Re Don Carlos non assistette in persona, come varii altri sovrani, al funebre IS'Olenne di Re Umberto suo glorioso zio malgrado un invito solenne diretto dalla R. Legazione al Ministero Esteri di Portogallo con nota ufficiale.

(1) -Il tel. venne trasmesso tramite il consolato ad Aden. (2) -Cfr. n. 187. (3) -Non pubblicato. (4) -Cfr. nn. 118, li7 e 236.

(l) Non pubblicati.

323

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTIN!

T. 1071. Roma, 6 maggio 1901, ore 12.

Ho spedito 4 corrente per posta dispaccio (l) a Ciccodicola pel tramite della

E.V. dandogli istruzioni per incidente Setit. La prego, appena presane notizia, di farlo proseguire per Addis Abeba nel modo più rapido. Di questo stesso di:O'paccio ho poi jeri telegrafato (2) a Ciccodicola un largo sunto, dal quale risulta chiaramente: l) che linea Tomat-Todluc-Mareb-Belesa-Muna, confine meridionale Eritrea in virtù solenne trattato con Menelich, è intangibile e fuori questione in presente controversia; 2) che scambio note dicembre 1899 si riferisce unicamente alla regione a sud della linea Todluc-Tomat; 3) che controversia at

17-f

tuale si riferisce unicamente alla linea Todluc-Ombrega cui si vorrebbe surrogare la linea Todluc-Matebbe chiesta da Harrington.

Ho dato istruzioni a Ciccodicola appoggiare negoziato inglese 1se Harrington non insiste sulla variante Todluc-Matebbe, e di astenersi, chiedendo istruzioni, se Harrington insiste.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 321.
324

IL CONSOLE GENERALE A MALTA, GRANDE, AL l'.HNISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1138. Malta, 6 maggio 1901 ore 15,25.

Ieri comizio per protestare contro la lingua inglese e tasse fu imponentissimo per personaggi di molto riguardo e popolazione circa 30 mila intervenuti procedette con molta calma senza disturbi. Oggi, studenti università, liceo, abbandonarono scuole girando per le vie protestando contro la imposizione lingua inglese obbligando istituti privati chiudere scuole. Nazionalisti hanno dato ultima solenne smentita asserzione ministro delle Colonie suo discorso. Comizio affermò lingua italiana essere base istruzione pubblica.

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L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1141. Costantinopoli, 6 maggio 1901, ore 17,30.

Jeri Sublime Porta inviava a questa ambasciata nota, esprimendo speranza che eS!sa, prendendo in considerazione suoi reclami avrebbe consentito soppressione servizio postale straniero. Contemporaneamente direzione poste ottomane avvertiva ambasciate che le valigie loro dirette sarebbero aperte in loro presenza alla dogana, ma distribuite dalla posta tur,ca, e, poche ore dopo l'invio codesta comunicazione, all'arrivo del treno Europa, impiegati ottomani si impadronirono delle valigie, le portarono seco, ed, in assenza dei direttori stranieri, le aprirono di propria autorità. Risulta misura essere stata decisa a palazzo. Ambasciate che hanno ufficio postale ,protestarono energicamente ed, in attesa soluzione incidente, hanno deciso far trasportare rispettive valigie alla frontiera da corriere di gabinetto con ~corriJspondenza ufficiale, ed hanno inviato oggi, all'arrivo treno, i proprii interpreti e cavas esigere consegna valigie; ambasciata francese fece accompagnare i suoi anche da marinai. Sono stato or ora informato che, dopo qualche difficoltà, valigie furono consegnate, e corrispondenza verrà distribuita come pel .passato. Sebbene non direttamente interessato, qui nostre valigie giungendo chiuse in quelle austriache, in vista di probabile analoga misura in provincia, ho chiamata tutta la attenzione del ministro affari esteri sulle conseguenze di codesti atti inconsulti. Segue rapporto (1).

{l) Non pubblicato.

326

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, CHICCO

'T. 1076. Roma, 6 maggio 1901, ore 20.

Qui corre voce che stia per essere appaltata ad una società belga o fran-cese la costruzione del porto di Tripoli. Prego V.S. telegrafarmi informazioni precise in proposito.

327

IL MINISTRO AD ATENE, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 418/145. Atene, 6 maggio 1901.

Nel colloquio che ebbi ieri col Presidente del Consiglio, prima della sua partenza per Nauplia, il discor,so essendo caduto sul prossimo incontro di Re 'Giorgio col Re Carlo in Abbazia, S.E. mi fece conoscere che la comunanza d'interessi consigliava la Grecia e la Rumania a collaborare di concerto per provvedere alla tutela della propria influenza ed al mantenimento dello statu quo nella penisola balcanica, onde era naturale ch'esse cercassero di rendere più amichevoli ancora le loro relazioni rec1proche.

A tale intento il Governo ellenico erasi adoperato a dissipare j malumori

esistenti tra i due stati risolvendo le questioni pendenti ed i suoi sforzi avevano ottenuto un esito favorevole con la recente stipulazione del trattato di Commercio ch'era stata accolta con viva soddisfazione dall'intero paese. Da quanto gli risultava il Governo rumeno, sebbene avesse attraver1sato nel tempo l'azione ·dell'ellenismo in Macedonia, era ora animato da disposizioni più benevole verso la Grecia. La situazione politica della penisola balcanica additava del resto ad ambedue gli Stati la via che convenisse battere per opporsi al nemico comune ed al loro riavvicinamento non era stato estraneo il Governo Austro-Ungarico.

Quantunque l'Imperatore Francesco Giuseppe non avesse mai celata la sua

simpatia verso Re Giorgio e la Grecia, il Conte Goluchowsky non sembrava

aver nutrito, per il passato, identici sentimenti. Il suo contegno però erasi al

quanto modificato dall'anno scorso e dovevasi in certa guisa all'opera di lui indi

retta se la Grecia avesse potuto iniziare con la Rumania quei rapporti che sa

ranno consolidati dal prossimo incontro dei due Sovrani.

Quest'incontro è salutato con vero entusiasmo da tutta la stampa ateniese,

la quale, nel farne rilevare l'importanza, manifesta la speranza che possa con

durre la Grecia e la Rumania a seguire una politica identica intesa a fare fronte

alla propaganda slava ed a mantenere lo stato presente di cose nella penLsola

balcanica.

328

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 73)

T. 1158/48. Pechino, 8 maggio 1901, ore 15,05.

Ministro di Russia presentò progetto annunziato da V. E. con suo tele-· gramma n. 45 (1), dimostrando che ri;sorse chinesi basterebbero per fare fronte a prestito per pagare indennità, che possono calcolarsi a circa 1728 milioni dj franchi, se prestit(l si fa a 4 %. Ciò sarebbe possibile, se prestito è garantito da· potenze, e, mentre se non garantito, dovrebbe farsi a circa 7 %, quindi non si otterrebbe somma necessaria. Ministro di Francia si mostrò favorevole; ministro· di Germania, ministro d'Austria, d'Inghilterra non si sono pronunziati; ministro degli Stati Uniti è contrario; ministro del Giappone sarebbe favorevole, ma attende istruzioni precise. Vitale, che mi sostituiva perché impedito recarmi a riunioni, dichiarò di non aver precise istruzioni, ma, come opinione personale, fece riserve conformemente telegrammi di V. E. n. 45 e 46 (2). A lui si unirono. mintstro di Germania e di Francia per ciò che riguarda approvazione parlamento e ministro d'Inghilterra per garanzia e solvibilità. Rappresentanti esteri decisero riferire rispettivi Governi e rimandare ulteriori discussioni a quando avranno precise istruzioni. Ho ricevuto tutti i telegrammi fino al n. 49 (2), manca il n. 44 (3).

329

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1159. Asmara, 8 maggio 1901, ore 18.

Menelik mi fa dire che egli nel 1899 né dopo ha proposto all'Inghilterra confini Tomat Ombrega né un altro confine qualunque; che ha invece· subìto tutto, e che egli cede, perché vede con rammarico che all'Inghilterra tutti cedono. Approvò condotta Ciccodicola e raccomandami sostenerlo. Appena giungami dispaccio (4) annunziato spedirono Addis Abeba mezzo rapido. A Ciccodicola scrissi già e telegrafai più di una volta nello stesso senso di V.E., cioè per chiarire equivoco. Affermazione Harrington che confine Ombrega divitterebbe tribù, è contraria al vero. Gli Omram non oltrepassarono mai quel punto. Invece confine Maiteba dividerebbe Cunama parte Sudan parte Abissinia. Ringrazio l'E. V. accoglimento proposta relativa Colli che partirà immediatamente.

177/

(l) -Cfr. n. 310. (2) -Non pubblicato. (3) -Cfr. n. 289. (4) -Non pubblicato, ma cfr. n. 321.
330

L'AMBASCIATORE A MADRID, AVOGADRO DI COLLOBIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 415/112. Madrid, 8 maggio 1901.

Come ho riferito per telegrafo a V. E. (l) oggi fu decretato lo stato d'assedio nella provincia di Barcellona.

Da quakhe tempo si era manifestata una viva agitazione a Barcellona fomentata dal partito repubblicano ed autonomista i quali appena fu formato il Ministero Sagasta, valendosi della cessazione dello stato d'assedio, provocarono colla stampa e con pubbliche riunioni vive manifestazioni contro le istituzioni.

In questi ultimi giorni profittando degli scioperi dei tramvieri le incitazioni si fecero più violente e vi parteciparono gli elementi anarchici numerosi a Barcellona. Vi furono aggressioni alla forza pubblica, tentativo d'incendio ad un collegio diretto dai Maristi e ieri l'agitazione crebbe al punto che il Governatore invocò la proclamazione dello stato d'assedio. Le truppe occuparono varì punti della città e l'ordine fu ristabilito.

Da due anni oramai la Provincia di Barcellona fu quasi sempre sotto il regime dello stato d'assedio in seguito a gravi perturbazioni dell'ordine pubblico. Molteplici sono le cause che mantengono l'agitazione nelle provincie più

progredite in civiltà e benessere economico della Spagna.

Il sentimento regionale ed autonomista sempre vivo nella Catalogna ebbe in questi ultimi tempi un grande incremento per opera di molti scrittori e della parte intellettuale del paese; numerosi scritti e lo spirito dominante nelle associazioni letterarie e scientifiche hanno riaffermato e propagato l'idea della autonomia catalana, al punto da esplicarsi con ogni genere di manifestazioni l'affermazione della autonomia locale contro la nazione spagnuola. Il partito repubblicano federale sfruttò questo movimento a profitto delle sue aspirazioni provocando all'ombra di questi sentimenti un'agitazione diretta contro le istituzioni ed ora pure appena tolto lo stato d'assedio nei meetings e nella stampa spinse all'azione e scoppiati i primi disordini l'elemento anarchico numeroso a Barcellona vi partecipò subito resistendo ed aggredendo ,la forza pubblica.

In questi ultimi fatti non intervenne l'elemento operaio. Gli scioperi dei tramvieri e di altri opifici fornirono forse concorso agli agitatori ma si composero all'infuori dei promotori delle manifestazioni i quali anzi impedirono la circolazione dei tramvai dopo il componimento intervenuto tra la Compagnia e gli operai.

La politica vacillante del Ministero Silvela contribuì anche al presente stato

di cose.

Egli al principio cercò l'aiuto degli autonomisti dando un portafoglio e

l'alcaldia di Barcellona a due dei capi del partito e promettendo riforme. Sepa

ratosi poi da loro ritornò alla repressione violenta ed allo stato d'assedio che • fu poi tolto dal Gabinetto attuale. Credo che l'ordine non sarà per ora turbato ma la condizione della provincia di Barcellona continuerà in condizioni anormali e di difftcile rimedio.

(l) Con t. 1153, pari data, non pubblicato.

331

IL CONSOLE GENERALE A BUDAPEST, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 790/66. Budapest, 8 maggio 1901.

La Camera dei Deputati ungherese ha approvato, nella seduta di ieri, il progetto di legge per l'istituzione in Fiume di un'autorità amministrativa di secondo grado. Nel •progetto, a norma degli accordi presi, era stato introdotto l'emendamento (v. mio rapporto N. 341/27, del 4 marzo u.s.) (l) secondo il quale tutte le ordinanze relative all'ordinamento di quella autorità debbono essere emanate dal Governo • in armonia coll'autonomia amministrativa di Fiume e colle speciali esigenze locali •.

La discussione che precedette il voto non fu né lunga né appassionata. Solo un membro dell'estrema sinistra, il Sig. Mezéissy, credette necessario di motivare l'attitudine ·contraria del suo partito affermando che il progetto non è che una misura provvisoria, impotente a sciogliere le difficoltà della situazione di Fiume: e invitò il Governo a presentare un altro progetto, atto a regolare definitivamente la questione, in modo da scartare una volta per sempre tutte le pretese deUa Croazia al riguardo. A ciò il Presidente del Consiglio rispondeva che per una soluzione definitiva sarebbe necessario, a tenore delle disposizioni della Legge XXX del 1868 (che ·regola i rapporti costituzionali fra l'Ungheria e la Croazia) l'accordo delle Deputazioni delle due parti; accordo che fu già più volte tentato, ma senza frutto. Il che non gli impediva di proclamare solennemente, poco dopo, che la città di Fiume, pur c01stituendo un • separatum corpus sacrae coronae • appartiene immediatamente al Regno d'Ungheria, e non già per il tramite della Croazia. Il Signor di Széll si diffondeva poi a magnificare i risultati ottenuti in questi ultimi mesi dalla politica da lui inaugurata di fronte alla città di Fiume, dove infatti una situazione normale è stata ristaurata, e la Camera dei Deputati gli dava pienamente ragione, approvando a grande maggioranza il disegno di legge.

Le ordinanze, di ·CUi in esso è questione, verranno, a quanto mi si assicura, emanate prima della fine del corrente mese, e saranno tre. La prima concernerà la composizione, la competenza e la procedura da seguirsi nel Consiglio Guberniale istituito dalla legge; la seconda, l'ordinamento delle scuole governative in Fiume; la terza, i rapporti fra il Consiglio Guberniale e le Autorità locali. In questa ultima sarà contenuta la dichiarazione che per tutte le comunicazioni fra il Governo di Fume, le autorità cittadine e le parti, si dovrà far uso della lingua

"' -Documenti diplomatici -Serie III -Vol. V

italiana. E tutte e tre queste ordinanze saranno prima sottoposte al • voto consultivo • della Rappresentanza Fiumana: ciò che era bensì stabilito implicitamente daUa precitata legge del 1868, ma da parecchi anni non era mai più stato fatto.

Il Podestà di Fiume, Dr. Maylender, che si trovava in questi giorni a Budapest e mi diede confidenzialmente tali ragguagli, continuava a mostrarsi pieno di fiducia nella lealtà dei propositi del Governo Ungherese, e nel successo della causa da lui sostenuta.

(l) Non pubblicato.

332

IL CONSOLE GENERALE A SALONICCO, THAON DI REVEL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 848/144. Salonicco, 8 maggio 1901.

Con riferimento al mio riverente rapporto del 5 corrente mese, n. 830/140, riservato (1), ho l'onore di confermare l'accettazione delle dimissioni di S. E. Hassan Refik Pascià da Governatore Generale di Salonicco. Egli partì lunedì: mattina per Costantinopoli ed il Comandante il 3o Corpo d'armata, S. E. Hairi Pascià, venne nominato reggente del posto in attesa della nomina del nuovo titolare che, corre voce, sarebbe Turkan Pascià, già Ambasciatore a Roma.

Hassan Refik Pascià, d'indole buona e mite, e per la malferma salute e perché poco pratico di affari amministrativi, lasciava ai funzionari dipendenti troppa libertà d'azione. Il mandato di Governatore Generale di questo Vilayet, sempre difficile, è momentaneamente più delicato ed arduo per il fermento, velato ma esistente; in conseguenza degli arresti e dei processi di molti bulgari, vari dei quali, tre giorni sono, furono condannati da questa Corte d'Appello per reati politici da tre a sette anni di carcere. Un'altra circostanza aggravante è la precaria situazione economica della regione, poiché, se pur quest'anno i raccolti risultassero sca11si come da tre anni in poi o, peggio ancora, se fallissero, la miseria, che già manifestasi nella popolazione agricola e nella popolazione dei centri urbani che campano quasi unicamente sul commercio dei raccolti e sugli scambi frutto di questi, diventerebbe così pressante da rendere possibili atti di violenza e rapine mettendo a di1sposizione degli agitatori un campo di azione preparato per sommosse.

È necessario venga posto a capo del Vilayet persona attiva, energica, retta che sappia con fermezza e bontà riparare, per quanto possibile, alle tante cagioni di lagni. Purtroppo una simile individualità, dati i sistemi in uso, difficilmente riescirà a vincere i molteplici ostacoli che gli abusi inveterati sapranno crearle. Le riforme devono estendersi ovunque ed un uomo solo non può bastare, anche perché tutto dipende dalla volontà del Palazzo e perché il ricavo delle imposte vien reclamato incessantemente da Costantinopoli mentre il Governo centrale non provvede ai bisogni più urgenti della regione lasciando il maggior numerO> dei suoi impegni malamente o totalmente insoddisfatti.

(l) Non pubblicato.

333

IL CONSOLE GENERALE A MALTA, GRANDE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R 272/41 Malta, 9 maggio 1901.

Confermo il mio telegramma del 6 corrente (l) col quale informavo succintamente V. E. dell'andamento e dell'esito del comizio.

Merita somma lode il popolo Maltese, per la solenne, quanto importante dimostrazione e la calma addimostrata che fu degna veramente della causa che egli stesso difende a sostegno dei suoi diritti e dei suoi privilegi.

Le mie previsioni furono intieramente confermate, ed il comizio riuscì sommamente imponente e per la quantità di popolo e per la qualità delle persone che vi presero parte. Non meno di trenta mila si accalcavano intorno al palco, appositamente eretto, ove erano riunite le rappresentanze delle diverse classi .della popolazione e quelle delle Associazioni coi rispettivi stendardi; e, dalla più antica aristocrazia fino all'umile operaio, tutti erano rappresentati.

Varii oratori presero la parola, fra i quali è da notare il presidente della Camera degli Avvocati, Signor Oreste Grech Mifsud, il più distinto avvocato del Foro Maltese, il DottoT Sciberras rappresentante dell'antica aristocrazia, persona indipendente e rispettata in paese, ed il Canonico Panzavecchia.

Il Clero non mancò; anzi un terzo dei rappresentanti era composto d'eccle.siastici.

Il comizio votò ad unanimità due ordini del giorno; l'uno contro la imposizione della lingua Inglese, l'altro contro le tasse. Dopo ciò si sciolse tranquil1amente.

Sembra che fra le varie rappresentanze, sarà scelta una Commissione per

presentare i due deliberati a S.E. il Governatore, perché li faccia pervenire al

Ministro delle Colonie.

Fin qui, come io accennai nel mio anteriore rapporto, il Partito dei Nazio.nalisti, che dopo il comizio potrebbe ben chiamarsi del Paese, si è contenuto nella cerchia della legalità; e nel seno del Consiglio, avendo la maggioranza, ha fin oggi resistito a tutte le proposte del Governo, non votando ,i Bilanci e respingendo le nuove tasse. Sicché da questo lato si può dire, che la macchina governativa si è fermata, né i servizii amministrativi possono più funzionare, per mancanza di fondi, specialmente quelli che riguardano i rami della Pubblica Istruzione e delle Opere Pubbliche e quindi sarà necessario di provvedere per mezzo di Ordini in Consiglio, cioè con Decreti-Legge. Al di fuori si presentano ormai le deliberazioni della massa del popolo; guidata da persone le più ragguardevoli dell'Isola e specialmente del Clero, che qui è tutto.

Cosa farà il Governo Inglese di fronte a quelle due deliberazioni votate dal comizio e presentate al Governatore? Francamente ritengo, almeno a mio corto giudizio, che non sarebbe il caso ,di ostinarsi in un errore, e di quei errori che possono essere causa di serie con

seguenze. Certo che il popolo Maltese non è quello del Transvaal, per opporvi una eguale resistenza, ma d'altro canto non credo che sia prudenza di uomini di Stato di spingere la pazienza, anche di pochi deboli, ma che sono dal lato della rag,ione e del diritto, fino agli ultimi limiti del possibile, oltre il quale la ribellione diviene legittima, quantunque possa sembrare illegale.

Io sono certo che l'Inghilterra si appiglierà al partito più savio e darà ragione, ripeto, ai legittimi reclami specialmente per la lingua italiana, che veramente ha offeso il sentimento patrio dei Maltesi, per cui sono tanto gelosi e fortemente attaccati, e forse allora, in questo atto di alta giustizia, che per il forte non è cessione estorta, ma atto di somma generosità e saviezza, il Consiglio potrà accordare le nuove tasse, senza aggravare il popolo di pesanti balzelli, e così l'Amministrazione del Governo di Malta, potrà riprendere il regolare andamento e rimuovere un equivoco che, per la ostinazione di due, del Chamberlain e di Strickland, potrebbe essere causa di mali imprevedibili, mentre la popolazione maltese si mostra sinceramente affezionata all'Inghilterra.

(l) Cfr. n. 324.

334

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1176. Pietroburgo, 10 maggio 1901, ore 5,50.,

Risulta conclusione forte prestito franco-russo di cui non si conosce ancora• cifra.

335

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T. 1105/51. Roma, 10 maggio 1901, ore 16,30.

Sembra che la Propaganda mutando ora attitudine manderà istruzione missionarii rivolgersi per protezione alla Francia. Di ciò la avverto confidenzialmente sperando ancora che questa notizia non sia esatta e che le nuove istruzioni possano arrivare ai missionari troppo tardi.

336

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, CHICCO

T. 1109. Roma, 10 maggio 1901, ore 16,45.

Corre voce che tribù Sciamba abbia investito Ghedames e che amministrazione turca si dichiari impotente a Tesistere. Prego telegrafarmi in proposito notizie esatte.

337

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 322/50. Tangeri, 10 maggio 1901.

In relazione a quanto ebbi l'onore di scrivere a V. E. nei passati giorni circa l'andata a Londra di una Ambasciata marocchina, stimo dover ora informada che l'attuale Console britannico in Casablanca, Signor Maclea:n, già ufficiale nell'Esercito inglese e poi per qualche tempo impiegato nell'Esercito del Sultano, fratello del Cai:d Maclean, istruttore da venticinque anni circa della fanteria di S. M. Sceriffiana, è testé arrivato da Casablanca ed oggi stesso partito da Tangeri alla volta di Londra in seguito ad istruzioni del Foreign Office, il quale intende valersi dell'opera di lui nell'occasione della presenza in quella capitale dell'Ambasciata di Abdelaziz. Lo stesso Ministro Plenipotenziario inglese al Marocco, Sir Arthur N~col1son, partirà il 25 di questo mese per Londra per trovarsi colà sin dall'arrivo della Missione marocchina.

Sino ad ora non havvi di certo, oltre alla visita alla Corte di San Giacomo,

che quella alla Corte di Berlino.

Colgo l'incontro per rettificare un'informazione da me data nel rapporto del 4 corrente mese, n. 506/46 (l), circa l'Ambasciatore marocchino designato per recarsi a Londra; egli fu sì addetto in qualità di Primo Segretario all'Ambasciata straordinaria che nel 94 visitò la Corte di Madrid; non prese però parte all'Ambasciata che nel 96-97 fu a Parigi: in questa seconda circostanza il posto di Primo Segretario fu occupato non da lui ma da un suo fratello.

338

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1181. Pera, 11 maggio 1901, ore 9,45.

Sublime Porta continua resistenza; essa ha diretto ambasciate due note, nella prima attribuisce incidente domenica ad erronee interpretazioni ordini da parte impiegati ottomani, ma dichiara che visita valigie ha giustificato misure essendosi scoperto prove evidenti contrabbando. Nota, contenente frasi scorrette fu respinta dagli ambasciatori, parlando essa soltanto degli uffici di: Costantinopoli osservando verbalmente .che non abbiamo ora qui uffici postali.

Nella seconda S. Porta svolge le ragioni sulle quali fonda il suo diritto ad un servizio postale proprio e termina dicendo: • essere fermamente risoluta rivendicare il servizio esclusivo ed immediato delle poste ». Questa nota ripe

tendo frasi scorrette della prima, fu pure respinta, generalizzando essa insinuazioni a ,carico uffici postali generali. A meno contraria istruzione farò lo stesso nei termini adeguati nostra posizione di fatto nella questione. Questa nota aprendo questione di principio di interesse generale, ieri sera fu tenuta riunione dei sei capi missione per concertare il da farsi a titolo di rappresaglia per difficoltà opposte partenza valigie per terra. Ambasciatori d'Austria-Ungheria e di Francia autorizzati hanno dato istruzioni loro agenzia non retrocedere valigia ottomana 1sui loro battelli in partenza da Costantinopoli. Ambasciatori d'Inghilterra e di Germania, che non hanno linea navigazione regolare, si sono impegnati, il caso presentandosi, fare lo stesso; hanno pregato russo e me prendere analogo provvedimento: ho risposto avrei telegrafato a V. E., osservando però che, per quanto ci riguarda direttamente, non mi risultava ,che finora i nostri uffici avessero sofferto molestie.

Prego darmi istruzioni in proposito. Codesta misura è più che altro destinata mostrare solidarietà potenze nella resistenza alla S. Porta ma non basterà smuoverla partito preso. Colleghi ritengono essere stretta necessità Governi concertino misure per imporre Turchia continuazione nostro servizio postale, sia a cagione sua importanza capitale per i nostri interessi, che per non aprire porta a future rivendicazioni di altro genere della S. Porta. Valigie in arrivo continuano essere distribuite come di consueto; in partenza sono sempre accompagnate corriere di gabinetto; partenze l'lidotte a tre volte per settimana.

(l) Non pubblicato.

339

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA

T. 1128. Roma, 12 maggio 1901, ore 11,30.

Ciccodicola telegrafa avvertendo che una spedizione Bavelaer ha progettato entrare nell'Ogaden sbarcando sulla costa Benadir. Non sappiamo se nome spedizione sia esatto, ma crediamo si tratti di una spedizione inglese. Prego comunicarmi informazioni telegrafiche.

340

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA (l)

T. uu. 1130. Roma, 12 maggio 1901, ore 13,45.

Ho ricevuto suoi telegrammi 23 e 28 aprile (2). Da essi appare sempre più quale grandissimo errore sia nato. Mi riesce difficile spiegare come S. V. abbia

potuto credere che noi avessimo già ceduto agli inglesi il territorio da noi occupato a nord della linea Tomat-Todluc, mentre facemmo con Menelich il trattato del 1900 ormai anche ratificato dal Re che include quel territorio nel nostro dominio e che contiene anche l'impegno di non cedere ad alt"!:i territorio a nord della linea Tomat-Todluc-Mareb-Belesa. A quest'ora il mio telegramma del 5 corrente (l) avrà chiarito alla S. V. completamente ogni equivoco ed ella avrà rassicurato Menelich non essere nostra intenzione ,cedere alcuna parte del nostro territorio a nord della linea Tomat-Todluc-Mareb-Belesa. Spero così che dell'equivoco avvenuto non rimarrà alcuna traccia.

(1) -Il te!. venne inviato tramite il consolato ad Aden. (2) -Cfr. nn. 271 e 298.
341

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA (2)

T. 1131. Roma, 12 maggio 1901, ore 19.

Prego ringraziare Menelich cortesi disposizioni circa viaggio De Castro. Questi non può assicurare prendere via Gibuti ignorando se sia sempre sicura formazione carovana al punto ove fini'Sce ferrovia. Ma anche prendendo via Zeila, profitterà riconoscente scorta, muli e casse offerti da Menelich che dovrebbe dare ordini perché tutto ciò trovisi Harar metà giugno e perché siano dispensate formalità Gildessa. De Castro conta poter lasciare la costa verso quella data con abbondante materiale sanitario, ambulanza da montagna, doni, decorazioni, ricco campionario stoffe, e cani. De Castro avvertirà ras Maconnen prima partire.

342

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, CHICCO

T. 1134. Roma, 12 maggio 1901, ore 20.

La Sublime Porta, sotto il pretesto di sospetto di ,contrabbando, ha messo la mano, a Costantinopoli, sopra le corrispondenze scambiate con gli uffici esteri, e nella sua pretesa persiste malgrado le vive proteste delle ambasciate. Si dubita che la Sublime Porta abbia diramato o voglia diramare analoghi ordini in provincia. Il pericolo sembra escluso per i nostri uffici di Tripoli e Bengasi che scambiano direttamente i pieghi ,coi nostri postali.

Nondimeno ,le porgo a buon 'conto questo avviso acciocché si raddoppi di cautela per modo che la intercettazione non poSisa avvenire, da parte delle auto-

il) Cfr. n. 321. '2) Il t-=1. venne inviato tramite il consolato ad Aden.

rità locali, senza un atto di materiale violenza, nel qual caso ella dovrebbe energicamente protestare e tosto riferirmi per telegrafo. Prego impartire identica

istruzione al R. vice console di Bengasi (1).

343

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

T. 1136. Roma, 12 maggio 1901, ore 20.

Sono di avviso associarsi a tutte le proteste collettive che veniissero decise dalle potenze contro il proposito della Porta di far chiudere gli attuali uffici postali stranieri esistenti nell'impero senza prima avere istituito un servizio postale ottomano che risponda realmente alle esigenze della moderna civiltà e fornisca una prova di servizio abbastanza lunga, le necessarie garanzie di segretezza, onestà, ecc. Ma mi parrebbe eccessivo che l'Italia, la quale non ha uffici a Costantinopoli, e ,che finora non è disturbata nei suoi uffici postali, debba essa mettersi sulla via delle violenze, facendo rifiutare sui suoi battelli in partenza le valigie ottomane; a meno che ciò fosse proprio necessario per rendere efficaci le misure prese dalle potenze amiche, nel qual caso ella vorrà informarmi minutamente prima. Sarà invece bene fare sentire alla Porta che qualunque attentato ai nostri uffici postali darà luogo a conseguenze di cui lascio ad essa la responsabilità.

344

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1222/50. Pechino, 13 maggio 1901, ore 12,20.

Plenipotenziari cinesi ai quali avevano indicato come cifra approssimativa delle indennità 400 milioni di taels scrivono mostrandosi nell'insieme soddisfatti e offrono impegnarsi a pagare l'indennità in 30 rate annuali senza creare nuove imposte, ma impegnandosi prelevare annualmente sulla attuale imposta sul sale IO milioni, su ciò che aumenta sulle dogane marittime 3 milioni, nelle dogane 2 milioni. Incaricherebbero l'amministrazione dogane marittime del servizio di questi pagamenti. Chiedono però di poter aumentare di un terzo attuale diritto doganale per migliorare stato attuale condizioni generali del bilancio. In tal modo plenipotenziarii confessano China può sopportare indennità

proposta e rendono sempre meno opportuno accettare suggerimento Stati Uniti America del Nord di cui nel mio telegramma n. 44 (1). Propo;sta russa di cui nel mio telegramma n. 45 (2) sembra incontrare personale simpatia dei varii rappresentanti esteri, ma ministro di Germania mi disse non aver ancora istruzioni.

(l) Con tel. n. 1135, pari data, veniva inviata copia di questo tel. all'incaricato d'affari a Costantinopoli, con la seguente premessa: « Benchè per le circostanze speciali del nostro servizio postale a Tripoli ed a Bengasi il pericolo di arbitraria intercettazione sembri escluso, ho tuttavia, per un intento di solidarietà, telegrafato al R. console in Tripoli...•.

345

L'AMBASCIATORE A MADRID, AVOGADRO DI COLLOBIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1209. Madrid, 13 maggio 1901, ore 22.

S.M. regina reggente firmò questa mattina decreto reale nomina Del Mazo.

346

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA

(Carte Pansa)

L. P Roma, 13 maggio 1901.

. . . L'affare anglo-italiano-etiopico è ormai trapiantato a Londra. Meglio così! Ma l'errore di Ciccodicola è proprio inconcepibile: come poteva supporre da noi ceduto nel 1899 un territorio che abbiamo reclamato ed ottenuto, con solenne trattato, nel 1900? È un caso di autosuggestione che si spiega forse con la solitudine assoluta in cui il buon Ciccodicola si trova. . . (3).

347

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, CHICCO

T. 1147. Roma, 14 maggio 1901, ore 11,45.

Da Tunisi R. console telegrafa quanto segue: • Corre voce che una missione francese abbia occupato Ghedames 'senza lotta •. Questa notizia viene anche più esplicitamente confermata da informazione segreta giunta da Tunisi al ministero della guerra. Mi telegrafi in proposito notizie sicure.

(l) -Numero evidentemente errato, cfr. n. 276. (2) -Anche questo numero è evidentemente errato, cfr. n. 328. (3) -Le parti mancanti sono dedicate a questioni private.
348

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO DELLA GUERRA, PONZA DI SAN MARTINO

T. 1149. Roma, 14 maggio 1901, ore 16,30.

Mi riferisco alla mia nota del 7 corrente n. 322 (1). Essendo giunto a Roma il commendatore Saint James, importa che il colonnello Baratieri parta senza indugio per Parigi. Prego telegrafarmi giorno della sua partenza.

349

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

T. 1150. Roma, 14 maggio 1901, ore 18.

Ricevetti il rapporto di V.S. (2) sulla domanda della Porta di riprendere i negoziati pel trattato •commerciale. Comprendo e approvo il di lei concetto di non conchiuderlo se prima non vengono definite le vecchie pendenze esistenti; ma ciò non è ,ragione per non cominciare e possibilmente terminare il negoziato, salvo poi fare come Governo francese e attendere a fiTmarlo che quelle pendenze siano risolute. D'altronde abbiamo anche una ragione !Per affrettare il negoziato dal canto nostro, ed è che voglio profittarne per portare a 12 lire il dm"itto sul vino per difendere produzione italiana ·contro vini turchi e anche greci che entrano con bandiera turca. Per poi nominare nostri delegati a trat· tare mi occorre conoscere esattamente a qual punto rimase negoziato sospeso, .e prego V.S. mandarmi in proposito minute ed esatte informazioni.

350

IL COLONNELLO GARIONI AL MINISTRO DELLA GUERRA, PONZA DI SAN MARTINO (3)

T. 1231. Pechino, 15 maggio 1901, ore 16.

Maresciallo annuncia ricominciate mosse boxer sud ovest Centingfu, regolari chinesi battuti dai ribelli; ritenendo possibile necessità operazioni alleati sud Paotingfu, richiede tener pronte a partire nostre truppe; ho risposto aderendo.

Autorizzazione telegramma 2424 ritengo in aggiunta a quello ministero affari esteri riguardante costruzione fortificazioni casematte. Tribunale militare condannati quattro soldati reclusione ordinaria per tentativo stupro. Chiedo istruzioni.

(l) -Non pubblicata. (2) -Non pubblicato. (3) -II telegramma venne comunicato dal Ministero della Guerra al Ministero degli Esteri.
351

IL CONSOLE GENERALE A TUNISI, BOTTESINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1233. Tunisi, 16 maggio 1901, ore 10.

Ulteriori informazioni da Gabes spiegherebbero cosi voce corsa occupazione Ghedames: due carovane Sciamba furono depredate da tribù nomadi rifugiate Ghedames'. Vittime avendo ricorso autorità militari, queste inseguirono predoni con circa 200 uomini fino a Beretum, distante circa 30 Km. da Ghedames, quindi si sono ritirate, si dice senza entrare.

352

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T. 1175/52. Roma, 16 maggio 1901, ore 18.

Prego trasmettere a padre Bonaventura il seguente telegramma del prof. Schiaparelli • Padre Baruffi assente per visita conventi Sicilia. Comunicherò suo telegramma. Frattanto, come delegato associazione accolga ogni spontanea domanda miissionari italiani, appoggi sollecitamente presso ministro Salvago, conservando ,pratiche carattere confidenziale, fino definitiva risoluzione. dandoci informazioni. Schiaparelli •.

353

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1238. Tangeri, 16 maggio 1901 (l) (per. ore 7,20 del 17).

Confermo mio rapporto 10 corrente relativo recente uccisione cittadini francesi nel Riff (2). Questo ministro di Francia informò oggi confidenzialmente vari colleghi imminente venuta due navi da guerra Tangeri, donde ripartiranno,

subito per Mazagan recanti ultimatum al sultano, chiedente per dette uccisioni, punizione governatore del luogo, restituzione riffegni scorte uccise da lui arrestate e pagamento indennità. Navi aspetteranno Mazagan risposta del sultano. (Egli) isoggiunse, Francia, stanca atteggiamento Maroc,co, agirà energicamente. Ultimatum francese appoggiato navi, mentre delegato del sultano Tangeri e Sua Maestà ignorano accaduto Riff, nessun reclamo essendo stato fino ad ora presentato, sembra ispi.rato intimO'rire sultano sul punto inviare ambasciate vari Governi. Notizie da Marocco affermano truppe francesi arrivate cuore Tafilet e sultano perpleSJso fra le tribù chiedentegli aiuto contro invasione e timore porgere pretesti Francia.

(l) -n tel. ,è privo della data di partenza, che è però stata ricavata dalla risposta di Prinetti, cfr. n. 355. (2) -Non pubblicato.
354

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

T. 1179. Roma, 17 maggio 1901, ore 16,45.

Ho 1ricevuto dal console di Janina la copia del rapporto che egli ha indirizzato a V. S. (l) con l'inchiesta eseguita a Prevesa. Da essa risulta in modo chiarissimo trattarsi di una ingiustificabile prepotenza usata dalle autorità militari ottomane. Per questo fatto quindi e in pari tempo per l'altro sopruso usato pure a Prevesa al fattmino della società • Puglia •, prego V. S. di chiedere in modo fermo alla Porta pronta soddisfazione e vale a dire che essa ordini all'autorità militare di Prevesa di far visita di scusa al R. agente ~consolare, che i militari colpevoli siano puniti e che una conveniente indennità per le busse sofferte venga data al Gabriele Francesco. Quanto al processo ai due italiani se vogliono farlo, lo faranno dopo purché colle dovute guarentigie. Fa,ccia com,prendere ~che se questa soddisfazione non verrà data, nel tempo conveniente, diventerà legittimo qualunque procedimento inteso a ottenerla direttamente sopra J.uogo.

355

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARLCATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE

T. 1180. Roma, 17 maggio 1901, ore 17,30.

Ricevo telegramma della S.V. di ieri (2). La ringrazio delle informazioni e le raccomando di continuare a tenermi informato esattamente per telegrafo dello svolgimento progressivo che avrà la vertenza franco-marocchina.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 353.
356

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 1185. Roma, 17 maggio 1901, ore 21,47.

Colonnello Saint James addetto militare di Francia essendo giunto Roma, colonnello Baratieri addetto militare della ambasciata giungerà a Parigi martedì p.v.

357

IL MINISTRO A BUCAREST, BECCARIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 928/111. Bucarest, 17 maggio 1901.

Nel mio rapporto del 29 gennaio scorso, ai nn. 174/18 (1), ebbi l'onore di riferire all'Onorevole ;predec~ssore dell'E. V. quanto erami stato detto dal Signor Marghiloman circa il desiderio fatto esprimere dal Re degli Elleni al Re Carol d'incontrarlo all'occasione di qualche viaggio all'estero dei due Monarchi.

Parlandomi ieri del convegno d'Abbazia, questo Ministro degli Affari Esteri mi narrò ,che sin dal 1896, poco dopo il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra la Rumania e la Grecia, Re Giorgio aveva manifestato il desiderio di far la conoscenza personale di Re Carol. Nel 1898 fuvvi uno scambio di idee per una visita qui di Re Giorgio ed era anzi già inteso che la Maestà Sua 1sarebbe venuta a Sinaia verso la fine di quell'estate, quando la malattia e la morte della Regina di Danimarca fece,ro andare il progetto a vuoto. Fissata nell'aprile scorso la partenza per Abbazia di questo Sovrano, che vi si recò il 24 dello stesso mese a fare una villeggiatura d'aLcune settimane come da parecchi anni suole farlo regolarmente a qu~sta stazione, il Signor Sturdza s'affrettò a renderne indirettamente ,consapevole il Re di Grecia, che decise allora di recarvisi.

Nel mio rapporto d'avant'ieri, ai nn. 908/109 (2), esposi alla E. V. il perché non scrissi prima di quel convegno, al quale certi giornali rumeni ed esteri attribuiscono una importanza assai esagerata. Quanto me ne disse ieri il Signor Sturdza concorda perfettamente col ,concetto che me ne ero formato. Fin dopo il ritorno di Re Carol, aspettato qui posdomani e che gli Iscrisse soltanto in termini generali d'essere molto soddisfatto della sua intervista col Re Giorgio, egli non conoscerà gli argomenti sui quali s'aggirarono i colloqui dei due Monarchi. È però escluso possa esservi quistione d'accordi politici precisi e formali su qualche punto speciale tra la Rumania e Ja Grecia, non convenendo alla prima di legarsi più colla seconda che con altri Stati balcanici. A tal proposito questo Ministro degli Esteri

mi rammentò come nel 1897 il Gabinetto di Bucarest avesse declinato una proposta d'alleanza della Turchia (vedi mio rapporto confidenziale ai nn. 1810/236 del 30 dicembre 1897) (1). Secondo il Signor Sturdza il risultato del convegno d'Abbazia può dunque essere •soltanto di cimentare la buona armonia e l'amicizia tra i due Stati a vantaggio della tranquillità e della pace nella penisola balcanica, di attutire magari l'antagonismo tra greci e ,rumeni in Macedonia e far convergere la loro azione •Contro le mene bulgare.

Mentre l'accoglienza d'atta a Re Giorgio dalle autorità Imperiali e Reali ad Abbazia ed il tono della stampa più autorevole in Austria-Ungheria come in Germania attestano la simpatia colla quale questo -convegno è visto nei due Imperi, gli articoli benevoli al medesimo consacrati da alcuni dei maggiori giornali di Pietroburgo sembrano indicare •che anche ·colà -dove certamente non potrebbe essere contemplata di buon occhio l'eventualità d'una aUeanza tra la Grecia e la Rumania, date le strette relazioni di quest'ultima •colle grandi Potenze centrali -non si dà al convegno predetto un altro signifkato che quello sowa esposto.

Nella stessa occasione seppi dal Signor Sturdza che recentemente il Governo bulgaro fece pratiche presso quello rumeno perché autorizzasse il giudice istruttore del processo iniziato a Sofia contro Sarafoff e consorti a ·recarsi qui a interrogare personalmente i bulga,ri .condannati e detenuti a Bucarest in seguito agli assassini di Fitow.sky e Michaileano. Gli interrogatori e altri atti del processo di Bucarest essendo stati comunicati al Gabinetto principesco, il Signor Sturdza si limitò a rispondere che quanto forma l'oggetto di siffatta richiesta non è negli w.c;i internazionali.

(1) -Cfr. Serie III, vol. IV, n. 727. (2) -Non pubblicato.
358

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1271. Tangeri, 18 maggio 1901, ore 16,15 (per. ore 21,05).

A titolo strettamente riservato mi viene riferito che domande francesi, presentate ieri con memorandum, non firmato, sono quattro: invio Tangeri governatore colpevole e suo imprigionamento per tempo che piacerà legazione di Francia; consegna Tangeri aUa Jegazione medesima quattro riffegni scorta s.tati arrestati (questa domanda è basata trattato del '45 e artkolo nove convenzione di Madrid); pagamento indennità centomila lire oro; scuse ufficialoi. Oltre altri scopi, Francia sembra ciò volere per rialzare suo prestigio nel Marocco (2), scemato in seguito severo castigo inflitto nel 1898 dal sultano tribù dedita pirateria, malgrado Slforzi questa legazione di Francia rper .proteggerlo a fine di attirare a sé popolazioni Marocco. Ricorda l'E. V. ·che all'energica azione dell'Italia in. quell'anno fu specialmente dovuta estirpazione pirateria.

('l) Non pubblicato.

(2) La cifra sarebbe: c carta bianca • (nota del decifratore).

359

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1265. Vienna, 18 maggio 1901, ore 18.

Conte Goluchowski farà la sua esposizione alla delegazione ungherese il 22 corrente. Gli ho ricordato ed egli mi ha ripetuto la promessa di esprimere la buona volontà e la fiducia sul rinnovamento dei trattati di ~commercio sopra una base equa rper tutte le parti contraenti.

360

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1272. Tangeri, 18 maggio 1901, ore 20,55 (per. ore 6 del 19).

Scambio visite nel pomeriggio fra delegato sultano e contrammiraglio Caillard, questi non paTlò affatto attuale vertenza. Richiesta Torres; ministro di Francia rimandò firmato noto memorandum .

361

IL MINISTRO DELLA MARINA, MORIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1275. Roma, 19 maggio 1901, ore 8,30.

Telegrafa console generale Pestalozza: • Aden. Prego comunicare esteri: Non ostante deputazione speditami per pace, corrispondenza scambiatatsi, invio speciale messaggero con figlio e fratello, assicurando venuta del sultano in Felek,

·Osman, mancando a due consecutivi appuntamenti, non seppe risolversi venire sotto futili pretesti: giudicando non 'conveniente aspettare più oltre suo capriccio, sospesi, il 16, ulteriori trattative, !asciandolo sua sorte organizzazione precedente garantisco sufficientemente Alula Felek, Cassero. Figlio Jusuf Alì arrivato col "Volta" sbarcò ieri Cassero. Spero tutto procederà bene. Sino settembre allontanandosi Osman Asra dovuto decidersi reputando necessario che dal vicino Aden continui sorveglianza direzione della nostra azione verso Migertin qua,lora V. E. pensi io debba esercitare tale direzione pregherei autorizzarmi profittare stagione recarmi Roma riferire concertare definitivamente a seconda intenzioni Governo. Intanto " Cristoforo Colombo " potrebbe prima rimpatrio fare ancora semplke visita scali occupati, mentre da Massaua quello stazionario potrà più

·tardi fare altra visita in attesa ulteriori provvedimenti da concertare •.

362

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1276/79. Berlino, 19 maggio 1901, ore 16.

Seguendo le tradizioni antiche delle tre corti imp€riali, ieri ebbe luogo consueto pranzo a ·corte pel natalizio imperatore di Russia, che si recò, appositamente invitato, a Metz, ove ieri trovavasi Sua Maestà e dove pranzo ebbe luogo. Sua Maestà pronunciò discorso di cui agenzia Wolff dà ora sunto. In esso Sua Maestà fa cenno del probabile prossimo ritiro del grosso delle trt1!Ppe aUeate dalla China; dei benefici che fratellanza d'armi suggellata in China fra tutte le nazioni civilizzate, recherà a .causa della pace generale, e ringrazia ,czar per la grande fiducia accordata e ·che egli accorda tuttora a WaJ.del'see. Pranzo fu preceduto da una grande rivi.Jsta delle truppe ~cui assisteva ambasciatore russo con tutto personale ambasciata, il che vedo sfavorevolmente commentato a Parigi.

363

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA (l)

T. 1213. Roma, 19 maggio 1901, ore 19,10.

De Castro prenderà via Zeila seconda metà ,giugno, non essendo sicuro formare carovana dove finisce ferrovia Gibuti. Porta con sè lettere del re e mia a Menelich, doni, decorazioni, sedici ~cani, campionario stoffe, ·ricco armamentario, materiale farmaceutico, ambulanza, esemplare nuovo dizionario amarico italiano che prof. Guidi presenta all'imperatore. Ratifica trattato spedita fino dal 28 aprile U.iS. Per coniazione talleri Menelich, attendo sua risposta mio telegramma 5 cor},'ente (2). Spero con ci3 aver soddisfatto tutte sue domande.

364

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL GOVERNATORE DEL BENADIR, DULIO (3)

T. 1215. Roma, 19 maggio 1901, ore 19,20.

Ciccodicola avverte che una spedizione si propone entrare in Ogaden sbarcando Benadir. Ignoriamo nome preciso, nazionalità spedizione che viene ~ndicata nome Bavelaer.

inviato in pari data al reggente il consolato ad Aden, Lang.

(l) -n tel. venne inviato tramite il consolato ad Aden. (2) -Cfr. n. 320. (3) -Il tel. venne inviato tramite il consolato a Zanzibar. Analogo telegramma venne·
365

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

T. 1216. Roma, 19 maggio 1901, ore 20.

Oggi venne ambasciatore turco esprimermi rincrescimento suo Governo per linguaggio vibrato mio telegramma 17 corrente (1), ed assicurandomi suo Governo aver dato ordini appurare fatti, prontamente provvedere giUJste riparazioni. Risposi con parola amichevole, ma mantenendo ·risolutamente la decisione· del R. Governo di prendersi soddisfazione direttamente se non verrà accordata in tempo utile dal Governo ottomano (2).

366

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1280. Tangeri, 19 maggio 1901, ore 20,44.

Delegato sultano diresse oggi nota al ministro di Francia dichiarante che· sta facendo sua inchiesta sul luogo, e, appurati i fatti, sarà fatta Ja dovuta giustizia.

Per tutta risposta, ministro di Francia .fece chiedere di lettere per viaggio a Marocco interprete Fumey partente per Mazagan con navi da guerra; Torres. rimisegliele.

367

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

(Ed. in LV 99, p. 77)

T. 1217/54. Roma, 19 maggio 1901, ore 20.

Rtspondo al n. 52 (3).

Accanto alla ,proposta inglese, da lei riferitami, starebbe anche, secondo quanto mi dissero qui i rispettivi ambasciatori, una proposta russo-francese, in forza della quale ogni potenza garantirebbe la quota di prestito ·cinese corrispondente alla propria quota d'indennità. Le due proposte mi sembrano, nella sostanza, non molto diverse, * ma la formala inglese mi sembra, in ogni modo,. migliore* (4). Intanto, questi sono i punti a cui dovrà uniformarsi l'atteggiamento di lei nelle ulteriori discussioni:

195·

l) È desiderabile che sia rinforzato quanto più possibile l'ufficio internazionale incaricato del servizio delle obbligazioni; 2) Importa assicurarsi che le rendite ad esso deferite siano sufficienti realmente pel servizio che devono compiere di interessi e ammortamento, il quale a conti fatti esige in cifra tonda circa 20 miJioni di taels; 3) Per facilitare il ,conseguimento di ciò conviene astenerci, dal canto nostro, dal chiedere, per articoli di nostro interesse, esenzione dagli indispensabili aumenti doganali che, del resto, applicandosi a tutte le provenienze, andranno essenzialmente a carico dei )consumatori; è ·anzi jda ritenere che anche l'Inghilterra * dovrà finire per desistere dalla sua opposizione assoluta alle domande formulate a tale riguardo* (l); 4) Ci sembra accettabile che i pagamenti si facciano mensilmente; 5) Non abbiamo obiezione a che il rilascio delle obbliga:W.oni si faccia in due rate, l'una immediata quale acconto per 300 milioni di taels, e la seconda, a saldo, tra cinque anni, dopo l'ammortamento degli antichi debiti; 6) n nostro voto è contrario ad ogni riduzione delle indennità: però non ·ai opporremo ad essa in caso di asseillso unanime delle altre potenze. * Aggiungo confidenzialmente avere ragione di credere che il ministro tedesco avrà istruzioni nello stesso senso * (2). Il ministro austro-ungarico riceve istruzione di associarsi ad ogni deliberazione unanime dei colleghi, ma non potrebbe, in verun ,caso, accettare la guarentigia del prestito che per la sola sua

.quota di indennità.

(l) -Cfr. n. 354. (2) -Cfr. la risposta di Prinetti ad una interrogazione parlamentare a proposito di questa vertenza col Governo Turco in A.P.. Cam. Dep. Leg. XXI, l• Sess., 18 giugno, pp. 5303-5304. (3) -T. 1236/52 del 16 maggio, non pubblicato. (4) -Le parole fra asterischi sono omesse in LV 99.
368

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

·T. 1224. Roma, 20 maggio 1901, ore 14,45.

Ho ricevuto con soddisfazione il tele~amma indirizzatomi ieri l'altro da

V. E. (3). Le sarò grato se della dichiarazione che farà a Budapest il conte Goluchowski vorrà dire a BOllati di darmi subito telegraficamente notizia esatta.

369

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A SCUTARI, LEONI

'T. 1225. Roma, 20 maggio 1901, ore 14,45.

Ho ricevuto il rapporto 13 corrente della S. V. (4). Comprendo le difficoltà che oggi si oppongono al progetto che avevo formulato. Prego la S. V. però di dirmi se queste difficoltà cesseranno quando ci sarà il vaporino per rimontare il Bojana. Mi dica quanto tempo impiegherà esso da Medua a Obotì, e quanto tempo

a cavallo si impiega da Scutari a Oboti. Ciò le domando perché intenderei approfittare, se possibile, deHa introduzione del vaporino in servizio per aprire di fatto un ufficio postale a Scutari, che mi parrebbe il provvedimento più giustificabile con buone ragioni sia di fronte all'Austria, sia di fronte alla Turchia e in pari: tempo più pratico ed efficace. Su tutto ciò raccomando naturalmente alla S. V. il massimo segreto.

(l) -In LV 99 «modificherà la sua opposizione al dazio sul riso e sull'oppio •. (2) -Le parole fra asterischi sono omesse in LV 99. (3) -Cfr. n. 359. (4) -Non pubblicato.
370

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1287. Tangeri, 20 maggio 1901, ore 15,30.

Navi partite nella notte per la ·Costa con interprete. Ministro di Francia, richiesto da delegato sultano permettere imbarcare qui bordo sue navi funzionario marocchino addetto all'ambasciata che andrà Londra direttamente, .affermasi, da Mazagan su nave inglese di 11 mila tonnellate, rifiutò. Allora Torres noleggiò vapore, e con tale occasione scrisse sultano consigliando cedere subito domande Francia.

Ho motivo di credere che questo ministro d'Inghilterra abbia laiSCiato intravvedere al ministro di Francia, durante ami·chevole conversazione, essere meglio che navi francesi andassero Mogador invece di Mazagan, ove è a giorni attesa da Marocco ambasciata per Londra.

Non so ancora se navi vanno Mazagan o Mogador.

371

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1291. Tangeri, 20 maggio 1901, ore 21,25.

Constandomi che fra alti funzionari corte si è parlato troppo, ultimamente, convenienza che Marocco, minacciato Francia, chiedesse protezione una o più potenze, potrebbe dansi che simili discorsi, riferiti al ministro di Francia dal suo abilissimo agente alla corte, dott. L~nares (ora troppo tenuto in disparte dal sultano e suo Governo, mentre che Sua Maestà troppo si lascia avvicinare da istruttore inglese Maclean, il quale è sempre a fianco del nuovo gran vizir) abbiano pure influito nella determinazione del Governo tlirancese invio qui navi da guerra e, forse, inte.rprete Fumey a Marocco per chiedere spiegazioni e domandare assicurazioni, ponendo anche in rilievo ·come oggi Francia, le cui truppe operano nelle oa!Si ed altrove, possa, al tempo stesso, fare dimostrazione navale nelle acque marocchine, senza che altre potenze, né isolatamente, né riunite intervengano e qui mandino navi.

Francia oggi pure potrebbe, e non sarebbe la prima volta, tentare persuadere sultano niente può sperare dalle poteÌ1Ze che gli si professano amiche; convenirgli quindi con lei intendersi. (Vedi mio rapporto n. 620, linea 153, 5 luglio 1894).

372

IL CONSOLE GENERALE A JANINA, MILLELIRE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 194/45. Janina, 20 maggio 1901.

Come V. E. ben conosce, sullo scorcio del mese passato essendosi tenuto

in Napoli un Congresso di tutti i Comitati Albanesi, nel mentre io mi trovavo .a Prevesa, questo Governatore Generale, fece venire in Janina Giemil Bey, nipote del Comandante della Gendarmer,ia Essad pascià, giovine intelligentissimo e che conosce abbastanza bene la lingua Italiana. A questa persona il Governatore diede l'incarico di recarsi immediatamente a Napoli, sorvegliare attentamente gli atti del Congresso, e poi venire in Janina onde :Diferire ogni cosa.

Giemil Bey si recò effettivamente a Napoli, ed ultimamente veniva in Janina

per rendere conto della sua missione.

Naturalmente Giemil Bey non poté dare ,informazioni più di quelle che

portavano i giornali, e soltanto poté aggiungere aver udito in Napoli, che l'ere

zione di Vallona e Durazzo a Vice-Consolati, era stata fatta specialmente per

iniziativa di S. M. il Re.

Giemil Bey è già ripartito per Vallona, luogo di sua abituale residenza,

essendo egli un parente stretto dei fratelli Vlora, Suria e Ferid Bey.

Queste informaz,ioni in merito alla missione di Giemil Bey, per la sua andata

a Napoli, me le fece dare da persona fidata lo stesso Giemil Bey, il quale a

Vallona è uno dei nostri principali fautori, ed è precisamente uno di quelli che

vagheggerebbero l'idea di vedere l'Albania autonoma sotto il nostro protet

torato.

A Vallona H 7 del mese corrente giungeva in quella Rada il legno da .guerra Austriaco • Tauros •, già stazionario a Costantinopoli, e vi si fermava

tre giorni. Il capitano non scambiò visita che col Console Austro-Ungarico, col

Caimakan locale, coi Bey Vlora, che costituiscono la più cospicua famiglia del

paese.

A Vallona in seguito a questa venuta si divulgò subito la voce, che il legno

da guerra Austriaco, era approdato a Vallona e vi si era fermato tre giorni,

per fare una contro dimostrazione all'erezione per parte dell'Italia dei Vice

Consolati di Vallona e di Durazzo. Parrebbe, quantunque non ne appariscano

prove sufficienti, che questa voce sia stata messa in giro dal Console Austriaco

di Vallona, per far vedere alle popolazioni che l'Austria si occupa assai degli

Albanesi, e che essa non ne rinuncerebbe facilmente, a chi che sia, il protet

torato.

A sostegno di questa asserzione, vi sarebbe poi il fatto, che quantunque

di rado, ciò nullameno, l'Austria non cessa tratto tratto di far vedere i suoi

legni da guerra a Vallona. Misurata in tutto com'è essa, certo non abusa di

questo mezzo, ma ciò non per tanto, sotto un pretesto o sotto un altro, almeno

una volta all'anno, qualche legno da guerra Austriaco approda a Vallona.

Egli è certo che gli Agenti Austriaci qui accreditati hanno profittato dell'erezione dei due Vice-Consolati di Vallona e di Durazzo, per insinuare in queste Autorità locali dei sospetti contro di noi, ed è probabile che la missione di Giemil Bey, non sia stata che il risultato di queste insinuazioni. In ogni modo è quasi certo che la misura suaccennata, non fu da essi veduta di buon occhio. Però essi sono ben guardinghi dal fare qualsiasi esterna dimostrazione, e questo loro mal contento, ,io ho potuto conoscerlo, in modo dubbioso, dalle confidenze fattemi fare dal suindicato personaggio.

Il Vescovo di Prevesa è tutt'ora sotto sorveglianza in questa Metropoli, il Valy gli ha permesso di recarsi a Costantinopoli, senza passare però per Prevesa. Monsignor Cosmà ha dichiarato, che avendo tutti i suoi effetti a Prevesa nonché la sua moneta, egli non avrebbe potuto partire per la capitale Ottomana senza passare pel luogo di sua residenza abituale, e perciò ha telegrafato al Patriarcato perché gli venga accordato di recarsi a Costantinopoli passando per Prevesa. F>in'ora però nessuna risposta.

La scorsa settimana essendosi recato questo Dragomanno Cav. De Santo, dal Valy per qualche affare, quest'ultimo parea preoccupato, e gli disse aver ricevuto informazioni da Arta, come Malih Bey trovavasi in quella località allo scopo di organizzarvi una banda per entrare, da quella parte, sul suolo Ottomano, e che in vista di quelle circostanze appunto egli aveva dato una grande scorta a Monsignor Cosmà per venire in Janina.

Io credo la notizia data da Osman pascià, ben poco verosimile, giacché dato il caso che Malih Bey, come è assai probabile, dovesse ritornare in Epiro, egli non si allontanerà mai dal distretto di Premeti, e di Colonia, nei quali gode influenza illimitata, quindi opino che questa notizia data dal Valy, non sia che un pretesto per coprire il suo atto illegale contro il Vescovo di Prevesa, e scusare il grande apparato di forza con quella menzogna. E questo mio pensiero è avvalorato dal fatto che il Valy sembra preoccupato per l'atto inconsulto operato a danno di Monsignor Cosmà.

Intanto la voce che Malih Bey sia ,in Arta per organizzare un'invasione in Epiro, non è affatto confermata.

Pel momento null'altro di nuovo che meriti di essere riferito.

Copia del presente rapporto è stata inviata alla R. Ambasciata a Costantinopoli (1).

373

L'AMBASCIATORE A MADRID, AVOGADRO DI COLLOBLANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1302. Madrid, 21 maggio 1901, ore 3,45.

E'lezioni assicurano maggioranza ministero. Come di consueto, Governo usò ogni sorta di coercizioni ed illegalità. Vi fu sca11so concorso elettori, disordini a Bilbao ed altri luoghi. Nessun socialista eletto.

(l) La R. Legazione in Atene trasmise in data 22 maggio il R. 466/163 in cui si evidenziavano le preoccupazioni greche per le mire italiane sul litorale albanese.

374

IL COMANDANTE LA DIVIS·IONE NAVALE OCEANICA, CANDIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1306. Taku, 21 maggio 1901, ore 10,30.

Prego V. E. trasmettere Schiaparelli Torino seguente telegramma riservato: • Monsignor Carlassare partito " Indus " Roma 16 mese ·corrente, temo possa ostacolare China domande a'Ssociazioni. Converrebbe riceverlo Napoli, concedendogli massimi possibili favori. Monsignori Demarchi Volonteri ancora indecisi timore Propaganda. Albasini •.

375

L'INCARICATO D'AFFARI A BERNA, BERTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1299. Berna, 21 maggio 1901, ore 11,45.

Confermando il mio telegramma 9 corrente (1), ho l'onore di informare V. E. che, con nota odierna, presidente della confederazione annunzia ora designato signor Winkler, presidente tribunale federale Losanna, arbitro vertenza italoperuviana; termine presentazione memorie parti, giusta art. 3 compromesso, scadrà 20 novembre prossimo.

376

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1304. Tangeri, 21 maggio 1901, ore 20,40.

Ministro di Francia, cui è stato offerto posto governatore generale Algeria e quasi sicura accettazione, dissemi che navi andarono Mazagan.

377

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1305. Tangeri, 21 maggio 1901, ore 21,55.

Questo ministro di Russia segnalò Mohamed Torres convenienza inviare ambasciata marocchina a Pietroburgo. Fregatolo scrivere egli in :proposito vi si

rifiutò. Non ostante, Mohamed Torres scrisse sultano per informarlo tale verbale comunicazione... (l) questo disse riservatamente. In recente conversazione, ministro d'InghiJ.terra dissemi avere scritto a Marocco coi1Jsigliando sultano inviare ambasciate Pietroburgo e Parigi.

(l) Non pubblicato.

378

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A LISBONA, GERBAIX DE SONNAZ

D. CONFIDENZIALE 21384/77. Roma, 21 maggio 1901.

Ho avuto l'onore di rimettere a mani di S. M. il re il rapporto di V. S. in data del 5 corrente, n. 155 (2).

Per dò ,che concerne i rapporti di famiglia, Sua Maestà si riserva di farne oggetto di comunicazioni dirette e personali. Quanto poi aUa ,parte ,politica o, per parlare più esattamente, alla eventuale venuta in Roma del re Carlo, essa sarebbe certamente gradita, e approvo quanto ella ha detto in proposito approfittando della occasione, ma conviene astenersi da quallsiasi passo ulteriore :per non trovarci eventualmente compromessi di modo di averne nuovi spiacevoli incidenti.

379

IL CONSOLE A L'AVANA, BEAUREGARD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 243/50. Avana, 21 maggio 1901.

In plico separato ho spedito oggi stesso a V. E. il rapporto chiestomi coll'ossequiato dispaccio del 9 novembre scorso n. 46274/509 e colla circolare del 20 ~lo stesso mese n. 19 (3).

Ho cercato di esporre il più chiaramente possibile lo stato attuale dell'isola e tardai alquanto più di ciò che non avrei voluto a mandarlo perché trovandomi fra due elementi ben distinti, i Cubani e gli Americani, volevo studiare e vedere tutto da me stesso prima di esprimere un parere.

Avrei dovuto in questo mio rapporto fare parola pure di Portorico ma, ahimé! non potevo dire il vero senza urtare forse le suscettibilità della vicina grande America e pen:sando che il mio rapporto possa venire pubblicato, di essa tacqui ·come pure mi astenni di esprimere le osservazioni che seguono e che stimo .però necessario di portare a conoscenza di V. E.

Nel mese di marzo u.s. l'Assemblea Costituente di Cuba presentava all'approvazione del Governo di Washington il progetto di costituzione del quale un~sco una ·copia favoritami da uno dei membri del parlamento.

Gli Stati Uniti la respinsero immediatamente esprimendo il Ioro malumore perché in esso non si faceva parola delle relazioni che necessariamente vogliono sussistano tra loro e quest'isola, e non tenendo conto dell'osservazione fatta dall'assemblea che tali relazioni non potevano essere stabilite ·che per un trattato internazionale tra due Stati •liberi che essi costituenti non potevano addivenire a tale atto sì perché Cuba ancora non esisteva come nazione e sì perché il mandato ricevuto non concedeva loro tanto, imposero all'assemblea, come condizione· sine qua non dell'autonomia dell'isola, di approvare come atto fondamentale al pari della costituzione la legge Platt da me riportata nel mio rapporto e che V. E. ritroverà ·commentata nel giornale e nel 'libello che trasmetto pure in pacco a parte.

Il paese esaUisto non :può più sostenere lotta di sorta come ebbi a dirlo, e, se non oggi, domani l'emendamento del Senatore del Connecticut dovrà essere· approvato.

Tentano in ·compenso i Cubani .di ottenere facilitazioni commerciali !Per i prodotti loro ma fin ora non ottennero che promesse e gli Stati Uniti non vogliono certamente rinunciare a quell'arma delle tariffe doganali che, cambiate a loro· buon volere, possono 'precipitare Cuba nella miseria o farla ricca a volontà.

Società Nord-Americane si sono impossessate delle ferrovie; navi americane padroneggiano in tutti i porti; Je banche, le fabbriche di tabacco, molte fabbriche di zucchero, immen~si terreni sono nelle mani degli americani, e malgrado !la Joint Resolution delli 20 aprile 1898 ed il trattato di Parigi del Dicembre dello stesso anno, Cuba finanziariamente, e quindi anche moralmente e fisicamente è sottoposta al Governo di Washington.

L'emendamento Platt permetterà a quest'ultima di impossessarsene effettivamente quando meglio crederà.

Portorico, che autonoma sotto il Governo spagnuolo, viveva ricca e felice, ci dà un esempio di quel che potrebbero fare di Cuba. lvi l'americano voleva per sé i ricchi terreni e senz'altro in meno che non ,si dica impose la rovina di numerosissimi piccoli proprietari. Non passa giorno in cui non si ·citino casi di individui e famiglie intere morti di fame. Il capitalista degli Stati Uniti sorveglia l'opera del suo Governo •con gran compiacimento; per poco o nulla compera i campi abbandonati e costituisce 'Società per la coltura estensiva a profitto del suo paese.

Nel caso venga ad aprirsi, come certamente avverrà, un canale interoceanico· (voglia perdonarmi Signor Ministro, se tanto oso ritornare su questo argomento) a tutte le nazioni Europee converrebbe che al suo àngresso si trovi uno stato neutro ove possano le loro navi rifornirsi di ·carboni e vitti e trovare rifugio all'occorrenza contro le vessazioni ·che non mancheranno loro.

Non v'ha dubbio che sarebbe una spede di garanzia contro l'egoismo Ame

ricano che disprezza tanto le altre nazioni e che non indietreggia davanti a nulla

pure di assicurarsi a qualunque costo il primato commerciale là ove lo può.

OJtre ai reclami di ·commercianti, ed agli stampati che a comprovare questo

mio asserto trasmisi a V. E., mi permetterà ancora di addurre i seguenti fatti:

Un cittadino inglese essendo stato vilmente assassinato da un ameri·cano, sul

consiglio del Governatore militare dell'Avana, l'uccisore venne di questi giorni assolto dal Tribunale, ed al signor Lionel Carden Console Generale di S. M. Britannica non restò che mandare gli atti del processo al suo Governo e protestare pro forma.

A proteste dello stesso signor Carden per tassazione falsa ed indebita di

merce inglese, con prove in appoggio, non si ·curano nemmeno di dare seguito.

Al Console di Francia avviene ogni giorno lo stesso e per di più or son dieci

giorni, malgrado i trattati internazionali, malgrado le proteste del capitano, la

polizia americana si permise di montare per forza a bordo del vapore postale la

• Normandia», e di perquisirlo in un modo più ·che villano sotto pretesto di ricercare biglietti di ·lotteria spagnuola. Delle proteste del signor de Magny naturalmente ridono.

Per noi basta il fatto che nemmeno in occasione del sì triste avvenimento .della morte dell'universalmente amato e rispettato Re Umberto si degnarono mettere bandiere a mezz'asta.

Orbene forse questo punto neutro, questo ricovero sicuro, che anche in questo momento riuscirebbe utile, mi pare si potrebbe ottenere in modo pacifico e non troppo difficilmente.

Dico forse perché se gli Stati Uniti diffidenti si impossessassero anzi tempo

dell'isola non Isolo si riuscirebbe a nulla ma potrebbe pure essere la rovina dei

nostri emigrati; ma pure tuttavia ·la cosa si potrebbe tentare.

Scopo di Cuba è di popolarsi al più presto (può dare largamente da vivere

a più di 10.000.000 di abitanti) e nello stesso mentre di emanciparsi dalla for:zata dipendenza dagl.i Stati Uniti. Allora avrebbe mezzi per resistere e per difendersi. A noi, come alle altre nazioni, non costerebbe molto aiutarla in questo proposito ·con buoni trattati commerciali, e, noi, favorendo soprattutto la nostra emigrazione a questi lidi coHo stabilire ·comunicazioni dirette. Io son certo che ne ricaveremo sempre più profitti •Che perdite e si può stare sicuri che se i nostri si assimileranno assai presto ai Cubani la diversità della razza, dei costumi, ed

i loro interessi opposti a quelli degli Americani J.i manterrà sempre italiani.

Pertanto accettato che sia l'emendamento Platt, quell'assemblea che in due

mesi seppe dare una costituzione al suo paese, in pochi giorni senza dubbio avrà

fatta la legge elettorale. Si può arguire che le elezioni si faranno in ottobre o

novembre e ·che al più tardi per il mese di marzo venturo la consegna dei poteri .oSarà fatta ed avremo quindi un nuovo stato apparentemente libero col quale stabilire relazioni internazionali.

Io pertanto prevedendo una immigrazione d'italiani, non indifferente sto

trattando con i ministri attuali e colla società di Agricoltori che qui esiste per

poter trovare terreni ove collocare i nostri contadini e dalle promesse fattemi,

dagli uni e dagli altri, spero riuscire nel mio intento.

Se V. E. lo crede bene, mi rivolgerò pure a suo collega di Industria e Com

mercio per sapere per quali generi di merci più si dovrebbe cercare di ottenere

facilitazioni daziarie e quali si potrebbero concedere al nuovo stato, nel caso

.sempre le •cose vadano bene, affinché al momento venuto, e cioè fra pochi mesi il R. Governo e questo ufficio non restino sorpresi dagli eventi.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Cfr. n. 322. (3) -Non pubblicati.
380

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA

(Carte Pansa)

L. P. Costantinopoli, 21 maggio 1901.

L'incidente delle poste è finito ieri. Tewfik si è recato dagli Ambasciatori a fare scuse e dichiarare ristabilito lo statu qua del servizio postale. Marshall ha dichiarato che bastava. Gli altri tre furono di contraria opinione e telegrafarono ai propri Governi esser necessaria una riparazione più formale ma Tewfik essendo stato ieri a ripetere le scuse verbali già fatte una volta, essi hanno ricevuto istruzione di prenderne atto, ciò che fecero con una nota identica. I quattro Ambasciatori (noi e il russo siamo sempre stati fuori non avendo avuto nessun lamento da fare per i nostri uffici) avevano d'accordo proposto ai Governi un ultimatum sostenuto, occorrendo, da una dimostrazione navale. I tre avevano ricevuto istruzioni affermative. All'ultimo Berlino ha gettato acqua sul bell'ardore. I colleghi sono furiosi contro Marshall, che infatti aveva gridato più degli altri, e pare che nella riunione, Constans, col suo solito linguaggio ricco di immagini, non lo abbia ménagé. Il loro malumore è cresciuto dal fatto che venerdì i tedeschi hanno ottenuto un iradé favorevole per le questioni relative al posto di Haidov poiché ancora pendenti e poi lo stabilimento di una banca agricola-industriale destinata all'incremento del commercio lungo la ferrovia d'Asia. I colleghi attribuiscono il successo ad un bazarlic, il cui prezzo fu pei tedeschi l'arrendevolezza dimostrata in questa circostanza e forse hanno ragione (1).

381

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A SCUTARI, LEONI

T. 1233. Roma, 22 maggio 1901, ore 12,05.

Urgendomi conferire con lei la prego partire immediatamente per Roma non dicendo nessuno di es.sere stato chiamato da me.

382

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. CONFIDENZIALE 1314/81. Berlino, 22 maggio 1901, are 17,40 (per. ore 19,20).

Marchese Imperiali mi rimise ieri mattina lettera particolare dell'E. V. del 16 corrente. Avendo avuto occasione conferire nella giornata stessa con conte Richthofen, ed avendo già con lui toccato altra volta argomento rinnovazione

pura e semplice del trattato di commercio (vedasi mio telegramma 63) (1), mi fu facile rimettere discorso su quella via. E gli domandai, confortando la mia domanda cogli argomenti di alta opportunità politica da V. E. segnalatimi, se non riteneva possibile procedere fin d'ora alla rinnovazione del trattato colla esclusione vooi che non interessano le due parti contraenti, e con riserva di esaminare, in seguito, modificazioni di secondaria importanza. Conte Richthofen mi rispose cl:).e la cosa, nei termini precisi in cui la ponevo, era già da lui studiata e dibattuta colle autorità competenti, dopo la conversazione avuta con me il 24 aprile e riferita nel mio telegramma 63 predetto: egli dovette però convincersi che essa presentava, malgrado il buon volere suo e del cancelliere, difficoltà quasi insormontabili. La prima e più grave di tutte queste consiste nel fatto che la rinnovazione, non potendosi tenere segreta, anzi essendo destinata a essere pubblicata, metterebbe Governo imperiale in condizioni di inferiorità nel trattare a suo tempo con le altre potenze, le quali conoscerebbero già i dazi che esse possono pretendere dalla Germania per la clausola nazione più favorita relativa ad una quantità di voci anche se cereali e ferro r>imangono [esclusi] dalla rinnovazione. Conte Richthofen non si rifiutò però di continuare a studiare la questione, e mi rinnovò ad ogni modo promessa che qualche provvedimento, qualche comunicazione che potrà pubblicarsi verrà fatta al R. Governo prima che sia resa nota nuova tariffa doganale tedesca. Questa è tuttora allo studio e Richthofen mi disse eziandio che il progetto già elaborato subirà ancora modificazioni; non sarà tanto presto pubblicato, e anzi soltanto il 4 giugno prossimo avrà luogo qui una conferenza del cancelliere coi ministri competenti di Prussia, Baviera, Sassonia, Wurtemberg, Baden, Assia, per definire varie questioni tuttora pendenti. Il progetto definitivo dovrà poi essere presentato al consiglio dell'impero, che difficilmente potrà finirne esame prima di autunno.

(l) La Porta aveva fatto sequestrare le valige postali all'arrivo del treno, e le aveva aperte, forse anche !'rendendosi quanto le accomodava. Così aveva scritto a Pansa lo stesso· Gallina il 12 maggio. (Carte Pansa).

383

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1317. Vienna, 22 maggio 1901, ore 18.

Sunto dichiarazioni fatte oggi da Goluchowski delegazione ungherese circa trattati di commercio e alleanze: • Nostra politica estera continua nelle sicure vie seguite con incrollabile coscienza da venti anni, cioè intimi legami coi nostri alleati, rapporti fiduciosi colle altre potenze, anzitutto colla Russia. È nostro sforzo costante mantenere questa base che ha fatto così buona :prova nell'interesse della pace generale. Speriamo così con fondamento che anche nel futuro non verrà modificata. Da quakhe tempo corrono dicerie insistenti per scuotere fede nella solidità triplice alleanza. Ma loro tendenza è troppo trasparente, né varrebbe pena occuparsene se non vi si connettessero sforzi per mettere alleanze politiche in diretta connessione colla conclusione favorevole trattati commerciali. Oggidì neJ.la crescente importanza questioni economiche difficilmente potrebbesi sostenere tesi ·che sia conciliabile una lotta economica con intimi rapporti poli

tici. Quindi bisogna trovare, nell'interesse di questi rapporti, un modus vivendi per mitigare contrasti economici. Sono convinto che prossime trattative commerciali con Germania, Italia avranno risultato più soddisfacente per ogni parte. Sarebbe però eccessivo subordinare alleanze politiche aventi s'copi più alti alla politica commerciale, sottomettendo esigenze 'ragione di stato a riguardi materiali. I vantaggi che la triplice alleanza, avendo carattere pacifico e ripartendo in eguali proporzioni diritti e doveri, offre a ciascun contraente, sono troppo evidenti per sacrificarli con cuor leggero; nondimeno sarebbe pericoloso se questa sistematica istigazione su estese classi popolari creasse correnti favorevoli ad elementi sovversivi ostili all'attuale configurazione europea. Occorre quindi illuminare opinione pubblica, risvegliando coscienze che per quanto interessi commerciali esigano considerazione ed energico appoggio governi, un'alleanza politica non può essere messa in giuoco come semplice oggetto di compensazione, senza porre a repentaglio gravi intere1ssi. Le alleanze non si conchiudono per far piacere, ma perché rispondono a più alte necessità ed interessi che si sostengono mutuamente. Però sarebbe altrettano erroneo entrare in simili

combinazioni ,pel solo motivo di vantaggi commerciali, ,come il respingerle se non dessero incondizionato soddisfacimento a esigenze economiche •·

(l) Cfr. n. !l75.

384

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in L V 99, p. 78)

T. 1320/53. Pechino, 22 maggio 1901, ore 19,10.

Corpo diplomatico ammise doversi chiedere alla Cina, come indennità, il totale delle spese fatte dai Governi e delle perdite subìte da privati, cioè, cil'ca 450 milioni di taels. Solo ministro Stati Uniti si astenne dal votare. Sembra quindi esclusa riduzione. Ministro d'Inghilterra propone però arrestare computo spese militari a 1° luglio anche se occupazione continuasse. Tutti rispondemmo chiederemo istruzioni. Ministro d'Inghilterra dichiara ammetterebbe aumentare diritti doganali oltre il 5 % qualora Cina concedesse facilitazioni circa trattamento commercio nell'interno. Ministro Stati Uniti mette la stessa condizione anche all'aumento dogane fino a 5 %. Per ora siamo unanimi per accettare come cespiti per pagamenti annualità dogane e soprappiù attuale rendite dogane (1), in totale 7 milioni di taels. Domani continua la discussione.

385

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1319. Tangeri, 22 maggio 1901, ore 21,20.

Navi francesi arrivate Mazagan. Interprete partì immediatamente per Marocco. Una nave prosegue, affermasi, per Mogador.

Popolazione musulmana Mazagan allarmatasi barche francesi facendo sondaggio. Governatore scrisse console di Francia lagnandosi. Mi viene riferito che navi squadra francese del Mediterraneo siano vicinanza Cadice.

(l) In LV 99 qui aggiunto « di mare».

386

IL COLONNELLO GARIONI AL MINISTRO DELLA GUERRA, PONZA DI SAN MARTINO (l)

r. 1324. Pechino, 23 maggio 1901, ore 8,45.

In relazione trattative pace Governi dispongono parziale riduzione prima inizio piogge. Americani già partiti; francesi già avviate riduzioni; dicesi comandante d'armata ·parta metà giugno. Nostra speciale condizione consigliami rappresentare convenienza provvedere noleggi rpiros·cafi pel primo scaglione anche· perché appena deciso sgombrare Pechino, converrebbe inviare truppe imbarco evitare soste intermedie dove condizioni alloggiamenti improvvisati paiono poco• favorevoli. Pregherei calcolare largamente sistemazione bordo rimpatrianti.. Salute, disciplina ottime.

387

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1371/54. Pechino, 23 maggio 1901, ore 17 (per. ore 6 del 29) (2).

Stamane si è discussa proposta inglese. Ministro di Francia dichiarò sue antiche istruzioni erano di appoggiare prestito garantito, ma ora attendere· nuove istruzioni. Ministro di Germania pronto a'ppoggiare proposta inglese, ma anche sistema prestito garantito potrebbe essere ammesso. Ministro del Giappone :sarebbe pronto a prender parte a garanzie, tanto adottando proposta russa che proposta inglese: su quest'ultima osserva che, obbligazioni rilasciate dalla China essendo al 4 %, si dovrebbe tenere ,conto che alcune potenze non :possono collocare obbligazioni al 4 %, quindi compensarle.

Ministri di Austria Ungheria, del Belgio, dei Paesi Bassi aspettano istruzioni. Ho dichiarato • dalle indicazioni ricevute credo poter affermare R. Governo sarebbe disposto ad accettare, in massima, progetto inglese, sia associandosi poi ga·ranzie potenze a obbligazioni o non a.ssociandosi. Credo però decisione dipenderà da soluzione questioni di dettaglio circa somme destinate al servizio del prestito ed ai modi di pagamento ».

Circa l'ammortamento,ministro di Inghilterra propone 1/2 %, quindi ammortamento in 60 anni. Ministro di Germania -preferirebbe ammortamento in 30 anni, come, del resto, Governo cinese pare preferisca. Ministro di Francia propose ammortamento progressivo che aumenti di mano in mano che redditi cinesi sono liberati da ammortamento precedenti debiti.

(l) -Il telegramma fu comunicato dal Ministro della Guerra al Ministro degli Esteri. (2) -Il telegramma era giunto in precedenza ma non era stato possibile decifrarlo. Il 29 maggio ne giunse una ripetizione.
388

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

(Ed. in LV 99, p. 78)

T. 1246/55. Roma, 23 maggio 1901, ore 20.

Ricevetti telegramma S. V. n. 53 (1).

Confermo mie ~struzioni precedenti. Se potenze sono concordi nell'arrestare computo ,spese militaTi al pr,imo luglio, V. S. può associarvisi, purché pratiche per definitiva c<mclusione vengano spinte rapidamente in modo da poter rimpatriare gran parte delle truppe prima deUa cattiva stagione. Ciò che importa sopratutto è assicurare reddito sufficiente per servizio prestito. Inutile aggiungere che ufficio internazionale da formarsi per incassare quei redditi, qualunque .sia suo modo di formazione, deve contenere assolutamente giusta proporzione rappresentanza italiana.

389

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

'T. 1247. Roma, 23 maggio 1901, ore 20.

Dichiarazioni Goluchowski sopra trattati di commercio {2) sono qui in complesso molto variamente commentate (3). La prima parte sarebbe anche più recisa di quanto io stesso avevo desiderato, ma purtroppo l'utile effetto è quasi completamente distrutto dalla seconda parte, la quale ha, come V. E. stessa ha rilevato nel di lei telegramma (2), l'inconveniente di porre ufficialmente la questione se o meno le aHeanze politiche devono essere subordinate alle commerciali. Certo le ragioni addotte dal conte Goluchowski per pronunciarsi nel senso da lui espresso sono serie, ma non so quale efficacia potrebbero avere nel nostro parlamento o nella nostra pubblica opinione. Sarebbe stata ottima cosa se invece .Goluchowski avesse sviluppato -l'idea che quella questione era prematura ed .oziosa, perché esisteva nei due Governi Ia ferma fiducia di mantenere sia pure

colle opportune reciproche concessioni l'intesa commerciale. Comunque sia oramai non è possibile ritornare 'sopra un fatto ·compiuto, ma certo il mio compito nella prossima discussione parlamentare del bilancio esteri diventa meno agevole di quanto credevo.

(l) -Cfr. n. 384. (2) -Cfr. n. 383.

(3) Cfr. I! Seco!o, La Tribuna, La Perseveranza, I! Giorna!e di Sici!ia, del 23 maggio.

390

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 674/358. Vienna, 23 maggio 1901

Contemporaneamente a questo mio rapporto giungeranno all'E. V. i giornali viennesi di stamani, che riportano testualmente la relazione circa la politica estera dell'Austria-Ungheria, pronunziata ieri da S. E. il Conte Goluchowski in seno alla commissione per gli affari esteri della Delegazione Ungherese, e della quale, nella parte concernente la triplice alleanza ed i trattati di commercio, mi son fatto premura di telegrafarle ieri stesso un sunto esteso.

Accludo, ad ogni buon fine, il testo medesimo, pubblicato dal Fremdenblatt. Dopo una esposizione assai particolareggiata dei criteri che hanno determinato la politica austro-ungarica in China, il Ministro I. e R. accennò alle condizioni generali della politica europea, arrestandosi soprattutto sulla questione· dei Balcani e sottolineando le intenzioni moderate e pacifiche dell'AustriaUngheria a questo riguardo. Espose poi quanto ebbi l'onore di riferire circa la triplice alleanza ed i trattati di commercio, e, dopo aver rilevati i rapporti amichevoli mantenuti con tutti gli altri Stati, conchiuse con alcune considerazioni riguardo al bilancio degli affari esteri e .specialmente ailla creazione di una Legazione 'll Messico e di alcuni nuovi uffici consolari, a cui si riferiva il mio rapporto di ieri n. 671/355 (1).

L"impressione generale prodotta qui da questa relazione fu buona e sulla medesima gli organi più importanti della stampa locale si esprimono stamani· in modo favorevole. Essa trovò anche buona accoglienza in seno alla stessa Commissione della Delegazione Ungherese, come si rileva dai discorsi dei diversi Delegati, pure riprodotti nel giornale qui annesso. Fecero eccezione i deputati d'opposizione Hollo ·ed Ugron, che si pronunziarono in !Senso contrario alla politica del Conte Goluchowski. L'On. Ugron ,si riservò, anzi, di farne una critica· nella seduta plenaria. Ma questa opposizione, ispirata da questioni di partito e di politica nazionale, era preveduta e non si crede possa avere notevoli conseguenze. Non posso pregiudicare qui ora l'impressione che il discorso del Conte Goluchowski farà all'estero.

L'intonazione generaie essendo essenzialmente pacifica, esso sarà in massima ben accolto dovunque si desidera il mantenimento della pace e dello status quo. Certo per quella parte dell'opinione che in alcuni paesi, e anche in Italia,

accarezza l'idea della rottura della Triplice Alleanza, il discorso del Conte Goluchowski non sarà il ben venuto. Il calore, con cui il Ministro I. e R. disapprova la teoria della necessaria connessione degli interessi economici coi politici solleverà pure ,contraddizioni, non tutte infondate.

Ieri stesso, poi, in seduta speciale, la commissione di marina della Delegazione ungherese approvò ,senza incidenti il bilancio della Marina austroungarica.

(l) Non pubblicato.

391

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 305/54. Pechino, 23 maggio 1901.

Col mio rapporto n. 286/52 (l) ho avuto l'onore di trasmettere all'E. V. copia di un promemoria rimessomi dal Ministro di Inghilterra circa il modo da suggerire alla Cina per soddisfare alle indennità chieste dalle varie Potenze.

In quel promemoria si ,contenevano in sostanza due proposte; l'una quella di accogliere in massima il progetto americano di una riduzione di tutte le domande, l'altra di accettare in pagamento delle obbligazioni emesse alla pari e che dessero un interesse del 4 %, più un mezzo per cento per ammortamento.

Mentre esprimevo l'opinione che il primo non avrebbe verosimilmente trovato buona accoglienza, non ho mancato di aggiungere che il secondo progetto parevami potesse avere maggiore probabilità d'essere accolto di quello russo anche perché alla ,riuscita di quest'ultimo era necessario il consenso di tutte le Potenze alla garanzia del prestito, mentre il progetto inglese, lasciando più libertà ai differenti Governi poteva più facilmente raccogliere ,l'approvazione di ognuno.

Ieri vi è stata la prima ed oggi la seconda riunione dei Rappresentanti Esteri per discutere tale questione. Il Ministro di Germania cominciò dal proporre di pronunciarci sul prindpio della opportunità di presentare alla Cina la domanda di tutte le spese fatte dai Governi esteri e di tutte le perdite subite dalle 1società e dai privati, oppure di ridurre tali cifre.

La risposta contraria alla riduzione è stata unanime, se se ne eccettua il Rappresentante Americano, il quale si astenne dal votare.

Eliminata così la proposta americana si era raggiunto un risultato considerevole ed il Ministro d'Inghilterra propose stabilire che in ogni modo le spese militari sarebbero calcolate solo fino al primo luglio, anche se l'occupazione dovesse protrarsi.

Nessuno avendo istruzioni su questo punto, si rimase intesi che se ne chie

deva ai rispettivi Governi. Scopo di questa proposta è quello di poter indicare

una somma fissa fin d'ora, tanto più che il ritiro delle truppe ha avuto luogo

da parte dell'America, della Russia e parzialmente è già iniziato dal Giappone, dalla Francia e anche dall'Inghilterra. Unico inconveniente che io vedo in tale decisione è quello di toglierei cosi un mezzo di affrettare i cinesi e far pressione su di essi. Ma credo che probabilmente verrà accolta né vi scorgo alcun grave danno per i nostri interessi. Si venne poi a discutere i cespiti dai quali attingere le somme necessarie per far fronte alle indennità.

Come ho riferito nel mio telegramma n. 50 (1), i Plenipotenziari Cinesi scrissero essere possibile alla Cina di distogliere dai suoi redditi circa quindici milioni di taels così ripartiti:

10 milioni dall'imposta sul sale;

3 milioni sulle dogane interne (likins);

2 milioni sulle dogane indigene.

L'imposta sul sale fu dettagliatamente studiata dalla Commissione delle indennità e ve ne è un diffuso ·cenno nella relazione annessa al mio rapporto

n. 286/52. Nella iseduta d'ieri e d'oggi nulila fu indicato che modificasse quelle previsioni, onde può dirsi con sicurezza di non ingannarsi che se ne ritrarrebbe immediatamente un reddito di 11, o 12 milioni almeno, mentre fra qualche anno se fosse sottoposta al controllo di un'amministrazione regolare potrebbe dare molto di più, secondo alcuni fino al doppio.

La Russia anche la Francia per consenso si dimostrarono sempre ostili a disporre di quell'imposta per il timore che ne derivasse una intromissione straniera nell'ammintstrazione cinese la quale potrebbe condurre ad un controllo internazionale che la Russia non vuO'le. Ora però, dopo esse11si fatti dichiarare ben recisamente dal Ministro d'Inghilterra che disponendo di quell'imposta resta però ben intesa l'esclusione di qualsiasi controllo sull'amministrazione e sull'esazione di quell'imposta, il Ministro di Russia sembra meno alieno dall'ammettere che si disponga di quel reddito. Dichiarò ad ogni modo che aspetta istruzioni.

Le dogane delle giunche cinesi verrebbero affidate all'Amministrazione delle Dogane Imperiali Marittime per cui si può con sicurezza prevedere un aumento nel loro reddito che la Commissione delle indennità non riuscì a precisare ne>l suo rapporto gia·cché è calcolato dagli uni un milione di taels, da altri cinque. Se si pensa però che tali differenze provengono dall'incertezza in cui si è sull'amministrazione indigena e che tutti ammettono che, affidata all'I.M. Customs la Dogana delle giunche produrrebbe almeno 4 (secondo gli uni), fino a 10 milioni secondo altri, si può calcolare su un reddito di cinque o sei milioni di taels.

Quanto alle dogane interne o likins non s'intende disporne giacché una tale imposta è sempre stata 1subita a malincuore dal commercio straniero che trova in essa ostacoli continui creati dagli abusi ai quali si presta. Non si vorrebbe quindi sanz,ionarla coll'accettarla quale garanzia delle obbligazioni rilasciate dalla Cina, e si cercherebbe di mantenersi ·così liberi di propugnarne l'abolizione.

l•O -Documenti diplomatici -Serie III -Vol. V

Venne invece suggerito di sostituirla col soprappiù dei redditi delle Dogane marittime, pagate ·le spese d'amministrazione delle Dogane stesse, dei fari e le annualità dovute per interessi ed estinzione d'ei debiti anteriormente contratti.

La Commissione delle indennità, prendendo come base il reddito delle Dogane nel 1898 -annata non delle più favorevoài -ed avendone dedotto le spese del • Peking College • e del Col1PO diplomatico cinese all'estero (alle quali il Governo ·cinese potrebbe destinare altri redditi; p. es. i likins, se crede) ha stabilito detto avanzo in un minimum di l milione e mezzo di taels.

Sul prelevamento di questi due ultimi ·cespiti, non essendovi opposizione di alcuno si rimase intesi e si calcolarono a sette milioni di taels all'anno, convinti che produrranno qualcosa più di tal somma.

Se il Ministro di Russia ~con quello di Francia ammettono che si disponga anche del sale si arriverebbe facilmente ad una somma di 18 milioni pur tenendo le nostre previsioni prudentemente basse.

Venne anche fatta la proposta di portare i diritti doganali al 5 % ed H Ministro d'Inghilterra accetterebbe, ma il Rappresentante Americano ha dichiarato che il suo Governo assentirebbe solo qualora fossero fatte al commercio straniero alcune ·concessioni. Queste -secondo mi disse poi il Ministro di Inghilterra -potrebbero ridursi ad alcuni lavori alla barra dell'Wang-po che renderebbero l'accesso di Shanghai più facile ai grandi battelli.

Se ciò fosse, non sembrerebbe difficile l'accordo su questo aumento e si arriverebbe facilmente a stabilire un reddito di cir,ca 21.000.000 di Taels, senza calcolare sul continuo progredire dei redditi delle dogane, progresso che notasi costante da molti anni a questa parte.

Sorse poi la questione circa l'ammortamento ·che nella proposta inglese è calcolato al mezzo per cento annuo e si compirebbe quindi in sessant'anni.

Il Ministro di Germania si mostrò piuttosto favorevole a ridurre quel termine e aggiunse che tale sarebbe H desiderio dei Cinesi, mentre il Ministro di Russia inclinerebbe a ritardarne l'inizio ad un'epoca da fissarsi, quando cioè, coll'estinguersi dei debiti precedenti, i redditi delle Dogane saranno aumentati. II Ministro di Francia propose un ammortamento progressivo in proporzione dell'aumento del soprappiù dei redditi delle Dogane.

Siccome quest'ultima proposta, la quale sembra a prima vista sodldisfare ai desideri di tutti, abbisognava di essere esposta più dettagliatamente si pregò la Commissione dell'indennità di redigere un progetto preciso ed intanto si aspetteranno istruzioni.

Esaminando la proposta inglese si giunse così a discutere la creazione di una Commissione per esigere e ripartire fra le Potenze Je somme pagate dalla Cina.

Il Ministro di Russia chiese subito quali dovessero essere le mansioni di questo nuovo istituto e si rassicurò ~solo quando il Ministro d'Inghilterra dichiarò formalmente che non entra nelle vedute del suo Governo che ta,le Commissione debba menomamente esercitare un qualunque controllo né intromette11si nella amministrazione cinese; ma semplicemente incassare le somme versate dalla Cina e ripartirle fra i vari Governi. Aggiunse anzi che aveva inteso •come qua'l

-cuno abbia pensato ne potessero far parte dei Consoli, ma egli è completamente

contrario a tale concetto e propenderebbe invece ad incarkarne i direttori delle

Banche di Shanghai, giacché le funzioni che spetterebbero alla Commissione

sarebbero puramente di contabilità.

Il Ministro di Russia soggiunse ad ogni modo che la parola • Commissione •, potendo far credere ciò che non è, sarebbe forse d'avviso di dare quegli incarichi a1le Banche stesse.

Dalle conversazioni -che in questi ultimi giorni avevo avuto coi miei col

leghi mi risultava che pienamente d'accordo su questo punto col Ministro di

Russia sono quello d'Inghilterra, di Francia, del Giappone ed il Rappresentante

kmedcano; mentre quello di Germania, benché non sfavorevole anche ad un

controllo sull'amministrazione delle imposte destinate al pagamento di quelle

obbligazioni, pensava ogni tentativo in senso contrario fosse inutile.

Ho creduto perciò preferibile non pronunciarmi a quel riguardo e non accennare al desiderio espressomi dal!l'E. V. nel suo telegramma del 19 corrente

n. 54 (l) circa Ja convenienza di rinforzare per quanto è possibile quell'istituto.

Nei miei precedenti rapporti ho sempre manifestato la mia opinione se-condo la quale sarebbe stata desiderabile per noi la creazione di una cassa del debito pubblico come l'Egiziana, o almeno di qualche istituzione che vi si avvicinasse.

Tale mia idea -credetti fosse possibile quando oltre 'la Germania anche l'Inghilterra sembrò sostenerla giacché v'era .speranza che la Russia, rimasta sola, avrebbe finito per accontentarsene. Ma ormai è chiaro che nell'escludere ogn:i accenno ad un controllo internaziona-le sono concordi tutte le Potenze eccetto forse la Germania e probabilmente l'Austria.

Dato ciò, non so se convenga fare inutili proposte in tal senso oppure se non sarebbe più indicato contentarsi della garanzia delle Dogane Imperiali Marittime ed in cambio di quella arrendevolezza che forse sarebbe gradita all'lnghhlterra, ottenere un certo diTitto per gli Italiani ad avere maggiore autorità -nelle Dogane, come già ho accennato all'E. V. nel mio rapporto n. 142/24 .20 marzo u.s. (2).

Dopodomani continuerà la discussione la quale si aggirerà probabilmente sugli altri cespiti che si potrebbero destinare al pagamento delle obbligazioni, -qualora la Russia e Ja Francia continuino a non voler toccare J'imposta sul sale.

L'assicurarci dei redditi per garantire il pagamento regolare è, credo, la -cosa che ormai più importa perché da tale garanzia dipenderà la maggiore o minore facilità di esitare le obbligazioni e -per noi più che per altri ciò è interessante.

Il Min~stro Giapponese, i-1 quale rappresenta un paese le cui condizioni finanziarie non sono tali da lasciargJi sperare meno difficoltà di quelle che avremo noi per mettere in circolazione le obbligazioni, osservò che 1sarebbe -equo compensare quei paesi i quali, per lo scarso credito o mancanza di capitali disponibili non troverebbero a collocare, anche se garantite le obbliga

zioni al 4 % . La proposta venne fatta in modo assai vago ed ignoro se il Giappone insisterà, questo ;progetto certamente sarebbe a noi utile, ma non mi pare abbia probabilità di realizza11si, tanto più perché mi avvedo come le nostre cifre per spese militari siano credute generalmente assai elevate, e ciò in seguito alle notizie insistentemente propagate dai nostri giornali che le spese fatte per la marina e per l'esercito non superano i tr.edici milioni. Ne8suno dei miei colleghi però me ne ha parlato direttamente né, che io sappia, lo ha detto ad altri in modo esplicito.

Io mi auguro che presto si arriverà ad un'intesa ·che permetta di sistemare la questione delle indennità la quale ormai è quelJa ·che ha maggiore interesse.

Ad onor del vero, e perché so che altri ne ha riferito al suo Governo, non posso tacere che se grandi ritardi vi furono in questi nostri negoziati lo si deve non 1solo a qualche lentezza da parte dei Cinesi e alla diffi.coltà di mettere d'accordo le varie tendenze delle Potenze interessate, ma anche il carattere del nuovo Ministro inglese.

Sir Ernest Satow, eccellente persona e con la quale sono in eccellenti rapporti personali, porta però nelle nostre discussioni una tale pedanteria, una cura sì eccessiva di dettagli e così poca arrendevolezza, anche in questioni secondarie che certamente ha ritardato i nostri negoziati.

Di ciò specialmente si lagna con ragione il Ministro della Germania, il quale deve avere istruzioni di sollecitare per quanto è possibile questi negoziati, mentre il suo Collega inglese 1sembra a bello studio prolungarli con esitazioni e agre discussioni le quali feriscono or l'uno or l'a>ltro dei CoUeghi, creano difficoltà in questioni di poca importanza e non semplificano cedamente il nostro compito.

Per conto mio ho creduto interpretare le intenzioni del R. Governo associandomi al Ministro di Germania per quanto mi era possibile pur evitando di trovarmi in urto con Sir Ernest Satow, il che, per ora, mi è riuscito.

(l) Non pubblicato.

(l) Cfr. n. 344.

(l) -r:fr. n. 367. (2) -Non pubbllcato.
392

IL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA, AL MINISTRO DEGL ESTERI, PRINETTI

T. 1522. Addis Abeba, 24 maggio 1901 (1).

Ho ricevuto ratificata solamente prima convenzione luglio pel confine Eritrea. Mancano quelle riguardo compenso, e Menelick ne è molto sorpreso. Ho dovuto rassicurarlo, provandogli che anche senza ratifica, egli finora riceve le somme che ci chiede. Mandi, a suo tempo, le convenzioni in duplice copia, per potere consegnare a Menelick una di ciascuna di esse. Rivolgo preghiera a V. E. farmi spedire le altre due convenzioni ratificate.

(l) Il tel. venne inviato tramite il Governatore dell'Eritrea, Martini, il 9 giugno, ore 13,15.

393

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. CONFIDENZIALE 679/363. Vienna, 24 maggio 1901.

Ieri si riunì la CommiSisione del Reichstag Austriaco, incaricata di studiare la questione dell'autonomia amministrativa del Trentina. Le tendenze manifestatesi in seno alla Commissione ste~Ba sono piuttosto favorevoli ad una autonomia almeno ·parziale. Ed a quanto mi risulta da notizie confidenziali, in questo senso si sarebbe anche espresso lo stesso Ministro Presidente Dr. de Koerber, H Quale, alcuni mesi or sono, in una lettera al Presidente del Club parlamentare italiano, Barone Malfatti, si era manifestato assolutamente contrario a qua•lunque idea d'autonomia. (Vedere il rapporto di questa R. Ambasciata 19 dicembre u.s. n. 1699/837) (1).

Il progetto che allo stadio attuale delle trattative il Governo ed i deputati tedeschi del Tirolo sembrerebbero disposti ad accettare sarebbe il seguente: Verrebbe mantenuta ad Innsbruck un'unica Dieta per l'intero Tirolo, ma essa si dividerebbe in due sezioni, una tedesca, pel Tirolo settentrionale, e l'altra italiana, pel Trentina. Al Trentina verrebbe concessa una autonomia finanziaria ed amministrativa abbastanza completa, ma tutta l'amministrazione seguiterebbe a gravitare intorno ad Innsbruck.

Questa riserva sarebbe ispirata al Governo dal timore di favorire, costituendo il Trentina in provincia autonoma con a capo Trento, le tendenze separatiste delle popolazioni italiane della Monarchia.

Le popolazioni tedesche del Tirolo, che avevano fino ad ora combattuto qualunque ·progetto di autonomia, per quanto limitata, vi si mostrerebbero ora favorevoli. Le cause di tale cambiamento di opinione, di cui si sono fatte interpreti le maggioranze della deputazione tirolese tedesca sia alla Dieta di Innsbruck che· alla Dieta dell'Impero, sono di due ordini: economiche e .politiche.

Dal punto di vista economico, l'interesse all'unione col Trentina è grandemente diminuito pel Tirolo settentrionale, e fra poco potrebbe anche cessare completamente.

Infatti pel passato la parte contributiva delle popolazioni italiane nelle spese della provincia era proporzionalmente maggime di quella delle !POpolazioni tedesche. A stabilire questa sproporzione contribuiva grandemente un dazio provinciale di una corona al quintale sui cereali introdotti nel Tirolo, dazio che grava specialmente le popolazioni italiane, le quali si nutrono specialmente di po·lenta. Contro tale dazio interno, che produce due milioni di corone all'anno, ha protestato energicamente l'Ungheria, in base al patto fondamentale di unione tra le due parti della Monarchia, secondo il quale non possono esser sottoposti, in una di esse, a dazi protettori della produzione locale i prodotti dell'altra. Quindi tale dazio è destinato a sparire, ciò che cambierà completamente la

{l) Non pubblicato.

situazione fiscale del Tirolo giacché, colla soppressione del dazio provinciale sui cereaU, il Trentino verrà a pagare il 25 % circa delle imposte del Tirolo, mentre gli italiani rappresentano il 42 % dell'intera popolazione tirolese. D'altro lato di: alcune spese fruiscono in proporzione maggiore gli italiani che i tedeschi, e ciò si verifica specialmente per quel che riguarda l'istruzione pubblica. Le scuole elementari, infatti, sono andate aumentando in ,proporzione molto maggiore nel Trentino ,che non nel Tirolo Settentrionale, sicché attualmente, mentre, come si è detto più 1sopra, le due popolazioni sono nel rapporto di 42 a 58, le scuole elementari italiane sono circa 1000 e quelle tedesche circa 1200.

E questo onere andrà sempre più aggravandosi per le popolazioni tedesche coll'imminente e inevitabile aumento degli stipendi dei maestri elementari. Questi percepiscono attualmente 800, 1000 e 1200 corone annue, a seconda della categoria a cui appartengono, e dovranno essere aumentati, in ciascuna categoria, di 200 corone, con un accrescimento di spesa di 440.000 corone. Gli Italiani del Trentino ritengono che questi svantaggi economici ,che presenterebbe rper loro l'autonomia sarebbero largamente compensati, oltre che dall'interesse nazionale, dalle economie derivanti da una amministrazione migliore e più discentrata.

Dal punto di vista politico l'elemento liberale tedesco alla Dieta di Innsbruck ha interesse a favorire in massima l'elemento italiano per cercare d'impedire che questo sia attratto nell'orbita dei clericali tedeschi. La questione è tutt'altro che semplice ed è difficile prevedere wr quali fasi e modificazioni potrà passare.

In ogni modo ho creduto utile di far conoscere all'E. V. i termini in cui essa si trova attualmente.

394

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1335. Vienna, 25 maggio 1901, ore 1,05.

Seduta della delegazione austriaca di ieri Goluchowski, in risposta ad osservazioni del delegato czeco Kramar, negò ci fosse contraddizione nelle sue dichiarazioni alla delegazione ungherese riguardanti i rapporti tra interessi politici e commerciali. Egli dichiarò non ammissibile che buoni rapporti politici possano coesiste,re con rapporti economici tesi, quindi, non dubita che sarà possibile evitare ciò con reciproche conces1sioni a questo riguardo neH'interesse de'l mantenimento dell'alleanza politica così importante per la pace andremo il più lungi che si potrà ed uno sforzo uguale si farà dalle altre parti.

Quanto all'Albania, Goluchowski osserva che gli appunti del Kramar sulla crescente influenza italiana in Albania .sono gli stessi che si fanno in Italia rispetto all'AUJstria Ungheria. Aggiunse che a questo riguardo siamo completamente chiariti coll'Italia. Noi non abbiamo velleità di espansione in Albania, <l'Italia nemmeno. Non vogliamo altro che mantenimento • statu quo •. Altrettanto infondata è la supposizione di un rallentamento dei nostri rapporti coll'Italia.

Goluchowski ripete ferma convinzione che si arriverà ad un accordo coll'Italia per il quale esistono le migliori intenzioni da ambo le parti. Ciò rinforzerà reciproci buoni rapporti.

395

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

T. 1257. Roma, 25 maggio 1901, ore 16.

Da Costantinopoli al Korrespondenz Bureau di Vienna venne comunicato ieri quasi nei suoi termini precisi H telegramma mio alila S. V. del 17 corrente

n. 1179 (1). Prego ricercare da ,chi venne commessa indi1screzione e se potesse essere una indiscrezione voluta dallo stesso Governo turco e telegrafarmi.

396

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. 1263. Roma, 25 maggio 1901, ore 19,50.

Dichiarazioni nuove conte Goluchowski completamente soddisfacenti II"itengo produrranno impressione ottima nella pubblica opinione e nei circoli parlamentari.

397

L'AMBASCIATORE A MADRID, AVOGADRO DI COLLOBIANO, AL MINISTRO DEGLI ES-TERI, PRINETTI

R. 451/122. Madrid, 25 maggio 1901.

Ho riferito col mio telegramma del 21 corrente (2) i primi risultati delle elezioni generali; l'altro ieri si procedette alla proclamazione degli eletti e riuscirono finora eletti 2,44 ministeriali -157 di opposizione.

Le elezioni dei deputati delle Canarie (sei seggi) e quakhe doppia elezione non modificheranno il risultato generale. La legge elettorale non ammette i!l ballottaggio e lascia alle Cortes di decidere in caso di parità di voti.

I conservatori ebbero 81 eletti, 16 i repubblicani, 5 i carlisti e 4 gli autonomisti catalani. I ,socialisti che votarono compatti in alcune provincie non hanno potuto far trionfare un solo dei 'loro candidati.

Il Governo come sempre usò ed abusò di tutti i mezzi in 1suo potere per assicurarsi la maggioranza. Tali procedimenti sono seguiti da tutti i partiti e talmente inveterati nei ,costumi che i principaJi uomini politici ne discocrono come di procedura ammessa, e gli oppositori stessi ricorrono al Governo e patteggiano con esso per assicurarsi i seggi. N e è la prova che la cifra della maggioranza del Gabinetto che fa le elezioni è quasi la stessa. Nelle elezioni del

maggio 1898 fatte dal Gabinetto conservatore si ebbe una maggioranza di 260. La forza dei gruppi di opposizione è pure sempre identica. In queste elezioni però riuscirono eletti quattro autonomisti a Barcel1lona, dove il Governo non si arrischiò, per timore di eccitare troppo gli spiriti, di usare soverchie introm1ssioni.

I 10 rappresentanti dell'Unione Commerciale furono eletti col consenso del Governo.

È perciò che non devesi giudicare il risultato delle elezioni in !spagna come una manifestazione della opinione pubblica. Le elezioni qui seguono sempre la formazione di un nuovo Gabinetto e fatte da esso coilla più illimitata parzialità, danno per rtsultato un'Assemblea viziata dalle sue origini che ineluttabilmente deve seguire le sorti del Gabinetto che l'ha creata. Infatti le cr~si qui sono sempre determinate da ,cause e correnti all'infuori del parlamento, e non la conseguenza di un voto.

Nel caso attuale il Gabinetto Sagasta seguì le orme dei suoi predecessori, egli usò molto accanimento contro il gruppo dissidente del partito liberale ed in questo incontrò la maggiore opposizione.

Le Cortes si riuniranno 1'11 giugno. Si prevede che ,si impiegherà il tempo fino alle vacanze estive nelle discussioni per la costituzione dell'Assemblea e la risposta al discorso della Corona.

Il bilancio sarà presentato pro-forma ma sarà solo discusso in novembre.

Se le opposizioni riusciranno di ritardare ,l'approvazione dei bilanci la situazione del Gabinetto sarà difficile; ma non è da supporsi che il partito conservatore voglia accelerare la caduta del Signor Sagasta. Altre cause poi potranno indebolire il Gabinetto e sono la poca sua compattezza e le condizioni di salute del Signor Sagasta che difficilmente per la avanzata età e debolezza di 1salute potrà dirigere l'Assemblea.

In tale caso la situazione sarà difficile poiché ora il partito conservatore non è in condizione di assumere il potere e la Corona dovrebbe ricorrere ad un Ministero di transizione pel quale si adopera l'attuale Ministro della Guerra, Generale Weyler, il quale va cercando di farsi una clientela nel pal'lamento e neH'esercito. E.gli ha la fama di uomo energico e dimostrò finora molto tatto, ma non è uomo parlamentare ed è poco ben visto dai due partiti dominanti.

(l) -Cfr. n. 354. (2) -Cfr. n. 373.
398

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 1102/575. Parigi, 25 maggio 1901.

Con l'annuenza del Governo francese, la Casa dei Fratelli de Rothschild ha conchiuso con il Governo russo un prestito di 424 milioni di franchi nominali, inconvertibile per 15 anni. Quando le condizioni di questa operazione finanziaria furono intese fra le due parti, la Casa Rothschild ha ceduto la metà della medesima alle seguenti ditte, Hottinguer et C'•, Banque de Paris et des PaysBas, Crédit Lyonnais, Comptoir national d'Escompte de Paris, la Société Générale pour favori1ser le développement du Commerce et de l'Industrie en France, la Société Générale de Crédit Industrie! et Commerciai de Paris et de la Banque internationale de Commerce, Banque russe pour le Commerce étranger, Banque d'Escompte de Saint-Pétersbourg, Banque de Commerce de Volga-Kama.

Può sorprendere che il concorso di tanti istituti sia stato richiesto per una emissione relativamente poco importante. Tuttavia affermano coloro che ebbero parte nell'operazione che il concorso dei sottoscrittori non fu questa volta minore di quello 'che si ebbe in passato e le riduzioni, al momento del riparto dei titoli sottoscritti, saranno considerevoli. Le condizioni del tesoro russo e quelle di importanti industrie, ~create in quell'Impero con il ~concorso di ingenti capitali francesi (4 a 5 miliardi) ed aUmentate quasi unicamente dalle commi1ssioni dello Stato, fanno ritenere che il prestito attuale servirà a modificare soltanto momentaneamente una situazione nella quale una catastrofe poteva essere imminente. E già si sentono annunziare altre operazioni di credito che si starebbero negoziando per rifornire con maggiori somme le esauste finanze del!la Russia.

La sottoscrizione a Parigi dovea essere chiusa il 22 di questo mese. H giorno 19 si sparse la voce della ,presenza alla rivista ed al pranzo imperiale di Metz, dell'Ambasciatore dello Czar presso la Corte di Germania. La cosa non produsse qui l'effetto che forse altrove se ne era calcolato. Se qualche giornale ne tolse motivo, per esprimere un certo malumore, questo parve piuttosto rivolgersi all'invitante 'Che non all'invitato. Era troppo manifesto che questi avea dovuto soffrire una morale violenza alla quale non avrebbe potuto sottrarsi senza fare nascere un incidente grave.

Una interpellanza fu annunciata aUa Camera dei Deputati per il momento in cui i1l Signor Delcassé 1sarà qui ritornato da Biarritz. La scarsa autorità dell'interpellante il quale appartiene ana destra, toglie preventivamente importanza alla medesima. Per certo non un solo sottoscrittore fu indotto ad astenersi dal partecipare al prestito russo. In sostanza tutti furono concordi nel trovare che l'invito era stato cosa di mauvais goilt e che l'invitato ebbe la mano forzata. Una nota ufficiosa, in data di Pietroburgo 20 corrente, venne stampata nell'Havas e tutto rimane nello stato primiero. La nota di cui unisco qui il testo (1), dimostra che il Gabinetto di Pietroburgo stimò necessario di fornire all'opinione pubblica francese una spiegazione ed è logico il dedurre che l'obbligo, in cui si credette quel Gabinetto di ciò fare, non può averlo favoTevolmente disposto verso chi gli cagionò tale fastidio.

399

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1346. Tangeri, 26 maggio 1901, ore 6,25.

Nave da guerra francese giunta questa mattina Tangeri da Mazagan recò al ministro di F,rancia lettere da Marocco annunzianti avere il sultano aderito, in massima, domande della Francia per uccisione Pouzet. Questo risultato otte

nuto prima che arrivasse alla corte interprete con • ultimatum ., è dovuto dott. Linares, e consigli dati da Tangeri fin prime notizie ac•caduto Riff. Rimane ora esecuzione riparazioni; e arresto governatore può dar luogo difficoltà allo stesso sultano, perché riffegno e potendo rifugiarsi in quei monti.

(l) Non si pubblica.

400

IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1348. Belgrado, 26 maggio 1901, ore 7,40.

Questa legazione di F1rancia ha ricevuto avviso che l'ambasciatore della repubblica a Costantinopoli ebbe istruzioni di appoggiare presso il sultano il disegno di ferrovia transbakanica; essa stessa deve dimostrare qui simpatia pel disegno medesimo, evitando di urtare le suscettibilità deHa diplomazia austroungarica. Secondo quanto ri!erisce da Costantinopoli H generale Gruich, H signor Constans avrebbe già parlato, in proposito, con S. M. il sultano, e constatato in Iui favorevoli disposizioni.

401

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1343. Pera, 26 maggio 1901, ore 13,10.

Non esito affermare che indiscrezione non può essere stata commessa se non dalla Sublime Porta. Recatomi, appena ricevuto il telegramma (1), da Tewfik pascià, gliene lessi 1la traduzione, non credendo !asciargliene copia, lo invitai, per maggiore esattezza, prendere nota dei punti salienti. Ho saputo indirettamente, fin da tre giorni, che la cosa si era divulgata in città, cionondimeno, fino ad ora, non ho avuto occasione di farne parola ·con alcuno, neppure con colleghi dei quali, nessuno mi interrogò. Del personale mi rendo garante. Sublime Porta abbia commesso ind~screzione appositamente non posso dire; ma che, nei suoi uffici il segreto non sia sempre mantenuto, ne ebbi frequenti prove.

402

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1344/82. Berlino, 26 maggio 1901, ore 15.

Governo imperiale fa pubblicare dalla agenzia Wolff che imperatore ha ordinato disposizione preparativi per ritiro squadra corazzate dalla China, scioglimento del comando ,superiore e riduzione corpo di spedizione asiatico. So che su questo argomento, Wedel ha avuto incarico di fare comunicazione a V. E.

(l) Cfr. n. 395.

403

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. 1269. Roma, 26 maggio 1901, ore 16.

Conte Wedel mi comunicò ieri richiamo Waldersee, oggi giunge notizia richiamo squadra tedesca dal mare di Cina. Gradirei conoscerne possibilmente il motivo: se cioè questi provV'edimenti sono dovuti ad essere questione indennità più vicina alla sistemazione di quanto a noi sembri dai telegrammi del marchese Salvago oppure ad ailtre ragioni che ignoro. Non è però opportuno V. E. lasci comprendere al Governo imperiale che questa domanda parte da me.

404

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA (l)

T. u. 1272. Roma, 26 gennaio 1901, ore 18.

Ricevo rapporto 11 aprile scorso, n. 3 (2).

Approvo .suo operato e mi compiaccio vivamente che ella abbia 1saputo ottenere una concessione utile agli interessi dell'Eritrea e alla influenza italiana in Etiopia. Natura·lmente questa concessione dovrà oramai verso oc•cidente seguire a sud della linea Tomat-Todluc ila frontiera sudanese-etiopica, quale risulta dallo scambio di note italo-britannioche 6-26 dicembre 1899. Per ora è bene si sevbi ISU questo affare il segreto, mentre mi metto d'accordo con R. commissario Eritrea circa le comunicazioni da farsi al cavaHere Lang e alla società colonia·le. Il cavaliere Lang verrà presto in Italia. Ella sarà informata dei passi fatti da questo ministero. Intanto l"iconfermandole piena fiducia, le dico che il Governo del re seguirà sempre con interesse ogni sua iniziativa intesa ad assicurare a società italiane concessioni del genere di quella ora ottenuta (3).

405

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1355. Tangeri, 27 maggio 1901, ore 7,20.

Lettere parUcolari datate 23 sera corrente da Marocco mi infOTmallo che gran vizir El Mehedi partiva iJ.'indomani diretto a Mazagan per andare Europa in missione.

Erasi già parlato corte invio Mehedi Londra, ma per considerazioni di poli

tka interna e estera ,erasi abbandonato e con ragione tale progetto.

Vuolsi che all'ultimo momento influenze inglesi abbiano determinato invio

Mehedi a Londra dicendosi che egli è ministro deHa guerra e non gran vizir;

dai musulmani egli è però chiamato gran vizk, agisce come tale, ed è vero alsso

luto padrone dell'impero.

Altre lettere da Marocco stessa data accennano possibilità Mehedi vada non Londra bensì a Parigi o altrove. Confermandosi andata Mehedi Londra aumenterebbero forse diffidenze francesi circa vari scopi sua missione anche per attuale situazione impero. Io ritengo sua andata all'estero inopportuna specialmente dopo numerosi recenti arresti di altri personaggi da lui ordinati, sua assenza potendo incoraggiare malcontenti suscitare disordini.

(l) -Il tel. venne inviato tramite il consolato ad Adèn. (2) -Non pubblicato. (3) -n Ministro Prinetti aveva risposto ad una interrogazione dell'on. Fracassi, assicurandolo che, al momento opportuno, sarebbe stato pubblicato un Libro verde sulla politica italiana verso l'Etiopia. In A.P. Cam. Dep., Leg. XXI, l• Sess., 20 maggio, pp. 4086-4089.
406

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1356. Tangeri, 27 maggio 1901, ore 8,55.

Sostituto Mohammed Torres mi informa in questo momento segretamente che • Bascir • partirà domani per Mazagan, ove gran vizir Mehedi e ministro degli affari esteri Abd el Crim s'imbarcheranno e verranno a Tangeri.

407

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1368. Tangeri, 28 maggio 1901, ore 2,45.

Notizie da Marocco confermano che alla Corte sono allarmati movimenti truppe francesi e per notizie pubblicate dai giornali anche inglesi, dopo le feste di Tolone, secondo le quali Italia e Francia sarebbersi intese per Tripolitania e per Marocco; molto si parlò convenienza chiedere assistenza protezione Londra

o Berlino o ad entrambe; dicesi anzi a Marocco che queste due potenze coalizzate si sarebbero messe d'accordo per questione del Marocco.

408

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1370. Tangeri, 28 maggio 1901, ore 15,15.

Gran visir Mehedi andrà ambasciatore a Berlino. Ministro di Germania, che ne è già stato informato, parla di lui come ministro della guerra. Non si conosce ancora se Mehedi pure andrà a Londra.

409

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 80)

T. 1372/55. Pechino, 28 maggio 1901, ore 18.

Ricevetti telegramma di V. E. n. 53 (1). Finora solo Ministro di Germania e Ministro di Inghilterra hanno istruzioni ad accettare data 1° 'luglio. Credo considerevole diminuzione truppe sarà accolta da tutte le ,potenze e sembra che questione indennità possa defin~rsi presto. Consiglierei quindi far partire subito trasporti per rimpatriare circa 1000 uomini, *tenendo conto che bisognerebbe provvedere maggior :spazio 'che non vi fosse per viaggio precedente onde evitare gravi inconvenienti che solo per caso non si verificarono nel viaggio precedente. Potrebbero imbarcarsi, in uniforme estiva ·con selle ma senza cavalli, carabinieri dei quali nel dispaccio min1steria1e n. 25 (1).

Non ho ripetuto telegramma 54 (2) perché ufficio telegrafico, riconosciuto suo errore, promise telegrafare di rurgenza, a sue spese, ~correggendo * (3).

Commtssione indennità propone che la futura commissione internazionale, da istituirsi secondo proposta inglese, sia composta direttori banche Shanghai designati da vari Governi e incaricati esclusivamente incassare somme d~stribuzione tra i Governi. Ministro di Russia ha già approvato; mintstri di Inghilterra, degli Stati Uniti, della Francia, del Giappone, sembrano favorevoli, volendo esclusa ogni idea di controllo.

410

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'l'. 1369/83. Berlino, 28 maggio 1901, ore 18,06.

A causa delle feste dei giorni scorsi, sono ora ,soltanto in grado di rispondere telegramma di V. E. 1269 (4). Richiamo squadra tedesca è stato effettivamente ordinato e sarà effettuato subito. Per sdoglimento comando superiore, partenza Waldersee e ritiro truppe sono stati dati soltanto ordini per preparare esecuzione di questo provvedimento lasciando al Waldersee stabilire epoca esecuzione. Ritengo dopo conversazione avuta con conte Richthofen che Waldersee partirà presto non ritenendo più indispensabile sua presenza in Cina mentre partenza truppe

ritarderà e dipenderà non solo dai progressi dei negoziati in corso a Pechino ma anche dai mezzi di tra,sporto che di qui si spediscono. Tutti i predetti provvedimenti sono stati emanati nella persuasione che questione indennità sia sistemata prima partenza truppe.

Ultime notizie giunte a questo Governo dal ministro di Germania a Pechino segnalano come diminuita opposizione Russia alla proposta inglese relativa al pagamento con buoni e qui si nutre piena fiducia che questa proposta finirà per essere da tutti accettata.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 391. (3) -Il brano fra asterischi è omesso in L V 99. (4) -Cfr. n. 403.
411

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 279/128. Pietroburgo, 28 maggio 1901.

Ho l'onore di segnare ricevimento e ringraziare l'E. V. del dispaccio in data del 15 aprile u.s. (l) (pervenutomi circa un mese dopo della data segnata} con il quale mi fu trasmesso il rapporto di S. E. il Conte Tornielli (2), concernente i probabili motivi della venuta del Ministro Delcassé in questa capitale..

Ho constatato con 'soddisfazione che alcuni di questi motivi, e forse i più importanti, additati dall'Ambasciatore di S. M. a Parigi coincidono con quelli da me segnalati nei miei precedenti rapporti a codesto R. Min~stero.

Scri,ssi infatti .che non sapevo trovare una ragione speciale concernente una. particoil.are questione internazionale atta a giustificare il viagg1o in questione. Accennai alle difficoltà in ·cui si è trovato il Principe Ourussof in Francia, al richiamo dell'Addetto Militare Conte Mourawieff come cause di tensione fra i rapporti franco-russi, tensione a ·cui 1si sarebbe appunto cercato di metter termine con la visita suddetta.

Parlai anche della partenza della squadra rus,sa da Tolone, ritenuta qui in alcuni cir·coli bene informati come un incidente che specialmente l'avrebbe determinato.

Aggiunsi come conchiusione che più che aUro ritenevo il viaggio del SignorDelcassé causato da :ragioni di politica interna, e specialmente a difesa del Gabinetto Waldeck-Rousseau, attaccato dall'opposi2lione come compromettente l'alleanza franco-russa.

Segnalai poi a V. E. come la finanza russa trovavasi in cattive condizioni, e che il Sign01r Witte ~cercava delle combinazioni :per aver tosto dei denari. Le combinazioni riguardanti la China non riuscirono, ma al conchiuso prestito contribuì in gran parte la venuta del Ministro De,lcassé, come pure accennai. a suo tempo a codesto R. Ministero.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 203.
412

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, DE MARTINO, AL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, LAMBERTENGHI

T. 1298. Roma, 29 maggio 1901, ore 22,45.

In occasione del noto incidente delle bandiere, questo ambasciatore d'AustriaUngheria ha detto •che un regolamento costì vigente vieta l'esposizione di qualsiasi bandiera nazionale od estera, da parte di privati, senza previa autorizzazione dell'autorità politica. Prego telegrafarmi H preciso disposto di tale regolamento, inviandomene indi per posta il testo.

413

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, CHICCO

T. 1299. Roma, 29 maggio 1901, ore 22,45.

Ambasciatore di Turchia è venuto a lamentaDsi ancora circa il modo di conse.gna della valigia ottomana a BengaJsi. Ho risposto che avevo dato istruZJione di fare a Bengasi esattamente come si fa a Trirpoli. Raccomando che .questa istruzione sia diligentemente eseguita.

414

IL COLONNELLO GARIONI AL MINISTRO DELLA GUERRA, PONZA DI SAN MARTINO (l)

T. 1405. Pechino, 30 maggio 1901, ore 12,40 (per. ore 3,35 dell'1 giugno).

Qualora non preferiscasi lasciare battaglione organico, ciò che creerebbe però complicazioni epoca congedamento, sottopongo seguente progetto: rimpatriare subito militari 1878 meno genio, ossia circa 1200 compresi sottuffidali esuberanti; trattenere militari 1879 due tre anni, circa 500 coi sottufficiali, costituendo battaglione due compagnie fanteria e due compagnie bersaglieri che riuscirebbero di ugual forza, plotone esploratori, sezione staccata di artiglieria, servizi di sanità e suss~stenza. Inquadramento potrebbe farsi gran parte elementi volontari. Genio rimarrebbe fino ultimati lavori legazioni, potrebbesi favorirlo speciali soprassoldi. Dei marinai sbarcati, trattenere distaccamento Scianhaikwan Taku fino a decisione distruzione forti, guardia legazioni; distaccamento Tientsin da rinforzare, rimanente imbarcherebbe. Nel chiedere determinazioni ministero aggiungo impossibilità sottoporre progetto ammiraglio in viaggio

Nimrod e Hankow ritenerlo però conforme sue vedute. Informazioni armata danno cessato movimento Boxers dintorni Paoting-fu; truppe francesi, germaniche rientrano Paoting-fu Pechino. 13.000 regolari cinesi, destinati occupazione Pechino Paoting-fu, ottennero dal maresciallo stabilirsi Hokien Chenting.

(l) Il telegramma fu trasmesso dal Ministro della Guerra al Ministro degli Esteri.

415

IL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, LAMBERTENGHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1384. Trieste, 30 maggio 1901, ore 13,40.

S. E. il luogotenente mi ha dichiarato non esistere regolamento propriamente detto; ma ,che, per consuetudine, sanzionata lungo ,corso anni, è qui proibito ai privati 1spiegare bandiera nazionale od estera senza previa autorizzazione dell'autorità politica, e che fu appunto in base a tale consuetudine che fu ordinato ritiro di tutte le bandiere dalle fabbriche Pavoni (1).

416

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

(Ed. in LV 99, pp. 81-82)

T. 1303/57. Roma, 30 maggio 1901, ore 18,25.

Ricevetti telegrammi della S. V. nn. 54 e 55 (2). Comunico ministero Guerra proposte osservazioni V. S. per rimpatrio truppe. Confermo mie precedenti istruzioni, raccomando specialmente: l) che redditi assegnati servizio debito, siano sicuramente sufficienti rimettendomi perciò al giudizio della S. V.; 2) che ammettendo commissione internazionale, 1sia composta direttori banche di Shanghai, qualche rappresentante italiano vi partecipi in ogni modo mediante direttori di altre agenzie commerciali italiane Shanghai se mancano banche italiane.

417

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, TUGINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 510/103. Cairo, 30 maggio 1901.

Con decreto del 24 corrente S. A. il Khedive ha concesso a Arabi Pascià, fautore della rivolta del 1882, e ad AU Fahmi suo compagno, 'la grazia di ritornare e di dimorare in Egitto.

Com'è noto questi due Capi ribelli, condannati alla pena di morte, ottennero allora la commutazione di questa pena in quella dell'esilio perpetuo dall'Egitto e dalle sue dipendenze. Dal 1882 sino ad oggi es•si vissero relegati a Ceylon, ove non fecero mai parlare di sé.

La grazia dall'esilio, a quanto mi si rifedsce, è dovuta al Duca di York che durante il suo viaggio nelle Indie ne fece esprimere il desiderio al Khedive per mezzo di Lord Cromer. Il Khedive mostrò in sulle prime una certa esitazione, poiché non può dimenticare che Arabi Pascià coUa 1sua ribellione contro H Khedive Tewfik, fu causa che gli Inglesi occupassero il suo paese. Sua Altezza ha però ceduto (come poteva fare altrimenti?) alle raccomandazioni di Lord Cromer che era l'interprete del desiderio del Principe ereditario della Corona britannica. È probabile che in questa circostanza Lord Cromer abbia pure mirato ad un fine politico, a quello cioè di servir.si della presenza nel paese del Gran ribelle •Come di spauracchio qualora il Khedive ritornasse agli antichi errori contro la Potenza occupante.

Checché sia di ciò, è ·certo ·che oggi l'opinione pubblica in Egitto ha mostrato di accogliere la notizia del ritorno dei due ribelli con una certa indifferenza: né la stampa indigena, anche quella apertamente ostile agli Inglesi, ha creduto di dover manifestare in questa occasione sentimenti di alta compiacenza, o esprimere speranze per un nuovo risveglio del nazionalismo egiziano. Oramai il lungo tempo tra•sco11so, la crescente prosperità economica del paese, la completa pacificazione del Sudan, la situazione politica generale, e infine la indole naturalmente pacifica per non dire indolente di questa popolazione araba, hanno reso ~convinti i più restii che ogni tentativo di rivolta contro gli Inglesi. sarebbe una insania. Del re.sto anche iJ.'età abbastanza avanzata di Arabi Pascià, oggi settantenne, non meno ·che [a condizione di vinto, sono per se stesse già· un grave ostacolo, per,ché egli possa riacquistare l'antico ascendente su queste moltitudini che non si lasciano tra,scinare se non da chi è dr·condato dal prestigio della vittoria.

A quanto dicesi Arabi Pasc.ià, di cui la famiglia composta di alcuni figli risiede in Cairo, verrà a dimorare in questa capitale.

(l) Risponde al n. 412.

(2) Cfr. nn. 387 e 409.

418

IL CONSOLE GENERALE A SALONICCO, THAON DI REVEL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1017/176. Salonicco, 30 maggio 1901.

Ho l'onore di riferire aH'E. V. che il nuovo Governatore Generale del Vilayet di Salonicco, Tevfik Bey, in ultimo Mutessarif a Gerusalemme, giunse ieri l'altro, ed oggi, dopo la lettura del firmano di nomina, ricevette il Corpo consolare.

Egli è giovane, circa 35 anni, parJ.a il francese ·correntemente, ha fisionomia intelligente, aperta, rifles.,siva. Dicesi che alla scuola Mulkié (specie di università)·

227'

a Costantinopoli risultò sempre primo negli esami. Giovanissimo venne nominato segretario al Palazzo per il suo ingegno e là fece carriera fino all'invio a Gerusalemme dove trovavasi quando S. M. l'Imperatore di Germania compiva il viaggio in Palestinà.

419

IL PLENIPOTENZIARIO PER LA FIRMA DEL PROTOCOLLO COMMERCIALE COLL'URUGUAY, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1404. Montevideo, 31 maggio 1901, ore 5,15.

Firmato oggi protoeollo Uruguay.

420

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1393. Vienna, 31 maggio 1901, ore 10,45.

Commissione bilancio de'legazione austriaca approvò ieri, senza discussione, ·rapporto relatore ,bilancio esteri. Ne1l rapporto notasi paJsso seguente: • Triplice forma tuttora base incrollabile, essa è superiore qualunque atta,cco, completata .da fiduciose relazioni colle altre potenze. Commissione udì con soddisfazione dichiarazione mintstro essere assol:utamente infondata supposizione cambiamento

.qualsiasi dei rapporti coll'Italia. Nella commissione p'revalse opinione che, quantunque alleanze politiche abbiano troppo alti scopi per venir sottomesse completamente al re,golamento soddisfacente di questioni economiche, tuttavia cordialità rapporti cogli alleati c interessi di tutti impongono evitare conflitti economici. D'altronde puossi constatare 'che alle preoccupazioni provocate da singaie manifestazioni ,cir,ca future 'convenzioni commerciali seguì recentemente concetto più calmo, talché rinforzasi speranza equi accordi commerciali •.

421

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1398. Tangeri, 31 maggio 1901, ore 12,55.

Risultandomi essersi parlato corte maroochina opportunità riconoscere fatti compiuti Tuat ed Igli pur di poter addivenire deHmitazione frontiere, potrebbe dartsi che ambasciatori sultano domandassero buoni uffid Londra e Berlino. Speditole oggi, a mezzo console Gibilterra, particolareggiato rapporto.

• Bascir • con ministri soeriffiani atteso da un giorno all'altro.

422

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A JANINA, MILLELIRE

T. 1313. Roma, 31 maggio 1901, ore 14,30.

Non ebbi finora da lei cenno che abbiano avuto luogo a Prevesa le soddisfazioni promesse dalla Porta. Noi non potremmo tollerare un soverchio indugio. Il mio ·collega della marina ha diis;posto che una divisione, di due corazzate ed un avviso, si rechi a Corfù dove potrà giungere tra circa tre giorni e dove attenderà ulteriori ordini. Se in quel momento la riparazione non sarà un fatto compiuto, l'avviso ,si recherà a Santi Qua;ranta per imbarcarvi la S. V.; ed indi la divisione, raggiunta dall'avviso, si presenterà a Prevesa, dove, qualora il

R. agente consolare non si trovi in grado di annunciare la avvenuta integrale riparazione, il comandante della divisione, p;reso anche consiglio di lei, provvederà a quegli atti di coercizione che stimerà più efficad. In tal caso le soddisfazioni ll"imarranno sostanzialmente le stesse; però spetterà a lei di fissare la cifra dell'indennità dovuta al Fabiani e la visita di scusa delle locali autorità, la civile e la mHitare, dovrà essere fatta, a bordo, a lei ed al comandante. Quanto precede,. per ora, è solo per sua confidenziale informazione, e perché ella possa prendere qualche predisposizione ;per l'eventuale suo viaggio a Santi Quaranta e Prevesa. Intanto importa che ella si faccia tenere dall'agente consolare puntualmente al co!rrente, beninteso per telegrafo, di quanto accade a Prevesa, e che mi telegrafi ella stessa, senza il menomo indugio, tostoché le constasse delle eseguite ripa-· razioni (1).

423

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 83)

T. 1400/86. Berlino, 31 maggio 1901, ore 16.

Giornale officiale dell'impero pubblica decreto imperiale che ordina scioglimento e ritoll'no in patria comando superiore truppe in China e riduzione corpo spedizione tedesco, colà, alla forza di una brigata mista. Decreto fu firmato 17 corrente a Metz, lasciando al cancelliere dell'impero scelta momento opportuno per pubblicarlo. Questo momento parve giunto, dopo che China emanò editto· per pagamento indennità e potenze sono :prOISSime accordarsi tsulle modaHtà. Waldersee partirà al più presto. * H desiderio di affrettare ritiro truppe da Cina è ora nel Governo imperiale altrettanto vivo quanto fu quello dii ~andarle colà; e ciò :sia per ·corrispondere voti opinione pubbUca, sia per togliere al più p!resto possibile dalla delicata posizione in cui Germania travasi in Cina, fra le opposte tendenze della Russia e Inghilterra e Je difficoltà di non ferire suscettibilità dell'una e dell'altra * (2).

(l) -n tel. venne comunicato • per informazione esclusivamente personale • anche all'incaricato d'affari a Costantinopoli, con tel. n. 1314, pari data. (2) -Il brano fra asterischi non è edito in L V 99.
424

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

'T. 1319. Roma, 31 maggio 1901, ore 20,30.

Riferendomi al telegramma indirizzato dal console MiHelire a V. S., e di cui egli mi ha mandato copia, prego V. S. rendere noto Governo turco che la visita fatta dalla autorità militare e civile all'agente consolare di Prevesa non rappresenta che una sola delle riparazioni domandate e attendiamo pronta esecuzione delle altre.

425

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A JANINA, MILLELIRE

T. 1320. Roma, 31 maggio 1901, ore 20,30.

Le mando copia del telegramma che dirigo al conte Gallina a Costantinopoli (1). Intanto per di lei norma ie avverto che quanto ella mi comunica con di ·lei telegramma 221 (2) non modifka punto le istruzioni che oggi le ho mandate col precedente mio telegramma (3).

426

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA (4)

D. RR. (5). Roma, 31 maggio 1901.

Per trarne norma ru utili previsioni e di apprezzamenti drca le condizioni di fatto in cui il futuro conclave sarà un giorno per aprirsi, il Governo del Re avrebbe speciale interesse a possedere le seguenti informazioni circa i Cardinali

A.J. Gruscha, princtpe Arcivescovo di Vienna; F.K. Vaszary, principe arcivescovo di Gran; L. Schlauch, arcives·covo di Grosswardein; De Puzina Kniaz de Kozielsko, principe arcivescovo di Cracovia; De Skrbensky, principe arcivescovo di Praga.

l) quali siano di quei prelati le tendenze politiche, se intransigenti, cioè,

-o liberali, e se essi approvino, o no, la linea di ·condotta seguita dall'attuale pontefice;

2) quali siano i loro rapporti personali col Papa Leone XIII e col cardinale Rampolla;

3) se abbiano particolare attaccamento per alcuno dei membri italiani del Sacro CoUegio, e tSe sia possibile arguire a chi intenderebbero dare il voto nel futuro conclave;

4) Se le loro condizioni di salute siano tali da permettere loro di accoo.-rere a Roma per prender parte al conclave.

Fa·ccio pieno assegnamento !sullo zelo e la accortezza della E. V. perché le informazioni che Le chieggo siano da Lei raccolte colla massima riservatezza e mi siano comunkate in via strettamente confidenziale.

(l) -Cfr. n. 424. (2) -Non pubblicato. (3) -Cfr. n. 422. (4) -Analoghi dispacci vennero spediti in pari data ad altre rappresentanze diplomatiche ·per ottenere informazioni sui cardinali dei rispettivi paesi. (5) -II dispaccio aveva certamente il suo numero di protocollo ma il testo rinvenuto e che si pubblica ne è privo essendo una minuta.
427

IL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1414. Canea, 1 giugno 1901, ore 4,35.

Alto commissario ha aperto stamane con un discorso assemblea cretese. Alla cerimonia intervennero in uniforme, dietro invito del prindpe, corpo consolare, ufficialità internazionale. Principe fu !Salutato alla sua entrata ed alla sortUa con grida • Viva l'annes,sione • e con spiegamento di bandiera greca da parte degli assistenti e dei deputati. Sebbene le nostre informazioni negli ultimi giorni facessero prevedere simili manifestazioni, non aveva creduto coi miei colleghi di ricusare invito del principe. Dicesi ora assemblea accetterà voti in favore annessione, eventualità questa oltre ogni dire sicura, vista la propaganda instancabHe degli agenti ellenici.

428

IL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1415. Canea, 1 giugno 1901, ore 5,40.

Ho ricevuto ora seguente telegramma· agente consolare Rettimo: • Grande dimostTazione qui ·consiglio municipale in nome del popolo rimise corpo consolare decTeto esprimente viva xiconoscenza alle quattro potenze protettrici, pa:egandole completare opera per la realizzazione unico desiderio unione colla Grecia •. Prego V. E. telegrafarmi quale seguito dare decreto in questione, non che dirmi quale contegno assumere nel ca,so mi foSise rimesso qui documento simile natura. Non nascondo, se fosse da noi accettato i musulmani 1si crederebbero autorizzati a fare altrettanto in senso contrario, e l'agitazione risorgerebbe.

429

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL REGGENTE IL CONSOLATO GENERALE AD ADEN, LANG

T. 1326. Roma, 1 giugno 1901, ore 15.

Prego telegrafarmi circa annunciata vittoria e nuova spedizione abissina contro Mohammed Abdullai.

430

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI

T. 1325. Roma, 1 giugno 1901, ore 16,50.

Ricevuti rapporti 14 maggio n. 1899 e 891 (1). Prego 'spedirmi uno schizzo promontorio ras Dumeira a scala abbastanza grande in modo da distinguervi andamento linea delimitazione lungo diJSpluvio promontorio stesso che nello schizzo inviato non distinguesi e parte da ras Gabela.

431

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, CHICCO

r. 1324. Roma, 1 giugno 1901, ore 17,35.

Rkevuto rapporto 23 maggio (1).

D'accorrdo col ·collega ministro delle poste e telegrafi le confermo mie istruzioni precedenti e cioè la prego spiegare chiaramente al v,ice con:sole Bengasi di attenersi esattamente, nei suoi rapporti coll'ufficio postale ottomano, a quanto si pratica presso H nostro ufficio postale di Tripoli. Ella potrà aggiungere a tale riguardo ogni più minuto schiarimento.

432

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

(Eredità Nigra)

L. P. Roma, 1 giugno 1901.

Approfitto del corriere che parte oggi per rispondere alla di Lei gentilissima 18 spirato Maggio.

Innanzi tutto però voglio esprimerle il mio compiacimento per le dichiarazioni del Conte Goluchowski alla Delegazione Austriaca, nonché per le parole scritte del Relatore di quella Delegazione, improntate a molta cordialità verso l'Italia. In complesso qui hanno prodotto buona impressione in tutti, hanno precisamente ottenuto quell'effetto che me ne ripromettevo cioè di attutire di molto la campagna giornalistica sui Trattati Commerciali con espressioni che erano non molto simpatiche alla Triplice Alleanza. Nella prossima discussione del Bilancio Esteri questa impressione mi aiuterà nella difesa dell'attuale indirizzo politico e il mio compito ne sarà notevolmente facilitato.

Riguardo all'affare Nodari, V. E. ha perfettamente ragione, ed è stata eccellente la di Lei precauzione di prima chiederne informazioni al I Capo Sezione del Ministero EsterL Ma d'altra parte io La prego di riflettere che tutti i momenti di quelle raccomandazioni ce ne arrivano per parte di deputati o altre persone cui non possiamo opporre rifiuto, e quindi anzi colgo l'occasione per dirle che una simile precauz,ione sarà bene venga da Lei presa in ogni caso consimile visto che noi qui abbiamo assai sovente mezzi molto imperfetti per informarci sul valore delle persone che ci vengono raccomandate.

Le comunico la risposta di Lanza in seguito alle aperture da lui fatte per mio incarico al Governo Imperiale. Mi sembra da essa che per il momento non vi sia da sperare una conclusione, quantunque le disposizioni si mantengano buone. Io cercherò di tener viva la pratica, senza insistervi sopra troppo pressantemente; e non dispero che nelle vacanze estive forse si arrivi a qualche conclusione. In ogni modo parmi che, come si è regolato il Conte Lanza, nulla è rimasto compromesso.

Non so se Ella ricorderà ancora una corrispondenza da Roma apparsa sulla Information di Vienna appunto nei giorni in cui Ella era qui, e a proposito della quale concludemmo che non fosse il caso di farne alcuna rettifica. Da informazioni, assunte po1, mi risultò che il Corrispondente qui a Roma di quel giornale è un pessimo soggetto e io spero che il mio Collega dell'Interno si deciderà a mandarlo fuori del Regno. Ma oltreacciò parrebbe pur dalle stesse informazioni che quel giornale si propone soprattutto di metter male fra Austria e Italia, e ha delle relaz,ioni sospette anche nella penisola Balcanica. lo non so nemmeno se tutto ciò più valga la pena di esserle comunicato non conoscendo quale importanza quel giornale abbia, ma a buon conto poiché ho l'occasione di scriverLe mi è parso opportuno avvertirnela.

Riguardo alla Ambasciata di Costantinopoli il mio sguardo rimane sempre attento sul Mayor, e spero trovar presto un pretesto per farlo venire qui, e avrò così occasione di conoscerlo personalmente un po' a fondo. Non devo però nasconderLe che l'esame dei suoi specchi caratteristici qui al Ministero mi ha un po' messo dei dubbii trovando nella sua carriera dei periodi che accennano quasi ad eccitamenti nervosi tali da avvicinarsi alla alienazione mentale.

Comunque sia lo vedrò e prenderò allora una decisione. Intanto però mi era venuta nella testa anche un'altra idea sulla quale gradirei il di Lei avviso, come ripiego pel caso che di Mayor si dovesse siP~ttere il pensiero. E sarebbe di mandar Malaspina a Costantinopoli anziché a Washmgton, perché per quest'ultimo posto

trovare un titolare mi sembra meno difficile. Quando Ella mi scrive, Le sarò grato se mi dirà il di Lei avviso.

Infine quanto al Fasciotti, ho fatto attenzione al promemoria da Lei lasciatomi; e vi è una piccola inesattezza, ed è che innanzi a Fasciotti sono tre e non due, e cioè Manzoni, Carrobio, Sforza. Quindi studierò piuttosto se è possibile promuoverlo a scelta quando promuoverò anche Caetani, perché altrimenti rimarrebbe fuori della promozione. Se appena mi sarà possibile, studierò di farlo a scelta.

(l) Non pubblicato.

433

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1417. Tangeri, ... (per. ore 6 del 2 giugno 1901).

Le due navi da guerra francesi ritornate Tangeri. Una ripartì per Mazagan, ove domani, dicesi, incaricato d'affari della Gran Bretagna dovrà trovare nave >inglese per imbarcare gran vizir e condurlo direttamente a Londra, mentre che sostituto Mohammed Torres ci ha ieri ufficialmente informato che gran vizir e minilstro degli affari esteri vengono Tangeri.

434

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. R. 1424. Asmara, 2 giugno 1901, ore 16,35 (per. ore 18,53).

Per successore colonnello Trombi, sarebbe miglior consiglio, che fare oggi proposta, trattarne col ministro della guerra alla mia venuta in Italia; nulla urge colonnello Trombi essendo persuaso che non è possibile lasciare la colonia in settembre come dapprima mostrò di desiderare. D'altra parte dal nuovo comandante dovrannosi es(lminare anche gli organici definitiv'i da me proposti, ciò che io desidero sia fatto dopo avere udito miei schiarimenti.

435

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

T. 1348. Roma, 2 giugno 1901, ore 19.

Console Millelire al quale avevo telegrafato non essere sufficienti le scuse fatte dalle autorità turche se non erano accompagnate dalla punizione

dei militari coLpevoli e da una indennità al R. suddito da essi malmenato, mi telegrafa oggi che valì, nuovamente interpellato, assicura di non avere istruzioni. Ciò dimostra ~che ministro esteri non era esatto quando a lei affermava aver telegrafato alle autorità turche di dare le chieste riparazioni. L'avverto anche che squadra italiana sarà domani Corfù dove imbarcherà il console di .Janina e quindi si .presenterà a Prevesa domandare compimento soddi'sfazioni. Tutto ciò è informazione confidenziale per V. S.

436

IL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1428. Canea, 2 giugno 1901, ore 19,30.

Assemblea ha votato ieri, dopo il discorso del principe, decreto esprimente ringraziamenti quattro potenze e la preghiera voler completare loro opera col realizzare annessione isola Grecia, incaricando presidenza della camera notificazione decreto consoli e alto commissario. Deputati musulmani poterono con grande difficoltà inserire nel processo verbale loro protesta contro il decreto. Nella sera 5000 persone circa, precedute bandiera greca e gridando all'annessione, per,corsero Canea, vennero a manifestare davanti palazzo del principe ed ai consolati, rimettendoci indirizzo per le potenze. Uguale manifestazione ebbe luogo a Candia. Elemento musulmano, vivamente commo1sso, dichiara che, continuando simile situazione contraria assicurazione loro data dalle potenze, dovrà espatriare. Duolmi dichiarare manifestazione annessionista assemblea, facilmente prevista, non fu prevenuta dall'alto commissario impedito. Un tale suo contegno è il ~ri1sultato di un partito preso per forzare mano potenze e rendere vano loro controllo Creta, o conseguenza della sua impotenza reagire contro l'ellenismo soverchiante, che cerca precipitare eventi.

437

IL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1440. Canea, 3 giugno 1901, ore 6,30.

Consoli quattro potenze hanno deciso rifiutare documenti annessionisti di qualunque specie e provenienza, convinti approvazione Governi rispettivi. Agente consolare Rettimo informa che decreti furono votati in tutti i comuni .della provincia, ciò che mi fa credere che si provoca un plebiscito generale.

438

IL COLONNELLO GARIONI AL MINISTRO DELLA GUERRA, PONZA DI SAN MARTINO (l)

T. 1445. Pechino, 3 giugno 1901, ore 15 (per. ore 22,50).

Maresciallo partito stamane dopo avere visto truppe inviate stazione della ferrovia. Esp!ressemi viva soddisfazione soggiungendo dovevo sentirmi orgoglioso comandare così bei soldati.

439

IL SOTTOSEGRETARIO ALLA MARINA, SERRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1437. Roma, 3 giugno 1901, ore 19,15.

La divisione agli ordini del contrammiraglio Resasco, composta delle RR. navi c Dandolo •, • Morosini •, c Doria •, c Urania • è giunta a Corfù oggi ore 16.

440

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A JANINA, MILLELIRE

T. 1363. Roma, 4 giugno 1901, ore 11,30.

Ambasciatore turco venne ieri notHìcarmi ·che erano state fa.tte le scuse all'agente consolare di Prevesa e ordinata punizione colpevoli. Dietro mie insistenze promisemi •che entr'oggii 1sarebbe ~tato pii'ovveduto [l•er indennità 'da accordare Fabiani. Prego V. S. verificare entr'oggi se tutto ciò fu minutamente esattamente compiuto e allora incidente ·sarà chiuso; altrimenti V. S. deve partire, come da mie istruzioni precedenti (2), per Santi Quaranta, dove verrà

R. nave ad imbarcarla per tra1sportarla Corfù, dove navi sono già arrivate. Prego V. S. telegrafarmi stasera.

441

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO DELLA MARINA, MORIN

T. R. 1364. Roma, 4 giugno 1901, ore 12,10.

Avendo ambasciatore turco annunciato ieri essersi ordinata, per incidente Prevesa, anche la punizione dei colpevoli, ed essendosi riservato far conoscere

(l} Il telegramma fu comunicato dal Ministro della Guerra al Ministro degli Esteri.

~mtro oggi la decisione del suo Governo anche per l'indennità a favore dell'italiano maltrattato, conviene che la div:isione navale rimanga a Corfù in attesa di ordini che potranno e1sserle telegrafati domani. Intanto conviene che l'avviso si tenga pronto per immediata partenza aUa volta di Santi Quaranta dove dovrebbe eventualmente recarsi per imbarcare console di Janina.

(2) Cfr. n. 422.

442

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

'r. 1374. Roma, 4 giugno 1901, ore 19,30.

Rispondo al suo telegramma odierno (1). Punizione colpevoli non solamente deve essere ordinata, ma anche eseguita e deve essere sufficiente. Riguardo indennità osservo che offese corporal1i recate al Fabiani bastano giustificarne la domanda, quindi non posso accettare riJServe Governo turco di accertare se vi fmono danni materiali. Eguale dichiarazione feci questa mattina ambasciatore turco a Roma accordandogli giornata odierna per compiere riparazioni richieste, altrimenti domani ·conso[e Janina raggiungerà a Corfù le navi che andranno a Prevesa per prendere di fatto quelle ripa•razioni che Governo ottomano, dopo averle promesse, cerca esimersi dal concedere.

443

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA

·T. 1375. Roma, 4 giugno 1901, ore 20.

Sono di avviso ancor io di non accettare decreto annessionista anche se rimesso dallo stesso alto commtssario. Importa però che, come spero, anche .altre potenze protettrici mandino loro consoli eguaU istruzioni.

444

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 84)

T. 1460/58. Pechino, 4 giugno 1901

Intanto che vari ministri aspettano i:struzioni circa proposta prestito garantito obbligazioni e circa termine 1° luglio, si è pensato chiedere rispettivi Governi: l) se essi pagheranno quote dei privati in contanti, oppure rimette

ranno i titoli chinesi; 2) in che moneta pagherà la China. Tutti siamo concordi per escludere l'argento. Infatti, i prestiti già contratti dalla China, sono pagati in oro. Si chiede quindi se i Governi esteri si intenderanno per designare una moneta aurea unica, oppure 1se ogni stato sarà pagato nella propria moneta.

(1) Non pubblicato.

445

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 490/155. Sofia, 4 giugno 1901.

Un greco suddito turco, Janni Gheorghi, residente a Varna, fu minacciato nelle scorse settimane dal comitato macedone coi soliti ricatti. Il Commissariato Ottomano denunziò il fatto al Governo; ciò malgrado l'individuo venne ucciso, d'ordine del comitato. Un delitto analogo fu perpetrato a Burgas, e le estorsioni di danaro, ,soprattutto contro i turchi, hanno ricominciato su larga scala nelle provincie. Questi atti criminosi, che il Governo tollera violando le assicurazioni e le promesse date allorché procedette al colpo di scena dell'arresto di Sarafoff ed altre angherie fatte a sudditi e ad istituzioni ottomane, determinarono S. E. Negib Effendi e il personale del Commissariato Imperiale ad astenersi dal comparire alla serata di Corte di giovedì ed al Te Deum celebrato il giorno seguente per la festa patronale del Principe.

Il giudice incaricato dell'istruzione contro Sarafoff ha citato a recarsi a Rustciuk per deporre, tutti i condannati dalle assise rumene: naturalmente il Governo di Bucarest ha rifiutato di !asciarli andare; e così il famoso processo finirà colla già preveduta ordinanza di non farsi luogo a procedere.

Intanto Sarafoff, al posto di polizia dove alloggia, ha ottenuto persino il permesso di far abitare con ,sé la r.ma amante. Egli vive lautamente, riceve numerose visite, ed è fatto segno a frequenti ovazioni del pubblico.

Il Principe, per ambizione e per timore ad un tempo, favorisce quanto può i Comitati, ed il suo nome figura ,in tutte le sottoscrizioni ch'essi promuovono. Parlando con me negli scorsi giorni, S.A.R. disse che la visita fatta ad Abbazia, dal Re di Grecia al Re di Rumania, era una dimo:3.trazione diretta contro di lui: parole queste le quali chiaramente significano non ,solo ,che egli non intende di passare inosservato in Europa, ma che tiene ad immedesimarsd. colla causa rivoluzionaria macedone e farla propria. È superfluo osservare come ciò sia lontano dagli intendimenti delle potenze che desiderano mantenere lo statu quo nell'Impero Ottomano.

Vengono in tal modo confermati gli apprezzamenti contenuti nel mio rapporto del 27 aprile u.s. n. 361/112 (l), e 1sebbene non vi sia ancora luogo a preoccupazioni di pericoli immediati per la pace dell'oriente, è chiaro che il moviimento macedone e ['atteggiamento verso di esso del Governo bulgaro rimangono gli stessi sotto il Gabinetto presente, come sotto i precedenti, malgrado qualsiasi dichiarazione in contrario.

(l) Non pubblicato.

446

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

(Ed. in LV 99, p. 84)

T. 1379/60. Roma, 5 giugno 1901, ore 14,30

Rispondo al n. 58 (1).

Riguardo pr-imo punto credo convenga riservare decisione dopo che sarà stabilita natura titoli emessi dalla Cina e garanz,ie da cui saranno circondati. Riguardo secondo punto mi è indifferente la moneta con cui sarà fatto pagamento purché sia aurea.

447

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1473. Tangeri, 5 giugno 1901, ore 15,55.

Seconda nave da guerra francese ritornata adesso da Mazagan. Gran vizir andato a Londra. Ho saputo riservatamente ·che questo ministro di Russia non accetterà nessun ambasciatore Pietroburgo all'infuori dello stesso gran vizir. Mohammed Torres informò che ritorna domani Tangeri insieme al ministro affari esteri.

448

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1470. Pietroburgo, 5 giugno 1901, ore 18.

Conversando col conte Lamsdorff intorno comunicazione fatta dal presidente dell'assemblea ai consoli delle quattro potenze alla Canea e da questi non accettata, egli· mi ha detto come gli parrebbe opportuno che i rappresentanti di dette potenze faceS1sero osservare all'alto .commissario come sia necessario che egli faccia cessare attuale agitazione, che è in opposizione col mandato che tiene dalle potenze stesse. Ciò si potrebbe concretare dalla riunione degli ambasciatori a Roma e si potrebbe, al tempo stesso, ricordare al prinoipe Giorgio che non ha ancora dato risposta alle comunicazioni fatte da tempo dalle potenze.

(l) Cfr. n. 444.

449

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1474. Parigi, 5 giugno 1901, ore 18,42.

Ministro affari esteri, al quale ho domandato oggi con qual senso di opportunità fosse stato emanato 11 decreto relativo all'esercizio dell'avvocatura a Tunisi, si disse compl,etamente ignaro della questione, che quel decreto suscitava in Italia e che dai giornali sarà portata in parlamento. Nella nota che accompagna il mio rapporto 28 settembre 1896, n. 925, la questione è esposta nei suoi particolari.

Delcassé, che non si ricordava P'iù oggi di avere sottoscritto insieme al suo collega della giustizia il nuovo decreto, mi disse di volere esaminare questione e di riservarsi di parlarmene mercoledi.

450

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, SILVESTRELLI

T. 1385. Roma, 5 giugno 1901, ore 23,35.

Ricevetti il rapporto in data 1 giugno della S. V. (1).

Sono d'avviso di non parlare al ministro esteri delle note vertenze. La cosa è stata rimessa nelle mani del prindpe ed è da lui che devesi attendere risposta oppure dai suoi ministri in quanto il"i1spondono in di lui nome.

451

IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 808/209. Belgrado, 5 giugno 1901.

Le dichiarazioni del Conte Go~uchowski dinanzi alle Delegazioni, riguardo alla Serbia, sia quelle spontanee del suo • Exposé •, sia quelle provocate da deputati interroganti, non hanno suscitato commenti da parte della stampa serba, assai p~~:obabilmente in seguito ad un veto venuto dall'alto. Hanno, pe~~:ò, prodotto e lasciato un sentimento vago di di!sagio. Quel dire, in sostanza, che l'intesa

russo-austroungarica, la quale, sino ad ora, era affermata guarentigia salda <li pace nei Balcani, non basta a prevenire ogni confUtto od attrito d'interessi, ha rivelato, nella situazione, un mutamento dai più non prima avvertito ed una mancanza di sicurezza. Nell'altra dichiarazione che la Monarchia sarà amica :iella Serbia sintantoché questa meriti tale amicizia, è apparso come una larvata minaccia, onde è stato comprovato ·che quella amicizia è già !Scossa. Del che un osservatore qui residente non poteva non essersi accorto, da molti mesi. La Serbia che, secondo l'intesa del 1897 dovrebbe essere sotto l'influenza austroungarica, è, invece, nella realtà, dal matrimonio Reale in poi, massime dalla venuta del Signor T·charikoff e dalla chiamata al potere dei radicali che fanno capo al Signm Vuitch, completamente ed esclusivamente sotto l'influenza russa. I fatti che lo provano sono innumerevoli, dai minimi ai maggiori, nonostante che il Signor Tcharikoff si studi, ed abilmente, di dissimulare il suo giuoco, e la più stretta intimità e cordialità apparente di rapporti regnino fra le Legazioni di Russia e di Austria-Ungheria, ed egli non risparmi occasione di dichiarare che non persegue, in Serbia, altro scopo che lo sviluppo economico di un popolo amico e consanguineo, e faccia mostra di non ingerirsi di nulla, e non si lasci vedere nel Ministero degli affari esteri, e non usi socialmente alcuna premura, potrebbesi dire anche alcuna cortesia, per i Serbi, non pochi dei quali, tratti in inganno, di lui si •lag1~ano. Chi si <riporti col pensiero ana situazione che esisteva, a Belgrado, due anni or sono, allorquando il Signor di Schiessl esercitava, in modo discreto, una vera onnipotenza, e la ;paragona con la situazione di oggi, può misurare quanto abbia perso di prestigio e di autorità l'Austria-Ungheria e quanto guadagnato la Russia. Il successore di •chi tutto poteva non ha più alcuna influenza, è tenuto al buio di ogni cosa; il Ministro di Russia, invece, è, in tutto, dalla Corte e dal Governo, consultato ed ascoltato. È assai naturale che in cotale mutamento, il quale non può più ascriversi a momentanei mali umori

o diffidenze, che non è più tendenza, ma direzione presa, riesca increscioso a· Vienna, e che la vantata intesa austro-russa per i Balcani non sembri più, colà, costituire per la Monarchia quella guarentigia che parve un tempo. Quanta parte abbiano, in esso, l'abilità e l'attività individuale degli uomini che rappresentano qui i due Paesi, e quanta ne abbia la forza delle circostanze, è difficile dire. H fatto è questo: l'Austria-Ungheria sente mancarle la .situazione che aveva e che, per ·la sua giuntura geografica e per il vigente accordo, si ritiene in diritto di avere, in Serbia. Ora, questa situazione, essa non vuole perderla; ed a dimostrare tale suo volere, tendono i misurati, ma non perciò meno comprensibili, ammonimenti del Conte Goluchowski, come vi tendono altri fatti di molto significativi, benché forse meno notati, come lo stanziamento di fondi per la costruzione, in Bosnia, di una ferrovia di trentadue chHometri di sviluppo, di importanza puramente strategica, senza sbocchi •commerciali, che verrà a minacdare la Se1rbia sul suo fianco di Nscike, •come lo stanziamento di fondi per l'allestimento di una flottiglia di sette piccoli bastimenti da guerra sul Danubio.

Il Signor Tcharikoff ritiene che, per non perdere ulteriormente terreno nei Balcani, l'Austria-Ungheria intenda guadagnarne, e la considera come in procinto di • aufmarschiren •, di prepararsi ad una mossa in avanti.

(l) Non pubblicato.

452

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 448/90. Tangeri, 5 giugno 1901.

Completo i:l rapporto delH 30 maggio u.s. n. 416/75, al quale l'altro del 3 corrente mese n. 434/81 fa seguito (1).

L'Impero del Marocco accrescerà, io ebbi a dire, straordinariamente la ricchezza e la potenza della nazione eristiana occupante. E questo oggi ripeto, aggiungendo che il Sultano è padrone assoluto di quasi tutte le terre dei suoi vasti e fertilissimi Stati e pur del suolo di varie città di mare perché conquistate con la spada. La Potenza che subentrasse al Governo del Sultano diverrebbe ipso facto proprietaria di tutte quel:le immense terre, nonché degli innumerevoli immobili posseduti in proprio da Sua Maestà Sceriffiana in tutte le città dell'interno e della costa. Con la graduale alienazione di tutte codeste terre, di tutti codesti immobili, con la vendlita di ogni sorta di concessioni, la Potenza occupante ammasserebbe milioni e milioni a centinaia in minor tempo che non si creda.

Una parte dell'oro estratto negli ultimi cinquanta anni, manca, è risaputo, dalla circolazione; l'aureo metallo mancante non è tutto, come affermasi, sepolto nelle Indie ed in Cina; una porzione non indifferente di essa è sotterrata nel Marocco: rassicurati gl,i arabi dallo stabilimento nel loro paese di una amministrazione europea, essi non tarderebbero a rimetterlo in circolazione per impiegarlo nell'acquisto di beni urbani e rurali, nelle imprese commerciali, poiché pochi popoli come il marocchino posseggono in grado eminente tutte le doti richieste per essere negozianti abili e prudenti: quanto si sa intorno ai rapporti commerciali ·che ·corsero fra il Marocco e Pisa, Genova e Venezia, informi. Il ricordo di tali rapporti è ancor vivo nel ceto commerciale del Marocco, nell'aristocrazia cioè di questo paese, dal cui seno escono principalmente i funzionari addetti alle Dogane, i diplomatici, non pochi Ambasciatori. Il sussistere di tale ricordo, il fascino che esercita sui musulmani dell'Impero che studiarono nella Università di Fez, il nome di Roma -e col nome di rum (romani) fino ad ora gli arabi più istruiti designano i cristiani -, ciò che essi sanno delle gesta dell'Impero romano, le vestigia che tuttavia attestano, nel loro paese, persino fra i monti dei Beni Mghild -di là passava una strada romana che conduceva al Tafilet che produce sì grandi quantità di magnifici datteri, -la dominazione romana, unita a quanto confusamente è a loro notizia del nostro risorgimento, il prestigio ~che fra i capi di un popolo guerriero esercita l'augusto nome di Savoia, la Famiglia Reale che essi sanno essere della più antica o:dgine e che tanti valorosi guerrieri ha dato, il tatto e l'adattabilità del carattere italiano, spiegano in gran parte le simpatie di questo paese verso l'Italia. E qui mi sia consentito il dire come non torni a nostra lode il tenere un posto, come oggi

abbiamo, così insignificante nei traffLci internazionaLi in questo paese, ove i primi negozianti ad accorrere furono italiani, e italiani furono i primi martiri francescani che qui insegnarono la carità e l'amore cristiano.

Il Marocco, ancora vergine, predestinato a divenire uno dei paesi più prosperi e più ricchi del globo, capace di ~contenere e bastare da sé ad una popo1azione di oltre sessanta milioni, situato a due ore dall'Europa e alla quale potrebbe essere congiunto con un tunnel sottomarino (V. progetto deH'ingegnere francese Jean Berlier, Parig,i 1899), è libero da qualsiasi impegno finanziario verso l'estero, non ha debito pubblico di sorta.

Ha messo in me profonde radici la convinzione essere desiderabile per l'avvenire d'Italia, quale Potenza mediterranea, anche per gravi considerazioni d'ordine economico, che le Potenze trovassero modo di mantenere e conservare l'indipendenza di questo Stato, anche nell'interesse generale. E siffatto desiderio si fa in me sempre più vivo e acuto rriandando con la mente tutto quanto è accaduto nel bacino mediterraneo dall'epoca del Congresso di Berlino sino a questi ultimi tempi, sino all'ultima Convenzione tra Inghilterra e Francia cedente a quest'ultima Potenza l'hinterland della Tripolitania, rendendo per tal guisa impossibile che la Potenza che fostse· per insediarsi in quel territorio turco -centro di azione della potente setta dei Senussi e focolare del fanatismo musulmano; di là fu specialmente diretto il movimento ·che fece cadere Kartum e perire il povero Gordon, ne ebbi le prove in mano in documenti ·che il Governatore di Gibilterra mi fece pregare di 1esammare quando era ·stato colà deportato Zuber Pascia -possa raggiungere le coste del Mar Rosso.

Allo stato delle ·cose, è mia opinione, -opinione, lo riconos·co, che può non avere valore alcuno, -un compenso (a,ccenno a questo perché se ne parla su pei giornali) qualsiasi di qualche tratto di costa deHa Tr1po1itania, che oggi mai sembrerebbe avere un'impo~rtanza più ,strategica che commerciale, della Cirenaica (stando ad interessanti relazioni storiche essa avrebbe da moltissimo tempo già non poco perduto per certi prodotti della sua antica ricchezza), mai compenserebbe l'Italia dei danni che in un avvenke più o meno lontano io fermamente credo le derive1rebbero daHa soluzione della questione marocchina a vantaggio di una Potenza o di un gruppo di Potenze ad esclusione di lei.

Parlando deH'Impero afritcano francese Lord Salisbury con molto spirito disse: • Le coq gaulots peut grater dans le sable à son aise • : il giorno che il Marocco dovesse essere deHa F·rancia, i:l gallo francese potrebbe dar molto da fare allo stesso leone brritannico.

Si comp!renderebbe e ·si spiegherebbe ·che la Gran Bretagna facesse di tutto, anche sacrificando utili ed antiche amidzie, pur d'impedire che il Marocco divenga francese. Se essa si mostrasse disposta a permettel'llo, le sue stesse colonie, l'Australia per la prima, alzerebbero la voce. Io ritengo che l'occupazione francese del Marocco segnerebbe il principio della decadenza del vasto e potente Jmpero britannico.

Un'intesa fra le grandi PotenZJe è stata possibile in Cina; non sarebbe des,sa possibile, domando io a me stesso, non dovrebbe essere almeno tentata dagli uomini di Stato delle grandi Potenze, per il Marocco? E un'intesa per questo

•ll -Documenti diplomatici -Serie III -Vol. V

paese parrebbe dover essere meno ardua non essendovi bisogno della cooperazione di truppe internazionali.

E forse il Governo di Roma sarebbe meglio e più di ogni altro in grado d'indurre il Governo marocchino a far le necessarie concessioni territoriali alla F~rancia, ~ad introdurre nell'Impero le prime più urgenti riforme, per facilitare l'intesa fra le Potenze. E il Marocco qualche cosa attende dall'Italia in considerazione dei rapporti fino ad ora con essa avuti e delle prove di massima fiducia datele.

L'Italia tentando fare alcunché in prò del Marocco, potrebbe sventare gli intrighi orditi alla Corte Sceriffiana, e forrse a più di uno scopo, -io credo sia miglior rsistema quello di guardare i.n faccia il ma~e per poter meglio e più prontamente estirparlo -allo intento di toglierle il posto che fin qui ha tenuto fra le grandi Potenze europee nella questione del Marocco, che ormai, almeno tale io la ritengo, è la chiave deHa questione mediterranea.

(l) Non pubblicati.

453

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1486. Tangeri, 6 giugno 1901, ore 2,40.

Persona, generalmente bene informata, mi scrive da Marocco la seguente notizia che, pecr quanto merita, mi affretto comunicare a V. E.: • Un musulmano tunisino che da vari anni avvicina la corte, consigliò al gran visir di andare a Roma dal pontefice per chiederne l'intervento presso il Governo francese nella questione del Tuat e del Tafilet, e presso altri Governi ostili al Marocco. Gran visir trovò buono consiglio e reca seco ricchi doni per il papa •. Mio informante aggiunge avere avuto tale notizia sotto il suggello del segreto dallo stesso visir Mohamed Garrit, e che gran visir, assolutamente ignaro politica estera, non sa quel ~che fa. Sono oggi qui attesi con • Bascir • Mohamed Torres e ministro affari esteri.

454

MORENO (l) AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1480. Trapani, 6 giugno 1901, ore 8.

Rappresentanti tutte società Tunisia I'iunitisi assemblea plenaria sede Camera Commercio, considerano decreto repubblica francese 16 maggio 1901 regolante professione avvocati Tunis:ia quale patente violazione protocollo 1889 trattato 1896, protestano energicamente, fiduciosi che patrio Governo vorrà opporsi tanto danno interessi italiani. Segue memoTiale tramite autorità consoJare.

(l) Non è stato possibile identificare la carica ricoperta dal Mareno.

455

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO DELLA MARINA, MORIN

T. 1389. Roma, 6 giugno 1901, ore 13,25.

L'incidente di Prevesa essendo chiuso, la divisione può lasciare Corfù. Però è bene rimanga ancora qualche tempo a fare evoluzioni nell'Adriatico e nello Jonio, visitando al principio di esse il porto di Valona e al termine quello di Durazzo.

456

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 1392. Roma, 6 giugno 1901, ore 13,45.

La ·iniziativa presa da V. E. di parlare a Delcassé riguardo al decreto per gli avvocati dì Tunisi (l) ha prevenuto le istruzioni che intendevo appunto oggi mandarle. n decreto ha prodotto in Italia pessima impressione, e, per quanto esso sia regolare secondo il trattato del 1896 pure se fosse possibile ottenere ad ·esso un temperamento sarebbe opportuno, per evitare serie discussioni alla camera.

457

L'AMBASCIATORE A MADRID, AVOGADRO DI COLLOBIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 478/134. Madrid, 6 giugno 1901.

Dopo la perdita delle sue colonie la Spagna si è appartata dalla politica €Uropea, mantenendosi scrupoil.osamente estranea alle sue combinazioni ed evoluzioni.

Neutralità assoluta tale fu la norma direttiva de1la politica estera dei Gabinetti che si sono succeduti dopo la pace di Parigi. Tutti i partiti concordano in questo principio confermato e sostenuto nelle rare discussioni di politica estera alle Cortes e nella stampa.

Le divisioni dei partiti, 'la poca forza morale del Governo e la cognizione della debolezza finanziaria e miUtare concorrono a mantenere la Nazione in questi sentimenti.

Ebbi spesso l'occasione di accertarmi di questa condizione di cose osservando la cura colla quale il Governo evita sempre di prendere partito nelle questioni di politica internazionale e di mantenere egualmente le sue relaz.ioni con tutte le Grandi Potenze.

All'infuori di questo contegno del Governo esistono però correnti di opinione e sentimenti che oecorre investiga,re perché essi possono eventualmente aver azione sui p!ropositi del Governo. Essi ora si manifestano solo nella stampa e nelle tendenze dell'opinione pubblica.

Le due Nazioni colle qual,i la Spagna è in maggior contatto sono la Francia e l'Inghilterra.

La Francia da lungo tempo mantiene relazioni d'intimità e cordialità colla Spagna. La stampa e l'opinione pubblica in Francia considerano la Spagna con simpatica benevolenza malgrado le differenze fra lo ,spirito e le istituzioni delle due nazioni; dal francese impulsivo nei suoi giudizi la Spagna è considerata come una nazione inferiore e :diversa, ma amiea. A dò si aggiunse che da parecchio tempo H capitale francese si è impegnato in larga misura in !spagna. Nel Debito Pubblico, nelle ferrovie, nelle miniere ~partecipano i ~capitali francesi e così esercita un'influenza che s',impone alla politica del Governo.

La vicinanza dei possessi in Africa e ,l'espansione francese verso il Marocco crearono talvolta diffidenze che il Governo della Repubblica seppe sopire evitando attriti e cercando di blandire la Spagna.

L'Inghilterra ;pel suo possesso di Gibiltel'ra toc~ca al territorio spagnuolo ed ha pure considerevoH capitali investiti in !spagna, sovrattutto nelle imprese di miniere, ma verso di essa ben dive~so è il se?timento spagnuolo.

Il possesso di Gibilterra fu ed è tuttora inviso alJ.a Spagna che lo considera come una grave minaccia a causa di sua debolezza militare e navale.

Il contegno degli uomini dii Stato inglesi, la parzialità della stampa durante la guerra cogli Stati Uniti hanno ferito profondamente gli Spagnuoli ed hanno seminato rancori e malanimo fra le due nazioni.

Le ingiunzioni fatte dall'Inghilterra per inibire alla Spagna lo stabilimento di fortilizi nelle vicinanze di Gibilterra e le recenti discussioni in Parlamento cirea all'armamento di que:lla fortezza furono argomenti di acri commenti nella stampa spagnuola.

L'opinione pubblica qui ,presta facilmente alla Gran Bretagna progetti ostili alla Spagna, come quello dell'occupazione delle Canarie.

L'intimità e la solidarietà deNa Gran Bretagna col Portogallo fecero crescere i sospetti e gli allarmi, poiché la Spagna si sente vulnerabile alla sua frontiera, se dovesse difendersi dal Portogallo alleato dell'Inghilterra.

Le relazioni fra i due Governi :sono perfettamente coèrrette, ma perdura però la diffidenza della Spagna alimentata dai continui armamenti che si fanno dagli Inglesi a Gibilterra e dalla concentrazione in essa di numerose forze navali e terr,estri.

Il mio collega d'Inghilterra si rende ben conto di questa diffidenza dell'opinione pubblica verso il :suo paese, ~conseguenza ineluttabi:le del possesso di Gibilterra. Egli mi disse ~essere l'intenzione del suo Governo di mantenere le migliori relazioni colla Spagna e di rimuovere le difficoltà che potrebbero nascere ma la sua opera essere talvolta ostacolata dalla stampa inglese sempre assai pronta ad eccitare l'opinione pubbUca :su quanto concerne Gibilterra ed a propagare notizie circa ad accordi della Spagna colla Francia e la Russia.

Per altra parte poi la stampa francese e russa e più specialmente questa diffondono notizie allarmanti come quella della cessione di Ceuta.

Come già ebbi a riferire ed in dò è dello stesso avviso Sir Mortimer Durand, non 'credo che il Governo ,spagnuolo finora si sia dipartito daUa politica d'astensione e neutralità seguita dopo la Pace di Parigi.

La diplomazia Russa ha abbondato in dimostrazioni di simpatia verso la Regina Reggente, ma nulla più.

Le ·condizioni interne del paese e lo stato delJe sue focze terrestri e navali escludono la possibiLità che la Spagna intenda attualmente di unirsi ad uno dei gruppi delle grandi Potenze d'Europa.

La potenza maggiormente .interes·sata di avere con sé la Spagna è la Francia ed essa colla prevalenza d'el suo credito e della sua posizione in Africa può esercitare ed esercita la sua influenza senza che le occorra di legarsi con patti speciali. La Russia naturalmente asseconda qui tale politica, consigliando la Spagna di mantenersi unita alla Francia.

Per quanto concerne l'Italia l'Austria e la Germania la Spagna mantiene ottime relazioni, studiandosi sempre di evitare qualsiasi atto o manifestazione di preferenza verso qualsiasi delle Grandi Potenze di Europa per mantenersi ferma nella politica di perfetta neutralità.

Tali sono le condizioni della poHtica estera della Spagna, che parmi, salvo gravi difficoltà internazionali, non avrà da mutarsi. Ho stimato opportuno di riferirne a V. E. per delucidare le notizie che di tempo in tempo la stampa diffonde su Quest'argomento.

Una sola questione ha una importanza reale per la Spagna ed è quella del futuro assetto del Marocco, un mutamento sovrattutto sulle coste dell'Impero, può spingerla ad abbandonare la politica di astensione.

Il Governo Spagnuolo perciò vigila .sugli avvenimenti nel Marocco e si è dichiarato fautore del mantenimento dello statu quo e certamente si adoprerà per mantenerlo.

Le assicurazioni date dalla Francia all'epoca dell'occupazione del Tuat furono accolte dalla Spagna con rassegnazione e colla speranza di vedere così aggiornato un pericolo maggiore che ora non potrebbe impedire.

Grandi sono gli interessi della Spagna nel non lasciar alterare a suo danno lo statu qno nel Marocco, ma nelle sue condizioni attuali la sua azione sarebbe però assai limitata. La debolezza della Spagna è un fattore di cui si deve tener conto per le future contingenze del Marocco.

(l) Cfr. n. 449.

458

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 1399. Roma, 7 giugno 1901, ore 12.

Facendo seguito mio telegramma di ieri (l) avverto V. E. che ebbi occasione di parlare con ambasciatore Barrère relativamente decreto avvocatura Tunisi

mostrandogli cattiva impressione prodotta qui. Egli n1conobbe giusto mio apprezzamento e promise interessarsi per cercare temperamento ,conciliante. Due temperamenti sarebbero apparsi: uno permettere che per i giovani italiani della colonia già attualmente avviati nelle università italiane la laurea che conseguiranno abbia ste,sso valore come laurea francese; l'altro che 1la licenza del liceo italiano Tunisi sia titolo pei giovani della colonia onde essere ammessi alle università francesi. Quest'ultimo temperamento avrebbe il vantaggio di fornire, a suo tempo, una ragione efficace per difendere l'esistenza della scuola italiana a Tunisi anche dopo la scadenza del trattato vigente.

(l) Cfr. n. 456.

459

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 1190/627. Parigi, 7 giugno 1901.

Il 5 di questo mese, feci la mia visita ebdomadaria consueta al Signor Delcassé ed avendo io dovuto, nel ,corso della conversazione, indicare a questo Signor Ministro la probabilità che V. E. venga interpellata 1n parlamento sovra la questione dell'esercizio deNa avvocatura in Tunisia, egli ne tolse occasione per dirmi ,che da Roma gli erano segnalate prossime inte~pellanze che si svolgerebbero nell'occasione della discussione del bilancio degli affari esteri, sovra il rinnovamento delle alleanze, sovra l'indirizzo generale della politica dell'Italia rispetto alle altre potenze, ecc. ecc. Gli si diceva che l'On. Luzzatti parlerebbe in questa discussione.

Interruppi il mio interlocutore osservando ·che molto probabilmente l'intervento dell'On. Luzzatti avrebbe luogo nelle questioni di politica commerciale attesa tla speciale competenza sua nella materia. Ma il Signor Delcassé, quasi seguisse il filo di un ordine di idee prefissosi, continuò il suo discorso nel quale, sotto una forma piuttosto involuta, primeggiavano i tre concetti che sto per esporre.

l) Premeva a questo Ministro degli affari esteri di mettere in sodo che la diplomazia francese avea dato prova di una assoluta discrezione cercando mai. in nessun momento, di influire sovra le risoluzioni del Governo italiano relativamente al futuro rinnovamento delle sue alleanze. All'avvicinarsi dell'incontro del Presidente della Repubblica con S.A.R. il Duca di Genova a Tolone, una campagna di stampa era stata condotta con grande vivacità, in tutta Europa, sul tema delle alleanze dell'Italia. Il Governo francese non si è lasciato per ciò dipartire dalla circospezione assoluta da lui adottata di deliberato proposito e

S.A.R. il Duca di Genova avrà potuto riferire che né il Presidente della Repubblica, né i Ministri francesi gli tennero un linguaggio che da siffatta misura si dipartisse.

2) H Governo francese nella sua politica di ravvicinamento all'Italia è stato guidato dalla persuasione che fra i due paesti. non esistono divergenze di sostanziali interessi e la comunanza di molti di questi, in parecchie circostanze manifestatasi, gli fa desiderare di rendere i rapporti fra i due Stati sempre più intimi. Tale politica è perciò indipendente dalla previsione delle risoluzioni che l'Italia, nella pienezza della sua indipendenza e nella sua :saviezza, sarà per prendere circa il rinnovamento od il non rinnovamento delle sue alleanze.

3) La pratica costante da parte della Francia di questa politica dovrebbe avere convinto l'Italia che essa nulla ha da temere nei suoi interessi da parte della Francia e, ,poiché l'assenso del sentimento pubb:Hco è acquisito sinceramente a tale politica, è naturale e legittima nei Francesi la aspettazione che da parte dell'Italia, nei suoi rapporti con gli altri paesi, sarà eliminato ciò che potrebbe essere aggressivo vel'so una nazione che le è amica.

Quando mi accorsi che il Ministro metteva una ,speciale insistenza a svolgere questi suoi concetti, lasdai che egli ne esaurisse la esposizione e, senza pure fargli intendere che di essi avrei informato l'E.V., sviai il discorso verso altro soggetto.

Non è perciò che io dia alle cose dettemi dal Signor Delcassé una importanza minore di quella che conviene loro attribuire. Ritengo anzi che le cose stesse meritano tutta l'attenzione del R. Governo poiché questo Ministro degli affari esteri ebbe certamente una precisa intenzione nel tenermi questo discorso.

Ora quale sia questa intenzione non 'saprei dire in modo sicuro. Non m~ pare però 1impossibile il ricercarla nelle circostanze in cui, secondo le informazioni pervenute al Signor Delcassé, si svolgerebbero nel parlamento nostro le prossime interpellanze.

Non sembra infatti da escludersi che il linguaggio tenutomi da questo Ministro degli affari esteri, abbia avuto per primo intento quello di disimpegnare la responsabilità, anche soltanto indiretta della diplomazia francese, da tutto ciò che, nel corso della discuss.ione di quelle interpeHanze, pote~sse essere detto da personalità conosciute per le simpatie delle quali esse godono in Francia. Ma certamente, nello svolgimento del 2° e del 3o punto il Signor Delcassé ha voluto anche altra cosa. Egli non fece allusione alcuna che determinasse ciò che nell'alleanza nostra con le potenze centrali dovrebbe essere eliminato perché questa non abbia carattere aggressivo. Il suo pensiero però pareva ispirarsi alla supposizione che nei patti dell'alleanza vi siano clausole speciali aventi tale carattere e che potrebbero essere soppresse in occasione della rinnovazione. D'onde qui si tragga questo concetto non avrei potuto ricercare senza entrare in una conversazione che non mi pareva opportuna ed alla quale io non ero del resto autorizzato. Nelle molte cose che alimentarono la campagna di stampa, di cui il signor Delcassé pareva conservare vivissima memoria, non mancarono di certo affermazioni che potrebbero aver fatto nascere tale supposizione.

Ho fatto conoscere per telegramma del dì 5 di questo mese (l) il reso-conto della verbale comunicazione che mi era stata fatta dal Ministro francese degli

affari esteri ed ora, nel confermarla, mi preme mettere in sodo che il Governo di Sua Maestà è :stato da me lasciato nella piena libertà di dare alla medesima il grado d'importanza che egli stimerà doverle attribuire. Non ritornerò pertanto spontaneamente sovra questo soggetto nelle mie conversazioni con il Signor Delcassé prima che V. E. mi abbia fatto conoscere le intenzioni sue a tale riguardo.

(l) Non pubblicato.

460

IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 818/213. Belgrado, 7 giugno 1901.

La delimitazione della linea di frontiera tra ,la Serbia e la Bulgaria, quale è stata compiuta dalla Commiss,ione Europea in base ai principi consacrati dall'art. 2 del trattato di Berlino, non ha cessato di dar occasione ad inconvenienti, talvolta gravi, per ll.e popolazioni del confine, a causa di ambigue, incerte, erronee

o fantastkhe denominazioni di luoghi. Da tempo, il Governo principesco bulgaro proponeva al Governo di S. M. H Re di Serbia che si procedesse, per mezzo di una ,commissione mista, ad una migliore determinazione della frontiera comune. Sinora tale ,proposta non era stata accolta, e •Si supponeva a Sofia che il Governo Serbo, specie al tempo di Re Milan, desiderasse perpetuata una situazione che gli permetteva di apl"lire, quando lo volesse, una questione col Principato. Le insistenze dell'Agente di,plomatico bulgaro a Belgrado si sono nondimeno continuate ed hanno finalmente avuto causa vinta. Una commissione mista rivedrà ,la delimitazione accennata, incominciando i suoi lavori il 1° giugno vecchio stile.

Si potTebbe, per il principio, sollevare <la questione se le due 'parti abbiano in jure facoltà di far arrecare, da una Commissione serbo-bulgara, modificazioni all'opera di una Commissione Europea.

461

IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 819/214. Belgrado, 7 giugno 1901.

Fra i modi nei quali il Governo austro-ungarico dimostra voler mantenere la posizione acquisita di fronte ai paesi Balcanici, vi ha quello accennato nel mio rapporto del 5 corrente, N. 808/209 (1), la creazione, cioè, di una flottiglia da guerra danubiana. Nel bilancio comune sottomesso alle Delegazioni unite il 20 maggio u. s., si conteneva la domanda di un credito straordinario di 400.000

corone per dar mano alla costruzione di sette nuovi piccoli bastimenti da guerra destinati al Danubio. Una parte della stampa e della opinione pubblica reclamava da tempo come necessaria la creazione di tale flottiglia. Tolti gli ostacoli che intralciavano la navigazione sul Basso Danubio, diventava possibile alle navi da guerra estere spingersi sin all'alto fiume, e occorreva munire anche le frontiere fluviali delle opportune difese. E la necessità di addivenirvi si fa più manifesta ora che le relazioni della Monarchia con la Serbia hanno assunto, sotto forme ancora ,corrette, carattere di freddezza e di diffidenza. È stata decisa la costruzione di due monitori e di cinque scialuppe per pattuglie. La spesa totale è ·calcolata in ,corone 3.400.000. La prima rata richiesta per il 1902, è, come ho detto, di corone 400.000.

(l) Cfr. n. 451.

462

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, CARIGNANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 424/!46. Washington, 7 giugno 1901.

Da qualche tempo parte de1la stampa americana si dimostra aggressiva verso la Germania; tin spec.ial modo il New York Herald. Poco più di un mese fa esso pubbltcò una intervista, che il 'suo corrispondente a BerHno avrebbe avuto con un gran personaggio tedesco, il quale si sarebbe espresso in modo pessimista drca le future relazioni fra l'Impero e gli Stati Uniti peir le tante questioni pendenti fra i due paesi, ed anzitutto per le rivalità commerciali.

La smentita dell'intervista, data qui e massime a Berlino, ha aumentato l'acrrimonia e la violenza del Unguaggio, non solo nella stampa americana, ma anche in quella tedesca, a giudkare dagli estratti qui pubblicati. Oltre le lievi diffico'ltà e gli ostacoli esistenti ne]le legislazioni e fiscalità per gli scambi fra i due Stati, si è risollevata la questione che sembrava sopita, delle aspirazioni tedesche sopra l'Isola • Margarita •, nel Mar Caraibico, appartenente al Venezuela; questione di ,cui trovo ,cenno nei documenti diplomatici inviati a questa Ambasciata.

Con molti particolari si è ra,ccontato la lunga permanenza in quelle acque dell':Inc~rociatore Goomanko • Vineta •, tche avrebbe, stud)iato di!ligentementle la località per assicurarsi se fosse atta ad un deposito di ,carboni, ed anche se offrisse un sicuro rifugio ad una .squadra. Sono 'piovute le smentite, riferendosi che il • Vineta • si recò l'anno s'corso e quest'anno in quel mare pe,r usuali esercitazdoni. Ma la polemica è andata tant'oltre fm alcuni giornali dei due paesi, che si è creduto di dover dare una smentita formale. Un comunicato del Dipartimento di Stato ai giornali di Washington, dichiarava infatti che nessuna intenzione aveva il Governo Tede,sco dii occupare un punto qualsiasi neLle Americhe. Sembra che a Berlino siensi !fatte ri:mostmnze, e ,che l'Ambasciatore degli Stati Uniti presso il Governo Imperiale sia stato autorizzato a rassicurare il Governo Fedeirale ciil"ca la falsità d'elle notizie divulgate.

Malgrado ciò la campagna aggressiva non è cessata. In questi ultimi giorni ancora si è gettato l'allarme suH'infiuenza che acqui·sta la Germania nel Centro America, ma soprattutto nel Brasile, insinuandosi che essa abbia vasti progetti coloniali. È da notare come questa, al pari di altre notizie del genere, giungano qui da Londra.

Come complemento a ciò, all'inaugurazione dell'Esposizione Pau-Americana di Buffalo, il 20 s. m., il Senatore Lodge, uno dei capi del partito repubblicano, nell'inneggiare all'unione dei popoli del Nuovo Mondo, alla dottrina Monroe, si esprimeva in modo vivace e con accenno a minacce a proposito delle ambizioni delle Potenze Europee nelle Americhe, segnatamente nel Mar Caraibico. L'aHusione alla Germania è par,sa chiara.

Tenuto conto della posizione politica del Signor Lodge, designato ad essere nel venturo Congresso il Presidente anche deUa Commissione degli Affari Esteri del Senato, il suo discorso a Buffa,lo ha levato gran rumore. E ,penso che esso, insieme all'animosità che ,si manifesta contro la Germania, vada rilevato. Del discorso accludo l'estratto che ne ha pubblicato il New York Tribune, che sembra il più fedele (1).

463

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1515/60. Pechino, 8 giugno 1901, ore 20,30 (per. ore 6 del 9).

Padre Bonaventura prega comunicare Shiaparelli: • Ministri cinesi assicurano console di Francia sta per concludere accordo con governatore Shansi, a nome dei missionari italiani dello Shansi. Le condizioni sarebbero rovinose per la missione. Missionari essendosi rivolti all'associazione e avendo dichiarato mesi or sono al ministro di Francia che lo pregavano non occuparsi di loro, contano sulla associazione perché ottenga non sia autorizzato ministro di Francia trattare per conto loro e loro malgrado. In caso contrario interessi della missione sarebbero sacrificati. Urgerebbe nominare vescovo francescano italiano, prego provvedere ed informarci •.

464

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1518/61. Pechino, ... ore 10,20 (per. ore 14,10 del 9 giugno 1901).

*Ricevuto telegramma n. 61 (2) che interpreto dover continuare ad occuparmi missione italiana Shansi, della quale ho riferito col mio telegramma

n. -42 * (l) e della quale ministro di Francia dovrebbe disinteressarsi. Siccome cinesi affermano che console francese insiste per concludere accordi contro la espressa volontà dei missionarii, sarei grato a V.E. volesse avvertirmi appena codesto ambasciatore di Francia saprà che Governo francese avrà mandato questo ministro di Francia istruzioni non occuparsi della missione dello Shansi.
(l) -Non si pubblica. (2) -Non pubblicato: opportunità che le legazioni di Italia e dì Francia sì occupino ciascuna dei reclami di missionari di cui è in possesso.
465

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, CHICCO

T. 1428. Roma, 9 giugno 1901, ore 14,50.

Sono informato dal mio collega delle poste che vice console Bengasi vorrebbe impedire alle poste ottomane di mandare, come fa ora, a Derna la sua valigia per consegnarla alla navigazione; avverto che non vi è mezzo di impedirlo e non è il caso di provocare urti per ciò. Piuttosto ritengo che la posta ottomana smetterà di ciò fare quando vice console Bengasi avrà ottemperato, come raccomando ancora istruzioni mio telegramma primo corrente n. 1324 (2).

466

IL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1520. Canea, 9 giugno 1901, ore 17 (per. ore 17,55).

Alto commissario ha trasmesso, con lettera propria, ai consoli delle potenze protettrici, il voto dell'assemblea cretese. Consoli hanno ritornato oggi al principe, con separata identica nota, predetto documento, dichiarando essere nella impossibilità di accettarlo, di fronte ad ordini formali dei loro rispettivi Governi.

467

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 642. Parigi, 10 giugno 1901.

Negli ultimi colloqui avuti col Signor Delcassé circa gli affari di Cina ho trovato che, in questo Ministro degli Affari Esteri, dopo il suo ritorno da Pietroburga, non era diminuito il desiderio che le cose abbiano a giungere il più rapidamente possibile ad un componimento pacifico. Ebbi da lui la conferma del

l'incominciato ritiro del corpo francese di spedizione. Le notizie, in dominio pubblico a tale riguardo, sono esatte.

Relativamente alla questione delle indennità il Signor Delcassé si è meco espresso in termini di una particolare chiarezza. Stanno di fronte, egli mi disse, due metodi: quello di fornire alla Cina il mezzo di pagare le indennità mediante un prestito, e quello di ricevere dalla China dei buoni rappresentanti le quote delle indennità medesime. Tutti concordano nel ritenere che se la Cina volesse procurarsi del denaro all'estero, non troverebbe credito a meno che le Potenze, od alcune di esse volessero accordarle la loro garanzia. Se si adotta il sistema del pagamento mediante un prestito cinese guarentito collettivamente da tutti i Governi che ripetono un risarcimento, sarà mantenuta la solidarietà degli interessi dei Governi stessi di fronte alla Cina. Se invece si adotta l'altro sistema, per cui ciascun Governo avrà da ricevere dalla Cina in buoni la quota-parte spettantegli nella indennità, la solidarietà sparisce. Ciascuna Potenza ricaverà dal possesso di quei buoni il partito che crederà preferibile per i suoi interessi. Quelle che vorranno rimborsarsi delle spese sostenute, dovranno negoziare quei valori sui mercati d'Europa i quali ai medesimi accorderanno soltanto il credito loro attribuito dal Governo che vorrà cederli. In una parola la Cina si trova nella condizione abbastanza singolare di non avere altro credito fuorché quello dei suoi creditori. Il Signor Delcassé mi disse che, a parer suo, il sistema che manteneva la solidarietà degli interessi delle Potenze era preferibile, ma che egli non s'impunterebbe per farlo prevalere.

(l) -Cfr. n. 269. Il brano fra asterischi è edito in LV 99, t>. 85. (2) -Cfr. n. 431.
468

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 643. Parigi, 10 giugno 1901.

Scrissi a V.E. delle cose di Marocco, l'ultima volta il 20 maggio (rapporto

n. 1060/548) (l) ed allora io non avea ancora, dopo il mio ritorno dall'Italia, potuto abboccarmi col Signor Delcassé il quale si era recato a Biarritz. Il Direttore degli affari politici al Ministero francese degli Affari Esteri mi avea detto che le trattative per le necessarie riparazioni dovute dal Governo Sceriffiano, in seguito all'uccisione di un cittadino francese ordinata da un Cai:d marcechino, erano, a quella data, ancora pendenti.

Nella prima visita che feci al Signor Delcassé, dopo il suo ritorno a Parigi, si parlò fra le altre cose anche di questa pendenza fra la Francia ed il Marocco ed il Signor Ministro degli affari esteri mi disse che nella medesima nulla vi era di insolito. Il Governo della Repubblica si era trovato nella necessità di fare ciò che sempre era occorso di fare col Governo marocchino il quale si decide a dare soddisfazione soltanto quando le domande sono appoggiate dalla presenza di navi da guerra. Recentemente gli Stati Uniti aveano dovuto ricor

rere a questo sistema di pressione adoperato in casi analoghi dall'Inghilterra, dalla Spagna e, se ben si ricordava, anche dall'Italia. Prima di mandare a Tangeri le navi di cui la presenza riusciva necessaria di fronte agli indugi ed alla abituale inerzia del Governo di quel paese, il Signor Delcassé, -cosi egli mi disse, -avea palesato tale suo proposito ai miei colleghi che in quei giorni erano in Parigi. La stessa notizia egli mi avrebbe data se nei giorni stessi ci fossimo incontrati.

Poi, prendendo a discorrere del rumore che una parte della stampa francese continua a fare circa le relazioni della Francia col Marocco, il mio interlocutore metteva in evidenza che il linguaggio di quei giornali è precipuamente inspirato da un sentimento di opposizione alla sua persona. Egli mi faceva notare che, quando si è potuto momentaneamente credere che, dopo i fatti di Timoum, il Governo si sarebbe lasciato vincere la mano dall'elemento militare -ed avrebbe tollerato una spedizione verso la frontiera del Marocco, quei giornali accusavano violentemente il Ministro degli Affari Esteri di voler impegnare la Francia in una lunga e costosa guerra togliendole l'opportunità di prendere con tutte le sue forze la parte che le dovrebbe spettare negli avvenimenti forse prossimi che potrebbero cambiare lo stato di cose in Europa. Ed ora invece, dopo di aver acquistato la persuasione che il Gabinetto attuale nulla vuole intraprendere contro l'integrità territoriale del Marocco, quegli stessi giornali, si affannano a denunziare la vigliaccheria del Ministero che non osa farsi rispettare neppure dal Governo sceriffiano.

Naturalmente, per meglio impressionare l'opinione pubblica, si assegnava nell'uno, come nell'altro caso, una parte principale all'azione dell'Inghilterra la quale, a volta a volta e secondo i bisogni della tesi sostenuta, od incoraggiava la Francia a guerreggiare, od alzava la voce per opporvisi. Tutto ciò era immaginario ed avea base soltanto nelle meschine arti delle opposizioni per motivi di politica interna. La verità era che né la Francia avea mai avuto l'intenzione di far guerra al Marocco, né avea mai subito alcuna influenza -estera a tale riguardo. Le ultime notizie recavano che il Caid colpevole era stato punito e che il risarcimento domandato verrebbe accordato. Si poteva ormai sperare che anche questo incidente di secondaria importanza sarebbe .definitivamente composto.

(l) Non pubblicato.

469

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. CONFIDENZIALE 769/403. Vienna, 10 giugno 1901.

Mi fo premura di comunicare a V.E. le chiestemi informazioni (1) sugli Eminentissimi Cardinali Gruscha, Schlauch, Vaszary, Puzyna e Skrbensky. Antonio Giuseppe Gruscha, Principe-Arcivescovo di Vienna, Consigliere Intimo, Membro della Camera dei Signori d'Austria, Cardinale dell'Ordine

dei Preti, creato nel 1891, è nato a Vienna nel 1820. Fece la sua carriera come Cappellano dell'esercito Austro-Ungarico. Fu nominato all'Arcivescovado di Vienna e poi al Cardinalato per speciale protezione di S.M. l'Imperatore Francesco Giuseppe. Non parla che il tedesco. Non ha alcuna relazione con Cardinali italiani, eccettuati gli antichi Nunzi a Vienna, ed anche con questi la relazione è puramente esterna. È uomo di sentimenti moderati, interamente devoto all'Imperatore, a cui deve esclusivamente tutta la sua carriera. In caso di Conclave, se sarà vivo e se la grave età non gli interdirà il viaggio a Roma, egli voterà secondo le istruzioni che non mancherà di sollecitare dall'Imperatore. Ora la sua salute è abbastanza buona, quanto può essere quella di chi ha oltrepassato gli ottant'anni. Io lo vidi ancora pochi giorni or sono passeggiare a piedi.

Claudio Vaszary, nato in Ungheria nel 1832, Arcivescovo di Gran, PrincipePrimate d'Ungheria, Consigliere Intimo, Membro della Camera dei Magnati Ungherese, Cardinale dell'ordine dei Preti, creato nel 1893. Benedettino della Congregazione Ungarica di quell'Ordine, professore emerito di teologia, scrittore ed oratore distinto. Come in generale l'alto clero ungherese, il Vaszary è caldo patriota. È anche liberale, per quanto può esserlo un Prelato e un Cardinale. Il suo voto nel Conclave sarà conforme ai desideri del suo Sovrano, e questi saranno certamente in un senso conciliante e moderato.

Lorenzo Schlauch, nato in Ungheria nel 1824. Vescovo di Gran Varadino, Consigliere Intimo e Membro della Camera dei Magnati d'Ungheria. Creato Cardinale dell'Ordine dei Preti nel 1893. Uomo di molto ingegno e di sentimenti moderati e liberali, come ho potuto constatare io stesso in conversazioni particolari avute con lui a Pest. Al pari del precedente è sincero patriota ungherese, e voterà, conformemente ai desideri del Governo Ungherese, per un candidato possibilmente moderato.

Barone Leone de Skrbensky, Consigliere Intimo dell'Imperatore, PrincipeArcivescovo di Praga. È il più giovane dei Cardinali Austro-Ungarici. Fu ufficiale nell'esercito I. e R. prima di abbracciare la carriera ecclesiastica. Ha Q.istinto ingegno, e parla bene le due lingue che si disputano il primato in Boemia, cioè la czeca e la tedesca. Nutre sentimenti moderati, e non v'è dubbio che anch'esso seguirà, nel suo voto, la direzione che gli sarà segnata dal Governo I. e R.

Il Dottor Giovanni Puzyna Kniaz de Kozielsko, Principe-Vescovo di Cracovia, Consigliere Intimo, Membro della Camera dei Signori d'Austria, creato recentemente Cardinale. Egli è polacco, e, quindi, molto ossequiente alla Santa Sede, e nel tempo stesso fedele all'Imperatore. Si suppone che nel Conclave seguirebbe le istruzioni imperiali. Come Prelato polacco, è naturalmente in relazione col Cardinale Ledochowski, benché questi non sia suddito austriaco. Ignoro, però, in qual misura questa relazione possa influire sullo spirito del nuovo Cardinale.

Tutti i Cardinali austro-ungarici, eccettuato forse lo Skrbensky, furono in rapporto coi Cardinali Serafino Vannutelli e Agliardi, quando furono Nunzi del Papa a Vienna. Ed è probabile che quei rapporti si siano, in certa misura,. continuati.

In questo momento i Cardinali predetti si trovano in misura d'intraprendere un viaggio a Roma. Il solo Arcivescovo di Vienna, Cardinale Gruscha, si sente molto gravato dall'età, e ciò che gli sarebbe possibile oggi, potrebbe essergli impossibile domani. Lo stesso deve dirsi del Cardinale Vaszary, ben\Ché tocchi appena i 70 anni d'età. Per contro il Cardinale Schlauch, che ha 78 anni, gode di robusta salute. Gli altri due sono relativamente giovani.

Ho fatto menzione di istruzioni eventuali che sarebbero date ai Cardinali Austro-Ungarici dal Governo Imperiale e Reale, o per meglio dire dallo stesso Imperatore in caso di Conclave. Io ebbi occasione di parlare di questa eventualità sia ~ol Conte Kalnoky, sia col Conte Goluchowski, e ad entrambi esposi successivamente il desiderio del Governo del Re di ottenere che i Cardinali Austro-Ungarici ricevano eventualmente l'istruzione di votare per un futuro Papa possibilmente moderato. Ebbi dall'uno e dall'altro Ministro assicurazioni pienamente soddisfacenti a tal riguardo. Essi mi dissero che nessun veto sarebbe stato esercitato nel Conclave dall'Austria-Ungheria, poiché un tale diritto era caduto da oltre un secolo in desuetudine. Ma soggiunsero che l'Imperatore e Re avrebbe fatto conoscere ai Cardinali Austro-Ungarici il suo vivo desiderio di veder proclamato, in caso di Conclave, un Papa animato da spirito di conciliazione. I due Ministri mi espressero la fiducia che di tale desiderio i Cardinali predetti, almeno per l'antica devozione al Sovrano, non avrebbero certo mancato di tener gran conto.

Non dubito che le disposizioni dell'Imperatore siano rimaste immutate su quest'oggetto. Ma se il Conte Goluchowski mi chiedesse ora, dopo i molti cangiamenti avvenuti nel Sacro Collegio, di indicargli un Cardinale papabile conciliante, o almeno relativamente moderato, io sarei molto imbarazzato nel rispondergli. Non conosco molti Cardinali. Fra quelli che conosco personalmente, cioè Gruscha, Schlauch, Agliardi, Vincenzo e Serafino Vannutelli, quest'ultimo è il solo che sia considerato come papabile. Egli tenne, durante la sua .nunziatura a Vienna, una condotta corretta e prudente, senza alcun segno di velleità bellicose, ed usò meco cortesi riguardi, che non cessarono quando diventò Cardinale. Ma non saprei aggiungere altro. In questa materia a Roma

se ne deve sapere un po' di più che a Vienna.

(l) Cfr. n. 426.

470

IL CONSOLE GENERALE AD ALEPPO, DE GOYZUETA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 276/40. Aleppo, 10 giugno 1901.

I saccheggi e le querele che ebbero luogo in questi ultimi tempi tra la

tribù Curda Mellie appartenente oggi al corpo dei soldati irregolari, detto

Hamidie, e la tribù degli arabi nomadi, detta Sciammar, avendo preso delle

proporzioni allarmanti, mi vedo nel dovere di fare a V.E. un esposto delle

notizie alquanto dettagliate che ho potuto raccogliere in quest'affare.

Ibrahim Pascià capo dei Hamidie della tribù Mellie, che risiede a Veran

sciaher, al nord di Orfa, posto tra quest'ultima città e Diarbehir, vedendosi

accarezzato dal Governo, allo scopo di trovare, al bisogno, in quelle tribù Curde (ben armate, ed abitanti l'Armenia e la Mesopotamia) buoni ausiliari ha saputo approfittarne per acquistare una forte preponderanza sulle altre tribù affini.

Forte della protezione del Sultano e godendo di una certa indipendenza, Ibrahim Pascià lasciava fare alla sua Tribù, secondo gli antichi usi dei nomadi, delle irruzioni a suo beneplacito negli accampamenti delle Tribù vicine, allo scopo di appropriarsi dei loro montoni, cammelli, cavalli ecc. ecc.

Queste depredazioni divenute di più in più frequenti, resero la situazione più che critica.

Le comunicazioni dirette tra Aleppo e Mardin furono interrotte, le vie non offrivano più nessuna sicurezza, bisognava prendere delle strade deviate, il commercio soffriva grandemente senza che il Governo prendesse cura di reprimere tali disordini e farli cessare.

Ibrahim Pascià non contento di molestare i suoi vicini e sempre avido di bottini, ha voluto mettere pure a contribuzione le tribù arabe, e da tre o quattro mesi ha assalito pure un accampamento di circa 200 a 250 tende di arabi delle due Tribù Sciammar e Abu Assaf che erano venute installarsi nelle vicinanze di Racca, mise il terrore fra di essi, e s'impadronì delle loro mandrie, usurpando loro circa 10.000 montoni e 200 cammelli, ciò che costò la vita al capo di Abu Assaf ed al suo figlio.

A quell'epoca la grande parte della Tribù Sciammar si trovava nelle vicinanze di Bagdad, e per conseguenza a una grande distanza dalla piccola brigata che venne derubata. Questa vedendosi nell'impossibilità di usare immediata rappresaglia, ne prevenne i suoi compagni e aspettò il loro aiuto e assistenza.

Pares Pascià, Capo dei Sciammar, prevenuto di questo fatto ordinò che una forza sufficiente fosse concentrata nelle vicinanze di Mardin per attaccare Ibrahim Pascià.

Sette compagnie, dette • Gimuh •, formate ciascuna di 1500 guerrieri, senza contare le donne ed i fanciulli, erano pronte per marciare contro Veransciaher, residenza di Ibrahim Pascià.

Questa agglomerazione di gente non poté passare inosservata, e Ibrahim Pascià, inquieto di tale attitudine aggressiva presa dalla potente Tribù di Sciammar, ne informò le Autorità di Aleppo, di Diarbekir e di Karput, chiedendo loro aiuto.

Quantunque il Governo non ignorava che tutti i disordini provenivano dall'attitudine provocante di Ibrahim Pascià, le Autorità dei suddetti tre Vilayet risposero al suo appello e si affrettarono di fare una spedizione di 1600 soldati, dei quali 600 di cavalleria e 1000 d'infanteria.

Ibrahim Pascià aveva pure due mila uomini della sua Tribù armati, più, altri cento cavalieri della Tribù Araba dei Sbaa che si erano alleati a lui; mentre che i Sciammar ebbero dal loro lato le Tribù Curde Karaghedge e Schihkan, nemici dei Mellie.

Al primo attacco gli arabi dovettero ritirarsi e prendere la fuga, spaventati e demoralizzati dall'effetto distruttivo delle armi a lunga portata; alla prima scarica tutti si diedero alla fuga.

La confusione fu delle più grandi; i 2 a 3000 cammelli che furono messi

dinanzi agli arabi in guisa di difesa, spaventati dai colpi delle armi di fuoco, fuggirono in dietro schiacciando e calpestando sotto i loro piedi uomini donne e bambini. Si parla di mille vittime tra le quali il più gran numero sono donne e bambini.

Gli arabi nella loro fuga abbandonarono pure una quantità di tende, montoni e cammelli. Un gran numero di donne e ragazze caddero nelle mani degli Hamidie. Tra i morti si cita pure Hussein el Aradg, Capo dei Caraghendge.

Pares Pascià, capo dei Sciammar, in seguito della disfatta della sua Tribù non sembra aver abbandonato il suo progetto di vendicarsi. I dieci o dodici mila uomini dei quali dispone aspettano nelle vicinanze di Mardin e a Cal Arman rinforzi per riprendere l'offensiva.

Dicesi che detto Pares Pascià abbia fatto appello a diverse Tribù arabe molto potenti. Dicesi pure che le Tribù di Pog, di Gess, di Sciarabie, di Bagara verranno al suo aiuto; assicurasi che la grande Tribù di Abu Rascid,. che abita nelle vicinanze di Bagdad, si unirà altresì a Pares Pascià.

In questo stato di cose la situazione non farà che complicarsi di più in più.

Sembra pure che le autorità vicine al teatro degli avvenimenti, cominciano a penetrarsi della gravità della situazione, e riconoscono che se il Governo non si decide a far arrestare presto e cacciare via i principali Capi Kurdi Mellie e Arabi, avverrà un grande spargimento di sangue.

Copia del presente rapporto venne spedita alla R. Ambasciata in Costantinopoli.

Questo rapporto è stato compilato dall'egregio e solerte R. Vice Console, Cav. Adolfo Sola, in seguito di accurate informazioni da lui assunte presso fonti sicure.

471

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, NOBILI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 529/189. Atene, 11 giugno 1901.

Un telegramma dell'Agenzia Nazionale riportando, ieri, •in succinto i discorsi pronunziati dagli Onorevoli Bovio e Guicciardini al nostro Parlamento Nazionale sull'Albania, ha dato occasione ai periodici politici di Atene di pubblicare oggi articoli di fondo che trattano la questione dal lato degli interessi dell'ellenismo.

Stimo opportuno d'inviare, qui unita a V. E. la traduzione di due importanti articoli comparsi nei giornali più diffusi di questa capitale (1).

Si lamenta dunque l'Acropolis che si sia voluto nell'esporre un programma di politica internazionale accentuare la questione d'un'Albania autonoma attribuendole confini esagerati a detrimento delle giuste aspirazioni dell'ellenismo?!

259·

Afferma che i discorsi dei deputati italiani sono stati pronunziati per trac

ciare una via alla diplomazia italiana e avvisare gli alleati che non si tolle

rerebbero dall'Italia colpi di mano sull'Albania.

Conclude poi che per sentimenti e tradizioni i due popoli, greco e albanese,

dovrebbero unirsi in una sola nazione e opporsi alle ingorde vedute della Bul

garia sulla Macedonia.

L'Emb?"Os (avanti) mentre difende i diritti dell'ellenismo tratta il soggetto

molto alla leggera chiamando • intermezzi allegri • i discorsi degli Onorevoli

Bovio e Guicciardini e finge non dar troppa importanza alla questione come fu

presentata al Parlamento italiano. Chiama poi • abilissimi diplomatici • gl'ita

liani e si augura che, da noi, non si abbandoni in politica il positivismo per

delle chimere come l'autonomia dell'Albania.

Nonostante che sopra questa questione la stampa si agiti e gridi, la pub

blica opinione, per ora, si limita ad infeconde private discussioni e nulla fa

supporre che la nefasta Etniki Eteria abbia a ricomparir fuori a turbare l'atctuale tranquillità.

(l) Non si pubblicano.

472

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 86)

·T. 1558/63. Pechino, 12 giugno 1901, ore 2,50.

Ministro di Francia mi ha detto ieri mattina avere avuto istruzione occu

parsi solo dei missionarii che a lui rivolgonsi. Chiese poi ai missionarii Shansi

se intendono persistere a non rivolgersi legazione di Francia. Gli hanno rispo

sto confermando preghiera non occuparsi di loro.

Ministro di Francia mi ha detto iersera che telegrafa suo Governo e,

salvo ordini contrarii, considera tale vertenza completamente definita.

* Credo opportuno sollecitare Governo francese telegrafare in questo senso ·onde non dar tempo nascere intrighi * (1).

473

IL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

·T. 1551. Canea, 12 giugno 1901, ore 4.

Deputati musulmani fecero rimettere consoli indirizzo protesta contro il voto annessionista dell'assemblea. Ho risposto loro che, potenze avendo rifiutato ricevere indirizzo deputati cristiani rimessoci dall'alto commissario, loro protesta era senza oggetto e doveva rifiutarla.

.. 260

(l) La frase fra asterischi è omessa in L V 99.

474

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1556. Parigi, 12 giugno 1901, ore 6,53.

Delcassé mi ha detto di avere ricevuto da Barrère una comunicazione indicante i temperamenti da noi desiderati relativi al decreto esercizio avvocatura Tunisi, ma quei temperamenti gli sembrano difficili ad introdursi perché richiederebbero misure da non introdursi altrimenti che con decreti presidenziali modificanti o il regolamento generale degli studii universitarii in Francia o il decreto ultimo sull'avvocatura. Egli ha però concertato, col ministro di grazia e giustizia, un'istruzione telegrafica, già mandata all'autorità giudiziaria francese nella reggenza, concepita nel senso che sia facilitato largamente il patrocinio davanti quei tribunali agli avvocati italiani che vi si recassero occasionaimente. Mi pare quasi impossibile conseguire di più.

475

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1553. Tangeri, 12 giugno 1901, ore 8,50.

Navi francesi partite questa mattina per Tolone e Marsiglia aventi bordo signor Revoil e ambasciata marocchina presieduta dal ministro degli affari esteri, il quale definitivamente regolò affare Pouzet e altri reclami.

Ho motivo di credere che a Parigi si insisterà perché Marocco riconosca fatti compiuti Tuat e altrove, dicendo all'ambasciatore non dover sultano sperare intervento potenze.

Credo che Governo marocchino e suo ambasciatore Parigi sarebbero disposti riconoscere, in massima, fatti compiuti, addivenendo, però, delimitazione frontiera per completamento trattato del 45 con intervento potenze e ottenere qualche garanzia per l'avvenire.

Per ambasciata marocchina a Pietroburgo è stata lasciata la scelta allo stesso czar fra gran vizir, ora a Londra, e ministro degli affari esteri partito oggi: quest'ultimo ha molto insistito per essere accettato a Pietroburgo. La risposta dello czar sarà comunicata direttamente a Parigi.

Questo ministro di Russia partì ieri in congedo via Francia.

Mi consta ormai che notizia relativa andata ambasciata marocchina dal papa non è insussistente; ritengo siffatta progettata ambasciata una carta di più che Marocco vuole contenere nel suo giuoco: essa potrà dunque verificarsi o non, ora o in seguito, ma la possibilità che essa abbia luogo sussiste.

476

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI

T. 1459. Roma, 12 giugno 1901, ore 11,45.

Per recente alta attestazione gradimento di S.M. il re le esprimo tutto il vivo compiacimento bene augurante incremento colonia.

477

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 956/309. Berlino, 12 giugno 1901.

Con mio telegramma del 22 maggio u.s. n. 81 (l) io annunciai all'E.V. la riunione di una conferenza presieduta dal Conte Biilow e della quale dovevano far parte i ministri competenti dei principali Stati dell'Impero allo scopo di discutere alcune questioni di politica doganale. La conferenza si riunì infatti, sedette nei giorni 4, 5 e 6 corrente: ad essa presero pure parte altri funzionari del dipartimento imperiale degli Esteri, dell'Interno e del Tesoro. Sui lavori e sui risultati della conferenza fu ed è tuttora serbato il segreto; non tanto, però, che io non abbia potuto acquistare la persuasione che lo scambio d'idee avvenuto fra i ministri competenti dei vari Stati renderà meno difficile la conclusione di nuovi trattati di commercio. Ciò mi viene confermato da alcune parole dettemi ieri da questo segretario di Stato al Dipartimento degli Esteri. Io gli esprimeva il mio rincrescimento che non sia stata ancora adempiuta la promessa fattami di qualche dichiarazione che possa essere resa pubblica e destinata a calmare le apprensioni che si manifestarono in Italia circa la rinnovazione del trattato di commercio colla Germania. Il Barone Richthofen trovò giuste le mie lagnanze ed accennò alle gravi difficoltà che avevano incontrato tutte le forme da lui e dal Cancelliere escogitate per soddisfare il nostro desiderio, senza sollevare i malumori del partito agrario tedesco e rendere ancor meno facili i futuri negoziati. • Ma, soggiunse egli, se non abbiamo adempiuto finora alla fatta promessa, abbiamo con ben maggior frutto lavorato -il Cancelliere ed io -per voi nella conferenza testé qui tenutasi e posso accertarvi che sarete contenti di noi •. Il Barone Richthofen si dimostrò dolente di non poter entrare in particolari sui lavori della conferenza perché impeditone dal segreto impostogli; non mi tacque però, che, appena scioltasi quell'adunanza e sulla base delle discussioni in essa avvenute il progetto di tariffa doganale già elaborato venne rimesso allo studio e sarà sottoposto ad una completa revisione; il numero delle voci per le quali si stabilirà una tariffa massima e minima sarà notevolmente diminuito e neppure è esclusa la possibilità che tale misura venga abbandonata interamente per tutte. Per quel

lavoro di revisione occorrerà qualche tempo ed il Barone Richthofen non sa neppure se potrà esser compiuto prima che H Consiglio federale, il quale dovrà esaminare il progetto definitivo, prenda le sue vacanze annuali. In questo caso la presentazione al parlamento non potrà avvenire che nell'inverno venturo: intanto, così crede il Barone Richthofen, l'agitazione agraria che già va perdendo di forza dopo il ritiro del Ministro Miquel dal Ministero prussiano, diventerà sempre meno potente di fronte alle intenzioni del Governo imperiale che sinceramente desidera addivenire alla conclusione di equi trattati di commercio.

Ho accennato più sopra alla mancata esecuzione di promessa fattaci dal Governo imperiale, di qualche provvedimento cioè destinato a calmare le preoccupazioni che si nutrono in Italia intorno alla rinnovazione del trattato di commercio. Le ragioni addotte dal Barone Richthofen per spiegare quel ritardo, come quelle da lui espostemi per non dar seguito alla proposta da noi presentatagli di un accordo per la rinnovazione pura e semplice del trattato attuale e da me a suo tempo riferite, sono certamente fondate. Non credo tuttavia andare completamente errato se ritengo che, senza il concorso di un'altra circostanza, un qualche espediente si sarebbe trovato per soddisfare, fosse pur soltanto in parte, i nostri desideri. Alludo al completo silenzio finora serbato sul pensiero del Governo del Re relativamente alla triplice alleanza. V.E. direttamente e per mio mezzo ha fatto in modo ben chiaro conoscere qui il suo modo di pensare ma pubblicamente non venne finora fatta alcuna dichiarazione: a ciò io attribuisco la minor disposizione del Governo imperiale a far dichiarazioni pubbliche o ad aderire ad accordi preliminari di politica commerciale, dichiarazioni od accordi, che avrebbero potuto attirare al Governo imperiale, da parte di chi vi ha interesse, il rimprovero di accordare facilitazioni commerciali ad una potenza di cui non si conoscono neppur le intenzioni politiche. Come da noi si fece per queste ultime così anche il Governo imperiale si limitò, circa il trattato di commercio, a promesse e dichiarazioni confidenziali che furono fatte pervenire a V.E. per mezzo mio e di codesto Ambasciatore di Germania. Non ho alcun dato in appoggio di questo mio asserto, di questa mia impressione; ma, ripeto, non la ritengo errata e stimo ad ogni modo mio dovere di comunicarla all'E. V. per quel che essa può valere (1).

(l) Non pubblicato.

478

L'AMBASCIATORE A MADRID, AVOGADRO DI COLLOBIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 485/137. Madrid, 12 giugno 1901.

Ieri fu aperta da S.M. la Regina Reggente la sessione delle Cortes.

Trasmetto qui unito il testo del discorso della Corona (2).

SJH. nel suo discorso afferma che le relazioni colle Potenze straniere continuano cordiali ed amichevoli facendone testimonianza la deferenza usata dai rappresentanti delle Potenze maggiormente interessate in China verso il Ministro di Spagna che in qualità di decano ha diretto i negoziati per ristabilire la pace nell'estremo Oriente. Conferma che il Papa continua a prestare la sua benevolenza ed il potente suo concorso alla nazione spagnuola.

Annuncia che il Governo si adopera ad attendere al mantenimento delle relazioni colle nazioni Ispano Americane che parteciparono al Congresso di Madrid ed al suo programma. Annuncia che si fanno pratiche per la stipulazione di un accordo commerciale coll'Argentina e si preparano analoghi negoziati cogli altri Stati dell'America latina, e si studia di stabilire la reciproca validità dei titoli accademici e di meglio tutelare la proprietà letteraria ed artistica spagnuola in tutti i paesi dove si parla il Castigliano.

Il discorso insiste sulla necessità di mantenere severamente le spese e di continuare l'opera di ristorazione delle finanze, del credito e della circolazione. Enumera sommariamente varì progetti di riforme nella legislazione amministrativa e sociale.

Annuncia poi il divisamento del Governo di negoziare la riforma del Concordato per definire la condizione giuridica degli ordini religiosi, ottenere una riduzione del bilancio del clero e migliorare la condizione del basso clero.

Il documento è in complesso vago e diffuso ed è solo da notarsi come pure il Gabinetto liberale circoscriva in ben stretti limiti la sua azione nelle questioni delle relazioni dello Stato e della Chiesa e faccia appello ed omaggio alla protezione ed al concorso della Santa Sede negli stessi termini del partito conservatore.

(l) -L'on. Chiesi svolse alla Camera una interrogazione sulla « espulsione • di operai italiani dalla Germania e dal Lussemburgo. Prinetti precisò che non si trattava di • espulsioni • bensì di • rimpatri»; interessanti soprattutto il Lussemburgo. In A. P. Cam. Dep., Leg. XXI, l• sess. 10 giugno, pp. 4946-8. (2) -Non si pubblica.
479

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1562. Asmara, 13 giugno 1901, ore 8.

Ringrazio V.E. molto cortesi parole (l) che sono all'opera mia valido sostegno e conforto gratissimo.

480

IL CONSOLE A CHAMBÉRY, CARUTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1570. Chambéry, 13 giugno 1901, ore 9.

Apprendo fonte privata grave aggressione contro italiani questa notte Motte Aveillans: uno morto, cinquanta feriti, cinque gravemente. Scrivo.

(l) Cfr. n. 476.

481

IL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1573. Canea, 13 giugno 1901, ore 10,40.

Giornale ufficioso Patria di Canea pubblica avere il principe Giorgio, nella sua qualità di alto commissario mandatario delle potenze, trasmesso direttamente Governi protettori gli indirizzi annessionisti dell'assemblea e dei municipi, che i consoli avevano rifiutato accettare d'ordine, dicesi, dei loro Governi, accompagnando l'invio con un • memorandum • spiegante dette manifestazioni. Giornale aggiunge, essere probabile che i consoli, rifiutando detto indirizzo, abbiano male interpretato istruzioni rispettivi Governi.

Non posso nascondere a V.E. come simile pubblicazione intesa far credere alla popolazione che il principe possa tenere in nessun conto le comunicazioni che gli sono indirizzate ufficialmente dai consoli in nome dei rispettivi Governi, sia di natura a distruggere autorità di questi agenti, ora che ne hanno maggior bisogno. Colleghi telegrafano nello stesso senso.

482

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

(Ed. in LV 99, p. 87)

T. 1471/64. Roma, 13 giugno 1901, ore 14.

Rispondo telegramma S.V. n. 64 (1).

Complesso proposte formulate assicurare pagamento parmi soddisfacente,

sempre bene inteso che un ufficio centrale sia incaricato ricevere somme e paga

re interessi e ammortamento. Approvo proposta di V.S. chiedere che ogni

Governo straniero sia rappresentato nel personale delle dogane marittime, sem

pre in quanto ciò non complichi le difficoltà per raggiungere accordo potenze.

483

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA

T. 1478. Roma, 13 giugno 1901, ore 20.

Domenica, 9 di questo mese, si tenne qui riunione dei rappresentanti delle quattro potenze protettrici di Creta e fu deciso, in vista di ciò che costì accade, di fare un nuovo passo presso il principe Giorgio. Il processo verbale della

seduta, che dovrebbe giungerle, con un mio dispaccio, domani venerdì, contiene, a guisa di preambolo, le considerazioni che consigliarono il nuovo passo, e conchiude col testo di una dichiarazione collettiva. Tostochè anche i colleghi di lei avranno tutti ricevuto identica istruzione, i quattro consoli dovranno collettivamente presentarsi al principe; il decano darà lettura del preambolo; ossia delle considerazioni enunciate nel processo verbale, ed infine il decano stesso anche in nome dei tre colleghi presenti rimetterà al principe il testo della dichiarazione. La pTego di telegrafarmi tostoché il passo sia fatto, indicandomi altresì la risposta del principe, nonché le impressioni di lei e dei colleghi.

(l) Non pubblicato.

484

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA

T. 1479. Roma, 13 giugno 1901, ore 22,10.

Per il caso non le giungesse domani il processo verbale della seduta di domenica, la S.V. potrà ottenerlo dal collega di Russia a cui dal suo Governo ne fu telegrafato il testo francese. Avverto, ad ogni buon fine, che nella dichiarazione è stata posteriormente introdotta una variante di cui il collega di Russia riceverà del pari per telegrafo il testo francese. Tale variante consiste in ciò che l'ultimo paragrafo della dichiarazione dovrà cominciare, anziché coll'inciso che figura nel testo primitivo, coll'inciso di cui qui trascrivo la letterale versione italiana: • Esse credono dunque dover fare appello di nuovo ai sentimenti illuminati di S.A.R. perché essa voglia bene continuare ad esercitare il mandato che esse le hanno confidato ed esse esprimono... •.

485

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. RR. 959/311. Berlino 13 giugno 1901.

Sebbene io non abbia mai avuto occasione di conoscere personalmente il Cardinale Kopp tuttavia Sua Eminenza mi era nota come persona di alto valore, illuminata e, pur non potendo essere annoverata tra quelle cui da noi suoi darsi la qualifica di • liberale • ben lungi dall'intransigenza in politica. Dopo ricevuto il dispaccio (l) al quale ho l'onore di rispondere mi sono rivolto, per più precise informazioni, a persone che conoscono personalmente il PrincipeVescovo di Breslau e possono far fede delle idee di Sua Eminenza. Le informazioni che ho raccolto confermano pienamente il concetto che io mi ero già

:formato sul Cardinale Kopp (l) e che io ho delineato sul principio di questo mio rapporto. V.E. quindi ha così la risposta alla prima delle domande contenute nel dispaccio cui ho l'onore di rispondere.

I rapporti del prelato con Sua Santità sono dei migliori per quanto il Cardinale non possa approvare e non approvi le intransigenze del Pontefice: i rapporti del Cardinale Kopp verso il Cardinale Rampolla sono addirittura cattivi. Verso Sua Santità il Cardinale Kopp ha la massima deferenza ed alta opinione. Non mi è riuscito di sapere se il Principe Vescovo di Breslavia abbia un attaccamento particolare per alcuno dei membri italiani del Sacro Collegio né alcuno .ha potuto fornirmi dati da cui arguire a chi intenderebbe dare il voto nel futuro conclave; da quanto ho saputo, però, Sua Eminenza non sosterrebbe mai chi fosse candidato del cardinale segretario di Stato o fosse appoggiato da questi ovvero dai gesuiti. Come V.E. sa, la diocesi di Breslavia comprende anche la Slesia austriaca: ciò concorre a mantenere in stretta relazione il Cardinale Kopp coi cardinali austriaci sui quali il primo ha non poca influenza e non mancherebbe di esercitarla in oecasione di un conclave. Le condizioni di salute del Cardinale Kopp, per quanto è portato dalla sua età, sono delle migliori: egli si reca di quando in quando a Roma e quindi, salvo l'imprevisto, vi accorrerebbe certo anche per prender parte all'elezione di un nuovo Pontefice. Nei suoi viaggi in Italia, il Cardinale Kopp si è sempre rivolto alla Ambasciata di Sua Maestà per ottenere il consueto lasciapassare diretto alle RR. autorità doganali alla frontiera.

Mentre era qui riunita la conferenza internazionale per la protezione del lavoro, nel 1890, il Cardinale Kopp, uno dei delegati germanici alla conferenza stessa, ebbe con il defunto Comm. Ellena, uno dei delegati italiani, una conversazione che quest'ultimo credette di dover ripetere in una lettera diretta all'On. Crispi, allora Presidente del Consiglio. Il Conte de Launay fece pren.dere copia di questa lettera per l'archivio della R. Ambasciata. Nel dubbio che la lettera medesima non si rinvenga presso codesto R. Ministero ne invio qui entro una copia all'E.V.

ALLEGATO

ELLENA A CRISPI

BeTZino, 21 maTzo 1890.

V.E. non ignora che fra i rappresentanti della Germania alla Conferenza per la protezione del lavoro è Monsignor Kopp, Principe Vescovo di Breslavia, il quale gode di grande favore presso S.M. l'Imperatore. Fu notato che nessun ministro del culto dominante ha parte nella Conferenza, mentre un vescovo cattolico venne chiamato a presiedere la seconda commissione, quella che si occupa del lavoro domenicale.

Monsignor Kopp, che mi dimostrò sempre molta deferenza, manifestò il desiderio di aver un colloquio con me, e questo ebbe luogo ieri sera. Dopo aver parlato abbastanza a lungo dei lavoro della Conferenza, Monsignor Principe mi disse:

• Voi conoscete la presente composizione del Reichstag. Vi sono oltre a cento deputati del centro che prendono la loro parola d'ordine dal Vaticano. Se gli altri

partiti fossero una maggioranza governativa la cosa non sarebbe grave. Ma siccome il Governo non possiede tale maggioranza, la questione diventa oltre modo penosa. Durante le ultime elezioni fu impossibile di trattenere le popolazioni cattoliche, le quali seguono l'impulso di Roma. Il Santo Padre che ha dato tante prove di spirito elevato, è purtroppo circondato da alcune persone tra cui il Cardinale Parecchi, che gli persuadono un contegno dal quale dipende la situazione attuale. I vicari e gli altri Ministri del Culto in Germania combattono a favore del potere temporale secondo le ispirazioni del Vaticano. Le difficoltà così create alla politica interna germanica sono veramente penose •.

Poichè Monsignore non proseguiva il discorso, io gli risposi: • Non è necessario di dirvi che io sono venuto a Berlino esclusivamente per attendere ai lavori della Conferenza. Come italiano, però, mi permetto di sottoporvi una considerazione e di indirizzarvi una domanda. Quella che gli intransigenti da Voi Monsignore giustamente condannati, chiamano questione romana ha due parti: la religiosa e la politica. Di quest'ultima hanno il monopolio i nemici comuni della Germania e dell'Italia. Quanto al problema religioso, esso fu risoluto in senso molto, e forse troppo favorevole alla Santa Sede, colla legge delle guarentigie. In nessun paese cattolico l'esercizio del culto gode di sì ampia libertà, e non pochi spiriti temperati giudicano che lo Stato in Italia eccedette nell'abbandono di alcune prerogative del potere civile. Non sarebbe opportuno che i Vescovi illuminati come Vostra Grandezza, e che non parteggiano per il potere temporale, persuadessero il loro gregge che la religione non ha nulla da vedere nella cosidetta questione romana? •.

Monsignor Kopp soggiunse: • Ciò non gioverebbe a nulla finchè dal Vaticano giungono altre dichiarazioni. I vicari e gli altri sacerdoti non baderebbero alle persuasioni del Vescovo. Ciò fa sì che la situazione sia molto penosa •. (Egli pronunciava per la terza volta quest'ultima parola).

Così si chiuse il colloquio, riferito da me oggi a S.E. il Conte de Launay. Il quale

lo giudicò importante e mi consigliò di riferirlo testualmente a V.E.

(l) Cfr. p. 230, nota 4.

(l) Nato il 24 luglio 1837. Principe Vescovo di Breslavia dal 1887. Cardinale dal 1893 [Nota del documento].

486

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1577. Parigi, 14 giugno 1901, ore 1,55.

In seguito coltellate inferte a un francese da un italiano che fu subito arrestato, scoppiò nella località, dove dalla compagnia che esercita miniere sono impiegati qualche centinaio di italiani, uno sciopero degli assai più numerosi operai francesi. Questi domandavano allontanamento o per lo meno, riduzione italiani; pare che Compagnia rifiutasse e che ne siano risultati disordini seri. Un telegramma del R. consolato a Chambéry parla di un morto, 50 feriti, di cui uno gravemente. Giornali dicono vi siano stati sette feriti e che tumultuanti abbiano abbattuto porte e invasa casa comunale. Gendarmi località essendo insufficienti, furono spedite truppe da Grenoble e l'autorità prefettizia ed il procuratore generale era ieri su luogo. Ultime notizie recano che popolazione operai italiani si è rifugiata a Grenoble. Alla prima notizia avuta dei disordini, chiamai in tempo debito il 12 corrente attenzione di questa autorità centrale sul pericolo al quale parevano esposti operai italiani. Con nota mandata ieri sera al Signor Delcassé ho domandato di nuovo che i provvedimenti necessari per far rispettare ordine pubblico e libertà del lavoro degli italiani s:ano presi.

487

IL CONSOLE A CHAMBÉRY, CARUTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1578. Chambéry, 14 giugno 1901, ore 15,40.

Domenica italiano ferì un francese a Motte Aveillans, cagionando ferimento grave; nei giorni di lunedì, martedì, mercoledì sciopero generale minatori francesi, chiedenti espulsione totale italiani miniera antracite; compagnia benevola italiani, nega espulsione; inerzia colpevole autorità locale, notte mercoledì caccia agli italiani, numerosi feriti, case saccheggiate, italiani fuggono .senza reagire, abbandonando roba. Prefettura mandato finalmente gendarmi dietro telegramma •consolato di S.M. Pomeriggio ieri 5 cavalieri, 150 fanti partirono per Motte. Consolato di S.M. provvede rimpatrio fuggiaschi privi mezzi; mandato rapporto dettagli ieri; oggi stesso spedisco ritagli giornali; confermo prima notizia.

488

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. 1582. Parigi, 14 giugno 1901, ore 20,15.

In seguito ai primi rapporti console Chambéry, che ha interrogato alcuni operai partiti dal luogo degli avvenuti disordini, e sulla fede resoconto giornali da quello stesso agente speditimi, ho detto oggi a Delcassé, in termini molto fermi, che le notizie a me pervenute dimostravano che, dopo il ferimento avvenuto domenica, il lunedì era trascorso senza che si producessero disordini; che questi furono preparati nelle giornate di martedì, mercoledì e scoppiarono soltanto sera di quest'ultimo giorno; che prescindendo per ora dalle considerazioni che la conoscenza particolareggiata dei fatti potrà suggerire, mi pareva che le circostanze sopra espresse bastassero a motivare, da parte mia, la domanda se i provvedimenti atti a stabilire tutte le responsabilità erano stati adottati. Delcassé, che si tiene, mi disse, in comunicazione telefonica col ministero dell'interno circa questo affare, mi rispose che gli mancavano ancora le informazioni particolareggiate dei fatti; che le autorità politiche e giudiziarie Grenoble erano sui luoghi dare tempo svolgersi alle inchieste in corso; che queste condurrebbero naturalmente a stabilire le responsabilità. Le informazioni fin qui ricevute al ministero dell'interno portano che i feriti sarebbero sette e non parlano di morti. Siccome i giornali portano che n giudice di pace e l'ufficiale di gendarmeria sarebbero intervenuti nelle riunioni degli operai francesi per raccomandare la calma, e che a riunioni stesse parteciparono persone che fanno parte del municipio, ho detto a Delcassé che i disordini si erano organizzati sotto gli occhi dell'autorità, senza che risultasse misure preventive fossero state prese. Avverto V.E. di questa osservazione da me fatta al ministro, perché

.questi ne parve assai dispiacente e male impressionato. Ritengo che converrebbe

che V.E. parlasse a questo riguardo coll'ambasciatore di Francia in termini piuttosto vibrati. Sono in molte località della Francia forti nuclei di operai italiani francesi. La prepotenza di questa classe non conoscendo ormai più freno, potrebbe accadere che in altri luoghi lavoranti francesi, sull'esempio di quelli di La Motte, pretendessero dalle compagnie rinvio degli italiani.

489

IL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCOD!COLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI (l)

T. 1823/28. Addis Abeba, 14 giugno 1901.

Imperatore Menelik e imperatrice Taitù mi. danno onorifico incarico ringraziare V.E. lieta partecipazione, pregando V.E. di far arrivare nostro augusto sovrano loro voti che la benedizione di Dio allieti sempre reale famiglia di ogni felicità e bene.

490

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 454/139. Costantinopoli, 14 giugno 1901.

Venerdì scorso 7 corrente si riuniva in Costantinopoli l'Assemblea dei Vescovi chiamata a nominare un nuovo titolare al Seggio Patriarcale Ecumenico, rimasto vacante per le dimissioni di Monsignor Costantino V.

Riuscì eletto, all'unanimità dei suffragi, Joachim III. Questo Prelato era già stato elevato una prima volta, nel 1878, a quell'alta dignità; ma, dopo cinque anni di carica, egli aveva dovuto abbandonarla, in seguito all'aspra guerra mossagli dal clero e dai fedeli che lo accusavano di esser troppo ligio ai voleri della Porta. Ritiratosi quasi subito in un convento russo del Monte Athos, Monsignor Joachim vi ha sempre vissuto fino ad oggi.

Il Sultano avendo ratificata la scelta del Santo Sinodo, un piroscafo speciale è partito oggi pel Monte Athos per prendervi il nuovo Patriarca e condurlo qui.

Sebbene non soltanto il Clero, ma l'elemento laico prenda sempre vivissima parte in queste elezioni, che non si passano ogni volta così tranquillamente, codesta nomina non avrebbe in se stessa grande importanza per gli estranei se l'attuale Patriarca non fosse segnalato come interamente devoto alla Russia. Data la forza che le influenze religiose hanno in questo paese, è certamente un elemento considerevole di preponderanza per quella Potenza il tenere nella sua dipendenza il Capo della Chiesa Ortodossa. Infatti i suoi agenti si sono molto adoperati per preparare ed assicurare la nomina di Monsignor Joachim.

Accludo alcuni cenni biografici sul nuovo Patriarca, i quali, tenuto conto delle reticenze imposte dalla censura, sono abbastanza esatti (2).

(l) -Il tel. venne inviato tramite il Governatore dell'Eritrea, Martini, il 7 luglio, ore 3,40c La lieta partecipazione cui fa riferimento era quella della nascita della principessa Jolanda. (2) -Non si pubblicano.
491

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 88).

T. 1586/65. Pechino, 15 giugno 1901, ore 11 (per. ore 13,45 del 15)..

Ho creduto opportuno presentire alcuni colleghi prima di presentare proposta circa dogane, di cui nel mio telegramma n. 64 (l) e nel telegramma di

V.E. n. 64 (2). Nella sostanza sono tutti, compreso ministro d'Inghilterra, personalmente favorevoli, ma considerano proposta possa sollevare, per lo meno,. ritardo, ognuno mancando istruzioni. Credo quindi meglio non presentarla ora. Mi sembra però che se V.E. credesse accennarne altri gabinetti, proposta potrebbe essere presentata ancora al momento della compilazione d'un protocollo per le indennità o almeno a proposito art. 11 nota collettiva.

492

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE A CHAMBÉRY, CARUTTI

T. 1496. Roma, 15 giugno 1901, ore 14,05.

Da un telegramma del R. Ambasciatore a Parigi (3) apparirebbe che secondo le notizie del Governo francese, feriti italiani sarebbero solamente 7 e non vi sarebbe alcun morto. Farmi che ella a quest'ora dovrebbe essere in grado di fornire notizie così certamente esatte da poter contrapporre eventualmente alle asserzioni ufficiali. Prego telegrafarmi in proposito.

493

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1606/92. Berlino, 16 giugno 1901, ore 3,23.

Tutti i giornali ierisera hanno pubblicato largo sunto proclama discorso di V.E. Era attesa con impazienza qualche dichiarazione ufficiale sulla triplice e vennero accolte con grande compiacenza parole di V.E. che a quella si riferiscono. Taluni giornali non mancano di fare riserve. Il Borsen Corier, per esempio, osserva comunque siano le stesse partigiane dell'alleanza, Prinetti non lo è ancora... (4) contesta che la triplice alleanza del 1891 sia diversa da quella del 1901, ma impressione generale è pienamente favorevole. Non sono ancora in grado di riferire impressioni del Governo; fino a domani non potrò vedere segretario di stato dipartimento affari esteri. Sul risultato, giunto solo questa

notte, della votazione a scrutinio segreto del bilancio di codesto ministero degli affari esteri e sull'opposizione alla persona di V.E. che vi si manifesta, non può essere fatto qui alcun commento, né sarà probabilmente fatto, trattandosi di questione interna. Riferirò poi anche in proposito se ne sarà il caso (1).

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 482. (3) -Cfr. n. 486. (4) -Gruppo errato (nota del decifratore).
494

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1602. Vienna, 16 giugno 1901, ore 3,50.

Conte Goluchowski, dopo letto discorso di V. E. mi ha incaricato di fargli pervenire i suoi migliori complimenti. Per le questioni comuni egli trova il di lei linguaggio corretto e conforme allo stato reale delle cose ed alle intenzioni concordi dei due Governi alleati.

495

IL CONSOLE A CHAMBÉRY, CARUTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1600. Chambéry, 16 giugno 1901, ore 12,50.

Ricevo visita amministratore compagnia Lamur. Comunica confidenzialmente darassi domani risposta negativa circa espulsione italiani; saranno ripresi francesi non condannati. Compagnia temendo nuovi disordini vorrebbe permanenza truppa che pressioni deputati, stampa, vorrebbe allontanare oggi stesso. Circola voce che nei boschi siano morti.

496

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 1506. Roma, 16 giugno 1901, ore 13.

In seguito al telegramma di V.E. (2) ho conferito con l'incaricato d'affari di Francia essendo assente l'ambasciatore e gli ho chiesto calorosamente due cose: la prima di ricercare accuratamente se vi sia responsabilità per debolezza da

parte delle autorità di Matte nel senso che potevano prevenire; la seconda d'invigilare attentan.ente nei molti altri centri di Francia dove italiani lavorano commisti a francesi onde non succedano nuovi fatti deplorevoli, tanto più che soventi essi sono contagiosi.

L'incaricato d'affari di Francia mi promise riferirne subito al suo Governo. Comunque approvo la condotta energica di V.E., e raccomando insistere sempre pei due obiettivi da me sopra espressi.

(l) -La discussione sul bilancio del Ministero deeli Esteri, iniziata alla Camera 1'8 giugno, si concluse il 14 con un lungo discorso del Ministro Prinetti, in re!llica ai numerosi interventi. Tra l'altro egli si dichiarò ottimista sulla possibilità di rinnovare i trattati di commercio con la Germania e con l'Austria-Ungheria, dichiarò che la Triplice si era rivelata uno strumento pacifico, e aggiunse « il fatto ha poi mostrato in modo luminoso come le più intime relazioni con la Francia siano perfettamente conciliabili con la triplice alleanza •. Prinetti fece anche la nota dichiarazione sulle assicurazioni date da Visconti Venosta sullo statu quo mediterraneo e aggiunse: « Non v'ha oggi nessuna ragione per credere che lo statu qua del Mediterraneo !>Ossa subire modificazioni. Ma sono in grado di affermare che per qualunque evento l'Italia può attingere ormai e nelle sue alleanze e nelle sue amicizie la fede sicura che l'equilibrio non sarà più oltre turbato a suo danno... •. A. P., Cam. Dep.. Leg. XXI, l" Sess. 14 giugno, pp. 5159-5176. Analoghe dichiarazioni Prinetti fece al Senato il 20 giugno; A. P. Sen., Leg. XXI, l• Sess., pp. 2087-2091. (2) -Cfr. n. 488.
497

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE A CHAMBÉRY, CARUTTI

T. 1507. Roma, 16 giugno 1901, ore 14,40.

Sorprendemi come S.V. non abbia pensato almeno recarsi Grenoble per assumere notizie esatte quali io desideravo, vista impossibilità averle a Chambéry. Importa sapere esatto numero feriti e numero operai rimasti senza lavoro e se questi potranno trovare almeno in parte collocamento sopra luogo come sarebbe desiderabile. Ove occorresse, pei primi sussidi V.S. è autorizzata spendere fino cinquecento lire.

498

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T. 1508/65. Roma, 16 giugno 1901, ore 15.

Crederei inopportuno intrattenere direttamente altri gabinetti proposte per personale dogane, perché assumerebbe importanza eccessiva, e il tempo si perderebbe ugualmente. Ma poiché ministri esteri Pechino sarebbero personalmente tutti favorevoli, parmi che V.S. potrebbe metterle innanzi, salvo non insistere se vedesse che fosse fonte di difficoltà e perdita di tempo.

499

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 1512. Roma, 16 giugno 1901, ore 20.

Console Carutti telegrafa da Chambéry quanto segue: (Vedi telegramma

n. 1600 in arrivo) (1). Dopo questo telegramma parmi opportuno V.E. raccomandi ministro Delcassé Governo francese provveda mantenere truppe per tutelare ordine e impedire avvengano nuove scene selvagge.

(l) Cfr. n. 495.

500

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

'T. 1515. Roma, 16 giugno 1901, ore 23.

Prego V. E. esprimere conte Goluchowski miei ringraziamenti per sue benevole parole in riguardo mio discorso (1).

501

IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1611. Belgrado, 17 giugno 1901, ore 1,30 (per. ore 15,20).

Giungono notizie inquietanti da Novi Bazar. Cacciato il Caimacan; plebaglia arnauta e turca padrona della situazione, chiusa la città e in preda all'anarchia, temesi un eccidio dei serbi contro i quali sarebbe diretto il movimento. Si sospetta il Governo austro-ungarico avere provocato il disordine e di attizzarlo per suscitare imbarazzi alla Serbia e legittimare una propria mossa in avanti. Governo serbo e ministro di Russia temono complicazioni, a scongiurarle, occorre che il sultano affermi immediatamente, e con massima energia la sua autorità ristabilendo ordine almeno apparente. Urgerebbe fosse suggerito in tal senso da rappresentanti potenze:

502

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1616. Berlino, 17 giugno 1901, ore 8,30.

Conte Richthofen mi disse oggi avere letto con compiacenza particolari ·discorso di V.E., dal quale scorge sempre più manifesto desiderio, già espresso da V.E., di mantenere inalterata la linea di condotta politica seguìta fino ad ora dal R. Governo.

503

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1617/94. Berlino, 17 giugno 1901, ore 8,30.

Missione marocchina, con il ministro della guerra a capo e composta di quindici persone, giungerà qui da Londra il 5 luglio e sarà ricevuta il 7 dal

l'imperatore a Potsdam. Chiesto a conte Richthofen se la missione avesse qualche scopo speciale, egli mi rispose non sapere se avrebbe espresso qualche desiderio al Governo imperiale. Questo Governo, per parte sua, nulla ha a comunicare missione o trattare con essa in questo momento. Missione si riunirà qui a quella ora a Parigi e, probabilmente, di qua, si recheranno entrambe a Pietroburgo.

(l) Cfr. n. 494,

504

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T. 1517/66. Roma, 17 giugno 1901, ore 11,30.

Essendo intenzione mio collega Poste e Telegrafi aprire nei principali punti della China ufficii postali italiani ad imitazione di quanto fecero già le altre potenze, si vorrebbe cominciare da Shanghai. Credo non vi sieno difficoltà; in ogni modo prego V.S. consultare anche Nerazzini e quindi telegrafarmi.

505

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1610. Parigi, 17 giugno 1901, ore 12,35.

Fino da ieri sul tardi, feci qui una comunicazione scritta circa pericolo di vedere oggi rinnovarsi disordini a Motte estendersi ad altra località. Ministro degli affari esteri mi aveva detto la sera del 15 che istruzioni telegrafiche erano state mandate a tutte le prefetture, ove esistono gruppi di operai italiani, per occorrenti misure di ordine pubblico e iersera, rispondendo alla mia comunicazione, mi avverte averla trasmessa al ministero dell'interno, raccomandando vigilante attenzione. Carutti mi annunzia essersi trasferito a Grenoble; gli do istruzioni evitare di trovarsi in presenza di elementi tumultuosi e entrare in contatto solo colla autorità legalmente costituita.

506

IL MINISTRO A L'AJA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1612. L'Aja, 17 giugno 1901, ore 12,35.

Intermediario ministro affari esteri sta scambiando attiva corrispondenza tra il Governo della repubblica del Transwaal e Kruger; argomento tenuto segretissimo. Credo che trattasi persuadere Kruger inutilità continuazione lotta. Kruger tenacemente resiste.

12-Documenti diplomatici -Serie III -Vol. V

507

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES

T. 1528. Roma, 17 giugno 1901, ore 20,15.

Raccomando tenermi informato avvenimenti Novi-Bazar. Così pure, essendo corsa voce qui di una eventuale candidatura Hohenzollern alla successione del trono di Serbia, prego V.S. di assumere in proposito, colla massima prudenza, informazioni esatte.

508

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI; AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, A LONDRA, PANSA, A PARIGI, TORNIELLI, A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, A VIENNA, NIGRA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

T. 1529. Roma, 17 giugno 1901, ore 22.

Ricevo dal R. ministro in Belgrado il seguente telegramma: ' Giungono notizie... •. (V. tel. n. 1611 in arrivo (1), meno il passo tra le parole • si sospetta • e le parole • mossa in avanti • ).

(Per Costantinopoli). Qualora le consti che i colleghi, o quanto meno, i colleghi di Austria-Ungheria e di Germania siano muniti di analoghe istruzioni, la autorizzo a concordare con essi quei passi presso la Sublime Porta che sembrano più opportuni e più efficaci per il mantenimento della quiete e dell'ordine in quelle regioni.

(Per le altre ambasciate). Prego informarsi e telegrafarmi se codesto Governo ha ricevuto identiche notizie e quali istruzioni ha stimato di dare al suo rappresentante a Costantinopoli. Dal canto mio ho, fin d'ora, autorizzato il

R. incaricato d'affari a concertarsi eventualmente coi colleghi per i passi da farsi presso la Porta.

509

IL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1628. Canea, 18 giugno 1901, ore 3,10.

Quattro consoli hanno rimesso principe Giorgio, uniformandosi procedimento indicato da V. E. nel suo telegramma n. 1478 (2), il testo della dichiarazione delle potenze protettrici colle modificazioni proposte dai Gabinetti di Pietro

burgo Londra. Principe Giorgio dopo la consegna della dichiarazione ci disse:

• darò la mia risposta direttamente ai Governi delle potenze che io rappresento •. L'impressione mia e dei miei colleghi è che il principe fu sgradevolmente impressionato dal contenuto della comunicazione, soprattutto dei passaggi riferentisi alle informazioni ricevute recentemente da Canea al pericolo che potrebbe correre H regno di Grecia ed alla doppia menzione degli impegni assunti dalle potenze verso il sultano. Il principe che ricevendo i consoli loro aveva stretta la mano, li congedò dopo la sua risposta, abbastanza bruscamente, colle sole parole: • ho l'onore di salutarvi •.

(l) -Cfr. n. 501. (2) -Cfr. n. 483.
510

Il MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1625. Belgrado, 18 giugno 1901, ore 4,10.

Notizie da Novi Bazar più tranquille di ieri mattina. Governo ottomano ha nominato nuovo caimacan che parrebbe accetto da tutta la popolazione; le botteghe riapronsi, 4 battaglioni di nizam diretti su Novi Bazar (1).

511

IL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1630. Canea, 18 giugno 1901, ore 7,35.

Credo mio dovere attirare attenzione V.E. sulla risposta dataci stamane dal principe. Essa conferma quanto io segnalavo alla E.V. col mio telegramma del 13 corrente (2) circa divisamento alto commissario di non valersi più >intermediario dei consoli nelle sue comunicazioni colle potenze dopo il rifiuto da questi opposto di trasmettere ai loro Governi voti annessionisti assemblea. Frattanto un altro articolo del giornale ufficioso Patria rinnova gli attacchi contro i consoli.

512

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1632/95. Berlino, 18 giugno 1901, ore 8,34.

Ministro di Germania a Belgrado ha trasmesso qui le stesse notizie ricevute da V.E. circa Novi Bazar (3). Provenendo esse dal Governo serbo e non

essendo giunta nessuna informazione da Costantinopoli, questo Governo imperiale ritiene quelle notizie esagerate e non ha finora presa alcuna disposizione nel senso domandato da ministro a Belgrado.

(l) -Il tel. venne ritrasmesso dal ministero a Berlino, Londra, Parigi, Pietroburgo, Vienna e Costantinopoli, con tel. n. 1536 del 19 giugno, ore 0,15. (2) -Cfr. n. 481. (3) -Cfr. nn. 501 e 508.
513

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1618/68. Pechino, 18 giugno 1901, ore 9,10.

Ministro di Francia mi ha detto aver avuto ordine telegrafico dal suo Governo aspettare ancora prima di disinteressarsi missioni, giacché Governo francese, credo, sta facendo pratiche presso Propaganda, in seguito alle quali missioni riceveranno istruzioni rivolgersi a lui. Egli mi ha assicurato avere insistito per avere istruzione risolutiva, conforme ad accordi col Governo italiano. Se non si può ottenere Francia mandi subito istruzioni, temo missionari dovranno cedere.

514

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1627. Vienna, 18 giugno 1901, ore 15,20.

Informato dal R. console a Zara dell'aggressione commessa presso Gravosa da soldati austriaci contro tre operai italiani, ho reclamato presso conte Goluchowsky per punizione colpevoli e debita soddisfazione, se i fatti saranno accertati.

515

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, A LONDRA, PANSA, A PARIGI, TORNIELLI, A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, A VIENNA, NIGRA E AGLI INCARICATI D'AFFARI. AD ATENE, NOBILI, E A COSTANTINOPOLI, GALLINA

T. 1533. Roma, 18 giugno 1901, ore 20.

Mi riferisco al dispaccio che le diressi il 10 di questo mese (1). Le quattro potenze protettrici hanno concordemente impartito ai rispettivi consoli le seguenti istruzioni: presentarsi collettivamente al principe, al quale il decano, dopo avergli, a titolo di preambolo, dato lettura delle considerazioni enunciate nel processo verbale di cui le trasmisi un esemplare col predetto dispaccio, rimetterà anche in nome dei colleghi, la dichiarazione inserita in fine del verbale stesso.

(l) Non pubblicato.

516

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, A LONDRA, PANSA, A PARIGI, TORNIELLI, A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, A VIENNA, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI AD ATENE, NOBILI, E A COSTANTINOPOLI, GALLINA

T. 1534. Roma, 19 giugno 1901, ore 0,15.

Facendo seguito all'altro telegramma d'oggi (l) e riservandomi di tosto spedirle una copia corretta da surrogarsi a quella annessa al dispaccio del 10 giugno (2), debbo avvertire che l'ultimo alinea della dichiarazione è stato modificato nei seguenti termini: « Elles croient donc devoir faire appel de nouveau aux sentiments éclairés de S.A.R. pour qu'elle veuille bien continuer à exercer le mandat qu'elles lui ont confié, et elles expriment le désir, vu la gravité des intérets en jeu, de connaitre le plus tòt possible les intentions de S.A.R. •.

517

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA

T. 1535. Roma, 19 giugno 1901, ore 0,15.

Confermandole le precedenti istruzioni (3) circa il passo collettivo da farsi presso il principe Giorgio avverto che anche la seconda parte dell'ultimo alinea è stata modificata secondo il testo francese di cui il collega di Russia le rimetterà copia e di cui ad ogni buon fine qui trascrivo la versione letterale italiana:

• ed esse esprimono, vista la gravità degli interessi in giuoco, di conoscere il più presto possibile le intenzioni di S.A.R. •.

518

IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1639. Belgrado, 19 giugno 1901, ore 12,30.

La questione della successione al trono riuscendo ingrata al re, il presidente del consiglio pur ritenendo doveroso portarla in consiglio dei ministri, ha tutt'oggi temporeggiato ed intende temporeggiare ancora. Si ignora se il re espertissimo dissimulatore, abbia alcuna intenzione al riguardo. Nulla qui indicherebbe una candidatura Hohenzollern, più probabile che altre. Risulterebbe

poi da conversazioni con questo ministro di Germania che il Governo imperiale, sarebbe, in principio, opposto a nuove candidature di Hohenzollern a troni esotici. Continuerò colla massima prudenza.

(l) -Cfr. n.515. (2) -Non pubblicato. (3) -Cfr. n. 484.
519

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

T. R. P. 1543. Roma, 19 giugno 1901, ore 14,15.

Essendo intenzione della Società navigazione • Puglia • d'istituire servizio di un vaporino che rimonti il Bojana fino a Oboti e Scutari a scopo di trasporto passeggeri e merci, sorge dubbio in alcuni, non saprei appoggiandosi a quale disposizione turca o internazionale, che navigazione bandiera estera possa essere libera solamente fino ad Oboti. Prego chiarirmi telegraficamente in proposito.

520

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1641. Vienna, 19 giugno 1901, ore 16,20.

Questo ministro degli affari esteri non annette importanza ai fatti di Novi Bazar. Mi disse che non aveva avuto ad occuparsene e che anzi non aveva ricevuto in proposito nessun telegramma da Belgrado né d'altrove. Ambasciatore di Russia mi disse che egli pure non aveva ricevuto alcuna comunicazione al riguardo.

521

IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1650. Belgrado, 19 giugno 1901, ore 20,10 (per. ore 22).

Continuano notizie tranquillanti da Novi Bazar. Hamdi pascià è giunto sui luoghi; sperasi ristabilisca autorità regolare su più solide basi. Si conferma però che, cacciato il secondo caimacan, il quartiere serbo fu in grave pericolo; l'intervento di quattro agà autorevoli, di cui posseggonsi nomi, distolse migliaia albanesi e turchi armati assalire massacrare serbi inermi. Panico regna tuttora fra i serbi di Turchia dalla frontiera bosniaca fino a Kossovo. Non pochi fuggiaschi. Quattro preti tre istitutori giunti Belgrado per esporre fatti sollecitare questo ministro di Turchia ottenere loro da Costantinopoli guarentigie di sicurezza necessarie per ritornare loro residenze.

522

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 1290/680. Parigi, 19 giugno 1901.

Tosto che ebbi ricevuto, nel telegramma direttomi il dì 17 corrente da

V.E. (1), la notizia dei disordini gravi scoppiati a Novi Bazar, mi affrettai, conformemente alle istruzioni contenute nel telegramma stesso, ad informarmi presso questo ministero degli affari esteri se qui si possedessero in proposito altre

o maggiori indicazioni e se fosse nelle intenzioni del Governo francese di far eseguire a Costantinopoli qualche passo a tale riguardo.

Il Direttore generale degli affari politici mi fece assicurare che il Governo francese nulla avea, fino ad ieri nelle ore pomeridiane, ricevuto dai suni Agenti all'estero circa i disordini di Novi Bazar. Quell'alto funzionario inclinava a credere che a Belgrado se ne fosse esagerata l'importanza. Di ciò informai subito V.E. riservandomi di assumere oggi direttamente presso il Signor Del· cassé quanto sarebbe necessario per mettere l'E.V. al corrente delle disposizioni del Governo della Repubblica.

Ma oggi, quando mi presentai a questo Signor Ministro degli affari esteri era già di pubblico dominio che, mediante qualche provvedimento amministrativo e l'invio di una forza militare di una certa importanza, la sommossa era cessata e non se ne prevedeva la ripetizione. Il Signor Delcassé ebbe pertanto da dirmi solamente che, né la Legazione francese a Belgrado, di cui il titolare è assente, né il Governo russo aveano fatto ieri qui pratica alcuna in ordine alla necessità di promuovere dalla Turchia speciali provvedimenti per conservare a Novi Bazar l'ordine materiale. Pareva però che il Sultano avesse provveduto senza indugio e che ormai l'ordine materiale fosse stato ripristinato. In tale condizione di cose, il Signor Delcassé che non avea fin qui fatto alcuna pratica al riguardo, opinava che per il momento egli poteva astenersi dall'entrare in qualsiasi modo in azione e che conseguentemente non vi era motivo di mandare istruzioni speciali all'Ambasciatore di Francia in Turchia.

Ho reso conto di questa opinione del Signor Delcassé nel telegramma che ho or ora indirizzato a V. E. (2).

523

L'INCARICATO D'AFFARI A RIO DE JANEIRO, ROSSI TOESCA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1394/242. Rio de Janeiro, 19 giugno 1901.

Ieri ed oggi l'ordine pubblico è stato turbato in questa città. A causa dell'aumento di prezzo dei passaggi nei trams della compagnia di San Cristovano, che per alcune corse venivano triplicati, s'era da vari giorni manifestato un

vivo malcontento, e da tre sere gruppi di popolani avevano attaccato le vetture di quella compagnia, bruciandone trenta. A giustificare tali violenze, si afferma che il Ministro dei lavori pubblici sia uno dei più forti azionisti della compagnia, che abbia egli stesso presieduto le sedute in cui fu deciso l'aumento dei prezzi e che larghe somme sieno state date agli intendenti municipali, cui competeva l'approvare il nuovo contratto oneroso pel pubblico. Il fatto è che ieri, sul meriggio, i tumulti scoppiarono in piazza San Francesco di Paola, uno dei punti più centrali che dà adito alla via di Ouvidor, la principale arteria di Rio, dove sono i migliori negozi. Aggredito e distrutto l'ufficio di trams, la plebaglia si riversò in via Ouvidor, e a varie riprese la polizia a cavallo percorse quella strada al galoppo. Per rendere difficili nuove cariche di cavalleria, il popolo si diede a disselciare la strada, a rimuovere le chiaviche, a stendere corde, e a lanciare in terra gli archi di gas che servono per le luminarie nei giorni di feste. Allora, dopo che quegli atti vandalici si erano compiuti impunemente, furono mandati drappelli di polizia a piedi, che cominciarono a far fuoco, mirando perfino contro le finestre delle case. Uscivo dall'avvocato Bandeira, dove ero stato per consultarlo su alcune successioni non liquidate, quando giunto dalla via di Quitanda, dove ha il suo ufficio, all'altezza di Ouvidor, trovai una ventina di soldati di polizia che, arma al piede, la sbarravano. A un tratto, quel plotone si sdoppia, e una metà, condotta da un sott'ufficiale, entra per la via Quitanda: mi trovo costretto a tornare sui miei passi, camminando di conserva con quei soldati; i quali, precedendomi pian piano, mentre tutte le botteghe si chiudevano in fretta, e i pochi passanti si davano alla fuga, giunti al fondo di quella strada, scaricano ripetutamente le armi. Attesi nell'angolo di una bottega chiusa che quei banditi smettessero di far fuoco, e ripresa poi la mia strada, vidi in Ouvidor frequenti macchie di sangue.

Nelle ore pomeridiane ricominciarono i tumulti; ma i soldati di polizia, comandati da ufficiali, non ripeterono le scariche brutali del meriggio; alla polizia si unirono le truppe di marina, e fortunatamente non vi furono, come da molti si temeva, collisioni fra quei due corpi armati.

La sera passò assai agitata: la via Gonçalves Dias rimase per qualche ora nella più completa oscurità e ostruita dagli archi di gas rovesciati.

Stamane si ripeterono nuovi tumulti e vi fu qualche tentativo di barricate prontamente distrutte: finché sulle tre ha cominciato a diffondersi la voce, confermata ben presto da pubblici manifesti, che la compagnia di San Cristovano tornava per ora all'antica tariffa dei passaggi sui trams; e l'ira popolare s'è tosto convertita in manifestazioni di gioia, cui le autorità han creduto lasciare libero campo.

I tumulti han costato parecchie vittime; furono uccisi un professore di disegno della scuola di belle arti, brasiliano; un negoziante portoghese, e una guardia di polizia colpita da un suo collega: un bambino quindicenne è morto in seguito alle ferite riportate ieri in Ouvidor: non meno di trentacinque furono i feriti, fra cui il cugino del procuratore della repubblica che versa in grave stato. Non risulta che alcun connazionale sia stato colpito.

Il contegno brutale dei soldati di polizia è il tema dei discorsi d'ogni ceto di persone; i giornali lo stlgmatizzano acerbamente, chiedendo esemplari castighi.

Si riteneva che il capo di polizia offrisse, o fosse costretto a offrire le sue dimissioni: ma il presidente della repubblica si mostra solidale con lui, e si assicura che ad una commissione di giornalisti che ieri, mentre la polizia percorreva, facendo fuoco, la via di Ouvidor, s'era recata dal dottor Campos Salles, per protestare contro tale tardiva ferocia, il capo dello stato rispondesse: al fuoco si risponde col fuoco.

(l) -Cfr. n. 508. (2) -Non pubblicato.
524

L'INCARICATO D'AFFARI A TOKIO, COBIANCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 107/34. Tokio, 19 giugno 1901.

Oggi parte da Tokio per Nagasaki, e quindi per l'Europa, il Maresciallo Conte di Waldersee, il quale fu per una settimana ospite dell'Imperatore nel palazzo .in cui si sogliono ricevere i principi del sangue ed al quale vennero usate ad un dipresso le stesse accoglienze che ai Principi.

Ma non fu senza interesse osservare come, tanto dalle manifestazioni della stampa intera -dalla più autorevole ed illuminata fino all'infima -e dall'espressione dell'opinione dei personaggi più importanti risultasse una stessa identica cosa, che cioè il Giappone, pur tenendo a dichiararsi alunno riconoscente della Germania per la scienza e per l'arte militare, tuttavia non sa dimenticare la parte da essa presa nel 1895 in quella che si considera sempre qui come una inqualificabile spogliazione dei più sacri diritti giapponesi.

• L'Illustre soldato • ripeteva ad una voce tutto il Giappone che pensa

• potrà comprendere dalle schiette e cordiali cortesie usategli da ogni parte che il popolo giapponese ha scordato Liao-tung •. Ma a dir vero l'insistenza con cui si parlò in questi giorni di quegli avvenimenti provò che .il ricordo ne è vivissimo, direi quasi incancellabile.

Il discorso pronunziato dal Maresciallo ad un banchetto alla Legazione Tedesca, al quale assistevano due Principi Imperiali e tutti i Rappresentanti Esteri (meno gli inglesi scusatisi pel lutto), nel quale si disse specialmente fiero di aver comandato le ottime truppe giapponesi rialzò alquanto l'entusiasmo pel Maresciallo. Ma la sua prima lettera al Comandante supremo Giapponese in Cina nella quale aveva scritto dolergli solo di non aver potuto profittare delle splendide qualità dei soldati giapponesi in vere operazioni di guerra, aveva avuto qui commentarii non molto benevoli, malgrado le formule di profondo rispetto nelle quali essi erano espressi.

Giova rammentare la persuasione assoluta qui dominante che cioè il Giappone, ove ne avesse avuto l'incarico dalle potenze, avrebbe ottenuto molto più presto e molto meglio da solo il ristabilimento dell'ordine in China. Per cui non si mancò di rilevare che, in fondo, le alte capacità del Maresciallo non avevano avuto campo di esplicarsi anche per la più che imperfetta unione delle forze alleate in China, accennando pure al fatto che il Giappone non aveva mai potuto rendersi ben conto del perché, a operazioni militari quasi finite, la Germania avesse tenuto tanto a mandare un così illustre soldato a raccogliere molto ipotetici allori.

Il Ministro di Russia giunse ad affermarmi che tale era presso a poco l'opinione che prevaleva in realtà nelle alte sfere ufficiali. Ma tale realtà io certo non potei constatare, ché anzi il Ministro Imperiale degli Affari Esteri si mostrò meco lietissimo delle franche dimostrazioni giapponesi-germaniche.

525

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. P. 1652. Londra, 20 giugno 1901, ore 6.

Lord Landsdowne, che vidi oggi per la prima volta dopo la sua malattia, mi disse avere rilevato con molta compiacenza la dichiarazione di V.E. alla camera dei deputati circa rapporti dell'Italia coll'Inghilterra. Sua Signora soggiunse: • Sono cose le quali, per quanto debbano essere note, è bene vengano ogni tanto ripetute, quando se ne presenti l'occasione •.

526

IL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1657. Canea, 20 giugno 1901, ore 21,55.

Telegramma identico quattro consoli. Giornale officioso Patria riproduce oggi testo e la traduzione dichiarazione potenze annunziando principe avere significato consoli darebbe direttamente Governo sua risposta. Giornale pubblica in seguito articolo di fondo contenente asserzioni seguenti: l) che la dichiarazione è un riconoscimento solenne, e, per così dire, ufficiale da parte delle potenze dei voti formulati dai cretesi nel loro decreto annessionista; 2) che l'Europa con detta dichiarazione giustifica con un certo imbarazzo il suo rifiuto di realizzare voti secolari dei cretesi; 3) che le potenze in principio della dichiarazione accolgono in modo assoluto i voti sottoposti dai cretesi; 4) che questa accoglienza delle potenze giunta subito dopo che i consoli avevano gettato in faccia ai cretesi il loro decreto, fu una soddisfazione loro accordata per la condotta tenuta verso di loro dai consoli; 5) che la dichiarazione prova che il rifiuto dei consoli non aveva la sua origine in Europa e conferma come essi abbiano male interpretato ordini dei loro Governi. Articolo di fondo constata in ultimo luogo il disprezzo col quale i consoli hanno giudicato gli ultimi avvenimenti ripetendo essere essi male disposti verso la Creta.

L'interpretazione data alla dichiarazione potenze indica il procedimento col quale si cerca di svisare la condotta dei consoli. Articolo di fondo in questione rende inoltre pubblica la intenzione principe scartare consoli nelle sue relazioni colle potenze. Continuazione di questa campagna aggressiva non può che rendere situazione consoli ognora più difficile.

527

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R.466!143. Costantinopoli, 20 giugno 1901.

Ho l' onore di segnare ricevuta del telegramma in data 17 corrente

n. 1529 (1), col quale V. E., comunicandomi le informazioni pervenutele da Belgrado, che accennavano al pericolo di disordini a Novi Bazar, mi prescriveva di associarmi eventualmente a quei passi che i miei Colleghi ritenessero utile di fare presso la Porta per chiamare la sua attenzione su quello stato di cose.

Ho conferito in proposito con questi Ambasciatori; in seguito alle ultime notizie loro giunte conformi a quelle contenute nel secondo telegramma di V.E., essi considerano che gli incidenti occorsi non fanno temere complicazioni pel momento e non essere il caso di fare alla Porta od al Palazzo comunicazioni in proposito più formali dei soliti consigli che vengono ripetuti da queste Ambasciate ogni qualvolta voci più o meno fondate di conflitti arrivano qui da quelle parti.

Come è noto a V.E., codesta situazione poco soddisfacente nel sovraccennato distretto, come su tutta la frontiera turco-serba, data da vari anni; ma sebbene le notizie che giungono al riguardo da Belgrado abbiano sempre una certa tendenza all'esagerazione, non è forse inesatto che l'elemento indigeno si sia fatto in questi ultimi tempi. più baldanzoso e che i serbi si trovino maggiormente a disagio al suo contatto. Ne sarebbe una prova la loro crescente emigrazione nel Regno limitrofo, che questo Ministro di Serbia segnalava ieri ancora alla S. Porta, reclamando in una sua nota misure che assicurassero il quieto vivere dei suoi connazionali in quelle provincie da essi abitate da tanto tempo. Ed il Signor Zinoview, già parecchi giorni or sono, al ritorno dal suo congedo, ne parlava col Sultano, ponendolo in guardia sui possibili pericoli di una maggior tensione degli animi, qualora le rivalità di quelle popolazioni non venissero a tempo frenate.

Ho avuto occasione di intrattenermi da ultimo su di codesto argomento con Tewfik pascià. Egli si lamenta naturalmente dei Serbi, che accagiona di fomentare quella agitazione. Assicura però che il Governo Imperiale è assolutamente in grado di mantenere l'ordine. Esso ha, infatti, tutto l'interesse a farlo, date sovra tutto le disposizioni del Trattato di Berlino e della convenzione dell'aprile 1879, che potrebbero autorizzare da un momento all'altro, in caso di complicazioni, l'entrata delle truppe austriache nel sangiaccato; ed il timore di questo pericolo immediato più che le norme di buon Governo, delle quali la Porta si preoccupa ogni giorno di meno, varrà forse a farle prendere le necessarie precauzioni per evitare cause di conflitto. Come dissi più sopra, i consigli in tal senso non le vengono risparmiati.

(l) Cfr. n. 508.

528

IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 891/231. Belgrado, 21 giugno 1901.

Un comunicato ufficioso da Costantinopoli al Correspondenz Bureau, in data di ieri, asserisce che le voci di torbidi seri a Novi Bazar sono state esagerate, che si trattò di dimostrazioni della popolazione contro un Kaimakan di cui voleva ottenere il trasloco, e che, in seguito alla soddisfazione data ai dimostranti, tutto era tornato in ordine.

Il Presidente del Consiglio che ho visto iersera, considera, invece, l'ordine ristabilito soltanto • provvisoriamente •. Dice che i Serbi del Sangiaccato e di tutta la regione al sud di esso si sentono minacciati nella vita e negli averi e privi della protezione delle autorità. Lascia comprendere che vi è chi lavora di soppiatto a mantenere vive le passioni, e riaccenderà e riattizzerà il braciere tosto che possa farlo senza lasciarsi scorgere. La medesima convinzione che agenti di una vicina Potenza si siano adoperati a destare i recenti torbidi e .siano pronti a ricominciare quando che sia, persiste nel Signor Tcharykoff. A impedire questo lavorio segreto, egli vorrebbe molta luce. Bisognerebbe, dice -egli, che si vedesse e si sapesse tutto ciò che avviene in Albania in genere, e più specialmente nei paesi limitrofi ai territori occupati. Quando ciò fosse, non .avremmo sorprese come quella recente di Novi Bazar.

529

IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1675. Belgrado, 22 giugno 1901, ore 6,40 (per. ore 22).

Spira questa sera la tregua consentita dai partigiani del primo caimacan -che cacciarono il secondo ed accettarono, secondo che sembra, il terzo, soltanto a patto che, entro oggi, fossero dalla Sublime Porta accolte le loro condizioni. Q4este sono tre: richiamo del primo caimacan; nomina di un mutasserif a Sienitza; ripristinazione dell'imposta al decimo. Se le _condizioni non sono state .accolte, i disordini potrebbero ricominciare.

530

L'AMBASCIATORE A MADRID, AVOGADRO DI COLLOBIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1676. Madrid, 22 giugno 1901, ore 6,40.

Dichiarazioni del Governo inglese al parlamento all'occasione della discussione su Gibilterra e le assicurazioni fatte dare dall'ambasciatore di Inghilterra che l'Inghilterra non ha intenzioni di usurpare territori, hanno rassicurato pienamente Governo spagnuolo.

531

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1677. Pera, 22 giugno 1901, ore 8,30.

Il sultano mi ha mandato oggi gran maestro delle cerimonie pregarmi far pervenire suoi ringraziamenti a V.E. per la decisione presa relativamente mantenimento dello • statu quo • in Creta. Uguale comunicazione fu fatta alle altre tre ambasciate.

532

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO DELLA MARINA, MORIN

T. u. 1563. Roma, 22 giugno 1901, ore 13,40.

Ricevo or ora telegramma da Aden comandante • Colombo •. Prego telegrafare • Colombo • che non era il caso invitare Aly Jusuf liquidare danno incendio, trattandosi di paese soggetto ad un sultano a noi ribelle. Questione indennità potrà esser regolata quando Osman si sarà sottomesso. Siccome Osman si trova in Bargal, presso alla località, probabilmente, ove è avvenuto il naufragio dell' • Asturia •, prego anche dare istruzione al comandante di tentare ove sia possibile cattura sultano. Sarebbe poi desiderabile che la • Colombo • partisse al più presto pel luogo del naufragio rifornendosi viveri Aden.

533

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1327/701. Parigi, 22 giugno 1901.

Dopo la grande esplorazione delle regioni dell'Africa Centrale, incominciata nel 1898 ed affidata a tre separate spedizioni che, conformemente al prestabilito piano e malgrado imprevedibili catastrofi, operarono la loro giunzione, nel paese del Chari, circa due anni dopo la loro partenza da punti diversi t.el1'Africa francese, il Ministero delle Colonie ha stimato di dover costituire in modo definitivo il comando del terzo grande territorio militare dell'Africa Occidentale. La vasta regione sudanese era stata infatti ripartita, da varii anni, in tre territori militari. Il primo comprendeva il paese di Tombouctou; il secondo quello detto della • Bouche du N.iger •; il terzo la regione situata fra il Niger ed il Tchad. I due primi territori erano stati subito costituiti. Il terzo lo fu soltanto con un decreto della fine di Dicembre 1900. Zinder parve poter essere scelto a capoluogo ed il colonnello Perroz, accompagnato dal comandante Gouraud e da altri ufficiali, partì per andarvi ad insediare la sua amministrazione.

Ben presto però i giornali che più attentamente seguono lo svolgimento degli affari coloniali, si fecero eco di rumori inquietanti. Fin dal mese di gennaio di quesfunno sl leggeva in quei giornali che il compito della missione Perroz

sarebbe dei più difficili, attesa la delimitazione anglo-francese convenuta nel 1898. Il terzo territorio militare avrebbe dovuto, -si diceva fin d'allora, essere ripartito in due zone. Nella prima il comandante Gouraud cercherebbe di superare le difficoltà dello approvvigionamento di Zinder per la strada pressocché impraticabile che congiunge Say a quella località. Nella seconda zona il colonnello Perroz procurerebbe egli stesso di stabilire delle comunicazioni carovaniere verso Agadir nell'Air e verso il Chari.

Sovra la natura dei paesi, dove il colonnello Perroz andava ad esercitare il suo comando, si sa ad un dipresso soltanto quello che ne narrarono gli esploratori francesi del 1898, e, sebbene non fossero sempre perfettamente concordi le loro narrazioni, sembra tuttavia che dal complesso delle medesime risultasse che le zone percorse erano aride e desolate.

Ora alcuni giornali, riportando le notizie della predizione del colonnello Perroz, insistono particolarmente non soltanto sovra le cattive comunicazioni fra Say e Zinder se si vuole seguire una strada che non sorta dal territorio francese, ma anche sovra l'impraticabilità della strada fra Zinder ed il lago Tchad se si vuole percorrere il territorio assegnato alla Francia nei suoi accordi con l'Inghilterra. Si tratterebbe di dover traversare 125 chilometri di un deserto assolutamente privo di pozzi. Il Capitano Joalland avrebbe riconosciuto che in quella regione era impossibile stabilire una via di ordinarie comunicazioni carovaniere.

Pare che recentemente un giornale inglese, il West Africa, si sia occupato di queste difficoltà incontrate dalla Francia ed abbia emesso l'idea di una rettifica delle convenzioni esistenti fra quest'ultima e la Gran Bretagna la quale avrebbe, da parte sua, alcune cose da chiedere in occasione di tale revisione. La stampa di Parigi fa buon viso alla proposta.

Non potrei mandare oggi al R. Governo altro che questi rumori raccolti nei giornali; ma la sola previsione che fra Parigi e Londra possano riaprirsi trattative per il riparto del territorio africano, merita di essere senza indugio segnalata, poiché l'esperienza ci ha fin troppo insegnato che il Governo britannico, pur di comporre gli interessi suoi immediati con la Francia, non bada per il sottile a pregiudicare quelli che più direttamente ci riguardano nell'avvcn:r<?

Mi propongo d'intrattenere prossimamente il Signor Delcassé di ciò che i g~rnali riferiscono circa la probabilità di una ripresa di trattative della Francia con l'Inghilterra per le questioni territoriali della regione del Tchad. Mi riservo di riferire a tale riguardo a V. E. con il prossimo corriere di Gabinetto_

534

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. 1568. Roma, 23 giugno 1901, ore 14.

Il telegramma odierno di V.E. (l) mi partecipa che il nuovo progetto di tariffa doganale dell'impero verrà reso pubblico molto più presto di quanto

prima sembrava. Rammento quindi la promessa del barone Richthofen contenuta nel telegramma di V.E. del 22 maggio (1). È importantissimo che la pubblicazione della nuova tariffa, se essa contiene disposizioni che colpiscano seriamente prodotti italiani, sia accompagnata da una comunicazione da poter rendersi pubblica, che valga ad attutirne l'effetto in Italia, se non si vuole che ricominci da capo nella stampa e in tutto il paese quella agitazione che con molta fatica e con un'azione continuata .ho potuto calmare e che minacciava di avere una ripercussione sull'indirizzo politico.

(l) Non pubblicato.

535

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, NOBILI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 574/205. Atene, 23 giugno 1901.

La stampa ateniese ha continuato in questi giorni ad agitarsi sulla questione dell'Albania prendendo l'occasione dal discorso pronunciato da V.E. al Parlamento Nazionale. L'Embros (avanti) rimprovera In primo luogo a questo Ministro degli Affari Esteri di non esser troppo al corrente di quanto si passa in quella regione e dice: • che il sincero e dettagliato discorso dell'Onorevole Prinetti gli avrà fatto conoscere in modo officiale quanto dai suoi Agenti non aveva finora saputo •.

Menziona poi le numerose scuole italiane in Albania la cattedra di lingua albanese a Napoli e accenna agli approdi settimanali di piroscafi italiani nei porti albanesi.

Parlando poi delle dichiarazioni di V.E. alla Camera ammonisce il Signor Romanos • del sacro dovere di prendere le necessarie misure! perché gli albanesi storicamente sono una nazione sorella con la quale la Grecia ha vincoli di sangue fin da tempi remoti! •.

• Nella Grecia d'oggi » aggiunge « vivono in armonia coi greci più di

200.000 albanesi! •. Conclude avvertendo questo Governo che • in Albania nulla potrà mutarsi senza il nostro consenso ».

I telegrammi comparsi nei periodici di ieri e d'oggi, portano che a Valona e in altre città albanesi, agenti montenegrini appoggiati dai Consoli italiani coltivano l'idea di un'Albania indipendente sotto lo scettro del Principe Mirko del Montenegro.

Da Corfù poi telegrafano che quella città è piena di agenti di propaganda italiana e austriaca che si tengono in corrispondenza coi rispettivi consoli. Questi telegrammi son qui commentati con interesse dai politicanti, ma sono accettati col beneficio dell'inventario dai circoli delle persone serie.

(l) Cfr. n. 382.

536

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1695. Pietroburgo, 24 giugno 1901, ore 7,28 (per. ore 21,45).

Conte Lamsdorff si espresse testé con me in senso favorevole alle raccomandazioni dell'alto commissario in Creta circa le questioni delle indennità ai danneggiati e dell'interesse del prestito. Mi aggiunse che tutto ormai era combinato. Nel corso della conversazione egli mi disse che trovava poco corretto che alto commissario avesse detto ai consoli che avrebbe fatto pervenire direttamente alle potenze la sua risposta alle dichiarazioni conferenza di Roma. Mi ripeté poi considerazioni già fattemi altre volte sulla opportunità che tutte le potenze destinassero nell'isola dei nuovi consoli, come già hanno fatto Russia e Inghilterra, temendo i piccoli attriti facili a prodursi.

537

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1686. Asmara, 24 giugno 1901, ore 10,30.

Ricevo disegno di legge presentato al parlamento. Prego V.E. far sì chenon venga discusso. Le modificazioni apportate peggiorano la condizione delle cose; in ogni caso, preferibile proroga per tre anni della legge attuale.

538

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL REGGENTE IL CONSOLATO GENERALE AD ADEN, LANG

T. 1574. Roma, 24 giugno 1901, ore 14,15.

Prego telegrafarmi che cosa risulti costà circa azione militare inglese contro Mad Mullah, presenza di questi su territorio migiurtino, e annunciato accordo con Osman Mohamed. Desidero sapere se Nur, che dicesi combattesse con Sceik, sia lo zio del sultano migiurtini.

539

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE A CHAMBERY, CARUTTI

T. 1581. Roma, 24 giugno 1901, ore 17,45.

Prego V.S. telegrafarmi se lavoro fu ripreso Motte Aveillans senza disordini e se operai italiani furono tutti ripresi servizio compagnia Lamure.

540

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, A LONDRA, PANSA, A PARIGI, TORNIELLI, A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, A VIENNA, NIGRA, AGLI INCARICATI D'AFFARI AD ATENE, NOBILI, A COSTANTINOPOLI, GALLINA, E AL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA

T. CONFIDENZIALE 1584. Roma, 24 giugno 1901, ore 20.

L'incaricato d'affari di Grecia mi ha fatto conoscere che il principe Giorgio è disposto ad accettare il rinnovamento del suo mandato di alto commissario in Creta. Ho ringraziato il signor Coundouriotis, avendo però cura di mettere in sodo che io consideravo la sua comunicazione come puramente officiosa ed a titolo di semplice informazione in quanto che la comunicazione officiale del principe non potrebbe venire altrimenti che mercè l'intermediario normale dei quattro consoli in Creta.

541

L'AMBASCIATORE A MADRID, AVOGADRO DI COLLOBIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 520/142. Madrid, 24 giugno 1901.

Le discussioni del Parlamento inglese sulle condizioni di difesa di Gibilterra hanno destato le apprensioni nell'opinione pubblica e nella stampa spagnuola.

Le dichiarazioni di Sir Balfour confermate dall'Ambasciatore britannico· hanno ora calmato i timori destati dalle prime versioni giunte qui della discussione al Parlamento Inglese e delle polemiche dei giornali.

La stampa spagnuola ha conservato una certa misura nelle discussioni dell'argomento e quasi unanime consentì nell'affermare la convenienza per la Spagna di mantenere la neutralità e di non affidarsi a concerti con altra potenza.

Il giornale del Signor Sagasta, El Correo, in un articolo sulla questione conclude col dire che le apprensioni sorte in Inghilterra circa alle condizioni di difesa di Gibilterra provengono dalla presunzione che in certe eventualità il territorio spagnuolo possa essere utilizzato da un nemico della Inghilterra per offesa della piazza.

Ora, soggiunge il giornale, • se tale presunzione esiste essa è completamente infondata perché non prestando noi il nostro consenso a qualsiasi atto di aggressione verso una Potenza amica ed essendo noi disposti di mantenere ad ogni costo l'inviolabilità del nostro territorio, pel che abbiamo mezzi sufficienti, quale ragione vi è pei timori indicati nelle discussioni del Parlamento inglese? •.

Conchiude l'articolo col manifestare la speranza che in occasione di una

nuova discussione nel Parlamento inglese si chiarirà debitamente un punto

talmente importante e dal quale dipende in gran parte l'orientamento della

politica britannica nella questione di Gibilterra.

I giornali Ministeriali annunciano che si studieranno i mezzi per provve

dere a rinforzare le difese delle piazze forti sulla costa del Marocco e sul lito

rale del mezzogiorno.

ALLEGATO

AVOGADRO DI COLLOBIANO A PRINETTI

Ministro di Stato mi ha detto essere il Governo Spagnuolo soddisfatto piena

mente delle dichiarazioni di Balfour alla Camera dei Comuni e del linguaggio ·dell'Ambasciatore d'Inghilterra, il quale, d'ordine del suo Governo, gli dichiarò l'Inghilterra non avere alcuna intenzione di fare usurpazioni (encroach) sul territorio spagnolo.

Ministro di Stato mi fece intendere che la Spagna non ha intenzione di abban

donare per ora la sua neutralità in vista di possibili complicazioni fra le Potenze

europee.

S. E. mi disse che, sebbene pel momento non si avesse da temere difficoltà al Marocco, tuttavia le condizioni dell'Impero e la inesperienza del Sultano lo impensieriscono per le conseguenze che ne verrebbero nel caso dello sfacelo del suo

.debole potere, che pur contribuisce a mantenere unito il Marocco.

542

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

·T. 1591/67. Roma, 25 giugno 1901, ore 16,30.

Ho potuto vedere oggi ambasciatore Francia che era assente nei giorni

scorsi, e gli ho parlato della questione dei missionarìi dello Sciansi. Ci siamo

trovati di accordo in questa conclusione che, visto le spiegazioni amichevoli

intervenute tra i due Governi sulla questione di massima della protezione dei

missionarii italiani in Cina, spiegazioni le quali sono da tempo a conoscenza

dei rispettivi rappresentanti a Pechino, quanto all'applicazione di fatto il meglio

è che essa venga concordata da questi rappresentanti che essendo sopra luogo

sono meglio in grado di apprezzare le circostanze di fatto caso per caso.

L'ambasciatore di Francia personalmente essendo di questo avviso, lo comu

nica al suo Governo sperando che istruzioni in questo senso saranno mandate

al ministro di Francia in Pechino.

Per conto nostro V.S. non ha bisogno di nuove istruzioni per essere auto

rizzato a regolare direttamente questa questione col ministro di Francia.

. 292

543

IL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI (l)

T. 1824/30. Addis Abeba, 25 giugno 1901.

Non ho potuto rispondere finora circa adesione Menelik protettorato convenuto alla conferenza Londra 17 maggio 1900, perché Harrington gliene parlò solo ultimo giorno sua dimora qui. Ora posso assicurarla perfettamente, Menelik aderito senza restrizioni. Credo che Governo britannico dovrebbe notificarmi ufficialmente tale adesione.

544

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 707. Parigi, 25 giugno 1901.

In conformità di un piano prestabilito da vari mesi, le flotte francesi dell'Oceano e del Mediterraneo operano in questo momento la loro congiunzione nelle acque del Nord-Africa. Non è questa la prima volta che, a scopi di esercitazione, questo concentramento di una colossale forza si eseguisce dalla marina di questo paese.

Recentemente, in pochi diari, era comparsa la notizia che quest'anno le truppe del XIX Corpo di esercito (Africa) farebbero delle grandi manovre nella zona di Orano e che conseguentemente si concentrerebbero in quella regione importanti forze terrestri. Le grandi manovre del XIX Corpo dell'esercito francese sono un fatto insolito. Le truppe che lo compongono sono dislocate troppo sovente per spedizioni ed operazioni guerresche, perché si comprenda per esse la necessità di simili esercitazioni. L'annuncio delle medesime, sovra il quale non pare d'altronde che le voci corse si siano fatte insistenti, poteva sembrare piuttosto destinato a fornire un plausibile motivo a preparativi di concentrazione che altrimenti non avrebbero avuto spiegazione.

Finalmente si lavorava con alacrità al compimento della linea telegrafica

fra Tangeri e Algeri e da ieri sono sottratte le corrispondenze francesi con H

Marocco alla necessità del transito sul cordone inglese.

La simultaneità di questi fatti ha certamente contribuito ad accrescere le

inquietudini che dal contegno assunto dalla Francia verso il Marocco erano nate

e probabilmente il forte concentramento navale inglese a Gibilterra (oltre una

quarantina di navi e circa 25 mila fra soldati e marinai) è una espressione delle

inquietudini stesse.

Se le precise, energiche dichiarazioni del Signor Delcassé circa la nessuna

intenzione del Governo francese di creare novità verso il Marocco, non mi

fossero state ripetute ancora recentemente, potrei essere indotto a far osservare

a V.E. che le medesime non sembrano giudicate sufficienti da tutti. Non posso

credere che nel Governo francese esista in questo momento il piano preme

ditato di un colpo di mano, di cui pure taluni affermano sia stato preparato

il progetto. Naturalmente se, come io penso, nulla di simile sarà per succedere,

coloro che oggi profetizzano imminente l'occupazione, la dichiarazione di protet

torato, od altre simili novità in Marocco, diranno che il segreto disegno della

Francia fu sventato dalle misure militari prese dall'Inghilterra. Mi sembre

rebbe poco serio il correre dietro a novelle che pure alimentano una non piccola

parte della stampa periodica.

È però mestieri che il R. Governo ritenga che, sebbene, -lo ripeto l'attuale Ministero francese dia ogni sicurezza di non voler tentare disturbose novità in Africa, tuttavia la spinta che negli ultimi tempi è stata data alla opinione pubblica francese nel senso di stabilire sul Marocco l'influenza esclusiva della Francia, sembra farsi dippiù in più incalzante. Epperò le previsioni dell'avvenire, in un paese dove la stabilità delle idee che guidano il Governo, non ha chi la rappresenta, non sarebbero prudenti e potrebbero riuscire inopportune.

(l) Il tel. venne inviato tramite il governatore dell'Eritrea, Martini, il 7 luglio alle· ore 3,40.

545

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL REGGENTE IL CONSOLATO GENERALE AD ADEN, LANG

T. 1612. Roma, 26 giugno 1901, ore 20.

Secondo informazioni console generale britannico Somaliland al suo Governo, Mad Mullah, cacciato nel paese migiurtino, ha trovato asilo presso Osman Mahmud che gli ha fornito armi e scorta e suoi seguaci si sono diretti verso Mudug e Illig in sfera influenza italiana. Forze inglesi hanno avuto istruzioni retrocedere Bohodle. Confermando istruzioni sorvegliare mosse Mad Mullah, prego, appena possibile, informare • Colombo • per accertare connivenza Osman Mahmud e sorvegliare per probabile fuga Mad Mullah (1).

546

IL CONSOLE GENERALE A MALTA, GRANDE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1720. Malta, 27 giugno 1901, ore 5,40.

Mi hanno assicurato che, in seguito all'accoglienza simpatica che ebbe una carovana di gitanti maltesi dalla popolazione e autorità municipale di Catania, ove si recò il 23 corrente, per prender parte, con una loro banda musicanti,

. (l) Analogo telegramma venne inviato in pari data al reggente il Governo del Benadir, tramite l'ambasciata a Londra, con istruzioni di informare il sultano di Obbia.

:all'apertura estiva di quel giardino pubblico, questo partito nazionalista, prendendo occasione di quell'amichevole manifestazione, ha deliberato, nella riunione tenuta iersera, di farla accompagnare da un'altra carovana maltese, che recasi in Siracusa questo sabato, dal capo dei nazionalisti, avv. Mizzi, ed altri del partito, allo scopo di raccogliere adesioni simpatiche a favore di loro; e non sarà difficile che potrà aver luogo manifestazione in senso antinglese, per la questione lingua italiana. Di ciò ho dato informazione prefettura per le disposizioni che crederà del caso.

547

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, DE MARTINO, AL CONSOLE GENERALE A SAN PAOLO, MONACO

'T. 1623. Roma, 27 giugno 1901, ore 23,35.

Telegrafi se sia assolutamente necessario sospendere emigrazione gratuita a San Paolo secondo quanto Ella scrisse alla R. legazione Rio Janeiro circa ·Crisi caffé e ribassi salarii.

548

IL MINISTRO A LIMA, PIRRONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1719. Lima, 27 giugno 1901.

Ministro di Spagna domanda altra proroga sessanta giorni per conclusione arbitrato. Governo peruviano consente. Trattandosi di una quarta dilazione credo necessaria autorizzazione di V. E.

549

IL GOVERNATORE DALL'ERITREA, MARTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1724. Asmara, 28 giugno 1901, ore 10,50.

In seguito uccisione arabo commessa da un uomo Raheita in Gaera località francese metà strada Obok-Raheita, Governo Gibuti rivoltosi direttamente sultano che va istruendo procedimento e presso cui sono omicida e refurtiva. Parrebbemi opportuno segnalare Governo francese procedimento scorrettissimo invitandolo far cessare tali relazioni dirette con capi a noi soggetti.

550

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T. 1629/68. Roma, 28 giugno 1901, ore 13,45.

Ambasciatore francese è venuto a comunicarmi che Governo francese ha deciso di ritirare i passaporti francesi che egli aveva dati ai missionari dello Scian-si, i quali per conseguenza non saranno più sottoposti alla protezione della Francia (1).

551

IL CONSOLE GENERALE A SAN PAOLO, MONACO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1737. San Paolo, 28 giugno 1901, ore 17,35 (per. ore 18,10 del 29).

Prego v.'E. attendere rapporto 7 corrente (2).

Credo proibizione ufficiale emigrazione inasprirebbe situazione; preferìbile frenarla segretamente, insistendo energicamente presso la legazione brasiliana, esigendo sia data telegraficamente autorità statale esplicita ingiunzione coadiuvare praticamente intervento consolato di S.M. reclami coloni per mancato pagamento.

552

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI

T. 1637. Roma, 28 giugno 1901, ore 23.

Telegrafo Parigi per incidente Raheita (3). Quando questione frontiera definitivamente regolata, sarà opportuno riprendere progetto V.E. annessione sultanato all'Eritrea per togliere incertezze, evitare incidenti.

553

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 1638. Roma, 28 giugno 1901, ore 23,10.

In seguito uccisione arabo commessa da un uomo di Raheita in territorio francese, Governo Gibuti si è rivolto direttamente quel sultano che va istruendo

teressarsi delle missioni dello Scian-si.

procedimento e presso cui trovansi omicida e refurtiva. Procedimento autorità coloniali francesi è scorretto, poiché essendo sultano Raheita sotto la nostra sovranità, avrebbero dovuto rivolgersi al Governo eritreo od almeno al R. commissario Assab. Prego V.E. voler, in via amichevole, additare l'incidente a codesto Governo, invitandolo a dare istruzioni Gibuti perché cessino relazioni dirette di autorità francesi con capi a noi soggetti, i quali altrimenti si sentirebbero incoraggiati ad un contegno non corrispondente alla loro condizione di fronte al

R. Governo.

(l) Con t. 1725/71, t~ari data, Salvago Raggi comunicava che il ministro di Francia a Pechino aveva informato i missionari e il Governo cinese delle istruzioni ricevute di disin

(2) -Non pubblicato. (3) -Cfr. n. 553.
554

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1742/72. Pechino, 29 giugno 1901, ore 6,40.

Padre Bonaventura prega comunicare a Schiaparelli: • Francia avendo rinun:zJiato protezione missionari italiani Scian-si, interessi missioni soddisfacentemente assicurati, ma occorre vigilare perché Propaganda non prenda provvedimenti per mutare nazionalità italiana del Vicariato. Urge nominare vescovo francescano italiano.

In ogni caso, ottenga sospendere eventuale provvedimento fino a che arrivi mia lettera con dettagli importanti •.

555

IL MINISTRO A L'AJA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 175/84. L'Aja, 29 giugno 1901 (per. il 2 luglio).

I ballottaggi che ebbero luogo il 27 hanno confermato al di là delle previsioni la vittoria dei conservatori. Il risultato finale delle elezioni (l) è il seguente: ultra-protestanti 33; cattolici 25; liberali 35; socialisti 7; quindi 58 conservatori, contro 42 liberali (compresi i socialisti). A seconda della determinazione anteriormente presa il Ministero ha tosto rassegnato le proprie dimissioni.

Il presunto candidato alla formazione del nuovo Gabinetto sarebbe il Kuyper che è il capo riconosciuto degli ultra-protestanti; ma v'han molti che credono che, seppur la Corona gli offvisse il mandato di costituire un ministero, egli lo declinerebbe per la difficoltà di dare stabilità all'accordo tra le due frazioni del partito conservatore, gli ultra-protestanti ed i cattolici. In tal caso v'ha probabilità che la Regina si rivolgerebbe al Barone Mackay, ministro di stato. Ad ogni modo si ritiene che non sarà facile l'opera di comporre la nuova ammini

strazione, a causa principalmente delle pretese che accamperanno i cattolici, e delle qual,i si dovrà necessariamente tener conto nella distribuzione dei portafogli.

Prescindendo da qualsiasi questione di persone, io porto avviso che la venuta del partito conservatore al potere non sarà senza avere una speciale importanza nei riguardi internazionali, dappoiché da parte degli ultra-protestanti si applicherà il sistema protezionista aumentando sensibilmente i dazi d'importazione; e da parte dei cattolici si favorirà in tutti i modi il ripristinamento delle buone relazioni colla Santa Sede. Sotto questo punto di vista sarà a noi di speciale interesse la scelta che verrà fatta di un protestante o di un cattolico a Ministro degli Affari Esteri.

(l) Del 10 giugno.

556

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE A CHAMBÉRY, CARUTTI

T. 1649 bis. Roma, 30 giugno 1901, ore 12,40.

Avendo completa fiducia nella giustizia francese parmi inutile che S.V. assista processo Grenoble. Però prego V.S. tenersi al corrente dei fatti, che risulteranno all'udienza e inforrnarmene.

557

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA (Eredità Nigra)

L. P. Roma, 30 giugno 1901.

Innanzi tutto devo farle moltissime scuse se non ho risposto prima alla di Lei gentilissima del 3 corrente. Fui davvero occupatissimo pella discussione del mio bilancio appunto nei giorni precedenti alla partenza del corriere alla metà del mese, e finii per lasciar trascorrere il termine.

Ebbi sul mio bilancio una grossa battaglia, e, a dir vero, la cospirazione ordita contro la mia persona, da Rudinì e Luzzatti pvincipalrnente, mi creò grosse difficoltà; perché, mentre mi votavano contro gran parte di coloro che pur avevano sempre consentito nell'indirizzo che io ho cercato di mantenere alla nostra politica, ero costretto a cercare appoggi tra quelli che alla triplice alleanza erano stati sempre avversi. Con tutto ciò, come Ella avrà visto, dal mio discorso (che a giorni Le spedirò nel suo testo ufficiale), io non ho abbandonato di un millesimo il terreno politico sul quale credo mio dovere rimanere e perciò la vittoria ottenuta con soli 29 voti è già un risultato soddisfacente; tanto più che nessuno muoveva attacco all'opera mia di ministro, ma si voleva proprio colpire in me l'uomo politico.

Io spero che di queste difficoltà nelle quali mi trovavo, avranno tenuto conto i Governi alleati e quindi avranno potuto trarne la convinzione che, se malgrado quelle difficoltà, pure ho voluto parlare con tutta la necessaria chiarezza, gli è perché la mia intenzione è ben ferma di mantenere, in quanto da me può dipendere, l'attuale indirizzo della politica italiana.

Intanto constato con piacere che le mie dichiarazioni sull'Albania, combinate con quelle del Conte Goluchowski, hanno, almeno pel momento, ottenuto l'effetto di far cessare quella agitazione fittizia che su questa questione si era venuta svolgendo (1). È questo un elemento non spregevole per la tranquillità nella penisola Balcanica, intorno alla quale comprendo le preoccupazioni del Conte Goluchowski, delle quali Ella mi scrive nella sua lettera, ma però ritengo per parte mia che almeno per quest'anno non vi sia da temere. Anche la questione Cretese è messa a posto; le quattro potenze protettrici avendo fatto al Principe Giorgio una comunicazione abbastanza recisa, di cui a confessarle il vero, ho avuto un poco io l'iniziativa, il Principe Giorgio si è finalmente piegato ad accettare il rinnovamento del mandato attuale. Rimarrebbe dunque la Macedonia, dove realmente qualche agitazione c'è stata, ma se devo credere ai rapporti dei nostri consoli, non è a temersi che questa agitazione possa in un prossimo avvenire diventare pericolosa. Certo sarebbe desiderabile assai che l'Amministrazione Turca seguisse metodi meno incivili e fornisse quindi minore alimento a malcontento e a disordine.

Riguardo al nostro Console generale a Trieste, condivido la di Lei opinione che convenga provvedergli un'altra destinazione, e che questa deve essere tale da non costituire per lui una diminuzione di posizione che non sarebbe meritata. La cosa è però non facile, perché le residenze equivalenti a Trieste, sia come importanza sia come ubicazione, sono ben poche. Ora mi sorge anche un'altra difficoltà di personale. È desiderio molto ragionevole di Sua Maestà di sostituire un diplomatico di più fine intelletto al Marchese Bianchi nostro residente a Cettinje, e ciò è anche desiderio mio perché quel posto assume per la politica Italiana un'importanza non comune sia pel fatto che il Principe di Montenegro è diventato suocero del Re d'Italia, sia anche per altre considerazioni, di cui ho dato incarico al Marchese Cusani di farle l'esposizione e che mi pare possano, in determinate evenienze, assumere non spregevole importanza.

Intanto ho anche esposto a Sua Maestà l'idea di cambiar la destinazione di Malaspina, mandandolo a Costantinopoli; e così colà sarebbe ben provveduto, mentre il trovare un titolare per Washington sarebbe cosa certo meno difficile. Infine tengo presente Baroli, di cui apprezzo il valore.

Riassumendo tutto ciò avrei ideato il seguente movimento, intorno al quale desidero avere il di Lei avviso. E poiché il corriere non ritornerà che tardi, mentre oramai questo movimento almeno in parte è urgente, Le sarei gratissimo se su questo argomento mi mandasse la risposta per la posta, magari facendola

impostare con mezzo apposito al confine se Ella lo crede necessario, quantunque l'argomento forse non rkhiede un secreto così geloso. Eccolo:

Malaspina a Costantinopoli;

Riva da Berna a riposo (ha già fatto la relativa domanda egli stesso);

Silvestrelli da Sofia a Berna;

Polacco da Parigi a Sofia;

Bianchi da Cettinje a Trieste;

Bollati da Buda-Pest a Cettinje (con lettere di Ministro);

Baroli da Lisbona a Buda-Pest;

Lambertenghi??

Fatto questo movimento, non rimarrebbe più che provvedere a Washington, perché a Pechino è già fissato di mandare Gallina, e Salvago andrebbe al Cairo, mentre Tugini anderà al posto che risulterà vacante. E così in complesso mi sembra che almeno nelle ambasciate e nelle legazioni dove ci sono veri interessi da trattare, sarebbero tutti dei titolari meritevoli della migliore fiducia. Non è insomma cosa perfetta, ma allo stato attuale delle cose sarebbe il meno male che mi sembra di poter arrivare fare. Attendo però, come sopra Le dico, il di Lei avviso.

Ho ricevuto il di Lei telegramma che mi avvertiva della inaugurazione del monumento al padre del Conte Goluchowski. Ben volentier·i avrei mandato a quest'ultimo un telegramma, ma personalmente non lo conosco, e come Ministro degli Esteri un simile telegramma avrebbe potuto sembrare accentuato, tenuto conto dell'epoca in cui il defunto era stato ministro dell'Impero Austriaco.

Ho visto con piacere che le cose in Austria sembrano prendere un avviamento migliore; ciò mi fa sperare altresì che il Governo acquistando forza, sarà più facile arrivare con esso alla stipulazione del nuovo Trattato Commerciale. Colla Germania la iniziativa che io ho preso d'accordo don Lei è rimasta arenata; però non vedo in ciò alcun sintomo di difficoltà maggiori delle previste; anzi i nostri rapporti continuano ad essere cordialissimi; anche ultimamente il Governo Imperiale me ne ha dato una prova importante accordando agli operai Italiani che lavorano in Germania lo stesso trattamento che ai Tedeschi per gli infortuni del lavoro, risolvendo così in modo completamente amichevole una antica questione.

Però più presto si potesse addivenire a qualche stipulazione pei trattati commerciali, sarà tanto di guadagnato. Per ora in seguito alle mie dichiarazioni alla Camera, l'agitazione sembra cessata in Italia, ma non vorrei che poco a poco avesse a risorgere, tanto più che il Luzzatti, dopo il suo nuovo atteggiamento di recisa opposizione al Ministero, tenta ogni via per stuzzicarla, e preparare nuove difficoltà ai negoziati co'i suoi articoli di giornali e coi suoi discorsi. Naturalmente è bene si sappia che io ho smesso ogni idea di farne uno dei negoziatori e quindi non vi ha nulla di officioso in tutto quanto egli dice e scr·ive.

La situazione del nostro ministero si è molto consolidata coll'ultimo voto; oramai non ci manca che di guadagnare ancora una trentina di deputati per avere una magg.ioranza anche solo nella parte costituzionale; questi deputati, se non ci sopravvengono disgrazie, certo nelle vacanze li guadagneremo.

La ringrazio della di Lei lettera, e Le chiedo mille scuse se oggi Le scrivo così in ritardo e con una così lunga epistola.

(l) Al Senato nella replica alla discussione generale sul bilancio degli Esteri, il ministro Prinetti aveva dichiarato: • L'Austria-Ungheria e l'Italia sono state condotte a considerare quale era la situazione di cose che meglio loro conveniva nell'Albania. I due governi si sono trovati d'accordo nel ritenere che lo statu quo era la condizione di cose che meglio rispondeva .ai rispettivi interessi. E posso affermare che i due governi assistono ed assisteranno concordi e lieti col più completo disinteresse allo sviluppo naturale del popolo albanese •. In AP., Leg. XXI, l Sess., 20 giugno, p. 2091.

558

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 730. Parigi, 30 giugno 1901.

Nel periodo in cui, sull'esempio della Germania, una gara sembrava aperta fra gli Stati d'Europa per chiedere concessioni particolari all'Impero cinese, la Francia ottenne, con l'accordo 9-16 aprile 1897, dal Governo di Pechino la facoltà di costruire ed esercitare una linea ferroviaria fra Lao-Kai e YunnanSen. Fu allora presentato al Parlamento francese e votato, con scarsa maggioranza, un progetto di legge (Dicembre 1898) col quale la Colonia dell'IndoCina fu autorizzata a contrarre un prestito di dugento milioni per le costruzioni ferroviarie ed inoltre a dare una guarentigia di 3.000.000 alla Compagnia che avesse assunto la costruzione della precitata linea di penetrazione sul territorio cinese. Lo Stato francese, per effetto della legge del 1898, aggiungeva sussidiariamente la propria alla guarentigia offerta dalla sua colonia per queste operazioni di credito. Fatto questo primo passo, l'Amministrazione coloniale ha dato opera a formare una combinazione che permetta la costruzione e l'esercizio della linea progettata. Nel 1898 si era preveduta per esso una spesa fra i 60 e i 70 milioni di franchi; oggi la previsione ascende a 101 milioni. A chi occorressero più particolareggiate notizie, sarà facile il trovarle nel reso-conto della tornata del 27 giugno in cui la Camera dei Deputati francese approvò la legge relativa a questa costruzione ferroviaria. (pag. 1605-1618 del reso-conto allegato al JournaL OfficieL del 28 giugno).

Oggi tutti coloro che hanno, anche soltanto superficialmente, studiato le condizioni del Yunnan, sono d'accordo nel ritenere che quella regione è sterile e spopolata. Il Signor Leclère, autorevole ingegnere di miniere, afferma però che quel paese contiene ricchezze minerarie di rame, stagno e sovrattutto di carbone. Queste miniere non sono però in esercizio e, secondo ogni probabilità, dn grazia della guarentigia governativa, la ferrovia sarà costrutta prima che esse vengano esercitate.

Ponendo in questi suoi veri termini la questione, si giunge facilmente a concepire che l'intento finale della costruzione della linea di penetrazione francese non può essere di congiungere il solo Yunnan alla Indo Cina, e la stampa parigina che favorì il progetto ed inneggiò al Signor Doumer, Governatore Generale della Colonia che, in qualità di Commissario del Governo, sostenne la discussione. della legge alla Camera, non esita a considerare, nella esecuzione di questo progetto, un passo decisivo per far entrare il Se-Tchouen nella zona dell'attività francese né mancano gli organi più volgari del pensiero di questo paese per gridare su tutti i tuoni che la Francia ha inflitto così uno scacco all'Inghilterra.

Di ciò che sarà quando la ferrovia, di cui si vota la costruzione, verrà esercitata e fors'anche prolungata, sarebbe prematuro certamente il preoccuparsi; ma mi pare che il voto del parlamento francese che approvò la costruzione della ferrovia fra Lao-Kai e Yunnan-Sen con una maggioranza di 415 sopra 518

votanti, messo in confronto con quello del dicembre 1898 nel quale solo 49' votf determinarono l'accettazione della guarentigia sussidiaria dello Stato a quelladella Colonia offerta alla Compagnia costruttrice, contenga un'indicazione sufficiente per renderei conto della tendenza dell'opinione francese la quale, contrariamente alle ripetute dichiarazioni degli attuali governanti, mira costantemente e direi quasi indefinitamente agli ingrandimenti territoriali nei quali si direbbe che la vanagloria della nazione non trova mai pascolo che le basti.

559

IL MINISTRO A BELGRADO, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 934/242. Belgrado, 30 giugno 1901.

Il Signor Tcharykoff considera la situazione come rassicurante. Il recente· incidente di Novi Bazar sembra avrà buone conseguenze, poiché S.M.!. il Sultano, nelle udienze concesse, venerdì, al Signor Zinovieff e al Generale Sava. Gruitch, ha manifestato il suo intendimento di mantenere l'ordine con energia, nel Sangiaccato di Novi Bazar e nella Vecchia Serbia, e di assicurare all'elemento serbo-cristiano l'uso dei suoi diritti. Anche i mezzi posti in opera corrispondono al fine, poiché Hamdi pascià è uomo risguardato come equo, intelligente ed energico, e le truppe di cui dispone provengono dall'Anatolia, e non hanno perciò, con gli Albanesi e i Turchi della frontiera serba veruno dei vincoli che potrebbero come in addietro, creare connivenze fra loro, a scapito· dei cristiani e dell'ordine pubblico.

Il detto Ministro di Russia ritiene pertanto che, ora, e per qualche mese,. in avvenire non vi saranno più motivi di inquietudine da quella parte. L'occasione di sollevare una questione è, secondo lui, sfuggita a coloro che la cercavano. Dipenderà dalle autorità ottomane che non si ripresenti. Sempre stando al parere del Signor Tcharykoff, l'incidente di Gussinje, di cui il telegrafo reca oggi la notizia non avrebbe politica importanza; consisterebbe in vendette compiutesi tra famiglie tradizionalmente nemiche di musulmani e cristiani.

560

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, DE MARTINO, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI

T. 1653. Roma, l luglio 1901, ore 18.

R. ambasciatore Londra scrive che al Foreign Office mostransi desiderosi regolare incidente Setit con nostra soddisfazione. Governo inglese propone negoziato sia preceduto da sopralluogo di un ufficiale inglese e di un ufficiale italiano. Delegato britannico maggiore Gwynn. Ho risposto ne avrei informato V.E. che credevo consenziente. Prego telegrafare se si possa dichiarare Londra tenente Colli potrà, dopo stagione piogge, unirsi delegato inglese per v.isitare studiare zona contestata.

561

IL CONSOLE GENERALE A JANINA, MILLELIRE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 294/79. Janina, l luglio 1901 ..

Dopo gli entusiasmi destati in queste popolazioni dall'incidente di Prevesa,. è succeduta immediatamente l'emozione causata dai discorsi pronunziati alla nostra Camera ·in occasione del bilancio degli affari esteri.

I discorsi degli onorevoli Bovio, Guicciardini ed altri in favore del popolo Albanese, nonché la forbita e misurata parola di V. E. hanno sollevato un coro di applausi specialmente nelle popolazioni Albanesi Musulmane.

Già dai miei antecedenti rapporti V. E. ben conosce come nelle popolazioni Albanesi di questo Distretto, specialmente Musulmane, esista una specie di simpatia istintiva per l'Italia, la quale data da lunga pezza, ed una specie di tradizione, forse lasciata dal dominio Veneto, che la rigenerazione di quella razza debba venire dall'occidente, cioè dall'Italia, che essi reputano come loro consanguinea.

La discussione del Parlamento Italiano è stata per essi una rivelazione che ha confermato le loro idee, ed ora nella maggioranza di questo popolo, tutte le loro aspirazioni si sono concentrate sull'Italia.

Ho ricevuto indirettamente, e segretamente ben inteso, i ringraziamenti più affettuosi dai vari Capi Albanesi del distretto. Me ne giunsero da Prevesa, da Margheriti, da Paramitià, da Delvino, da Arghirocastro, da Premeti, da Tepelen, da Valona e persin dalla lontana Berat. E tutti in coro mi pregano di sottoporre al R. Governo i loro più sinceri sensi di gratitudine, per le benevole parole che nel nostro consesso politico vennero pronunziate in loro favore.

Se lo stato quasi d'assedio, che regna in questo Vilayet, e la legge dei sospetti che vi impera, non l'avesse impedito, un vero plebiscito di ovazioni a questo· Consolato avrebbe avuto luogo. lo però ho fatto il mio possibile che nessuna dimostrazione esterna avesse luogo, ed ho categoricamente impedito che qualcuno dei più bollenti, neppur si avvicinasse a questo Consolato, sia per non destare inutili sospetti, sia pure per non esporre alle ire del nostro Valy inutilmente delle persone.

Se la discussione del Bilancio degli Affari Esteri ha destato come dissi entusiasmo, nelle popolazioni Albanesi, essa però non ha mancato di far nascere qualche diffidenza nelle sfere ufficiali dell'Ellenismo, che come V. E. ben conosce, qui fa un'attivissima propaganda per assimilare alla Grecia queste popolazioni.

Nelle popolazioni di razza Ellenica, suddite del Sultano, è oramai giunta a tal segno l'insofferenza dello Sgoverno Ottomano, che ho sentito coi miei orecchi vari dei più bollenti partigiani dell'Ellenismo, esclamare: • Siamo pronti a rinunciare alla Grecia, venga anche il diavolo a governare in questo paese, purché· ci sia tolto l'incubo di questa esecrata Mezzaluna, incapace di qualsiasi bene •.

Copia della presente è stata inviata alla R. Ambasciata a Costantinopoli.

303·

562

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, DE MARTINO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

T. 1657. Roma, 2 luglio 1901, ore 12,35.

Vice governatore Durazzo e governatore Scutari rifiutano riconoscere vice console Macchioro di cui al dispaccio 4 giugno (l) le partecipai nomina a Durazzo asserendo non avere ordini. Prego fare impartire dalla Sublime Porta per telegrafo occorrenti disposizioni.

563

L'AMBASCIATORE A MADRID, AVOGADRO DI COLLOBIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 533/147. Madrid, 2 luglio 1901.

Ho ricevuto il 21 giugno ultimo il dispaccio che V.E. mi ha fatto l'onore di dirigermi in data del 31 maggio u.s. n. 23082/88 (riservato) (2).

Nella memoria qui unita ho riassunto le notizie da me raccolte per rispondere alle informazioni circa ai cardinali spagnuoli richieste col precedente dispaccio di V.E.

ALLEGATO

MEMORIA

I cardinali Spagnuoli sono ora cinque:

S.E. -Sancha y Hervas, nato il 17 giugno 1838, creato il 24 marzo 1898 -Arcivescovo di Toledo. S. -E. Martin de Herrera, nato il 26 aprile 1835, creato il 24 marzo 1898 -Arcivescovo di Santiago. S. -E. Casafias y Pajes nato il 5 settembre 1834, creato il 29 novembre 1895 Vescovo di Urgel, trasferito ora a Barcellona. S. -E. Cascajares y Azara, nato il 2 marzo 1834, creato il 29 novembre 1895 Arcivescovo di Valladolid ora trasferito a Saragozza. S. -E. Vives y Tuto, cappuccino, nato il 15 febbraio 1854, creato il 19 giugno 1899, residente a Roma.

Il cardinale Sancha ha la fama di persona dotta in teologia e di discreta cultura letteraria. Le sue tendenze, come del resto quelle di tutto l'episcopato spagnuolo, sono assolutamente intransigenti in quanto concerne le relazioni della Chiesa e della società civile. Egli però è il più temperato dei porporati spagnuoli nella forma e nelle sue relazioni collo stato e non ha partecipato alle frequenti manifestazioni di ostilità di altri prelati contro i principii della moderna civiltà ed evita i conflitti colle autorità dello Stato. In un suo scritto sul Papato professò idee della più assoluta intransigenza per il mantenimento del potere temporale, censurando aspramente la politica italiana.

Il cardinale Herrera è persona di poca coltura d'idee ristrette e si dimostrò sempre intollerante di qualsiasi pensiero di libertà e di progresso. Vive ritirato nella sua diocesi e non partecipa all'azione politica clericale.

(2J Cfr. p. 230, nota 4.

Il Cardinale Casafias è considerato come persona colta e temperata, nella mi-sura del Cardinale Sancha. Si mantiene in buone relazioni col Governo e perciòfu scelto per la sede di Barcellona.

Il cardinale Cascajares, appartiene a famiglia nobile. Fu ufficiale nell'esercito ed entrò tardi nel sacerdozio. E' molto devoto alla dinastia ed al Congresso cattolico· di Burgos non si associò alle intemperanze promosse a quell'occasione contro le leggi dello Stato.

Il cardinale Vives è persona intelligente e colta, non ha mai dimorato in !spagna. Fu creato cardinale senza l'annuenza del Governo Spagnuolo e sebbene debba la sua nomina al cardinale Rampolla, è, dicesi, di. sentimenti meno intransigenti degli altri porporati spagnuoli.

Salvo le particolarità enunciate sui singoli cardinali, in massima le loro idee e le loro tendenze sono intransigenti e retrive. Essi per quanto concerne le relazioni della S. Sede colla Spagna approvano la linea di condotta dettata dal Papa e ne seguono gli ordini nel mantenere fedeltà alla dinastia e combattendo il carlismo.

I loro rapporti personali col Pontefice sono rari poichè essi poco di frequente vanno a Roma. Sono tutti ligi e devoti al cardinale Rampolla al quale devono la nomina e dal Nunzio ricevono le sue direzioni. Non credo siano in relazioni con cardinali italiani all'infuori di Rampolla e forse dei cardinali che furono nunzi a Madrid Nava, Cretoni e Di Pietro.

A mio avviso il voto dei cardinali vescovi spagnuoli sarà dato ad un candidato intransigente suggerito dal Rampolla. Il cardinale Vives forse potrà avere qualche influenza dovuta al suo ingegno ed alla cognizione delle persone.

Per le loro condizioni di età e di salute i quattro cardinali spagnuoli sono in istato di potersi recare a Roma per il Conclave.

Il carattere nazionale ed il nessun contatto con prelati di altri paesi danno ragione di pensare che i cardinali spagnuoli non aderiranno alla candidatura di un Pontefice che non sia italiano.

(l) Non pubblicato.

564

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1767. Asmara, 3 luglio 1901, ore 9,40.

Se V.E. crede possibile indugiare risposta Londra allegando mio prossimo arrivo, ciò mi permetterebbe non inutili comunicazioni verbali. Se ciò non è possibile o conveniente, si può accettare in massima proposta, salvo designare in seguito nostro delegato.

565

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1778. Parigi, 3 luglio 1901, ore 17,27.

Risposta al n. 1665 (1). Come risulta dal mio rapporto da V.E. citato (1), quando chiamai l'attenzione di questo ministro degli affari esteri sopra ciò che era accaduto alla Canea,.

egli se ne dimostrò dispiacente e sorpreso, mi assicurò che nulla dal console fran·cese gli era stato riferito: prese nota delle mie osservazioni, ma non parlò di istruzioni che avrebbe date. Ho dunque pensato che io non avrei potuto ora riferirmi ad una promessa che non mi è stata fatta, ma lasciai oggi stesso in mano del signor Delcassé un memoriale, nel quale, ricordando ciò che occorse l'anno passato col parroco di Canea, per l'ammissione in chiesa delle nostre truppe armate, e la parte che si attribuì allora al consolato di Francia nel rifiuto opposto da quel sacerdote, ho espresso la speranza e il desiderio che la stessa cosa non si rinnovasse, in occasione dell'anniversario che la colonia italiana ha intenzione di celebrare. Gioverebbe riflettere bene, prima di suscitare all'occasione di cerimonie religiose delle difficoltà quasi impossibili a risolvere, senza che da parte nostra ne risulti un tacito riconoscimento dei privilegi che il clero cattolico concede ai rappresentanti della Francia nelle chiese di oriente. In presenza del possesso di fatto e delle pretese di diritto che si mettono avanti dagli agenti francesi, fui sempre di opinione che a noi giova il seguire una condotta che esclude egualmente il riconoscimento tacito e l'inutile contestazione.

(l) Non pubblicato.

566

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, AL MINISTRO DELLA MARINA, MORIN

T. 1681. Roma, 3 luglio 1901, ore 19,40.

Incaricato d'affari a Tangeri telegrafa che squadra francese è ripartita per il Mediterraneo.

567

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1473/748. Parigi, 3 luglio 1901.

Oggi, giorno di ebdomadario ricevimento, mi recai dal Signor Delcassé per trattare con lui di alcuni affari di ordinaria importanza. La conversazione nostra era sul finire, quando questo Ministro degli affari esteri, preso in mano un foglio ch'egli teneva apparecchiato sullo scrittoio, mi disse che voleva darmi lettura di un telegramma ricevuto da Roma.

Era un dispaccio dell'Ambasciatore della Repubblica presso S.M. il Re. Il Signor Barrère rende conto di tre dichiarazioni fattegli da V.E. nell'occasione in cui, dopo la pubblicazione del testo ufficiale del discorso pronunciato dalla

E.V. alla Camera dei Deputati sovra la politica italiana verso la Francia, quel diplomatico si era recato presso di Lei per esprimerle la sua soddisfazione e porgerle speciali ringraziamenti.

Il Signor Barrère collega le tre dichiarazioni fatte a lui con quelle contenute nel discorso di V.E. e dà loro il colore di una aggiunta alle medesime.

Le tre dichiara~ioni sono le seguenti:

l) l'Italia non sa ancora se fra due anni rinnoverà, o non rinnoverà le

sue alleanze. Ciò può dipendere da circostanze che, a tale distanza di tempo,

non potrebbero essere precisate;

2) in questi due anni non si procederà dall'Italia alla rinnovazione;

3) se i trattati saranno rinnovati al loro termine, è fermo proposito del Governo attuale italiano che essi abbiano a contenere nulla di aggressivo e di cui la Francia possa legittimamente dolersi.

Il Signor Delcassé, concludendo la lettura, dissemi che l'Ambasciatore a Roma aveva preso nota di queste dichiarazioni con la massima soddisfazione e che egli ne faceva altrettanto.

Io risposi: • Molto bene. Non ricevetti cosa alcuna in proposito •.

Replicò il Signor Delcassé che il telegramma di cui mi aveva dato lettura, era del 28 Giugno; ed io osservai che, dopo quella data, non mi erano giunti corrieri da Roma.

Ho stimato che, di fronte alla evidente intenzione del Signor Delcassé di prendere atto coll'Ambasciatore del Re in Francia delle cose che S.E. Barrère gli riferiva essergli state dette da lei, io dovea trincerarmi nella dichiarazione evasiva di nulla sapere in proposito. Rimane così alla E.V. facilitata la ripresa della conversazione con codesto Ambasciatore francese per fargli intendere, ove ne fosse il caso, ciò che potrebbe giovare a precisare il carattere ed il senso di quanto egli ha riferito al suo Governo. In materia di tanta gravità non debbono sussistere equivoci ed il mio rapporto d'oggi deve mettere in sodo l'intenzione evidente di questo Ministro degli affari esteri di prendere in persona atto delle dichiarazioni trasmesse dall'Ambasciatore francese a Roma. Il contegno che io stimai dovesse essere preso da me di fronte alla lettura fattami da questo Ministro, non sarebbe stato conciliabile con un esame sufficiente del documento lettomi per ricostituirne di memoria il testo preciso. Posso dire però a

V.E. che il telegramma di S.E. Barrère è, per la sostanza e per la forma, concepito in termini che autorizzano il Governo francese a ritenere ora e poi che sovra i tre precitati punti è stato preso un impegno a suo riguardo.

568

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1794/101. Berlino, 4 luglio 1901, ore 5,37.

Mi consta che imperatore di Russia ha promesso, se non ne sarà impedito, visita all'imperatore in Danzica, in occasione manovra marina tedesca, che avrà luogo in agosto, Richthofen non dubita che quella visita avrà luogo, ma, trattandosi di cosa non ancora accertata, si preferisce non parlarne. In seguito ai commenti del Temps questo Governo ha fatto smentire, nel modo consueto, dalla Norddeutsche AHgemeine Zeitung la notizia data dai nostri giornali per i primi, credo, e anche qui ripetuta. Circa invito dell'imperatore di Germania

13 -Documenti. diplomatici -Serie III -Vol. V

e rifiuto di S.M. il Re Nostro Augusto Sovrano, di assistere manovre suddette, il comunicato ufficioso annunzia, invece... (1), del quale questo Governo ne aveva già dato conoscenza.

569

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1795/102. Berlino, 4 luglio 1901, ore 5,37.

In conversazione avuta con barone Richthofen, si è mostrato, se non inquieto, per l'esito finale, almeno preoccupato lentezza trattative indennità chinesi, ed inutili sforzi fatti, fino ad ora dalla Germania, per provocare un accordo tra l'Inghilterra e la Russia. La prima resta irremovibile nel proporre di non ammettere aumento diritti marittimi, oltre il 5%, mentre Russia vuole sia ammessQ principio di tale aumento, ove se ne riconosca il bisogno. Circa domanda giapponese per aumento interessi dei • Bonds •, oppure aumento sua parte delle indennità, Richthofen mi disse Inghilterra non sarebbe aliena favorire Giappone, ma che ciò non è possibile, perché già si sa che qualunque favore accordato al Giappone verrebbe anche reclamato dalla Russia; il che complicherebbe sempre più la questione.

570

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. s. N. Londra, 4 luglio 1901.

Dopo un mese circa di soggiorno in Inghilterra, parte oggi da Londra l'Ambasciata inviata dal Sultano del Marocco a complimentare il Re Edoardo VII pel suo avvenimento al Trono. Fu questa l'occasione immediata dell'attuale missione, il cui invio, già altra volta progettato, non si era potuto allora eseguire, per diversi ostacoli sopravvenuti. L'Ambasciatore e il suo seguito (fra cui alcune signore) furono accolti con molte onoranze e condotti a visitare tutte le curiosità della capitale e dintorni, con riviste militari e ispezioni a stabilimenti marittimi e industriali, alle quali cose tutte essi mostrarono assai interessarsi.

Di questioni politiche non risulta si sia trattato in modo speciale, essendosi voluto mantenere a questa visita il carattere di un atto di pura cortesia. Così mi fu detto non solo dal Foreign Office, ma anche da Sir Arthur Nicolson, il Ministro britannico a Tangeri, che venne a Londra a preparare il ricevimentQ della missione al cui seguito egli si tenne durante tutta la sua dimora. Quel mio

antico collega, col quale ebbi parecchie occasioni d'intrattenermi, nega ogni :fondamento alla congettura fatta dai giornali, che l'Ambasciatore marocchino fosse incaricato d'invocare la protezione dell'Inghilterra contro le temute aggres~ sioni francesi a danno dell'integrità dell'Impero.

Il contegno del Governo inglese in diverse circostanze anteriori, non permetterebbe di fare assegnamento sui risultati pratici di una simile domanda. È, del resto, impressione personale di Sir Arthur Nicolson che, dopo i vantaggi territoriali ottenuti dalla Francia nelle regioni delle oasi del Sud e dopo le recenti soddisfazioni da essa conseguite a proposito dell'incidente Pouzet, il Governo della Repubblica non ha, per ora almeno, intenzione di procedere più .oltre. E tutto indica che le assicurazioni date in tal senso dal Signor Delcassé, sono state accolte qui come una sufficiente guarentigia morale delle disposizioni presenti di quel Governo, facendo sperare che da quel lato e salvo accidenti imprevisti, la questione dei confini del Marocco sia ora entrata in una fase di relativa tranquillità. Che si desideri approfittarne per tentare una delimitazione formale dei confini stessi, è cosa abbastanza naturale e se, come può supporsi, l'Ambasciatore del Sultano, ne ha fatto parola al Marchese di Lansdowne, non è dubbio che questi abbia promesso ogni appoggio morale atto a favorire quella soluzione: ma è certo del pari che tali promesse, se fatte, saranno state espresse colla maggiore circospezione. Qualunque passo a ciò relativo rimarrà in ogni caso subordinato, per ora, ai risultati dell'altra ambasciata marocchina attualmente ricevuta a Parigi. Questa di Londra si reca ora a Berlino, donde, a quanto mi fu detto, essa farebbe diretto ritorno a Tangeri.

(l) Gruppo indecifrato.

571

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, CARIGNANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 509/186. Washington, 4 luglio 1901.

In occasione della festa nazionale americana, oggi, sarà inaugurato alle Filippine il Governo civile, giusta il decreto del Presidente Mac Kinley, pubblicato il 30 giugno p.p. dal Segretario di Stato per la guerra. La Commissione civile con sede a Manilla, incaricata sin qui di preparare lo stabilimento della nuova Amministrazione, resterà in carica per assistere il Governatore. Il Presidente della Commissione stessa, il giudice William H. Taft, è nominato Governatore dell'Arcipelago; il Generale McArthur rimpatria lasciando il comando delle forze americane alle Filippine al Generale Chaffee, che fu sinora capo di quelle in China.

Tale disposizione è presa in adempimento alla promessa fatta ai Filippini e in armonia del voto del Congresso del 2 marzo p.p., conosciuto sotto il nome di emendamento del Senatore Spooner, compreso nel bilancio della guerra. Dopo viva discussione, massime nel Senato, si accordarono con quel voto al Presidente degli Stati Uniti pieni poteri per stabilire alle Filippine il Governo civile.

Senonché l'Autorità militare, come è detto nel citato decreto, deve pur cooperare col Governatore e gli atti di questo sono soggetti all'approvazione del Segretario della guerra a Washington. Di più, i Distretti dove l'insurrezione non è debellata, continuano ad essere retti militarmente. Insomma l'amministrazione civile sarà di moderata applicazione, e impiantata in maniera che potrà, secondo le circostanze, essere più o meno ristretta. Del resto non potrebbe essere altrimenti ove si consideri che le ostilità agli Americani non sono cessate in molti punti dell'Arcipelago. Se oggi non si può affermare come un anno addietro che gli Stati Uniti non dominavano veramente che la città di Manilla, è pur vero che i progressi realizzati nella pacificazione non sono del tutto soddisfacenti. La cattura di Aguinaldo non ha prodotto i risultati sperati.

Tra i lavori compiuti dalla Commissione civile a Manilla, è rilevante quello della tariffa doganale, sottoposta al Segretario di Stato per la guerra il 29 dicembre p.p. Questa pubblicata a Washington nei primi dello scorso Marzo, si credeva dovesse aver effetto contemporaneamente al passaggio dell'amministrazione alle autorità civili. Ma non è così come mi disse pochi giorni or sono· il Reggente il Dipartimento di Stato. La tariffa sarà, sembra, riveduta e la sua entrata in vigore verrà resa pubblica qualche tempo prima. A ciò ha contribuito la questione tuttora pendente dinanzi la Suprema Corte Federale sul regime doganale da applicarsi alle F.ilippine nel suo commercio con gli Stati Uniti. Tale questione involge quella pregiudiziale, cioè, della condizione giuridica dell'Arcipelago nell'Unione nord-americana, come ho avuto l'onore di riferire a V. E. con il rapporto 6 giugno p.p. N. 420/145 (1). È possibile che si voglia attendere la sentenza del Supremo Collegio prima di promulgare la nuova tariffa. Quando essa andrà in vigore, la R. Ambasciata non mancherà di mandarne a V.E. il testo.

L'opera di pacificazione delle Filippine include il regolamento della questione degli ordini religiosi che, padroni di una gran parte delle terre, erano, come è noto, padroni anche del Governo coloniale all'epoca spagnuola. Il Governo Federale non intende accettare un concorrente nella amministrazione dell'Arcipelago, ma nello stesso tempo cerca di non disgustare gli ordini monastici, benché conservino simpatia per la Spagna. D'altra parte, per americanizzare questo nuovo possedimento, si vorrebbe promuovere una immigrazione di monaci e preti americani od anche di nazionalità differente dalla spagnuola. A tale intento si conta sul concorso della Santa Sede e trattative per questa come per l'altra questione della proprietà fondiaria delle comunità religiose, sono state officiosamente iniziate a Roma tra i Cardinali Rampolla, Gibbons e Monsignor Chappelle, Arcivescovo di Manilla. Riferisco ciò a proposito della notizia data da un'Agenzia telegrafica, che tra la Santa Sede e gli Stati Uniti sarebbero state stabilite relazioni diplomatiche, nominandosi i rispettivi Rappresentanti al Vaticano e a Washington. Ciò fu smentito, come pure l'invio di un delegato ufficiale· americano presso Sua Santità, unicamente per regolare le varie questioni alle Filippine. Il Cardinale Gibbons od altri non ha tale qualità.

(l) Non pubblicato.

572

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1800/73. Pechino, 5 luglio 1901, ore 12,45.

Mi consta che sulle istanze della Francia Propaganda intende richiamare gli attuali missionari italiani dello Scian-si. Essi telegraferanno pregando Propaganda sospendere ordine fino arrivo loro lettere giustificative. Importerebbe moltissimo che Propaganda accordasse richiesto ritardo.

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IL MINISTRO DELLA MARINA, MORIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1808. Roma, 5 luglio 1901, ore 20.

Comunico seguente telegramma da Aden alla R. nave • Colombo • :

• Giunto Alula riunito capi tribù scopo di impadronirci Sultano, proteggere carico "Asturia". Esagerate pretese persuaso anche Giama Alì aver esso lasciata andare loro gente presso "Asturia", partii subito Giadhafun visitare nave; mare altissimo impedì comunicare; sparati alcuni colpi per allontanare numerosi armati appostati spiaggia; ritornato Alula ritentai spingere Suakim impresa. Capitano vapore offerto indarno quinto valore ricupero. Sera seguente, giunta lettera Omargura da Bereda chiedendo vedermi; certezza ottenere Sultano accettazione protettorato. Recatomi Asir, combinai attendere Sultano l luglio. Frattanto giunsero navi da guerra inglesi, vapore sé'.lvataggio norvegese. Decisi attendere risultato venuta Sultano per visitare con sicurezza "Asturia". Sultano presa conoscenza convenzione !asciatami da console generale Italia, inviommi lettera ove dichiara accettare protettorato bandiera, erezione fanali, difendere suoi soldati; rimanenti clausole intende trattare delegato Governo. Impedirà frattanto ulteriore saccheggio nave; chiede ritenersi roba sbarcata in giugno. Giorno 2 assieme navi citate visitato "Asturia". Profittando calma, terza parte carico sbarcata; impossibile scagliare nave, dubito resista monsone, ritornato Asir, Sultano dichiarando sospendere ostilità, richiese pronto invio delegato Governo che attenderà colà. Osman assicura respinte proposte Mullah cui mandò cotonate in cambio cammelli regalati. Telegrafo Massaua completare viveri •.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA

T. 1709. Roma, 5 luglio 1901, ore 22,55.

In seguito a nuovi offici fatti dal R. ambasciatore in Parigi, abbiamo ragione di ritenere che da codesto console di Francia non sarà fatta opposizione alcuna alla ammissione in chiesa delle nostre truppe armate. Però ella non deve fare, presso il collega, pratica alcuna, ciò potendo apparire come riconoscimento di un privilegio che il R. Governo non ha mai ammesso. Converrà, piuttosto, che, in qualche modo cauto ed indiretto, ella si assicuri che dal parroco non verrà fatta opposizione: dopo di che, se la colonia persiste nel suo divisamento, ella potrà prendere gli opportuni accordi col comando del nostro battaglione.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T. 1721/69. Roma, 6 luglio 1901, ore 20.

Prego rimettere a padre Bonaventura il seguente telegramma del professore Schiaparelli: • Lieti risultato confortiamo missionarii Shansi confidare esito finale. Faccia rilasciare dalla R. legazione passaporti italiani rimetterli subito tutti missionarii cui venne ritirato passaporto francese e agli altri che chiedessero spontaneamente. Raccomando somma prudenza •.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, A LONDRA, PANSA, A PARIGI, TORNIELLI, A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO AD ATENE, AVARNA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, E AL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA

T. 1716. Roma, 6 luglio 1901.

Mi è direttamente pervenuta dal principe Giorgio una lettera 28 giugno della quale qui riproduco la parte sostanziale: • Credo mio dovere corrispondere alla fiducia che le grandi potenze mi dimostrano dichiarando che sono disposto a continuare il mandato di cui sono investito, convinto come sono che nell'adempimento del mandato sarò sorretto dalla benevolenza delle potenzè di cui sono il mandatario in Creta •. Il principe soggiunge che con prossimo corriere spedirà proposte atte, per suo avviso, a migliorare lo stato dell'isola sperando che le potenze saranno disposte ad esaminarle con simpatia secondo la loro dichiarazione del 22 di febbraio scorso.

(Per Costantinopoli, Vienna, Berlino, Canea) Comunico quanto precede per sua personale informazione.

(Per Parigi, Londra e Pietroburgo) Prima di questa lettera due altre mi erano pur direttamente pervenute dal principe: l'una per dolersi dell'atteggiamento dei consoli a suo riguardo, l'altra per segnalare e spiegare il piccolissimo numero di musulmani eletti deputati dai loro correligionarii. È evidente il partito preso del principe di eliminare i consoli dai suoi rapporti coi quattro Governi. In tale stato di cose, desidererei conoscere il pensiero di codesto Governo sia per quanto concerne il procedimento da seguirsi di fronte alle dirette comunicazioni del principe, sia circa il modo di dare forma concreta ed officiale alla conferma del suo mandato, per il che converrà certo convocare, nel momento opportuno, una delle consuete riunioni dei rappresentanti delle quattro potenze ed appunto per ciò è bene far precedere questo scambio di vedute.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 773. Parigi, 6 luglio 1901.

Quando, il 3 di questo mese, io entrava nel Gabinetto del Signor Delcassé, ne usciva l'Ambasciatore di Spagna. Il Ministro dovea essere ancora sotto l'impressione di una concitata conversazione avuta con quel mio collega, poiché, appena una lontana associazione di idee glielo permise, egli, riferendosi a false voci riportategli dal diplomatico spagnuolo, prese a parlare della connessione che alcuni pretendevano di vedere fra i rapporti della Francia con il Marocco e la concentrazione delle flotte francesi nel Mediterraneo per eseguire manovre decretate fino dall'inverno scorso. Il Signor Delcassé sembrava volere scagionare il suo Governo da un'accusa alla quale io avea fatto neppure un lontano accenno, e si affaticava a dimostrare che nessun disegno era stato concepito in opposizione alla dichiarazione ripetutamente fatta anche a me che la Francia intende rispettare l'integrità dell'Impero Sceriffiano alla sola condizione che gli altri ne facciano altrettanto. Questo spontaneo discorso del Ministro degli Affari Esteri mi offriva l'occasione opportuna di fargli sentire qualche osservazione nell'interesse generale della pace. Stimai convenisse approfittarne.

Ho premesso che io non gli chiedeva di rinnovarmi dichiarazioni più di una volta udite, da me scrupolosamente riferite al mio Governo con l'aggiunta che io le riteneva degne di piena fede. Completa era la mia persuasione che l'attuale Ministero francese è animato al Marocco, come altrove, di intenzioni sinceramente pacifiche. L'imminenza delle vacanze estive del parlamento affidava ormai tutti nella durata del presente Gabinetto. Conveniva pertanto riconoscere che mancava ogni serio motivo di immediate apprensioni.

Tuttavia bisognava riconoscere ugualmente che l'ambiente politico era singolarmente agitato e della inquietudine altrui era pur mestieri darsi conto. Pareva a me che essa traesse principalmente origine dalla coincidenza di indizi e sintomi non rassicuranti. n pubblico non era informato dell'epoca in cui il consiglio dei ministri avea autorizzato la spesa delle grandi manovre navali nel Mediterraneo, ma era stato sorpreso di sentire annunziare contempora~ neamente, in alcuni giornali di solito ben informati delle cose militari, che quest'anno, per la prima volta, il XIX Corpo di esercito (Africa) farebbe esso pure delle grandi manovre. Era logico che se ne traessero conclusioni nel senso che il Corpo d'Africa farebbe preparativi di mobilitazione de' quali si darebbe per motivo le straordinarie prossime grandi manovre. M'interruppe il Ministro dicendo che di queste grandi manovre del XIX Corpo non era mai esistito il progetto. Ed io, continuando il mio dire, osservai che infatti la notizia, comparsa in alcune gazzette, non era dippoi stata confermata. Ma in questi ultimi giorni si era invece letto in tutti i giornali che si caricavano a Marsiglia a destinazione di Algeri munizioni e materiali da guerra in quantità insolite. Queste cose non potevano non essere notate da chi già avea l'animo inquieto. Come poi impedire che l'inquietudine si allargasse e si diffondesse quando si sentiva a dire che l'Inghilterra avea riunito in questo momento a Gibilterra più di 40 navi e 25 mila uomini fra marinai e soldati? Era quasi impossibile il non vedere una correlazione fra il rumore che si era fatto intorno alle manovre francesi e le disposizioni prese dall'Ammiragliato britannico. Il pubblico entrava, per il naturale effetto di queste notizie, nella confidenza della esistenza di sospetti che da soli bastano a spiegare l'inquietudine che tosto si è palesata nel fatto che le questioni delle difese di Gibilterra e quelle relative al primato delle forze navali e perfino i ricordi retrospettivi del periodo di Fashoda sono rivenuti a galla, alimentano le polemiche della stampa e, ciò che è peggio, rinnovano inasprimenti assopiti.

Era lontano da me il pensiero che si potesse fare ai Ministri attuali francesi !'.ingiuria di credere le loro dichiarazioni non totalmente veritiere. Ma negli ordinamenti dei grandi Stati militari moderni era concepibile che, malgrado le più pacifiche intenzioni del Governo, si facessero preparativi che era pericoloso di lasciar compiere perché un Ministero che vien dopo potrebbe essere tentato di valersene per mettere improvvisamente in atto i concetti di una politica affatto diversa da quella del suo predecessore.

E siccome il Signor Delcassé m'interruppe a questo punto dicendo: • o perché si crederebbe ai progetti di colpi di mano francesi? Credemmo forse noi a tali progetti quando si attribuirono alle forze riunite anglo-italiane contro Tolone? • così io pacatamente ripresi a dire che per certo avea avuto il Governo francese mille ragioni di non prestar orecchio a simili fole. Ma purtroppo, soggiunsi, non era sempre avvenuto così ed era ancora presente alla memoria di tutti la parte che avea avuto, nel creare la deplorevole tensione de' rapporti fra l'Italia e la Francia, la convinzione ad un certo momento divisa da molti che a Tolone fossero stati fatti i preparativi per un colpo di

mano contro La Spez,ia. Era cosa assai difficile il calcolare il limite entro il quale la preparazione alla guerra che è divenuta il compito principale dei grandi eserciti e delle grandi flotte, può essere spinta senza giustificare le altrui inquietudini. Pur non partecipandovi, mi sembravano diventare legittime quando i preparativi di una nazione determinano altre ad imitarne l'esempio.

Il Signor Delcassé che non poteva ricusarsi di riconoscere il fondamento di queste mie osservazioni, non cercò di confutarle; ma, passando subito alla conclusione, disse: • fra pochi giorni le manovre navali saranno finite, la dislocazione delle forze marittime avrà luogo e tutti saranno così convinti che la

concentrazione delle flotte francesi nel Mediterraneo non nascondeva alcun segreto disegno •.

Non saprei affermare che esista fra questa mia conversazione con questo Signor Ministro degli Affari Esteri e la decisione da lui presa di portare in Senato una formale dichiarazione relativa alla politica della Francia al Marocco, una qualsiasi connessione. Il certo è che il linguaggio pubblicamente tenuto dal Signor Delcassé, nella tornata del 5 luglio, in risposta al Senatore ministeriale Signor Chaumié, è in tutto uguale a quello che egli tenne costantemente con me e molto probabilmente con i colleghi miei; sicché mi pare che si possa, con probabilità di stare nel vero, pensare che il Governo francese ha sentito egli stesso il bisogno di dissipare i sospetti che si andavano accumulando contro le disposizioni sue, prima che le vacanze parlamentari gli togliessero il mezzo di ciò fare normalmente. L'accoglienza fatta dalla parte più seria della stampa inglese, con a capo lo Standard, è venuta inoltre a dimostrare che le pubbliche dichiarazioni del Ministro francese degli Affari Esteri erano, se non strettamente necessarie, almeno molto opportune.

Sono qui allegati il discorso del Signor Delcassé al Senato ed il sunto che dell'articolo dello Standm·d sovra il discorso stesso ha pubblicato oggi l'Agenzia Havas (l).

578

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 295/155. Pietroburgo, 6 luglio 1901.

Il Novoe Vremia di oggi, il cui carattere in certo modo ufficioso è noto a

V. E., si occupa degli affari di Albania in un lungo articolo, che credo opportuno riassumere per debita informazione di codesto R. Ministero nei punti più importanti.

Vi è dunque detto che, secondo un telegramma pubblicato dal Wolf-Bureau il Ministro serbo a Costantinopoli avrebbe fatto delle rimostranze al Ministro degli Esteri del Sultano per le incursioni delle truppe turche alla frontiera serba, nei dintorni di Seniza. Il Ministro Tefic-Pacha avrebbe risposto che il Gran Visir si occupa di questi affari.

Per no,i, dice il predetto giornale, ciò non ha importanza, perché siamo· convinti che il Gran Visir non sconfesserà le truppe, tranne il caso che le Potenze facciano delle pressioni. Pare invece che alla diplomazia non piaccia ricorrere a tali pressioni, ritenendo non conveniente lo ingerirsi in una questione che riguarda due soli Paesi.

Però una tal maniera di vedere non è condivisa da tutti, e specialmente dalla Russia, poiché i movimenti che hanno luogo nei Balcani, anche se di poca importanza, possono avere grande influenza sulla pace europea. D'altronde, oltre a questa ragione, è sempre possibile dal punto di vista diplomatico fare delle rimo

315·

stranze alla Porta per gli incidenti albanesi, basandosi sul trattato di Berlino,

la cui osservanza può sempre esigersi.

Con rammarico la Potenza con la quale ci troviamo d'accordo per gli affari dei Balcani, continua il detto articolo, e con la quale un'azione comune sarebbe utile, non può aiutarcL Per l'Austria il movimento albanese è necessario, perché serve a raffermare la sua posizione in Bosnia ed Erzegovina, e se questo movimento raggiungesse lo stato di rivoluzione, ciò sarebbe un aiuto ufficiale per la

• provvisoria • annessione delle provincie occupate.

Non bisogna chiudere gli occhi sulla agitazione provocata dall'Austria nella penisola Balcanica, agitazione la cui esistenza non può essere negata, non essendo sufficienti glJi articoli dell'accordo del 1897 ad impedirla. Bisogna dunque fare attenzione a servirei di ogni mezzo per impedire che la pace venga turbata, e ciò non solo per gli interessi slavi, ma per quelli di tutta l'Europa. Qualunque cambiamento allo statu quo nei Balcani minaccia incalcolabili conseguenze, l'equilibrio è poco stabile, e il più piccolo colpo potrebbe far rovinare quell'edificio, che con tanta pena è stato costruito al Congresso di Berlino. Andare un'altra volta sul Danubio a spargere il sangue in favore degli Slavi, sarebbe una perdita di forze che vogliamo evitare; è dunque preferibile agire diplomaticamente sulla Porta, e seriamente consigliarla di prendere le misure necessarie per calmare le agitazioni.

Si lamenta adunque in questo articolo la indifferenza delle Potenze per gli ultimi avvenimenti nei Balcani, indifferenza che potrebbe seriamente compromettere la pace europea.

L'articolo tutto è poi informato ad una certa ostilità contro l'Austria, accusata di mantenere nei Balcani viva la agitazione per i suoi particolari tinteressi, è il Governo Imperiale si mostra risoluto ad impedire ogni cambiamento nello

• statu quo • dei Balcani, cambiamento che sarebbe secondo lui apportatore di gravissime conseguenze.

(l) Non si pubblicano.

579

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. 1825/74. Pechino, 7 luglio 1901, ore 5,50.

Principe Chung parte fra giorni per recarsi a Berlino conformemente art. l nota collettiva. Qualora R. Governo creda invitarlo recarsi dopo Berlino, a Roma, so che accetterebbe e credo potrebbe essere conveniente. Ha già ricevuto ed accettato invito Giappone e Stati Uniti.

580

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO DELLA MARINA, MORIN

'T. 1726. Roma, 7 luglio 1901, ore 20.

Prego V.E. far pervenire al comandante del • Colombo • in Aden un telegramma contenente le seguenti istruzioni.

Al sultano dei Migiurtini il comandante del • Colombo • dovrà presentare formale rimostranza del Governo del re per saccheggio non impedito di parte del carico del piroscafo • Asturia •, mentre se saccheggio non fosse avvenuto si avrebbe avuto una prova delle sue mutate intenzioni di sottomettersi all'Italia. Il comandante dovrà inoltre notificare al sultano che ulteriore atteggiamento del R. Governo verso di lui dipenderà esclusivamente dal suo contegno e dalle guarentigie che egli ci darà del suo proposito di sottomissione e di osservanza della parola data. Di ciò si renderà conto il delegato che tra poco il Governo manderà sulla costa somali per decidere sul da farsi in base alle istruzioni che gli saranno impartite.

Quanto al carico dell' • Asturia •, raccomandiamo vivamente che sia prestato ogni possibile ulteriore aiuto pel suo ricupero, agendo su sultano Osman sia per restituzione parte carico appropriatosi, sia per tutela parte rimasta a bordo. Comandante • Asturia • ricompenserà equamente servizio ricupero.

581

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1831/63. Londra, 8 luglio 1901, ore 3,

Sebbene il dispaccio di V,E. del 2 luglio (l) ammetta. incidentalmente di far precedere il negoziato pel confine Sudan da un accertamento dei luoghi. esso non risponde in modo formale alla relativa proposta ingleSe comunicata· col mio rapporto del 23 giugno (1). Prego V.E. di farmi conoscere se sono autorizzato ad accettare in massima quella proposizione, salvo a provvedere alla designazione del' nostro delegato ed alle relative istruzioni. Pare certo, del resto, che l'avvenuto ritardo renderebbe necessario il rinvio dell'operazione a dopo la stagione deHe piogge.

582

IL CONSOLE GENERALE A SCUTARI, LEONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1830. Scutari, 8 luglio 1901, ore 11.

Credo utile di portare a conoscenza di V.E. che i giornali turchi di Costantinopoli qui giunti riferiscono che l'Italia decise istituire ufficio postale italiano a Scutari, Durazzo, Janina, Monastir, Prevesa.

(l) Non pubblicato.

583

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1832. Pietroburgo, 8 luglio 1901, ore 16,40.

Lamsdorff mi disse testé non fu ancora ricevuta la lettera con la quale principe Giorgio dichiara di accettare la continuazione del mandato di alto commissario in Creta. Egli l'litiene che le quattro potenze potranno accordarsi in una delle solite riunioni dei rappresentanti in Roma per trasmettere le loro risposte per mezzo rispettivi consoli. Da un telegramma del proprio console, che mi fece leggere, risulta che il principe intende continuare, come prima, nelle sue relazioni ufficiali coi consoli.

Tuttavia Lamsdorff insiste sulla convenienza per la continuazione dei buoni rapporti del mutamento dei consoli, secondo quanto già telegrafai all'E.V. (1).

584

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1835/66. Londra, 8 luglio 1901, ore 21,20.

Questo ministro degli affari esteri, il quale ha ricevuto lettere identiche a quelle dirette a V.E. dal principe Giorgio, ritiene esso pure impossibile dispensarsi dall'intermediario dei consoli per le comunicazioni ufficiali con l'alto commissario. Questione dovrà, a parere suo trattarsi in Roma, in un'adunanza che egli mi disse sarebbe stata proposta per il 27 luglio e nella quale sarà pure da considerarsi la forma della riconferma dei poteri di S.A. Ministro attendendo però ancora in proposito gli ordini di S.M. il re, egli si è riservato di comunicarmi più esattamente posdomani il pensiero del suo Governo.

585

L'INCARICATO D'AFFARI A BERNA, BERTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. s. N. Berna, 8 luglio 1901.

• Rispettosi di tutte le opmwni sincere, restiamo la terra d'asilo ove tutti possono trovare protezione e sicurezza all'egida delle nostre libere istituzioni, ma non permettiamo che sotto pretesto di tolleranza e di libertà, gli stranieri scelgano il nostro paese quale focolare di agitazioni malsane affin di propagarvi dottrine distruttrici dell'ordinamento sociale, urtando in tal modo i senti

menti del popolo svizzero e creando alle nostre autorità fastidi e difficoltà di <>gni genere •.

Così parlò il Presidente dell'Assemblea Nazionale, il Signor Ador, oratore, insieme al Presidente della Confederazione, al gran banchetto del tiro federale a Lucerna, in occasione della visita testé fattavi dal Consiglio Federale accompagnato dai Capi delle Missioni Estere e dalle Alte Autorità della Confederazione.

Mai finora al cospetto di sì numerosa delegazione dell'intero paese furono pronunciate parole così esplicite le quali provano come a poco a poco vada ingenerandosi nelle sfere federali, in seguito a recenti incidenti ed ammonimenti, la convinzione che la Svizzera debba ritrarsi da una via non conforme ai suoi interessi nei rapporti internazionali.

I fatti, come V.E. ben sa, sono ancora, specie nel Canton Ticino, lungi dal rispondere agli intendimenti enunciati, ma non trascurerò di rammemorare le dichiarazioni eloquenti che abbiamo udite.

Nel discorso-Programma del Consiglio Federale, il Presidente della Confederazione insistette sui punti seguenti ancora in sospeso :

l) sistemazione del credito in Svizzera,

2) assicurazione per le malattie e gli infortuni,

3) unificazione del diritto.

Tutto ciò • in vista di restringere i vincoli di fratellanza il cui rallentamento è il nemico interno più temibile di qualsivoglia nemico esterno •.

• Fissi a tale scopo, studieremo i prossimi trattati di commercio, ed a tal scopo avremo fisso lo sguardo, conchiuse il Signor Brenner, quando all'ora del compromesso sociale che sarà la grande opera del secolo, verremo chiamati a dare a ciascuno ciò che gli spetta nella sua qualità di membro della comunità •.

Quello che più risuonò e più mi colpi nel solenne convegno di Lucerna fu la nota spiccatamente militare, anche fatta la parte della speciale circostanza e dei ricordi storici del luogo, che va accentuandosi in Svizzera.

Non è da oggi che insisto nel segnalare questa tendenza dei nostri vicini ·e nell'esortare a non considerare la Confederazione come un paese estivo dai costumi patriarcali ed esente di ogni aspirazione od ambizione.

Il fatto di una potenza militare ai nostri confini che si svolge all'ombra della neutralità garantita dall'Europa è tale da non dover, anche senza esagerarcene la portata, lo sviluppo, il disegno, esser da noi trascurato.

Onde è che sempre reputai mio dovere, nell'assenza di ogni agente nostro, .di richiamare su ciò la attenzione dell'E.V. e di trasmettere tutte le pubblicazioni, informazioni ed appunti che mi venne fatto raccogliere o procurarmi circa lo sviluppo della situazione militare Elvetica.

La crescente domanda di crediti per l'esercito, per l'acquisto di materiale ecc., l'ampliamento dei quadri, le fortificazioni, specie quelle del Gottardo, le esercitazioni colà svolgentisi continue, sia parziali o generali, locali

o federali, l'ordinamento organico, a base di mobilitazione, dei tiri a segno ecc., questo apparato difensivo del popolo neutrale a noi finitimo, va osservato non .solo, ma deve anche formare argomento delle nostre previsioni.

Essendomi occorso in questi giorni di conversare con l'Addetto militare di Francia, ed avendo osservato come gli Svizzeri così pacifici e non molestati. fossero solleciti di armamenti, egli mi rispose credere che essi armamenti fossero specialmente promossi dall'Autorità federale nell'intento di allargare. il proprio potere in senso unitario. Io mi domando se la tendenza unitaria della Confederazione Svizzera non racchiuda il germe di altre evoluzioni.

Comunque troppi essendo i nostri contatti morali, economici e politici colla Svizzera, pur affidandoci alle virtù pacifiche ed alla neutralità di essa, dobbiamo assiduamente e costantemente vigilare.

(l) Cfr. n. 536.

586

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 515/166. Therapia, 8 luglio 1901.

Ho l'onore di informare V.E. che il 4 corrente è stato parafato alla S. Porta,. dai Delegati Rumeni e Ottomani, dopo circa due mesi di trattative, un nuovo Trattato di Commercio fra il Governo Ottomano e la Romania, in surrogazione· di quello che, scaduto il 6/18 aprile 1897, ma prorogato a due riprese, era rimasto in vigore fino al l • luglio corrente.

Il nuovo Trattato avrà la durata di 5 anni dalla data delle ratifiche. Un protocollo segreto riserva però alle parti il diritto di ritenerlo scaduto dopo due anni e mezzo, previa denunzia, qualora la convenzione consolare fra i due Paesi non fosse stata conchiusa e la questione delle antiche proprietà di sudditi ottomani nella Dobrugia non fosse stata regolata entro quel termine.

Non. si conosce ancora il testo del nuovo accordo, ma, a quanto mi è stato detto, esso differisce di poco dall'antico; le modificazioni introdotte non riguardando che vari articoli di esportazione ottomana i quali, insieme agli altri già contemplati dal vecchio Trattato, godranno in Romania di una tariffa eccezionale.

Un recente iradé ha prorogato di due mesi, a partire dal 30 giugno, a favore degli Stati Balcanici, il termine utile per la conclusione dei loro accordi commerciali colla Turchia e la Rumania potrà approfittarne per la firma e le ratifiche del proprio Trattato.

I Delegati rumeni (Signor Porombaro, Vice Presidente della Camera dei Deputati, Signor Missir, senatore, Signor Bratiano, deputato, e signor Boicoyano, Segretal'io Generale del Ministero di Agricoltura) sono stati molto appoggiati nel corso delle trattative dall'Ambasciatore di Germania, al cui ufficioso intervento essi devono in gran parte di esser giunti ad un accordo in un termine relativa-mente breve.

Invierò, a suo tempo, a V.E. il testo del Trattato in questione.

587

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

(Ed. in LV 99, p. 89)

T. 1743/71. Roma, 9 luglio 1901, ore 19.

Prego V.S. informarmi quali sono obiezioni sollevate dall'Inghilterra secon·do il suo telegramma 7 corrente (1). Prego anche V.S. dirmi se si può sperare non lontana soluzione e tenermi informato andamento di quest'ultima fase delle trattative, essendo vivo desiderio R. Governo, come V.S. facilmente comprenderà, arrivare conclusione definitiva.

588

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Eredità Nigra)

T. R. P. S. N. Vienna, 9 luglio 1901.

Per parte mia approvo pienamente la destinazione di Bianchi a Trieste. Quanto al posto di Pest Cusani mi scrive che desidera chiederlo a V. E. per se stesso, salva la mia approvazione. Nel qual caso Baroli potrebbe prendere il di lui posto a Vienna. Gli risposi che poiché lo desiderava li.o avrei dato la mia adesione a tale progetto se V. E. consentiva, ma che aveva bisogno di certe .spiegazioni prima di formolare un avviso definitivo. Scriverò a V. E. in proposito tra qualche giorno e la prego intanto di aspettare la mia lettera prima di provvedere alla nomina di Pest.

589

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1856/104. Berlino, 10 luglio 1901, ore 5,46.

Colla missione Marocco che da quattro giorni trovasi qui, non ci fu finora che scambio cortesie. Nella allocuzione pronunziata dal capo della missione all'udienza imperiale si afferma amicizia e devozione del sultano e desiderio di restringere sempre più intimità relazioni col potente sovrano germanico. Se la missione abbia soltanto questo scopo generico od abbia in mira qualche speciale oggetto si potrà forse sapere oggi dopo conferenza privata che il capo

ha chiesta a Ricthofen. A Londra, come già V.E. saprà, fu conchiusa una specie di convenzione o dichiarazione che dir si voglia, colla quale il Marocco si impegna ad introdurre miglioramenti, costruire strade, stabilire, suggerire, ed in cui è esplicitamente detto che se Marocco ha bisogno per quei lavori di ingegneri tedeschi, Inghilterra nulla avrà da opporre. Non si conosce ancora se questa clausola sia di iniziativa marocchina per propiziarsi Germania o nasconda desiderio di Inghilterra di impegnarla indirettamente alla questione marocchina. Missione partirà di qua direttamente per Tangeri, imbarcandosi a Brema, probabilmente il 24 corrente. A Pietroburgo va soltanto missione che ora si trova a Parigi.

(l) Non pubblicato: obiezioni inglesi alla proposta russa di destinare al servizio delle -obbligazioni i proventi della gabella del sale e, qualora questi risultassero insufficienti, di .aumentare i diritti marittimi di importazione al 10%.

590

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, E AL CONSOLE GENERALE A TUNISI, BOTTESINI

T. 1747. Roma, 10 luglio 1901, ore 14,30.

L'ambasciatore di Francia mi comunica che il Governo della repubblica, volendo mostrare le sue amichevoli disposizioni verso l'Italia, ha deciso di dispensare dall'obbligo della laurea francese per l'esercizio dell'avvocatura in Tunisia i giovani italiani attualmente iscritti in una facoltà del regno che prima del l" gennaio 1902 avranno dichiarato la loro intenzione di fissarsi nella reggenza per esercitarvi l'avvocatura. Inoltre le autorità giudiziarie in Tunisia avranno istruzione di ammettere colla massima larghezza al patrocinio gli avvocati italiani attualmente non iscritti nel foro tunisino.

(Per Parigi). Ho ringraziato l'ambasciatore. Desidero che V.E. alla prima occasione manifesti del pari al signor Delcassé il nostro compiacimento per l'opportuno e benevolo provvedimento.

591

IL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1853. Canea, 10 luglio 1901, ore 17,40 (per. ore 19,50).

Da un mese nessun console aveva avuto occasione chiedere udienza di affari all'alto commissario. Console generale Francia, essendosi trovato nella necessità di farlo, venne oggi, contrariamente al solito, ricevuto da S.A. cinto di sciabola ed in piedi nei modi praticati coi cretesi. Console generale Francia, data la forma ricevimento escludente possibilità trattare seriamente affari, si limitò semplicemente comunicazione alcuni documenti, senza entrare in materia.

A meno istruzioni contrarie di V.E., fino a che relazioni consoli coll'alto commissario non saranno ufficialmente definite, eviterò vedere principe, per non espormi simile mancanza riguardo, cercando, eventualmente, regolare affari, per quanto è possibile, coi consiglieri del Governo.

592

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1864. Londra, 11 Luglio 1901, ore 1,40.

Ministro esteri mi ha confermato sua approvazione che le questioni relative al prolungamento dei poteri del principe Giorgio vengano trattate in una prossima adunanza a Roma e che le eventuali decisioni dei Governi abbiano· ad essere comunicate a S.A. per intermediario dei consoli. Segue rapporto.

593

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, P ANSA

T. 1760. Roma, 11 Luglio 1901, ore 22.

R. nave • Colombo • con a bordo capitano piroscafo naufragato • Asturia • recatosi al Guardafui con navi guerra inglesi e vapore norvegese, ha potuto· ricuperare un terzo del carico. Una parte di questo trovasi però presso sultano migiurtini e un'altra parte è rimasta sul piroscafo che non fu possibile scagliare, e che si dubita possa resistere al monsone. Sultano migiurtini ha promesso impedire ulteriore saccheggio carico. Probabilmente domanda assicuratore vapore naufragato è anteriore alla notizia delle operazioni • Colombo •. Prego quindi V.E. informare di queste ultime codesto ministro degli affari esteri, aggiungendo che al comandante • Colombo • sono state impartite nuove· istruzioni prestare ogni possibile ulteriore aiuto per ricupero restante carico. Se, ciò malgrado, gli agenti degli assicuratori volessero recarsi sul luogo, come· già fece capitano • Asturia • non abbiamo difficoltà purché essi non compiano· alcun atto che non riporti l'approvazione del comandante del • Colombo •. Prego V.E. di volermi telegrafare quanto le verrà comunicato da codesto ministro degli affari esteri.

594

IL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2021/31. Addis Alem, 11 Luglio 1901 (1).

Menelik provvederà in tutto agevolare lavoro telegrafico. Per rendere possibile intera linea telegrafica prima pioggia anno prossimo, proporrebbe fare iniziare lavori anche da Addis Abeba. Trasportando noi materiali ad'

323,

.Assab, Menelik li farebbe vitirare coi suoi mezzi. Se questo provvedimento richiede doppio personale, permette però terminare lavoro in meno metà tempo, perché linea telegrafica di qua darà mezzo Menelik inviare ordini solleciti .Per ridurre tutti gli inconvenienti. Attendo approvazione di V.E. per invitare Menelik a provvedere.

(l) Il tel. venne inviato tramite il Governatore dell'Eritrea, Martini, il 29 luglio.

595

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. 1877/77. Pechino, 12 luglio 1901, ore 4,40.

In risposta al dispaccio n. 23, credo che sarebbe opportuno tentare di iniziare, fin d'ora, trattative circa concessioni commerciali industriali comprese settlement Tiensin e nel Ce-Kiang. Forse trattative potrebbero utilmente iniziarsi sulla seguente base: China ha interesse allontanare pericolo che Governo italiano, appena sistemato attuale vertenza, risollevi domanda San Mun o altra simile. Questo Cina potrebbe ottenere mediante concessioni industriali commerciali. Qualora Governo cinese accordasse miniere Scishan, chieste anno passato per il sindacato italiano Shanghai miniere ferrovia Rizzardi chieste anno scorso per la casa Manzi, più settlement nel Ce-Kiang termine ferro

·via settlement Tiensin, più promettesse non dare ad alcun'altra potenza con

cessioni territoriali Ce-Kiang, Governo italiano ritirerebbe integrali antiche .domande San Mun e prometterebbe esercitare azione moderata presso le altre .Potenze.

Non credo che si arriverebbe subito a completare soluzione, ma sarebbe momento opportuno sollecitare negoziati privati, conversazioni e memorie aven·ti carattere ufficioso. Per queste trattative e per altre simili sarebbe a desiderarsi creazione legazione di Cina a Roma, per la quale prego V.E. autorizzarmi insistere.

596

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO DELLA MARINA, MORIN

'T. u. 1761. Roma, 12 luglio 1901, ore 12.

Assicuratori piroscafo • Asturia • naufragato presso Guardafui hanno chie

. sto per mezzo Governo inglese, di poter inviare loro agenti Aden sulla costa somali per trattare col sultano dei migiurtini ricupero carico, protezione piroscafo. Abbiamo risposto al Governo britannico che consentivamo purché quegli agenti non compiano alcun atto che non riporti l'approvazione del comandante del • Colombo ». Prego V.E. voler telegrafare quanto precede al comandante Richeri aggiungendo che R. nave • Colombo • dovrà naturalmente già trovarsi sul luogo del naufragio quando vi giungano i detti agenti.

597

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A SCUTARI, LEONI

T. 1765. Roma, 12 luglio 1901, ore 13,50'.

Mi compiaccio con V.S. che tutto sia proceduto regolarmente ieri; augurO< abbia a continuare così ogni settimana in modo' che la consuetudine si consolidi; allora provvederemo per le due valigie del Lloyd di cui la S.V. telegrafa (1), per le quali, per ora, come da mie istruzioni, nulla deve essereinnovato.

598

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

T. 1767. Roma, 12 luglio 1901, ore 20.

Ambasciatore ottomano è venuto a dirmi, a nome di S.M. il sultano, cheavendo appreso essere la nostra flotta nelle acque imperiali, se l'ammiragliO' italiano si fosse recato a visitare la capitale dell'impero come gli ammiragli delle altre nazioni avrebbe avuto la più cordiale accoglienza.

Ho risposto che non si trattava della nostra flotta, ma semplicemente di una divisione navale, la quale, facendo evoluzioni nell'Adriatico e nell'Jonior aveva visitato alternativamente i porti della costa italiana e della costa albanese, e pel rimanente ringraziai e presi tempo a rispondere onde conferirecon Sua Maestà e col ministro della marina.

L'invito certamente cortese del sultano mi ha però sorpreso, non essendosi le nostre navi, nelle loro evoluzioni, nemmeno avvicinate all'arcipelago, e non so quindi ben comprendere da quale obiettivo possa essere ispirato. Gradirò· conoscere su questo punto il pensiero di V.S.

599

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 1769. Roma, 12 luglio 1901, ore 20..

R. consolato Aden ci avverte con telegramma odierno (l) che quattro giorni fa parti da quel porto nascostamente sul piroscafo francese • Bingen • diretto a Gibuti, Mohamed Mussa, cugino del sultano migiurtini, Osman Màhmud, il quale, nonostante l'azione repressiva esercitata dal R. Governo per

ridurlo all'obbedienza, mantiene tuttora atteggiamento ostile. Mohamed Mussa

.si è già rivolto inutilmente alle autorità inglesi di Aden e alle autorità germaniche di Dar es Salam, intrigando, in nome del sultano, a nostro danno, ed è probabile tenti di fare lo stesso a Gibuti. Non dubitiamo che avrà colà eguale accoglienza. Però ci interessa che quelle autorità coloniali francesi siano telegraficamente avvertite da codesto Governo affinché sia, in modo assoluto, impedito al Mohamed Mussa di acquistare armi e munizioni per introdurle clandestinamente in Somalia.

Prego V.E. di voler subito chiedere al signor Delcassé che siano spedite telegrafiche istruzioni a Gibuti nel senso da noi desiderato.

(1) Non pubblicato.

600

IL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T, 2022/32. Addis Alem, 12 luglio 1901 (1).

Dottor De Castro arrivato Zeila, potrà essere qui fine agosto. Se V.E. me ne dà autorizzazione, verrei Roma in ottobre per trovarmi con Harrington che

, dice dover trattare costì questione Maiteb. Menelik non è contrario mio congedo, però mi vuole qui quando ritornano gli altri rappresentanti esteri. Non partirò senza ordini di V.E.

601

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. 1882. Pera, 13 luglio 1901, ore 11,40.

Risposta a telegramma n. 1767 (2).

Ritengo sultano mosso, più che dal desiderio di farci una cortesia, da un sentimento di inquietudine suscitato in lui dalla successiva comparsa in porti ottomani di navi italiane (ciò che ha sempre il dono di mettergli gran paura), dalla dilazione per la nomina ambasciatore e dalla coscienza che abbiamo molte ragioni di essere malcontenti del suo Governo, ciò che non ho mai tralasciato occasione di fargli sentire. Egli vuole, come ha già fatto in altre analoghe circostanze, con un atto di marcata cortesia, che nel fatto non gli costa nulla, tenersi amico il Governo del re ed assicurarsi politica remissiva da parte nostra.

(l) -Il tel. venne inviato tramite il Governatore dell'Eritrea, Martini, il 29 luglio, ore 6. (2) -Cfr. n. 598.
602

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T. 1773/73. Roma, 13 Luglio 1901, ore 16.

Rispondo telegramma V. S. n. 77 (1).

Approvo elenco delle domande che V.S. si propone di rivolgere alla Cina, e che rappresenterebbero un risultato molto lusinghiero della politica nostra. Così pure approvo la domanda di istituire una legazione cinese fissa in Roma.

Non mi parrebbe però prudente presentare queste richieste come compenso per abbandono nostre antiche pretese sopra San Mun poiché attitudine parlamento italiano, risolutamente contraria a ogni occupazione territoriale in Cina, ci toglierebbe anticipatamente ogni possibilità di far valere quelle pretese, le quali sarebbero anche contrarie all'accordo anglo-germanico da noi accettato. Trattando colla Cina parmi convenga far valere la necessità e la convenienza per essa dopo tutto quanto è avvenuto di far dimenticare le passate divergenze coll'Italia, di stringere cordiali relazioni e di accaparrarsi l'azione amichevole dell'Italia per ogni futura evenienza. Se poi le altre potenze presentano alla Cina esse pure domande analoghe alle nostre, vedrà V.S. se sia opportuno cercare di procedere d'accordo con esse; V.S. essendo sopra luogo può meglio giudicare quale via convenga seguire e ne lascio a lei la scelta. Sta bene di condurre queste pratiche ufficiosamente, e le raccomando altresì di regolarle in modo da evitare rifiuti che avrebbero carattere offensivo per l'Italia, e potrebbero impegnarci ad un'azione per tutela del prestigio e della dignità italiana.

603

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

(Eredità Nigra)

L. P. Roma, 13 luglio 1901.

Ho ricevuto regolarmente a tempo debito le di Lei carissime 29 giugno e 4 Jluglio, nonché il di Lei telegramma 9 corrente (2).

Per cominciare dalle cose minori, non ho mancato di richiamare l'attenzione speciale dei funzionari del Ministero che si erano occupati del futuro congresso storico sulle osservazioni contenute nel di Lei rapporto, di chiedere spiegazioni da loro. Mi hanno risposto con un Promemoria giustificativo, che io giro a Lei, senza azzardare una parola di commento in materia nella quale mi confesso affatto incompetente. Ella vedrà se le ragioni espresse nel promemoJ."Iia, sono realmente giustificative o no, e poi deciderà il da farsi, perché, ripeto, per parte mia non mi sento proprio in grado di avere un'opinione.

Ed ora comincio dal ringraziarla vivamente delle benevole parole, che Ella mi scrive, a proposito del mio discorso, e che venendo da persona di tanta autorità mi riescono di prezioso conforto a proseguire nella via nella quale mi sono messo.

Riguardo al movimento del personale sono lieto che esso incontri la di Lei approvazione, ma innanzi tutto io devo pregarla che nemmeno per ridere Ella parli dell'eventualità di un riposo, che ad uomini come Lei non può essere in alcun modo concesso. Ella ha reso troppi servizi al paese ed al Re, e questi servizi sono a loro volta troppo sicura caparra di altri grandissimi che Ella può ancora rendere, perché Ella possa nemmeno pensare alla. eventualità di privarne la patria e la monarchia.

Siccome poi ho la fortuna di constatare ogni giorno che la di Lei attività fisica e intellettuale non ha nulla da invidiare a quella del più giovane diplomatico, così mi permetterò quasi di farle dolce rimprovero d'aver anche solamente espresso un simile pensiero.

Ho veduto Mayor, che fu qui in questi giorni, e mi ha fatto buonissima impressione. Ora quindi non ho più che una incertezza, ed è se convenga mandar lui a Costantinopoli e Malaspina a Washington, o viceversa. Io inchinerei, tutto sommato, per mandare Malaspina a Costantinopoli, e mi pare che tale sia il di Lei pensiero, come traspare dalla di Lei lettera; se per caso io mi fossi ingannato, La prego telegrafarmelo, perché mi preme che a Costantinopoli vada quello che può più intieramente raccogliere la di Lei fiducia.

Riguardo a Bollati, credo ancora io che non sarà felice di andare a Cettinje; ma pure, se deve percorrere la carriera, alla quale gli danno diritto le sue qualità, bisogna che si rassegni ad avere per qualche periodo una residenza non delle migliori. D'altronde egl<i avrà la soddisfazione di trovarsi in un posto delica..; tissimo e dove avrà campo a farsi apprezzare anche da S.M. che naturalmente si interessa molto alla politica che si fa nel Montenegro.

Quanto al Lambertenghi avrei pensato di creare un Consolato Generale a Francoforte, dove è da tempo necessarissimo, per l'aumentato numero dei sudditi italiani che vanno a lavorare in Germania e di affidarlo a lui. Credo che così non potrà considerarsi come diminuito di importanza per il fatto di essere tolto da Trieste.

Quanto alla destinazione di Cusani a Buda-Pest e di Baroli a Vienna, Cusani

me ne aveva già parlato, e per me non ho nulla in contrario. Quindi aspetterò di

conoscere la di Lei decisione definitiva in proposito, e farò ciò che Ella mi dirà

di preferire.

Negli ultimi giorni che fu qui il Barone Pasetti ebbi occasione di discorrere

con lui della successione al Trono di Serbia, la quale in base alla costituz.ione

nuova emanata in quel paese parrebbe dover essere disciplinata, e che è una que

stione quindi non urgentissima, ma molto grave. Mi parve di poter constatare

che il mio modo di vedere si accordava con quello almeno personale del Barone

Pasetti, ed egli mi disse che ne avrebbe parlato al Conte Goluchowski, e occor

rendo me ne avrebbe fatto sapere qualche cosa.

Io vidi a Milano Cusani, e gli spiegai il mio modo di pensare su di ciò, onde

ne informi Lei. Del resto succintamente mi sembra evidente che noi dobbiamo essere contrarii a che sul trono di Serbia possa assidersi un rampollo di qualunque grande dinastia di Europa, e che sia da preferirsi che una nuova dinastia Serba succeda alla regnante attualmente se essa si estingue.

Così pure, come già Le scrissi, Cusani Le esporrà quanto lo incaricai di dirle riguardo al Montenegro, che mi pare abbastanza interessante.

Infine a Cusani parlai anche del rapporto giuntomi dal Console Generale di Tripoli, che qui Le accludo. Mi parrebbe opportuno che Ella cercasse di appurare in modo sicuro se e quale pensiero recondito dell'Austria si nasconde per avventura dietro il passo fatto dai Trinitarii di Vienna.

Certo non credo sia da prendere sul serio il timore che l'Austria abbia ora delle asp,irazioni dirette sulla Tripolitania, ma forse potrebbe essa voler cercarvi un elemento di eventuali compensazioni verso di noi nella penisola Balcanica. Senonché è bene avvertire che ove apparisse al pubblico italiano, un'azione e un tentativo di influenza dell'Austria in Tripolitania proprio ora in cui comincia ad apparire manifesto il rilassamento dell'influenza Francese, in quella regione, produrrebbe in Italia un effetto enormemente disastroso -tale da compromettere seriamente l'attuale situazione -perché il pubblico italiano vedrebbe in esso un atto enormemente ostile dell'Austria verso l'Italia né in alcun modo giustificato.

Con tutto Suo comodo Ella vorrà farmi riavere poi questo rapporto del Console di Tripoli, ma ciò che più mi preme è conoscere il proposito il di Lei avviso.

E così parmi averle detto tutto quanto vi è ora di interessante; mi perdoni la lunga lettera e accolga.....

(l) -Cfr. n. 595. (2) -Cfr. n. 588.
604

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, DE SARNO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 996/252. Belgrado, 13 luglio 1901.

Non è guarì il Governo serbo fè presentare alla Sublime Porta, per mezzo di questo Ministro di Turchia, nuove proteste -che vennero al tempo istesso ripetute energicamente dal generale Gruitch a Tefik pascià -contro il contegno aggressivo dell'elemento turco verso le popolazioni di nazionalità serba nella Vecchia Serbia, ove, sotto una parvenza di calma, la situazione mantenevasi sempre immutata. Temevasi che le raccomandazioni pervenute da Costantinopoli al Valì di Kossovo e l'invio di truppe nel Sangiaccato di Novi Bazar non sarebbero riuscite a sedare i disordini, ridare il prestigio alle autorità esautorate, frenare gli Arnauti: e si lamentava che a Senitza e Nova Varosa, specialmente, i cristiani, pieni di spavento, terrorizzati dalle minacce, fossero costretti a fuggire.

Giornali russi e serbi, il Narodni List di Praga ed altri periodici d'oltre Sava, si fecero l'eco di tali proteste e chiesero, a gran voce, pronto rimedio al male • causato ai danni della stessa Turchia da estranea influenza •.

Le autorità turche hanno accettato il monito: le misure prese, l'energia: spiegata, han fatto sì che la situazione può dirsi, per ora, tranquilla. Le relazioni serbo-turche sono quindi migliorate di molto.

Il nuovo trattato di commercio fra i due Stati, tanto discusso e tante volte in pericolo, sembra ora bene avviato e prossimo alla conclusione.

S.E. Hamdi pascià, pochi giorni or sono, si è recato col suo seguito a Ristovatz ove ha conferito con quei Commissari di frontiera. Egli, in nome del Sultano, ha presentato al Colonnello Brankovitch le insegne di II e al Capitano Ivanovitch quelle di IV classe dell'Ordine del Medjedié. A Vranja, ove Hamdi pascià si recò di poi in compagnia dei Commissari, vi fu un banchetto cui presero parte circa 20 persone. S.E. brindò, in nome di S. M. Imperiale

• grande amico e fratello di Re Alessandro I • alle LL.MM. e all'esercito serbo. Si scambiarono altri brindisi pieni di cordialità e, infine, gli ufficiali serbi e turchi si strinsero • fraternamente • la mano. Hamdi pascià venne accompagnato alla frontiera da tutta l'ufficialità della guarnigione di Vranja.

605

IL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1891. Canea, 14 luglio 1901, ore 10,30 (per. ore 12).

Assemblea nazionale ha approvato prima lettura malgrado l'opposizione deputati musulmani, proposta tendente stabilire quale festa nazionale cretese quella che Grecia celebra per la sua indipendenza 25 marzo. Qualora proposta definitivamente approvata e sanzionata dall'alto commissario deputati musulmani intenzionati protestare presso le potenze.

606

IL DIRETTORE GENERALE DEL PERSONALE E DEL SERVIZIO MILITARE DEL MINISTERO DELLA MARINA, REYNAUDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1894. Roma, 14 luglio 1901, ore 14.25 (per. ore 15,30).

Comandante R. nave • Colombo • telegrafa da Aden: • Comunicai governatore ordine ricevuto. Agenti assicurazione partiranno piroscafo locale, accompagnati nave da guerra inglese per giungere Assir assieme • Colombo •.

607

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO DELL'INTERNO, GIOLITTI

D. RR. 30267/1881. Roma, 15 luglio 1901.

Per quanto non sembri sovrastare imminente pericolo di una prossima fine della vita del Santo Padre Leone XIII, la sua avanzata età e la delicata .complessione consigliano d'averne sempre presente la possibile eventualità,

e di tenere costantemente ferme quelle opportune predisposizioni che già forma

rono oggetto di concreti accordi.

Richiamo, pertanto, all'attenzione della E.V. le note segrete del mio pre

decessore Marchese Di Rudinì, in data 24 novembre e 15 dicembre 1891

n. 45145/3300 e 47997, e la risposta ad esse data dal di Lei predecessore, il Ministro Nicotera, con nota 20 dicembre stesso anno, n. 8771/Gab., Direzione Generale Pubblica Sicurezza. E prego V.E. di volerle riprendere in esame, dichiarandomi poscia se i provvedimenti allora adottati e le istruzioni allora impartite ai dipendenti funzionari, nonché le intelligenze intervenute con l'autorità militare e con quella municipale, siano da considerarsi in pieno ed integrale vigore, o se l'E. V. non creda il caso di rinnovare gli uni e le altre, con quegli emendamenti e complementi che le circostanze possano suggerire.

Gradirei, inoltre, che l'E.V. meditatamente considerasse questo nuovo punto della questione. È molto difficile, in realtà, che si possa tenere celata la morte del Sommo Pontefice allorché ne giungerà il giorno e l'ora. Ma non è da escludersi che, per intento politico, si faccia almeno il tentativo di ritardare l'annunzio della morte. E tale possibile tentativo gioverebbe, appunto, che si potesse sventare mediante acconcio servizio di informazioni, onde io sarei grato a V.E. di farmi conoscere se e quali provvedimenti e risoluzioni siano da Lei stati già, o vengano ora adottati, rispetto a siffatta contingenza.

Chiudo, infine, esprimendoLe il vivo desiderio che, non appena l'E.V. abbia esaurito l'esame della questione, voglia darmi notizia di quanto avrà risoluto e predisposto, salvo anco a procedere ad uno scambio ulteriore di idee ed a più precisi accordi, perché io possa in qualunque tempo ed evenienza, e per quanto mi concerne, trovarmi preparato, sia di fronte alla nostra propria responsabilità, sia di fronte alla vigile attenzione e aspettativa dei Governi esteri (1).

608

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 538/172. Therapia, 15 luglio 1901.

Notizie giunte ieri a questo Ministro di Serbia recano che a Rolaschin

(Casà di Mitrovitza) ed in alcuni altri villaggi dei dintorni, sono accaduti con

flitti fra gendarmi turchi ed albanesi e gli abitanti serbi nelle cui case i primi

si erano introdotti colla forza sotto pretesto di cercarvi armi nascoste. Vi sareb

bero da parte dei serbi parecchi morti e feriti. A Pristina, un sacerdote che

doveva essere consacrato vescovo nella giornata venne arrestato ed i suoi fedeli

avendo voluto liberarlo vemiero malmenati e parecchi di essi condotti in pri

gione. A Mitrovitza, la Chiesa sarebbe stata saccheggiata pure sotto pretesto . di cercarvi armi.

Il Signor Grouitch ha reclamato energicamente presso la Porta pronte misure a tutela dei propri connazionali e l'Ambasciata di Russia ha appoggiato i suoi passi.

La Sublime Porta ha cominciato, come al solito, per negare i fatti, ma ha promesso in seguito di provvedere e sta per mandare sui luoghi una Commissione incaricata di fare un'inchiesta e prendere i necessari provvedimenti.

(l) Dispaccio analogo venne inviato anche al ministro della guerra.

609

IL CONSOLE A INNSBRUCK, BAROLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1033/139. Innsbruck, 16 luglio 1901.

La sessione della Dieta provinciale del Tirolo venne chiusa in seguito all'ostruzionismo dei deputati italiani, i quali presentarono un numero straordinario di interpellanze per evitare con esse il voto decisivo sui bilanci e sui fondi necessari, prima che si fosse discussa la questione dell'autonomia del Tirolo italiano. Tale condotta dei deputati italiani trova la sua giustificazione in ciò, che i deputati tedeschi non mantennero la promessa loro fatta, cioè che nella presente sessione della Dieta sarebbe stata discussa anzitutto la questione dell'autonomia del Trentino, in base al progetto da elaborarsi (ora già quasi completato) da una apposita commissione.

L'agitazione prodottasi nel Tirolo italiano per tale chiusura è vivissima; numerosi assai i voti di protesta delle municipalità, di assemblee e della stampa locale.

Trattandosi di questione di ordine affatto interno mi limito a riferirne, a titolo di cronaca, alla E.V., aggiungendo però che le dimostrazioni di protesta contro le autorità che avversarono la concessione, o più precisamente la discussione del progetto di autonomia non dettero luogo a disordini gravi e non resero necessarie sino ad ora misure repressive di sorta; ma puramente preventive.

Ignorasi quando sarà di nuovo convocata la Dieta, o se questa verrà sciolta per indire nuove elezioni: in questo ultimo caso però non si muterà di certo la questione, chè i nuovi eletti torneranno coll'identico programma, e non sarà cambiato che qualche nome, accrescendosi di qualche unità il numero dei membri socialisti.

610

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1915/106. Berlino, 17 luglio 1901, ore 5,35.

Faccio seguito telegramma n. 104 (1). Nelle sue conversazioni con conte· Richthofen, il capo missione marocchina toccò sino ad ora esclusivamente· que

stione relazioni Marocco con la Francia; egli si lagnò in termini violenti dell'attitudine della Francia; rilevò impossibilità Sultano Marocco trattenere Kabili se la Francia continua ad avanzarsi nel sud del Marocco ed invocò appoggio, amicizia Germania. Conte Richthofen diede ampie assicurazioni amicizia; disse però Germania non potere, allo stato attuale delle cose, inmischiarsi attivamente nella questione; ·raccomandò prudenza, vie conciliative; ricordò promessa Delcassé non oltrepassare, nelle regioni Tuat, confine stabilito nel 1845. Capo missione obiettò essere appunto scopo principale missione ora Parigi di .ottenere revisione di quel trattato e di precisare confine. Sembra che la missione non intenda lasciare Berlino prima che l'altra missione non abbia lasciato Parigi. Intanto Governo imperiale continua usarle ogni cortesia e le fa visitare tutto ciò che può attirare sua attenzione su migliorie da introdursi Marocco: prigioni, telegrafi, edilizia ecc., si cerca, mi disse conte Richthofen, di istruirli divertendoli e di dare loro buona idea della Germania. Conte Richthofen partito oggi in congedo (1).

(l) Cfr. n. 589.

611

IL VICE CONSOLE A DURAZZO, MACCHIORO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. 1917. Durazzo, 17 luglio 1901, ore 8,40.

Non ho mancato un momento proclamare arrivo navi rivestiva carattere semplice visita di cortesia; ciò nonostante, governatore ritenne da principio presenza navi coincidere miei reclami ditta genovese carbone, e scrisse al .suo Governo in questo senso. Successivamente governatore venne interpellarmi motivo arrivo navi e ripetei nel modo più formale mie assicurazioni. Allora governatore, persuaso, dichiarommi avrebbe mandato secondo rapporto, disdi-cendo completamente il primo. Ho inviato, in proposito, dettagliato rapporto .consolato Scutari.

612

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A JANINA, MILLELIRE

·T. 1807. Roma, 17 luglio 1901, ore 16,30.

Il Corriere della Sera pubblicava, 1'11 di questo mese, un telegramma .del signor Ojetti, da Janina, nel quale affermavasi essere giunta in quel momen

• In questi ultimi tempi (fine di giugno e principio di luglio) i giornali parlavano molto di un nuovo aumento dell'esercito, che, secondo essi, il governo imperiale avrebbe intenzione di proporre quanto prima al Reichstag.

La questione non fu tanto trattata dal punto di vista tecnico, quanto e più specialmente

dal punto di vista politico. I vari giornali la consideravano diversamente, a seconda del loro .eolore politico; gli uni, i liberali e i democratici, sfavorevolmente; gli altri, i conservatori, favorevolmente. Sembra che questi ultimi, per lo più agrari e protezionisti, sperino dal loro .appoggio alla proposta governativa, dei .compensi nel campo economico, specialmente con i

to a lei • la notizia ufficiale che la Sublime Porta permette l'istituzione di poste italiane in Epiro •. In seguito di che sarebbero stabiliti uffici postali italiani a Janina, Valona, Santi Quaranta, Salahora e Prevesa. La notizia essendo stata qui smentita, il signor Ojetti telegrafa ora da Scutari al Corriere della Se1·a quanto segue: • La notizia riguardante gli uffici postali italiani in Albania la ebbi, nella precisa forma comunicatavi dal Millelire. Il nostro console generale dell'Epiro non solo mi permise di telegrafarvela, ma la ripeté· anche dinanzi ai consoli esteri •. Telegrafo quanto precede alla S.V. acciocché ella possa, come non ne dubito, telegrafarmi di urgenza una formale smentita.

(l) Si pubblica qui un rapporto dell'addetto militare a Berlino, Gastaldello, al comandante in 2• del Corpo di Stato Maggiore del 12 luglio 1901 :

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

T. 1817. Roma, 17 luglio 1901, ore 23.

Presi gli ordini di Sua Maestà ho fatto conoscere all'ambasciatore di Turchia che, volentieri accettando l'invito del sultano, disporremo che la nostra squadra si rechi a Besika donde l'ammiraglio procederà a Costantinopoli per l'udienza del sultano. Gli aggiunsi che dovendosi, onde la visita riesca anche per il grado dell'ammiraglio comandante degna dell'invito, riunire l'intera squadra le divisioni della quale stanno ora compiendo le loro evoluzioni, l'invio della squadra stessa e la venuta costì dell'ammiraglio non potranno aver luogo che nel prossimo ottobre. Debbo, in pari tempo, informarla che il sultano ha fatto annunciare dall'ambasciatore la sua intenzione di inviare qui suo genero Ferid pascià, con missione di presentare a S.M. .il re parecchi cavalli di cui desidera far dono alla Maestà Sua. Sua Maestà mi ha incaricato di manifestare all'ambasciatore il suo gradimento e di concertare con esso l'epoca della venuta di Ferid pascià, la quale potrebbe verificarsi od il 30 di questo mese a Roma, od in autunno, probabilmente in ottobre, a Capodimonte. L'ambasciatore si è riservato di telegrafare a Costantinopoli. Credo che S.M. il re abbia anche direttamente telegrafato al sultano per ringraziarlo.

trattati di commercio di prossima rinnovazione. Ma a parte ciò. e per parlare solo obiettiva

mente della questione dell'aumento dell'esercito, secondo alcuni si tratterebbe del semplice

aumento di 7000 uomini, allo scopo di poter accrescere la forza delle compagnie di fanteria,

secondo altri si tratterebbe invece dell'aumento di 41 battaglioni (circa 25.000 uomini), allo

scopo di portare a 3 battaglioni i reggimenti fanteria che attualmente ne hanno 2.

Come è noto, nell'approvare la legge militare pel quinquennato 1899-1903, il Reichstag

accordò un aumento nella forza bilanciata di 7.000 uomini circa inferiore all'aumento chiesto

dal governo. Questo rinunziò a malincuore a detti 7.000 uomini; e già fin da allora si capì

che non avrebbe tardato molto a ritornare sulla questione.

Ora, dal complesso delle notizie date dai giornali di vario colore, e da quanto ho potuto

altrimenti intendere, ritengo si possa ammettere come assai probabile che il governo nella

prossima sessione parlamentare presenti un progetto di legge per ottenere detto aumento. Non

altrettanto probabile sembra, invece, ch'esso si decida a chiedere ora i 41 battaglioni. È opinione

diffusa che a questo anche si arriverà, ma più tardi; e questa è l'opinione che anch'io mi

son formata.

Non si può ancora sapere quali realmente siano le intenzioni del governo; siccome però

i giornali hanno molto discorso e discusso sulla questione, così ho stimato di farne cenno a

cotesto Comando; tanto più che, sebbene la cosa sia stata tirata fuori, ora, più che altro·

quale arma di partito, pure, come ripeto, ha, secondo me, un fondo di probabilità •.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

T. 1815. Roma, 17 Luglio 1901.

Ieri l'altro l'ambasciatore di Turchia è venuto a comunicarmi un telegramma del suo Governo, secondo il quale l'ammiraglio Resasco, trovandosi a Durazzo con la divisione navale al suo comando, avrebbe rivolto a quei governatore un reclamo per opposizione frapposta da un notabile del luogo,. certo Mehemet pascià e dalla sua gente ad un taglio di foresta esercitato da una ditta italiana. Nel telegramma si soggiungeva che avendo il governatore tolto il divieto e promesso di procedere in via giudiziaria per la punizione dei colpevoli, l'ammiraglio aveva ciò malgrado, intimato un termine perentorio· di tre giorni per ottenere riparazione, essendo questo lo scopo della venuta della squadra. Assai sorpreso della comunicazione e ignorando dal canto mio ogni cosa, anzi non essendovi nemmeno traccia di questo affare al ministero degli esteri, pregai il mio collega della marina di teiegrafare all'ammiraglio· chiedendogli schiarimenti. L'Ammiraglio ha risposto non avere preso ingerenza alcuna nell'affare di cui trattasi, né avere fatto intimazione alcuna e neppure una dichiarazione qualsiasi circa la presenza della divisione navale. Non vogliamo certo far risalire responsabilità alcuna alla Sublime Porta la quale è stata evidentemente tratta in errore. Ed alla Sublime Porta lasciamo la cura di considerare quale provvedimento le convenga, per suo conto, di prendere, verso il funzionario che, o per leggerezza, o per malizia, l'ha esposta col suo erroneo rapporto, a trovarsi in una delicata posizione verso potenza schiettamente amica quale è l'Italia. Ma, per quanto ci concerne, non possiamo ammettere che si attribuiscano ad un nostro ammiraglio gravi intimazioni e dichiarazioni da lui giammai enunciate. La prego quindi di esprimere alla Sublime Porta la nostra fiducia che essa vorrà senza indugio invitare il governatore di Durazzo a giustificarsi personalmente presso l'ammiraglio, il quale, intanto, ha ordini di trattenersi a Durazzo finché quelle giustificazioni non gli siano dal' governatore presentate. Naturalmente, poi, ci riserbiamo di esaminare in base ai rapporti del nostro vice console se e quale seguito debba avere l'affare che· ha dato occasione all'attuale incidente.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, CUCCHI BOASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1444/168. Bucarest, 17 Luglio 1901.

Ho l'onore di riferire quanto segue all'E.V. circa il soggiorno che il Granduca Alessandro Micailovic di Russia ha fatto nel porto di Costanza in questi due ultimi giorni.

Dopo che venne deciso a Pietroburgo che il Granduca Alessandro, il quale :si trovava nel Mar Nero a bordo della corazzata • Rotislav •, toccasse anche i porti della Bulgaria e della Rumania, verso la metà dello scorso giugno, questa Legazione Imperiale di Russia informò ufficialmente il Governo rumeno che il detto Granduca avrebbe visitato colla squadra russa il porto di Costanza.

Il Governo ed il paese accolsero tale notizia con vivo compiacimento, benché la circostanza della visita contemporanea che il Granduca russo avrebbe fatto ai porti bulgari abbia troncato fin dal principio le speranze che tale visita potesse assumere l'aspetto di una eccezionale dimostrazione di benevolenza verso la Rumania da parte del grande Impero vicino.

È da notare che nella comunicazione della Legazione di Russia circa il viaggio di S.A. Imperiale non si accennava per nulla ad una visita al Re di Romania. Questi, presentendo forse che se Egli non s'incontrasse col Granduca, la sua venuta avrebbe rivestito minore importanza, fece formalmente invitare

S.A. Imperiale a rendersi a Sinaia, dove Sua· Maestà soggiorna in questi mesi d'estate, per poter accogliere con tutti gli onori l'ospite augusto; la stampa, :anche ufficiosa, dava già come sicura questa visita del Granduca a Sinaia. Senonché, chiesti gli ordini di S.M. lo Tzar, Questi, con un telegramma ordinò alla Legazione di Russia di far conoscere a S.M. il Re che il Granduca Alessandro non avrebbe potuto accogliere l'invito di recarsi a Sinaia viaggiando egli, non propriamente quale Principe Russo, ma piuttosto come ufficiale di marina e, -che pertanto non doveva lasciare la squadra. Il telegramma imperiale era, in forma cortesissima, un rifiuto all'invito del Re Carlo. Ed il Ministro di Russia .si recò personalmente a Sinaia, il 6 corrente, per darne comunicazione a Sua Maestà, col quale so che ha avuto un lungo colloquio. Mi venne asserito che .questo colloquio fu improntato alla massima cordialità, e non poteva essere altrimenti, giacché tanto S.M. il Re che questo Governo, qualunque cosa avvenga, non possono dimostrare nemmen velatamente il loro malumore verso la Russia e soprattutto verso l'Imperatore, al quale questo popolo si sente attaccato da .sentimenti che sono un misto di venerazione religiosa e di timoroso rispetto.

In seguito alla detta comunicazione fatta a S.M. il Re dal signor di Fonton, Ministro di Russia, venne deciso che S.A. Reale il Principe Ferdinando sarebbesi recato a Costanza a salutare il Granduca a nome del Re e che pure vi sarebbe .:andato, per il Governo, il Presidente del Consiglio, Signor Sturdza.

Questo fu il programma che venne attuato. S.A. Imperiale il Granduca Alessandro arrivò a bordo della Sua nave • Rotislav • alle ore 9 del mattino del 2-15 luglio. Dopo lo scambio delle visite di uso fra il Principe Ferdinando ed il Granduca sulle navi ancorate nel porto, alla sera a bordo del bastimento rumeno • Rege Carol • ebbe luogo un pranzo d'onore in cui vennero scambiati fra i due Principi i brindisi d'uso. In quello pronunziato dal Granduca vi è la frase: • Je remercie Votre Altesse Royale de Ses sentiments et je La prie de transmettre à Sa Majesté le Roi mes regrets de n'avoir pas pu aller Le saluer personnellement •. Ieri 3-16 luglio il Granduca scese a terra per visitare le 'caserme. Ebbe un'accoglienza festosa dalla popolazione: prese parte poi a una ·Colazione data in Suo onore dal Ministro di Russia: alla sera S.A. Imperiale restituì il pranzo a bordo del Rotislav a S.A. Reale il Principe Ferdinando, e

la Sua partenza, a quanto riferiscono i telegrammi finora giunti da Costanza,.

fissata per oggi, dovrebbe essere già avvenuta.

I giornali rumeni hanno salutato in generale con calde parole l'Augusto• cugino dello Zar ospite della Rumania, pur notando però l'alto significato che ha avuto la visita fatta in Bulgaria, dove, per la prima volta, dopo la guerra di liberazione, un Principe Imperiale di Russia si era recato, ed aggiungono che, sostando anche a Costanza, il Granduca ha dimostrato che le manifestazioni di simpatia,date dalla Corte di Russia alla Nazione bulgara non comportano nessunt pensiero meno che amichevole verso il popolo rumeno. L'Indépendance roumaine, giornale di cui sono noti gli intimi rapporti cogli uomini del Governo. attuale dice testualmente che questa visita, improntata tutta a cortesia, benché non abbia per nulla un carattere politico non ha perciò meno un alto significato. Essa viene ad aggiungersi alle testimonianze anteriori dell'esistenza o piuttosto· del ristabilimento dei buoni rapporti tra la Rumania ed il potente Impero vicino.

Un giornale però, il Secolul XX (che è un organo del partito liberale ora al potere), si fa l'interprete, senza reticenza, anche di coloro i quali non sono· gran che soddisfatti delle dimostrazioni di benevolenza che la Russia ha voluto in quest'occasione dare alla vicina Bulgaria, e cosi si esprime: • La diplomatie russe a trouvé bon de nous mettre sur le meme pied que la Principauté vassale· de Bulgarie, et meme son escadre ne mouillera dans nos eaux qu'après avoir fraternisé avec les marins bulgares à Varna et à Burgas. Nous n'avons aucune objection à élever contre ces procédés. Il est suffisant que la Russie, en faisant une démonstration en faveur de nos voisins, après ce qui s'est passé entre eux et nous, se rappelle encore que dans la Mer Noire, en dehors des ports de· Varna et de Burgas, il existe d'autres ports appartenant à un autre Etat •.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

L. P. Parigi, 17 luglio 1901.

La ringrazio vivamente di avermi, con di Lei lettera particolare delli 7 corrente, fatto conoscere tanto l'importanza che ebbero le cose dette da V. E.. al Signor Barrère nel corso della conversazione fra di loro avuta in uno degli ultimi giorni di giugno, quanto il tenore preciso delle cose stesse.

Se da parte del Signor Barrère e del Signor Delcassé vi è stata una manifesta tendenza ad esagerare il carattere delle dichiarazioni riassunte dal primo· di essi nel telegramma delli 28 giugno di cui il secondo mi ha dato lettura prendendone atto, fortunatamente le differenze riscontrate fra il testo di quel telegramma che riprodussi dopo di averne udita una sola lettura, e il senso del linguaggio che Ella tenne all'Ambasciatore francese non sono di quelle che difficilmente avrebbero potuto essere rettificate senza dar luogo a delusione penosa.

Mi sembrò, così stando la sostanza delle cose, che convenisse meglio non· indugiare a riprendere, di mia iniziativa, il colloquio avuto il 3 luglio con

33]'

questo Ministro degli Affari Esteri poiché la rettifica che importava fosse fatta, prendeva per tal guisa un carattere più amichevole. Né conveniva che io aspettassi di avere qui una spiegazione sovra le cose che mi erano state lette, dopo il ritorno del Signor Delcassé dalle vacanze estive che egli mi disse essere in procinto di prendere.

Trovandomi dunque io oggi in visita ebdomadaria presso questo Signor Ministro degli Affari Esteri, dimostrai insistente curiosità di sapere se il Signor Barrère si fosse da Camaldoli recato a Roma per l'occasione della festa nazionale francese delli 14 luglio. E siccome il Signor Delcassé mi rispondeva che egli stesso non lo sapeva, così io notai che probabilmente codesto Ambasciatore non si era recentemente recato alla capitale poiché, in caso diverso, egli avrebbe certamente riferito intorno ad una conversazione che V.E. si proponeva di aver con lui in un primo incontro. Io stesso era in qualche modo causa che tale conversazione dovesse aver luogo perché, non essendomi trovato in grado di associarmi al compiacimento manifestato dal Signor Delcassé nel darmi lettura delle dichiarazioni di V.E. riferite dal Signor Barrère nel telegramma delli 28 giugno, e ciò per il semplice motivo che allora nulla ne sapeva, io avea dovuto informarmi presso V.E. col riferirle la comunicazione verbale

che qui mi era stata fatta.

Poscia proseguii dicendo che Ella aveva avuto la cortesia di prontamente rispondere e che dalla lettera particolare di Lei appariva, in linea generale, non essere stata intenzione sua di dare alle dichiarazioni, espresse durante il corso di una lunga conversazione, il valore formale di cui io aveva avuto l'impressione ascoltando la lettura del telegramma del Signor Barrère. Io mi rallegrava però di avere, nella lettera stessa dell'E.V., la prova che la mia memoria non mi aveva servito troppo male nella riproduzione di quel documento piuttosto lungo di cui aveva udito una sola e fugace lettura. Non vi avea infatti riscontrato differenze sovra punti sostanziali benché sovra uno di essi mi sembrasse necessario che uno schiarimento intervenisse poiché, in materia siffatta, ogni equivoco dovea essere tostamente eliminato e, se ne esisteva uno,

questo poteva aver dipeso dallo aver io imperfettamente afferrato il testo del telegramma del Signor Barrère; oppure dallo avere questo ultimo non abbastanza esattamente interpretato il pensiero di V.E. A me sembrava che, dopo la dichiarazione che l'Italia non può sapere ancora se fra due anni rinnoverà

o non rinnoverà le sue alleanze perché ciò potrà dipendere da circostanze che a tale distanza di tempo non potrebbero essere precisate, il Signor Barrère, nel suo telegramma attribuiva a V.E. parole le quali verrebbero a costituire quasi un impegno di non procedere ad una rinnovazione prima del termine della scadenza dei patti esistenti. A me era sembrato subito che un simile impegno non poteva essere stato preso perché, dal momento che la eventualità della rinnovazione delle alleanze si faceva dipendere da circostanze presentemente non precisabili, era logico il dedurne che la decisione nostra era aggiornata al momento in cui, le circostanze stesse essendosi verificate, il Governo di S.M. sarebbe stato in grado di deliberare in proposito, e non già alla scadenza della <iurata delle attuali convenzioni.

Il Signor Delcassé, pur non avendo sotto gli occhi il telegramma delli 28 giugno, pareva ricordarsene abbastanza esattamente il tenore. Egli osservava >Che vi era infatti, nella comunicazione telegrafica dell'Ambasciatore Francese a Roma, l'indicazione che d'ici là l'Italia non avrebbe rinnovato i suoi impegni con le Potenze alleate; ma egli avea avuto l'impressione che quel d'ici là si riferisse appunto, come io diceva, al momento in cui i fatti ora non prevedibili essendosi verificati, il Governo del Re si troverebbe in grado di pigliare una risoluzione. Nello udire la qualcosa m'affrettai a trarre la conclusione che il dubbio che io avea creduto intravedere non sussisteva affatto, poiché era messo in sodo che nessun impegno era stato attribuito a V.E. di aspettare la scadenza delle attuali convenzioni prima di procedere alla loro rlnnovazione.

Quindi proseguii dicendo che sovra tutto il resto non mi risultava vi fosse pericolo di equivoco e, per raddolcire alquanto l'impressione che dalla rettifica fatta avesse potuto prodursi nell'animo del mio interlocutore, notai che dalla lettera di V.E. appariva che il Signor Barrère si preoccupava, nel caso di ri:nnovazione delle alleanze, del ritorno, per effetto di vicende parlamentari, di situazioni nelle quali quegli accordi ripiglierebbero carattere di ostilità verso la Francia, ma che V.E. avea a tale riguardo pienamente rassicurato l'Ambasciatore francese con dichiarazioni esplicite delle quali Ella mi aveva anzi trasmesso il testo in lingua francese. Mi era grato che egli ne udisse la lettura e, trattami di tasca la di Lei lettera, gliene lessi il brano che incomincia con

• Mon cher Ambassadeur • e finisce con • à mon intention •.

Finii poi col dire che se V.E. non aveva in questi giorni passati veduto il Signor Barrère, l'occasione di un loro incontro sarebbe certamente prossima e che un colloquio fra loro due toglierebbe facilmente di mezzo qualsiasi dubbiezza e sopprimerebbe ogni screziatura, se pure ne esistevano, nelle cose qui riferite dall'Ambasciatore francese nel suo telegramma delli 28 giugno.

Spero di avere con questo colloquio ottenuto l'effetto desiderabile senza far nascere nel Signor Delcassé una sfavorevole impressione. Egli ed il Signor Barrère avevano dato manifestamente una importanza esagerata a dichiarazioni che nulla avevano di formale e che erano state, per così dire, racimolate nel corso di una lunga conversazione. Ma dal momento che in sostanza ciò che

V.E. aveva detto al Signor Barrère non era molto difforme dalla relazione da lui fattami nel telegramma delli 28 giugno, non conveniva che io insistessi soverchiamente sovra tale eccesso d'importanza per ridurre le cose al loro vero valore.

A questo riguardo V.E. per ispiegarsi l'importanza data dai Signori Barrère e Delcassé alle dichiarazioni anzidette, formola due supposizioni che a parere mio sono entrambe fondate.

Al primo momento in cui si formò in Italia l'attuale Ministero, si ebbe qui l'idea di un completo mutamento d'indirizzo nella politica estera del nostro paese. Reagii subito, come Lo dissi nei nostri colloquii di Roma, contro quella tendenza, ma mi accorsi che il Signor Delcassé si riteneva allora informato meglio ch'io nol fossi. Naturalmente quella esagerata impressione non poté essere duratura, e sebbene in nessun atto trasparisse, vi fu tuttavia qui una delusione. L'enfasi (chiamiamola così) con cui fu trasmesso qui e qui accolto

14-Documenti diplomatici -Serie III -Vol. V

il sunto della conversazione che Ella ebbe con codesto Ambasciatore francese mi pare costituisca la riprova che un senso di delusione si era qui prodotto..

L'altra supposizione che V.E. fa mi pare ancora più fondata della prima. Io credo che qui non si siano mai resi un conto esatto dell'indole dei patti nostri di alleanza con la Germania. Sanno soltanto che mentre quelli esistenti fra la Germania e l'Austria-Ungheria poterono essere pubblicati, i nostri dovettero rimanere segreti. Di qui nacque naturalmente il sospetto che gli accordi nostri dovessero contenere clausole aventi un diverso carattere. Mi rammento che il Signor Léon Bourgeois, durante il breve suo passaggio al Ministero degli Affari Esteri, mi tenne un giorno, in privata conversazione, un linguaggio che non dissimulava tali apprensioni. Ben dice V. E. che siffatti timori non sonogiustificati perché conosce le stipulazioni. Ma la differenza sostanziale che passa fra il casus foederis dell'Austria-Ungheria ed il nostro ha costituito sempre ed, a parer mio, costituisce ancora la ragione per la quale il trattato italo-tedesco non poté essere pubblicato, e la pubblicazione che invece fu fatta del trattato austro-tedesco, la quale mise noi in ancor più delicata postura rispetto alla Francia, fu una delle tante mancanze di riguardo delle quali fummo gratificati dagli alleati nostri.

Ed ora ritornando alle informazioni mandate qui dal Signor Barrère il 28 giugno ed al confronto che ne feci con la narrazione che Ella mi dà del colloquio avuto con quell'Ambasciatore, debbo dire che il solo punto veramente sostanziale nel quale riscontrai una differenza che importava non lasciare sussistere è quello che riguarda l'impegno che, durante i due anni che ci separano dalla scadenza dei patti in vigore, l'Italia non procederebbe alla rinnovazione delle alleanze. Il d'ici là, di cui fu questione nel mio colloquio di oggi con il Signor Delcassé, si riferisce nel telegramma di Barrère al momento in cui il verificarsi di certe eventualità permetterà al Governo Italiano di prendere la sua risoluzione, oppure si riferisce al termine della scadenza del trattato vigente? Non ebbimo, come Le dissi sopra, sott'occhio il testo del telegramma durante il nostro odierno colloquio e ciò naturalmente favorì il piccolo artificio oratorio· con cui condussi abbastanza facilmente il mio interlocutore ad ammettere che il d'ici là voleva e non poteva dir altro fuorché, dal momento in cui V.E. aveva parlato, sino al momento in cui il R. Governo sarebbesi trovato in grado di prendere la sua risoluzione. Mi convenne perciò lasciar sussistere senza osservazione o rettifica da parte mia ciò che il Signor Barrère ha qui riferito che cioè tale risoluzione dipendeva da circostanze di fatto presentemente non precisabili.

Spero che V.E. non disapproverà che, dopo di avere rettificato ciò che a parer mio conveniva lo fosse senza esitazione da parte nostra, io abbia spinto il discorso sovra le apprensioni manifestate con insistenza dal Signor Barrère per averne motivo di leggere a questo Ministro degli Affari Esteri la dichiarazione testuale ch'Ella trascrisse in lingua francese nella lettera a me diretta. Mi sembrò pure necessario lasciare presentire qui che un colloquio avrebbe prossimamente luogo fra V.E. ed il Signor Barrère per togliere di mezzo ogni dubbiezza che ancora sussistesse. Non ha dipeso infatti da noi che venisse esagerata l'importanza della conversazione avuta da V.E. in giugno coll'Ambasciatore

:francese. Ma dappoiché a cose dette nel corso di un colloquio fu qui attribuito il carattere di vere e proprie dichiarazioni, riesce naturale che se ne debbano precisare i termini. Questo non può essere fatto utilmente, a parer mio, che nell'abboccamento che V.E. si propone di avere prossimamente con il Signor Barrère e non dubito che l'esito ne sia de' più proficui per i nostri buoni rapporti con il Governo francese. Benché difficile, il mantenimento di questi con il rinnovamento delle alleanze, non è impossibile, ma alla condizione di non lasciar infiltrare equivoci nella aspettazione della Francia. Se quando Ella avrà avuto col Signor Barrère le spiegazioni occorrenti, stimerà di dare una risposta ufficiale al mio rapporto del3 luglio (1), anche la parte formale di questo dncidente

·si troverà regolata, perché mi sembra utile che, per ogni futura evenienza, risultino i precisi termini dello scambio di idee che Ella ebbe coll'ambasciatore .francese.

617

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

'T. 1818. Roma, 18 luglio 1901, ore 12.

Facendo seguito al mio telegramma di ieri sera (2), che confermo, informo la ;S.V. che vice console Durazzo da me interpellato per eccesso di precauzione risponde come segue:

• Non ho mancato... (3) •. Quindi è accertato che nulla né da parte dell'ammiraglio né da parte del ·vice console autorizzava nemmeno lontanamente la fantastica invenzione del

governatore di Durazzo, il quale deve perciò, ripeto, assolutamente giustificarsi ;presso il nostro ammiraglio.

618

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO

·T.P. 1822. Roma, 18 luglio 1901, ore 22,45.

Ricevo tua lettera 9 corrente. Notizia viaggio S. M. costi almeno finora infondata. Non comprendo come a Berlino potessero conoscere mia conversazione con Nelidov per trattato commercio, ma in ogni modo ciò non produce

.alcun inconveniente. Riguardo nostro console Canea avrai ricevuto certamente

.oramai mia lunga lettera che ti confermo. Oggi sopraggiunge fatto nuovo; essendo morta figlia del nostro console, questi chiede congedo che gli accordo; però per evitare ogni equivoco confermo che non potrò cambiargli destinazione se prima principe Giorgio non avrà ripreso con lui al di lui ritorno a Canea rapporti ufficiali e anche cordialmente personali.

(l) Cfr. n. 567.

(2) Cfr. n. 613.

(3) Cfr. n. 611.

619

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. 1823. Roma, 18 luglio 1901, ore 22,45

Ho visto oggi dai giornali che comincia a diventare pubblica qualche parte della nuova tariffa generale tedesca. A buon conto rammento a V.E. la promessa di Richthofen che la pubblicazione della tariffa si cercherà accompagnarla da qualche manifestazione che valga ad attutirne la impressione in Italia di cui colpisce i prodotti.

620

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A CANEA, MEDANA

T. 1824. Roma, 18 luglio 1901, ore 22,45.

Accolga mie VlV1SSime condoglianze. Prenda pure congedo. Sembrami però inopportuno affidare gerenza capitano carabinieri; considerati d'altra parte anche rapporti non molto buoni del console di Francia col principe, parmi meglio che ella preghi assumere reggenza suo collega Inghilterra.

621

IL COLONNELLO GARIONI AL MINISTRO DELLA GUERRA, PONZA DI SAN MARTINO (l)

T. 1929. Pechino, 18 luglio 1901.

Conferenza comandanti propone ingresso Pechino primo agosto 5000 imperiali; sgombro città truppe alleate 15 agosto. Regolato giurisdizione posti militari, protezione ferrovia; decide sollecita distruzione forti tutti, conservando locali utilizzabili ricovero truppe.

622

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1936. Costantinopoli, 19 luglio 1901, ore 23,15 (per. ore 23,45).

Ministro degli affari esteri mi ha inviato oggi capo di gabinetto per lagnarsi di un preteso incidente successo a Medua, dove il comandante di una nostra

nave da guerra avrebbe fatto minaccia di bombardamento perché impiegato telegrafico si era rifiutato di trasmettere telegramma italiano non conoscendo lingua. Per desiderio espressomi dal ministro, che ne ha però telegrafato a codesto ambasciatore di Turchia, riferisco quanto precede a V. E. sebbene sia da temere, come risposi, una seconda edizione del fatto di Durazzo. Circa questo incidente, a proposito del quale feci ieri comunicazione ordinatami al ministro affari esteri, questi, che si riserva di conferire col gran vizir, non era ancora oggi in grado di informarmi con precisione di quanto era stato fatto.

(l) Il telegramma fu comunicato al ministero degli esteri dal ministero della guerra.

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IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 90)

T. 1930/78. Pechino, 19 luglio 1901.

Continuano divergenze russe inglesi che arrestano negoziati. Nella riunione dl ieri ministro di Inghilterra propose accettare come definitiva somma 450 milioni di taels. Questa anche io accettai con ministri Giappone, Austria-Ungheria e Belgio, salvo approvazione R. Governo visto che vi era unanimità. Ciò potrebbe portare riduzione 4 o 5% sull'indennità.

624

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI (l)

(Ed. in LV 99, p. 91)

T. 1843/75. Roma, 20 luglio 1901, ore 18,30.

Ambasciatore di Germania mi comunica seguente proposta Inghilterra: • Se redditi destinati ora servizio dei buoni 4 % risulteranno nel fatto insufficienti, le potenze studieranno allora quale altra risorsa finanziaria dovrà essere fornita dalla China per colmare il vuoto •. Il Governo germanico è disposto ad aderire a questa proposta quando sarà messa innanzi dall'Inghilterra. Autorizzo V.S. in questo caso a procedere d'accordo col ministro di Germania.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1609/821. Parigi, 20 luglio 1901.

Per non essere in soverchio ritardo nella presentazione delle relazioni sovra bilanci che dovranno essere discussi nella breve sessione parlamentare della

fine dell'anno, un piccolo nucleo di commissarì (11 su 33) si riunisce in questi giorni al Palazzo Borbone e di così lodevole attività probabilmente nessuno si sarebbe accorto, se d'un tratto non fosse comparsa in tutti i giornali la notizia che, alla maggioranza di 9 voti contro 2, la Commissione del Bilancio della Camera dei Deputati ha adottato la soppressione dell'Ambasciata presso il Vaticano.

Tutta la stampa seria scherza sovra questo voto il quale, secondo ogni probabilità, anche quest'anno, dimostrerà soltanto ciò che tutti sanno che cioè coloro che militano nei partiti radicali danno una collaborazione più costante di quella dei loro colleghi conservatori. Se, quando la Commissione si riunirà in numero più competente, questo voto non sarà riveduto, esso potrà rimanere come prova che il senso delle necessità politiche non ha presa sovra lo spirito radicale. 'È infatti di manifesta evidenza che, di fronte all'atteggiamento assunto dalla Santa Sede dopo la promulgazione della recente legge sulle Associazioni, il quale nella sostanza, più forse che nella forma, è tutt'altro che intransigente, la grande maggioranza del Parlamento si troverà acquisita ad una politica di conciliazione verso il Papato.

(l) Il tel. venne comunicato « per informazione » anche agli ambasciatori a Berlino, Londra, Parigi, Pietroburgo e Vienna, con tel. n. 1844, pari data.

626

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1956/109. Berlino, 21 luglio 1901, ore 5,35.

Missione marocchina partì iersera senza aspettare arrivo della missione che si trova Parigi, senza che abbiano avuto luogo altre conferenze col barone Richthofen che, del resto, è da vari giorni già partito in congedo. Imbarcatasi a Bremerhaven sul • Coblenza • del Lloyd germanico, la missione si reca direttamente al Marocco.

627

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1952. Therapia, 21 luglio 1901, ore 12,20.

Ministro degli affari esteri mi ha fatto dire che incidente di San Giovanni di Medua è stato subito composto sul luogo dal comandante stesso colle autorità e che egli ha telegrafato a codesto ambasciatore. di Turchia di informarne V.E. Non ho mancato esprimergli tutta la mia spiacevole sorpresa che la Sublime Porta accogliesse con tanta leggerezza simili fantastiche informazioni e di ripetergli esser necessario prendesse gli opportuni provvedimenti verso le autorità che le hanno fornite.

628

IL MINISTRO DELLA MARINA, MORIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1954. Roma, 21 luglio 1901, ore 18,30.

Comunico seguente telegramma contr'ammiraglio Resasco da Durazzo:

• Rapporto circa missione "Euridice " trasmesso comando forza navale a Bari •. Ho telegrafato venga spedito d'urgenza. Ho rimproverato comandante per aver fatto minacce funzionario turco che rifiutava trasmissione telegramma.

629

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, CARIGNANI

T. 1854. Roma, 21 luglio 1901, ore 22,50.

Ricevuto telegramma n. 52 (1).

Non escludo soluzione sollecita purché proposta che V.S. mi trasmetterà riesca soddisfacente. Approvo non venga fatta domanda formale indennità che del resto solitamente viene accordata senza domanda. La promessa di nuove leggi da proporre al parlamento, purché poi esse vengano sostenute colla energia necessaria per farle approvare, varrà per prevenire simili casi in avvenire, ma ciò che importa sopratutto oggi ottenere è un provvedimento che assicuri questa volta la meritata punizione dei colpevoli e non la impunità dell'altra volta, poiché Governo americano deve considerare che è questo il quinto linciaggio e sempre colpevoli rimasero impuniti.

630

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 91)

T. 1953/80. Pechino, 21 luglio 1901.

Rispondo suo telegramma n. 74 (2).

Cifra indennità ammessa prima come approssimativa, secondo mio telegramma n. 53 (3), sarebbe ora adottata come definitiva. Dichiarai accettarla se vi era unanimità, ma ministri del Belgio, di Austria-Ungheria, del Giappone accettarono sotto riserva approvazione rispettivi Governi; quindi mi unii loro riserve. Gli altri ministri accettarono unanimemente. Eventuale riduzione dovrebbe essere subita da tutti i Governi; credo, però, in tal caso, ministro del

Belgio proporrebbe fosse limitata a sola indennità degli stati, ma dubito sua proposta incontri approvazione degli altri ministri. Circa divergenze russo-inglesi, di cui nel mio telegramma n. 76 (1), non vi è per oTa, accenno che uno dei due Governi ceda.

(l) -Si tratta del t. 1950/52, pervenuto il 21 luglio, non pubblicato, in cui Carignani riferisce su un colloquio con il sottosegretario di Stato americano circa i provvedimenti da prendere in seffuito all'uccisione ed al ferimento di alcuni cittadini italiani avvenuti ad Erwin. (2) -Non pubblicato. (3) -Cfr. n. 384.
631

IL MINISTRO DELL'INTERNO, GIOLITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

N. RR. 439. Roma, 21 luglio 1901.

Ho letto col più vivo interessamento la lettera della E.V. in data del 15 corrente mese (2) riguardante l'oggetto controsegnato, e convengo pienamente nelle giuste considerazioni fatte da V.E. a riguardo dei provvedimenti da prendersi nel caso di morte del Sommo Pontefice.

Io sono però d'avviso che, per venire ad accordi definitivi in ordine alle misure da prendersi in siffatta contingenza sarebbe molto opportuno di tenere una conferenza con l'E.V. La prego quindi di voler preavvisarmi del giorno in cui V.E. sarebbe disposta a favorire da me per trattare tale questione.

632

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p.92)

T. 1960/81. Pechino, 22 luglio 1901, ore 15,40.

Desiderando spingere soluzione questioni secondarie intanto che si attende decisione Russia ed Inghilterra per l'indennità, si vorrebbe definire proibizione importazione armi che Giappone, Stati Uniti e Belgio preferiscono per 3 anni, mentre Russia insiste per cinque. Prego V.E. di farmi conoscere quale proposta desidera che io appoggi. Ministro Germania Austria-Ungheria rivolgono rispettivi governi la medesima domanda. Belgio accetta 450 milioni come cifra definitiva, se le potenze accettano.

633

IL MINISTRO DELLA MARINA, MORIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1962. Roma, 22 luglio 1901, ore 19,40.

Contr'ammiraglìo Resasco telegrafa: • Comandante "Euridice" asserisce di avere ricevuto delle scuse dal dragomanno inviatogli espressamente dal governatore di Scutari, il quale dichiarava doversi a falsa traduzione di interpreti il

rifiuto opposto alla trasmissione dei telegrammi. In seguito a tale giustificazione ed essendo stato il comandante autorizzato dopo l'incidente a trasmettere i telegrammi voluti, i rapporti fra l' "Euridice" e le Autorità locali divennero cordialissimi •.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 607.
634

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

T. 1857. Roma, 22 luglio 1901, ore 23.

Ricevuto ieri il telegramma di V.S. (l) e quasi contemporaneamente si presentò il segretario dell'ambasciata di Turchia, cercando di conferire non col ministro, ma col senatore Malvano e a lui comunicò, a titolo di informazione, due telegrammi pervenuti dal Governo turco alla Ambasciata in Roma. Nel primo di essi la Sublime Porta ingiungeva all'ambasciatore di esprimere vivi lamenti al Governo italiano per le minacce profferite dal comandante dell' • Euridice » a S. Giovanni di lVIedua, quando quell'ufficio telegrafico si rifiutava di telegrafare in lingua italiana; nel secondo la Sublime Porta avvertiva l'ambasciatore che l'incidente era chiuso, avendo il comandante stesso espresso le sue scuse. Qualunque sia il carattere delle informazioni che il segretario dell'ambasciata turca venne a dare al senatore Malvano, è bene che V.S. chiarisca colla Sublime Porta che il comandante non ha fatto nessuna scusa e nemmeno doveva farne. L'ufficio telegrafico, rifiutandosi di telegrafare in italiano, veniva meno ad un preciso dovere impostogli dalla convenzione telegrafica internazionale. Dopo le rimostranze del comandante dell' • Euridice •, il governatore di Scutari mandò il suo dragomanno a presentare a lui le sue scuse e l'ufficio telegrafico spedì il telegramma in lingua italiana di cui era richiesto. Cosi e non altrimenti finì l'incidente di Medua.

Intanto però importa che finisca l'incidente di Durazzo, dove l'ammiraglio Resasco aspetta finora invano che quel governatore gli dia le giustificazioni dovute. Siccome le navi italiane non possono rimanere indefinitamente a Durazzo avverto che se il governatore non riceve ordini precisi di compiere il suo dovere, l'ammiraglio Resasco si troverà costretto. di imporgli direttamente il termine opportuno. Prego V.S. di tenermi prontamente informato.

635

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO DELL'INTERNO, GIOLITTI

L.P.RR. Roma, 22 luglio 1901.

Ricevo la pregiata Sua lettera in data di ieri, n. 439 (2), ed opino anch'io, al pari di V.E., che, per meglio considerare i provvedimenti da prendersi nel caso di morte del Sommo Pontefice giovi una nostra apposita conferenza. A

mio avviso converrebbe forse che a questa conferenza fosse pur convocato

il Collega Ministro della Guerra col quale fui presentemente in carteggio sopra

lo stesso argomento.

Attenderò, per recarmi a Palazzo Braschi, un cenno di V.E. avvertendo

che potrei venire nel pomeriggio di qualunque giorno, tranne il mercoledì.

(l) -Cfr. n. 627. (2) -Cfr. n. 631.
636

IL MINISTRO A BRUXELLES, CANTAGALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 395/96. Bruxelles, 22 luglio 1901.

La questione della ripresa dello Stato indipendente del Congo da parte del Belgio ha vivamente interessato l'opinione pubblica durante i mesi scorsi. La stampa, le Associazioni e i privati, soprattutto i circoli politici e finanziarii, hanno discusso ampiamente il pro e il contro dei vari sistemi, e il progetto di legge presentato dal Governo, dopo essere stato in parte modificato, ha finito per raccogliere l'approvazione quasi generale.

Credo interessante di riprodurre qui succintamente le differenti fasi attraverso le quali si è svolta la questione, una delle più -importanti che si siano affacciate alla vita pubblica del Belgio in questi ultimi anni.

La Convenzione del 3 luglio 1890 essendo giunta al suo termine il 18 febbraio u.s. (Vedi Rapporto della R. Legazione delli 12 aprile 1901, nn. 180/43), il Belgio si trovò nella necessità di prendere una risoluzione. Questa poteva essere di due .sorte: o chiedere la restituzione delle somme anticipate allo Stato Indipendente del Congo, e, in tale caso, veniva sanzionata la rinunzia alla Colonia, o rinunziare a quelle somme entrando immediatamente in possesso del Congo. Una via di mezzo si offriva fra questi due punti estremi, cioè la fissazione di un termine definitivo per la ripresa della Colonia, mediante una nuova Convenzione. Ma a questo espediente si oppose formalmente il Governo dello Stato indipendente per le ragioni esposte in una sua nota verbale diretta alla Sezione centrale della Commissione incaricata di discutere il progetto ministedale, le quali si basavano soprattutto sul fatto che il Belgio qualora non domandasse la restituzione delle somme avanzate, conservava la piena libertà di annettersi il Congo al momento che più gl1i sembrasse propizio, e siccome il Sovrano nella sua opera colonizzatrice si era ispirato unicamente al benessere del Belgio, veniva pure a cadere, per tale circostanza, il timore di perdere un giorno il possesso africano. Del resto il Governo del Congo si sarebbe affrettato ad indicare al Governo Belga tale momento favorevole.

L'ipotesi dell'abbandono puro e semplice della Colonia non fu seriamente accolta da nessuno. Persino i Socialisti che sempre si erano dichiarati avversari in massima della colonizzazione, non osarono, di fronte ai progressi realizzati da quella giovane e già fiorente Colonia, difendere apertamente e a spada tratta le loro teorie e il giornale socialista Le Peuple si esprimeva, tempo fa, in un suo articolo, in modo da lasciare intendere che gli interessi economici dovevano guidare il popolo nell'apprezzamento della questione del Congo.

L'opportunità, invece, della entrata immediata in possesso dello Stato indipendente per parte del Belgio fu sostenuta nella Commissione dall'ex Ministro Signor Beernaert. Egli, sembra per motivi personali, presentò un progetto di legge ai termini del quale i territorii dello Stato del Congo divenivano possedimento belga. La presente legge sarebbe entrata in v1igore due anni dopo la sua promulgazione affinché, nel frattempo, una legge belga, potesse regolare il nuovo possedimento, mentre, intanto, l'amministrazione dei territorii congolesi avrebbe con,-. tinuato ad essere esercitata dallo Stato indipendente. Parecchi membri della Com,. missione accedettero a questo progetto che era, nel fondo, di sfiducia verso il Sovrano del Congo. Questi, infatti, contrariato, diresse una lettera al Signor Woeste, membro di detta Commissione e avversario politico del Signor Beernaert, nella quale dichiarava che, qualora il Belgio votasse l'annessione d.mmediata, il Governo dello Stato indipendente rinunzierebbe a quella specie di governo misto che gli si vorrebbe imporre e che, in pratica, non produrrebbe che un vero caos, inconvenientd. e disillusioni. Il Re Leopoldo ha ripetuto che più che mai è disposto, a cedere il suo dominio privato al Belgio, ma soltanto quando esso sia assolutamente produttivo, promette di rivolgere al rimborso degli anticipi fatti dal Belgio le eccedenze attive dei bilanci futuri, se ve ne saranno, e termina dichiarando che nessuna calunnia potrà impedirgli di resistere a tutto quello che si opponesse al patriottico risultato dell'opera sua.

Di fronte alle parole Reali, il Signor Beernaert ritirò il progetto di legge in parola.

Non rimaneva, quindi, se non il progetto di legge governativo (vedi citato Rapporto) il quale venne modificato, per suggerimento diretto, dicesi, di Sua Maestà, nella maniera seguente, allo scopo di indicare, in forma esplicita, la facoltà per il Belgio di annettersi il Congo, in avvenire.

• Article unique -Voulant conserver la faculté, qu'elle tient du Roi -Souverain, d'annexer l'Etat Indépendant du Congo, la Belgique renonce, quant à présent, au remboursement des sommes prètées au dit Etat en exécution de la Canvention du 3 juillet 1890, approuvée par la loi du 4 aoiìt suivant et en vertu de la loi du 29 juin 1895, ainsi qu'à la débition des intérets sur les memes sommes.

Les obligations financières contractées par l'Etat Indépendant à raison .des. actes précités ne reprendraient leur cours que dans le cas et à partir du moment où la Belgique renoncerait à la faculté d'annexion susvisée •.

Il progetto di legge ministeriale lascia, adunque, al Belgio piena libertà di dichiararsi, senza fissare un termine, in favore della rinunzia o dell'annessione. Tale diritto, o facoltà che vogliasi chiamare, non si basa più, come anteriormente, sulla Convenzione del 1890, giunta alla sua scadenza, ma sulla parola Reale e sul fatto di non avere il Belgio reclamato il rimborso dei prestiti fatti allo Stato Indipendente.

Le ragioni che lo hanno consigliato sono, soprattutto, d'ordine, di opportunità, poiché sarebbe riuscito, in vero, pericoloso allo Stato Belga di sobbarcarsi alle nuove cure di governo prima di avere elaborato una legge organica a ciò necessaria (legge che il Governo si è obbligato a presentare, fra un breve termine, per ogni eventualità) e prima che il bilancio della Colonia si chiudesse perfettamente

in pareggio e fossero colà terminati i lavori ingenti e costosi attualmente in corso di esecuzione. Un'altra ragione determinante è la tema di una sosta nello sviluppo maraviglioso a cui è giunto il giovane Stato, sotto il regime dell'Unione personale.

Il progetto di legge in discorso, approvato dalla Commissione con 7 voti contro 2, il 21 giugno u.s. venne portato davanti la Camera dei Deputati nelle sedute delli 16 e 17 corrente. La discussione che ne seguì non fu né lunga né oltremodo interessante, avendo gli oratori ripetuto i medesimi argomenti fatti valere in seno delle varie Sezioni e della Commissione centrale, e avendo parecchi Deputati rinunziato alla parola.

Importanti discorsi furono quelli del Presidente del Consiglio Signor de Smet de Nayer, che spiegò le ragioni del progetto ministeriale e quello del leader del partito socialista, Wandervelde, contrario alla politica coloniale in generale e soprattutto a quella del Governo. Il Signor Beernaert spiegò il perché del ritiro del proprioprogetto di legge e il Signor Woeste perché, invece, fosse favorevole all'aspettativa.

Infine, dopo varie spiegazioni di voto, il progetto di legge del Governo venne approvato con 71 voti contro 31 contrarii e 5 astenuti.

Compiego per V. E. un fascio di stampati (l) comunicatimi da questa Camera dei Deputati, contenente varii documenti, cui, nel corso del presente rapporto, vien fatta allusione, e la cui lettura chiarirà i concetti da me riferiti od espressi.

637

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1972/110. Berlino, 24 luglio 1901, ore 1,55.

National Zeitung pubblica lettera da Roma del suo corrispondente Cirmeni sulla nostra politica estera e ne annunzia presto una seconda. In questa prima lettera, premesso che l'E.V. intende seguire politica del suo predecessore, ma con maggiore energia, corrispondente parla solamente equilibrio del Mediterraneo, azione spiegata da V.E. Prevesa, Tripoli non dicendo, però, nulla di speciale rilievo. Prossima lettera tratterà triplice alleanza. Trasmetto testo per opportuna notizia di V.E.

638

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 561/180. Therapia, 24 luglio 1901.

Il Granduca Alessandro Micailovich, Comandante la nave da guerra russa

• Rostislaw », è giunto il 20 corrente a Costantinopoli per farvi una visita di semplice cortesia a S.M.I. il Sultano.

Il • Rostislaw • fa parte della squadra che sta compiendo un giro nel Mar Nero e deve visitare i principali porti ottomani.

Da quanto mi risulta, la presente visita non era contemplata nel progetto del viaggio, ma avendo la squadra toccato Varna ed essendovi stata festeggiata in modo particolare dal Principe di Bulgaria in persona, il Sultano avrebbe fatto sentire a Pietroburgo che il passaggio delle navi russe in tanta vicinanza della sua capitale senza alcun atto di cortesia verso di lui, tanto più dopo lo scambio di cordialità di Varna, gli avrebbe fatto penosa impressione. In seguito al che sarebbe stata decisa la venuta del Granduca.

S.A.I., declinando l'ospitalità offertagli dal Sultano, rimase a bordo della propria nave, ancorata alla entrata del Bosforo. Fu ricevuto col cerimoniale d'uso e, visitati i monumenti della capitale, ne ripartì ieri sera per continuare la sua crociera.

Accludo, a titolo di maggiore informazione, un resoconto (l) della visita principesca comparso in un giornale locale....

(l) Non si pubblicano.

639

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1983173. Londra, 25 luglio 1901, ore 3,2,0.

Incaricato d'affari di Germania mi comunica che questo ministro degli affari esteri lo ha informato ora riservatamente che iersera sulla frontiera marocchina Figuig ebbe luogo un combattimento tra francesi e marocchini con gravi perdite ambedue le parti.

640

IL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, LAMBERTENGHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1986. Trieste, 25 luglio 1901, ore 7,10.

Telegrammi Pola annunziano che corazzata • Carlo Sesto • avviso • Pellican • hanno ricevuto ordine di fare un servizio crociera coste albanesi.

641

IL CONSOLE GENERALE A SCUTARI, LEONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1991. Scutari, 25 luglio 1901, ore 8.

Anche oggi posta senza inconvenienti.

(l) Non si pubblica.

642

IL CONSOLE GENERALE A JANINA, MILLELIRE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1984/350. Janina, 25 luglio 1901, ore 18..

Incrociatore corazzato austriaco • Carlo Sesto , arrivato ieri Prevesa.

643

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

T. 1873. Roma, 25 luglio 1901, ore 20..

Per di lei personale informazione e facendo seguito al mio telegramma dei 22 corrente (1), qui riproduco un telegramma che il mio onorevole collega della marina manda all'ammiraglio Resasco a Durazzo:

• Come ella avrà veduto da precedenti telegrammi il R. incaricato d'affari in Costantinopoli è stato incaricato già da più giorni di chiedere alla Sublime Porta che sia dato ordine a codesto governatore di dare personalmente a lei opportuna giustificazione dell'avere egli, contrariamente al vero, riferito a Costan-· tinopoli un termine perentorio che ella gli avrebbe intimato in relazione con l'affare del taglio d'una foresta appaltata a sudditi italiani. Siccome non posso· ammettere che la divisione navale attenda costì indefinitamente quella giustificazione, così la prego, qualora già non le sia stata data, di esigerla ella stessa dal governatore in guisa da poter senza soverchio indugio, lasciare Durazzo• per la continuazione della sua campagna •.

644

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1989. Therapia, 25 luglio 1901, ore 23,10.

In seguito telegramma di V.E. giuntomi il 23 (1), ho sollecitato il giorno stesso presso ministro degli affari esteri soluzione incidente in questione. S.E. che si era riservata darmi una risposta ieri, e poi oggi, mi ha fatto dire questa sera che spiegazioni fornite dal valì di Scutari non essendo chiare, aveva dovuto chiedergli nuovi ragguagli. Gli ho fatto rispondere che non si trattava di intavolare sull'accaduto una discussione che il Governo del re, informato delle cose nel modo il più preciso, non avrebbe ammessa, e stesse in guardia contro il pericolo che, protraendosi più a lungo la chiesta soluzione, il R. Governo si

-trovi costretto dare all'ammiraglio la cura di risolverla direttamente colle autorità che l'avevano inconsideratamente fatta sorgere. Quanto all'incidente di Medua, ho informato S.E. in base al telegramma sovraccennato del come si sono passati esattamente i fatti.

(l) Cfr. n. 634.

645

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1992. Berlino, 26 luglio 1901, ore 16.

Muhlberg mi avverte in questo momento che in seguito a ripetute indiscre· zioni avvenute, Btilow mandò da Norderney l'ordine telegrafico pubblicare tariffa doganale quale fu presentata al consiglio federale. Pubblicazione sarà fatta questa sera stessa sul Monitore Ufficiale. Mi sono lamentato amaramente con Muhlberg che questa pubblicazione avvenga così improvvisamente prima dell'epoca annunziatami, e senza che sia accompagnata da dichlarazioni da noi tanto desiderate. Muhlberg scusò Governo imperiale colle necessità della poli· tica interna: mi ripeté la speranza che la dichiarazione possa ancora farsi in avvenire e soggiunse che la tariffa che si pubblica ora è sempre ancora un progetto sul quale appunto il Governo desidera provocare discussione all'interno e all'estero; che esso non contiene alcun vincolo per le voci che interessano l'Italia colla quale, appunto perciò, nulla osta che si possa addivenire a trattato conveniente per le due parti come è desiderio del Governo imperiale. Malgrado tutte queste buone parole, pregai Muhlberg farsi interprete presso il Btilow e Richthofen assenti, mie lagnanze, miei serii timori per le conseguenze del· l'impressione che pubblicazione tariffa possa fare in Italia.

646

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. 1877. Roma, 26 luglio 1901, ore 16,15.

Qui si dice che oggi o domani verrà pubblicata a Berlino nuova tariffa dell'impero. Verificandosi questo caso, prego telegrafarmi subito le voci che interessano Italia.

647

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T. 1878/79. Roma, 26 luglio 1901, ore 17,35.

Ricevetti rapporto della S.V. relativo all'area della legazione e le mando le mie istruzioni. Fermo restando che la legazione italiana deve avere un'area di 48 mila metri per ubicazione e per forma corrispondente ai bisogni della legazione, se la S.V. può, d'accordo, eventualmente con gli altri ministri, trovar modo di accontentare sir Robert Hart, tanto meglio. Prego telegrafarmi seguito della vertenza.

648

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 93)

T. 2000/82. Pechino, 26 luglio 1901, ore 17,35.

Stamane ministri di Russia e di Inghilterra concordarono nella dichiarazione telegrafatami da V.E. col n. 75 (1), ma il ministro di Russia si è riservato di sostenere aumento dogane al 10%, quando il reddito imposte sul sale risultasse insufficiente.

Ministro di Inghilterra si è riservato combattere allora tale proposta.

Con questo consideriamo incidente esaurito e già compileremo progetto di protocollo finale che si sottometterebbe ai rispettivi Governi per essere firmato, senza aspettare discussione dettagli articolo 11 nota collettiva che verrebbe regolato in seguito.

649

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1996/114. Berlino, 26 luglio 1901, ore 21.

Progetto nuova tariffa pubblicato ora. La Nord Deutsche Allgemeine Zeitung ne dà un sunto facendolo precedere dalla osservazione che, di fronte alle indiscrezioni avvenute e conseguenti commenti stampa, su di informazioni non esatte, il Governo si è veduto costretto a pubblicare testo completo. Questo testo non avendo però subito ancora esame consiglio federale, non può considerarsi come quello che, in definitiva, sarà sottoposto al Reichstag. Per nessuna voce è stabilito dazio minimo; però, articolo primo della legge, dice che nei prossimi negoziati i dazi di marchi 6 per la segala, 6,50 per il frumento, 4 per l'avena, portati dalla tariffa non potranno diminuirsi al di sotto di marchi 5, 5,50 3,50 rispettivamente. L'articolo 8 contiene speciali facoltà date al Governo in caso di guerra di tariffe. Le voci sono molto più specializzate e diversamente ordinate di prima, cosicché mi è impossibile fare un sunto telegrafico. Spedisco testo completo, lieto, però, poter riferire che, contrariamente notizie dei giornali, le patate e principalmente legumi freschi, pere e mele sciolte, i fiori sono esenti da dazio. Le uova, da 3, sono portate a sei marchi.

(l) Cfr. n. 624.

650

IL MINISTRO DELLA MARINA, MORIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 1999. Roma, 27 luglio 1901, ore 7,05.

Ammiraglio Resasco telegrafa: • Ieri governatore ha inviato mio bordo suo primo segretario generale presentare scuse che non accettai. Lo invitai dire pascià che attendevo da lui stesso le giustificazioni in parola. Prevedo mi farà rispondere avere chiesto telegraficamente al riguardo nuovi ordini da Costantinopoli. Ritengo domani avrò novità da riferire •.

651

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2007/115. Berlino, 27 luglio 1901, ore 12,50.

Facendo seguito al mio telegramma di ieri (1), trasmetto in altro tele· gramma in chiaro (2), dazii portati da nuovo progetto di tariffa per i prin· cipali articoli che interessano Italia. Ripeto, poiché su questo punto insiste particolarmente questo Governo, che quei dazii non sono ancora definitivi, e che, tranne per i cereali indicati nel mio telegramma di ieri, Governo !impe-riale non ha voluto, né vuole, in alcun modo, vincolare sua libertà per i futuri negoziati con l'Italia. Trasmetto per posta altre copie tariffa appena che saranno· pubblicate.

652

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. 1882. Roma, 27 luglio 1901, ore 19,15..

La tariffa colpisce assai più duramente prodotti italiani di quanto dovevamo prevedere in base dichiarazioni ripetute a V.E. dal Governo imperiale e a me dal conte Weddel. La pubblicazione di questa tariffa non accompagnata da alcuna manifestazione che valga ad attutirne la portata nei riguardi dell'Italia avrà probabilmente per effetto di eccitare di nuovo nell'opinione pubblica italiana quella agitazione che avevamo con tanta fatica accettato. In occasione della prossima venuta di V.E. a Roma esamineremo la questione unitamente, e fisseremo la condotta da seguire.

355·

(l) -Cfr. n. 649. (2) -T. 2008, non pubblicato.
653

IL MINISTRO A TOKIO, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

:R. 136/46. Tokio, 27 luglio 1901.

Alcuni organi della stampa giapponese riportano nuovamente la notizia che l'Italia stia facendo pratiche onde ottenere la cessione della baja di San Mun, e che la Corte di Hsiang-fu abbia impartito istruzioni ai suoi plenipotenziari per le trattative di pace a Pechino di consultarsi sul proposito coi Ministri Esteri interessati. Non dubito che siffatta notizia implicante occupazioni territoriali e che significherebbe quindi un completo abbandono dei propositi apertamente manifestati dal R. Governo riguardo la sua futura azione in Cina .sia, al pari delle altre consimili che la precedettero, priva di ogni fondamento, "e come già tempo fa il R. Incaricato d'Affari ebbe opportunamente a smentirle, non mancherei di farlo anche adesso quando venissi al riguardo interpellato.

A queste dicerie, che ormai quasi periodicamente fanno il giro dei giornali dell'Estremo Oriente, è invero da attribuirsi ben poca importanza, e mi sarei astenuto di riferirne in questo carteggio, se esse non venissero ad offrìrmi {)Ccasione d'intrattenere V. E. sull'azione che nelle questioni appunto riferentisi .all'esplicazione del nostro programma in China questa R. Legazione è chiamata ad esercitare.

Allorquando nello scorso aprile, prima di far ritorno a Berlino, presi commiato da V. E., Ella si compiacque parlarmi delle istruzioni poco prima impar· tite al Marchese Salvago Raggi e che limitavano le domande della nostra diplomazia all'ottenimento di alcune. concessioni d'ordine economico e possibilmente di un Settlement, e ciò di preferenza nella provincia di Cekyang che il R. Governo vorrebbe veder posta al di fuori della zona d'influenza di qualsiasi estera nazione. Ella mi manifestava inoltre il desiderio che all'azione del nostro Rappresentante a Pechino corrispondesse un'azione parallela per parte di questa

R. Legazione, in vista di assicurare all'attuazione di quel nostro programma l'appoggio morale od almeno la tacita acquiescenza del Governo di Tokio. Ed invero l'opportunità di procedere in una tale questione possibilmente col Giappone appare manifesta anche a chi come me, nuovo arrivato, trovasi ancora poco esperto conoscitore delle cose dell'Estremo Oriente, giacché i Giapponesi che col possesso di Formosa e d'altre posizioni strategiche importanti già trovansi padroni, al punto di vista militare, delle vie marittime d'accesso al nostro eventuale settlement nel Ce Kiang, sono del pari molto probabilmente chiamati in non lontano avvenire ad esercitare nel Fu-Kien, regione attigua al Ce Kiang, un'azione economica eguale a quella che ci proponiamo di seguire nella precitata provincia chinese, il che li metterà con noi in continui contatti d'affari e di interessi.

Credendo quindi di bene interpretare le intenzioni di V.E. mi proporrei, in una non lontana occasione, a meno che Ella appena ricevuto il presente Rapporto, m'impartisca telegraficamente ordini contrari, di esporre a questo Ministro degli Affari Esteri le linee generali del nostro programma d'azione in China, raccogliendone le prime impressioni. Sarebbe poi sommamente indicato•

che al momento stesso in cui si apriranno per parte nostra a Pechino i relativi: negoziati (e dubito che l'interruzione che gli attuali calori estivi arrecheranno forzatamente ai lavori degli esteri rappresentanti in China, possa permettere il loro inizio immediato) io sia messo in misura di riprendere qui, e con maggiore insistenza, le mie entrature in proposito. Mi permetto quindi di segnalare all'attenzione dell'E.V. quanto sarebbe opportuno -nel caso ben inteso in cui Ella persistesse a ritenere che qualche mio passo potesse facilitare il successo delle trattative da condursi a Pechino -che io sia non soltanto informato esattamente della data dell'apertura di detti negoziati, ma pure tenuto al cor-rente del modo in cui andrà svolgendosi l'azione del nostro Rappresentante, onde io possa prestarvi l'opera mia con intera e perfetta cognizione di causa. Dipese spesse volte, in parte, dal fatto di non aver ottenuto da Roma informazioni sufficienti sopra determinate questioni, se l'azione di questa Legazione non poté procedere risoluta e spedita, come sarebbe stato da desiderarsi, né' poté forse dare i frutti che da essa si aspettavano.

654

IL MINISTRO DELLA MARINA, MORIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2011. Roma, 28 luglio 1901, ore 11.

Comandante R. nave " Colombo • da Aden telegrafa: • Arrivato Asir,. inviato al sultano protesta Governo saccheggio "Asturia". Invitatolo veniresubito, il giorno seguente giunsero nave da guerra inglese "Lapwing" piroscafo· "Berxhud", "Wissmann", primo con capitano "Asturia", secondo assicuratori. Giorno 20 tentammo inutilmente avvicinare "Asturia". Sultano sera stessa informami pronto trattare assicuratori. In seguito richiesta assicuratori, delego· ufficiale in seconda assistere trattative. Giorno 23 riusciamo avvicinare "Asturia".Assicuratori trovarono nave assai danneggiata, circa 7000 pani di zinco sbarcati. Lunghe trattative finché giorno 25, assicuratori pagheranno pronta cassa 15 rupie ogni pane di zinco restituito; metà prezzo per rame. Per impedire ulteriore saccheggio, Sultano accorda 50 ascari sorvegliare spiaggia, prezzo 31 rupie ciascuno. Assicuratori manderanno persona fiducia fino termine monsone. Governatore Aden sentito per mezzo del nostro Console domandò Migiurtini, circa ulteriori prestazioni ricupero rimanente carico, stabilirò compenso pagarsi a lavoro ultimato. Assicuratori soddisfatti, ringraziano concorso prestato; profittando buone disposizioni Sultano, insistito accettare altre clausole convenzioni in sospeso. Ieri l'altro mandommi altra lettera accettando clausola relativa armi da fuoco, qualora possa conservare quelle che possiede; ripete accettare, fare protettorato bandiera. Ritengo urgente definire questione avendone Sultano espresso vivo desiderio. Spedisco lettera Sultano con rapporto dettagliato •.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. CONFIDENZIALE 2017/118.

Berlino, 29 luglio 1901, ore 4,50 (per. ore 17,45).

Muhlberg è venuto ora da me per ordine speciale di Bulow inviatogli da Norderney per esprimermi vivo dispiacere di quest'ultimo, di non avere potuto per gravi motivi di politica interna fare accompagnare la pubblicazione della tariffa da qualche dichiarazione pubblica come quella da noi desiderata; Bulow fa di nuovo osservare che la tariffa non vincola in alcun modo la libertà del Governo imperiale verso l'Italia nei negoziati futuri ed incarica Muhlberg di

, dirmi confidenzialmente essere egli convinto che fra l'Italia e la Germania non vi sarà ostacolo alcuno alla conclusione di un trattato di commercio • sulla base del trattamento della nazione più favorita attuale • Bulow è dolente dover pregare me e quindi V.E. di tenere questa sua dichiarazione come assolutamente segreta nell'interesse stesso dei futuri negoziati come più dettagliatamente mi fece spiegare da Muhlberg e come avrò l'onore di riferire a V.E. nel nostro prossimo incontro a Roma.

656

IL MINISTRO DELLA MARINA, MORIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2014. Roma, 29. luglio 1901, ore 9.

Contr'ammiraglio Resasco telegrafa: • Stamane festeggiata inaugurazione ufficiale consolato italiano presente sottoscritto con numeroso stato maggiore musica. Governatore venuto in persona a bordo presentare scuse a lui richieste per rapporto ingiusto fatto contro sottoscritto. Incidente rimane quindi esaurito. Telegrafo comandante capo per ordini ».

657

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA,

T. 1892. Roma, 29 luglio 1901, ore 19,30.

Mi propongo di designare a Sua Maestà come successore del comm. Pansa nella carica di R. ambasciatore presso il sultano il marchese Malaspina, già

R. ministro a Buenos Aires. Prego chiedere per esso il gradimento d'uso.

658

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, CARIGNANI

T. 1893. Roma, 29 luglio 1901, ore 19,30.

Esigenze di servizio avendo richiesto di dare altra destinazione al marchese Malaspina, mi propongo di designare a Sua Maestà, come successore del barone Fava, il comm. Mayor, ora ministro a Belgrado, per il quale la prego di chiedere il gradimento del presidente della federazione (1).

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

D. CONFIDENZIALE S. N. Roma, 29 luglio 1901.

Con rapporto confidenziale del 3 di questo mese (2) V. E. mi riferiva che, in occasione di colloquio avuto in quello stesso giorno col Signor Delcassé, questi Le aveva dato lettura di un telegramma del Signor Barrère di cui il Ministro degli Affari esteri si mostrava particolarmente soddisfatto. In quel telegramma l'Ambasciatore di Francia rendeva conto di ciò che, riferendomi al mio discorso da me poco prima pronunciato nella Camera dei Deputati, io gli avevo detto sopra la politica italiana verso la Francia, e riassumeva le mie parole in tre dichiarazioni di cui V.E. riproduceva i termini nel suo Rapporto.

Per verità, quando nel corso di non breve colloquio, io ebbi ad esprimere, in forma amichevole, all'Ambasciatore di Francia le mie idee sopra argomento di tanta rilevanza, non presumevo che le mie parole dovessero avere, nell'animo del mio interlocutore, il carattere e l'importanza che apparirebbero avere acquistato nel carteggio scambiato tra l'Ambasciatore e codesto Signor Ministro degli Affari Esteri. Ma, poiché non ho da parte mia, ragione alcuna che di quanto io dissi costì si prenda nota, e neppure ho ragione di sostanzialmente eccepire contro l'esattezza della relazione che l'Ambasciatore ne fece, così basterà che, ad ogni buon fine, siano da me fissati qui, nel mio carteggio con codesta Ambasciata, i precisi termini delle mie enunciazioni.

Il Signor Barrère era venuto a ringraziarmi per le parole cordiali che, nel mio recente discorso avevo proferite all'indirizzo della Francia, aggiungendo che il Signor Delcassé gliene aveva pur dato l'incarico. Prendendo appunto argomento da quel mio discorso, il Signor Barrère aggiungeva che la Francia

certamente non si arrogava di ingerirsi nella politica italiana e nelle alleanze che l'Italia si proponesse di stringere, o non stringere.

Solamente, poiché rapporti cordiali si erano ristabiliti tra i due paesi, rapporti che egli, l'Ambasciatore ed il suo Governo desideravano rendere sempre più cordiali, pareva a lui di potermi chiedere l'assicurazione che in qualunque evenienza, l'atteggiamento dell'Italia verso la Francia, sarebbe sempre rimasto sinceramente amichevole e tale da non poter dare luogo ad argomenti di sfiducia da parte del Governo francese. E, pigliando le mosse da quella parte del mio discorso in cui avevo accennato alla intonazione ostile che, per opera di uomini più che per effetto di stipulazioni, erasi data, in altro tempo, alla Triplice Alleanza, il Signor Barrère esprimeva il dubbio che ciò potesse ripetersi in avvenire quando, per le vicende parlamentari, altri uomini venissero ad insediarsi alla Consulta.

A questo punto la conversazione si estese, com'era naturale, in un lungo· dialogo, nel quale io ebbi opportunità di dire al Signor Barrère: che la scadenza della Triplice Alleanza è ancora lontana, due anni ancora separandoci dalla scadenza, che niun negoziato erasi finora iniziato, né apertura alcuna era stata fatta in vista del rinnovamento; che, anzi, ritenevo non se ne sarebbe nemmeno parlato così presto (senza però dichiarare che durante i due anni l'Italia non avrebbe proceduto alla rinnovazione); che, infine, io non ero oggi in grado di affermare, né che l'alleanza si sarebbe rinnovata, né che non la si sarebbe rinnovata, trattandosi, come sopra dissi, di cosa ancora lontana e per la quale niuna trattativa erasi peranco aperta.

Al termine, poi, della conversazione, la quale ancora lungamente si aggirò sulla détente che da alcuni anni si veniva manifestando nei reciproci rapporti tra le Potenze della Triplice e della Duplice Alleanza, al punto da non potersi. oramai neppure escludere la possibilità di accordi, per determinati scopi tra l'uno e l'altro gruppo, e come il Signor Barrère, a guisa di epilogo, mi ripeteva le domande con cui egli aveva iniziato il suo discorso, mostrando di quanto interesse esse fossero per il suo Governo, io stimai dovergli rispondere in questi termini che ben ricordo e che qui quasi letteralmente trascrivo: • Mon cher Ambassadeur, (gli dissi), je n'ai aucune diffi.culté à vous faire deux déclara

tions: la première que, tant que je serai à la Consulta, je ne signerai jamais un engagement qui puisse menacer la sécurité et la tranquillité de la France; la seconde, qu'en ce qui me concerne, et dans la limite de mon possible, je tacherai de donner à tout engagement éventuel, que je signerai, une forme telle que mes successeurs ne puissent lui attribuer, à l'avenir, une interprétation différente de celle qui répond à mon intention •.

Così ebbe termine il nostro colloquio di cui il presente dispaccio è la fedele riproduzione. Aggiungo che ad escludere ogni dubbiezza di questo mio rendiconto, ho dato testuale lettura al Signor Barrère, il quale ne ha riconosciuta la perfetta esattezza.

(l) -Con t. 2025 del 30 luglio Carignani informò che il pre.sidente degli Stati Uniti aveva concesso il gradimento alla nomina di Mayor a rappresentante italiano a Washington. (2) -Cfr. n. 567.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA (l)

T. u. 1898. Roma, 30 luglio 1901, ore 22,30.

Governo britannico ci comunica notizia avuta da Mombeja che 3000 abissini starebbero attendendo abbassamento acque Giuba per assalire Lugh. Non presto fede notizia; prego nondimeno S.E. parlarne con Negus, perché quella nostra stazione sia rispettata secondo gli impegni formalmente presi e finora lealmente mantenuti.

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IL CONSOLE GENERALE A SCUTARI, LEONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 275/105. Scutari, 30 luglio 1901.

Fin da quando ricorse il giubileo di 50 anni d'Impero di S. M. Francesco Giuseppe Imperatore d'Austria e Re d'Ungheria venni a conoscenza che nella stamperia segreta qui ,tenuta dai Padri Gesuiti si era stampata una memoria che il clero cattolico di Scutari aveva diretto alla prefata Maestà Sua per ringraziarla dei benefici avuti durante i suoi 50 anni di Regno dal 1848 cioè al 1898. Però tale memoria rimase occulta, né potei averne visione.

Qualcuno però avendomene favorito ultimamente un esemplare, io credetti utile di farne copia, e mi fò dovere di inviarla qui unita all'E. V. perché tale scritto è di non poca importanza.

Fin'ora l'Austvia ha sempre dichiarato di aver è vero la protezione del culto in Albania, ma ha sempre tenuto a non far comparire che se ne è assunto il mantenimento.

Chiese, scuole, conventi, istituzioni di beneficenza e carità, tutto ciò si è sempre detto e fatto dire appartenere al Clero, alla sua 'iniziativa e alle sue risorse mentreché ognuno aveva ragione di ritenere che tutto ciò fosse mantenuto e pagato dall'Austria. Ebbene, la memoria che unisco lo prova all'evidenza. È lo stesso clero che tutto dice che tutto confessa e che di tutto ringrazia, ed è perciò che non si cade in errore quando trattando d'istituzioni cattoliche in Albania si affermi che equivalgono a istituzioni Austriache, perocché se appaiono persone nel clero o di ordini religiosi, in sostanza è sempre l'Austria che per essere quella che sopportò le spese è anche quella che esercita l'alta direzione di tutto e di tutti. Dal 1848, epoca alla quale si riferisce la unita memoria fino a oggi il sistema di elargire denaro non cambiò, quindi è che i titoli a ringraziamento aumentarono invece di diminuire.

Quando poi di un tal genere non di protezione ma addirittura di attivissima propaganda l'Austria si gioverà, solo l'avvendre potrà dirlo, ma intanto è inte

ressante il constatare tale lavorio in modo sicuro, ed il seguirlo attentamente perché deve pur tendere a uno scopo che per quanto non facile a raggiungere. è secondo ogni apparenza da lungo tempo stabilito, e per il quale i sacrifici di danaro sono continui e sempre più in aumento (1).

(l) Il tel. venne inviato tramite il consolato ad Aden.

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IL REGGENTE IL CONSOLATO GENERALE AD ADEN, HOWART, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2035. Aden, 31 luglio 1901, ore 21.

Capitano • Asturia • aveva già protestato a mezzo console germanico presso comandante • Colombo ». Protesta fu girata questo consolato e da me alle autorità locali, avendomi esse presentato agenti assicuratori come sole persone autorizzate operare salvataggio nave carico. Fu la comunicazione urgente da parte delle autorità locali della partenza dei due agenti per Asir, elle provocò mio telegramma 11 corrente e susseguente ordine del ministero della marina al comandante • Colombo • di trovarsi luogo naufragio quando vi fossero arrivati agenti suddetti. Capitano • Asturia • recossi anch'egli Asir con agente Perim Coal col vapore • Berkhud • dichiarò al comandante • Colombo • non avere altro ordine che quello di recarsi • Asturia •, mai richiese coadiuvazione ricupero carico. Fu solo agente Perim Coal, che lo accompagnava, che, senza autorizzazione comandante • Colombo • necessaria in qualunque relazione fra sultano ed estranei, inviò lettera sultano, invitandolo venire, offrendo regali, rassicurandoli colla frase • sono suddito inglese non italiano •. Per queste ragioni il comandante • Colombo • d'accordo con comandante nave da guerra inglese, rifiutarono permesso agente Perim Coal trattare circa carico, tanto più che detto agente non era accreditato con documenti tali lavori, come lo erano agenti assicuratori presentatimi Governo britannico. Non capisco in conseguenza quale rifiuto capitano • Asturia • abbia avanzato reclamo. Spero che le autorità sapranno trovare via accomodamento fra assicuratori e capitano

• Asturia •.

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IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2039/84. Pechino, 1 agosto 1901, ore 15,05.

Nella riunione di lunedì prossimo si esaminerà progetto di protocollo finale da firmarsi dai plenipotenziarii esteri e cinesi, dal quale resterebbe escluso solo articolo II, nota collettiva. Vi sarebbe compresa convenzione per regolare la

vori, facilitare navigazione nel fiume di Shanghai che accetterei essendovi unanime consenso potenze più interessate. Per poter effettuare aumento 5 per ·Cento diritti doganali e sostituire tariffa specifica all'attuale ad valorem, occorre consenso potenze che pur avendo trattati con la Cina, non hanno qui rappresentanza, e ognuno di noi ne telegrafa al proprio Governo perchè cerchi ottenere loro consenso.

(l) Annotazione marginale di Malvano: .segnar ricevuta e ringraziare in particolar modo••

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE A INNSBRUCK, BAROLI

T. 1914. Roma, l agosto 1901, ore 19.

Un telegramma alla Tribuna reca che un capitano d'artiglieria italiano, sorpreso a levar disegni di fortificazioni, è stato tradotto a Trento. Prego assumere d'urgenza e telegrafarmi informazioni.

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IL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2137/34. Addis Alem, l agosto 1901 (1).

Ho ricevuto dispaccio di V.E. in data 18 giugno, n. 71 (2). Con cautela lavoro per non fare insistere Menelich sulla questione della ratifica fino da molto tempo. Posso assicurarla che non avrà da preoccuparsene: tutto si risolverà come ella vuole. Venendo costì molte cose spero poterle definire con pieno consenso di V.E. Del dottor De Castro finora ignoro se è partito da Zeila, intanto colà già sono morti tre cani, e Menelich se ne dispiace perchè li aspettava più dei milioni, ed io me ne ripromettevo ottimo giuoco per risolvere varie cose. Siccome prevedo che difficilmente De Castro potrà proseguire viaggio in questa stagione, gli ho dato facoltà procedere con tutto comodo, come del resto già fa, pregandolo inviarmi subito ciò che porta per Menelich, con mezzi che questi fornirà, così potrò partire appena avrò avviso da V.E.

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L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 593/186. Therapia, l agosto 1901.

La Porta ha ricevuto dall'Yemen notizie che considera come gravi. Certe tribù che pretendono trovarsi sotto la protezione Inglese hanno attaccato altre

tribù soggette al Governo Imperiale e le stesse truppe regolari Turche. Il conflitto riveste un carattere di speciale importanza per l'aperto aiuto prestato alle Tribù ribelli dal Governo di Aden, che avrebbe mandato al Capo di una delle principali fra esse, il Cheick di Kovachi ottocento uomini con artiglieria, i quali hanno assalite le posizioni Turche. Queste sono le affermazioni della Porta che incaricò il proprio Ambasciatore a Londra di protestare per la violazione del territorio Ottomano.

Le Autorità Inglesi dicono invece, che i fatti non hanno, anzitutto, la gravità loro attribuita da questo Governo e d'altronde non avere esse fatto altro che respingere incursioni di tribù Turche nel territorio britannico di cui furono in dovere di proteggere gli abitanti.

Non si saprà probabilmente se non fra qualche giorno come stiano realmente le cose. Intanto il Sultano ne è assai preoccupato e vi è in questi giorni un attivo scambio di comunicazioni fra Yldiz, l'Ambasciata Inglese e il Governo di Londra in proposito.

(l) -Il tel. venne inviato da Asmara a Martini, che si trovava a Monsummano, e da questi trasmesso al ministero, il 18 agosto, ore 20,3.5. (2) -Non pubblicato.
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IL MINISTRO A TOKIO, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 141/48. Tokio, l agosto 1901 ..

Uno dei dodici Lama del Tibet, che sotto la supremazia del Gran Lama, costituiscono la più alta gerarchia ecclesiastica del culto lamistico, è giunt(}> tempo fa da Pechino ove risiede abitualmente qual Delegato del Gran Lama presso il Governo Centrale Cinese, allo scopo di visitare il Giappone e le sue istituzioni religiose e portare in persona alla nazione Giapponese i ringraziamenti del Clero Buddistico di Pechino per la protezione prestata dalle truppe· del Mikado ai santuari Buddistici durante l'occupazione della Capitale Cinese· per parte dei contingenti internazionali.

Ricevuto qui dal clero e dai capi delle principali associazioni Buddistiche giapponesi, il predetto sacerdote fu da essi fatto segno alle maggiori cortesie. Particolarmente degna di nota fu una breve allocuzione pronunziata dal Lama· in una pubblica cerimonia data qui in suo onore, in cui stigmatizzò con assai vive espressioni la condotta tenuta a Pechino dai soldati Europei che impune-· mente violarono e saccheggiarono le chiese Buddistiche, mettendo tale condotta in raffronto colla moderazione e mansuetudine delle milizie giapponesi che, nei quartieri sottoposti alla loro sorveglianza, avevano saputo rispettare e preservare da ogni distruzione i tempi consacrati a quel culto. Quest'attitudine, soggiunse il Lama, aveva prodotto sulle popolazioni Buddistiche Cinesi la più profonda impressione, ed additato loro dove esse avrebbero a ricercare in avvenire gli amici e gli alleati del Celeste Impero.

Alcuni giornali locali hanno tentato di dare al viaggio del sacerdote Tibetano un significato politico, ed hanno accennato particolarmente all'opportunità che vi sarebbe di valersi delle buone disposizioni verso il Giappone delle popolazioni Buddistiche e del loro clero per controbilanciare nel Tibet l'in

fiuenza della Russia di cui sono note le mire ambiziose riguardo anche a quella regione Cinese.

Seppi però da buona fonte che questo modo di vedere era ben lontano dal pensiero del Governo di Tokio, il quale, lungi dall'osteggiare un'espansione Russa verso il Tibet, avrebbe visto d'assai buon occhio disviarsi su quelle provincie della China centrale, anzichè sulla Manciuria e sulla Corea, il fatale avanzare del colosso Moscovita nel continente Asiatico.

Che il viaggio del Lama fosse del resto privo di carattere politico, lo dimostrò il fatto ch'egli prima della sua partenza da Tokio, avvenuta jer l'altro, non fu neanche ricevuto in udienza dal Mikado.

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IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 93)

'T. 2044/85. Pechino, 2 agosto 1901, ore .... (per. ore 14,45).

Trovando difficoltà ottenere modificazione, chiesta da V.E. con il tele.gramma n. 57 (1), circa commissione banche Shanghai prego telegrafarmi se l'E. V. accetterebbe sostituire la parola • banche • con quella • stabilimenti finanziari •, non escludo perciò potrei forse ottenere seguente frase c rappresentanti di stabilimento finanziario stabilito in Shanghai •, che mi sembra soddisfacente, perchè un istituto bancario italiano potrebbe in ogni caso nominare ·un suo rappresentante residente a Shanghai.

669

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL REGGENTE IL CONSOLATO GENERALE AD ADEN, HOWART

'T. 1023. Roma, 2 agosto 1901, ore 19,15.

Prego comunicare al comandante Colombo: c Nulla osta capitano "Asturia" .si rechi Assir. Importa però che al suo arrivo trovisi presente la nostra nave per esercitare sorveglianza e salvaguardare nostri diritti di alta sovranità. Il comandante Colombo deve rimanere assolutamente estraneo ai dissidi tra capitano ed agente assicuratore. Però fino ad accordo tra essi, ed espresso abbandono .da parte del capitano, questo deve essere considerato come capo-ricupero avente prima disposizione della nave e del carico •.

(l) Cfr. n. 416.

670

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

(Ed. in L V 99, p. 84)

T. 1924/80. Roma, 2 agosto 1901, ore 20.

Al telegramma n. 85 di V. S. (1).

Sarebbe oppoTtuno ottenere si dicesse • rappresentanti di stabilimento finanziario stabilito in Shanghai ». Non potendo arrivare a ciò consento anche si dica • stabilimenti finanziari • invece di • banche •.

671

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1016/193. Buenos Aires, 2 agosto 1901.

Lo stato d'assedio che avrebbe dovuto rimanere in vigore nella città di Buenos Aires durante lo spazio di sei mesi, è stato abolito il 30 dello scorso luglio, a distanza di solo ventisei giorni dalla sua proclamazione, in virtù di una legge che il Congresso ha votato e che il Presidente della Repubblica ha subito dipoi sanzionata.

Non era nell'anima del Generai Roca di rinunciare con tanta fretta ad una misura di rigore, già imposta da circostanze imperiose, note a· codesto R. Ministero, e che, per essere applicata con insolita blandizia, non giovava meno a frenare l'espansione di rancori politici suscitati dallo svolgersi di avvenimenti ancor recenti. La cessazione dello stato di assedio si deve all'iniziativa assunta in Senato dal Dottor Pellegrini, che ne aveva pure già caldamente sostenuto· l'applicazione. Il Dottor Pellegrini, nei momenti del tumulto, si era adoperato a far dotare il Governo dei mezzi straordinari di repressione, a tutela dell'ordine pubblico minacciato, ritenendo in allora che il Generai Roca se ne sarebbe giovato altresì per assicurare la libera discussione dell'ormai famoso disegno di legge relativo alla unificazione del debito pubblico. Ma dopo l'inatteso abbandono di questo progetto, a lui più non garbava che il Governo, del quale si è fatto oppositore, derivasse la benchè minima forza dal mantenimento di una misura coercitiva che egli stesso aveva contribuito a procacciargli. All'iniziativa dell'influente Senatore, sebbene determinata da preconcetta ostilità, non ha creduto doversi opporre il Presidente della Repubblica. E i due rami del Congresso sono stati concordi nell'approvare la cessazione dello stato d'as· sedio, pur avendo i membri dell'una e dell'altra Camera motivato i rispettivi voti nel corso di un dibattito durante il quale ha avuto campo di manifestars; quel nuovo partito di opposizione alla politica del Generai Roca ch'ebbi a preannunciare con rapporto n. 917/173, del 12 luglio scorso (2).

Stimo non inutile di trasmettere, qui unito, all'E.V., il testo ufficiale delle sedute del Congresso. E nel confermare il telegramma che intorno al presente argomento ho avuto l'onore di dirigerle il 31 luglio ... (1).

(l) -Cfr. n. 668. (2) -Non P!lbblicato.
672

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2051. Therapia, 3 agosto 1901, ore 12.

Gradimento sultano per nomina marchese Malaspina accordato.

673

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERNA, BERTI

T. 1928. Roma, 3 agosto 1901, ore 14,15.

Meravigliato insolito indugio nella risposta del consiglio federale per domanda gradimento Silvestrelli; non potendovi essere alcuna obiezione contrO< di lui prego la S. V. telegrafarmi da quale circostanza ciò possa provenire.

674

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T. 1925/81. Roma, 3 agosto 1901, ore 14,33.

Ricevo rapporto della S.V. 18 giugno (l) sul modo di organizzare settlement Tiensin. Approvo pienamente le proposte di V.S. e la prego applicarsi subito attuarle, lasciando poi quando partirà opportune istruzioni all'incaricato d'affari in proposito.

675

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T.R.P. 1926/82. Roma, 3 agosto 1901, ore 14,44.

Ho ricevuto la di lei lettera 20 giugno (1). Ciò che V.S. domanda è giustissimo. Quando sarà firmato il protocollo finale la S.V. può partire in congedo, lasciando Romano incaricato d'affari. Naturalmente la S.V. non dovrà ritornare a Pechino trovando giusto che ella desideri avere un'altra destinazione.

(l) Non pubblicato.

676

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

(Eredità Nigra)

Roma, 3 agosto 1901.

Non le scrivo che poche righe, prima di tutto per spiegarle a buon conto che la dimissione di De Martino non ha alcun motivo politico, ed è in fondo dovuta ancora alla questione del suo fratello. Di esso non se ne parla più, a dir vero ma,

,dappoiché egli aveva dovuto rinunciare alla speranza di rimettere suo fratello in carriera, si era impuntato a voler vendicarsi di coloro, cui ne attribuiva la

.disgrazia, e primo fra tutti, di Malvano; così man mano arrivò a farmi un formale ultimatum di mandar via Malvano, alla qual cosa non mi parve in coscienza poter acconsentire.

Del resto l'uscita di De Martino non ha alcuna conseguenza politica né parlamentare. Se per caso Ella non ha avuto ancora occasione di comunicare a Bollati la

:sua nomina a Cettinje e di mettere in opera tutta la di Lei eloquenza per fargli comprendere ed apprezzare l'alto valore di quella destinazione, La pregherei di farlo, chiamando se occorre, apposta Bollati a Vienna; perché oramai è giunto il momento di far firmare il relativo decreto a S. M. il Re; ed a me preme che, non solamente Bollati vada a Cettinje, del che non dubito nemmeno, ma che sia, come deve essere, ben contento di andarvi, perché potrà rendervi dei servizi importanti al suo Re e al suo Paese.

Sono sempre 1in attesa della di Lei decisione per la sostituzione di Bollati a Buda-Pest e non farò nulla finché non avrò la espressione del di Lei desiderio in proposito.

Mando questa lettera per posta; non contenendo nulla di importante anche ·pel caso avesse a smarrirsi. Ma Le sarò gratissimo se per mia norma vorrà farmi sapere se essa Le è regolarmente pervenuta.

677

IL MINISTRO A LISBONA, GERBAIX DE SONNAZ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. RR. 502/233. Lisbona, 3 agosto 1901.

Ho l'onore di obbedire alle istruzioni che V.E. ben volle darmi coll'ossequiato dispaccio del 31 maggio se. n. 23084/84, riservatissimo (1).

V.E. sa, da quanto ho avuto l'onore di dirgli in Roma, il motivo del ritardO' alle chieste risposte.

l) Le tendenze politiche del cardinale I.S. Netto, patriarca di Lisbona, sono l'intransigenza. Esso passa a Lisbona per intransigentissimo e dimostrò· questo suo concetto, la scorsa primavera, nella lotta religiosa che ebbe luogo in Portogallo.

2) I suoi rapporti personali col Papa sono ottimi. Corrisponde direttamente il più delle volte col Pontefice senza passare pel tramite del Nunzio. La lingua adoperata dal cardinale Netto nella sua corrispondenza col Papa· è la latina.

Non ho potuto ancora conoscere i suoi rapporti col cardinale Rampolla..

3) Circa alla terza quistione, cioè se abbia un particolare attaccamentoper alcuno dei membri italiani del sacro collegio e se sia possibile arguire a chi intenderebbe dare il voto nel futuro conclave, spero poter fra poco inviare: in altro rapporto notizie sulle amicizie del cardinale Netto con cardinali italiani, essendo però impossibile ora dire a chi intenderebbe dare il voto nel; futuro conclave.

4) Se le sue condizioni di salute siano tali da permettergli di andare a Roma per prendere parte al Conclave. Certo anderebbe al conclave. Lo scorso· anno fece due gite a Roma. Il patriarca ha una salute un poco delicata resa tale da un lungo soggiorno nelle colonie portoghesi: Tuttavia è atto a fare H viaggio a Roma e lo farebbe pel conclave.

S.E. Netto passa però per uno spirito debole facile a lasciarsi influenzare.

Le mie informazioni vengono da autorevoli persone e spero completarle· fra poco.

(l) Cfr. p. 230, nota 4.

678

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, VINCI

D. 33742/323. Roma, 5 agosto 1901 ..

Accuso ricevimento del pregiato rapporto 20 luglio, n. 696/313 (1), col' quale il R. ambasciatore mi riferisce che codesto signor ministro per gli affari esteri gli dichiarò essere infondate le voci corse di trattative fra la Francia e l'Inghilterra per modificare gli accordi stipulati fra le due potenze nel 1898-99,. per la delimitazione delle rispettive sfere d'influenza nell'Africa Centrale.

Prendo atto di questa dichiarazione del marchese di Lansdowne, la quale· conferma quella fatta dal signor Delcassé al R. ambasciatore in Parigi.

369)

(l) Non pubblicato.

679

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

(Eredità Nigra)

L.p. Roma, 6 agosto 1901.

Ho ricevuto il di Lei telegramma di ieri a me riservato e 1innanz1tutto la ringrazio di essersi subito occupato di annunciare a Bollati la sua destinazione a Cettinje.

Quanto a Buda-Pest, mi pare che il modo più semplice di combinare questa faccenda sia questo. Io terrò vacante quel posto fin quando Ella abbia trovato il rimpiazzante che Le convenga, pel posto di Cusani. Quando Ella lo avrà trovato, io farò il decreto di nomina di Cusani a Budapest. Già tanto in questa stagione se anche Budapest rimane vacante per qualche tempo non mi sembra possa nascerne inconveniente.

Siccome poi in questa stagione non vi ha pericolo di crisi ministeriale, così

Cusani può essere sicuro della sua nomina.

Tornando poi alla scelta di colui che dovrà sostituirlo a Vienna, io sono

costretto a pregarLa di non pensare eventualmente a Quarto di Belgiojoso; egli

trovasi a Pietroburgo; Morra ne è contento, e d'altra parte è così difficile tro

vare chi voglia e, direi anche, possa andare a Pietroburgo, che il togliere di là

Quarto di Belgiojoso mi metterebbe poi in un non lieve 1imbarazzo per sostituirlo.

E, se Ella può, mi farebbe anche cosa grata lasciando Carignani a Washing

ton, dove fa molto bene e dove pure è difficile trovare chi ci vada volentieri. Ci

sarebbe anche disponibile Carlotti, che sarà promosso ora Primo Segretario in

sieme a Carignani e di cui assicurano qui che conosce bene il tedesco. Egli

aveva espresso il desiderio di rimanere a Costantinopoli al posto di Gallina, ma

non dubito che sarebbe felicissimo di venire a Vienna, dove certo non osava vol

gere lo sguardo. In ogni modo, se Ella non potrà accomodarsi né con Baroli, né

con Carlotti, destineremo Carignani.

Infine ho il piacere di dirle che l'affare Fasciotti andrà a posto; essendoci non 4 ma 5 vacanze, anche Fa~ciotti sarà certamente promosso. Mando anche questa mia come l'altra per posta; Le sarò grato se vorrà a .suo tempo farmi sapere se Le sia regolarmente pervenuta.

680

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, DE SARNO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1088/274. Belgrado, 6 agosto 1901.

Dei 130 deputati alla Skupstina ne risultarono eletti, ieri, soltanto 84. Per gli altri 36 vi sarà ballottaggio, domenica, 11 corrente. I radicali fusionisti ebbero 65 eletti, 18 ne ebbero i progressisti-fusionisti, 6 i liberali, 5 i radicaliindipendenti. Il Governo ha, per tal modo, una maggioranza di 18 voti che potrà, forse, accrescersi per l'esito dei ballottaggi a Belgrado, Valjevo, Podrina, Semendria e Uzitze ne' quali, però, l'opposizione conta di ottenere almeno la

metà dei seggi.

La vittoria dei fusionisti non può dirsi completa.

A Belgrado, ove non si votò mai per l'opposizione, ove non si verificò mai il caso di ballottaggio fra i candidati del Governo e quelli dell'opposizione, a Belgrado la lista governativa ha ottenuto appena 884 voti su 3170 votanti, in confronto di 1121 raccolti dalle liste dell'opposizione. Il fatto non è senza importanza se si tien conto che Belgrado, come capitale del reame, alberga la maggioranza degli impiegati e le personalità più in vista del commercio e del censo.

Un altro fatto, non meno importante e che concorre anch'esso ad oscurare la vittoria governativa, è quello relativo alla elezione del signor Avakumovitch, capo del partito liberale, stata infirmata a Nisch in seguito al noto telegramma di Re Alessandro (V. mio rapporto N. 1027/261 del 22 luglio u.s. (l)), ma che è riuscita a Vranja, ove l'Avakumovitch è stato eletto con una maggioranza di oltre mille voti.

Nè il Governo ha potuto evitare che l'opposizione scegliesse i suoi rap

presentanti fra le persone più colte e distinte delle frazioni liberali e radicali,

malgrado nulla abbia omesso per seminare discordia fra 1i partiti, riuscendo

a dividerli, spezzarli. E, difatti, si hanno ora, in Serbia, radical-fusionisti e

radicali-indipendenti, progressisti-fusionisti e progressisti-indipendenti, liberali

e liberali-dissidenti, neutrali e ... socialisti! Si fu nel corso delle presenti elezioni

che, per la prima volta, apertamente, in pubblici comizi, alcuni dichiararono

appartenere al partito socialista. E nonostante debba ritenersi un'utopia il so

cialismo in Serbia -ove la proprietà è grandemente suddivisa -tuttavia, come

nella vicina Bulgaria, anche qui l'idea socialista fa proseliti.

681

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 1957. Roma, 7 agosto 1901, ore 22.

Agenzia Stefani annunciò che ambasciatore francese sollevò grosso incidente colla Turchia per compagnia costruttrice dei quais a Costantinopoli e per altre divergenze ammontanti all'ingente somma di lire turche 800.000; annunciò pure che ministro Delcassé tenne su questo argomento linguaggio molto forte con ambasciatore turco Parigi. Gradirei conoscere da V.E. se per caso questo rigore così improvvisamente spiegato per questioni vecchie, non nasconda altri fini reconditi della politica francese.

!5-Documenti diplomatici -Serie III -Vol. V

(l) Non pubblicato.

682

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R.R. 1738/883. Parigi, 7 agosto 1901.

Ringrazio V.E. del suo dispaccio del 29 luglio ultimo (1). Con esso rimane messo in sodo ciò che, nel corso di una conversazione da lei avuta coll'ambasciatore francese a Roma circa le alleanze dell'Italia, era stato detto. Ne risulta una parziale rettifica di ciò che, nel mio rapporto del 3 dello stesso mese (2), io avea avuto l'onore di esporre alla E.V. e lo aver ella dato lettura a S.E. Barrère del dispaccio, di cui le accuso la ricevuta, esclude qualunque dubbiezza che più tardi potesse sorgere a tale riguardo.

683

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2080. Vienna, 8 agosto 1901, ore 11,55.

Le smentite chiare ed abilmente redatte telegrafate ieri a giornali viennesi circa i pretesi incoraggiamenti del R. Governo a mene del Montenegro in Albania giunsero assai opportune e producono qui una tale impressione, poichè non posso celare a V.E. che da qualche tempo l'opinione pubblica in questo paese, specialmente dopo l'ultimo discorso del principe Danilo è molto sull'occhio circa quanto accade rispetto a quella regione. Col corriere prossimo riferirò più particolareggiatamente in proposito.

684

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO DELLA REAL CASA, PONZIO VAGLIA

T. 1960. Roma, 8 agosto 1901, ore 13,46.

Avrei creduto opportunissimo invio funerali imperatrice Federico di un principe del sangue ma secondo notizie telegrafate da Berlino dal marchese Imperiali funerali avranno luogo forma privatissima senza intervento principi e missioni straordinarie estere. A buon conto telegrafo subito al marchese Imperiali per sapere se le notizie da lui date sono definitive e in base alla risposta che avrò, mi affretterò a trasmettere a V.E. il mio avviso che Sua Maestà mi fa l'onore di chiedermi.

(l) -Cfr. n. 659. (2) -Cfr. n. 567.
685

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 98)

T. 2081/123. Berlino, 8 agosto 1901, ore 14,40.

Mtihlberg ringrazia V.E. per le istruzioni date a Vinci. Governo imperiale ha incaricato ambasciatore di Germania a Londra per pronta rimozione ostacoli Inghilterra firma protocollo finale Pechino. * Aggiungo conf,idenzialmente imperatore ha fatto ieri in questo senso personalmente vivissime istanze presso ambasciatore di Inghilterra attualmente Omburgo. * (1).

686

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, pp. 98-99)

T. 2086/78. Londra, 8 agosto 1901, ore 18,03.

Informato che ambasciatore di Germania si era già rivolto Governo britannico in proposito, ho chiesto al Foreign Office motivo rinvio dell'approvazione protocollo Pechino da parte del rappresentante inglese, aggiungendo semplicemente che R. Governo esprimeva desiderio sia accelerata, se possibile, approvazione in questione. Mi venne risposto che, motivo principale rinvio, è perchè Governo britannico vuole sia introdotto nel protocollo un articolo, in forza del quale China non possa, senza il consenso di tutte le potenze, ammortizzare suo debito prima del termine stabilito per l'ammortamento. Ciò per togliere pericolo che China possa provvedere pagamento in seguito ad un eventuale accordo con una sola potenza, alla quale darebbe, in compenso, favori e concessioni speciali all'insaputa degli altri Governi. Istruzioni in proposito furono ieri telegrafate al ministro d'Inghilterra a Pechino.

687

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. 1963. Roma, 8 agosto 1901, ore 18,30.

Sono lieto che le smentite fatte telegrafare a giornali viennesi e berlinesi abbiano prodotto l'effetto che V.E. mi telegrafa (2). In principio non mi sono curato delle chiacchiere dei giornali sapendo che tra i due Governi nessun

malinteso poteva sussistere stante la franchezza delle reciproche spiegazioni ripetute su questo argomento anche quando V.E. era a Roma; ma perdurando l'agitazione giornalistica mi parve utile porre ad essa un freno.

(l) -Il brano fra asterischi è omesso in L V 99. (2) -Cfr. n. 683.
688

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. CONFIDENZIALE 2089. Vienna, 8 agosto 1901, ore 20,50.

V.E. -sarà probabilmente già informata che il capitano Cavagnola (1), del R. -stato maggiore, sorpreso mentre esplorava fortificazioni Trentina, fu arrestato come spia dall'autorità militare. Si attendono gli ordini dell'imperatore, a cui fu spedito rapporto confidenziale a Ischl.
689

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2092. Vienna, 9 agosto 1901, ore 9,05.

Un comunicato del Fremden Blatt constata che nei circoli direttivi austroungarici non si è mai dubitato della politica pacifica dell'Italia, e del suo completo accordo coll'Austria-Ungheria circa i Balcani.

690

IL COMANDANTE DELLE FORZE ARMATE IN ERITREA, TROMBI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2095. Asmara, ... 1901, ore 18,40 (per. ore 22,35) (2).

Trasmetto con preghiera comunicarlo S.E. Martini (3) seguente telegramma

R. console Hodeida: • Inghilterra stabilita a Elgelell dove costruita caserma ... (4) dove costruito ospedale, avanzava da Aden con truppa e artiglieria, ingaggiava seriamente battaglia con truppa turca, dintorni Udein sito 50 km. nord Tes: trentuno morti, 50 feriti. Comandante turco, non avendo risposto subito con artiglieria per chiedere istruzioni trovasi sotto ... (5). Governo ottomano inviata

pervenuti il 9 agosto. {3) Martini si trovava a Monsummano.

altra truppa, oltre sei battaglioni già recatisi appoggiare truppe ingaggiate. Ora sospese temporaneamente ostilità. Dicesi inglesi attendano rinforzi da India. Si teme azione Inghilterra Moka per agevol:::rc sue operazioni a Udein e stabilire occupazione grande parte sud della Arabia ... (l) approfittino dello ... (l) qualora peggior ... (1). Opportuno comunicare subito Roma. Informo inoltre che Bakma tuttavia sequestrata: protestato. Accusi ricevuta telegraficamente presente telegramma ».

(l) Con t. 2090 Nigra comunicò che il nome esatto del capitano arrestato era Giovanni Castagnola. {2) Il telegramma è privo di data, ma nel registro di telegrammi è inserito fra quelli

(4) -Gruppo indecifrato. (5) -Gruppo indecifrato, forse « consiglio di guerra • [nota del decifratore].
691

IL PRINCIPE NICOLA I DEL MONTENEGRO AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

L. Cettigne, 9 agosto 1901.

Depuis tantòt deux mois que je suis de retour de Rome, je me suis bien des fois souvenu de la promesse que je Vous ai faite de Vous écrire en reprenant le sujet de l'entretien que nous avons eu lors de nos deux entrevues au Quirinal et à la Consulta. Si je n'ai pas jusqu'à ce jour mis à exécution cette promesse, c'est que j'attendais de jour en jour ici une visite que lVI. de Martino m'avait laissé espérer. Je l'attendais avec impatience, curieux de savoiT s'il ne serait pas par hasard porteur pour moi de quelque commission de Votre part comme complement à notre conversation. Peut-etre m'apporterait-il aussi quelques échos plus prononcés des impressions produites sur l'opinion publique par l'interpellation adressée à la Chambre à V.E. sur la question albanaise. Malheureusement mon espoir a été déçu et je ne veux plus tarder à Vous écrire.

Nous nous sommes à Rome trouvés d'accord en principe sur ce poini que nos deux pays ont le meme intéret à s'opposer à ce que la còte orientale de l'Adriatique devienne, par suite d'une liquidation de la Turquie, la proie de notre puissante voisine, et à ce que cette mer, l'antico • Golfo •, où sont encore vivantes les nobles traditions de la grande République italienne, se transforme en un lac autrichien. Les efforts constants que l'Autriche fait ouvertement dans ce but m'ont naturellement :fait voir clairement la nécessité de proposer à V.E. une entente plus concrète pour prévenir ce danger qui nous rnenace.

Evidemment l'Autriche, bien qu'elle ne soit plus ce qu'elle a été pendant la première moitié du siècle écoulé, est néanmoins encore une puissance relativement forte. Rejetée de l'Allemagne, privée de ses possessions en Italie, elle est, à l'heure qu'il est fatalement poussée vers l'Orient européen par le seul chernin qui lui reste, la presqu'ile des Balcans. Les petits états slaves qui s'y trouvent sont rnalheureusement destinés 2. étre ses premières victimes, surtout si la Russie, occupée dans l'Extréme Orient, ou tentée par l'occupation facile de Constantinople et des Dardanelles, adhérait, contrairement à ses traditions, à la marche de l'Autriche vers Salonique et la mer Egée.

Mais toute forte qu'elle est encore, l'Autriche devant passer, pour s'étendre vers ces parages, sur le corps de trois états slaves, ne s'y rendra certainement pas tambour battant et drapeaux déployés, en particulier quand il s'agira de fouler aux pieds mon pays, où, gràce à ses montagnes, d'autres conquérants ont échoué dans leurs tentatives pour le priver de sa liberté. Le peuple monténégrin luttera dans cette circonstance avec toute l'énergie du désespoir pour son existence. Son exemple pourra etre suivi par la Serbie et la Bulgarie, et les attaches de race, les sympathies, les relations quotidiennes que nous avons avec les peuples slaves de l'Autriche les lui rendront dans tous les cas favorables. Notre lutte acharnée donnerait alors le temps à l'Italie d'occuper à loisir les points qu'elle peut avoit en vue dans l'Albanie orientale, où le Monténégro lui tendrait la main pour parer ensuite en commun et avec succès aux efforts de l'Autriche dans sa marche en avant. Il n'est pas à craindre, M. le Ministre, que cette puissance transporte ses moyens d'action du còté de la Vénétie, divisée et harcelée qu'elle serait par les partis en lutte et les différentes nationalités déjà aux prises les unes avec les autres. Une révolution formidable, je le garantis, éclaterait alors sur ses trousses, tant dans les provinces occupées que le long de tout son littoral dalmate jusqu'en !strie et Trieste.

L'Autriche se berçant peut etre de l'espoir d'acheter notre neutralité par quelques lambeaux de terre ou de partager sa proie avec un tiers, se prépare à entreprendre prochainement et à la première bonne occasion l'aventure de l'occupation de l'Albanie. Je le prévois, je le sens, elle se meut. Ses préparatifs quotidiens, aussi bien à Pola que dans les Bouches de Cattaro, ses constructions de voies de communication tant sur le littoral dalmate que dans les provinces occupées, ses accumulations de vivres, de matériel de guerre dans nos parages, tout cela dénote des intentions de réalisation imminente des projets qu'elle a en vue. Elle prend dès à présent les Bouches de Cattaro comme base de ses opérations. De là, Excellence, en huit heures elle peut indubitablement nous devancer et sur terre et sur mer en Albanie.

En présence de ces faits une entente préalable et concrèt~ entre nos deux pays est je crois tout indiquée. Sinon, si cette question reste abandonnée au hasard des événements, mon pays risque d'etre écrasé et ensuite enclavé dans une Autriche devenue essentiellement Orientale. L'Italie de son còté se verra frustrée de vastes et riches territoires, aptes à recevoir pour bien longtemps le trop plein de sa population. Elle perdra à jamais Durazzo et Valona dont la rade fleurie et spacieuse peut contenir en sécurité la plus grande flotte du

monde, et qui n'est éloignée des còtes de votre peninsule que de 45 milles à peine, distance qu'un bon croiseur franchit en moins de trois heures.

Ce n'est pas seulement la perte de ces deux ports -qui le sait mieux que Vous? -c'est encore le moindre mouvement en avant de l'Autriche au de là des Bouches de Cattaro qui constitue un réel danger pour l'Italie, dont le littoral ouvert depuis presque les lagunes de Venise jusqu'au canal d'Otrante reste à la merci d'un caprice et exposé à tous les coups de main.

Ce mal ne serait pas le seui qui atteindrait l'Italie en ce cas, car l'Autriche est elle meme condamnée. Elle aussi, vieille pécheresse devant l'histoire et les peuples, aura son jour de liquidation, qui sait, dans un avenir peu éloigné.

Et ce qui est à craindre c'est que son héritage dans l'Adriatique et son littoral arrachés à l'Italie et au Monténégro ne tombe aux mains d'une puissance autrement vigoureuse que ne l'est l'Autriche, et qui convoite avidement Vienne et Trieste.

En présence de ces dangers réels, l'Italie et le Monténégro peuvent-ils rester un jour de plus sans s'unir par une entente bien déterminée?

Lorsque V.E. aura étudié cette question d'une importance si capitale pour nos deux pays, lorsqu'Elle se sera inspirée des vues de son génial Souverain, à qui les parages en question sont personnellement connus, Elle n'hésitera pas, j'aime à le croire à me déléguer une personne de confiance ou à m'en demander une pour établir entre nous un accord secret dans lequel seraient spécifiés la tàche et les efforts éventuels incombant à chacun, et qui nous mettrait à l'abri d'un redoutable imprévu.

Mes engagements vis-à-vis de la Russie, puissance slave, soeur du Iv1onténégro par le sang la religion et les traditions communes ne m'imposent aucune restriction dans la conclusion d'une entente avec qui bon me semble pour le bien de mon pays; car il va de soi, et l'honneur me le commande, que je ne voudrais rien entreprendre qui soit contraire à ses intérets. Je me trouve donc libre d'agir à ma convenance dans un cas comme celui qui nous occupe où l'existence mème de mon pays est en jeu.

(l) Gruppo indecifrato.

692

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 787/361. Londra, 9 agosto 1901.

A conferma del mio telegramma in data di ieri (1), ho l'onore di informare

V.E. che, venuto a conoscenza che questo Incaricato d'Affari di Germania aveva già fatto presso il Marchese di Lansdowne quegli officii cui accennava il telegramma di V.E. del 7 corrente n. 1955 (2), mi sono recato ieri al Foreign Office per cercar di conoscere quali erano stati i motivi per i quali il Rappresentante Britannico aveva chiesto che fosse rinviata l'approvazione del protocollo finale dell'accordo delle potenze a Pechino e ne ho colta l'occasione per esprimere semplicemente il desiderio del R. Governo che venga, se possibile, accelerata la conclusione degli attuali negoziati in Cina.

Il Signor Bartie, capo del competente Ufficio al Foreign Office, al quale mi sono rivolto, a causa dell'assenza per congedo del Sotto Segretario di Stato permanente, mi ha risposto che il detto Protocollo finale era stato cambiato dai Ministri a Pechino e, tale quale era nella sua ultima redazione, non poteva venire approvato dal Governo Britannico. Egli mi ha aggiunto che il Governo della Gran Bretagna vuole principalmente che sia inserito nel Protocollo un articolo in forza del quale la Cina, qualora desiderasse ammortizzare il suo

debito prima dell'epoca fissata per l'ammortamento, non possa far ciò altro che col consenso di tutte le potenze.

Non è già che la Gran Bretagna voglia impedire alla Cina di pagare il suo debito anche prima del tempo stabilito, se lo può. Il Signor Bartie però dicevami che l'Inghilterra doveva premunirsi, per evitare il caso eventuale che la Cina provveda al detto pagamento col concorso ed accordo con una sola Potenza, alla quale potrebbe dare in compenso qualsiasi concessione e favore all'insaputa degli altri Governi.

Un articolo in questo senso sembra che fosse già inserito nel Protocollo, ma venne fatto cancellare dal Ministro di Russia. Simile risposta quest'Ambasciatore di Francia mi diceva aver ricevuto il giorno avanti da S.E. il Marchese di Lansdowne.

(l) -Cfr. n. 686. (2) -Non put-blicato.
693

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R.R. 1770/905. Parigi, 9 agosto 1901.

Il rapporto che ebbi l'onore di spedire a V.E. il 7 (l) corrente circa il carattere urgente e grave che improvvisamente hanno preso alcuni affari trattati a Costantinopoli da assai tempo da quell'Ambasciata francese con la Porta ottomana, deve essere arrivato a Roma poco dopo la partenza del telegramma (2) col quale venni invitato a darle notizia di tale incidente.

Ritengo che le informazioni già trasmesse col precitato rapporto, siano sostanzialmente esatte.

Dippoi mi fu detto che uno degli Ambasciatori a Costantinopoli ha informato il suo Governo che il Signor Constans avea effettivamente fatto alla Sublime Porta un'intimazione che prescriveva un termine assai breve alla risposta e minacciava una dimostrazione navale, ma il termine trascorse e la minaccia non fu seguita da atti, sicché la Turchia se ne trovava incoraggiata negli abituali suoi indugi.

Oggi il Signor Delcassé mi parlò spontaneamente di questo affare. Le questioni, diss'egli, che formano la sostanza dell'incidente, hanno carattere d'interesse privato. Una Società in possesso di una concessione regolare e non contestata, è impedita di trarre profitto della concessione sotto il pretesto che il Governo ottomano intende di riscattarla. La Società aspetta da anni una decisione ed intanto i suoi affari ne soffrono. Due Francesi hanno dato da molti anni a prestito certe somme al Tesoro ottomano; i loro crediti furono riconosciuti da sentenze dei magistrati ottomani; ma le sentenze non sono eseguite e le somme non sono pagate.

Si tratta di ingente credito ed intanto uno dei creditori, 1n conseguenza del recente rifiuto della Banca ottomana di rinnovargli obbligazioni cambiarie, si trova ridotto ad una situazione finanz~aria pericolosa. Tutto ciò, soggiungeva il

Ministro, era intollerabile. L'Italia s'era pure trovata poco tempo addietro nella necessità di esigere con energia dalla Porta ottomana l'esecuzione dei suoi impegni.

A qualche accenno da me fatto per mettere in chiaro se l'acuità dell'incidente avesse dipeso piuttosto dalla condotta dell'Ambasciatore che dalla prestabilita volontà del Ministero francese, il signor Delcassé sfuggì dicendomi che il Sultano pareva essersi finalmente reso conto che le cose non potevano durare così indefinitamente. S.M.I. avea fatto chiamare l'Ambasciatore francese e lo dovea ricevere oggi stesso. Era sperabile che una decisione del Sovrano verrebbe a dare una soddisfazione sufficiente agli interessi da troppo tempo in sofferenza.

Ho notato che, durante il discorso, il Signor Delcassé teneva a mettere in evidenza che gli affari privati che danno motivo al presente incidente, erano stati iniziati prima ch'egli prendesse l'ufficio di Ministro degli affari esteri. Egli non avea neppure voluto esaminarne le origini. Gli bastava di sapere che la Società invoca una concessione che non le è contestata e che i creditori reclamano l'esecuzione di sentenze ottomane. Mi parve che la preoccupazione che tali sue dichiarazioni rivelano, potesse benissimo riferirsi all'eventualità che questa faccenda abbia a venire davanti al parlamento con quell'accompagnamento di rivelazioni più o meno fondate che non mancherebbero in tal caso di prodursi (1).

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 681.
694

IL COMITATO CENTRALE DEL PARTITO RIVOLUZIONARIO HENTCHAKISTA AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

Londra, 9 agosto 1901.

Le Comité Hentchakiste prend la liberté de porter à Votre connaissance la nouvelle suivante, qui lui est parvenue de Mousch, d'une source on ne peut plus autorisée:

" Le Gouvernement turc force les Sassouniotes à abandonner leurs villages et leurs montagnes, et les ob1ige à habiter dans ,la plaine de Mousch. La population de Sassoun s'oppose à cet ordre arbitraire. Tout Sassoun est, à l'heure qu'il est, cerné par les soldats tures et les Kurdes Hamidiés. Le pillage a déjà commencé. Le massaere est imminent. Au secours! ".

A cet appel de frères en détresse, le Comité Hentchakiste ne peut s'empecher de crier à la face de l'humanité l'écrasante responsabilité des Puissances, qui, après etre spontanément intervenues à la première saignée, abandonnèrent, pendant l'immense tuerie, tout un peuple désarmé à la merci de ses infames égorgeurs.

Depuis cette époque, qui marqua la faillite de l'influence et du prestige européens en Orient, l'extermination totale des Arméniens de Turquie se

poursuit systématiquement et avec un monstrueux acharnement. Les nouvelles

les plus récentes et authentiques représentent sous un jour des plus sombres

la situation des Arméniens dans toute l'Arménie: massacre, assassinat, arres

tation en masse et arbitraire, exil, viol de femmes et de jeunes filles, pillage,

insulte à la religion chrétienne, souillure d'églises et de couvents, conversion

forcée à l'islamisme, voilà ce que vos victimes abandonnées, vos protégés de la

veille endurent quotidiennement.

Le monde civilisé n'ignare pas le désaccord du concert européen -voire la Crète et la Chine où la vie d'une poignée de chrétiens était en jeu qui empècha les Grandes Puissances de prévenir l'effusion du sang de 300.000 Arméniens et de tenir leurs engagements de Réformes, engagements solennellement réitérés. Cependant le monde entier est convaincu qu'un geste, qu'une parole, sincèrement et énergiquement prononcée par les Puissances, mème par une seule puissance pourrait arrèter la main criminelle de l'impérial assassin, tremblant dans sa Prison d'Yildiz-Kiosk.

Le Comité Hentchakiste se permet d'attirer la bienveillante attention de

V.E. sur la situation alarmante des Sassouniotes, qui savent, par la sanglante expérience de 1894, que l'abandon de leurs montagnes ne signifie pour eux qu'un égorgement 1immédiat.

(l) Estesa documentazione, anche per quanto riguarda l'atteggiamento italiano, nel citat~ volume dei Documents Diplomatiques Français, nn. 333-539.

695

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in L V 99, pp. 99-100)

T. 2105/89. Pechino, 10 agosto 1901, ore 8,10.

Stamane abbiamo discusso progetto protocollo. È diviso in articoli che ripetono le condizioni di nota collettiva, indicando come Governo chinese le ha adempiute. Aggiunge China pagherebbe in oro, 450 milioni taels al 4% rimborsabili in 39 anni. Interessi decorrono dal 1° luglio scorso, ma i versamenti cominceranno solo a luglio prossimo, e China pagherà interessi composti per quest'anno ritardato. Circa commissione, di cui nel mio telegramma n. 85 (1), colleghi consentirebbero seguente frase, che crederei accettabile: • Ogni potenza avrà diritto farsi rappresentare da un delegato in una commissione di banchieri •. Ho riservato accettazione R. Governo. * Indica, poi, istituzione di un debito pubblico * (2). Per portare diritto doganale al 5%, ma con tariffa specifica, propone commissione composta di rappresentanti ciascuna potenza e indica dettagliatamente suo compito puramente tecnico. Circa istruzione commissione, ministro Inghilterra riserva approvazione suo Governo, ma, in ogni caso, non vorrebbe che tutti i Governi vi fossero egualmente rappresentati. Nessuno fra i rappresentanti esteri appoggia suo modo di vedere. Aumento tariffa andrebbe in vigore due mesi dopo la firma protocollo, eccettuato, però, merci imbarcate

nei primi dieci giorni dopo la firma. Nella commissione per migliorare navigazione fiume Shanghai dovrebbero esservi rappresentanti dei paesi il cui movimento navigazione in Shanghai ascende a 200 mila tonnellate. Solo ministro Inghilterra chiedette limite sia portato a 500 mila.

(l) -Cfr. n. 668. (2) -In LV 99, invece della frase fra asterischi c Il protocollo indica, poi, le funzioni di questa commissione».
696

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. CONFIDENZIALE 2110. Vienna, 12 agosto 1901, ore 10,15.

Sono informato che per ordine dell'imperatore capitano Castagnola è stato rimesso in libertà e rinviato in Italia.

697

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 100)

T. 2113/90. Pechino, 12 agosto 1901, ore 17,05.

Nella riunione di stamane si è approvato protocollo, per cui mi riferisco telegramma n. 89 (l), con le seguenti modificazioni: circa commissione debito pubblico Shanghai ministro d'Inghilterra chiese modificarlo seguenti termini:

• Ogni potenza si farà rappresentare da un delegato in una commissione di banchieri •. Credo sia per noi conveniente, e per evitare ritardi che possono· dar luogo a nuovi incidenti, consiglio accettare. Circa commissione per ridurre tariffa ad valorem a tariffa specifica, ministro di Inghilterra insiste sopprimere intero articolo, sostituendovi seguente: • Diritti importazione ora percepiti ad valorem saranno convertiti in specifici, per quanto è possibile, e nel più breve termine ". Tutti i colleghi deplorando che in tal modo si ritorna su decisione già presa di creare una commissione internazionale, accettarono purché non vi siano altri cambiamenti. Ho dichiarato credere interpretare le di lei intenzioni accettando alle stesse condizioni. Si spera così potere firmare questo protocollo.

698

IL CONSOLE GENERALE A ZANZIBAR, PESTALOZZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2129. Illig, 13 agosto 1901 (2).

Con vapore diretto Aden oggi 13 informo noi qui Illig assicuratori sospesero operazioni. Capitano • Asturia • andò con vapore società Perim a visitare nave

naufragata; mentre ritornava sua barca gettata spiaggia. Egli e tre compagni bianchi, ospitati tre giorni presso Sultano, fecero ritorno qui ieri sera, via terra, dissipando nostre apprensioni. Egli recasi Aden telegrafare impossibilità ricuperare nave, consigliando comune accordo assicuratori. Sultano Osman atteso qui domani. Cercherò riprendere utili trattative missione.

(l) -C:fr. n. 695. (2) -Il tel. venne inviato tramite il consolato ad Aden, il 15 agosto 1901, ore 7,35.
699

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2125/91. Pechino, 14 agosto 1901, ore 7.

Sarei arrivato ad intendermi con sir Robert Hart a condizioni di dargli anche un'area confinante occupata dalla legazione di Germania. Questa cederebbe detta area se la R. legazione la rimborsasse della spesa che la legazione di Germania deve fare per acquistare un altro più piccolo terreno di un suddito giapponese. Questi chiede 7000 taels, ma pare si può avere a minor prezzo. Prego V.E. autorizzarmi accettare, ottenendo così soluzione favorevole senza urtare sir Robert al quale, potendo, conviene usare qualche riguardo. La somma potrebbe poi venire rimborsata sulla indennità per la legazione giacché vi è margine.

700

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

(Ed. in LV 99, p. 101)

T. 1991/86. Roma, 14 agosto 1901, ore 12.

Autorizzo accettare circa la comm1sswne di banchieri la formola riprodotta nel suo telegramma del 12 agosto n. 90 (1). Per le commissioni della tariffa doganale e del miglioramento della navigazione fluviale ella potrà regolarsi d'accordo col collega germanico cercando di ottenere la soluzione per noi più conveniente. Prego telegrafarmi se e come fu composto il dissidio circa l'eventuale anticipata estinzione del debito.

701

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2126/80. Londra.. 14 agosto 1901, ore, 22,30.

Ministero affari esteri mi scrive che armatori • Asturia » furono a suo tempo informati della missione affidata dagli assicuratori carico del detto

bastimento dei quali promisero avrebbero facilitato operazioni. Avendo ora questi ultimi fatto un accomodamento col sultano Migiurtini per salvataggio carico, gli armatori considerano tale operazione dannosa ai loro interessi e comandante del • Cristoforo Colombo • si è recato sul luogo naufragio con intenzione cancellare o alterare detto accomodamento, pel quale aveva dato precedente sua approvazione. Sembra inoltre che console Italia, Germania in Aden abbiano protestato contro i rappresentanti degli assicuratori siccome persone non autorizzate. Il residente inglese in Aden e comandante del • Lapwing • opinano assicuratori aver ragione. Governo britannico ritiene non sarebbe equo spingere loro operato cancellare alterare accomodamento già fatto. Armatori d'altra parte, sono pronti dare garanzia bancaria per impegni del carico, oppure depositare carico mani sicure fino adempimento impegni, visto l'urgenza caso sembra al Foreign Office sarebbero necessarie istruzioni telegrafiche perché autorità italiane non impediscano operazioni, di tale importanza per assicuratori, ed effettuate colla debita considerazione degli altri interessi coinvolti.

(l) Cfr. n. 697.

702

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 626/199. Therapia, 14 agosto 1901.

Ho l'onore di riferirmi al mio rapporto del 15 luglio u.s. n. 538/172 (1), relativo agli incidenti occorsi in alcuni distretti della frontiera turco-serba.

Una fra le lagnanze mosse alla Porta da questo Ministro di Serbia fu il sequestro fatto ad un corriere speciale, delle valigie contenenti la corrispondenza destinata ai Consolati serbi di Pristina, Prizrend e Uscub.

Lunedi scorso, dietro preghiera del Signor Grouitch, il Barone di Calice interveniva presso questo Ministro degli Esteri affinché quelle valigie fossero restituite. Teufic Pascià obiettò che non era riconosciuto ai Consoli il diritto di servirsi di corrieri di Gabinetto, ma arrendendosi alle insistenze del Barone Calice che gli osservava non essere opportuno sollevare tale questione, finì per promettergli che ne avrebbe riferito al Gran Vizir consigliando di consegnare quella corrispondenza ai destinatari.

Il Barone di Calice ha fatto questo passo non nella sua qualità di Ambasciatore Austro-Ungarico, ma come decano del Corpo diplomatico e perché si trattava di una questione attinente agli usi internazionali.

Personalmente, egli si mantenne in apparenza molto tranquillo per tutte le notizie che qui giungevano da quei distretti, alle quali non pareva attribuisse soverchia importanza; mentre invece l'Ambasciata di Russia se ne mostrava impensierita ed il Signor Zinowiew prendendo apertamente il partito dei Serbi appoggiava le 11imostranze del Signor Grouitch alla Porta, dava al proprio console in Uscub l'incarico di fare un'inchiesta ed intratteneva direttamente il

Sultano a due riprese della necessità di garentire la sicurezza di quelle popolazioni slave. Codesto atteggiamento del Barone di Calice può essere dovuto a precise informazioni che egli avesse sulla situazione, ma ritengo che non ne sia stato estraneo quello diametralmente opposto tenuto dal suo collega di Russia.

Codesto contegno delle due Ambasciate è anzi una delle circostanze più salienti di quel conflitto il quale destò per un momento una certa inquietudine che può ora considerarsi come svanita.

Sembra infatti che la gravità degli incidenti sia stata esagerata, o in buona fede o ad arte, dagli agenti serbi e si parla del probabile richiamo del Console di Pristina indicato come uno dei più irrequieti, (anche, a quanto mi si dice, nel rapporto del Console Russo di Uscub). La Porta insiste molto affinché codesta misura venga presa; non mi risulta che finora il Governo di Belgrado vi abbia acconsentito.

Il Signor Grouitch però continua a mostrarsi inquieto dell'attuale stato di cose ed ha diretto ultimamente ancora una nota in tal senso alla Sublime Porta.

(l) Cfr. n. 608.

703

IL REGGENTE IL CONSOLATO A CORFU', VLANDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 492/100. Corfù, 14 agosto 1901.

Col mio rapporto in data 10 corrente n. 478/97 (l) ebbi l'onore di comunicare all'E.V. l'arrivo in questa città di Scheifullak-Pascià, Generale Ottomano e Aiutante di campo di S.M. il Sultano. Pregiomi ora riferirLe che questo personaggio continua a dimorare tuttora in Corfù e pare che questa sua dimora abbia una certa relazione coll'arrivo da Trieste, avvenuto il 12 corrente, di Mahmud Pascià Damat, il noto cognato del Sultano, che per le sue idee liberali cadde in disgrazia presso quest'ultimo, fuggì da Costantinopoli ed è considerato come il capo dei cosiddetti Neoturchi all'estero.

Mahmud Damat si era fatto precedere qui di alcuni giorni da 4 o 5 suoi seguaci, che gli avevano preparato, come luogo di dimora, una villa presa in affitto. In Corfù, oltre Mahmud Pascià trovansi diversi altri Turchi, nemici dichiarati del Sultano, alcuni dei quali appartengono al partito dei Neoturchi ed altri sono Albanesi di quelli che limitano le loro aspirazioni all'autonomia della loro patria. Fra questi ultimi è da citare il figlio di certo Malik Pascià, uno dei più ricchi e più influenti Albanesi. È dunque a credere che la venuta e la prolungata dimora di Scheifullak, uomo che gode della fiducia assoluta del Sultano, si colleghi coll'arrivo di Mahmud e colla presenza di Neoturchi in Corfù, co,i quali probabilmente, o almeno col pl'imo, Scheifullak cercherà dì avere un colloquio per tentare di riconciliarlo col Sultano e persuaderlo di ritornare a Costantinopoli.

Non mancherò di tenere informata l'E.V. di quanto mi sarà dato sapere ulteriormente circa questi personaggi e frattanto nell'istesso ordine d'idee, stimo mio dovere informarLa, che in questi ultimi giorni è stata costituita qui una Società col titolo di • Sillogo Epirotico •, al quale hanno aderito finora 240 membri, tutti Epiroti, per la maggior parte residenti qui. Scopo di questo Sillogos è di vegliare sugli interessi dell'Epiro, loro patria di origine, e di promuoverli e con convenienti pubblicazioni, conferenze ecc., contribuire ad una intesa fra l'Epiro e l'Albania meridionale.

(l) Non pubblicato.

704

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Ed. in LV 99, p. 102)

T. 2131/92. Pechino, 16 agosto 1901, ore 4.

Testo protocollo dice:

• Il capitale sarà rimborsato dalla China in 39 anni nelle condizioni indicate nel piano di ammortamento qui unito •. Concordemente abbiamo riconosciuto, quindi, superfluo aggiungere che la China non può liberarsi prima ·del suo debito. In ogni modo, essa potrebbe farlo ricomperando buoni sul mercato; non altrimenti.

Protocollo, con leggere modificazioni approvato ieri presenti tutti. Si crede -poter firmare coi plenipotenziari cinesi entro settimana prossima.

705

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, VINCI

T. 1999. Roma, 16 agosto 1901, ore 18.

Rispondo telegramma 14 agosto circa naufragio « Asturia » (1).

Il capitano del • Cristoforo Colombo • ha avuto istruzione provvedere soltanto salvaguardare nostri diritti di alta sovranità, assistendo alle trattative per il salvataggio, ma astenendosi dal parteggiare sia per gli armatori, sia per gli assicuratori. Bensì, secondo i principi generali di diritto marittimo egli necessariamente doveva in caso di dissidio riconoscere come capo ricupero il capitano del legno naufragato, finchè non intervenga formale abbandono della nave, o speciale accordo cogli assicuratori. Intanto un telegramma, in data 13 corrente (2), mandatoci dal cavalier Pestalozza dalla costa vicina al luogo

del disastro reca che il capitano dell' • Asturia • dopo avere nuovamente visitato la nave, riconosciuto impossibile salvare nave, consiglia agli armatori di accordarsi cogli assicuratori.

(l) -Cfr. n. 701. (2) -Cfr. n. 698.
706

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

(Ed. in LV 99, p. 102)

T. 2006/88. Roma, 16 agosto 1901, ore 22,35.

Mi compiaccio accordo raggiunto, e colgo occasione per ringraziare V.S. opera indefessa intelligente in servizio del re e del paese. * Prego V.S. mandarmi subito copia del testo francese del protocollo a mezzo posta per la via più rapida possibile * (1).

707

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, DE FORESTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 311/112. Monaco, 16 agosto 1901.

La Società Monachese per il mantenimento della nazionalità tedesca all'estero ha pubblicato sui fogli il suo rapporto annuale.

Dal medesimo si rileva come il gruppo locale di questa città abbia avuto nel 1900 un introito di 2429 marchi 18 pf ed una spesa di 2325 m. 79 pf: bilancio in verità assai meschino considerato il numero ragguardevole di soci di cui si compone (568). Gli aderenti sono nella massima parte professori e maestri, la classe commerciale e industriale mostrandosi qui, come altrove, indifferente al movimento. Nel mondo finanziario una sola banca, quella del Palatinato, si è sottoscritta per un modesto contributo annuo, una seconda non nominata, ha dato un'e~emosima e le altre non hanno neppure risposto alle esortazioni dell'allgemeine deutsche rehalverein.

Ciò nonostante il gruppo Monachese ha avuto un qualche incremento e, come quello che fra tutti è più vicino, ha rivolto specialmente la sua attività nel Tirolo meridionale per opera propria e per delegazione del Comitato centrale e degli altri gruppi locali. Così 12115 marchi hanno potuto essere spesi e 3000 versati al fondo di riserva per assistere la nazionalità germanica nelle vallate dell'alto Adige e suoi affluenti. Con la sua operosità ben ordinata la Società ha dato prova, conclude il rapporto, di potere non solo mantenere ed assicurare la nazionalità tedesca in intere vallate ma di potere riguadagnare località perdute e spettanti all'impero della lingua tedesca.

Unisco la parte della relazione che si riferisce all'azione esercitata nel

Trentino contro l'.italianità di quella regione (2).

(l) -Il brano fra asterischi è omesso in L V 99. (2) -Non si pubblica.
708

IL REGGENTE IL CONSOLATO GENERALE A MALTA, ZANGHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 420. Marta, 16 agosto 1901.

In seguito a precedente mio rapporto ho l'onore d'informare l'E.V. che il Dispaccio Ministeriale del 30 luglio u.s. (l) fece cattiva impressione in quest'isola, essendo contrario ai voleri di tutti, contenendo minacce di nuove e gravose tasse ed insistendo sempre sulla sostituzione della lingua Inglese alla Italiana, ed ha provocato un altro comizio ch'ebbe luogo l'll del decorrente mese.

Fu organizzato dal così detto partito nazionale il cui Presidente è il Dottor Filippo Sciberros, con a capo l'onorevole Avvocato Fortunato Mizzi, e riuscì superiore ad ogni aspettativa. Mizzi ha saputo più che pel comizio precedente, 5 Maggio, infervorare il paese alla difesa dei propri diritti per mezzo di manifesti, inviti a tutte le classi civ·ili, commerciali, industriali, professionali e religiose,. escludendo gli impiegati governativi ed il militare. Ed in vero numeroso vi concorse il pubblico, il comizio riuscì imponente. Terminato che fu gran parte della moltitudine si versò in Valletta seguendo il corpo degli studenti, cantando la Marsigliese, l'inno Italiano.

Arrivati al Club inglese dalla folla alcuni fischi che provocarono un colpo· di revolver, però a polvere, sparato si suppone da qualche ufficiale, su ciò irritato il popolo voleva violentemente entrare nel Club, ma venne respinto dalla polizia, due picchetti della quale si posero ai lati d'essa porta, fino a tarda notte. Indi poi con bande e stendardi s'andò a fare una dimostrazione sotto il Consolato di Francia.

Il giorno 14 corrente, poi, la statua della Regina Vittoria aggiornò macchiata quasi tutta d'un liquido che credesi sia stato del nitrato d'argento e vuolsi arguire che lo sfregio alla statua sia opera dei nemici di Malta onde far nascere una reazione a favore dell'Inghilterra da parte di questi Isolani per mostrare loro che il comizio non ebbe l'approvazione se non che da una piccola parte dei maltesi.

Trasmetto intanto qui uniti a V.E. la parte dei due giornali sul riguardo affinché possa osservare ciò che di sopra ho esposto.

709

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

(Eredità Nigra)

L.P. Roma, 17 agosto 1901.

Nelle lettere che Le scrissi in questi ultimi .tempi non Le parlai di politica essendo esse affidate alla posta, e mi proponeva appunto di scriverle più diffusamente approfittando del corriere ordina:rio della metà del mese. Non mi pa

387'

reva vi fosse ragione urgente per anticipare la partenza di questo corriere; mi accorgo ora dalla di Lei lettera del 10 corrente, che avrei fatto meglio ad affrettare il corriere, po:iché il mio silenzio ha potuto far nascere qualche piccolo malinteso, che sarà subito dissipato, spero, dalla presente, ma che poteva da me essere evitato.

La ragione dunque per la quale non potei accettare l'incontro del 10 a Zurigo col Conte Goluchowski era unicamente quella contenuta nel mio telegramma; solamente ebbi ·torto di non esporre in esso quale fosse l'impegno che avevo già assunto e al quale non mi era possibile sottrarmi. Per il giorno 11 Agosto, da tempo, era fissata l'inaugurazione di una esposizione regionale a Varese nella provincia di Como, della quale sono deputato. Il Presidente del Consiglio invitato ad assistervi, mi aveva già da tempo designato a rappresentarlo, e poiché a questa festa doveva intervenire, come infatti intervenne, S.A. il duca degli Abruzzi, così il Presidente del Consiglio mi aveva designato come 1il membro del Governo, che, secondo il costume, accompagnava il Principe del Sangue.

Oiò era già di pubblica ragione; i giornali ne avevano già dato l'annuncio; se quindi questa designazione fosse stata cambiata, e se a me fosse stato sostituito un altro ministro, mentre poi io avrei avuto l'incontro a Zurigo, evidentemente non sarebbe stato possibile mantenere a questo incontro H carattere almeno semi fortuito che mi pare indispensabile onde non svegliare troppi commenti; e per dippiù, il fatto che sarebbe stato evidente esser.e stato questo incontro deciso quasi improvvisamente avrebbe potuto dar luogo a mille supposizioni che mi pareva prudente evitare.

Studiai allora se era possibile conciliare le due cose, e cioè essere il 10 a Zurigo e 1'11 a Varese ed è questa la ragione per la quale tardai a rispondere al di Lei telegramma; ma dovetti persuadermi della impossibilità, quando mi fu spiegato che S.A. il duca degli Abruzzi arrivando a Varese la vigilia dell'l!, io pure dovevo trovarmici, come di fatto ci andrò, il giorno 10.

Eccole la spiegazione molto semplice della cagione per la quale dovetti, con mio grande rammarico, declinare un incontro, del quale vedevo la grande utilità ed oggi, dopo quanto è avvenuto, la vedo ancora più. Ma io mi lusingo che si potrà combinare in altra occasione, e di ciò Le parlerò più sotto; intanto, poiché vedo che il Conte Goluchowski ha potuto attribuire ad altre ipotesi la cosa, Le sarò gratissimo se alla prima occasione Ella vorrà dargli la spiegaz;ione, come Ella vede, molto semplice.

Ed ora, prima di entrare nella questione politica, comincio ad esaurire le piccole cose.

Poiché Ella lo desidera, farò far subito il Decreto che nomina Cusani a BudaPest e lo manderò oggi stesso a sottoporre alla firma di S.M. il Re. Vuoi dire che Cusani raggiungerà la sua nuova residenza fra tre mesi, come Ella desidera.

Comprendo perfettamente la ragione per la quale Baroli non può venire a Vienna e me ne duole anche per lui perché questa difficoltà sarà sempre un grave ostacolo alla sua carriera.

Quanto alla sostituzione di Cusani, nella mia ultima lettera, io Le aveva parlato anche di Carlotti, che sta per passare primo Segretario. Ciò mi avrebbe fatto una semplificazione, perché mi avrebbe reso possibile di mandare Berti a Co

stantinopoli. li Berti, che ora probabilmente sarà promosso Consigliere, è un· funzionario certo molto intelligente, ma ha due difficoltà gravi; l'una che è, a· quanto dicono, un carattere difficile, la seconda che ha una mogl•ie di origine israelita; come consigliere di Legazione, non posso più destinarlo ad un piccolo posto, e perc:iò volevo mandarlo a Costantinopoli, ma se ci rimane Carlotti il· posto non è vuoto. Comunque sia se Carlotti non Le conviene e se veramente Ella preferisce Carignani, farò come Lei desidera; L'avverto però che non sono sicuro che Carignani possa essere promosso ora a primo Segretario, essendoci qualche altra promozione a scelta da fare.

Altra piccola vertenza : con di Lei rapporto 7 agosto Ella mi trasmette un· telegramma pervenuto da Roma alla Neue Freie Presse, nel quale viene riportata una notizia fantastica del Nuovo Fanfulla e giustamente si mostra sorpreso che il corrispondente della Neue Freie P1·esse abbia mandato questo telegramma. lo non sono meno sorpreso di Lei, e appena tornato a Roma ievi (poiché da Varese ero andato per qualche giorno a trovar mia moglie e la mia bambina a Varallo Sesia) feci subito cercare il De Fiore per aver la spiegazione di questa e di altre leggerezze sue. Egli è assente per qualche giorno, ed, appena ritorna, gli domanderò conto di questa sciocchezza, tanto più inesplicabile che il Nuovo Fanfulla è giornale oserei dire clandestino, che nessuno legge, di feroce opposizione e che per riempire le sue colonne inventa notoriamente le notizie le più strane e non merita quindi che le sue notizie siano riportate all'estero. Potrebbe però anche darsi che la Neue Freie Presse avesse ricevuto questo telegramma da Roma anche da un corrispondente non ordinario, poiché non bisogna dimenticare che c'è tutto un sindacato di giornali e giornalisti che ha per scopo di seminare zizzania fra i due paesi.

Comunque sia poi colgo volentieri l'occasione per avvertirla che l'intimità del corrispondente romano della Neue Freie P1·esse colla Consulta è ora assai diminuita da quella che, a quanto mi si dice, esisteva al tempo del mio illustre precedessore o per dir meglio nell'inizio del suo ministero. Appunto perché questo signore ha il vizio di voler far sovente di testa sua, senza prima chiedere alla Consulta le necessarie inspirazioni, già negli ultimi tempi il Marchese Visconti lo vedeva assai di rado, ed io poi ho dovuto non escludere il dubbio che egli faccia due parti in commedia; senza contare che non ha il senso della forma conveniente in telegrammi che hanno un poco il carattere di comunicati.

Anzi, poiché so che ora questo signor De Fiore si propone di andare a Vienna, sarà bene che Ella, avendone l'occasione, l'istabilisca nel pensiero del Conte· Szégen il grado vero della intimità che egli può avere colla Consulta, onde non possa nascere qualche altro piccolo equivoco come quello di cui Ella mi scrive. Infatti il comunicato alla Neue Freie Presse di cui Ella mi scrive in di Lei gentilissima 10 corrente, fu fatto dal De Fiore e spedito senza farlo vedere a nessuno. Il giorno prima io gli avevo fatto fare sotto i miei occhi due telegrammi nello stesso senso a un giornale di Berlino, e a un altro di Vienna, e quelli sono certo che andavano bene; il giorno dopo egli volle spedirne uno di sua testa e subito commise la maladresse, della quale il conte Szégen è venuto· a dolersi.

389'

La verità è che, mentre da tutte le parti qui si riportava il famoso articolo -della Vossische Zeitung come inspirato dal Governo Austriaco, e pedino la

R. Ambasciata di Berlino mi scriveva in questo senso, preoccupandosene, io mai un istante credetti a ciò, sia perché non avevo nessuna ragione di dubitare della perfetta lealtà del Governo Austl'iaco, sia perché non vedevo quale interesse egli vi avrebbe avuto, e risposi anzi subito in questo senso io stesso alla

R. Ambasciata di Berlino.

Ed ora vengo alla questione politica. Ella mi scrive che le pare di scor

gere una minore intimità nell'opinione pubblica Austriaca verso l'Italia. Ciò

non mi sorprende, e mi pare anche di poterne spiegare l'origine.

Nella primavera decorsa, nei mesi di Febbraio, Marzo e Aprile, una po

lemica forse meno pungente dell'attuale ma assai più lunga si era accesa nella

stampa dei due paesi a proposito della prossima scadenza dei Trattati Com

merciaLi, e anche un poco dell'Albania.

Le dichiarazioni armoniche fra loro del Conte Goluchowski e mie ai ri

spettivi parlamenti posero fine a quella polemica, ma non per questo rinun

nunciarono ai loro fini tutto quel complesso di elementi che in Italia, come in

Francia, come in Russia, si propongono di cercare diffidenze tra Italia ed Au

stria che rendano impossibile il continuare della attuale situazione pol<itica.

In Italia i cosiddetti partiti popolari, in Austria elementi politici che stanno

invece al polo opposto, in Russia tutti, in Francia principalmente il partito Na

zionalista sono alla ricerca di qualunque argomento che possa far nascere

screzii se non fra i due Governi Austriaco ed Italiano almeno fra i due paesi.

Quando avrò occasione di discorrere con Lei, potrò darle la dimostrazione

che invece il Governo Francese non si agita molto per disfare la triplice al

leanza, e in fondo ne vedrà il rinnovamento senza grande ripugnanza, ma invece

ho ragione di credere che il Governo russo considera la cosa con assai minore

filosofia, ora tanto più che sta preparandosi ad un nuovo periodo di attività

nella sua politica Balcanica.

Non è quindi da sorprendersi che gli elementi interessati abbiano subito

approfittato della presenza della Squadra Italiana sulle Coste Albanesi per agi

tare nuovamente le acque che erano diventate tranquille.

Ciò che noi abbiamo fatto in Albania è perfettamente corretto. Era avve

nuto l'incidente di Prevesa; due Ufficiali ed un sergente Turco, sotto pre

testo che da una casa di un Italiano era partita una fucilata contro un soldato

Turco che andava di nottetempo a rubare, avevano scavalcato il muro di quella

casa e vi avevano malmenato un suddito Italiano.

Siccome potei anche accertare che questi era innocente, io volli che soddi

sfazione esemplare ci fosse data, punizione dei colpevoli, scuse del Governatore,

indennità all'Italiano ecc. Lo volli, prima di tutto perché non è possibile tol

lerare simili procedimenti in un paese che è a poche ore dall'Italia, e poi per

ché di questi incidenti o di consimili ne succedevano e ne succedono tutti i

momenti e mi pareva, e credo anche sia stato opportuno, dare un esempio.

Per ottenere questa soddisfaz,ione si dovette mandare la squadra del Mediterraneo. Siccome altre piccole questioni erano pendenti in altri punti del litorale Albanese, giudicai non inutile che la squadra la quale già si tornava in

quelle acque si mostrasse anche negli altri porti Albanesi. Avvennero in questa visita altri piccoLi incidenti colle autorità ottomane, alcuni perfino burleschi, e nei quali volli che sempre l'autorità e il prestigio della nostra bandiera fossero tenuti molto alti.

Intanto poi venne inaugurato il piccolo serv<izio sulla Bojana fino ad Oboti per parte della Soc~età Puglia, cosa già stabilita nella Convenzione con quella società stipulata ancora sotto la precedente amministrazione; e cosa da lungo tempo resa di pubblica ragione che appunto <in questa stagione doveva essere tradotta in esecuzione.

E poiché l'Austria-Ungheria, che aveva il suo ufficio postale a S. Giovanni di Medua, nello scorso aprile aveva invece giudicato opportuno per sue ragd.oni di servizio di trasportarlo a Scutari affidandolo a quel suo Console, il Governo italiano approfittò della istituzione del servizio sulla Bojana per mandare direttamente al R. Console a Scutari la cori'Iispondenza proveniente dall'Italia facendovi una specie di piccolo ufficio postale.

Ecco tutto quanto ha fatto il R. Governo in Albania. Ciò non sorte affatto dai limiti degli accordi che i due Governi hanno preso tra loro, ed infatti mai nemmeno l'Ambasciatore Austro-Ungarico ebbe a parlarmene; se me ne avesse parlato, gli avrei esposto ogni cosa dettagLiatamente perché proprio nulla vi ha in tutto ciò da tener celato.

Lo stesso Governo Turco non ce ne serbò alcun rancore, ed anzi 1i rapporti tra il R. Governo e la Sublime Porta non furono da lungo tempo così intimi e cordiali, come in questi ultimi tempi.

Disgraziatamente gli accordi tra l'Austria e l'Italia riguardo all'Albania non furono e non potrebbero naturalmente essere resi di pubblica ragione. Le dichiarazioni de,i due ministri degli Esteri, per quanto formali e precise, non sono che verbali e non arrivano finora a sradicare completamente in Italia la convinzione che il Governo Austriaco abbia ancora nel suo intimo pensiero il proposito di una futura occupazione dell'Albania; mentre certo in Austria sono ancora numerosi coloro i quali considerano l'Albania come destinata un giorno o l'altro a seguire la sorte della Bosnia e dell'Erzegov,ina.

Infine vi ha un'altra circostanza di cui sarebbe inutile dissimularle la gravità, ed è la parentela strettissima, resa ancor più efficace da V1Ìncoli di sincero affetto, fra le case regnanti di Italia e di Montenegro.

Nella sostanza ciò non ha alcun valore perché sarebbe puerile il credere

che l'Italia e il Re d'Italia possono deviar dalla loro politica per considerazione

del Montenegro. Su questo argomento ho avuto da Sua Maestà istruzioni molto

precise, datemi colla sua solita chia11ezza e inspirate a quel senso esatto delle

cose, che ne fanno una mente superiore.

Dal Conte Bollati, col quale ebbi ,in questi giorni una lunga conferenza, Ella conoscerà minutamente le istruzioni ch:e gli diedi per la sua missione a Cettinje, ed Ella vedrà che si riassumono in questi capisaldi:

l) L'Italia desidera sopratutto il mantenimento dello statu quo della Penisola Balcanica.

2) Se malgrado il desiderio nostro, questo statu quo avesse a cadere, l'Italia desidera la conservazione di tutti gli attuali piccoli Stati e la formaz,ione· di altri nella Penisola Balcanica, in modo da escluderne possibilmente l'influenza prevalente di una grande potenza qualsiasi.

3) L'Italia ritiene di trovarsi d'accordo in massima in questo indirizzo coll'Austria-Ungheria, ed è certa sopratutto di esserlo in quanto riguarda l'Albania.

4) L'Italia è convinta che questo indirizzo politico è anche quello che meglio conviene al Montenegro, pel quale nutre simpatia e affetto, anche in ragione del fatto che una figlia del Montenegro è la regina amata dal popolo italiano, e non comprende perché il Montenegro crede suo 'interesse farsi l'antesignano di una politica completamente contraria, e sarebbe lieto di vederlo mutal'le atteggiamento.

5) In ogni modo però l'Italia non può, qualunque sarà l'attitudine che ii Montenegro seguirà in qualunque evento, modificare per essa la politica generale che essa crede utile ai propri interessi.

Ma tutto ciò naturalmente non può essere reso pubblico, ed è quindi facile a comprendersi come lo spettacolo dei contatti frequenti e affettuosi tra i principi del Montenegro e i reali d'Italia possa produrre qualche nervosità nell'opinione· pubblica austriaca, data la tensione est!'ema attuale dei rapporti fra l'Austria e il Montenegro, e tanto più dopo il recente discorso pronunciato dal Principe Danilo a Cettinje.

Cominciò quindi la nuova campagna; le prime avvisaglie cominciarono in qualche giornale francese nazionalista di affatto secondaria importanza e in qualche giornale italiano notoriamente avverso alla Triplice Alleanza. Poi subito seguì la stampa Russa; e poi si fece il colpo abile dei comunicati sulla Vossische e sul Be1·liner Tageblatt, trasmessi poi qui a tutti i giornali italiani, come se fossero comunicati ufficiali austriaci, anzi precisamente del Ministro Kallay. Era quindi facile a questo modo far inserire in qualche giornale Italiano articoli ostili all'Austria; che trasmessi poi ai giornali Austriaci vi provocavano articoli ostili all'Italia. Così ad esempio la Reichswehr pubblicò un articolo in cui faceva insinuazioni contro il Re ed invitava l'Austria a prepararsi ad ogni evento, ecc.; io credo che questo giornale conti poco in Austria, ma ciò nulla meno veniva telegrafato a tutti i giornali italiani dipingendo quel giornale come l'organo ufficiale del ministro della Guerra. Si arrivò perfino ad attribuire il significato di una dimostrazione ostile all'Italia al fatto che l'Ambasciata Austriaca non mandò nessuna corona al funerale del Re Umberto.

Contro questa campagna non valsero né il comunicato del Fremdenblatt, né gli articoli che io cercai di far fare su quei pochi giornali italiani sui quali ho presa. È bene avvertire che purtroppo il Governo in g·enere e il ministro degli esteri in isp2cie, hanno in questo momento ben poca azione sulla stampa italiana. Già essa va diventando, ad imitazione della francese, sempre più sbrigliata. Non mostra né misura né limiti; e nessuna preoccupazione nemmeno patriottica la trattiene dal compiere qualunque atto, onde possa trarre o sperare lucro. I giornali amici dell'attuale ministero Italiano sono in gran parte avversi alla

triplice, mentre i giornali favorevoli alla triplice sono in gran parte fieramente

avversi al ministero di cui io faccio parte.

Così, in ispecie, tengo ad avvertire che io non ho nessuna azione sulla Tribuna, e sarebbe ingiusto dedur11e dai suoi articoli alcun indizio intorno al pensiero che informa la mia politica. Essa è un giornale amico del Governo a linee generali; ma che vive di vita propria e che è sopratutto preoccupato di conservare ed accrescere i suoi numerosi lettori. Anz.i si picca di essere indipendente e qualche volta, dn cui cercai di ottenerne articoli in un determinato senso, si rifiutò o li fece in senso inverso.

Non è a stupirsi quindi se la polemica abbia continuato diventando man mano più vivace. La Vossische cercò di mantenere la credenza che i suoi comunicati fossero inspirati, malgrado le smentite, con una petulanza rimarchevole, e in Italia qualche giornale arrivò propr,io a dichiarare, per comodo di polemiche, che il Fremdenblatt non era più giornale ufficioso!!!

Io ho fatto quanto ho potuto pier fermare questa polemica; il Fracassa in tre giorni successivi rimette con articoli molto precisi le cose a posto. Cercai di inspirare quanti più giornali potei. Avevo persino pensato ad un comunicato sulla Stefani, ma temevo far peggio. Ora però la polemica mi sembra finire, e poiché ad essa manca ogni fondamento sostanziale, spero che cesserà, e la calma ritornerà.

Non è quindi a sorprendersi se tutto ciò possa av,er gettato dell'acido nella opinione pubblica dei due paesi. Ma però, per quanto sia il caso di aver l'occhio vigile, pure non credo sia il caso di preoccuparsene soverchiamente. Almeno fil1quando continlljE!rà l'accordo sincero e leale tra i due Governi, non credo che campagne di stampa, per quanto ben dirette, possano condurre a differenze tali tra i due paesi, da guastare in definitiva i rapporti politici tra i due Stati.

Certo io non mi trovo su un letto di rose, e per far prevalere la politica che credo utile al mi'o paese e che, come Le dissi molto francamente, consiste nel riuscire a conserva~ tutta intiera la attuale situazione che è stata utile a noi politicamente ed economicamente ed ha dato all'Europa 20 anni di pace non solo, ma di sicurezza d!ella pace; per fare prevalere, dico, questa politica, non mi dissimulo come non mi sono mai dissimulato, le difficoltà che dovrò superare.

Pure Le ripeto oggi ciò che Le dissi questa primavera; mi sento tranquillo e credo fermamente che vi riuscirò; anzi man mano il 11empo passa, e comincio a diventare meno imbarazzato in mezzo a tante e gravi responsabilità, mi par di veder più chiaro, e mi sento più riconfermato nella mia fiducia. Ad una condizione però: che i Governi alleati abbiano piena fede nella mia lealtà come io l'ho piena nella loro. Solo l'accordo sincero dei tre Governi può fare superare le difficoltà e far prevalere sugli interessi... [parola illeggibile], che mirano a dividerc,i, i molti gravissimi che Declamano la continuazione dello stato attuale.

E per questo intento sarebbe stato e certo sarà utilissimo un mio incontro col Conte Goluchowski; senza farmi l'illusione che la di Lei benevola espressione a mio riguardo potrebb,e farmi nascere nell'animo, pure ritengo che il linguaggio schietto, che è mia abitudine usare sempre, varrebbe a dissipare prevenzioni se per caso ne esistessero nell'animo del Ministro Austro-Ungarico a riguardo mio

o della mia politica; come pure l'esaminare insieme Lei, il Conte Goluchowski ed io le questioni della penisola Balcanica non potrà che giovare ora tanto più in quanto forse sta per cominciare un nuovo periodo di attività della politica russa in quella regione.

Se fosse possibile fare apparire questo incontro come fortuito, preparando a poco a poco il pubblico a un mio viaggetto nel centro di Europa, e trovando di farlo coincidere con un'occasione che avesse il conte Goluchowsk<i di recarsi da quella parte, sarebbe certo il meglio; ma del resto non è nemmeno da escludere anche l'incontro fatto apertamente senza nessuno di questi artifici. Però bisogna in ogni modo prima che sia terminata assolutamente e da qualche tempo ogni polemica giornalistica tra Austria e Italia, onde non si possa credere che il colloquio è stato provocato dalla necessità di accomodare una vertenza che minacciasse di diventare acuta o da simili moventi. Mentre forse un colloquio, anche fatto apertamente, dopo che ogni polemica è cessata, e del quale si annunciasse poi che i due ministri hanno potuto constatare il loro pieno accordo sulle varie questioni dei Balcani potrebbe anche avere un effetto salutare. Ma in ogni modo anche questo colloquio dovrebbe essere a poco a poco preparato nella pubblica opinione con notizie fatte apparire su giornali non ministeriali, per vedere che impressione produce e come viene interpretato. Come Ella dice benissimo, le opinioni pubbliche di Austria e Italia si sono fatte molto eccitabili e conviene trattarle quindi colla maggiore delicatezza.

Mi scriva in proposito il di Lei avviso; per fortuna abbiamo tempo; ci stanno ancora tre buoni mesi di vacanze innanzi a noi; e questo colloquio, del quale io comprendo tutta l'utilità che può avere, più che di pronta esecuzione ha bisogno di essere abilmente preparato nella pubblica opinione.

Ed ora non mi resta, carissimo Signor Ambasciatore, se non di esprimerle le mie vivissime scuse per avere con una lettera così terribilmente lunga abusato proprio della di Lei pazienza; ma v.i ho messo tutto quanto il mio pensiero, senza nemmeno preoccuparmi della forma (del che Le ne faccio le mie scuse) ma cercando che riuscisse il più chiaro e il più completo possibile.

Voglia dunque perdonarmi il tempo che Le prendo e la noia di questa lunga lettera.

Di tutto quanto le scrivo, vedrà Lei se e cosa possa interessare il conte Goluchowski, al quale potrà benissimo, in via confidenziale, comunicare il mio pensiero.

(l) Non pubblicato.

710

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 503/83. Pechino, 17 agosto 1901.

Dopo la riunione del 12 corrente e sulla quale ho avuto l'onore di riferire all'E.V. il giorno stesso col mio telegramma n. 90 (l) finalmente si è fatto, a forza di transazioni reciproche, l'accordo fra le varie Potenze sulla redc.zione

d'un protocollo finale che fa le veci di un trattato di pace, ricapitola le condizioni imposte alla Cina e indica il modo col quale la Cina stessa le ha soddisfatte.

Che queste prolungate negoziazioni e che le continue modificazioni fatte solo allo scopo di accontentare le più vive esigenze delle varie Potenze, abbiano condotto ad un risultato molto soddisfacente non credo possa dirsi. Il protocollo approvato da tutti i Rappresentanti esteri il 15 corrente (vedi mio telegramma

n. 92 (1), si risente certamente delle circostanze in cui è stato compilato. Senza che si fosse d'accordo sullo scopo da prefiggersi, anzi regnando su questo punto il disaccordo più completo, si è dovuto cercare il modo di mettere assieme alcune condizioni sulle quali tutti potessero concordare e perfino, in certi casi, .di esporle in modo che, pur non essendo d'accordo, lo si potesse firmare avendo ognuno modo di dare una interpretazione che soddisfacesse ai propri desideri. Sul tonnellaggio necessario perché un paese abbia il suo rappresentante nella commissione per i lavori del Wang poo non abbiamo nemmeno potuto intenderei e la cifra è stata lasciata per ora in bianco!

Circa l'articolo XI abbiamo creduto meglio non discutere e ci siamo limitati ad indicare la costituzione delle due commissioni permanenti per migliorare la navigabilità di due fiumi, permettendo così agli Inglesi ed agli Americani di considerare che l'articolo XI dovrà ancora essere studiato e adottati altri provve-dimenti in prò del Commercio; mentre i Russi potranno sostenere, come sembra vogliano fare, che coi lavori del Pei ho e del Wang poo la Cina ha soddisfatto a tutte le ragionevoli esigenze delle Potenze.

In conclusione può dirsi che il risultato di una conferenza durata dieci mesi, è assai povera cosa giacché non ha stabilito nulla di definitivo e invece di chiudere la questione di Cina è possibile che l'abbia aperta.

Non credo però che si potesse sperare molto di più date le circostanze -e specialmente data l'attitudine del Governo Cinese che, diffidente verso tutti, ostile nel fondo del cuore a tutti, non ha una linea di condotta definitiva.

Coi miei telegrammi ho cercato tener informata l'E.V. sulle varie questioni e sulle difficoltà che sorgevano.

Si sollevò il dubbio se i vari Stati avrebbero rimesso ai privati creditori di indennità dalla Cina la somma loro spettante in denaro, in titoli speciali emessi dagli Stati stessi, oppure negli stessi titoli cinesi (mio telegramma

n. 58 (2) ).

La questione è stata sciolta al par. c) dell'articolo VI del protocollo affidandone la cura alla Commissione di Shanghai, la quale potrà, per mezzo del Decano del Corpo Diplomatico, far trasformare i titoli primitivi in buoni frazionali secondo i Governi lo desidereranno.

Circa la moneta per i pagamenti sorsero pure lunghe discussioni giacché Inghilterra, Russia e Germania intendono esser pagate ognuna nella propria moneta e quel che è peggio l'Inghilterra intende adottare un cambio suo speciale che non corrisponde a quello del primo Aprile scelto di comune accordo.

Come V. E. vedrà furono -indicati i valori delLe varie monete d'oro, per cui ogni Potenza potrà scegliere quella che meglio le conviene ed io ho creduto

con cw rossero garantiti gli interessi del R. Governo giacché potrà, vista la tabella contenuta nell'articolo VI, indicare alla Commissione di Shanghai la moneta che preferirà.

Il Ministro del Giappone sollevò la questione circa l'equità di tener conto del fatto che, i titoli Giapponesi al 4% essendo al disotto del pari, il suo Governo avrebbe perduto assai se avesse accettato i buoni cinesi alla pari. Benché il corso attuale della rendita italiana sia ora tanto alto da rendere tale differenza meno importante per noi di quanto non lo sia per il Giappone, pure ho creduto mio dovere far notare che qualora la domanda Giapponese fosse presa in considerazione anche il Governo italiano avrebbe avuti diritti di far valere lo stesso concetto per ottenere una analoga eccezione. Lo stesso dichiarò il Ministro di Russia.

Il Giappone non avendo insistito la proposta non ebbe però seguito. Ben più grave fu il dissidio fra il Ministro di Russia e quello d'Inghilterra per l'indicazione dei proventi da destinarsi al servizio del nuovo debito.

Il Ministro di Russia dopo molta esitazione consentì a che venissero presi i redditi della Gabella sul sale ma a condizione che qualora per una ragione qualunque questi fossero momentaneamente insufficienti si dovesse ricorrere all'aumento dei diritti di dogana fino al 10%.

Con ciò egli disse che intendeva creare una specie di garanzia di riserva che avrebbe facilitato la collocazione dei buoni.

Il Ministro d'Inghilterra accettò ad referendum facendo però la riserva che il Governo inglese si riserbava di mettere a suo tempo delle condizioni perconsentire a questo aumento dei diritti doganali. Ma due o tre giorni dopo ritirava il suo consenso e esigeva si dichiarasse subito che l'Inghilterra consentendo all'aumento esigeva in compenso la soppressione dei likin ed altre condizioni che la Russia non intendeva ammettere.

Tutto il mese di luglio passò senza che si potesse giungere ad una soluzione; finalmente il Ministro di Russia dichiarò contentarsi della dichiarazione che nel caso in cui la Gabella del sale fosse momentaneamente insufficiente le Potenze d'accordo avrebbero indicato altri cespiti. Il Ministro di Russia si riservò di riproporre in tale evenienza l'aumento dei diritti doganali al 10% ed il Ministro d'Inghilterra si riservò di combattere allora quella proposta. Si poteva quindi dire che tutti si concordava nel riconoscere che non si sarebbe andati d'accordo -ma si era trovato il mezzo per evitare l'ostacolo che ci aveva arrestati durante quasi due mesi e ciò costituiva un risultato che poteva dirsi soddisfacente.

Si pensò subito a compilare un protocollo finale che riassumesse tutti gli impegni assunti dalla Cina e chiudesse per ora almeno i negoziati.

Infatti il giorno 7 corrente dovevamo riunirei per discutere un progetto· di protocollo che avevamo compilato, ma il Ministro d'Inghilterra chiese di rinviare la discussione perché non aveva istruzioni.

Si sparse intanto la notizia che l'Inghilterra cercava ritardare i negoziati. Io ignoro se realmente tale fosse l'intenzione del Governo inglese, ma credo assai probabile che le continue esitazioni e le difficoltà che Sir Ernest Satow, per tendenza sua personale, oppone a qualunque proposta, abbiano contribuito ad accreditare queste voci.

Questa versione è tanto più probabile perché le esitazioni naturali in Sir Ernest Satow sono ora di molto aumentate dal fatto che in questi ultimi tempi è stato varie volte smentito dal proprio Gov\erno ed ha dovuto ritirare delle proposte di dettaglio che egli stesso aveva formulate o accettate.

L'E.V. ha avuto, dai miei telegrammi del 10 e 12 corrente n. 89 e 90 (1), un sunto del protocollo. Come vedrà dalla minuta (2), approvata il giorno 15 e della quale accludo copia, si è cancellato per desiderio del Ministro d'Inghilterra tutto quanto riguarda la commissione incaricata di ridurre la tariffa 5% ad valorem a tariffa specifica. Il metodo da seguirsi per tale riduzione resterà a decidersi fra i varii Governi.

Eliminate o almeno lasciate così in disparte le principal,i questioni abbiamo potuto metterei d'accordo su questo protocollo che speriamo firmare in settimana e del quale accludo una copia (benché ancora incompleta in alcuni punti) per aderire al desiderio manifestatomi dall'E.V. col suo telegramma n. 83 (3) in data di ieri.

(l) Cfr. n. 697.

(l) -Cfr. n. 704. (2) -Cfr. n. 444.
711

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2135/93. Pechino, 18 agosto 1901, ore 16,25.

Ringrazio l'E. V. per la indulgenza con cui vuole apprezzare opera mia (4). Domani spedisco copia del testo francese del protocollo, che non ho spedito prima perché spero avere alcune cifre e dati finora in bianco.

Plenipotenziari cinesi hanno fatto alcune obiezioni circa commissione lavori fiume Shanghai. Crediamo però ciò non abbia a portare soverchio ritardo alla firma, che si spera avvenga fra pochi giorni.

712

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

(Eredità Nigra)

L. P. Roma, 18 agosto 1901.

Faccio seguito (non si allarmi che sarò stavolta brevissimo) alla mia di ieri per mandarle due coupures di giornali e la copia di un rapporto da Belgrado; da essi appare evidente che la stampa franaese in parte ma sopratutto la Russa e

la Russofila a tutti i costi vogliono aizzare la polemica itala-austriaca, e comprometterci in ogni modo col Montenegro (1). Naturalmente io sto attentissimo e faccio ogni possibile per impedire questa campagna o per lo meno paralizzarne gli effetti.

Ma tutti i giorni di queste manifestazioni me ne capitano sott'occhio numerose. È evidente, a mio avviso, che sopratutto la Russia vorrebbe fare una breccia tra Italia e Austria.

Ripeto, da parte mia, non temo nulla purché i Governi procedano di accordo lealmente; ma anche la stampa Austriaca se potesse portare sopra altri punti per qualche tempo la sua attenzione, sarebbe più facile allora ottenere che anche la stampa italiana si occupi d'altro.

(l) -Cfr. nn. 695 e 697. (2) -Non si pubblica. (3) -Cfr. n. 706. (4) -Salvago Raggi e Caetani vennero promossi a scelta da Prinetti, per il loro coraggioso comportamento a Pechino. In quell'occasione il ministro promosse anche a scelta il suo segretario particolare, Emanuele Prinetti, ch'era anche suo parente. Ciò provocò un'interrogazione ed una protesta dell'an. Merci. Cfr. A.P., Cam. Dep., Leg. XXI, l" Sess., 30 novembre, pag. 6279-81.
713

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1837/934. Parigi, 19 agosto 1901.

La pubblicazione dello schema della nuova tariffa doganale tedesca dovea necessariamente chiamare l'attenzione pubblica in Francia. La stampa periodica vi dedicò articoli dai quali sostanzialmente trasparisce l'intima soddisfazione che qui si proverebbe ove quella tariffa venisse introdotta senza alcuna attenuazione. In questo giudizio naturalmente prevalgono le considerazioni d'ordine politico poiché, malgrado la regolarità delle relazioni esistenti fra la Francia e la Germania, tutto ciò che potrebbe compromettere i rapporti fra la Germania e le sue alleate e creare difficoltà fra essa e la Russia, sarà sempre qui dagli uni salutato con chiassosa gioia e dagli altri per lo meno con mal celato piacere. La cosa è per sé troppo evidente perché mi abbia ad indugiare a fornirne la dimostrazione e la prova.

Sarebbe invece interessante il poter riferire fin da oggi gli effetti che dalla applicazione della nuova tariffa germanica si produrranno nel movimento commerciale franco-tedesco. I giornali annunziano che la questione è studiata nei Ministeri francesi competenti ed intanto pubblicano il rapporto dell'Ambasciata della Repubblica a Berlino che sembra destinato a mettere in evidenza che il ritorno della politica commerciale della Germania al sistema che il Cancelliere Caprivi abbandonò nel 1892, ha per la Francia non solamente degli interessi d'ordine politico. Non può infatti essere indifferente per questo paese un mutamento di sistema doganale che viene a colpire oltre 300 milioni di marks della sua annuale esportazione. L'art. 11 del trattato di Francoforte

assicura alla merce francese all'introduzione in Germania il trattamento della Nazione più favorita. L'obbligazione reciproca stabilita da quel patto internazionale, non impegna la Francia a mantenere i suoi diritti doganali nella misura attuale. Le indicazioni fornite dal rapporto dell'Ambasciata francese a Berlino rivelano che i prodotti che la Francia fornisce in maggior copia alla Germania appartengono alle categorie nelle quali le qualità del lavoro, la finitezza e la moda degli oggetti manufatti non hanno importanza. Non sarà dunque sulla vantata superiorità della produzione francese che qui si potrà far conto per ritenere che il consumo della merce francese non diminuirà in Germania dopo l'introduzione dei nuovi dazi. La Francia sarà dalla valutazione del danno che l'elevazione dei dazi tedeschi le cagionerà, condotta ad usare rappTesaglie· ed il suo sistema delle tariffe doganali libere d'impegni internazionali ne offrirà al suo Governo ogni agevolezza. Ne potrebbero risultare pregiudizi serì anche per gli altri Stati che hanno estesi commerci con questo paese. È quasi impossibile oggi localizzare gli effetti di un mutamento nei rapporti commerciali fra due Grandi Stati. Il contraccolpo ne è inevitabilmente risentito da tutti gli altri.

Nel 1899 (ultima annata di cui si ha il quadro generale del commercio francese) sono 51 le voci delle quali l'importazione della Germania in Francia eccede il valore di un milione di franchi. Non può essere compito mio lo stabilire qui il raffronto fra le importazioni italiane e le tedesche per riconoscere per quali voci i due paesi sono ugualmente interessati nel movimento di importazione in Francia. I competenti uffizi del Regno possiedono tutti gli elementi per fare meglio di me siffatto studio. Mi pare certo però che se la Francia si dovesse decidere a rialzare i suoi dazi in vista dei maggiori diritti di cui la sua importazione sarà colpita in Germania, difficilmente i nuovi aggravi potrebbero essere totalmente evitati alla importazione italiana in questo paese.

Né questo è il solo aspetto della questione che fa sorgere l'applicazione delle nuove tariffe tedesche nei rapporti del commercio internazionale della Francia. La chiusura delle frontiere di uno Stato determina la diversione delle correnti che ne alimentavano il traffico. Le misure di ritorsione che i paesi dai quali tali correnti partivano, saranno costretti a prendere, apriranno nuovi sbocchi alle esportazioni francesi o per lo meno renderanno possibile una concorrenza alla quale la Francia avea quasi dovuto rinunciare.

Queste due questioni sono poste qui, tanto nei rapporti commerciali con l'Austria-Ungheria, quanto in quelli con l'Italia, l'una e l'altra principali alimentatrici della importazione dell'Impero tedesco e consumatrici di merce germanica. Altro è però il porre una questione, ed altro il risolverla. In una lettera resa pubblica, il Signor Mésureur presidente della Commissione del bilancio della Camera dei Deputati ed antico ministro del Commercio, emette l'avviso che le amministrazioni pubbliche francesi debbano tenersi pronte con i loro studi ad adottare i provvedimenti che l'esame di questi intricati problemi dovrà suggerire. Fin qui non è a mia cognizione che speciali provvedimenti siano stati dall'amministrazione francese escogitati. Ma non sarei inclinato a credere che se lo schema di tariffa doganale fosse approvato dal Consiglio federale e dal Reichstag in quelle parti che verrebbero a colpire i prodotti francesi di maggiore importanza in Germania, l'opinione pubblica qui si accontenterebbe di stare nel

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l'indifferenza e nell'inerzia ad aspettare che il ritorno al sistema anteriore al 1892 produca per l'industria ed il commercio tedeschi tutte le funeste conseguenze che i liberi scambisti francesi augurano in questo momento alla Nazione rivale. Epperò il R. Governo dovrebbe, a parer mio, pur augurandosi che il mutamento nelle condizioni attuali del suo commercio esteriore abbia ad avere le minori proporzioni possibili, contemplare con particolare attenzione le conseguenze indirette che dalle variazioni della tariffa doganale tedesca potranno risultare per i commerci dell'Italia con la Francia.

(l) Si tratta di un articolo del .Tournal des Débats del 16 agosto dal titolo «La lutte pour l'Adriatique >, in cui si parla dell'antagonismo italo-austriaco per l'Albania; e di un trafiletto de Il Messaggero del 18 agosto, in cui il corrispondente da Berlino annuncia una riconciliazione tra la Serbia ed il Montenegro ad opera del re d'Italia. Il rapporto inviato dal diplomatico de Sarno da Belgrado il 18 agosto informa di una visita a Roma del ministro di Russia a Belerado per agevolare la costruzione di una ferrovia congiungente la Serbia al Montenegro ed all'Adriatico.

714

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI, A MONSUMMANO

T. 2023. Roma, 21 agosto 1901, ore 14,10.

Ricevo rapporto 16 corrente (1).

V.E. può autorizzare console Hodeida smentire voce corsa Yemen. Questa ambasciata ottomana fece, bensì premure per restituzione indennità versata alla R. nave • Volturno • nel 1899, ma dal mio predecessore e da me gli fu risposto che l'incidente doveva considerarsi definitivamente chiuso.

Per sequestro sambuco • Balcria • e per depredazione 58 talleri oltre sambuco, l'uno e l'altro battenti bandiera italiana, R. ambasciata Costantinopoli ha già presentato formale reclamo, affermando legittimo intervento consolare, domandando rilascio sambuco, restituzione somma e congrua indennità, salvo ulteriore procedimento contro proprietario primo sambuco, col concorso della autorità consolare italiana, se fosse provato il contrabbando.

715

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2156. Pietroburgo, 21 agosto 1901, ore 17,40

Conte Lamsdorff mi ha detto testé che approvava risposta al principe Giorgio, concretata nella riunione di Roma, e che l'avrebbe spedita quanto prima.

716

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2157. Pietroburgo, 21 agosto 1901, ore 17,40.

Ambasciatore di Francia mi ha testé confermato notizia andata imperatore Nicola alle grandi manovre in Francia, dopo essere stato a quelle dell'undici settembre a Danzica presso l'imperatore di Germania.

(l) Non pubblicato.

717

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2158. Parigi, 21 agosto 1901, ore 21,55..

Agenzia Havas ha da Costantinopoli in data d'oggi:

• Malgré les assurances formelles du ministre des affaires etrangères et la· parole donnée à M. Constans dans l'audience de jeudi par le Sultan, celui-ci a· retiré ses promesses et sa parole pour le rachat des quais et la liquidation des créances en litige. Devant ce manque de parole, l'ambassadeur français a prévenu le premier secrétaire du Sultan qu'il rompait toutes relations avec le Gouvernement et qu'il en informait son Gouvernement •.

718

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2159. Parigi, 21 agosto 1901, ore 21,55..

Malgrado la gravità della notizia pubblicata oggi dalla agenzia Havas, questo ministro degli affari esteri e l'ambasciatore di Turchia sono entrambi: assenti. Fra .i rumori corsi nei giorni passati segnalo quello, secondo il quale, in caso di rottura delle relazioni con la Turchia, la Francia farebbe una dimostrazione navale sulle coste di Siria impossessandosi di quelle dogane.

719

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA

(Carte Pansa)

L. P. Roma, 21 agosto 1901~

Per il Setit nulla ancora si è cambiato. Il marchese di Lansdowne ha solo

annunciato una Memoria che a mio dire risolverebbe la questione, Respice finem.

L'Albania è una montatura estiva. Di vero c'è soltanto quanto Goluchowski e Prinetti hanno comunemente deliberato. L'incidente di Prevesa è vero, ma enormemente esagerato.

Vorrei andarmene un poco verso 1'8 di settembre. Il 4 arriva il nuovo Sottosegretario. L'epistola di De Martino non ha neppure persuaso me: ormai è acqua passata (1).

401<

(l) Cfr. n. 676.

720

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. CONFIDENZIALE 1394/473. Berlino, 21 agosto 1901.

La notizia divulgata ieri, dalle Agenzie telegrafiche, del prossimo viaggio a Parigi di S. M. l'Imperatore di Russia, non ha destato qui né stupore né apprensione. I giornali di stamane ne parlano con la massima cr:lma, come di avvenimento perfettamente naturale e rispondente alla situazione generale delle cose. Non era, del resto, un mistero che il Governo della Repubblica, che male aveva gustato il rifiuto dell'Imperatore di visitare l'anno scorso l'Esposizione Universale, si adoperava da un pezzo, per ottenere che l'alleato Imperiale venisse, alla vigilia delle Elezioni generali, a prestare il suo altissimo appoggio al Gabinetto di difesa Repubblicana, ed a consacrare, per così dire, al cospetto dei Francesi, il Presidente Loubet, stato finora oggetto di attacchi e di ingiurie d'ogni genere dai partiti ostili all'attuale regime.

L'impressione prodotta sul Governo Imperiale concorda con quella del pubblico in generale. Il Signor de Miihlberg me ne parlava appunto ieri con la massima calma indifferente e aggiungeva che da un pezzo questo Ministero degli Esteri era al corrente delle istanze che, a raggiungere lo scopo, aveva fatte l'Ambasciatore di Francia a Pietroburgo. Egli mi confermava, pure, quello che io avevo già saputo d'altra fonte, cioè che, prima di recarsi a Compiègne, lo Czar s'incontrerà con l'Imperatore Guglielmo. Benché al pubblico non si vogliano ancora dare particolari per ovvie ragioni di sicurezza, sembra stabilito, salvo modificazioni all'ultima ora, che l'incontro avrà luogo a Danzica, ove

S. M. Imperiale e Reale si recherà ai primi del prossimo settembre, per presenziare le manovre autunnali.

Al pari che la visita di Compiègne, l'incontro di Danzica non si è ottenuto tanto facilmente. Sono, anzi, in grado, di assicurare che l'Imperatore Nicola ha esitato non poco prima di cedere alle vivissime istanze direttamente rivoltegli dall'Imperatore il quale, nemmeno a causa del lutto strettissimo, ha voluto rinunziare al piacere di intrattenersi personalmente coll'Augusto congiunto.

Errerebbe chi, dalla riluttanza dello Czar, volesse argomentare che i rapporti Russo-Germanici sieno venuti modificandosi in questi ultimi tempi~ quei rapporti rimangono, quali erano, buoni e cordiali: i due Imperatori sono e restano • amici • ma non • alleati •. Ecco tutto. Il vero motivo, d'indole affatto personale ed estremamente delicato, che rende lo Czar poco proclive agli incontri coll'Imperatore Guglielmo, consiste unicamente nella differenza radicale dei caratteri: indeciso, timido, riservato, il primo dei due Sovrani; energico, impetuoso, esuberante il secondo. Dato questo contrasto così profondo delle due nature, non è da meravigliare se il giovane Imperatore Nicola, poco gusti colloqui intimi nei quali, siccome già gli è capitato altra volta, egli, Sovrano assoluto e non vincolato da ostacoli costituzionali, può trovarsi, da un momento all'altro, senza previa opportuna riflessione, ed in mancanza di consigli delle persone di sua fiducia, costretto a dovere emettere un giudizio su questa o

quella questione politica, magari a volte, a prendere qualche impegno che riesce, in proseguo, malagevole di mantenere. All'incontro di Danzica, non sembra finora, debbano essere presenti né il Cancelliere né il Conte di Lamsdorf.

Nel porre termine al presente Rapporto che tratta appunto di visite Imperiali e Reali, non sarà inutile segnalare all'E.V. a titolo di curiosità, la notizia che ho letto in tutti i giornali di iersera, che, cioè, le Loro Maestà il Re e la Regina d'Italia, hanno intenzione di visitare, durante il prossimo autunno, i Sovrani di Germania a Potsdam dopo che sarà cessato il primo periodo del lutto per l'Imperatrice Federico.

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IL MINISTRO A TOKIO, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 152/54. Tokio, 21 agosto 1901.

Alcuni mesi or sono destò non poca meraviglia in questi circoli politici la venuta al Giappone, in compagnia di un segretario, di certo Signor Alexiero, impiegato superiore del Ministero delle Finanze a Pietroburgo, il quale era .stato chiamato dal suo Governo a riempire il posto, creato appositamente per lui, di Agente finanziario e commerciale presso questa Legazione di Russia. Siccome però, attese le poche ed insignificanti relazioni di traffico esistenti fra i -due paesi, la creazione di una Agenzia commerciale, di cui qui non dispongono neanche le potenze che hanno nel Giappone i maggiori interessi economici, non pareva evidentemente rispondere a nessun reale bisogno, non si mancò fin d'allora ad attribuire alla venuta del Signor Alexiero lontani e reconditi fini che nulla avevano da fare colle funzioni a cui era ufficialmente adibito.

Né queste supposizioni parrebbero infondate, poiché comincia qui a spargersi con qualche insistenza la voce -riferitami pure da alcuni colleghi che il soggiorno al Giappone del Signor Alexiero sarebbe da collegarsi ad un intrigo da lungo te~po ordito fra alcuni alti personaggi della Corte Coreana di connivenza coll'Agente Russo a Seoul ed avente per scopo di allontanare il suddito inglese Signor Brown dall'ufficio che egli già da tempo ricopre di Ispettore Generale delle Dogane Coreane e di sostituirlo col predetto Signor Alexiero, il quale trovandosi appunto nel vicino Giappone potrebbe al primo appello accorrere in Corea ed assumere senza ritardo le sue nuove funzioni.

Avrò cura di tener informata l'E. V. della riuscita o meno degli intrighi orditi a Seoul contro il Signor Brown, il quale parrebbe del resto fermamente deciso a non abbandonare il suo posto, incoraggiato ed appoggiato in questa sua attitudine dall'Inghilterra e dal Giappone.

Il fatto intanto dell'essersi escogitato a Pietroburgo d'inviare qui temporaneamente il Signor Alexiero c col rivestirlo di un carattere ufficiale dargli i mezzi di studiare più agevolmente gli ordinamenti e le condizioni finanziarie ed economiche del Giappone, per poi servirsene in Corea al precipuo scopo di

J6-Documenti diplomatici -Serie III -Vol. V

combattere colà gli interessi del paese che lo ospitò, starebbe a prova della mancanza. di scrupoli, per non dire brutalità, con cui suole talvolta procedere la diplomazia Russa nel raggiungimento dei suoi propri fini.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

T. 2027. Roma, 22 agosto 1901, ore 11,45.

R. ambasciatore comunica (l) da Parigi come rumore di giornali che in caso di rottura delle relazioni con la Turchia la Francia farebbe una dimostrazione navale sulla costa di Siria impossessandosi di quelle dogane. Raccomando

V. S. tenermi minutamente al corrente delle notizie che potrà avere in proposito come riguardo allo svolgimento della vertenza tra Francia e Turchia.

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L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2165. Therapia, 22 agosto 1901, ore 22,25 (per. ore 23,25).

Risposta al 2027 (2).

Con rapporto 13 corrente n. 197 (3), ho informato V. E. origine e fasi conflitto che va disegnandosi fra Turchia e Francia. Le cose che sembravano aggiustate tendono nuovamente guastarsi per la resistenza ài parte del consiglio dei ministri, consultato dal sultano, ad approvare accomodamento promesso da

S.M. stesso all'ambasciatore di Francia parecchi giorni or sono. Il signor Constans dichiara suo Governo che può ottenere soddisfacente soluzione vertenza, ma fino ad ora non ha accennato ad altre misure probabili oltre quella del suo richiamo e questa dovrebbe infatti precedere ogni atto di ostilità. Non mancherò· comunicare sollecitamente a V.E. ogni informazione che avrò ulteriormente.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, CUCCHI BOASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1704/199. Bucarest, 22 agosto 1901.

In questo mese la stampa europea e principalmente la Russa, l'Austro-Ungarica e la Germanica si è occupata con certa frequenza delle: situazione politica nei Balcani. I giornali di qui, soprattutto quelli scritti in lingua rumena, asso

cciandosi a queste discussioni di politica estera non hanno mancato a lor volta <li occuparsi, ciascuno secondo la propria tendenza, dei problemi che toccano la Rumania, ed i recenti avvenimenti della visita del Granduca Alessandro e .della Squadra Russa nei porti Rumeni e Bulgari, nonché il processo Sarafoff e la questione Macedone hanno servito a fornir argomento ad una quantità di articoli sulla politica internazionale di questo Stato.

Il soggetto trattato di preferenza era quello dei rapporti fra la Rumania e la Russia e della tendenza che quest'ultima manifesterebbe di attirar questo paese nell'orbita sua, iniziando, a tal fine, una campagna di propaganda. Di questo tema si è soprattutto impossessato il giornale La Cronica.

L'Indépendance Roumaine, nel suo numero dell'S/21 Agosto, n. 7551, dà un lungo e diligente riassunto di quanto scrive il detto giornale circa la creazione di un partito russofilo in Rumania, e in pari tempo annunzia l'imminente pubblicazione, in Bucarest, di una rivista settimanale russa sotto la direzione del signor Flitch, poeta serbo, col programma dell'unione di tutti i popoli balcanici cristiani sotto l'egida russa che sola è capace di assicurare il loro sviluppo individuale.

In considerazione del fatto che un giornale come l'Indépendance Roumaine aveva creduto di occuparsi degli articoli della Cronica e della pubblicazione in Bucarest di un nuovo organo russofilo, la qual notizia, già data da alcuni fogli, era lecito supporre non fosse che una di quelle notizie che i giornali i quali. non hanno alcuna responsabilità politica leggermente pubblicano oggi per poi smentire con ugual leggerezza il dimani, essendo ieri giorno fissato pel ricevimento del corpo diplomatico, ho creduto di chieder circa tutto ciò qualche informazione al Ministro dell'Interno che regge interinalmente il Dipartimento

.degli Affari Esteri.

S.E. il Signor Aurelian mi disse che si era divertito a leggere tutti questi articoli di politica estera fantastica pubblicati da giornali che non hanno vera importanza, quasi che la Rumania, aggiunse, potesse avere una parte direttiva nella politica europea, mentre invece è un piccolo paese, (sono le sue testuali parole), che deve svolgere la sua attività principalmente nel campo economico, e vigilare a mantenere intatta la sua nazionalità. La Rumania, proseguì, mantiene le migliori relazioni con tutti gli Stati; certamente non si può impedire a dei Rumeni di avere delle simpatie per la Russia stante anche i ricordi, sempre vivi, in gran parte della popolazione, della lotta contro la Turchia, combattuta al fianco della Russia. Mi disse poi che, anche come Ministro dell'Interno, non aveva avuto, almeno finora, alcun rapporto dai Prefetti circa un'azione qualsiasi di propaganda russa in Rumania. A proposito del giornale russo, S.E. mi disse di aver avuto di già, per visione, le bozze di stampa del primo numero di esso. Riteneva che fosse una pubblicazione destinata in breve a sparire giacché dovuta solo alla iniziativa di poche persone le quali, sapeva, che non avevano mezzi sufficienti all'impresa. Aggiunse che, secondo lui, era .da escludersi che il detto giornale potesse esser stato creato dai Comitati panslavisti, i quali dispongono invece, come è noto, di molto denaro, e, tanto meno, indirettamente, dal Governo Imperiale, giacché il giornale, fin dal suo primo numero, da quanto aveva visto, assumeva un contegno ostile verso questa Lega

zione Imperiale, attaccando anche, per la religione professata, il Ministro di Russia a Bucarest che è cattolico.

Nel riferire quanto precede all'E.V. credo opportuno in pari tempo di segnalare l'articolo pubblicato ieri a sera (N. 7552, 9/22 agosto) dall'Indépendance Roumaine col titolo: « En Orient », nel quale sono svolte le idee manifestatemi da S.E. il Signor Aurelian nel colloquio che ho avuto l'onore di avere con lui. In detto articolo, che sembra ispirato dal Governo, è testualmente detto: « Nous savons que la Roumanie n'incline ni à droite ni à gauche, qu'elle suit une politique purement nationale, et qu'elle se sert de ses relations avec l'étranger comme d'un point d'appui pour défendre cette politique •.

Qui unito trasmetto poi all'E.V. quanto lo stesso giornale scrive, nel suo numero di ieri sera precitato, intorno al primo numero della pubblicazione ebdomadaria Russa di cui più sopra è parola e che si intitola il Pravoslavni Wostok.

(l) -Cfr. n. 718. (2) -Cfr. n. 722. (3) -Non pubblicato.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA

T. 2036. Roma, 23 agosto 1901, ore 22,38.

Mi riferisco al telegramma che oggi deve esserle pervenuto dal R. console in Tripoli circa l'orfanotrofio (1). Era ed è mio desiderio, come già le telegrafai, di trattarne amichevolmente con la Sublime Porta per giungere ad una soluzione di comune gradimento. Se invece, la Sublime Porta con atti arbitrari ed ostili ci costringe a poTtare la questione sul terreno del diritto, dobbiamo osservare che la facoltà, assicurataci dal nostro protocollo, di possedere, acquistare e quindi anche di costruire beni immobili non può, salvo l'osservanza dei regolamenti municipali, che nel caso concreto furono osservati, subire limitazione alcuna, né d'altra parte. la Sublime Porta ha diritto di chiedere anticipate dichiarazioni circa la destinazione futura dell'eàlficio. La S.V. deve quindi chiedere che istruzioni precise in tal senso siano telegrafate al governatore in Tripoli. Di tutto il resto si potrà trattare a costruzione finita.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 1865/944. Parigi, 23 agosto 1901.

La sera del 19 corrente fui informato e telegrafai a V.E. che l'Agenzia Havas avrebbe annunziato nel suo bollettino di mezzanotte la visita dello Czar in occasione àelle grandi manovre francesi che quest'anno hanno luogo in settembre nella Champagne. Infatti questa informazione fu data al pubblico nei termini

seguenti: • Il presidente della Repubblica avendo invitato S. M. l'Imperatore di Russia ad assistere alla fine delle grandi manovre che avranno luogo a pros>imità di Reims, l'Imperatore ha graziosamente accettato. Prima di sbarcare a Dunkerque, l'Imperatore assisterà col Presidente della Repubblica alla rivista della Squadra del Nord, incaricata di salutarlo al suo ingresso nelle acque francesi •.

Prima che questo annunzio fosse dato, il più assoluto segreto era stato serbato circa l'eventualità di questa visita imperiale la quale era forse sperata ma non aspettata a così breve scadenza. Se ne ha la prova nella fretta con cui, appena dato questo annunzio, sono incominciati i preparativi del ricevimento ai quali si sarebbe potuto in gran parte provvedere silenziosamente e pacatamente da assai tempo se l'avvenimento fosse stato preveduto.

Il primo effetto dell'annunzio improvviso fu il palleggiarsi fra le gazzette, particolarmente devote all'uno od all'altro personaggio governativo, il rr.erito di aver ottenuto dallo Czar una nuova visita. Al solo Presidente della Repubblica, al solo Delcassé, ad altri ancora fu attribuito il buon successo di intimi

~d occulti adoperamenti. Nessuno pensò al Presidente del Consiglio il quale, :>er rendere più complete le sue vacanze, veleggia sovra un yacht in mare. Si direbbe che, atteggiandosi egli a vero ministro della parola, il suo compito finisca tosto che il Parlamento chiude le sue porte.

Per queste varie ragioni vi è luogo a credere che sebbene di qui si rinnovasse di quando in quando la memoria della promessa fatta dall'Imperatore, in occasione della sua prima visita a Parigi, di rinnovarla a vicina scadenza, tuttavia la decisione di S.M. di venire a Reims sia affatto spontanea e determinata da motivi particolari della politica russa. È stato sapientemente scelto il momento di annunziare l'evento. In questa settimana sono riuniti tutti i Consigli generali della Francia e questi non aveano da dipartirsi dalla consuetudine, dirigendo al Governo un voto in vista di un lieto avvenimento per il paese. Che in questi voti ora registrati in tutti i giornali, si possano notare le infinite sfumature dell'opinione del paese, poco importa. È tutto il paese che acclama l'alleanza russa e ne risulta un risveglio di un entusiasmo che pareva a::op:rsi.

Sono certamente più numerosi coloro che pensano che coloro che in questo momento osano dire che la visita imperiale precederà l'emissione di un nuovo colossale prestito russo. Questa previsione è attualmente forse fra tutte la più sicura. Fin da quando fu emesso l'ultimo prestito di 424 milioni nominali, sembrò a tutti coloro che conoscono la situazione finanziaria della Russia che quella somma era assolutamente inadeguata alle necessità imminenti di quell'impero. Basterebbero pertanto le considerazioni della politica

inanziaria e quelle che suggeriscono la preponderante posizione del Ministro .Je Witte, per ispirare la risoluzione dell'Imperatore Nicola.

Ma altri motivi potrebbero aver concorso a determinarla.

Nel mio carteggio dell'anno corrente con codesto Ministero mi occorse di ritornare più volte sovra il tema delle relazioni fra la Russia e la Francia. Certi bisbigli, cagionati dal contegno e linguaggio dell'Ambasciata russa in Parigi, esagerati dall'eco che trovavano nella stampa parigina e moscovita, parevano in principio dell'anno avere raffreddato alquanto le relazioni del

Governo francese in carica con il Gabinetto di Pietroburgo. Di tali indizi si valevano gli oppositori del Ministero per gridare al tradimento degli interessi essenziali della patria. Si succedettero poco dopo, alla breve distanza di circa due mesi, i viaggi a Pietroburgo del Capo di Stato Maggiore francese e del Signor Delcassé. Il primo di questi viaggi era più facile a spiegare che il secondo. Scrivendo di quest'ultimo, mi parve allora di poter conchiudere con queste parole: • Il ben osservato segreto circa l'indole, l'estensione e gli scopi dell'alleanza franco-russa riduce chiunque voglia ragionare sovra questo te;.na, ad esprimere semplici congetture sovra le quali non converrebbe fondare alcun giudizio. Mi pare certo però che nella ipotesi in cui il viaggio del Signor Delcassé avesse per fine di precisare gli esistenti accordi, la tendenza che egli vi porterà, sarà nel senso piuttosto di restringere che di allargare il campo entro il quale quei patti diverrebbero operativi ». In questo medesimo pensiero io resto benché, dall'aprile in poi, due fatti si siano resi di sempre maggiore evidenza. Voglio indicare il fallimento dell'impresa tedesca in Cina e l'impotenza dell'Inghilterra a finire la guerra del sud-Africa. La condizione di cose che questi due fatti determinano può allettare la Russia ad una politica di espansione in Asia e la Francia potrebbe trovarsi indotta a profittare per assicurare a se stessa una maggiore libertà di azione nell'Africa occidentale. Questa previsione è il portato dell'indole stessa di una situazione che ognuno vede e giudica ed è n2.turale che essa venga da molti accettata. Ma chiunque voglia tener conto della condizione interna della Francia, sarà indotto a considerare il pericolo per gli attuali governanti di una siffatta politica la quale non potrebbe prevalere che dopo la completa disfatta del partito che sta al potere nelle elezioni generali di maggio prossimo.

La perduranza dell'entusiasmo francese per l'alleanza russa ora che la gran molla della paura di una nuova invasione tedesca dovrebbe rimanere inattiva, riesce certamente un fenomeno di difficile spiegazione. Certamente da coloro che conoscono le condizioni dell'Europa, nessun diretto legame si vede fra l'idea di rivincita ed il mantenimento del patto che unisce la Francia alla Russia. Ma sarebbe eccessivo il credere che le numerose manifestazioni con le quali si ravviva il fuoco di tale entusiasmo, non abbiano sulla massa della Nazione per effetto di stimolare in essa quei presuntuosi sentimenti dai quali essa tante volte fu strascinata ai più fatali passi.

Se mi fosse lecito il dare consigli, direi che la saggezza degli altri Governi dovrebbe spiegarsi nello astenersi da atti che sembrassero significare replica alle dimostrazioni franco-russe e nell'adottare un contegno di pacata, attenta aspettativa.

(l) Con t. 2172, pari data, non pubblicato, il console a Tripoli aveva informato il ministero che il governatore generale aveva fatto sospendere la costruzione e imprigionato gli.operai ottomani che vi lavoravano.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, DE SARNO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1164/300. Belgrado, 23 agosto 1901.

Il Papa, sollecitato dall'Arcivescovo di Djakovur, J\IIonsignor Strosmayer e dall'Arcivescovo di Serajevo, Monsignor Stadler, ' veri apostoli del croati

smo •, ha creduto, non è guarì, di dover cambiare il titolo dell'antico • Asilo illirico di S. Geronimo • in Roma, con quello di • Collegio di S. Geronimo per la nazionalità croata ". In tal modo si è voluto favorire le mire del Governo Austro-Ungarico di croatizzare tutto ciò che è sloveno affine di viemmeglio affermare la sua supremazia sugli slavi del sud, in genere, sulle provincie occupate, in ispecie.

L'E.V. non ignora certamente che, per l'Austria-Ungheria gli illirici, i dalmati, i serbi, gli sloveni di Teligione cattol'ica non possono, nè debbono essere altro che croati. Ed è a tal fine che è diretta l'astuta propaganda cattolica nella Dalmazia, alle Bocche di Cattaro, nel Banato, nella Sirmia, nella BosniaErzegovina ed altrove.

L' • Asilo illirico di San Geronimo " venne fondato in Roma, nel 1453, da Papa Nicola V, col titolo di « Asilo sloveno di S. Geronimo • per accogliervi i pellegrini provenienti dalla Dalmazia, dall'Istria, dalla Croazia, dalla Slavonia e dalla Bosnia-Erzegovina. Venne di poi destinato ad istituto per gli studi filosofici e teologici. Chiuso, venne di nuovo aperto nel 1864 e dedicato ai

« SS. Apostoli Cirillo e Metodio "· Nuovamente chiuso nel 1871, venne riaperto nel 1884 ai giovani sloveni che desidemssero perfezionarsi negli studi teologici. Ora, in base agli statuti compilati dal Cardinal Macchi, certamente indettato da Monsignor Strosmayer e da Monsignor Stadler verranno !in esso accolti

• dietro raccomandazione dei vescovi cattolici (leggasi vescovi croati) della Croazia, Slavonia, !stria, Dalmazia, Montenegro, Bosnia ed Erzegovina giovani scelti che, assolto il seminario vescovile, desiderano perfezionarsi e compiere gli studi filosofici e teologici •.

In questi circoli politici si ritiene che sotto tale lodevole scopo, si nasconda una nuova arma di propaganda croata, e si protesta. A rendere la pariglia, dicesi, che il Signor Vesnitch avrebbe incamminato nuove trattative con la S. Sede per un concordato con la Serbia.

Le prime trattative per un concordato fra la Serbia e la S. Sede risalgono ad alcuni anni (V. mio rapporto n. 798/315 del 24 novembre 1896). Abbandonate e riprese più volte, non poterono mai essere condotte a termine per l'ingerenza di chi ha non lieve interesse a che i cattolici della Serbia non abbiano a dipendere dal Governo di Belgrado.

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IL MINISTRO A TOKIO, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 155/55. Tokio, 23 agosto 1901.

La notizia data giorni sono dal Times che la Russia, non appena sia stato firmato a Pechino il protocollo di pace, intendesse insistere presso il Governo Cinese, onde giungere al più presto ad un accordo definitivo riguardo alla Manciuria, ha prodotto qui una impressione di allarme. Non ho per parte mia i mezzi sufficienti per controllare se i propositi attribuiti alla Russia esistano realmente, ma, procedendo a base di induzioni, parrebbe supponibile non sia

nell'interesse di detta potenza di procrastinare troppo a lungo la soluzione di quella spinosa questione. Non deve sfuggire difatti al Gabinetto di Pietroburgo la situazione imbarazzante in cui sarà ridotta la Russia -la quale sempre si atteggiò ad amica e strenua protettrice della China -quando, sgombrato il resto del territorio chinese dal grosso delle truppe internazionali e restaurato a Pechino un regolare Governo, si troverà sola ad occupare ancora militarmente ed a detenere una parte notevole del territorio del Celeste Impero, senza che una regolare convenzione venga nel frattempo a legittimare agli occhi delle popolazioni Cinesi, che la Russia ha sommo interesse a non inimicarsi, questa occupazione o questo possesso. A por fine ad un simile stato di cose, di cui le potenze rivali non mancherebbero di trar profitto per i propri scopi, dovranno necessariamente tendere gli sforzi della diplomazia Russa, nè parmi quindi da escludersi l'eventualità che a breve scadenza la questione della Manciuria sia di ben nuovo posta sul tappeto dal Gabinetto di Pietroburgo.

Diametralmente contrarie sembranmi dover essere invece le aspirazioni del Governo di Tokio, il quale ad una definitiva immediata sistemazione della questione Manciuriana che lo obbligherebbe ad affrontare nuovamente una difficile ed intricata situazione, preferirebbe di gran lunga il perdurare, almeno per un certo tempo, del presente stato di cose.

Senza opporsi in massima ad un accordo che garantisca in certa misura i legittimi interessi della Russia in Manciuria, il Giappone vuole che le concessioni che sarebbero fatte al Gabinetto di Pietroburgo non siano di tal natura dall'equivalere ad un'effettiva sostituzione della sovranità Russa a quella Chinese in tutto o parte di quel territorio con totale scapito dei suoi interessi sia politici che economici. Tutt'al più esso potrebbe acconsentire ad una siffatta combinazione, quando gli venissero guarentiti, mediante formali accordi, sicuri ed adeguati compensi in Corea. All'infuori delle due su esposte, ogni altra soluzione condurrebbe fatalmente ad un ritorno della grave situazione di cui tanto si allarmò nella primavera di ~uest'anno l'opinione pubblica Europea e che condusse di fatto all'abbandono per parte della Russia della prima Convenzione relativa alla Manciuria.

Ora io ho l'intima convinzione, suffragata da quella di altri Colleghi, che non fosse allora nè nei desideri nè nei propositi del Gabinetto Ito di giungere ad un conflitto armato con la Russia, e che la minacciosa attitudine da esso assunta nell'aprile scorso dovesse più che altro costituire ai suoi occhi un tentativo d'intimidazione a cui non rimase forse estranea la diplomazia Britannica, tentativo che allora felicemente riuscì.

Non è difatti con delle finanze dissestate e con un programma di arma

menti non ancora completamente esaurito che uomini dello stampo del Mar

chese Ito, aventi intera coscienza delle proprie responsabilità, avrebbero potuto

a cuor leggiero gettare il paese in una lotta contro un formidabile avversario

ed il di cui esito contrario avrebbe forse irremissibilmente compromesso non

solo l'avvenire ma l'esistenza stessa degli attuali ordinamenti del Giappone!

Ed attualmente ancora, perdurando gli stessi motivi, le disposizioni del

presente Governo si mantengono palesemente avverse ad ogni politica d'avven

ture, così che puossi legittimamente sperare che anche nel caso in cui ripresentandosi nuovamente la difficile situazione di quattro mesi sono -la Russia si addimostrasse questa volta meno arrendevole, un confl~tto potrebbe ciò non di meno essere evitato. Non è tuttavia da escludersi il pericolo ed è questo a parer mio il punto più nero sull'orizzonte, che a momento dato un'irresistibile corrente dell'opinione pubblica, la quale, imbaldanzita dagli ultimi trionfi militari contro la China mostrasi oggidì sempre più animata di tendenze bellicose, prevalesse sulle decisioni del Governo e lo spingesse, suo malgrado, a ricorrere alle armi.

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IL CONSOLE GENERALE A ADEN, SOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2182. Aden, 24 agosto 1901, ore 3

Tornato ora. Missione ebbe risultato soddisfacente. Sultano firmò convenzione, con leggere modificazioni, assicurando sua perenne fedeltà, sottomissione. Per « Asturia » giurò fare tutto ciò che è possibile per ricuperare merci rubate, salvaguardia rimanente carico. Pestalozza telegrafa dettagli (1).

730

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2177/81. Londra, 24 agosto 1901, ore 12,02.

La let~era del marchese Lansdowne al principe Giorgio, concepita nei termini raccomandati dai rappresentanti a Roma delle quattro potenze protettrici di Creta, venne inviata ieri al console generale della Gran Bretagna in Canea, con istruzioni presentarla all'alto commissario, allorché colleghi Italia,. Francia e Russia avranno ricevuto simili lettere per presentazione.

731

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T. 2040/91. Roma, 24 agosto 1901, ore 14.

Ringrazio per annunciatomi invio testo francese del protocollo. Desiderando pubblicare al più presto un nostro libro verde, prego telegrafarmi se ella crede che il testo completo del protocollo sia stato telegrafato o sia per essere

telegrafato ad alcuna agenzia o ad alcun governo in Europa, o quanto costerebbe telegrafare testo ufficiale protocollo senza allegati. Prego anche telegrafarmi quando ritiene possa essere firmato coi plenipotenziari chinesi.

(l) Cfr. n. 733.

732

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, VINCI

T. 2043. Roma, 24 agosto 1901, ore 22,55.

Prego telegrafarmi se la lettera al principe Giorgio è esclusivamente la letterale riproduzione di quanto sta scritto nel processo verbale, o se invece la si è completata con un preambolo e con una chiusa per darle la forma di una vera e propria lettera. In questo secondo caso la prego telegrafarmi il testo del preambolo e della chiusa.

733

IL CONSOLE GENERALE A ZANZIBAR, PESTALOZZA, AL MINISTRO DELLA MARINA, MORIN (l)

T. 2183. Aden, 24 agosto 1901.

Colombo arrivato. Prego trasmettere ministero affari esteri trattative iniziate Ollok 14 corrente concretate mattino 18. Sultano Osman accettato e firmato insieme fratelli ed anziani con convenzione già conosciuta da V.E. Accettai sopprimere articolo relativo sale miniera; non menzionai Hafun per faro da erigersi, poiché faro ivi pure alle stesse condizioni di . . . (2) e di occupazione da noi stabilite per Guardafui e Alula e Filek adombrava Migiurtini, i quali oltreché padroni di tutto il paese temevano imposizione tasse da cui rifuggono. Non ho creduto chiedere guarentigie speciali, perché prolungata occupazione Cassem sarebbe motivo discussione fra contendenti e fastidi per noi, sia perché ritiro armi da fuoco ora esistenti sarebbe impossibile effettuazione, costringendo Governo, in caso rifiuto, a repressioni e conseguente indefinita spesa, non desiderata da V.E., mentre poi nostra attitudine ostile avrebbe compromesso speranza ricupero • Asturia » e specialmente avrebbe deciso Osman e suoi unirsi Madmullah, il quale ora, ricacciato da ovest, cerca più che mai sollevare questi Migiurtini con frequenti lettere, problemi per incitare odio guerra contro europei. Tali considerazioni e carattere diffidente, ignorante del sultano consigliavano contentarsi quanto ottenuto, persuaso essere questa soluzione la migliore al presente. Accolsi desiderio sultano di ricevere... (2) difatti

ricondotto suo fratello dn Bender Cassen dopo ritirati a bordo soldati Jusuf Alì, bandiera nazionale affidata in Cassero ad Ahmed Mahmud Tagcr, fu giorno 20 corrente solennemente alzata, salutata artiglieria. Il giorno seguente sbarcammo in Alula soldati Jusuf Alì e lì pure alzata bandiera affidandola Alì Jusuf e capi luogo, si proseguiva per Bereda, ove il 22 mattina sbarcato a terra col console Aden, ufficiali e compagnia di sbarco, presente Sultano Osman Mahmud e suoi, fu solennemente alzata bandiera su Garese del sultano salutata salva

• Colombo ». Osman Mahmud soddisfatto promette stare impegni presi, spesa ottenere aumento assegno, parziale risarcimento danno sofferto. Promisi interessarmene presso V.E., e console Sola diede migliore assicurazione stesso senso. Ahmed Tager ci accompagna Aden. Datogli assicurazione assegno arretrato Sultano, più 360 ·talleri della convenzione inglese. Cavalier Sola comandante Richeri intervenuti tutte trattative, condivisero miei apprezzamenti, persuasi essi pure essere questo primo importante passo il più conveniente.

(l) -Comunicato dal ministero della marina al ministro degli esteri il 25 agosto, allQ ore 10,30. (2) -Gruppo indecifrato.
734

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R.R. 1873/950. Parigi, 24 agosto 1901.

L'Agenzia Havas ha diramato alla stampa francese, sotto la data del 21 corrente, una comunicazione così concepita: • Malgré les assurances formelles du Ministre des affaires étrangères et la parole donnée à M. Constans, dans l'audience de jeudi, par le Sultan, celui-ci a retiré ses promesses et sa parole pour le rachat des quais et la liquidation des créances en litige. Devant ce manque de parole, l'Ambassadeur français a prévenu le premier Secrétaire du Sultan qu'il rompait toutes relations avec le Gouvernement ottoman et qu'il en informait son Gouvernement ».

Sebbene questa nota figuri mandata telegraficamente da Costantinopoli, è facile tuttavia comprendere che essa deve essere stata elaborata a Parigi. Un'Agenzia telegrafica non avrebbe infatti potuto ricevere dalla CapHaì2 ottomana una così formale ed esplicita accusa di mancanza di parola diretta contro il Sultano.

Quando questa nota è comparsa, il Signor Delcassé era assente da Parigi ed il mio Collega di Turchia pare che, per sottrarsi al pericolo di ricevere i passaporti ed, in ogni caso, alle noie di una situazione delicata, si fosse trasferito in Svizzera dove egli è pure accreditato. La notizia fece qualche rumore nei giornali; ma l'attenzione di questi f·ù tosto distratta dall'annunzio della prossima visita dell'Imperatore e della Imperatrice di Russia alla Francia ed i medesimi si occuparono di registrare le navi che dovranno far bella mostra alla rivista navale di Dunkerque piuttosto che quelle che avrebbero dovuto apprestarsi a sostenere con la loro apparizione il contegno assunto dall'Ambasciatore della Repubblica di fronte al Sovrano presso il quale egli è accreditato.

Bisogna aggiungere che, se nei primordi di questo incidente franco-ottomano, qui traspariva, negli apprezzamenti di certi giornali, un certo senso di soddi

sfazione di poter alzare la voce in Turchia credendo che ciò dispiacerebbe all'Inghilterra, questo stato d'animo non potè a lungo duré\rc pcrcl-"é la stampa inglese in coro si mise a dare ragione alla Francia, a vantare l'energia e l'autorità del suo Ambasciatore in Turchia, quasi quasi ad incoraggiare i Francesi a spingere le cose all'estremo.

Siccome è costume di questo popolo di sempre insospettirsi contro qualcuno, se alcuna cosa non gli va a secondo, così si è letto qua e là, anche in gazzette autorevoli, che se il Sultano avea ritirato la sua parola, si era perché la diplomazia tedesca lo avea incoraggiato in tale suo contegno.

Correvano intanto voci che, qualora fosse stato indispensabile di sostenere l'azione del Signor Constans con una dimostrazione navale e qualche atto coercitivo, si sarebbero mandate alcune navi sulla costa di Siria e si sarebbero occupate le dogane di quegli scali marittimi. I giornali inglesi invece prevedevano l'eventuale occupazione di qualche isola dell'Arcipelago.

Pare che finora nessuna disposizione sia stata presa al riguardo.

Ho veduto oggi il Signor Delcassé il quale mi disse soltanto di avere ricevuto per telegramma la notizia che il Sultano avea emesso un Iradé per effetto del quale la Società dei quais era resa libera di esercitare i diritti che le spettano a termini della sua concessione. Era un principio di risoluzione degli incidenti veriftcatisi e giovava sperare che, anche per la questione dei creditori francesi, la Porta Ottomana si deciderebbe ad eseguire le sentenze che in favore dei medesimi hanno pronunziato i suoi tribunali. Della eventualità di un ricorso a mezzi di coercizione il Signor Delcassé non fece cenno. Il suo linguaggio non la lascia prevedere. Egli mi ha ripetuto in gran parte le cose stesse che mi avea dette altra volta e che ho riferito nei precedenti miei rapporti.

735

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1415/483. Berlino, 24 agosto 1901.

Faccio seguito al mio Rapporto confidenziale del 21 corrente, n. 1394/473 (1).

Come io lo avevo preannunziato, l'Agenzia Wolff rese noto al pubblico, ieri a sera, che l'Imperatore di Russia, accettando, con una lettera autografa, l'invito rivoltogli dall'Imperatore Guglielmo, si recherà a Danzica in occasione delle manovre navali che si svolgeranno colà nel prossimo settembre. Mancano tuttora, nè si sapranno, presumo, prima dell'ultima ora, i particolari circa il giorno dell'arrivo del Sovrano Russo e la durata del suo soggiorno a Danzica.

Senza manifestare straordinario entusiasmo, e senza abbandonarsi a voli lirici, la stampa, in generale, ha accolto la notizia con evidente compiacenza.

Sul tema, appunto, del viaggio Imperiale in Germania e in Francia, la Gazzetta di Colonia di stamane ha pubblicato un articolo molto sensato, in cui fa rilevare che la visita dello Czar a Compiègne, ha speciale importanza, non

tanto al riguardo della politica estera, quanto degli Affari Interni della Francia, come quella che avrà per inevitabile conseguenza, di rendere popolare il Presidente Loubet, e di consolidare, alla vigilia delle elezioni generali, il Gabinetto Waldeck Rousseau.

L'articolo in discorso mi pare degno di essere segnalato all'attenzione di

V.E., ho pertanto l'onore di inviarne, qui unito, il testo (1).

(l) Cfr. n. 720.

736

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2195/95. Pechino, 26 agosto 1901, ore 2,40.

Quindici giorni or sono iniziato presso principe Cing pratiche di cui nel mio telegramma 77 (2). Egli mi ha scritto lettera non conforme alle dichiarazioni verbali assai soddisfacenti fattemi. Dopo spiegazioni, ebbi affidamento sarà modificato. Consisterebbe in dichiarazione desiderio soddisfare domande italiane, di cui apprezza amicizia, non può precisare perché distrutti nei ministeri, deve quindi provvedere ricostituzione archiv·i, indica intanto funzionari coi quali rappresentanti sindacati possono trattare. Per la ferrovia Ce-Kiang sarebbe incaricato Sheng, antico amico Rizzardi, infine aggiungerebbe promessa non accordare ad altri concessione che può nuocere quelle da noi chieste. Qualora ottenga tale dichiarazione già promessami, credo che sia tutto ciò che si può ottenere, per ora, e sarebbe buona base per gli ulteriori negoziati che dovranno durare certamente alcuni mesi. Quindi non ritarderei partenza, salvo ordini contrari di V.E. ai quali, naturalmente, mi uniformerò, qualunque possa essere il mio disturbo personale.

737

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2194. Pera, 26 agosto 1901, ore 5,10.

Dopo avere finito, a sua soddisfazione, affare delle banchine, non avendo la Sublime Porta risposto nei termini fissati due affari Lorando e Tubini la di cui soluzione era stata da lui chiesta insieme a q_uella del primo, questo ambasciatore di Francia è partito oggi, per ferrovia, alla volta di Parigi senza prendere congedo dal Sultano e avvertendo ministro affari esteri che il consigliere rimarrebbe pel disbrigo degli affari ia corso, ma senza qualità di incaricato

d'affari, ambasciatore di Turchia non è attualmente Parigi, ma, a quanto afferma il signor Constans, verrà avvertito che i suoi passaporti sono pronti. Segue rapporto particolareggiato.

(l) -Non si pubblica. (2) -Cfr. n. 595.
738

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2196/82. Londra, 26 agosto 1901, ore 16,30.

Causa la domenica, solo ora posso rispondere telegramma di V.E. n. 2043 (1). La comunicazione del ministro affari esteri britannico al principe Giorgio ha forma di lettera e comincia modo seguente: « Ho avuto l'onore di ricevere lettere di V.A.R. dell'H, 20 e 28 giugno e 9 luglio ed ho consultato in proposito del loro contenuto, i Governi di Francia, Italia, Russia che avevano ricevuto comunicazione simile da V.A. •. A questo preambolo segue la traduzione integrale del testo consigliato dagli ambasciatori in Roma ed il consueto complimento· finale.

739

IL CONSOLE GENERALE A ADEN, SOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2207. Aden, 27 agosto 1901, ore 6,20.

Da notizia attendibile raccolta da El Huitibi risulterebbe che Sceik Idris e Mohamed Musa fecero contratto a Gibuti con gran casa commerciale francese

10.000 fucili per conto Sultano Mahmud Osman Quindi proseguirono Harrar per internarsi dopo in Somalia El Huitibi, che non riuscì ancora incontrarsi con Sceik Idris, gli telegrafò e scrisse invitandolo cessare qualunque manovra, rompere contratti e recarsi subito qui. Abbiamo quasi certezza riuscire intento. Ebbi lunga conversazione stamane con Ahmed Tagir che esortai molto al rispetto nuova convenzione e fare di tutto per restituire agli interessati merce rubata, essendomi giunte lagnanze in proposito. Le sue dichiarazioni, improntate a manifesta sincerità, mi assicurarono che lui e Sultano nulla risparmierebbero· per accontentare R. Governo sia per « Asturia » s~a per convenzione.

740

IL CONSOLE GENERALE A ADEN, SOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2208. Aden, 27 agosto 1901, ore 8,10.

Torbidi Yemen sembrano entrati nella fase finale, essendo 'intervenute intese tra Inghilterra e Turchia. El Kuakibi, dopo eseguite accurate indagini in Aden, partì colle volute cnutele. All'Emirato di la Hace fu ospite presso quel Sultano indipendente Hamed El Abdali, suo a"1tico conoscente che è il maggiore sostegno

-del Governo di Aden per Yemen. Sultano diede VISIOne col massimo segreto a El Kuakibi della corrispondenza passata tra lui e governatore Aden in proposito: nella prima comunicazione governatore partecipa sultano essere relazioni fra Turchia e Inghilterra molto inasprite; nella seconda, ambasciatore di Turchia in Londra mostrasi arrendevole nel riconoscere confini tribù protette inglesi; nella terza governatore avere ricevuto ordine recarsi alla frontiera e pregare sultano venire Aden il 3 settembre per conferire seco lui, lasciando trapelare desiderio aCC!Jmpagnarlo nella missione ove sembra delegati ottomani saranno inviati per delimitazione frontiera e susseguente inalberamento bandiera britannica su regioni che verranno riconosciute sotto protezione inglese. Segue rapporto.

(l) Cfr. n. 732.

741

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T. 2062/93. Roma, 27 agosto 1901, ore 13,50.

A telegramma V.S. n. 95 (1). Sta bene che ottenuta dichiarazione nei termini telegrafatimi e condotto a compimento negoziato pace V.S. lasci Pechino.

742

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2203. Costantinopoli, 27 agosto 1901, ore 15,55 (per. ore 16,07).

Nella lettera di partecipazione partenza, diretta ai colleghi, ambasciatore di Francia dice: « D'ordre de mon Gouvernement je quitte Constantinople aujourd'hui. Conseiller de l'ambassade reste provisoirement ici pour veiller avec le personnel à l'expédition des affaires courantes d'intéret particulier •. Ieri al momento partenza ambasciatore, bandiera venne abbassata.

743

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2205. Parigi, 27 agosto 1901, ore 18,15.

Questo ministero affari esteri fa rettificare oggi presso di me l'informazione datami per 'iscritto, e da me trasmessa con rapporto 24 corrente (2) circa la lettera preveduta dal protocollo relativo a Creta. Governo francese scrisse al principe Giorgio il 23 luglio per ringraziarlo di avere accettato la rinnovazione dei poteri. Quella lettera fu spedita al console alla Canea, e non fu ancora

consegnata. Nella medesima non si trovano gli altri tre paragrafi del testo deliberato posteriormente dalla conferenza, e sopra il loro contenuto Delcassé non ha ancora deliberato. La lettera di puro ringraziamento 23 luglio incomincia con " Monsignore " e finisce col solito complimento di chiusa dovuto ad una altezza reale.

(l) -Cfr. n. 736. (2) -Non pubblicato.
744

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

(Eredità Nigra)

L. P. Roma, 27 agosto 1901.

La ringrazio della di Lei gentilissima 22 corrente che mi giunse molto gradita. Le risponderò minutamente fra alcuni giorni, quando avrò l'occasione di qualche corriere; intanto però mi affretto a dirle che ho già firmato il trasloco di Ferrara-Dentice da Madrid a Vienna e che oggi o domani andrannoad essere sottoposti alla firma sovrana i decreti per le promozioni e fra esse quella di Fasciotti.

Quanto all'altra combinazione che Cusani in di Lei nome mi propone per provvedere di un altro personale d'ordine la R. Ambasciata, sarebbe una cosa utile, ma per le nostre formalità burocratiche non è possibile per ora; perché il Capitolo degli • Assegni al personale Consolare " e quello degli • Assegni al personale d'ordine mandato all'Estero • sono due Capitoli differenti ed io non posso trasportare fondi da un capitolo all'altro se non durante la discussione del Bilancio e presentando e facendo approvare al Parlamento una apposita legge di storni. Quindi non mi è possibile far ciò se non quando il Parlamento sarà aperto.. Siccome però, ripeto, mi pare cosa opportuna, così procurerò allora di mandarla ad effetto. Intanto, pel momento mi dica cosa potrei fare per rimediare all'inconveniente da Lei lamentato.

Se Ella ha in vista qualche personale sopra luogo che potesse, transitoriamente anche, supplire fin quando si possa provvedere in modo stabile, il Ministero può perfettamente mettere a disposizione di Lei fin da ora la piccola somma occorrente per la retribuzione.

Parto stasera per Varallo Sesia, dove vado a raggiungere mia moglie, e· dove spero prendermi un po' di aria buona e di svago, del quale mi sento vivo bisogno. Ma però continuo a dirigere io 1il Ministero. Credo che rimarrò assente da Roma un po' di tempo. Da Varallo Le scriverò, come dissi, con più calma e più a lungo.

745

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI

D. 38475/360. Roma, 28 agosto 1901.

Il R. lHinistro in Pechino, nello informarmi, sul principio dello scorso mese, che il principe Chung, fratello dell'Imperatore della China, stava per intraprendere il viaggio a Berlino, dove, conformemente all'articolo 1° della nota collettiva diretta dai Ministri in Pechino al Governo cinese, l'Altezza Sua avrebbe presentate le scuse del Governo stesso per l'assassinio del Signor De Ketteler, faceva presentire che, qualora il R. Governo avesse invitato il Principe Imperiale cinese a recarsi anche a Roma, simile invito sarebbe certamente accettato.

Ho risposto, allora, al Marchese Salvago che evidentemente il Principe Chung doveva recarsi a Berlino direttamente e eiò per conservare alla sua missione il carattere convenuto colle potenze. Aggiunsi, però, che se, nel viaggio di ritorno, Sua Altezza fosse per venire a Roma, la sua visita sarebbe stata ben gradita. Autorizzavo, pertanto, il R. Ministro a far pervenire, in questi termini, il nostro invito al Principe Chung. Da un susseguente telegramma del Marchese Salvago seppi che l'invito era stato fatto e che il Principe verrebbe a Roma dopo aver compiuto la sua missione a Berlino.

Ormai che il Principe Chung sta per giungere costì, credo opportuno di informare la S.V. di quanto precede e, nello stesso tempo, la prego di voler, senza farne oggetto di diretta dimanda, accertare se, effettivamente, il Principe tradurrà in atto il progettato suo viaggio in questa capitale, secondo l'invito fattogli dal R. Governo.

Nel caso affermativo (che, del resto, allo stato delle cose non sembra possa essere dubbio) faccio rilevare alla S.V. per norma esclusiva del suo linguaggio, che l'epoca più adatta per la venuta del Principe Chung in Italia, date le consuetudini dei nostri augusti Sovrani e della R. Corte, sarebbe la seconda metà del prossimo mese di ottobre.

In attesa di un cortese suo riscontro su quanto ha formato oggetto di qw~sto mio dispaccio...

746

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1451/494. Berlino, 28 agosto 1901.

V.E. sarà già stata informata a quest'ora dal telegrafo che il Principe Tchung, giunto a Basilea, fece dichiarare ai due Ufficiali inviatigli dall'Imperatore per complimentarlo, che egli si rifiutava a proseguire il viaggio alla volta di Berlino, perché indisposto.

Sua Altezza era aspettata in questa capitale avantieri sera. Gli appartamenti erano preparati nel palazzo Imperiale dell'Orangerie nel parco di Sans Souci. Ieri doveva aver luogo il solenne ricevimento nella sala bianca del Palazzo Reale e, questa mattina, il Principe era invitato ad assistere alla cerimonia militare dell'inchiodamento delle nuove bandiere destinate ad alcuni Reggimenti del 1° Corpo d'armata. Tutti questi piani sono andati naturalmente a monte.

In generale qui alla malattia del Principe nessuno crede. La versione più accreditata e che sembra maggiormente verosimile alle varie persone, colle quali

419'

mi sono in proposito intrattenuto, è questa, che il Principe, cioè, messo al cor

rente, al suo giungere in Europa, delle modalità e del cerimoniale stabilito

da questa Corte in occasione della sua udienza solenne, le abbia ravvisate poco

dignitose e si sia, pertanto, rifiutato di sottomettervisi prima di ricevere istru.zioni da Pechino.

Se questa versione sia ben fondata, è impossibile di affermare, non

avendo, né io né alcuno degli altri miei Colleghi, potuto raccogliere veruna

informazione concreta. Per tale ragione, appunto, mi sono astenuto dal tele

grafare in proposito all'E.V.

In occasione del ricevimento ebdomadario di ieri, chiesi al Barone Richtho

fen notizie sulla salute del Principe Tchung. Il Segretario di Stato capì, e mi

rispose che il Principe era alquanto indisposto e che la sua guarigione avreb

be avuto probabilmente luogo dopo l'arrivo di telegrammi che egli aspetta

da Pechino.

È inutile fare rilevare se e quanto questo contrattempo sia riuscito spiace

vole a Sua Maestà l'Imperatore, il quale aveva personalmente regolato ogni

più piccolo particolare, relativo alla cerimonia solenne, nonché al soggiorno ,del Principe Chinese a Potsdam.

747

IL COLONNELLO SALSA AL MINISTRO DELLA GUERRA, PONZA DI SAN MARTINO (l)

T. 2210 bis Tientsin, ... (per. ore 9,23 del 29 agosto 1901).

Salute buona. Primo settembre truppe dislocazione prestabilita conservan·do ancora palazzo estate.

748

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 2070. Roma, 29 agosto 1901, ore 12,30.

Mi riferisco mio telegramma 12 luglio scorso (2).

Notizie attendibili raccolte da R. consolato Aden recano che somalo Moha

med Musa, già segnalato alla E.V., avrebbe insieme con altro somalo, Sceik

Idris, fatto contratto a Gibuti con gran casa commerciale francese per acquisto

diecimila fucili per conto sultano dei Migiurtini. I due somaH, dopo firmato

contratto, avrebbero proseguito per Harrar onde internarsi dopo in Somalia.

Confido che fin dal luglio autorità coloniali Gibuti abbiano ricevuto cate-goriche istruzioni da codesto Governo per impedire acquisto armi munizioni per Somalia. Prego nondimeno V.E. voler comunicare quanto precede al signor Delcassé acciocché, dandone immediata notizia alle autorità di Gibuti, confermi in forma più precisa e stringente le precedenti istruzioni. Lo preghi anche· di comunicarmi i provvedimenti che si saranno presi a Gibuti.

(l) -Il telegramma vene comunicato dal ministero della guerra. (2) -Cfr. n. 599.
749

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A ADEN, SOLA

T. 2074. Roma, 29 agosto 1901, ore 23,45.

Governo francese partecipa Mohamed Musa sorvegliato polizia Gibuti non risulta abbia acquistato armi; invitato allontanarsi lasciò Gibuti il 21 luglio· scorso.

750

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2233. San Paolo, 31 agosto 1901, ore 11,40..

Non potrò pronunziarm1 m modo definitivo circa questione emigrazione (l)· se non terminata inchiesta in corso e trattative col Governo di San Paolo, cioè, fra quattro o cinque giorni. Crisi è generale e profonda: da tutte le parti giungono reclami di coloni per arretrati salarii di cui totale non può precisarsi ma che deve ascendere a milioni. In miei colloqui con presidente dello stato e ministro agricoltura, industria e commercio ho insistito su assoluta necessità pronti rimedi, accennando anche, ma colla massima prudenza, possibilità che sia da noi limitata emigrazione in base della nuova legge. Governobrasiliano mostrasi persuaso che non passeremo mai alla esecuzione di una tale misura. Credo che un avvertimento per mezzo codesta legazione del Brasile gioverebbe a renderlo più pieghevole. Miei sforzi tendono a indurre Governo dello Stato di San Paolo intendersi con noi per limitare introduzione emigranti, già contrattati, dimostrando interesse suo non aggravare crisi. Accordo è reso difficile da interessi proprietari che influiscono poderosamente su questo Governo e Governo federale. Non debbo nascondere che misure restrittive prese da noi, senza intesa con il Governo brasiliano, produrrebbero profonda irritazione, compromettendo esito miei negoziati per una soluzione difficoltà pendenti.

(l) Questo telegramma risponde al t. 2076 del 30 agosto con cui Prinetti aveva sollecitato l'avviso di Cariati « sul se e come sia da frenarsi emigr!lzione verso San Paolo"·

751

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

(Eredità Nigra)

L. P. Varallo Sesia, 31 agosto 1901.

Approfitto del Corriere che partirà domani da Roma per rispondere alla parte politica della di Lei gentHissima 22 corrente.

Sono lieto che la mia lettera del 17 corrente (l) abbia prodotto la ,impressione che Ella mi scrive. Riguardo alla così detta questione Albanese non solo l'accordo è completo fra i due Governi, ma io credo sarà facile renderlo anche completo fra i due paesi, quando si riuscirà a ingenerare nell'opinione pubblica Italiana la convinzione che l'Austria non abbia aspirazioni di possesso sull'Albania. Perché veramente si può affermare con sicurezza che non v;i ha nessuno in Italia che abbia aspirazioni territoriali in Albania e tutto lo scalpore di una parte della stampa italiana è solo ingenerato dal timore di ambizioni Austriache. Per parte mia mi sono applicato con ogni cura a dissipare questi timori, sia con articoli sui pochissimi giornali sui quali posso influire direttamente, sia con colloqui privati con quei pochi giornalisti, coi quali potevo fidarmi a parlare francamente.

Infatti l'agitazione nella stampa italiana per questo argomento è ormai fortunatamente finita e, per poco che la stampa Austriaca sia indirizzata nel senso delle dichiarazioni così schiette fatte a Lei dal Conte Goluchowski, questa polemica non rinascerà più.

Ma non vi è da illudersi, ne verranno altre; come già Le scrissi, e non mi stancherò mai di ripetere, e come ebbi occasione di dire anche al Barone Kuhn in questi giorni, vi è una forte organizzazione in Italia e fuori, la quale si propone di creare ad ogni costo dei malintesi tra Austria e Italia.

Qualunque occasione, qualunque pretesto viene afferrato a volo.

Or sono alcuni giorni, l'ammiraglio Palumbo, colla squadra del Mediterraneo recandosi da Venezia a Catania, ebbe idea non so perché, e certo non per istruzioni del Governo, come alcuni giornali hanno voluto insinuare, di passare nell'Arcipelago Dalmato, e tosto sulle due stampe Croata e Italiana ne trassero argomento ad un nuovo piccolo scambio di invettive, che per fortuna è finito presto, almeno spero.

Oggi l'incidente dell'istituto San Gerolamo a Roma temo fornirà nuova materia a polemiche più o meno velenose, tanto più che in esso è in gioco anche il Vaticano. Non conosco bene la questione in se stessa che è molto complicata, ma oramai essa è deferita alla autorità giudiziaria, e sotto questo aspetto, mi pare quindi bene incanalata; ma i giornali dei due paesi difficilmente vorranno attendere tranquillamente il verdetto dei Tribunali. È inutile aggiungere che da parte mia ripeterò pazientemente il lavoro calmante, e che, se il Governo Austriaco farà lo stesso da parte sua, anche questa passerà senza lasc,iare traccia. Bisogna che i due Governi continuino pazientemente quest'opera mano mano

jncidenti nuovi sorgeranno, e sono sempre convinto, come già Le scrissi, che gli obbiettivi di coloro, che vorrebbero dividere i due paesi, rimarranno frustrati.

Il Ministro dell'Interno è pienamente d'accordo con me in quest'opera. Ed anche il Presidente del Consiglio, pur cedendo qualche volta in cuor suo al bisogno di qualche piccola manifestazione desiderata dai sUO'i amici più antichi, mi ha però riconfermato in questa occasione di approvare l'obbiettivo della mia politica, cioè il mantenimento dell'attuale situazione politica.

Quanto ad un mio incontro col Conte Goluchowski, credo ancor io che ormai si potrà farlo apertamente senza nessun bisogno di preparare l'opinione pubblica. Ma bisogna assolutamente che venga prima un periodo di calma nei due paesi, in modo che non si possa assolutamente attribuire questo incontro al bisogno di accomodare incidenti che per fortuna non esistono, e che invece si comprenda facilmente avere questo incontro lo scopo di uno scambio di idee sulle questioni che possono nascere in un prossimo avvenire e che interessino entrambi i paesi.

L'incontro q_uindi non potrà aver luogo presto, ma Ella potrà giudicare quanto e meglio di me, il momento opportuno; quanto al luogo ci ,intenderemo facilmente, perché a me non disturba il viaggio e la sola preoccupazione è di evitare che possano poi nascere complicazioni di etichetta per restituzione di visita o simili considerazioni.

Del resto parmi che questioni, che meritano di essere esaminate tra noi tre, se ne affaccino di gravi. Almeno io ho Questa impressione, e desidererei conoscere anzi in proposito il di Lei avviso; a me sembra che la Russia si prepari ad un periodo di attività politica nella penisola Balcanica. Acquistata ormai la Serbia e beninteso la Bulgaria alla sua influenza, la Russia sta ora facendo un lavoro abbastanza attivo in Macedonia, onde rendervi prevalente la Razza Bulgara, e anche in Rumania si annuncia la fondazione a Bukarest di un giornale che ha per scopo di far entrare q_uel paese esso pure nell'orbita Russa. Infine da alcuni mesi nella questione di Creta la Russia, che prima aveva un'attitudine molto fredda verso le aspirazioni del principe Giorgio, ha assunto un'attitudine molto marcatamente benevola verso la Casa di Grecia.

Di tutto ciò credo nell'interesse ItaHano, convenga attentamente occuparsi, perché la penisola Balcanica direttamente o indirettamente soggetta alla Russia costituirebbe a mio avviso un pericolo non lieve per la posizione dell'Italia nel Mediterraneo. Più ci penso, e più mi persuado che l'Austria e l'Italia dovrebbero trovare facilmente una base di accordo completo riguardo alle eventualità future, che possono manifestarsi nella Penisola Balcanica, e non solamente riguardo alla Albania; e questo accordo dovrebbe essere sempre più uno dei cardini fondamentali della Triplice Alleanza, q_uando si tratterà di rinnovarla, in modo ancora più esplicito e completo di quanto è espresso nel Trattato presente.

Tutto ciò naturalmente espongo a Lei in forma affatto confidenziale e unicamente per averne il di Lei avviso a mia norma e direzione.

Ho chiesto una udienza a S. M. il Re a Racconigi, onde insieme ad altre cose, mostrargli anche la di Lei lettera relativa alla visita sovrana. lVH perdoni, ma non mi pare per ora di mostrare q_uesta lettera al Presidente del Consiglio; già per ora di visite sovrane non si parla; Sua Maestà mi disse che per questo

anno non intende farne, quindi è inutile che io mostri al Presidente del Consiglio, la di Lei lettera che potrebbe parlare al di lui sentimento, mentre poi invece la di lui ragione è perfettamente concorde come Le dissi, colla mia; e non conviene disturbarne il tranquillo svolgimento.

(l) Cfr. n. 709.

752

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1470/498. Berlino, 31 agosto 1901.

Faccio seguito al mio Rapporto n. 494 delli 28 corrente (1).

Il Principe Ciung, come V.E. sa, troval'òi ancora a Basilea, né si sa ancora quando egli si recherà a Berlino. Pare aspetti, per decidersi, l'arrivo d'istruzioni chieste a Pechino. Sulle cause della " malattia • subitanea che indusse la Missione espiatoria, come qui la, chiamano, ad interrompere il suo viaggio, proprio alle porte della Germania, ufficialmente nulla è stato detto. Non si dura però fatica a comprendere che i motivi sono, su per giù, quelli cui accennavo precitato mio Rapporto. L'Imperatore aveva imposto alcune modalità nel cerimoniale del ricevimento solenne (inchini, riverenze, genuflessioni da parte del seguito ecc.) alle quali il Principe non ha voluto assoggettarsi; sembra pure che siano sorte difficoltà a proposito della allocuzione che Sua Altezza deve recitare, i termini della quale, non sarebbero stati trovati piena-· mente soddisfacenti. Intanto il tempo passa, e Sua Maestà Imperiale s'impazienta non poco del ritardo prolungato. Da quanto udii, ieri, da un personaggio di Corte, l'Imperatore aspetterà, siccome aveva stabilito, fino al giorno 5. Il 6 lascerà Potsdam, e non vi tornerà prima di aver espletato tutto il programma già fissato, cioè, per lo meno, al più presto, alla fine di settembre.

Mi è pervenuto stamane il dispaccio di V.E. n. 360 delli 28 corrente (2). Non appena sarà qui giunta la Missione Chinese cercherò di intrattenermi con qualcuno di quei Signori, allo scopo di eseguire le istruzioni impartitemi circa il viaggio del Principe in Italia e l'epoca, in cui esso dovrebbe 2.ver luogo, cioè non prima della metà di ottobre.

Come l'E.V. avrà già saputo anche il Re Leopoldo ha fatto invitare la Missione Chi.nese a fargli visita a Bruxelles.

A qualcuno c'lei miei Colleghi esteri è sembrato che la venuta in Berlino della Missione Espiatoria essendo originata dalle disposizioni di un Atto internazionale, quale è il protocollo di Pechino sarebbe stato, da parte di questo Governo, corretto di invitare i Rappresentanti delle potenze firmatarie ad assistere al ricevimento solenne. Mi fu chiesto se ia avevo l'intenzione di attirare su ciò l'attenzione del Segretario cF Stato. Risposi categoricamente me ne snrei certamente astenuto, non avendo ricevuto, in proposito, alcuna istruzione dal mio Governo: non celai neppure che qualsia;oi passo in tale scopo, mi sembrava una insigne n·,ancanza di tatto.

(1) Cfr. n. 746.

(2) Cfr. n. 745.

753

L'AMBASCIATORE A MADRID, AVOGADRO DI COLLOBIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 668/196. Madrid, 31 agosto 1901.

I giornali spagnuoli hanno annunziato l'invio delle istruzioni per negoziare alcune modificazioni del Concordato, all'Ambasciatore presso la Santa Sede Signor Pidal, e le sue dimissioni per divergenze di opinione col suo Governo.

Il Ministro di Stato mi disse che finora nulla s'è concertato circa al negoziato per le modificazioni al Concordato che il Governo desidera, in principio, d'ottenere dalla Santa Sede.

Il Ministro di Grazia e Giustizia sta preparando un progetto da sottoporsi al Consiglio dei Ministri. Da quanto mi disse il Duca de Almodovar il Governo spagnuolo chiederà solo una riduzione della somma accordata pel mantenimento del clero. Questa riduzione si farebbe diminuendo le sedi vescovili ed i capitoli, a misura che si renderanno vacanti, ed una parte delle economie sarà erogata all'aumento delle congrue dei parroci. La quistione delle congregazioni religiose non sarebbe sollevata, ma risolta con una legge. La notizia del ritiro del Signor Pidal essere insussistente.

Per quanto sia limitato il programma del Governo, credo che il Signor Sagasta continuerà a temporeggiare, e cercherà d'aggiornar la cosa il più possibile.

Le prime aperture pel negoziato furono accolte poco favorevolmente dalla Santa Sede, la quale dimostrasi finora avversa a qualsiasi concessione.

Il Governo per altra parte, dopo aver calmato gli animi, con provvedimenti diretti a frenare l'invadenza del clericalismo favorita dall'ultimo Gabinetto, evita di sollevare attriti col clero che nelle condizioni sociali della Spagna possono dar luogo a gravi difficoltà e perciò credo che pel momento nulla si tenterà per svincolare lo Stato dalla condizione fattagli nelle sue relazioni colla Chiesa dal vigente concordato. L'agitazione prodottasi in questi scorsi mesi ebbe per effetto di richiamare l'attenzione sulle mene del clericalismo più spinto e di separare nel partito conservatore la parte più intransigente dai moderati; ma tale è la condizione del paese che per ora l'indirizzo dei due partiti conservatore e liberale non muterà di molto nell'argomento delle relazioni dello Stato colla Chiesa.

Il partito liberale ora al potere novera nelle sue file persone di principi certamente più moderni, direi, di quelli del partito conservatore, ma al Governo non si perita di provocare una lotta sulle quistioni più gravi, quali della tolleranza religiosa e dell'insegnamento.

Si solleverà forse la questione della condizione giuridica delle corporazioni religiose, ed allora i due partiti dovranno prendere posizione, ma mi pare difficile che nella prossima sessione essa possa esser trattata.

Quanto al ritiro del Signor Pidal dall'Ambasciata presso la Santa Seder è assai probabile, non potendo logicamente egli capo della frazione clericale del partito moderato, rimanere a quel posto; ma convenienze personali ed il desiderio del Governo di vederlo lontano dalla Spagna, ritardano il suo ritiro.

754

MEMORIA (l)

agosto 190l.

Nel dicembre 1888 il Cav. Grande, R. Console Generale in Tripoli, faceva conoscere che, per interposta persona, aveva potuto entrare in rapporti con Sidi Assuna Karamanli, discendente dell'ultimo Bey di Tripoli. L'ultimo Bey, Jusuf pascià, spodestato dalla Turchia, morì nel 1838 lasciando sette figli, l'uno dei quali, Sidi Assuna, ancora vivente nel 1889, era appunto il padre del Sidi Assuna con cui il Cav. Grande aveva annodato relazione. Questo Sidi Assuna, che il Cav. Grande dipingeva come uomo ardito, generoso, splendido, trovavasi, in quel tempo, già quarantenne, modesto impiegato, con 50 lire al mese, negli uffici del lVIutasserif del Gebel-Gharian, distretto montuoso della Tripolitania, mentre il vecchio padre stentatamente viveva con una pensione d'un migliaio di lire all'anno largitagli dal Governo di Costantinopoli. Riteneva il Cav. Grande che l'Assuna, insofferente della sua attuale condizione, avrebbe favorito, con la speranza di migliorare la propria sorte, quella potenza europea che, occupato il paese, avesse voluto giovarsi, per assodare l'occupazione, del prestigio ond'era tuttora circondata, nel paese, la spodestata dinastia, dandole una posizione analoga a quella della Casa Beilicale di Tunisi sotto il protettorato francese.

Raccoglieva l'on Crispi la suggestione ed incaricava il Cav. Grande (4 marzo 1889) di accertare queste due circostanze: se l'Assuna avesse sufficiente influenza per sollevare l'elemento indigeno, specialmente nella Montagna, e rendere possibile una restaurazione della caduta dinastia sotto protettorato europeo; e se un assegno mensile avrebbe assicurato la fedeltà del pretendente. Rispondeva il Cav. Grande (6 marzo) che l'Assuna aveva sufficiente influenza per sollevare la Montagna, ma non si pronuncerebbe senza essere certo dell'appoggio ed immediato intervento italiano. E con successivo telegramma aggiungeva che per il momento sarebbe bastato un assegno mensile di due mila lire, salvo le maggiori somme più tardi occorrenti per guadagnare l'opera ed il favore di altri personaggi. La cosa per il momento non ebbe seguito.

Nell'agosto dell'anno successivo, essendo l'Assuna capitato a Tripoll, riprendevasi la trattativa. Telegrafava il Cav. Grande (7 agosto 1890) che, per mezzo di persona fidata, aveva potuto esplorare l'animo dell'Assuna; questo erasi mostrato disposto a :favorire l'occupazione italiana; dichiarava poter disporre di tutte le forze della Montagna; chiedeva tempo, e chiedeva pure danaro,

non per sé (così diceva), ma per gli sceik del paese, potendosi C(>SÌ amicare l'elemento arabo, e rimanendo solo la resistenza dei turchi, i quali, però, cedGrebbero di fronte agli italiani. La forma di Governo, secondo l'Assuna, avrebbe, poi, dovuto essere identica a quella della Tunisia, con protettorato italiano invece del francese. A queste nuove entrature rispose l'On. Crispi (telegramma dell'8 agosto 1890), raccomandando al R. Console di tenersi amico l'Assuna, di dargli qualche aiuto, di non far promesse circa la futura forma di Governo, senza però togliergli le sue speranze. Il telegramma concludeva con la esortazione di agire con prudenza e di nulla precipitare.

Non consta che la cosa abbia avuto, in quel periodo di tempo, seguito

alcuno. Se ne ebbe, invece, una ripresa nei primi mesi del 1895.

L'Ing. Bricchetti-Robecchi, divenuto più tardi ben noto per successivi viaggi in Africa, aveva, nel settembre 1885, visitato l'oasi di Siuwa, nel deserto libico, verso il confme egiziano, dove nella antichità era sorto il Tempio di Giove Ammone, e dove aveva da alcun tempo fissato la sua residenza il Mahdi dei Senussi. Però a Giarabub, abitazione del Mahdi, l'Ing. Bricchetti non erasi recato. Questo precedente sembra avere designato il Bricchetti-Robecchi alla scelta del Governo italiano quando nei primi mesi del 1895, il Ministero CrispiBlanc stimò di dare nuovo impulso alla sua azione in Tripolitania e Cirenaica. Il viaggiatore italiano, fattasi radere la barba, con passaporto intestato al nome " Dottore Neustatter • di nazionalità svizzera, sbarcava a Tripoli nel gennaio con animo di recarsi per la via di terra a Bengasi ed oltre verso il confine egiziano. Però non era ancora sbarcato, che già era stato riconosciuto da persona che non sembra aver tenuta la cosa segreta. Nondimeno il BricchettiRobecchi volle serbare il finto nome e così giunse a Homs ed a Misurata, mentre imprudenze sue avevano oramai svelato all'autorità locale il vero essere suo. D'altra parte, proprio in quel tempo, il Mahdi dei Senussi, non stimandosi più isolato abbastanza a Giarabub, erasi internato nella oasi di Kufra. Nei primi giorni di aprile, ordini perentorii del Governo troncavano l'oramai compromettente missione, mentre il Bricchetti-Robecchi, per mezzo di dubbia persona, non esitava a stipulare convenzioni con sedicenti sceik della regione attorno a Misurata.

Pare che il Bricchetti recasse con sé armi e doni, avendo avuto dal

Governo, in più riprese, una egregia somma. E sembra che a tali armi e doni

alludesse il R. Console in Tripoli riferendo, con certa apprensione, di casse

lasciate dal Bricrhetti-Robecchi in dogana, dove avrebbero potuto essere visitate.

(l) Questo èocumento. redatto su carta del Segretario Generale, non è firmato.

755

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T. 2093/96. Roma. 2 settembre 1901, ore 17.

Autorizzo cambiale mille taels per impianto settlement. Per non creare precedenti, converrà sia anticipazione da accollarsi possibilmente ai futuri con.cessionari.

756

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1479/504. Berlino, 2 settembre 1901.

La Deutsche Revtw nel suo numero dell'l settembre, ha pubblicato, sotto il titolo " L'Italia nella Triplice Alleanza ,, un articolo firmato ' Un diplomatico italiano ».

Scopo dell'Articolo è quello di dimostrare che la Triplice Alleanza, in oggi, non ha più per l'Italia l'importanza medesima che aveva quando fu conchiusa, essendo ora radicalmente mutate le condizioni del nostro Paese sia allo interno che all'estero: in tale stato d~ cose, a g:uc!izio dello scrittore, sarebbe assolutamente inutile di rinnovare il Patto cogli Imperi Centrali qualora non si potesse addivenire, i:1 pari tempo, alla stipulazione di Trattati di Commercio vantaggiosi per la nostra ag:-icoltura.

Nel corso dell'articolo, l'Autore narra come sia stato il Marchese di Rudinì per il primo a coordinare, fino dal 1892, la rinnovazione del Patto politico e quello dei Trattati di Commercio: e vengono, in proposito, citati alcuni incidenti che si sarebbero verificati durante quel negoziato.

Dell'articolo in discorso ha pubblicato ieri, sotto il titolo " Appartiene la Triplice al passato? " un'accurata ed ampia recensione la Vossische Zeitung. Ho l'onore di trasmettere qui unito, il testo; (l) riservandomi di inviare anche il numero della Deutsche Revue qualora l'E.V. me ne dia opportuna istruzione.

757

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2238. Therapia, 3 settembre 1901, ore 9 (per. ore 12).

Vengo informato che sultano ha ricorso ai buoni uffici dell'imperatore di Germania per appianare incidente colla Francia, ma che imperatore ha declinato intervenire. Ambasciatore di Turchia, rientrato Parigi per ricevimento della colonia in occasione festa sultano, ha telegrafato avere conferito col ministro degli affari esteri e sperare in un accomodamento vicino. Ambasciata di Francia dice non avere notizia di alcun che di simile: pare, anzi Governo della repubblica voglia cogliere l'occasione per chiedere soluzione di tutti indistintamente i reclami di sudditi francesi. Stazionario francese, tuttora qui, si è allontanato dal Bosforo avantieri per non alzare pavese per anni

versario sultano, ed il dragomanno ambasciata non si è recato coi colleghi palazzo per le solite felicitazioni.

(l) Non si pubblica.

758

IL MINISTRO A TOKIO, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 160/56. Tokio, 3 settembre 1901.

Uno dei fenomeni più rimarchevoli che si stanno producendo oggidì sulla scena coreana, sempre così fertile in sorprese di ogni genere si è l'improvvisa apparizione di un'influenza francese nella penisola. La Francia difatti la quale fino a questi ultimi anni erasi limitata in Corea ad una parte affatto secondaria tende attualmente a prender sempre più piede in Corea e ciò col duplice obbiettivo di assicurare da un lato colà al capitali ed alle industrie francesi un nuovo fruttifero campo d'azione e nello stesso tempo valersi dell'aumento d'influenza che le verrà in tal guisa per prestare un valido appoggio alle aspirazioni ed ai maneggi della Russia.

Un altro passo innanzi su quella via si starebbe attualmente preparando. Pochi anni addietro, grazie in gran parte all'appoggio della diplomazia russa, un suddito francese era riuscito ad ottenere la concessione di una ferrovia tra Seul e Wiju, linea destinata a ricongiungere la capitale di Corea colla frontiera manciuriana ed a far capo, in un non lontano avvenire alla gran linea siberiana. E' ovvio quindi l'importanza che la detta ferrovia avrebbe per la Russia tanto ad un punto di vista politico che militare. Per mancanza di mezzi pecuniari sufficienti la costruzione non poté già in allora venir iniziata, ma oggi assicurasi essersi formato un forte sindacato francese, coll'appoggio e colla mallevadoria del Governo, il quale avrebbe assunto l'impresa e darebbe senza ritardo principio ai lavori.

Se la notizia è esatta, come ho ragione di ritenerla, essa significherebbe un nuovo successo della diplomazia russa, la quale con lo spingere la Francia ad assumere questa impresa, ha fatto indubbiamente una molto abile mossa di cui sarà per la prima a trarre profitto. Legata dai suoi impegni verso il Giappone a non troppo allargare la sua cerchia d'influenza in Corea ed interessata inoltre a risparmiare, per quanto possibile, le ombrose suscettibilità di quest'Impero, la Russia non poteva, né voleva azzardarsi da sola in una impresa siffatta -per cui le mancavano inoltre molto probabilmente le necessarie risorse, ma d'altra parte era anzitutto di suo interesse l'evitare il pericolo che agli industriosi ed intraprendenti giapponesi, già concessionari dell'importante linea Fusan-Seul, potesse in seguito venir affidata -scadendo la concessione francese -la costruzione della ferrovia Seoul-Fijiu. Per uscire da una così delicata posizione essa ha saputo, con molto garbo, tirare innanzi la Francia, la quale anche questa volta assai generosamente si prestò di fare il giuoco della sua alleata sobbarcandosi ad una intrapresa che potrà forse avere per essa alcuni vantaggi economici, ma le· di cui risultanze politiche andranno evidentemente a precipuo beneficio della Russla.

Intanto l'opinione pubblica e la stampa giapponesi sommamente insospettite da questa nuova attitudine della Francia mostransi presentemente disposte ad accusare la diplomazia francese ln Corea, di segreta connivenza con quella Russa, dei più neri disegni in odio al Giappone. Non passa quasi giorno in

cui questi giornali locali allestiscono ai loro lettori qualche truce racconto intorno agli intrighi orditi in Corea dalla Francia la quale -a detta dei precitati periodici -sarebbe perfino giunta al punto di complottare l'assunzione al trono imperiale di una concubina dell'Imperatore, certa signora bom, di cui sono note le tendenze antigiapponesi. Queste dicerie che sono unicamente da attribuirsi alla più che fervida immaginazione di questa stampa che in fatto specialmente di politica estera sorpassa spesse volte i limiti del permesso, sono prive evidentemente di ogni fondamento, ma non è perciò meno vero che un'influenza francese comincia a prendere piede in Corea ed è destinata a divenir probabilmente un importante fattore nella politica della penisola su cui il Giappone dovrà presto o tardi contare. Non sarebbe intanto da stupirsi se a controbilanciare tale comunanza di azione fra la Francia e la Russia in Corea si delineasse sempre più un'intesa fra l'Inghilterra e gli Stati Uniti in appoggio al Giappone e di cui comincerebbero già a scorgersi alcuni sintomi precursori.

759

IL CONSOLE GENERALE A TUNISI, BOTTESINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 3378/364. Tunisi, 3 settembre 1901.

Il R. Agente Consolare a Gabes mi telegrafava ed ora mi conferma per iscritto che in questi ultimi giorni due corazzate francesi, arrivate il 24 corrente dinanzi a Gabes, erano subito partite, dopo avere scambiato segnali col porto e senza comunicare colla terra. Aggiunge correr voce colà che siano dirette a Tripoli, e che il loro viaggio possa aver relazione coll'attuale conflitto fnmco-ottomano. Conclude avvertendomi di aver segnalata la cosa al

R. Console in Tripoli, onde tutti insieme raddoppiar di vigilanza.

Quel R. Agente Consolare ricama su questo fatto delle considerazioni di alto ordine politico, sulle quali, a dir vero, io non oso seguirlo. • Non sarebbe affatto impTobabile:, egH scrive, che perdurando il conflitto suaccennato la Francia mettesse la mano sulle dogane òi Beyrouth, e che venisse con azione parallela a fare altrettanto su quelle di Tripoli di Barberia, o muovesse dal lato algerino all'occupazione delle oasi di Gadames o di Gatt, da ritenersi come garanzia del pagamento di quanto pretende esserle dovuto dalla Porta: il pretesto o la ragione sarebbe, in tal caso, bella e pronta, e poi... cosa fatta capo ha ».

Successivamente mi scrive che uno degli incrociatori francesi suaccennati è comparso a Zuara in TripoHtania, dove pare che la popolazione sia alquanto allarmata per lo stato delle relazioni franco-turche.

Sarebbe ozioso fare delle considerazioni su tutto ciò: per conto mio non credo affatto che, date le attuali condizioni politiche tra Francia e Italia, quella pensi, mai ad una dimostrazione in Tripoli di Barberia. Quanto alle oasi però, e segnatamente a quella di Ghadames, credo, come già ebbi occasione di riferire, che in massima la sua occupazione per parte della Francia sia cosa decisa e che non si attenda che una occasione propizia per attuarla.

760

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2248. Vienna, 4 settembre 1901, ore 16,50.

Sono informato che Pasetti riceverà ordine dl recarsi subito a Roma per ottenere rapida soluzione della questione della congregazione di San Girolamo. Conte Goluchowski nel darmi questa notizia, ripeté che confida nella lealtà di V.E. e che si attende dalla doppia Qualità di Zanardelli come illustre giureconsulto e come uomo di stato, che il Governo del re riconosca che in questo affare esso non ha altro dovere che di proteggere i possessori di buona fede contro ogni tentativo violento.

761

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1224/615. Vienna, 4 settembre 1901.

Mentre era adunata in Osnabruck la 48a riunione generale dei Cattolici di Germania due altri Congressi simili ebbero luogo in Austria nell'ultima settimana dell'agosto p.p., e cioè uno di essi a Leitmeritz (Boemia), e l'altro a Kremsier (Moravia). A queste due riunioni del partito Cattolico Austriaco presero parte, oltre a diversi Vescovi e Prelati, parecchi rappresentanti dell'aristocrazia feudale. Esse furono indette sovrattutto per combattere il movimento politico denominato • Los von Rom • tendente, come è noto a V.E., a staccare i Tedeschi dell'Austria dalla religione cattolica nell'interesse del Pangermanesimo.

Ambedue i congressi si tennero in forma molto ordinata e con sufficiente moderazione di linguaggio. Dalle informazioni assunte a fonte attendibile mi risulta essere falsa la notizia pubblicata da qualche gio1·nale italiano che in quelle adunanze fossero state pronunciate parole meno che rispettose all'indi-· rizzo dell'Augusta Dinastia che ci regge o del Governo Italiano.

762

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALLINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 708/229. Therapia, 4 settembre 1901.

Mi viene riferito avere la Sublime Porta ricevuto avviso che una corvetta turca essendo giunta nel porto di Koweit, il comandante di quella nave venne avvertito dal Comandante di una nave inglese colà ancorata che ove avesse voluto

.·sb3rcare truppe o munizioni ne sarebbe stato impedito colla forza, quel porto

essendo sotto la protezione inglese.

Koweit è situata all'entrata del Chatt-el-Arab ed è governata dal Sceik

Moubarek Sabah, arabo e ostile ai Turchi. La Porta pretende che quel Sceik

tiene la sua nomina e la sua autorità dal Governo Imperiale. Il vero è che

questo trovandosi senza alcun potere in quelle regioni non aveva mai pensato

di opporsi allo stato di cose colà esistente. Or sono parecchi mesi, però, sembra

che esso abbia voluto stabilirvi la sua sovranità in modo un po' più effettivo,

incoraggiando ed aiutando, a tale scopo, il Sceik Ibn Rechid a combattere

Moubarek; questi essendo stato battuto, la Porta ha creduto fors,~ il momento

favorevole per fare un atto di possesso su quel porto.

Mi si assicura che Teufic pascià avendo parlato di quell'incidente con

Sir N. O' Connor, questi gli avrebbe detto esistere un accordo fra il Governo

inglese e Moubarek, che doveva esser rispettato; al che il Ministro degli Esteri

avrebbe risposto affermando la detta località trovarsi sotto la incontestabile

sovranità del Sultano e non avere il Governo britannico diritti di sorta da

esercìtarvi.

L'Ambasciatore Ottomano ha ricevuto istruzione di lagnarsi dell'occorso

col Foreign Office e di chiedere che il Governo inglese non contesti la legit

tima autorità della Porta in quei territori.

763

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

·T. 2108. Roma, 5 settembre 1901, ore 16,20.

Ho tosto inoltrato al ministro a Varallo il telegramma di V.E. circa S. Giro

lamo (1). Il presidente del consiglio, al quale l'ho del pari comunicato, si

dichiara ben lieto di trattarne col bç~rone Pasetti, e la prega di volere, in suo

nome ringraziare il conte Goluchowski per la fiducia in lui riposta assicuran

dolo del suo vivo desiderio di giungere, con l'osservanza della legge, ad una .soddisfacente soluzione.

764

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1504/514. Berlino, 5 settembre 1901.

La missione espiatoria Chinese è giunta avanti ieri a Potsdam, ricevuta alla stazione, senza pompa alcuna, dal Generale Comandante la Piazza e dal Presidente della locale Polizia. È stata alloggiata, ospite dell'Imperatore, alla Orangerie.

Ieri ebbe luogo il ricevimento solenne. Contrariament8 alle disposizioni primativamente prese, esso ebbe luogo non a Berlino, ma a Potsdam. Il Prin

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cipe Chung giunse al Palazzo in una semplice carrozza di corte, senza scorta. Al suo arrivo non gli vennero resi onori. Accompagnato dal solo interprete fu introdotto nella sala delle conchiglie, dove, con l'elmo in testa e il bastone di maresciallo in mano, attorniato dai Principi del sangue, dal Ministro degli Esteri, dalla casa civile e militare, dagli ufficiali generali della guarnigione, sedeva sul trono S. M. l'Imperatore. Il seguito del Principe, giusta gli accordi non fu ammesso alla presenza del Sovrano e rimase in anticamera.

Fatti tre inchini, Sua Altezza Imperiale si avvicinò al trono, e consegnò una lettera dell'Imperatore Chinese pronunziando un breve discorso, cui rispose Sua Maestà Imperiale. Il testo dei discorsi V.E. lo troverà allegato al presente, in traduzione (1).

Terminata l'udienza ed espiati, per così dire falli passati, il Principe Chung ridiventò, agli occhi della Corte Germanica, un Principe di famiglia Imperiale. All'uscire dal palazzo si trovò schierata una compagnia d'onore con bandiera e musica; essa venne passata in rivista da S.A.I. la quale fece poi, scortata da uno squadrone degli Ussari della Guardia ritorno al palazzo dell'Orangerie, dove nel pomeriggio si recò a visitarlo l'Imperatore. Questa la cronaca esatta dei fatti.

Dal momento che l'opinione pubblica, in generale, ha l'aria di mostrarsi soddisfatta della riparazione ottenuta, e, visto che degli incidenti dei giorni passati non si vuole oramai più discorrere, sembra inutile perdere tempo nell'esaminare se la soddisfazione ottenuta sia stata adeguata all'offesa, e se soprattutto sia stato opportuno e previggente, da parte del Governo Imperiale, l'aver messo avanti pretese esorbitanti, alle quali ha dovuto poi rinunziare, pur di farla finita, -cedendo siccome, volere o non volere, ha fatto -dinanzi alla ferma decisione del Principe, (ossia dei suoi consiglieri), di tornC~.rsene piuttosto là donde era venuto che sottomettersi al cerimoniale umiliante qui escogitato.

(l) Cfr. n. 760.

765

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2256. Parigi, 6 settembre 1901, ore 4,30.

Nulla si sa di preciso sulle intenzioni della Francia per risolvere conflitto· con la Turchia. Delcassé, nel corso di un colloquio che ebbi con lui 3 corrente, poneva la questione sopra la inosservanza dell'impegno messo per iscritto dai ministro degli affari esteri ottomano in presenza del sultano e dell'ambasciatore di Francia, e diceva essere questa divenuta una questione di dignità. Egli non mi parlò di provvedimenti coercitivi, né, naturalmente, io avrei potuto. interrogarlo in proposito. Nella stampa si parla senza insistenza di invio navi e di eventuale occupazione o in Siria o nelle isole dell'arcipelago. Nessuna azione diplomatica mi risulta essere stata fin qui esercitata a Parigi, da dove i miei colleghi, ad eccezione del russo, sono tutti assenti.

433~

(l) Non si pubblica.

766

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. 2257/138. Berlino, 6 settembre 1901, ore 5,35.

Esce ora dall'ambasciata aiutante di campo principe Chung, venuto, a

nome di S.A. Imperiale, a ringraziare per cortesie usategli in Italia.

Nel corso della conversazione mi fu detto che principe avendo intenzione

recarsi in Italia, in conformità invito fattogli in Pechino dal nostro ministro,

desiderava conoscere epoca più indicata per effettuare viaggio. Giusta istru

zioni di V.E., ho risposto indicando seconda metà ottobre. Principe partirà

presto per le manovre Danzica, invitato dall'Imperatore. A Pechino conte

rebbe tornare verso la fine dell'anno, via Londra-Stati Uniti-Giappone.

In via indiretta ho saputo, e ne informo V.E. ad ogni buon fine confdenzialmente, Principe avrebbe anche istruzione, durante il soggiorno in Italia, di visitare il Papa allo scopo di regolare, se sarà possibile, direttamente intricata questione missionari, ai quali Governo cinese desidererebbe venissero dati dalla Santa Sede ordini astenersi far politica.

767

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ZANARDELLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, CARIGNANI

T. 2115. Roma, 7 settembre 1901, ore 9.

Sicuro interprete dei sentimenti della nazione italiana sento vivissimo il bisogno di esprimere a codesto Governo la più profonda esecrazione pel misfatto commesso contro l'illustre presidente della confederazione ed insieme i più fervidi auguri per la sua completa guarigione.

768

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2270/99. Pechino, 7 settembre 1901, ore 12,30.

Oggi si è firmato protocollo di cui segue sunto: Articolo primo. Principe incaricato portare scuse assassinio ministro di Germania e monumento innalzato in Pechino. Articolo secondo. Pene inflitte funzionari offensori e sospensione esami. Articolo terzo. Scuse per assassinio cancelHere giapponese. Articolo quarto. Monumenti espiatori nei cimiteri profanati. Articolo quinto. Proibizione importazione armi per due anni. Articolo sesto. Riconosciuti debiti 450 milioni di taels (vedasi miei telegrammi nn. 89 e 92) (1). Servizio debiti sarà fatto a Shanghai. Ogni potenza si farà rappresentare in una commissione di banchieri

che eseguirà le operazioni. Governo chinese l'imetterà a decano del corpo diplomatico buono unico che verrà poi trasformato .in buoni frazionarii. Risorse destinate garanzia: primo: eccedenza dei redditi della dogana; secondo: prodotti dogane, banche indigene; terzo: imposta sul sale; quarto: elevazione tariffa doganale al 5%. Articolo settimo. Quartiere diplomatico in stato di difesa. Articolo ottavo. Distribuzione fortificazioni fra capitale e mare. Articolo nono. Occupazione alcuni punti lungo ferrovia. Articolo decimo. Pubblicazione eseguita di decreti con pene inflitte ecc. Articolo undecimo. China ha assunto con articolo secondo nota collettiva alcuni obblighi. Fin d'ora 'impegnasi migliorare navigabilità Tientsin e fiume. Shanghai, dando alcune garanzie indicate. Articolo dodicesimo. Trasformazione dello Tsung-li-yamen in Ministero degli

affari esteri e modificazione cerimoniale ricevimenti a Gorte. Il solo testo francese fa fede. Governo chinese, essendosi così conformato alle condizioni della nota collettiva, potenze consentono giorno 17 settembre evacuare Pechino, .eccetto quartiere diplomatico; giorno 22 settembre tutto Petcili, eccetto punti indicati. Protocollo in dodici esemplavi: uno per ogni plenipotenziario estero, uno per Governo chinese.

(l) Cfr. nn. 695 e 704.

769

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2298/139. Berlino, 7 settembre 1901, ore 17.

Giusta informazione mio collega Russia, czar conta in occasione visita Danzica, partecipare personalmente imperatore di Germania decorazione Waldersee e consegnare. Fino ad ora però non risulta che il maresciallo sia stato invitato assistere convegno.

770

IL VICE CONSOLE A NEW YORK, PRAT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2263. New York, 7 settembre 1901.

Oggi esposizione Buffalo presidente Mac Kinley fu assalito da individuo qualificatosi Frederic Nieman oriundo polacco che sparò due volte colpendolo petto addome: un proiettile fu estratto. Ultimi bollettini danno condizioni gravi non disperate, leggero miglioramento.

771

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, TUGINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 907/188. H Cairo, 7 settembre 1901.

Il recente viaggio del Khedive a Parigi e la sua visita al Presidente della Repubblica ed al Signor Delcassé proprio nel momento più critico delle rela

17-Documenti diplomatici -Serie III -Vol. V

zioni fra la Francia e la Sublime Porta ebbero luogo ad insaputa del Governo,

egiziano e di questa Agenzia diplomatica britannica.

Da parecchi anni il Khedive usa prendere i bagni a Divonne, e quindi una

visita al Capo dello Stato sul territorio del quale è posta quella città può

esser considerata come un atto di cortesia. Ma non sembra sia stato questo il

solo motivo del viaggio di S.A. a Parigi.

Il Khedive ha creduto di dover profittare della circostanza della rottura

delle relazioni fra la Francia e la Turchia per cercare nelle sue visite al

Signor Delcassé ed al Signor Loubet di fare qualche tentativo nel senso di

una conciliazione. Con codesto tentativo a favore del Sultano, anche se fallito,

Sua Altezza ha inteso di farsene un merito presso Sua Maestà Imperiale, affine

di guadagnarsi sempre più la sovrana benevolenza, da cui spera vantaggi tan

gibili in prò dei suoi interessi personali, specialmente circa >il suo possesso di

Tascos. Come per la sua inaspettata visita al Sultano nello scorso luglio, anche

questa volta il movente è stato l'interesse personale.

Ma, a quanto si presume, è assai probabile che il Sultano possa non aver tanto gradito il tentativo di Sua Altezza; e che quindi al suo prossimo arrivo a Costantinopoli il Khedive abbia a ricevere piuttosto rimprovero per la sua intempestiva intromissione.

Né ciò sarà tutto. Al suo ritorno in Egitto, ove il Khedive proveniente da Costantinopoli giungerebbe verso la fine di questo mese, è probabile che Lord Cromer non mancherà di fargli qualche osservazione per avere Sua Altezza sia per la sua visita a Costantinopoli, sia per quella a Parigi, serbato il silenziO> assoluto verso i suoi Ministri e l'Agenzia britannica.

A quanto mi disse confidenzialmente Sir Rennell Rodd, il Khedive sembra oggi voler ritornare ai suoi antichi errori, col mostrarsi animato da dispetto, sol perché non lo si lascia fare a suo modo.

Sono del resto i soliti umori e malumori che sembravano essere cessati dalla visita del Khedive a Londra nel 1900 e che non possono esercitare alcuna influenza sulla situazione politica di questo paese.

772

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI

T. 2126. Roma, 9 settembre 1901, ore 12.

Risposta al telegramma 138 (1).

Approvo ciò che ella disse aiutante di campo del principe di China. In vista della visita al Papa importa tanto più che la venuta· del principe in Italia accada nella seconda metà di ottobre, cioè quando S.M. si troverà ancora a Capodimonte, poiché come ella deve far saviamente comprendere, la visita al re deve precedere quella al papa e la cosa potrebbe dar luogo a qualche· difficoltà se entrambe le visite avvenissero a Roma.

(l) Cfr. n. 766.

773

IL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. 2275/101. Pechino, 9 settembre 1901, ore 15,40.

Principe Cing mi scrive lettera di cui mio telegramma n. 95 (1), indica funzionari incaricati studiare concessioni chieste. Riconosce che miniera a Ninghai, chiesta da casa Manzi, è stata concessa anno scorso; d'altra parte dichiara concedere opzione per ferrovia. Credo che per ora non si possa insistere chiedere dichiarazioni più precise, giacché quanto precede può servire di buona base per future trattative. Ing. Rizzardi inizierà subito trattative <:on Scheng funzionario designato dal principe. Principe assicurò verbalmente ,studiare invio ministro Roma; intanto manderà subito rappresentante subalterno dipendente direttamente dal nuovo Tsung-li-Yamen.

774

IL CONSOLE GENERALE AD ADEN, SOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2276. Aden, 9 settembre 1901.

Come già telegrafai, sultano Lahag arrivato tre corrente Aden, dove tuttora :si trova. Nelle frequenti lunghe conferenze, di cui ho avuto esatta confidenziale notizia, tra sultano e governatore Aden, questi mi ha detto che soluzione questione Yemen è di nuovo ritardata dalla Turchia, la quale solleva diffi-coltà circa monte Munif vicino zona contestata, e che interessa molto Inghilterra. Governatore, informando poi sultano essere stata decretata costruzione ferrovia da Aden al monte Munif suddetto, lo pregava cedere all'Inghilterra, mediante indennizzo, terreni che traverserà ferrovia nel suo territorio e indurre .i due emiri limitrofi fare altrettanto. Sultano riflette.

775

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2281/140. Berlino, 10 settembre 1901, ore 10,05.

Alla persona che confidenzialmente accennava, venerdì scorso, alla possi-' bile visita al papa, credetti conveniente dichiarare, seduta stante, in modo reciso che, in ogni caso, visita a S.M. il re doveva imprescindibilmente precedere quella a Sua Santità.

Per opportuna norma del'l'E.V. principe conformasi fino a più minuti particolari agli ordini di Pechino. Essendomi stato riferito che principe ha gran furia tornare in China, e dopo il cambiamento di itinerario Italia non trovandosi più sulla via del ritorno, crederei prudente, in previsione del mutamento all'ultima ora, di non divulgare la notizia visita. Per non dimostrare, d'altra parte soverchia premura, avrei l'intenzione, salvo ordini in contrario di V.E. astenermi per il momento dal fare qualsiasi novello passo, aspettando ritorno principe da Danzica per provocare risposta circa definitivo piano di S.A.r.

(l) Cfr. n. 736.

776

IL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, SCANIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2283. Tripoli, 10 settembre 1901, ore 18,45.

Da inizio conflitto franco-turco vigilo attentamente situazione. Messaggeri partiti da Gatt il 15 agosto e da Ghedames il 22 e 27 agosto, qui arrivati il 5 ed 8 corrente, non segnalano mosse della Francia verso quelle parti. Questo maresciallo comandante in capo mi ha dichiarato oggi di non avere pel momento avviso di mosse francesi su questa costa e su Gatt e Ghedames; non teme per Gatt, ritenendola ben difesa dalle tribù dei Tuaregh; non esclude però possibilità di un colpo di mano su Ghedames; inoltre mi ha assicurato che. francesi dal principio anno corrente a tre mesi fa con lenta progressiva penetrazione hanno usurpato sette chilometri di costa dalla frontiera tripolo-tunisina verso· Zuara, nonché alcuni villaggi verso Nalut, frontiera tripolo-tunisina di terra. Situazione presente può riservarci sorprese. Segue rapporto.

777

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, CARIGNANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 671/242. Manchester, 10 settembre 1901.

L'annunzio dell'attentato al Presidente Mac Kinley, a Buffalo il 6 corrente, giunse qui alle 71/z p.m. del giorno stesso. Tosto che si poté esser sicuri della esattezza della notizia, telegrafai a V.E. (n. 64) (1). Ma il mio telegramma, presentato all'Ufficio locale alle 91/z, la sera stessa, seppi dopo che, per un deplorevole indugio non era stato spedito che l'indomani alle 61/z a.m. di guisa che la conferma ufficiale, per parte di questa Ambasciata, del tristissimo avvenimento ha dovuto arrivare parecchie ore dopo i telegrammi privati. Sono dolente di tale circostanza di cui ho creduto necessario far cenno.

Le condizioni in cui l'attentato si è compiuto e quanto concerne la parte narrativa saranno state tosto riportate con minuti particolari dalle agenzie telegrafiche; stimo quindi inutile soffermarmi su ciò. Ritengo invece mio compito esporre l'impressione prodotta dal fatto e i risultati che ne possono derivare.

Mia prima preoccupazione fu di accertare che l'assassino, di cui nulla si seppe al primo annunzio del misfatto, non fosse italiano. lVIi risulta che fra le varie nostre colonie v'era stata qualche ora di grave ansietà. Esse per ciò abbondarono in manifestazioni di simpatia per l'illustre ferito e la nazione americana. A Paterson poi gli anarchici hanno in generale negato ogni relazione col Czolgosz, dichiarato di non conoscerlo e condannato il suo delitto. I medesimi temono che la tolleranza loro dimostrata sinora venga a cessare e che gravi provvedimenti li minaccino.

Per ora non appare che il gruppo anarchico di Paterson abbia preso parte al presente attentato; né si è potuto stabilire ancora se fossevi complotto. Sono stati arrestati 6 o 7 individui a Chicago, fra i quali, come corre voce ora, la Emma Goldman, che si indica come ispiratrice dello Czolgosz.

L'impressione nel paese è stata grande. Si osserva uno stupore generale, non credendosi dai più che fosse possibile un colpo anarchico in uno stato libero e democratico come questo, in condizioni di colossale prosperità ed universale benessere. Malgrado lo stato d'animo, i maggiori uomini d'affari con la caratteristica e lo spirito pratico del paese, non frapposero indugio alla tutela dei loro interessi. Temendo un panico alla borsa si riunirono qualche ora dopo che giunse la notizia per provvedere. All'infuori di una depressione per alcuni valori il giorno seguente, il corso delle transazioni è ridivenuto normale.

L'allarme destato dal delitto fa invocare solleciti provvedimenti e leggi contro gli anarchici. Non si può ancora prevedere ciò che seguirà e se, calmata l'emozione, tutto rimarrà come prima dell'attentato. Ma se qualcosa si farà in tal senso, è assai probabile che ne risultino regolamenti più restrittivi sull'emigrazione per guardarsi dalle importazioni anarchiche. Molti indizi si hanno per far ritene::-e così. Le ultime notizie del Signor Mc Kinley, al momento che scrivo, lasciano sperare positivamente che sopravviva alle ferite e sia conservato all'affetto della nazione. Qualora le sue condizioni non gli permettano di attendere alle cure dello Stato, il Vice-Presidente, giusta la costituzione, art. 2, entrerebbe provvisoriamente in funzione, ma si limiterebbe, come si suppone, al disbrigo degli affari correnti. Se soccombesse, il Vice Presidente, Signor Roosevelt, diverrebbe senz'altro Presidente dell'Unione e dovrebbe tosto emettere un proclama per convocare il Congresso in sessione straordinaria.

Il Signor Roosevelt, uomo di viva intelligenza, letterato e pubblicista di valore, appartiene al nuovo partito " imperialista •; è apostolo del panamericanismo ed esaltato propugnatore della dottrina Monroe, il di cui significato, seguendo la tendenza del giorno, si va sempre più allargando. I suoi discorsi, non sempre temperati nella forma, danno prova di ciò.

La Presidenza degli Stati Uniti, coi grandi poteri che un uomo d'azione può in essa trovare, se esercitata dall'attuale Vice Presidente, potrebbe produrre serie inquietudini per le relazioni internazionali.

(l) Non pubblicato.

778

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2288 Pera, 11 settembre 1901, ore 4 (per. ore 18,05).

Presentato oggi credenziali a S.M. il sultano. Discorsi scambiati accentuano fortemente intima amicizia fra i due sovrani, cordialità fra i due stati. Sultano gradisce visita nostra squadra ai primi di ottobre ed invierà missione speciale ad incontrarla. Dopo l'udienza, S.M.!. mi fece rimettere all'ambasciata il gran cordone dell'Osmanié in brillanti.

779

IL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, SCANIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2287. Tripoli, 11 settembre 1901, ore 4,20.

Facendo seguito al mio telegramma di ieri (1), informo V.E. che il generale Bakri pascià di questo stato maggiore, mi ha dichiarato oggi che, inasprendosi conflitto franco-turco ritiene, stante incuria Governo ottomano e di questo governatore generale, come molto probabile occupazione da parte della Francia di Gadames distante 13 giorni marcia da Tripoli, difesa da una sola compagnia senza comunicazioni telegrafiche con Tripoli. Bakri pascià mi ha detto inoltre che ha telegrafato iersera al sultano circa situazione.

780

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2285/141. Berlino, 11 settembre 1901, ore 10,33.

Faccio seguito al mio telegramma di ieri (2).

Più che mai mi permetto raccomandare segreto circa visita principe cinese. Ho ogni buona ragione di affermare che Governo imperiale preferirebbe prin<:ipe tornasse presto a casa rinunziando visita alle varie corti e ciò per non denaturare agli occhi dei cinesi scopo reale missione espiatoria. Invio rapporto.

781

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. CONFIDENZIALE 1536/522. Berlino, 11 settembre 1901.

Circa un mese fa, parlando col Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri della notizia pubblicata nei giorno.li, relativa all'invito rivolto dal Re Leopoldo

al Principe Chung di visitare il Belgio, io ebbi l'impressione che tale invito fosse riuscito poco gradito a questo Governo. Il Signor di Miihlberg nulla mi disse esplicitamente di natura a trasformare l'impressione mia in convinzione, essendosi egli limitato, senza emettere apprezzamenti di sorta, ad usare espressioni poco benevole e poco rispettose, in generale, verso quel Sovrano. Qualche tempo dopo udii però dallo stesso rappresentante belga che il Governo Imperiale, interpellato a proposito di tale visita non aveva sollevato difficoltà. Per tale ragione io non credetti di riferire all'E.V. l'impressione avuta nel colloquio col Signor di Miihlberg, alla quale le cose dettemi dal Barone Greindl toglievano ogni apparenza di verosimiglianza. Tuttavolta in questi ultimi giorni la mia primitiva impressione si è andata man mano rinforzando ed è divenuta certezza dopo il colloquio che ebbi ieri, in occasione del suo ricevimento ebdomadario, col Segretario di Stato. La conversazione, difatti, essendo caduta sull'epoca della partenza dalla Germania del Principe Chung, il Barone Richthofen mi diceva che egli non aveva, per ovvie ragioni di delicatezza, creduto finora di accennare a tale argomento, ma che supponeva che, terminate le manovre di Danzica, durante le quali Sua Altezza Imperiale sarà novellamente ospite dell'Imperatore, il Principe avrebbe preso commiato da Sua Maestà e sarebbe partito, imbarcandosi forse ad Amburgo, di-rettamente per la China. Quanto mi veniva detto dal Segretario di Stato era in troppo evidente contrasto con quello che io aveva saputo dalla bocca stessa di Sir Chentung Liang-Cheng, per non far nascere in me il sospetto che il Governo Imperiale non fosse estraneo a questo radicale mutamento dei piani del Principe. Non avendo, d'altra parte, alcun dubbio che il Barone Richthofen era perfettamente al corrente della visita fattami da Sir Liang-Cheng, mi parve opportuno di mettere le cose in chiaro, per non aver l'aria di serbare, rispetto a questo Governo, il segreto circa la eventuale visita del Principe alla Reale Corte, visita che forse a nostra insaputa e contrariamente alle intenzioni dell'E.V., poteva riuscire poco gradita all'Imperatore ed al suo Governo. Avendo pertanto il Barone Richthofen, più volte e, con ostentazione manifesta, accennato alla estrema premura dimostrata dal Principe di tornarsene al più presto a casa, dove lo aspetta, pare, la sua fidanzata, io chiesi al Segretario di Stato se, per avventura, i desideri del Principe non coincidevano con quelli del Governo Imperiale. Il Barone Richthofen si mostrò molto compiaciuto di questa mia domanda, alla quale, mi disse avrebbe risposto con la massima franchezza, confidandomi, nel massimo segreto, che questo Governo, pur avendo l'aria di lasciare al Principe ogni maggior libertà nei suoi movimenti futuri, preferirebbe di molto che egli ripartisse al più presto possibile e rinunziasse alle visite alle varie corti di Europa, agli Stati Uniti, al Giappone, e ciò allo scopo di non denaturare agli occhi dei Chinesi il carattere espiatorio della missione, trasformandola in un viaggio trionfale. Il Seg~tario di Stato aggiungeva, esser egli stato informato della visita fattami da Sir Liang-Cheng, dell'intenzione manifestata dal Principe di visitare Sua Maestà, e della risposta da me data. Egli mi diceva, a tal proposito, che se vi era un Sovrano cui questo Governo avrebbe piacere che il Principe Chung facesse visita, questo era appunto il nostro Re. Se, pertanto, il Principe -siccome è pur probabile -s'imbarcasse a Napoli il Governo Imperiale sarebbe assai lieto che egli ossequiasse Sua Maestà.

Credetti, in replica, ispirandomi a quello che V.E. mi partecipava col dispaccio del 28 Agosto u.s. n. 360 (l) di chiarire bene le cose, spiegando che il Governo del Re, per mezzo del Rappresentante d'Italia a Pechino, aveva fatto sapere -in seguito a passi, di cui l'iniziativa era partita dalla China, -che, qualora il Principe, dopo di aver compiuta a Berlino la sua missione, fosse per venire a Roma, nel viaggio di ritorno, la sua visita sarebbe stata ben gradita. Questa spiegazione mi parve conveniente di dare per evitare equivoci e malintesi.

Il Barone Richthofen mi ringraziò vivamente, e replicò che di tutto ciò egli era perfettamente informato e che si sarebbe adoperato perché l'imbarco del Principe avvenisse a Napoli, onde permettere a Sua Altezza Imperiale di far visita a Sua Maestà. Soggiunse, che, per il momento, nulla è deciso. Il Principe gli ha detto più volte che egli si conformerà, in tutto e per tutto, ai desideri che gli saranno espressi da Sua Maestà l'Imperatore Guglielmo.

Alla visita a Sua Santità, di cui mi era stato parlato confidenzialmente, il Barone Richthofen non fece alcun accenno -ed io seguii l'esempio suo.

Da quanto precede l'E.V. si sarà perfettamente resa conto del modo di vedere di questo Governo, e potrà giudicare se, nella ipotesi in cui, persistendo il Principe nel suo primitivo disegno d'imbarcarsi in Inghilterra, e non trovandosi più l'Italia sull'itinerario del ritorno, convenga o meno, dopo previi accordi con questo Governo, trovar un pretesto per indurre Sua Altezza Imperiale a rinunziare alla visita a Roma o a Napoli. Qualora poi il Principe Chung si dovesse imbarcare a Napoli sarebbe, a mio avviso, prudente di prendere opportuni provvedimenti perché egli, al suo giungere in Italia, sia direttamente condotto colà per ossequiarvi Sua Maestà -e ciò ad evitare il possibile inconveniente che, trovandosi Roma sul suo passaggio, egli non abbia improvvisamente a fermarvisi e dar seguito al suo piano, di visitare il Papa.

Converrà altresì prevedere l'ipotesi in cui, cedendo alle insistenze di questo Governo, la missione si rechi a Napoli, per ripartire alla volta della China prima della seconda metà di ottobre.

Sulle decisioni definitive non sarò in grado di ragguagliare l'E.V. prima della settimana prossima, allorquando cioè il Principe Chung sarà qui tornato da Danzica. Intanto le sarei assai grato, Signor Ministro, se volesse compiacersi, di impartirmi, per regola del mio linguaggio e della mia azione eventuale, opportune telegrafiche istruzioni sui diversi punti contemplati nel presente, significandomi in pari tempo se il mio linguaggio col Barone Richthofen sia stato conforme alle intenzioni di Lei ed abbia meritato pertanto l'alta sua approvazione.

(l) -Cfr. n. 776. (2) -Cfr. n. 775.
782

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO RESIDENTE A PECHINO, SALVAGO RAGGI

T, 2147/99. Roma, 12 settembre 1901, ore 11.

Rispondo telegramma V.S. n. 101 (2). Approvo avviamento dato trattative. Raccomando quando V.S. lascerà Pechino impartire opportune istruzioni a Romano onde negoziati possano essere

condotti compimento con buon frutto. Riguardo legazione chinese Roma sta bene invio funzionario subalterno purché dipendente nuovo Tsung-l.i-Yamen e in massima sia stabilito che un giorno dovrà essere occupata da un funzionario avente grado di ministro.

(l) Cf~. n. 745.

(2) Cfr. n. 773.

783

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, TORNIELLI, A PIETROBURGO, MORRA DI LAVRIANO, A VIENNA, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, A LONDRA, VINCI, E A WASHINGTON, CARIGNANI

T. 2148. Roma, 12 settembre 1901, ore 11.

Il R. ministro in Pechino mi telegrafa (l) che il protocollo finale fu firmato il 7 corrente.

Aggiunge che l'evacuazione di Pechino, eccettuato il quartiere diplomatico, è fissata per il giorno 17 corrente e quella del Petcilì, eccettuati alcuni indicati nel protocollo, per il 22 successivo.

784

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A TOKIO, MELEGARI

T. 2149. Roma, 12 settembre 1901, ore 11,45.

Rispondo al suo rapporto del 27 luglio (2).

Nostro programma in Cina, già espostole verbalmente, rimane immutato. Non credo, però, sia il caso di intrattenerne codesto ministro degLi affari esteri, se non quando l'iniziativa del discorso sia presa da lui, o quando il R. ministro in Pechino richiedesse un simile passo, che fino ad ora non ha richiesto.

Raccomando, invece, di sorvegliare sempre attentamente e riferire circa attitudine del Giappone in Cina, e di fronte colla politica russa in Manciuria e Corea.

785

L'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, CUCCHI BOASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1874/217. Bucarest, 12 settembre 1901.

I giornali rumeni del 10 e 11 corrente portano un telegramma da Roma circa la lettera diretta alla Tribuna dall'Incaricato d'Affari di Rumania a Roma,.

nella quale questi smentisce che il suo Governo abbia indirizzato alle Potenze un memoriale sulle relazioni rumeno-bulgare e sulla concentrazione di truppe in Bessarabia. Inoltre il Signor Ghika prega il detto giornale di smentire pure la notizia che due membri dell'attuale Gabinetto avrebbero ispirato una campagna contro la Corona.

Non mi consta che simili comunicati alla, stampa estera siano stati fatti da altri rappresentanti Rumeni, è quindi da supporre che il detto Incaricato d'affari abbia agito di sua iniziativa e non già per ordini ricevuti.

Circa il memorandum di cui sopra è parola, col mio rapporto del 6 settembre

n. 213 (1), avevo già avuto l'onore di comunicare all'E.V. la smentita dell'esistenza di esso, data da questo Governo.

Per quanto concerne la notizia che alcuni Ministri, attualmente in carica avessero portato ad un giornale, di cui la fede monarchica dicesi sia dubbia e che per sistema non fa che dell'opposizione, l'Adeverul, articoli nei quali si attaccava la Corona, non ho creduto che fosse il caso di richiamar su detta notizia l'attenzione dell'E.V. poiché le lunghe polemiche che seguirono queste rivelazioni, del resto vaghe e non sorrette da documenti, non mi pareva che uscissero dal campo delle acri discussioni a cui si abbandonano i partiti politici rumeni.

Mi venne del resto riferito da persone, da lunghi anni qui stabilite, che è una tattica seguita sempre dal partito che si trova alla opposizione, qualunque esso sia, di accusare gli uomini politici che sono al Governo, di aver commesso atti, o di aver espresso opinioni contrarie alla Corona, onde cercar con tal mezzo meschino di metter in cattiva vista l'avversario presso il Re, il quale del resto, per la lunga esperienza degli uomini e delle cose, conosce, meglio dei delatori d'occasione, il valore morale degli uomini politici che deve scegliere o subire nel Consiglio della Corona.

(l) -Cfr. n. 768. (2) -Cfr. n. 653.
786

IL CONSOLE GENERALE A SHANGHAI, NERAZZINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R.R. 288. Shanghai, 12 settembre 1901.

Appena poche ore dopo firmato il protocollo di pace a Pechino, è giunta al Decano del Corpo Consolare in Shanghai una lettera del Vice Re di Nanchino, colla quale intima ai Consoli delle varie Potenze il ritiro immediato delle guarnigioni stabilite in Shanghai, dicendo che egli da solo ha mantenuto la tranquillità in paese e nella valle dell'Yang-tse durante l'insurrezione dei Boxers; che oggi non può permettere un ulteriore allarme nelle sue popolazioni per la presenza delle truppe; e che, come è stato sgombrato Pechino, così deve essere sgombrato Shanghai.

Con un mio rapporto del 15 agosto n. 253 (1), io avevo già prevenuta V.E., che la questione delle truppe internazionali a Shanghai si faceva grossa, non solo per l'attitudine che poteva prendere il Governo Cinese, quanto per il contrasto d'interessi e di programma fra l'Inghilterra e la Germania.

E la questione è sorta molto più sollecitamente di quello che io non avevo ragione di credere; tanto che è da ritenersi come la mossa del Vice Re fosse stata già da tempo combinata col Governo Imperiale, specialmente perché nel protocollo di pace non era stato prevenuto l'insorgere di questo incidente. Spero con questo stesso corriere poter riferire a V.E. quanto stabilirà di fare il Corpo Consolare di Shanghai, essendo già indetta una riunione di tutti i Consoli Generali per trattare tale argomento, il quale si complica per un'altra circostanza, cioè, per una dichiarazione del Governo Giapponese, che intende stabilire una guarnigione militare a Shanghai, oltre la compagnia di sbarco che adesso vi tiene, se le altre Potenze non ritirano i propri contingenti.

Ma intanto non posso fare a meno di collegare questo fatto e armonizzarlo coll'altro riferentesi alla vivace protesta del Governatore del Cekiang, circa la presenza di ufficiali e marinari italiani nel territorio di Ning-hai per studi mineralogici ecc., protesta che mi persuase a scrivere il mio rapporto del 30 luglio decorso n. 228 (1). Quanto scrissi, fu sotto l'impressione, oggi confermata dai fatti, che esistesse una connivenza fra gli atti del Governo locale e quelli del Governo Imperiale, e che il procedere del Governatore del Cekiang fosse l'estrinsecazione di un programma prestabilito e convenuto, avente scopo di reagire contro qualsiasi nuova manifestazione d'influenza europea.

(l) Non pubblicato.

787

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. CONFIDENZIALE 2302. Vienna, 14 settembre 1901, ore 6,50.

Conte Goluchowski è venuto a rinnovarmi la preghiera di chiamare ancora una volta la attenzione del Governo del re sulla questione di San Girolamo. Io gli rimisi a suo tempo la memoria compilata in proposito e non mancai di rammentargli il contenuto dei telegrammi di V.E. e del presidente del consiglio, ma il ministro I. e R. mi disse che malgrado la sua migliore volontà è costretto a mantenere il suo punto di vista, egli mantiene cioè, l): che la nomina del commissario amministrativo è illegale e abusiva; 2): il Governo austro-ungarico non riconosce la competenza dei tribunali italiani in merito, atteso che la istituzione è sotto il protettorato di S.M. l'imperatore ed ha il carattere d'istituto nazionale austriaco e si trova sulla lista degli istituti nazio.,. nali che furono registrati su domanda del R. Governo al R. ministero degli affari esteri nel 1890.' Aggiunse che ignora ciò che Pazman ha potuto fare, ma che il Governo austro-ungarico non riconosce qualunque suo atto che possa portare pregiudizio ai diritti del Governo austriaco che ha il protettorato sull'istituto. Con rammarico sono obbligato a trasmettere questa comunicaz,ione.

(l) Non pubblicato.

788

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A SHANGHAI, NERAZZINI

T. 2161. Roma, 14 settembre 1901, ore 15,55.

Ricevo rapporto V.S. 30 luglio (1).

Approvo la di lei risposta al governatore del Ce-kiang. Quanto alle istruzioni che V.S. mi domanda, sarà bene le provochi, se già non le ha ricevute, dal R. ministro di Pechino, il quale essendo 'in possesso delle mie istruzioni generali riguardo alla nostra azione in China potrà meglio essere in grado di tracciarle la condotta più opportuna da seguire per raggiungere gli obiettivi commerciali che ci siamo prefissi.

789

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, CARIGNANI

T. 2163. Roma, 14 settembre 1901, ore 16.

Apprendo con profondo dolore morte del presidente vittima di un assassinio che ha destato il più vivo orrore in tutta Italia. La prego farsi immediatamente interprete presso Governo federale e famiglia compianto presidente di questi sentimenti a nome del Governo del Re e mio.

790

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2301. Vienna, 14 settembre 1901, ore 17,45.

Oggi Goluchowski mi espresse le sue lagnanze perché agenzia Stefani si rifiutò di smentire le accuse e menzogne di giornali romani circa le dimostrazioni Croazia.

(l) Non pubblicato.

791

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2304. Parigi, 14 settembre 1901, ore 18,15.

Trovo nella seconda parte del libro verde China una serie di dispacci scambiati con la legazione a Pechino, dai quali risulta che, all'atto pratico, Delcassé si è attenuto, per ciò che riguarda protezione missionari dello Sciansi,

alle dichiarazioni risultanti dai miei rapporti dieci ottobre (l) e otto novem

bre 1900 (2). Temo che la divulgazione di ciò che in proposito è seguito fra

i due Governi e le due legazioni in China, possa creare a Delcassé degli imba

razzi parlamentari, e questo ministro degli esteri potrebbe volermene personal

mente di avergli... (3) una serie di dispacci relativi alla nostra recente pubbli

cazione, escludendo appunto quelli che riferivano alla questione che poteva

avere per lui maggiore importanza dal punto di vista delle suscettibilità

francesi.

792

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI

T. 2167. Roma, l5 settembre 1901, ore 0,15.

Fin da quando R. ministro Pekino telegrafò proponendo invitare principe Chung visitare Italia risposi non lo avrei fatto se ciò avesse potuto diminuire agli occhi del Governo tedesco importanza missione espiatoria che principe doveva compiere a Berlino, ma mi fu risposto che principe Chung aveva già stabilito fare parecchie visite nel viaggio di ritorno. Se ora mutando avviso egli torna direttamente Pekino, non saremo noi che vorremo intralciare questo nuovo programma, tanto più se ciò riesce maggiormente gradito Governo germanico, ma se principe visiterà altre corti prego V. E. adoperarsi sempre colla dovuta prudenza che visiti anche re d'Italia, beninteso prima del pontefice. Procurerò serbare secreto secondo raccomandazione V. E. ma ho appreso che qualche indiscrezione era già stata commessa in precedenza ( 4).

I fatti ai quali si allude con tali parole, sono i seguenti:

Il 9 corrente, il facente funzioni di incaricato d'affari di Francia, chiedeva verbalmente al sottoscritto, allora reggente la divisione I del Ministero, di essere ufficiosamente informato dell'epoca in cui sarebbe !Jer effettuarsi una visita in Italia del Principe Ciung.

Il sottoscritto avendo declinato di rispondere, allegando di non esserne in grado, il diplomatico francese lo pregò di informarsi e, se nulla ostava, di fargli avere una risposta.

n sottoscritto, riferita la cosa a S. E. il Sotto Segretario di Stato; espostogli quale era, a suo avviso, lo stato della questione; avutane la autorizzazione; con lettera privata dell'll di questo mese, informava il Signor Fontarce che l'invito al Principe, a richiesta di questo, gli era stato fatto a suo tempo; che l'epoca della visita non era ancora stabilita; che la visita avrebbe luogo, probabilmente, nella seconda metà del prossimo ottobre.

La sera dello stesso giorno 11 e la mattina del 12, giungevano dalla R. ambasciata in Berlino i telegrammi 2281 e 2285 [cfr. nn. 775 e 780] che raccomandavano il segreto circa la progettata visita.

Di quanto precede S. E. il Ministro fu informato con pro-memoria dal sottoscritto, in data del 12 inviato a Salsomaggiore, dopo che fu approvato da S. E. il Sotto Segretario di Stato. FASSATI -Visto da S. E. il Sotto Segretario di Stato •·

(l) -In realtà dell'll ottobre, cfr. Serie III, voi. IV, n. 332. (2) -Non pubblicato. (3) -Gruppo indecifrato, probabilmente • sottoposto •·

(4) A questo proposito cfr. il seguente appunto manoscritto di Fassati, del 15 settembre 1901: c Nel telegramma ministeriale diretto alla R. Ambasciata in Berlino li 15 settembre 1901 (n. 2167) -si parla di indiscrezioni commesse.

793

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. 2173. Roma, 15 settembre 1901, ore 12,20.

Ho spiegato già ieri al barone Kuhn che il telegramma dell'agenzia Stefani non venne pubblicato unicamente perché era redatto in modo da produrre un effetto piuttosto contrario a quello desiderato. Oggi dopo aver conferito col barone Kuhn risponderò agli altri due telegrammi indirizzatimi ieri da V. E. (1).

794

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2315/140. Berlino, 15 settembre 1901, ore 12,29.

Mi adoprerò, giusta le istruzioni che V.E. mi ha dato (2), perché Ciung,. qualora gli si permetta recarsi in altre Corti, non rinunzi visita S. M. prima di pontefice. A riuscire nell'intento in caso difficoltà, unico mezzo efficace a mia disposizione, è di intendermela con questo segretario di stato, perché eserciti opportuna influenza sulla missione, che, del resto, come già ho riferito, obbedisce ciecamente ordini di Pechino. Pertanto, prego V. E. autorizzarmi prima di domani, giorno di ricevimento ebdomadario, a parlare francamente con Richthofen. Ignoro al momento, piano definitivo, non sarebbe impossibile, da quanto mi fu detto da Richthofen, che terminate manovre, qui si ritenga inutile ulteriore soggiorno in Germania missione e la si consigli di partire imbarcandosi a Napoli. In questo caso, mi permetto raccomandare si tenga presente, per evitare sorprese all'ultima ora, eventualità che Ciung, non potendo restare· qui, né visitare altre Corti, sia costretto, per non sapere dove andare, a recarsi a Napoli prima di seconda metà di ottobre.

795

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. CONFIDENZIALE 2178. Roma, 15 settembre 1901, ore 22.

Ebbi oggi lungo colloquio col Kuhn, nel quale, dopo molte difficoltà, saremmo arrivati a concordare la seguente soluzione: poiché il pretore nella sua sentenza ha riconosciuto lo spoglio, ma non ha ordinato la reintegrazione del Pazman, essendovi il commissario governativo, ed ha invitato il Pazman ad

integrare il giudizio citando, innanzi a lui pretore, per il 21 corrente, il com

missario onde determini quali sono i limiti del suo mandato, il commissario,

comparendo innanzi al pretore, dichiarerebbe essere stato nominato solamente

per mantenere ordine che era stato turbato, e salvaguardare patrimonio allo

.scopo di rimetterlo a chi risulterà legittimo possessore di fatto.

Il barone Kuhn si è riservato di chiedere l'approvazione del conte Golu

chowski, come io ho riservato naturalmente la decisione a Zanardelli e agli

altri miei colleghi dai quali la questione dipende, e siamo intesi di rivederci .martedì.

Credo che se questa soluzione fosse accolta dalle due parti, ogni questione

sarebbe tolta di mezzo senza lasciare per nessuno alcun precedente compro

mettente.

Per parte mia, mi adopererò a persuadere i miei colleghi ma ho anche

·espresso a Kuhn che una delle grandi difficoltà è la persona del Pazman, le

sue violenze di parola passata e presente, e se al suo posto si trovasse un

altro canonico, sia pure croato, ma non oggetto di tante ire, sarebbe una grande

·semplificazione, pur rimanendo iealterata la situazione di diritto.

(l) -Cfr. nn. 787 e 790. (2) -Cfr. n. 792.
796

IL MINISTRO A TANGERI, MALMUSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. 2320. Tangeri, 16 settembre 1901, ore 8,45.

Quest'oggi ministro di Spagna ha letto ai rappresentanti esteri, secondo

gli ordini del suo Governo, una nota protesta, che l'interprete della legazione di S. M. cattolica recherà a Marocco, ed esigente sultano faccia atto autorità ·Col pronto invio truppe contro le kabile che hanno sequestrato giovinetti spagnuoli. Richiesti del loro parere, tutti i rappresentanti conformandosi alle istruzioni ricevute, dichiararono che ciascuno separatamente, in via ufficiosa,

scriverà alla corte imperiale presentando analoghe raccomandazioni, limitatamente però, alla domanda liberazione dei prigionieri. Segue rapporto.

797

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

'T, CONFIDENZIALE 2179. Roma, 16 settembre 1901, ore 12.

In seguito al telegramma 14 corrente (l) di V. E. ho chiesto a Malvano, che trovasi in congedo a Torino e che si era particolarmente occupato delle formalità per la pubblicazione del libro verde, chiarimenti circa documenti inviati V. E. per essere sottoposti Delcassé. Egli mi ha risposto che si è rigo

rosamente attenuto alla consuetudine sempre osservata in passato, comunicandO' quei documenti che contenevano dichiarazioni codesto Governo, vale a dire i rapporti di V. E. Così essendo comprendo di lei scrupoli, e la ringrazio di avermene avvertito; ma sembrami che Delcassé non abbia ragione di dolersi perché non gli fu comunicato, prima di pubblicarlo, nostro carteggio con Salvago. Del resto quel pochissimo che libro verde contiene circa missionarii riducesi sostanzialmente a materia di fatto che non poteva essere qui taciuta riferendosi ad avvenimenti pubblicamente ed apertamente svoltisi in Cina. Forse è anzi meglio averne determinato esattamente i limiti. Prego V. E. di far ciò· comprendere a Delcassé nel caso facesse osservazioni in proposito e in ogni· modo tenermene informato.

(l) Cfr. n. 791.

798

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI

T. 2180 bis. Roma, 16 settembre 1901, ore 12,50..

Menelich domanda, per mezzo di Ciccodicola, altri 100 mila talleri M. T. da spedirsi a Zeila insieme con altri 300 mila precedentemente chiesti. Ministero tesoro li farà spedire da Napoli 18 corrente insieme con altri 130 mila purché codesto Governo acquisti vaglia tesoro per t. 290 mila con identicO' procedimento precedente. Prego provvedere urgenza, indicando numero vaglia..

799

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI

T. 2186. Roma, 16 settembre 1901, ore 16.

Sono anzi lietissimo che V. S. spieghi esattamente Richthofen quale fu condotta R. Governo riguardo a questa visita principe Chung poiché come

V. S. avrà visto dal mio telegramma (l) fu animata dal più cordiale sentimento di amicizia verso Governo alleato. Visita principe Chung potrà avvenire dopo trasferimento Sua Maestà a Capodimonte di cui non è ancora fissata data precisa, ma credo debba avvenire principio ottobre.

(l) Cfr. n. 792.

800

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI

T. 2188. Roma, 16 settembre 1901, ore 18,30.

Per norma di V. S. dopo le notizie fornitemi col rapporto 19 agosto e col telegramma 7 corrente (l) valendomi delle disposizioni nuova legge relativa licenza speciale per emigrazione sovvenzionata procurerò diluire per più lungo tempo l'arrivo San Paulo degli emigranti italiani che vi sono attesi con viaggio· pagato in base ai contratti in corso e ai decreti dello stato. Riguardo poi alla emigrazione in generale (2) approvo in massima il modo di vedere di V.S., cioè· credo che bisogna insistere per ottenere dal Governo brasiliano una legge la quale provveda in modo sicuro per l'avvenire al pagamento dei salarii ed un provvedimento per liquidare il passato, del quale V. S. potrebbe studiare le basi in concorso al Governo locale, da sottoporre poi all'approvazione del R. Governo; altrimenti diverrà un giorno inevitabile di proibire la emigrazione e· poiché mi ripugna prendere un simile provvedimento che anche riuscirebbe molto sgradito al Governo brasiliano col quale desidero conservare e perfezionare sempre più i cordiali rapporti esistenti, prego V. S. di interessarlo · vivamente onde quei due provvedimenti vengano condotti a termine. Quanto· all'aiuto che si aspetterebbe dal R. Governo pel commercio del caffè, faccio osservare che già venne accordato un notevole ribasso sul dazio, non saprei quindi in quale altra disposizione potrebbe consistere, in ogni modo il R. Go-· verno prenderà in considerazione quelle proposte che mi venissero fatte.

801

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1563/531. Berlino, 16 settembre 1901..

Mi sono astenuto dal riferire alla E. V. sulle voci venute fuori nei giornali, in questi ultimi giorni, relativamente al preteso lintervento, chiesto dalla Sublime Porta e rifiutato da questo Governo, nel conflitto franco-ottomano, perché queste voci sono state qualificate in un comunicato ufficioso della Gazzetta di Colonia di • spiritose invenzioni ». Il non intervento della Germania non esclude tuttavolta che l'opinione pubblica del paese segua con vivo interesse lo svolgersi successivo dell'incidente medesimo, il quale, si desidera qui vivamente venga con sollecitudine composto mediante una equa soddisfazione data alla Francia. Non mancano in tal senso, nei giornali di ogni partito, opportuni consigli al Sultano perché ceda, in tempo, alle esigenze francesi e non costringa la Repubblica ad andare fino in fondo.

Questi consigli non sono però affatto disinteressati. Quello che qui importa veramente, si è di evitare che, prolungandosi l'ostinazione del Sultano, la

Francia possa essere costretta a ricorrere a misure coercitive, le quali, a un momento dato, potrebbero persino destare inquietudini per la pace europea. In tale ordine di idee è comparso avantieri nella NationaL Zeitung un articolo che mi pare bene di segnalare. V. E. ne troverà qui il testo e potrà rilevare che nel medesimo vengono enunciate alcune verità che non sembra debbono riescire troppo gradite a Parigi. Va notata specialmente la giusta osservazione che l'epoca della supremazia assoluta ed esclusiva della Francia nel Levante appartiene al passato; oramai conviene fare i conti con la Germania la cui penetrazione intellettuale e commerciale va ogni giorno più estendendosi ed anche con l'Italia, che, anch'essa, grazie alla sua favorevole posizione geografica è già, e lo sarà sempre più in avvenire, in grado di esercitare una attiva e rilevante concorrenza nel campo commerciale. Non meno importante è, a mio modesto parere, la chiusa dell'articolo, in quanto viene apertamente significato che se il Sultano non deve contare su di aiuti dall'estero, quando egli si rifiuta di soddisfare indubbi obblighi finanziari, deve dall'altra parte, essere convinto che in momenti veramente critici non rimarrebbe senza un amico.

A proposito dello sviluppo della influenza italiana nel Levante a detri

mento della francese, grazie alle scuole dirette dai nostri Istituti religiosi, non

mi pare superfluo d'inviare altresì allegato al presente un articolo che ho letto .stamane nel giornale clericale e nazionalista Le Lorrain, edito a Metz.

(l) -Non pubblicati. (2) -Dei problemi sull'emigrazione l'on. Prinetti parlò in varie occasioni, oltre a quelle.. già citate dell'approvazione del bilancio degli Esteri in giugno. Cfr. A. P. Cam. Dep., Leg. XXI, l Sessione, 10 giugno, pag. 4946 sgg.; Sen., Leg. XXI, l Sess., 22 giugno, pag. 2104.
802

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL, MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

.R. CONFIDENZIALE 1567/504. Berlino, 16 settembre 1901.

L'Imperatore di Russia giunto in Danzica l'undici, ne è ripartito il tredici

per Kiel, donde, accompagnato dall'Imperatrice, farà vela prossimamente per

la Francia. Durante il suo soggiorno a Danzica lo Czar ha ricevuto dall'Impe

ratore Guglielmo innumerevoli cortesie, e ne ha manifestata la sua compia

cenza, ricambiandole, a sua volta, largamente. Altissime decorazioni vennero

conferite da ambo le parti al Cancelliere, al Conte Lamsdorff ed agli altri

personaggi dei seguiti rispettivi.

I due Sovrani si sono vicendevolmente nominati Colonnelli di due nuovi

reggimenti, e l'Imperatore Guglielmo ha persino, in ricordo della visita di

Danzica, prescritte alcune modificazioni alle uniformi dei suoi marinai, per

assimilarle, in certi particolari, alle uniformi dei marinai russi. Queste cor

tesie reciproche, per così dire di rito, hanno importanza relativa. Più essen

ziale è il fatto che tanto i Sovrani quanto i loro Ministri hanno avuto agio di

discorrere a lungo, e di politica si è di sicuro ragionato tra loro.

Sugli argomenti che hanno formato l'oggetto delle varie conversazioni,

nulla è sinora trapelato. A qualche diplomatico che ha creduto dover rivol

gergli domande in proposito, il Segretario di Stato si è limitato a rispondere

esser egli ancora nella più completa oscurità. Giova sperare che, martedì pros

simo, dopo la conferenza che avrà avuto col Conte di Biilow, qui tornato ieri,. il Barone Richthofen si mostrerà più comunicativo.

L'unica informazione che, in oggi, il pubblico possiede, relativamente· all'incontro di Danzica, risulta dalle parole rivolte dall'Imperatore al Borgomastro di Danzica nel far il suo ingresso in quella città reduce dall'aver salutato lo Czar. • Io ritorno all'istante, ha detto Sua Maestà, caro Borgomastro,.. dall'incontro altamente significativo col mio amico l'Imperatore di Russia, incontro che ha avuto luogo con nostra reciproca pienissima contentezza, e grazie al quale, nuovamente viene in modo incrollabile fortificata la persuasione che la pace Europea per molto tempo sarà conservata ai popoli •.

Le parole del Sovrano indicano appieno la soddisfazione dell'animo suo per aver raggiunto lo scopo che Egli si era prefisso, nell'insistere perché l'incontro avesse luogo ad ogni costo. L'importanza della dichiarazione Imperiale sembrami tanto maggiore, inquanto l'incontro di Danzica è stato precedutoda quello di Cassel, durante il quale l'Imperatore Guglielmo -mi consta in modo positivo -, ha desiderato di spiegare ampiamente le linee direttrici della sua politica a Re Edoardo, che poco dopo ha avuto, a sua volta, occasione di intrattenersi con lo Czar a Copenhagen.

Dall'insieme di quello che, in varie occorrenze, ho udito, sia al Diparti-· mento degli Affari Esteri, sia da qualche altro personaggio bene informato, credo di potere affermare, senza tema di errare, che il convegno di Danzica. deve considerarsi, non già quale un indizio di novella orientazione della politica germanica, nel senso di possibile adesione all'alleanza franco-russa, come ho letto in qualche giornale italiano ed estero, ma bensì come un'affermazione pura e semplice, per quanto solenne, dei buoni rapporti, che in questo mo-mento esistono tra i due imperi, legati da antica tradizione dinastica. Questi rapporti, siccome è noto, avevano, dopo la venuta al trono dell'Imperatore Alessandro III subito per ragioni politiche al pari che per influenze personali, fluttuazioni di ogni sorta, e furono, a momenti, assai tesi. La tensione, grazie· agli sforzi dei due Sovrani e dei loro Governi, è ora scomparsa. I due imperi, come ho già avuto occasione di riferirlo, pur non essendo alleati, sono oggi in ottimi e cordiali rapporti. Ed è ciò appunto che si è inteso principalmente di dimostrare mediante l'incontro testè avvenuto.

Se il convegno di Danzica sia stato causa o conseguenza di quello di

Reims, non mette conto d'investigare. Il Barone Richthofen mi diceva, a tale·

proposito, che di quella visita qui si era stati informati in precedenza, ed

aggiungeva, che il Governo Imperiale non aveva ragione alcuna di dolersene,

visto e considerato che l'esistenza della duplice, tendente a cooperare di fronte

alla triplice alleanza, al mantenimento della pace, era un fatto oramai innega

bile e che, per conseguenza, era ben naturale che lo Czar desse ai suoi alleati

una testimonianza di simpatia, destinata a calmare la suscettibilità della na

zione Francese, in cui alcuni recenti avvenimenti, quali ad esempio la nota

partecipazione di questa Ambasciata Russa al pranzo di Corte a Metz avevano

destato qualche apprensione. Che la visita dello Czar alla Francia sia riuscita,

non ostica, ma fino ad un certo punto, anche gradita qui, sono in grado di assi

curarlo, oltre che per le dichiarazioni del Segretario di Stato, per aver altresì·

sentito narrare da persona degna di fede, testimone auricolare, che l'Imperatore·

453·

·Guglielmo, discorrendo di recente col Re d'Inghilterra, ebbe a dire, esser Egli lieto della decisione presa dallo Czar, imperocché essa, mentre non poteva in alcun modo mutare la situazione politica generale di Europa, avrebbe avuto per risultato immediato di allontanare i pericoli cagionati da un eventuale trionfo, nell'imminenti elezioni francesi, del partito nazionalista, e di fortificare, invece, il Gabinetto Waldeck-Rousseau, qualificato da Sua Maestà • il meno cattivo e il meno instabile di quanti abbiano governato la Repubblica in questi ultimi anni •. Nè l'Imperatore nè il segretario di Stato hanno tuttavolta, additato, qual motivo sussidiario del loro compiacimento per la visita a Dunkerque e a Reims che la medesima, col dar luogo, malgrado il suo carattere indubbiamente pacifico, ad una straordinaria dimostrazione della potenza militare e militare proprio alla frontiera tedesca, sia giunta in buon punto a distruggere, sia in Italia sia in Austria-Ungheria -qualora per avventura ve ne fosse ancora bisogno -, qualsiasi tentennamento, qualsiasi residuo di esitazione in riguardo al rinnovamento della Triplice Alleanza. Questa non è altro se non una impressione mia personale: credo però di doverla riferire, perché essa, sebbene non risulti da alcuna allusione direttamente fattami, non è meno radicata in me, mettendo insieme le cose udite ,in questi ultimi tempi, in diverse occasioni, da persone autorevoli.

Non intendo abusare del tempo prezioso di V. E. con l'addentrarmi in un esame particolareggiato delle manifestazioni della stampa germanica nell'occorrenza, giacchè, non è un mistero che, in fatto di politica estera, l'opinione dei giornali tedeschi ha un peso molto relativo. L'Imperatore ed il suo Governo seguono la politica reputata più proficua agli interessi generali della nazione e • lasciano dir la gente •. Mi contenterò pertanto di inviare all'E. V. la traduzione qui unita di un articolo ufficioso pubblicato dalla Gazzetta della Germania del Nord e di accennare, di volo, che negli altri fogli in generale, salvo rare eccezioni, il convegno degli Imperatori è stato commentato in termini indicanti soddisfazione, ma senza eccessivo entusiasmo. Va però, fatta menzione di una nota alquanto discordante proveniente -caso strano e tipico da un giornale organo del partito feudale prussiano, seu agrar.io, di quel partito appunto che ha sempre considerato la intimità con la Russia come la chiave di volta di tutta la politica estera germanica, e che non ha cessato, dal giorno del ritiro del Principe di Bismarck, di dolersi amaramente che tutti successori di lui coltivassero troppo l'amicizia inglese a detrimento di quella russa. Oggi che i loro interessi sono in giuoco, questi signori hanno lasciato in disparte le vecchie simpatie e si sono messi a levar grida di allarme protestando contro una pretesa soverchia ossequiosità verso il vicino Impero, e ciò per tema che, quale pegno del mantenimento delle buone relazioni con la Russia, non sia il

Governo indotto, nei futuri negoziati commereiali a fare concessioni basate naturalmente su di una sensibile diminuzione dei proposti dazi sui cereali, sacrificando forse, in tutto od in parte, quella famosa tariffa minima di cui con tanti stenti, tante agitazioni, tante minacce essi hanno finito per ottenere il sospirato progetto.

Nel por termine al presente mi par bene di far rilevare a mo' di conclusione, che il convegno di Danzica, preceduto siccome fu da quello di Cassel, costituisce un trionfo indiscutibile e significante della politica personale del

l'Imperatore, il quale, senza .menomamente preoccuparsi di ciò che i suoi sudditi pensano e dicono, tira dritto per la sua strada, mirando soltanto a raggiungere il suo scopo eminentemente pacifico, di mantenere cioè, salda la Triplice Alleanza e di coltivare ad un tempo le buone relazioni con la Russia, non meno che con la Gran Bretagna, adoperandosi in tale ordine d'idee, con ammirabile costanza, ed esemplare tenacia, ad appianare, nella misura del possibile, le difficoltà, ed a rimuovere gli attriti tra quelle due potenze rivali, tra le quali piacegli esercitare novellamente quel compito dell'onesto sensale, inventato dal Principe di Bismark all'epoca del Congresso di Berlino.

ALLEGATO

S.M. l'Imperatore Nicola di Russia assisterà nei prossimi giorni alle manovre navali di Danzica, ospite di S.M. l'Imperatore e Re. Il pensiero fondamentale di questo incontro, salutato con viva compiacenza nei nostri circoli politici, è sorto .dalle affini tendenze dei capi dell'impero tedesco e russo. I due monarchi fanno consistere il valore dei giorni, che vogliono passare assieme, soprattutto nella riaffermazione della loro amicizia personale ed in uno scambio di pensieri diretto, e ripieno di reciproca fiducia. Risponde per altro al vero valore che appunto nei rapporti tedesco-russi deve esser riconosciuto all'intimità dinastica anche sul terreno governativo, come ce lo mostra la storia, il fatto che dall'affettuoso incontro dei due Sovrani viene in pari tempo resa manifesta la loro decisione di non permettere che venga scossa la tradizionale amicizia politica tra le case degli Hohenzollern e dei Romanow, tra la Germania e la Russia.

In conformità di un desiderio di S.M. l'Imperatore Nicola il Cancelliere dell'Impero, il Conte Btilow assisterà all'incontro dei due Imperatori. Con non minor piacere S.M. l'Imperatore e Re incontrerà, in tale occasione, il benemerito uomo di Stato, che dirige presentemente la politica estera della Russia. Il Conte Biilow e il Conte Lamsdorff possono salutarsi come cooperatori di una politica che li condurrà, in servizio dei loro sovrani, con il convincimento che gli interessi dei due paesi sono spesso consoni, mai inconciliabili, ad aumentare le garanzie per la pace Europea. Tale politica non chiude gli occhi di fronte a passate o future difficoltà: essa deriva da quelle solo l'obbligo di una maggiore attenzione e circospezione -e ha la ferma convinzione che, come sempre si effettuò lo svolgimento storico, così nel gran mondo le vie, piene di speranze, dell'avvenire russo e tedesco non s'incroceranno mai, in nessun posto, ostilmente.

Con viva e vera simpatia noi diamo all'Imperatore Nicola il benvenuto nelle acque tedesche. Tale espressione di sentimento affettuoso noi la dobbiamo al potente Signore, il quale reggendo le sorti di tanti popoli cerca la sua gloria nell'essere un principe della pace, un custode dell'umanità. A lui in gran parte deve l'Europa una situazione mondiale che ci permette, dopo il corso, rispondente alle vedute delle due parti, dell'incontro a Danzica, di accompagnare con i nostri più fervidi auguri l'ulteriore viaggio del Monarca russo.

803

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2321. San Paolo, 17 settembre 1901, ore 9,25.

Rossi Toesca mi informa che, con nota in data 11 corrente, ministro esteri ha dichiarato intenzione del Governo brasiliano di denunziare accordo provvisorio dell'anno passato che ci concede tariffa minima in compenso dazi ridotti

sul caffè. Ho telegrafato a Rio Janeiro per chiedere sospensione ogni decisione sino al mio ritorno che spero possa avvenire pr.ima della corrente settimana. Sono trattenuto qui per determinare pratiche iniziate col Governo dello Stato in base al progetto accennato all'E. V. nel mio telegramma del 7 corrente (l} e credo che sarebbe necessario rimanere San Paolo sino alla fine del desiderato negoziato, il Governo locale mostrandosi disposto a discutere le mie proposte.

804

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

T. 2201. Roma, 17 settembre 1901, ore 22.

Mi rallegro con l'E. V. per la importante onorificenza conferitale dal sultano.

Mio collega della marina, col quale ho potuto conferire solo oggi, mi avverte che essendovi il 15 ottobre grande festa marinara a Napoli pel varo di una nuova corazzata, la squadra completa potrebbe partire solo il giorno 16, arrivando il 20 a Besika. Prego V. E. telegrafarmi se questa data è conveniente. Beninteso nella ipotesi che saranno allora raddolcite relazioni francoturche, perché perdurando lo stato attuale di tensione una visita così solenne della squadra italiana a Costantinopoli apparirebbe un atto poco cortese verso Governo francese.

805

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BACCELLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 2203. Roma, 17 settembre 1901, ore 22,45.

Con nota Il corrente mese ministro affari esteri brasiliano ha dichiarato al rappresentante italiano in Rio Janeiro intenzione denunciare accordo provvisorio dell'anno passato che concede all'Italia tariffa minima in compenso dazi ridotti sul caffè. Prego V. E. informarsi se eguale dichiarazione è stata fatta al rappresentante francese, ed eventualmente, quale è stata la risposta di codesto ministro degli affari esteri.

(l) Non pubblicato.

806

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. 2333. San Paolo, 18 settembre 1901, ore 4,32.

Ho avuto quest'oggi conferenza col presidente dello stato al quale ho presentato sotto forma di memorandum le nostre domande conformemente al mio telegramma in data 7 corrente (1). Esse saranno esaminate dal segretario di stato dell'agricoltura e fra due o tre giorni spero di essere in grado di informare l'E. V. dell'accoglienza che avranno avuto. Queste trattative di carattere strettamente ufficioso e confidenziale col Governo di S. Paolo, sono indispensabili preliminari di quelle che imprenderò col Governo federale appena tornato a Rio, avendomi il ministro degli affari esteri fatta capire opportunità intendermi anzi tutto col Governo di questo stato che è il più interessato nella .questione dell'emigrazione e che gode influenza preponderante nei consigli della repubblica.

807

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2329/147. Berlino, 18 settembre 1901, ore 11,28.

Barone Richthofen, oltremodo compiaciuto per esaurienti informazioni da me dategli, circa progetto visita Chung in Italia, mi ha incaricato ringraziarne vivamente V. E. e di farle sapere che questo Governo ha pienamente apprezzata estrema sua cortesia. Salvo ulteriore e poco probabile cambiamento, principe, in seguito ad istruzioni ricevute a Pechino, rimarrà in Germania una settimana ancora all'incirca e si imbarcherà poi a Amburgo per tornare in Cina, via Stati Uniti. Quello che farà fuori di Europa, mi disse Richthofen, è perfettamente indifferente a questo Governo, cui, in ogni caso, sarebbe stato difficile imporre anche l'itinerario di ritorno.

808

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL RAPPRESENTANTE DIPLOMATICO PRESSO IL NEGUS, CICCODICOLA (2)

T. 2207. Roma, 18 settembre 1901, ore 14,05.

Ricevuti telegrammi 20 e 22 agosto (3) circa Lugh. Non comprendo domanda Menelich. Lugh è da molti anni occupata dall'Italia con bandiera italiana e con nostra guarnigione araba, che ora è composta di circa 60 uomini

comandati da un Aghida. La stazione è amministrata, in nome Governo italiano, dalla società Benadir che vi tiene anche un valì. Prego comunicare ciò Menelich, ringraziandolo disposizioni date e interessandolo vigilare perché stazione sia rispettata.

(l) -Non pubblicato. (2) -Il tel. venne inviato tramite il consolato ad Aden con preghiera di inoltro • nel modo più sollecito •· (3) -Non pubblicati.
809

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE AD ADEN, SOLA

T. 2206. Roma, 18 settembre 1901, ore 14,15.

Ricevuto rapporto 4 corrente n. 5 (1).

Autorizzo invio El Kuakibi, poiché ella ha in lui piena fiducia. Faccia, però, comprendere interessati che, avuto riguardo condizioni paese migiurtino, intervento autorità italiane per ricupero carico • Asturia • non può essere che molto limitato e senza alcuna responsabilità. Atteggiamento S. V. verso sultanodovrà essere conforme istruzioni inviatele per posta, subordinando, sopratutto, qualsiasi provvedimento in favore di lui alla constatata osservanza convenzione e, nel caso attuale, al mantenimento parola data per restituzione carico· depredato.

810

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, TUGINI

T. 2205. Roma, 18 settembre 1901, ore 14,20.

Corsa voce in Addis Abeba probabile andata colà patriarca copto Alessandria. Prego indicarmi se notizia vera, e se esso vada con missione Governo anglo-egiziano e quale.

811

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A BUENOS AIRES, BOTTARO COSTA

T. 2210. Roma, 18 settembre 1901, ore 16,45.

Ricevuto rapporto l agosto (l) circa arbitrato. Persisto ritenere, come mio predecessore, che la proposta riserva senza il suggerito temperamento renderebbe illusoria efficacia del patto. Vivamente mi duole non poter accondiscendere mentre mi sta a cuore quanto possa contribuire a rendere sempre più intimi cordiali reciproci rapporti. Scrivo dispaccio con maggiori spiegazioni.

(l) Non pubblicato.

812

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. CONFIDENZIALE 2331. Berlino, ... 1901, ore 18,10 (1).

Richtofen si mostrava, ieri, oltremodo soddisfatto risultato incontro Danzica, affettuosa intimità, schietta cordialità tra i due sovrani. Degno speciale nota, czar più del solito cortese con tutti, fu particolarmente gentile verso Bulow. Contrariamente voci giornali francesi, non vi furono brindisi. Sovrani e ministri hanno discorso lungamente di politica. Le questioni più importanti sono state esaminate e si è concordemente constatato nulla esservi, al momento, che possa costituire minaccia mantenimento pace. Si è parlato della triplice e della duplice e da ambo le parti se ne è fatto risaltare il carattere eminentemente pacifico. Circa intenzioni Russia nella penisola balcanica, sono state fornite spiegazioni ritenute qui di natura a rassicurare Austria. Alle relazioni economiche germaniche-russe si è accennato appena, dacché, a quanto sembra, conte Lamsdorff non è molto competente nella materia. I ministri non sono andati al di là della semplice manifestazione del loro reciproco buon volere di convenire ad un equo accordo commerciale. Circa visita czar, confermo il mio rapporto 12 corrente, 534 (2) tutto compreso, BUlow ha ricevuto impressione che tanto czar, quanto conte Lamsdorff, sono seriamente animati da intenzioni pacifiche e alieni da ogni politica di avventura. Ho ragione di ritenere che, sul convegno di Danzica, V.E. riceverà, prossimamente, una comunicazione da codesta

_Ambasciata imperiale.

813

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

T. 2212. Roma, 18 settembre 1901, ore 19,15.

Raccomando a V.E. di tener presenti le due vertenze pendenti colla Sublime Porta relative alla casa che si sta costruendo Schiaparelli a Tripoli di Barberia e alle indennità da dare agli italiani danneggiati nel massacro degli armeni. Mi sembra che sarebbe opportuno approfittare di questo momento di cordiali rapporti onde persuadere la Porta a soddisfare queste nostre domande, affinché non rimanga cagione che possa nuovamente in avvenire far sorgere attriti.

(l) -Il tel.. vrivo di data. è inserito tra i telegrammi datati 18 settembre 1901. (2) -Non pubblicato.
814

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 762/250. Therapia, 18 settembre l 901 ..

In seguito ai conflitti verificatisi nello scorso luglio fra gendarmi turchi ed albanesi e gli abitanti serbi di Kolascin nel sangiaccato di Pristina, intorno ai quali ebbe a suo tempo a riferire il R. Incaricato d'Affari, questa Ambasciata di Russia si adoperò presso la Sublime Porta perché fossero adottati provvedimenti atti ad assicurare l'ordine pubblico in quella regione e ad impedire nuove aggressioni dei musulmani contro i serbi.

Un Imdè Imperiale recentemente promulgato e comunicato al mio collega di Russia dispone: l) il richiamo del Mutessarrif di Pristina, Djémal Bey, albanese, che i serbi accusano di sistematica ostilità a loro riguardo; 2) la destituzione di alcuni agenti di polizia che saranno sottoposti a processo; 3) l'allontanamento dal Sangiaccato di due capi albanesi influenti che avevano preso parte ai disordini di Kolascin; 4) l'autorizzazione di rientrare nelle loro case a favore degli abitanti dì Kolascin che in seguito ai conflitti si erano rifugiati in Serbia.

Informazioni giunte a questa Legazione di Serbia recano, tuttavia, che la notizia dell'lradè ha prodotto un grande malcontento sulla popolazione albanese di Pristina, la quale protesta contro il richiamo e la destituzione dei suoi funzionari. Il che fa supporre che la Sublime Porta cercherà di eludere la stretta applicazione delle misure decretate, ove l'Ambasciata di Russia non continui ad esercitare una pressione diretta sovra il Sultano.

Frattanto il Console di Russia a Uskub (Kossovo) venuto a Costantinopoli per conferire col proprio Ambasciatore sulle condizioni della provincia e più specialmente sugli avvenimenti di Kolascin, ove era stato inviato a fare una inchiesta, è ritornato il 14 corrente al suo posto. Prima di partire ebbe un colloquio col Primo Segretario del Sultano, nel corso del quale egli insistettesulla necessità di adottare in quella regione, nell'interesse stesso del Governoo Imperiale, pronti ed efficaci provvedimenti.

815

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2335. Therapia, 19 settembre 1901, ore 10,20

Risposta al telegramma 2201 (1).

Arrivo della nostra squadra a Besika il 20 ottobre offrirebbe ,inconveniente di coincidere con annunziata visita del principe Adalberto di Prussia che, a bordo di una nave scuola, giungerà a Costantinopoli a quella stessa data~

per ripartirne H 26. Non essendo, a mio avviso, consigliabile che visita del nostro ammiraglio coincida o segua immediatamente quella del principe Adalberto, non rimarrebbe altro partito che protrarla al periodo fra il 1° e 1'8 novembre. Stimo prudente frattanto di astenermi dal fare alcuna nuova comunicazione al sultano fino a che circostanze ci permettano di assegnare alla visita una data irrevocabile. Se interpellato, risponderò che, a causa cerimonia

varo di una corazzata, squadra costretta ritardare.

(l) Cfr. n. 804.

816

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI

T. 2216. Roma, 19 settembre 1901, ore 14,35.

Raccomando mantenere trattative con Governo San Paolo sopra terreno strettamente confidenziale per evitare ogni compromissione finchè non diventi assai probabile conclusione. Quanto alla intenzione Governo brasiliano denundare accordo commerciale procuri dissuaderlo m.ostrandogli l'inconv~niente anche per esso di dniziare una lotta che non può convenire a nessuno dei due ·Governi il cui interesse è invece procedere di accordo.

817

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, VINCI

·T. 2218. Roma, 19 settembre 1901, ore 19,20.

Accetto proposta 10.000 sterline in blocco per tacitazione reclami Transwaal. Atteso però avvenuta presentazione altri reclami non calcolati da delegato inglese e note nostre riserve per ferroviari, che si potrebbero estendere ad altre -categorie da quel delegato già date come escluse, prego tentare ottenere la somma sia possibilmente portata a sterline 12.000. Segue dispaccio.

818

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

'T. 2219. Roma, 19 settembre 1901, ore 22.

Squadra potrà essere sopra luogo primo o due novembre sempre salvo .quanto telegrafai V.E. riguardo le relazioni franco-turche (l) e raccomandando ancora a V.E. le due domande di cui le telegrafai.

(l) Cfr. n. 804.

819

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2341. Therapia, 20 settembre 1901, ore 11,45.

Conflitto franco-turco pare entrato in una fase meno acuta. Affare Tubini è stato regolato fra la Sublime Porta e gli interessati, alla condizione esplicita della approvazione del Governo francese. Circa affare Lorando, questo ministro esteri ha fatto testé pervenire all'ambasciata francese una proposta che il consigliere Bapst ha trasmesso a Parigi e che offre basi ad utili negoziati.

Questi erano i due reclami rimasti in sospeso al momento della rottura delle relazioni. Ignorasi, tuttavia, se Francia non intende subordinare loro ripresa al regolamento di altre vertenze.

820

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE AD ADEN, SOLA

T. 2220. Roma, 20 settembre 1901, ore 11,50..

Non possiamo assolutamente ammettere sultano Osman Mahmud abbia conto di credito verso R. Governo in dipendenza sua ribellione. Poiché con la convenzione testé firmata, è intervenuto nostro perdono, possiamo consentire, per ora, pagamento arretrati canone, sempreché di lui contegno in restituzione· carico rubato sia degno considerazione. Nostro ulteriore atteggiamento dipenderà, le ripeto, da prove concludenti osservanza convenzione.

821

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2343. Therapia, 20 settembre 1901, ore 15..

Mi riferisco telegramma 2212 (1).

Già da parecchi giorni sto trattando con Tewfik pascià vertenza orfanotrofio Schiaparelli a Tripoli e nulla lascerò intentato perché nostra domanda sia accolta. Quanto alla questione delle indennità per i massacri armeni, pur non escludendo azione diretta ufficiale che potrà sempre esperirsi, chiedo a

V.E. di volermi autorizzare a tentare un componimento per via indiretta giusta il procedimento adottato dall'Inghilterra, dagli Stati Uniti e che la Germania. si accinge a seguire.

(l) Cfr. n. 813.

822

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. R. 2346. Vienna, 20 settembre 1901, ore 17,30.

Nello scopo di facilitare soluzione, conte Goluchowski mi disse che farà sottoporre a V.E. una proposta conciliativa. Egli. mi ha assicurato che è mosso dal desiderio di evitare una protesta, il cui effetto sarebbe dannoso per i due paesi; in sostanza egli proporrà che la consegna dell'istituto sia fatta a chi ne ha il protettorato, cioè al Governo austro-ungarico. Goluchowski che apprezza

specialmente il buon volere di V.E. mi ha pregato di farle conoscere che conta su di esso.

823

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2349. San Paolo, 20 settembre 1901, ore 17,55_

Rossi Toesca mi trasmette il telegramma relativo negoziati preliminari col Governo di San Paolo e la denunzia accordo commerciale provvisorio per· parte Governo federale. Nel mio telegramma, in data del 18 corrente (1), ho avuto l'onore di assicurare l'E.V. che le pratiche, da lungo tempo iniziate presso il Governo di questo stato, hanno carattere strettamente confidenziale, essendo dirette esclusivamente a preparare il terreno ad accordi che non potrò stipulare se non col Governo di Rio de Janeiro. Nessuna decisione sarà presa senza pre-· via approvazione dell'E.V. dei termini del progetto che le spedisco col prossimo corriere. In quanto alla denunzia, malgrado le premure fatte, mio ordine, da Rossi Toesca, ministro esteri insiste nella sua notificazione. Mi riservo discutere questione, nel senso indicatomi dall'E.V., non appena farò ritorno alla capitale federale. In attesa del mio avviso telegrafico, prego V.E. disporre che i telegrammi mi siano diretti San Paolo e non Rio Janeiro.

824

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. CONFIDENZIALE 2225. Roma, 20 settembre 1901, ore 18.

Oggi in una lunga conferenza col mio collega guardasigilli e col barone Kuhn abbiamo combinato la soluzione della vertenza di San Girolamo in modo da soddisfare, a nostro avviso, ambo i Governi, salva approvazione presidente del consiglio, al quale ho subito telegrafato e quella conte Goluchowski cui telegrafa oggi barone Kuhn. Io spero proprio che questa soluzione arrivi in porto o ponga termine alla vertenza.

(l) Cfr. n. 806.

825

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

'T. 2229. Roma, 20 settembre 1901, ore 22.

Per questione indennità massacri armeni lascio V.E. seguire via che cre

·derà migliore per raggiungere risultato, perché R. Governo sarebbe assai imbarazzato se non ottenesse egli pure quanto hanno già ottenuto parecchie altre potenze e sta per ottenere anche Germania.

826

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

'T. 2230. Roma, 20 settembre 1901, ore 22,15.

Già da alcuni giorni incaricato d'affari di Turchia è venuto a farmi la

·comunicazione di cui mi parla V.E. in suo odierno telegramma (1). Risposi che alcune notizie pervenuteci da Tripoli di Barberia sembravano giustificare timori turchi; che però personalmente non ritenevo Francia volesse violare confine Tunisia, ma che, in ogni modo, consigliavo, come sincero amico Governo otto~mano, affrettare composizione vertenza.

827

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI

'T. CONFIDENZIALE 2231. Roma, 20 settembre 1901, ore 22,35.

Per norma di V.S. la avverto che comunicazione preannunziatami da suo telegramma (2) mi venne fatta realmente ieri in modo assai cortese e dettagliato.

828

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

.R. 776/253. Therapia, 20 settembre 190l.

E' pervenuta alcuni giorni or sono alla Sublime Porta la notizia che il Governo francese avrebbe stabilito stazioni militari e telegrafiche fra Gabes ed il confine tripolino, che parecchie navi da guerra francesi sarebbero giunte recen

·464

temente nei porti della Tunisia e che v.i sarebbe pure stato aumentato il numero· delle truppe.

Nel dubbio che tali provvedimenti potessero nascondere intenzioni aggressive, la Sublime Porta ha inviato al proprio Ambasciatore in Londra l'istruzione telegrafica di segnalarli, in via confidenziale, al Foreign Office, ricordando le assicurazioni date in varie occasioni dal Governo Britannico circa l'integrità dell'Impero Ottomano ed esprimendo la fiducia che le stesse favorevoli disposizioni non sarebbero ora mutate. L'Ambasciatore Ottomano è stato inoltre autorizzato a far comprendere che gli accennati provvedimenti sarebbero stati del pari segnalati all'attenzione del Governo di S.M. il Re.

Giusta quanto mi viene da buona fonte riferito, a questa comunicazione il Ministro degli Affari Esteri di S.M. Britannica avrebbe risposto che non riteneva che la Francia avesse animo di turbare l'equilibrio del Mediterraneo, il cui mantenimento interessava ugualmente altre Potenze.

Di quanto precede ho stimato opportuno di dare poc'anzi all'E.V. un cenno telegrafico (1).

(l) -T. 2342, non pubblicato perché contenuto, ampliato, nel n. 828. (2) -Cfr. n. 812.
829

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 949/434. Londra, 21 settembre 190L

Questo Ministro di Cina, col quale ebl;>i occasione di intrattenermi a pro-posito della creazione di una speciale Legazione imperiale presso S.M., mi ha domandato se mi constava che il Principe Chung fosse stato invitato dal

R. Governo a visitare l'Italia prima di far ritorno in Cina.

Egli mi ha aggiunto che avrebbe amato conoscere se ciò era effettivamente vero, perché, qualora l'invito fosse stato fatto, riteneva che il Principe= lo avrebbe accettato con piacere.

Gli ho risposto che non ne sapevo nulla, e non gli ho promesso di informarmi. Evidentemente la richiesta del Signor Lofengluh aveva per iscopo di far· nascere l'idea di un invito, al quale credo il R. Governo non ha mai pensato.

E supponendo che più o meno un discorso simile potesse essere stato fatto· anche al Foreign Office, ne ho voluto ieri interrogare Sir Thomas Sanderson, Sotto Segretario di Stato Permanente per gli Affari Esteri.

Questi mi ha detto che il Ministro di Cina aveva fatto qui la stessa identica domanda. Ma il Marchese di Lansdowne gli aveva risposto che l'invito non era stato, né sarebbe stato fatto. Se tuttavia il Principe Chung avesse intenzione di recarsi in Inghilterra sarebbe stato per certo ricevuto • poliment • senza però alcuna festa o cosa simile (2).

465·

(l) -Cfr. p. 464, nota l. (2) -Annotazione marginale del documento: •Prendo atto e approvo il riserbo tenuto. P .•..
830

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BACCELLI, AL REGGENTE IL GOVERNO DEL BENADIR, BADOLO (l)

T. 2235. Roma, 22 settembre 1901, ore 12,30.

Menelik ha assicurato Ciccodicola che non farà contro Lugh alcun atto .contrario sue formali promesse mentre questione confine non è ancora regolata.

831

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. 2360/149. Berlino, 23 settembre 1901, ore 20,40 (per. ore 21,50).

In questo momento segretario di stato mi fece dire, in modo confidenziale, che Chung ha ricevuto ordine di tornare per la via più diretta, rinunziando qualsiasi visita. In conseguenza principe s'imbarcherà 1° ottobre Genova, ·dove giungerà lo stesso giorno. Inutile aggiungere ordine conforme intenzioni Governo imperiale.

832

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

(Eredità Nigra)

L.p. Salsomaggiore, 23 settembre 1901.

Io spero proprio che questa mia, quando Le perverrà, non avrà più che un valore storico; perché mi pare che l'ultima combinazione, alla quale arrivarono avantieri il Barone Kuhn e il mio Sottosegretario di Stato e che sarà :Pervenuta ieri al Conte Goluchowski, non può non raccogliere l'approvazione di ambo le parti. E lo spero tanto più vivamente, che, se ciò non avvenisse, allora la questione potrebbe assai complicarsi, come ieri Le telegrafai.

Ma •in ogni modo questa mia potrà sempre servire a dissipare impressioni,

di cui Ella mi rende conto, e che non mi sembrano giustificate; e a chiarire la

situazione di diritto e di fatto dell'istituto di S. Gerolamo degli Illirici, e rela

tiva vertenza, dappoiché mi sembra che intorno ad esse il Conte Goluchowski

abbia un modo di vedere molto ·inesatto.

Innanzi tutto cominciamo a mettere fuori questione la legge delle Gua

rentigie; essa riguarda, se mai, gli istituti di culto e di educazione del clero;

ora S. Gerolamo degli Illirici è un istituto di Beneficenza.

A66

I precedenti Crispi e Visconti Venosta, che il Governo Austro-Ungarico -cita, hanno un valore assai limitato. Nel 1889 stava innanzi alla Camera la nuova legge sulle opere pie, e la commissione parlamentare, che esaminava questo progetto, chiese al Governo l'elenco delle Opere Pie esistenti a beneficio di stranieri. Il Governo, per averlo esatto, si rivolse ai rappresentanti esteri, e a questa domanda il Barone di Briick risponde con una nota 11 Febbraio 1890 mandando appunto l'elenco richiesto. A questa nota non consta che il Governo abbia risposto e molto meno abbia fatto dichiarazioni. Ecco tutto il precedente Crispi.

In ogni modo il Barone di Briick così definisce la condizione di diritto e di fatto di questo Stabilimento:

• J'ajoute encore quc l'admii::tistration du patrimoine de ces établissements est autonome et se fait sous la surveillance et l'ingérence de l'Ambassade Impériale et Royale près le St. Siège. Les rapports entre ces établissements et les Autorités Royales ont toujours eu un caractère normal... Du reste les conditions du fonctionnement et de l'administration de ces établissements sont restées les memes depuis 1870 et ont été consacrées par l'article 8 lu Décret Royal du I Décembre de la meme année •.

E parlando poi dell'Istituto di S. Gerolamo lo definisce con queste parole:

• St. Girolamo degli Illirici se compose d'un Chapitre, d'une Archiconfrérie, d'un hospice pour les pélerins et de fondations de charité. L'église et l'hospice degli Illirici sont une fondation dalmate du 15ème siècle qui a passé sous la protection Autrichienne, protection sanctionnée par le bref Apostolique du 15 Novembre 1842 •.

Quanto al precedente Visconti Venosta, è semplicemente una nota, nella quale nel Dicembre 1896, ed a proposito però di un altro istituto che non quello di S. Gerolamo, il ministro dichiara che a questo istituto non è applicabile la legge del 1890. Se ne vuole dedurre che nemmeno quindi essa sia applicabile allo Istituto di S. Gerolamo, trattandosi di stabilimento posto nella stessa condizione giuridica.

Veramente si potrebbe discutere intorno alla efficacia della nota ministeriale per stabilire l'applicabilità o meno di una legge, ma poichè nel caso presente la legge del 1890 non fu applicata nè si presentò finora il caso di applicarla, lasciamola pure da canto, e riferiamoci solo allèarticolo 8 del Decreto 1870 del quale anche la nota stessa del barone Briick riconosce l'impero.

Ma il Governo austriaco si duole perché nel Decreto che nomina il Commissario Straordinario è citata la legge del 1890 e precisamente l'art. 46. Veramente un Decreto può anche contenere un errore nella espositiva, senza che ciò abbia conseguenza, perché quello che conta di un decreto è il dispositivo; ma in ogni modo guardando all'art. 46, si capisce che la Legge del 1890 fu citata non per nominare il Commissario in base ad esso, ma unicamente per avvertire che essa non impedisce di nominarlo in base alle altre leggi. Infatti, secondo l'art. 46 della legge 1890 il Commissario avrebbe dovuto essere Regio, e la sua nomina doveva essere preceduta dallo scioglimento della Amministrazione, ecc. ecc. Ora nulla di tutto questo avvenne; fu nominato un semplice commissario straordinario, per mantenere l'ordine, e salvaguardare il Patrimonio; e fu quindi

~8 --Documenti diplomatici -Serie III -Vol. V

nominato in base alla facoltà e direi quasi ai doveri che incombono al Governc> a tutela della pubblica pace.

Infatti non chiese nemmeno le chiavi dell'Archivio e della Cassa; si dice che furono chieste, ma non è esatto. È vero che al ministero dell'Interno pensarono un momento si dovessero chiedere, ma da Varallo, ove io mi trovavo, telegrafai che ciò non fosse fatto, e non venne fatto appunto onde non rimanesse dubbio sulla natura del mandato affidato al Commissario Straordinario.

Infine non è sostenibile la affermazione del Conte Goluchowsk•i della incompetenza dei Tribunali Italiani. L'ospizio di San Gerolamo ha sede in Roma, e per sottrarlo ai Tribunali Italiani, bisognerebbe stabilire una extraterritorialità che non aveva nemmeno durante il Potere temporale del Papa.

D'altronde lo stesso Barone di Brtick riconosce nella sua nota il Decreto del 1870 e infine ai Tribunali Italiani non fu il Governo che si r-ivolse, ma furono lo stesso Prete Pazmann da un lato e i Dalmati dall'altro, in una parola la parte interessata.

L'unico atto compiuto dal Governo Italiano fu dunque la nomina del Commissario, questa specie di custode, direi quasi di Commissario di Polizia; ora non so proprio capire come •in esso si veda uno sgarbo fatto all'Impero AustroUngarico. Quando avvenne la invasione dei Dalmati, il barone Kuhn si recò tre volte alla Consulta a chiedere a nome del suo Governo l'intervento del Governo Italiano. Questo intervento non poteva esplicarsi che mandando persona incaricata di mantenere l'ordine.

Ma, si dice, l'Imperatore d'Austria è il Protettore dell'Istituto; anche su questo punto occorre forse dire che i termini di esso protettorato non sono chiariti, come sarebbe desiderabile che fossero. Dai documenti che abbiamo noi, non risulta affatto questo protettorato, o patronato (come forse sarebbe più propriamente definito secondo le leggi italiane). Secondo la nota del Barone Brtick, questo protettorato risulterebbe da un Breve Apostolico del 1842. Ora per quante ricerche abbia fatto, H Governo questo Breve non lo ha potuto trovare, mentre pur io avendone ripetutamente pregato il Barone Kuhn di darmene copia, egli non me la diede.

Fin qui dunque mi pare proprio che la condotta del Governo Italiano non abbia in alcun modo né esorbitato dai proprii diritti e doveri né commessoquella mancanza di riguardo di cui Ella mi dice che il Conte Goluchowski si duole.

Ed ora proseguiamo. Dopo la sentenza del Pretore, si dice, il Commissario deve rimettere il Pazmann nel suo ufficio; il Governo italiano non facendolo viene meno ai riguardi dovuti ai diritti Austro-Ungarici. Qui sta il punto delicato della questione. Il Pretore, nella motivazione della sua sentenza, riconosce che, quando avvenne la invasione dei Dalmati, il Pazmann godeva dal 1889 il possesso di fatto; e non ha ordinato il reintegro, perché, essendo stato nominato il Commissario, vuole prima conoscere i limiti del mandato a questa conferito, per non invadere eventualmente il campo del potere esecutivo colla sua ordinanza di reintegro. Perciò egli ordina al Prete Pazmann di citare il Commissario onde fornire a lui pretore quest'altro elemento di giudizio.

Senonché, essendo oramai dal Pretore ammesso il possesso del Pazmann ,dal 1889, il Governo potrebbe lui revocare il commissario e reintegrare il Pazmann. Ma non bisogna dimenticare che è intervenuta la Bolla Papale, la quale secondo le disposizioni del Sommo Pontefice dovrebbe aver vigore dal

1° Settembre, due giorni dopo la invasione dei Dalmati. Di questa Bolla il

R. Governo non poté aver visione che martedì scorso, e fui io che ne diedi comunicazione a Kuhn, che, strano a dirsi, non la conosceva.

Ora questa Bolla, senza nemmeno far menzione del Governo Austro-Ungarico, né dei suoi diritti, sopprime l'Istituto di S. Gerolamo degli Illirici, e crea ex nova un Seminario pei Croati chiamato semplicemente di S. Gerolamo, al quale .destina il Patrimonio dell'Istituto soppresso.

Questa Bolla adunque nella prima parte non menziona nemmeno i diritti che il Governo Austro-Ungarico professa di avere e fin qui il Governo Italiano potrebbe lavarsene fors'anca le mani, ma nella seconda parte crea ex nova un nuovo Istituto religioso in Roma intestando ad esso un patrimonio come Ente morale. Di far ciò è evidente che il Papa non ha alcun diritto e il R. Governo non può in alcun modo né in diritto né in fatto riconoscere il valore di questa .Bolla. Ora poiché il Pazmann dal l o Settembre si trova ad essere il nuovo Rettore del nuovo Istituto, nominato dal Papa, rimettendo lui in possesso il R. Governo verrebbe a riconoscere almeno nel fatto la Bolla Pontificia. Ecco perché, nelle trattative da me fatte con Kuhn e ora continuate e condotte a termine dal Sottosegretario di Stato, il R. Governo ha chiesto unicamente che altra persona venisse investita di reggere l'Istituto di S. Gerolamo degli Illirici secondo le norme in vigore prima della Bolla Papale dichiarandosi pronto, quando egli .sia di ciò sicuro a ritirare il Commissario.

Noto che, se ciò non fosse, se il Pazmann fosse puramente e semplicemente

reintegrato, molto probabilmente ricomincierebbero i disordini per far cessare

i quali il Commissario è stato nominato.

Il Barone Kuhn non poté non riconoscere la equità del nostro modo di

vedere, e solo chiese che tutto venisse combinato in modo da non offendere in

modo diretto il Pontefice. A questi concetti si inspirano le note di cui col Barone

.Kuhn abbiamo emendate le minute, salvo le approvazioni di Goluchowski e di

Zanardelli. Io confido che quest'ultima non mancherà e voglio credere che non

mancherà anche la prima, perché le ragioni di equità e di giustizia mi sembrano

·consigHar lo.

Ora io La prego, caro Conte, di ben ponderare tutta questa lunga (troppo

lunga e gliene chiedo venia) storia. Ella vedrà che in essa non vi è alcuno sgarbo

alcuna intenzione meno che amichevole verso il Governo Austro-Ungarico.

Con Lei abbiamo troppo minutamente discorso, perché Ella non abbia avuto campo di conoscere a fondo il mio modo di vedere e di persuadersi che nessuna tendenza all'irredentismo influisce sulla mia politica. Ma io proprio ·questa volta non posso non trovarmi d'accordo col modo di vedere dei miei colleghi, che veramente essi pure non furono mossi da alcuna preoccupazione irredentista, sibbene dal dovere di non lasciar passare un precedente che poi condurrebbe il Papa a fare chissà quanti altri provvedimenti della stessa natura, dando a lui una facoltà della quale nessuna Legge lo investe.

Assurgendo a considerazioni più generali, è certo doloroso che questo incidente sia sopravvenuto; ma il R. Governo non vi ha alcuna colpa. Io credo perfettamente che anche il Governo Austro-Ungarico vi sia estraneo, ma non saprei fin dove vi sia estranea la Ambasciata Austro-Ungarica presso il Vaticano, la quale avrebbe potuto per Io meno impedire che una così improvvida Bolla venisse fatta dal Sommo Pontefice.

Ella si preoccupa dell'influenza che tutto ciò può avere sui rapporti tra i due paesi, ed ha ragione; sotto questo aspetto però i torti sono un po' dalle due parti, perché certo le dimostrazioni continue dei Croati contro l'Italia, che il Governo Austro-Ungarico ha sconfessato, è vero, ma che pure in una certa misura continuano sempre, hanno anch'esse la loro parte di 'influenza e non piccola nello inasprire le polemiche tra la stampa e la pubblica opinione dei due paesi.

Comunque sia però, come già Le scrissi, io non credo che all'atto pratico il rinnovamento della Triplice Alleanza incontrerà grosse opposizioni a suo tempo in Italia, purché tutto finisca ormai. Come Le ho telegrafato, appena questi incidenti siano terminati, si potrà combinare il mio incontro con Goluchowski, e se, come non dubito, ci troveremo d'accordo, ritengo che la situazione generale attuale potrà essere agevolmente mantenuta.

A questo proposito, siccome nei Balcani, appunto il nostro obbiettivo è il mantenimento dello statu quo così si troverebbe d'accordo con quanto Ella mi scrive del pensiero del Governo Austro-Ungarico.

Vi ha però nella di Lei lettera un punto che ha specialmente fissato la mia attenzione. Ella mi scrive che l'Austria non si opporrebbe all'andata della Russia a Costantinopoli. Io non so davvero come l'Austria possa accettare un simile fatto. La Russia a Costantinopoli, ridurrebbe la Bulgaria e la Serbia a due vere provincie russe e non so quanto potrebbe in tal caso la Rumania persistere nel non entrare essa pure nell'orbita Russa.

Se l'Austria non si preoccupa di questo stato di cose, che verrebbe a crearsi, al punto da opporvisi, questo mi sorprende, ma riguarda essa. Ma è certo che la Russia a Costantinopoli diverrebbe una potenza Mediterranea di primo ordine, e l'Italia vedrebbe da questo fatto mutate a suo danno e in grande misura, le condizioni di equilibrio del Mediterraneo già ad essa non favorevoli. È quindi questo un fatto per l'Italia gravissimo e se l'accordo coll'Austria e colla Germania non avesse la virtù di impedirlo, la utilità di questo accordo verrebbe ad essere per noi di molto diminuita.

Comunque sia, queste sono appunto le questioni che dovrebbero essere esaminate nel mio colloquio con Lei e con Goluchowski e che rendono questo colloquio opportunissimo.

Io spero, caro Conte, che questa lunga lettera varrà a dissipare tutte le impressioni, delle quali Ella mi ha dato notizia.

Intanto sono lieto che almeno sono riuscito a risolvere, secondo il di Lei desiderio, le piccole questioni di personale, e che così Ella potrà prendere il suo congedo con animo, sotto questo rapporto, tranquillo.

P. S. -Mi scordavo dirLe che non mancai a suo tempo di porre sotto gli occhi di Sua Maestà la di Lei lettera relativa alle eventuali visite che egli potrà

fare in avvenire agli altri Sovrani. Siccome per ora di queste visite egli non ne ha ancora nessuna in progetto, così avremo tempo di parlarne diffusamente quando avrò il piacere di vederla.

(l) Il teL venne inviato tramite il consolato a Zanzibar.

833

IL CONSOLE A ZARA, MILAZZO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2364. Zara, 24 settembre 1901, ore 13,30.

Giunto oggi inaspettatamente da Vienna frate austriaco inviato urgenza Governo austro-ungarico istituire qui subito cattedra lingua albanese. Notizia ha fatto qui molta sensazione evidente ragione politica. Segue rapporto.

834

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 785/256. Therapia, 24 settembre 1901.

Al ricevimento ebdomadario di ieri intrattenni questo Ministro degli Affari Esteri della comunicazione che egli aveva fatto fare presso l'E. V. dall'Incaricato d'Affari di Turchia a riguardo dell'aumento delle forze militari e navali francesi in Tunisia e a cui riferivasi il telegramma ch'Ella compiacquesi indirizzarmi il 20 corrente (1), onde trarne argomento per chiedere a Tevfik Pascià se alcuna altra notizia gli fosse pervenuta di poi nella quale avesse potuto scorgere la possibilità di intenzioni aggressive per parte della Francia.

S.E. mi rispose che dalla data in cui codesto Incaricato d'Affari Ottomano era stato chiamato a fare all'E.V. quella comunicazione, nessun fatto di natura a destare inquietudine era stato segnalato alla Sublime Porta dal Governatore Generale di Tripoli, che anzi Essa aveva ricevuto avviso che navi da guerra francesi giunte or non ha guarì nei porti di Tunisia, ne erano ripartite a destinazione del Marocco.

Tevfik Pascià soggiunse poi che notizie sparse dalla stampa europea circa le supposte intenzioni della Francia, compresa quella dell'occupazione dell'isola di Rodi, erano semplicemente manovre di borsa, .insistendo meco sovra il fatto che l'incidente colla Francia, in seguito alle ultime comunicazioni ufficiose scambiate con questa Ambasciata della Repubblica, aveva preso una piega soddisfacente.

Questi circoli ufficiali ed i miei Colleghi, pur non dividendo l'ottimismo del Ministro degli Affari Esteri, non ritengono probabile, per ora almeno, un colpo di mano della Francia.

Va bensì radicandosi la generale persuasione che questa abbia in animo di chiedere, oltre la soluzione dei noti reclami, compensi d'altra natura. Ed ovvia ne è la ragione. Le trattative fra la Sublime Porta ed i creditori francesi

dovendo inevitabilmente condurre ad un accordo che le permetterà di soddisfarli con una somma minore di quella richiesta dall'Ambasciata di Francia al momento della rottura delle relazioni, il fatto di riprenderle, dietro il semplice regolamento di quei reclami, costituirebbe per il Governo Ottomano un successo le cui conseguenze sarebbero difficili da calcolare. Preoccupata di ciò, l'Ambasciata di Francia ha sottoposto alla considerazione del suo Governo, una serie di proposte, fra cui esso fosse eventualmente in grado di scegliere le domande supplementari da presentarsi alla Porta, come condizione della ripresa delle relazioni. Figurano fra queste proposte l'autorizzazione per la costruzione e l'istituzione di scuole e conventi, la regolarizzazione della situazione di alcune scuole già esistenti, la concessione del Berat al Patriarca caldeo, un gruppo di antichi reclami di sudditi francesi rimasti insoluti e da ultimo il riconoscimento del Trattato del Bardo. Ignorasi tuttora a qual partito si appiglierà il Governo della Repubblica.

Assicurando V.E. che terrò ben presenti le istruzioni racchiuse nel suo telegramma del 22 corrente n. 2236 (l) e confermando, con quanto ho avuto l"onore di esporre, il mio, speditoLe oggi stesso (2), ...

(l) Cfr. n. 826.

835

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 2101/1069. Parigi, 24 settembre 1901.

La visita dell'Imperatore e della Imperatrice di Russia di cui la Francia ebbe l'annunzio or è poco più di un mese, incominciò a Dunkerque il 18 e finì a Betheny il 21 di settembre, compiendosi .in mezzo a manifestazioni grandiose di potenza militare in mare ed in terra alle quali, -m'affretto dirlo -, si avrebbe torto di attribuire il significato che altre volte esse avrebbero avuto.

Nessun incidente venne a turbare le festose accoglienze della Francia alle Loro Maestà Imperiali. Ne resterà il rammarico di Parigi che, per non aver potuto ospitare, fosse pur per poche ore lo Czar, manifesterà, o prima o poi il suo malumore contro gli attuali governanti della Repubblica.

Quando, or sono cinque anni, l'Imperatore e l'Imperatrice di Russia vennero a Parigi, furono certamente ricevuti e festeggiati nella Capitale dal presidente della Repubblica e dal popolo; ma le LL.MM. albergarono in casa Loro, scambiarono cortesie e ricevimenti col Capo dello Stato francese ed assunsero forma di veri ospiti della Nazione soltanto durante la breve sosta di Chalons in mezzo all'esercito colà riunito.

Questa volta i Sovrani russi, fin dal momento che posero il piede sul territorio francese, furono ospiti del Presidente della Repubblica; ma la loro visita ebbe intenz.ionalmente e spiccatamente il carattere di una cortesia fatta all'esercito ed all'armata navale della Francia. Mi pare di scorgere nel confronto delle due situazioni una non insensibile sfumatura che potrebbe forse far indo

vinare che nella mente dello Czar persistono certe riserve che appena in una

frase del brindisi di commiato, pronunciato a Betheny, parvero momenta

neamente sparire.

Tre furono le occasioni nelle quali l'Imperatore ed il Presidente scambiarono brindisi. La presenza dei Ministri degli affari esteri dei due paesi pare non abbia bastato a mettere, dirò così, in equilibrio la proposta e la risposta. L'Imperatore, figurando sempre ospite del presidente, non ebbe mai occasione di prendere l'iniziativa nello scambio delle dichiarazioni espresse in pubblico. La sobrietà della parola di Nicola II a Dunkerque può sembrare singolare. Il Presidente Loubet, conformandosi evidentemente al programma prestabilito, avea bensì preso atto che la nuova visita imperiale s'indirizzava più particolarmente all'esercito ed alla marina; ma avea nel tempo stesso cercato di mettere in luce il carattere plebiscitario del plauso con cui i corpi elettivi recentemente costituiti in Francia aveano accolto l'annunzio del lieto evento. Egli avea insistito sovra l'unanimità delle acclamazioni popolari collegando al pensiero di esse le simpatie comuni, gli interessi concordanti e la politica sempre più intima dei due paesi. Nessuno di questi pensieri ha trovato un'eco nella risposta imperiale di Dunkerque.

A Vitry-le-Fort la parola del Presidente diviene più sobria. Egli parla in nome dell'esercito e la sola nota che scatta è questa: la Francia vuoi essere forte; il suo esercito si prepara per essere pronto al primo appello del paese. La prima parte della risposta imperiale può essere lusinghiera per l'esercito francese. Si sa quanto sia difficile, in casi simili, l'allontanare persino l'idea che la visita si tramuta in ispezione. Non sembra che tale difficoltà sia stata completamente evitata dall'Imperatore. La rimembranza della rivista di Chalons e della confraternità d'armi ivi proclamata or sono cinque anni, figura nel brindisi del Signor Loubet, ma rimane senza replica. L'Imperatore si compiace invece a considerare la forza della Francia come un appoggio potente dei principi di equità sovra i quali riposano l'ordine generale, la pace ed il benessere delle Nazioni.

Per conoscere quale senso abbiano avuto nella mente imperiale, troppo indeterminata per poter ricevere una sola e costante interpretazione, occorrerebbe avere delle disposizioni d'animo del potente Sovrano notizie che io non possiedo. Mi par certo però che quando il fragore delle feste sarà cessato e delle cose d'oggi resterà la memoria alquanto lontana, l'enigma della parola imperiale continuerà a sussistere poiché dell'equità la misura è nella coscienza di ciascuno ed i giudizi che non si fondano sul diritto ma sull'equità, sono forzatamente personali. Nessuno potrà dire mai che se un giudizio di tal genere dovrà essere portato simultaneamente in Russia ed in Francia, l'enunciato ne sarà il medesimo nei due paesi.

Nel brindisi di commiato si direbbe che lo sforzo di rendere meno oscuro lo scambio dei pensieri si palesa. Il Presidente Loubet ricorda le fasi e gli sviluppi dell'alleanza. Ne decanta gli effetti. Essa ha mantenuto l'equilibrio delle forze europee: essa costituisce una attività vigilante, risoluta, conciliante dei propri interessi con quelli genemli del mondo, acquisita alle risoluzioni che inspirano la giustizia e l'umanità. L'intonazione della parola presidenziale ripercuoterebbe forse quella delle intime e segrete conferenze che i g.iornali dicono aver avuto luogo il dì innanzi nel palazzo di Compiègne? In tal caso le Potenze che di quei colloqui non conoscono né il soggetto né il valore, dovrebbero aver ricevuto dalla parola della Francia un ammonimento. Ma, mi affrettai a dirlo incominciando questo rapporto, io non inclino affatto ad attribuire a ciò che è occorso in questi ultimi giorni in Francia, il carattere minaccioso che in altri tempi vi si sarebbe ravvisato.

La risposta dell'Imperatore al brindisi di Betheny è forse più cordiale delle precedenti nella forma. I vincoli, disse questa volta Sua Maestà, uniscono i due paesi e le manifestazioni di simpatia reciproca li hanno rivestiti di nuova sanzione. Ma la definizione dello scopo dell'alleanza fornita dallo Czar quanto è mai diversa da quella che ne avea data pochi momenti prima il Presidente? Le due grandi nazioni, disse l'Imperatore, pur sapendo far rispettare i loro diritti, non cercano di portare offesa alcuna (atteinte) ai diritti delle altre, le loro intenzioni le più pacifiche sono un elemento prezioso di pacificazione per l'umanità. Nella parola imperiale si cercherebbe indarno il pensiero che spunta in quella del Presidente che la duplice alleanza abbia il compito di governare gli interessi generali del mondo risolvendo le questioni secondo ciò che la giustizia e l'umanità inspirano. Lo squilibrio, se così posso esprimermi, fra il pensiero dei due alleati non si manifesta in nessun momento in modo così completo come al momento del commiato.

Non vorrei contraddire me stesso argomentando troppo diffusamente sul confronto delle parole ufficiali pronunziate dalle due parti durante i tre giorni della visita di Compiègne. Mi limiterò a notare che se nello scambio di idee che sarà avvenuto sia fra i Capl delle due grandi Nazioni alleate, sia fra i loro Ministri, si fossero svolti concetti precisi e concordi, qualche cosa ne sarebbe trasparito nelle manifestazioni pubbliche le quali lasciano invece l'impressione che allargandosi il campo della intesa fra le due Potenze si è forse aggravato ma non diminuito per certo l'equivoco iniziale che accese l'entusiasmo dei Francesi per una politica non sterile poiché loro assicurò la pace dignitosa, ma che è inefficace per le agognate rivincite.

Nulla in tutto ciò che occorse relativamente alla visita or terminata, modifica le considerazioni che ebbi ad esporre nel rapporto del 23 agosto con cui riferii circa l'annunzio in quei giorni divulgato a Parigi, della prossima venuta dello Czar (1).

(l) -Non pubblicato. (2) -T. 2363, non pubblicato.
836

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1622/550. Berlino, 24 settembre 1901.

Per rompere il silenzio, che in seguito alla guerra anglo-boera, agli ultimi casi cinesi si era andato facendo intorno alle quistioni coloniali tedesche è

apparso, pochi giorni or sono, un articolo nella Koeln'ische-Zeitung, che io credo opportuno di riassumere qui sotto, brevemente, come quello che • stabilisce un bilancio tra le imprese coloniali germaniche fino al giorno di oggi ed i compiti ai quali da parte del paese e del Governo Imperiale devesi soddisfare ».

L'articolo comincia col constatare che l'Impero, per ciò che riguarda le colonie, ha proceduto a sbalzi. L'amministrazione coloniale, la sezione coloniale al Dipartimento Imperiale degli Affari Esteri hanno subìto scosse e influenze varie. E mentre vi furono tempi di grande ardimento coloniale, ad essi succedettero, sotto il Cancelliere Conte Caprivi giorni di stanchezza, nei quali fu detto sognatore chi parlò di avvenire coloniale, ma se la politica estera oscillando niente di nuovo recò alle colonie, queste furono, per dire il vero, spesso favorite dalla politica interna, e dall'amministrazione Imperiale, specialmente allora quando esse ebbero a patrocinare uomini come il Vlissmann.

Non vi è forse nell'Africa equatoriale alcun paese -eccettuato il Congo che sia così ben esplorato e che sia tanto nelle mani dell'amministrazione europea come i territori della Ost Afrika. Ciò è stato riconosciuto anche dal Commissario inglese per la British Ostafrica Sir Charles Elliot. lvi si è svolta grande attività mineraria, si sono fatte estese piantagioni, si è aperto uno smercio, relativamente facile, alle mercanzie europee, si è curata l'educazione materiale ed intellettuale degli indigeni. L'utile avuto non è stato spregevole, e certo esso sarà di molto aumentato il giorno, nel quale potrà esser risoluto il problema della viabilità. Il trascurare come si è fatto, per parecchi anni, una questione tanto vitale come quella della ferrovia centrale non può recare che conseguenze molto sfavorevoli. E se anche l'andamento degli affari parlamentari è in parte responsabile del nuovo ritardo frapposto all'esecuzione di tale opera, la lentezza nel prender una decisione tanto da parte del Governo quanto da parte del ceto bancario è la causa se i tedeschi si trovano in questa regione dell'Africa indietro ai Belgi ed agli Inglesi.

Nel Sud-West-Africa l'amministrazione si trova dinanzi al bivio: o costruire una ferrovia attraverso il deserto di sabbia che rende difficile l'entrata verso l'interno o tornare a casa. La decisione della costruzione della linea fu presa facilmente-l'esecuzione andò da prima per le liscie e ciò per opera dello Stato. Il Governo si affrettò a concedere grandi estensioni di terreni creduti adatti alla coltivazione, mancando però di garantirsi stabilendo un termine di decadimento contro quei concessionari che non avessero intrapreso nelle terre a loro toccate qualche lavoro. I concessionari si dividono in due gruppi: il tedesco e l'inglese. I due si comportano come un cane davanti al piatto dove è il cibo. Non ha voglia di mangiare, ma ringhia se un altro gli si avvicina. I due gruppi si rimproverano reciprocamente l'inazione. Quello inglese, bisogna però convenire, ha compiuto qualcosa di utile: l'apertura della miniera di rame di Osawi. Ma non ancora è risoluta la quistione tanto importante: dove andrà a sboccare la ferrovia che parte da quella località: ad un porto tedesco o ad un inglese? Data la vecchia tradizione prussiana del silenzio, che domina anche

l'amministrazione coloniale, non sarà facile aver su ciò presto uno schiarimento.

Le colonie della Nuova Guinea, le più propizie, che sicuramente dovrebbero dare maggior utile, sono in parte trascurate. Dal detto -il commercio segue la bandiera -ne è venuta fuori una frase, che servì di pretesto al Parlamento ostile per negare sufficienti soccorsi finanziari. A tale deficienza di soccorsi si sono andati unendo, col tempo, il cattivo modo seguito nel far le concessioni e la non apertura di vie di comunicazione. Due concessioni, delle quali ognuna comprende un territorio più grande del Regno di Baviera, e che assieme unite costituiscono un terzo della colonia, rappresentano la grande industria coloniale; mentre le piantagioni di rovvo ha ai monti di Camerun l'impresa media [sic]. La società Sud-West Camerun non è inattiva, e fin ad oggi anche l'andamento della Nord-west Camerun promette buoni risultati. Un accordo recentemente intervenuto tra il Governo ed i proprietari-piantatori ha risoluto la seria quistione della mano di opera -così che se ne ha abbastanza per le piantagioni ora esistenti. Ma riuscirà difficile estendere queste di qualche ora verso l'interno, fino a che non si potranno far venirci i lavoratori dal centro del paese. Non esistono nè grandi strade nè ferrovie verso lo Hinterland, mezzo coltivato e pur sì ricco di promesse. Le stazioni diventano sempre più rare avvicinandosi ad Adamana. Riguardo al mezzo per raggiungere l'interno e sfruttarlo, si trovano di fronte, l'una contro l'altra, due opinioni. L'amministrazione è per il procedere a passi -propiziandosi le popolazioni ostili mediante numerose stazioni, tra loro concatenate, mentre i militari che conoscono l'Hinterland raccomandano un'azione che parta dal centro verso

la costa. L'invio del tenente Dominik è una felice riprova della giustezza di questa seconda opinione -ma non è una soluzione di fronte all'energico avanzarsi della Francia ed ora anche dell'Inghilterra nella direzione del lago Tchad. Anche per Camerun è viva la questione della ferrovia. Quando sarà costruita? Poco tempo fa si lesse nei giornali che si era trovato qualcuno che voleva costruire la linea. Dopo di allora il silenzio è stato fatto su ciò. Ed il Governatore di Camerun ha la gioia di spendere quei miseri 100.000 marchi, strappati nella ultima sessione al Reichstag, per la costruzione di strade. Togo pure aspetta una linea ferroviaria in un tempo nel quale, in vista della costruzione della ferrovia nel Dahomey, ogni colpo di piccone dovrebbe esser sollecitato.

I territori del Sudsee dopo l'esperimento mancato da parte della compagnia della nostra Guinea sono passati sotto l'amministrazione dello Stato. Kiaciao farà da sè sotto l'amministrazione della Marina Imperiale la quale fu abbastanza abile nel farsi accordare dall'Impero fin dal principio mezzi sufficienti e nel guadagnarsi il favore dei capitalisti.

Camerun e Togo restano le colonie che domandano la maggior cura del Governo Imperiale. Esse corrono il pericolo di esser sopraffatte dai vicini di destra e di sinistra se non verrà seguita una politica coloniale conscia dei propri doveri, decisa, attiva e sistematica.

(l) Cfr. n. 726.

837

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. CONFIDENZIALE 2370. Berlino, 25 settembre 1901, ore 15,35 (per. ore 16,40).

Senza volere nullamente garantire esattezza notizia, segretario di stato mi diceva ieri, in modo confidenziale, essergli stato riferito che Francia intenderebbe approfittare attuale conflitto per reclamare dalla Sublime Porta riconoscimento ufficiale dei suoi uffici postali, nonché rinuncia definitiva alta sovranità sultano sulla Tunisia.

838

IL CONSOLE GENERALE A MALTA, GRANDE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2375. Malta, 25 settembre 1901, ore 22

Polizia mi ha partecipato che avendo fondati sospetti per ritenere come probabile che, a scopo di incutere timori nella popolazione e recare danni alle persone più influenti del Governo e sempre per le ben note due questioni, si voglia giungere da alcuni male intenzionati ad adoperare mezzi violenti, mediante esplosivi od altri di simile natura, servendosi di gente estera che essa sospetta siano italiani; mi ha parimenti avvertito che da oggi stesso, all'arrivo dei piroscafi, sarà eseguita una severa sorveglianza nella visita dei bagagli e si procederà all'immediato arresto provvisorio dei detentori di esplodenti e si espelleranno coloro che non si trovassero in possesso di regolari documenti. Oltre a ciò mi ha pregato di informare l'E.V. perché voglia avvertire le nostre autorità politiche dei porti di imbarco di sorvegliare se, percaso, si imbarcassero per Malta persone sospette per tenere informato questo Governo. Prego partecipare quanto precede a S.E. ministro interni.

839

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, TUGINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2376. Cairo, 25 settembre 1901, ore 23,50.

Due giornali arabi di opposizione alla potenza occupante hanno successivamente pubblicato articoli violenti contro l'Italia e questa colonia prendendo a pretesto provocazione di questi giornali italiani contro fanatismo musulmano per i noti fatti di Alessandria. Feci ripetute pratiche presso ministero interni e questo incaricato d'affari britannico perché si agisca contro gli autori degli articoli. Mi fu risposto che questo Governo era disarmato essendo la

legge egiziana sulla stampa caduta in desuetudine per il fatto che essa non può essere applicata anche agli stranieri. Ciò non di meno, ministro dell'interno disposto a fare il possibile per contentarci, indusse il capo del più importante dei due giornali a pubblicare che si asterrebbe da ulteriori polemiche e che dichiarerebbe di non avere avuto intenzione di offendere nazione italiana. Questa dichiarazione non soddisfece colonia. Mie pratiche continuano. Ho raccomandato calma a questa colonia che, agitatissima, minaccia violenze contro gli uffici dei giornali. Ho pure dichiarato a queste autorità che, malgrado la non applicabilità della legge sulla stampa, esse debbono agire perché quegli articoli costituiscono pericolo per l'ordine pubblico e che le rendono subresponsabili degli eventuali danni.

840

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1634/554. Berlino, 25 settembre 1901.

Parlandomi, ieri della recente visita dello Czar in Francia, il Segretario ·di Stato mi disse che il Governo Imperiale aveva più che mai ogni buona ragione di compiacersi dei due eccellenti risultati prodotti dalla medesima: l) di costringere i nazionalisti, ed in genere i partiti ostili alla Repubblica, a gettare la maschera, dimostrando alla Germania e all'Europa intera qual serio pericolo correrebbe la pace qualora essi arrivassero ad afferrare il potere; 2) di dar luogo, da parte dell'Imperatore Nicola, a dichiarazioni ultra pacifiche e tali da dissipare, una buona volta, l'equivoco in cui la grande maggioranza del popolo Francese si compiaceva di rimanere, attribuendo all'Alleanza Russa un significato contrario al vero carattere di quella, col riporre in essa speranze di una più o meno prossima rivincita contro la Germania.

Ritornando sul convegno di Danzica, il Barone Richthofen aggiungeva che, per la prima volta, i due Imperatori si sono lasciati in termini veramente cordiali: essi si sono meglio conosciuti e meglio reciprocamente apprezzati studiandosi vicendevolmente di farsi in tutto cosa l'un l'altro gradita. Questa maggiore simpatica intimità, osservo io, fra un Sovrano assoluto e l'altro, non troppo facilmente prono a cedere -specialmente in fatto di poHtica estera -, a vincoli costituzionali, lascia adito alle migliori speranze e promette benefici effetti sui rapporti politici fra i due Stati. Le parole del Segretario di Stato riflettono esattamente il modo di pensare della parte seria dell'opinione pubblica di questo Paese. Basta avere letto i giornali negli ultimi giorni per rendersene conto.

Coloro, e non mancano di certo in Germania, i quali osservano ogni pm minuto particolare, per quanto in apparenza insignificante, non hanno potuto esimersi dal costatare, con compiacimento, la differenza nel grado delle onori

fìcenze concesse dallo Czar a Danzica e in Francia. Di fatti, mentre a nessun personaggio francese, nemmeno al Presidente del Consiglio, è stato conferito l'ordine di Sant'Andrea (equivalente a quello della SS. Annunziata), mentre che allo stesso Signor Delcassé si è preferito regalare un ritratto con cornice in diamanti, l'Imperatore di Russia ha insignito, invece, della sua più alta onorificenza non soltanto il Cancelliere e il Maresciallo Waldersee, ma persino il Gran Maestro delle Cerimonie di Corte, Conte Eulenburg. Il conferimento di questa altissima decorazione, poco proporzionata alla carica del personaggio, inferiore di certo, per quanto alta, a quella di Presidente del Consiglio in Francia, ha tanto maggiore importanza in quanto è evidente essere stata essa motivata dal desiderio dello Czar di fare cosa particolarmente gradita all'Imperatore di cui è nota la speciale predilezione per la famiglia Eulenburg. Nè .a ciò si sono arrestate le cortesie dello Czar. Per dare, infatti, all'Imperatore Guglielmo l'occasione di compiere uno di quegli atti di cui S.M. specialmente si compiace, lo Czar, nel partire da Kiel per la Francia, lo ha pregato di distribuire, in suo nome, un sussidio di 5000 rubli agli abitanti di un villaggio russo sulla frontiera prussiana a poca distanza dall'attuale residenza imperiale di Rominten. L'Imperatore Guglielmo, accogliendo con viva soddisfazione la preghiera rivoltagli dall'Augusto Congiunto, si è recato avantieri a cavallo, in uniforme di Colonnello russo, al villaggio suddetto e là, sulla piazza mag,giore, radunati intorno a sé gli abitanti, ha partecipato loro l'atto di munificenza del loro Sovrano e li ha, in ultimo, invitati, in lingua russa, ad unirsi

a lui per gridare Evviva allo Czar.

Che alla caritatevole missione compiuta dall'Imperatore si sia voluto dare qui importanza politica, lo prova il fatto che di essa, non che delle parole testualmente pronunziate dal Sovrano, è stata fatta speciale menzione, non solo dall'Agenzia Wolff, ma persino dalla Gazzetta della Germania deL Nord, nella parte riservata alle. notizie ufficiali.

841

IL MINISTRO A TANGERI, MALMUSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2390. Tangeri, 28 settembre 1901, ore 11,40.

Mi riferisco telegramma in cifra 6 giugno del cavalier Gianatelli Gentile (1). Ho appreso che la nota ambasciata marocchina al Vaticano fu suggerita dai frati francescani spagnuoli qui stabiliti ed influenti, che le loro mene continuano con probabilità di riuscita, a meno che noi non si agisca prontamente presso il sultano. Prego V.E. di farmi conoscere se ella considera opportuno che io mi adoperi, in via privata e confidenziale, a Marocco per fare, se è possibile, abortire detto progetto.

(l) Cfr. n. 453.

842

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

T. 2260. Roma, 29 settembre 1901, ore 12~

Da fonte molto seria apprendo che Francia per accomodarsi con Turchia' reclamerebbe abbandono dell'alta sovranità turca in Tunisi. Raccomando la maggiore attenzione a questa notizia che, se avesse a verificarsi, renderebbe indispensabile ottenere in compenso dalla Turchia per la Tripolitania una convenzione sulla base di cui già parlammo nelle nostre istruzioni verbali che lediedi prima della di lei partenza.

843

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BACCELLI, AL PREFETTO DI GENOVA, GARRONI

T. 2264. Roma, 29 settembre 1901, ore 17,15.

S.A.I. Principe Chung giungerà costì il l o ottobre alle 6 antimeridiane· per imbarcarsi direttamente sul • Bayeren •.

844

IL REGGENTE LA RAPPRESENTANZA DIPLOMATICA PRESSO IL NEGUS, COLLI DI FELIZZANO, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTIN!, A MONSUMMANO

T. 2484/44. Addis Alem, 29 settembre 1901 (1).

Ho immediatamente comunicato a Menelik contenuto telegramma di V.E.

del 12 corrente (2), riflettente razzia Omartin e intimazione fatta da V. E.

Degiac Agos.

Menelik mi incarica di comunicare a V.E. sua indignazione e rammarico

condotta Degiac Agos, ribelle suoi ordini; egli approva pienamente intima

zione fattagli e se questi non avrà dato soddisfazione giusta domanda di V.E.

spera nostre truppe sapranno costringerlo; non ha alcun dubbio giustizia e

lealtà nostre intenzioni ed eventuale operazione nostra cattura contro Degiac

Agos. Per parte sua, Menelik assicura si adoprerà con ogni mezzo perché sia

a noi data soddisfazione e non si rinnovino simili incidenti. Menelik mi ha

dato lettera aperta diretta Degiac Agos con ordini restituire Omartin loro

bestiame e presentarsi egli stesso Addis Abeba. Prego tale lettera gli sia

fatta pervenire per Massaua; ordini simili gli vennero dati direttamente. Sic

come però Menelik stesso dubita che Degiac Agos, consapevole della sorte che lo attende, si rifiuterà di venire e si dichiarerà apertamente ribelle, mi ha assicurato avrebbe preso energiche misure. Questione tigrina è sempre gravida e preoccupa Menelik e non è improbabile prossima azione onde risolverla. Per linea telegrafica, Menelik assicurò che prenderà provvedimenti e manderà capo onde seguire lavori come desiderio espresso da V.E. telegramma 10 corrente (1).

(l) -Il te!. venne inviato tramite il consolato ad Aden, il 14 ottobre. (2) -Non rinvenuto.
845

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, TUGINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2401. Cairo, 30 settembre 1901, ore 13,30.

Per opera di questo ministro dell'interno redattori capi dei due giornali di opposizione arabi furono indotti a farmi visita. Essi mi fecero le più formali ampie dichiarazioni deploranti loro articoli offensivi e assicuranti di non avere mai voluto offendere popolo italiano nè nostra colonia in Egitto. Questa colonia è rientrata completa calma.

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L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, TUGINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 997/200. Cairo, 30 settembre 1901.

Fo seguito al mio rapporto n. 981/197 del 26 corrente (2).

Grazie alle mie incessanti vive insistenze presso questo Ministero dell'Interno e presso quest'Agenzia britannica, ottenni dal signor Matchell, Consigliere inglese presso il precitato Ministero egiziano, che le redazioni dei due giornali arabi fossero indotte a farmi visita per presentarmi dichiarazioni riparatrici per i loro articoli offensivi contro l'Italia e le colonie nostre in Egitto.

Conformemente a quanto fu convenuto fra questo Ministero dell'Interno e me, il Signor Massaud, capo redattore del giornale d'opposizione arabo -Moayad -accompagnato dal Signor Khalil Moutran, suo amico, direttore della Revue égyptienne (rivista araba), venne ieri, domenica, a farmi visita. All'udienza, a cui volli che fosse presente pure il Reggente di questo R. Con

.solato, il Signor Massaud, arabo musulmano, mi espresse tutto il suo rammarico per i suoi articoli che avevano offeso la colonia italiana e dichiarò che egli non aveva inteso affatto di offendere né la colonia né il popolo italiano. Aggiunse le più vive espressioni di simpatia per l'Italia e le sue colonie e mi assicurò che in questo senso avrebbe d'ora innanzi scritto nel suo giornale. Accettai codeste dichiarazioni come soddisfacenti e fu convenuto che avrei comunicato a questi nostri giornali la seguente nota.

• Il signor Ministro d'Italia ed il signor reggente del R. Consolato d'Italia in Cairo, hanno ricevuto stamane, domenica, la visita del signor Massaud, capo, redattore del Moayad ed autore di articoli che avevano offeso la colonia italiana. Egli era accompagnato dal signor Khalil Moutran, direttore della Revue égyptienne. Il signor Massaud ha espresso tutto il suo rammarico per l'impressione che quegli articoli avevano prodotto, affermando che egli non ha inteso affatto di offendere né la colonia né il popolo italiano ».

Stamane, lunedì, venne a farmi visita lo sceicco Hamed, direttore del giornale di opposizione el Kamal, autore dell'articolo assai più offensivo degli articoli del Moayad. Costui è pure arabo musulmano e come appartenente alla famosa Università islamica di El Azahr di Cairo portava !"abito di ulema. A que:.t'udienza assistevano pure il Reggente di questo R. Consolato e i due Regi Interpreti. Lo sceic Hamed parlò in arabo e nel consueto verboso stile dei suoi correligionarì mi presentò le sue più esplicite e formali scuse per l'articolo da lui pubblicato contro di noi e dichiarò di ritrattarlo completamente espr~mendo in pari tempo i suoi sentimenti di simpatia e di rispetto per le colonie ed il popolo italiano.

Ciò dichiarato, aggiunse altre parole di encomio per le colonie nostre e per la nazione italiana che, com'egli disse, gli Egiziani apprezzano e considerano come fratelli perché tali la legge divina li considera etc. etc.

Risposi accettando le sue scuse e le sue dichiarazioni ed aggiungendo che gli italiani in Egitto non hanno se non sentimenti di amicizia e di stima per gli Egiziani.

Com'era stato precedentemente inteso comunicai ai giornali la seguente nota:

« Stamane, lunedì, dal Signor Ministro d'Italia si è recato lo sceic Hamed, direttore del Kamal, il quale ha presentate le sue scuse per l'articolo scritto contro le colonie ed il popolo italiano ed ha dichiarato di ritrattarlo completamente, esprimendo in pari tempo i suoi sentimenti di simpatia e di rispetto per le colonie ed il popolo italiano.

Alla suddetta udienza assistevano il Signor Reggente del Consolato d'Italia cd i Regi Dragomanni ».

Da parte sua il giornale Kamul pubblicò ieri un articolo che riproduce la sostanza delle scuse e delle dichiarazioni presentatemi dallo sceic Hamed all'udienza d'oggi e che qui unisco in traduzione.

La colonia italiana in Cairo, informata tosto dell'esito delle due visite, mi. manifestò nella sua grande maggioranza la sua vivissima soddisfazione.

Siccome era da temersi che il Corriere egiziano, redatto dal noto Signor Santorelli, in Alessandria, poteva essere tentato, secondo il suo solito, a continuare nelle sue polemiche irritanti, -ciò che avrebbe potuto riaccendere il fuoco oramai estinto -, invitai quel R. Console a voler vivamente esortare il Signor Santorelli ad astenersi da commenti od altro che non avrebbero potuto se non compromettere la pacificazione degli animi tanto presso gli indigeni quanto presso le nostre colonie.

Ed oggi che grazie specialmente alla pressione esercitata da questo Ministero dell'Interno sulle redazioni dei due giornali arabi di opposizione, le soddisfazioni furono ottenute ed accolte col generale compiacimento di questi

connazionali, non posso far a meno di rallegrarmene, poiché fu a tal modo· scongiurata una terribile sventura che avrebbe potuto desolare la colonia e la capitale. Un conflitto tra questa nostra colonia e gli indigeni di Cairo avrebbe potuto avere conseguenze molto più fatali qui che non in Alessandria: sia perché in Cairo le colonie straniere sono assai meno numerose di quelle di Alessandria, sia perché specialmente questa nostra colonia che in maggioranza è composta di artigiani e di operai, è in più diretto contatto colle classi popolari arabe.

Durante le mie pratiche presso il signor Matchell e presso Sir Rennell Rodd, uno dei più difficili problemi era quello d'impedire specialmente che gli ele1nenti più esaltati di questi nostri connazionali compromettessero colle loro inevitabili impazienze la riuscita dell'opera mia. Ed a lode della grande maggioranza di questa nostra colonia e di quella in Alessandria, a cui era noto che avevo io preso l'iniziativa dell'azione contro i detrattori degli italiani, debbo dire che esse col loro contegno calmo e fiducioso nella energica attività del Rappresentante del Re mi prestarono il loro appoggio né esitarono a disapprovare la condotta di questa Loggia massonica • il N ilo », la quale osò criticare con un ordine del giorno che, secondo essa, l'azione in corso delle RR. Autorità non procedeva colla dovuta speditezza. È questo un esempio delle inevitabili, irriflesse impazienze degli irresponsabili che di buona o di mala fede contribuiscono sotto il mantello del patriottismo a suscitare turbolenze e conflitti.

Appena la colonia seppe dell'ottima riuscita dei miei sforzi, questi nostri sodalizi patriottici, compresa la precitata loggia massonica, si proponevano di dimostrarmi la loro soddisfazione e la loro riconoscenza con deputazioni e manifestazioni di plauso per via della stampa. Feci loro dichiarare in modo categorico che, grato delle loro intenzioni, era mio vivissimo desiderio che· essi si astenessero assolutamente da ogni manifestazione collettiva di qualsiasi genere, poiché ciò avrebbe potuto esser interpretato dal pubblico arabo come se noi avessimo voluto abusare dell'ottenuta vittoria.

Un'ultima considerazione generale mi rimane a fare.

Non v'ha dubbio che le deplorate violenze della stampa araba trassero la loro origine dal violento linguaggio tenuto dal Con-iere egiziano a proposito dei fatti di Alessandria contro gli egiziani, stigmatizzati come selvaggi fanatici e come correggibili soltanto collo staffile, quando l'uccisione della guardia di Polizia araba era stata consumata appunto da un italiano. Come pure è da riconoscere che in realtà il giornale Moayad ed il giornale Kamal, quantunque il primo sia assai diffuso nei ceti arabi quale giornale d'opposizione alla Potenza occupante, non rappresentano tutta la stampa araba né può dirsi che in questa circostanza essi interpretassero i sentimenti della popolazione musulmana. A questo proposito è da notarsi un fatto assai significante. Domenica scorsa uno sceicco dell'Università di el Azahr tenne dinanzi agli indigeni un discorso col quale disapprovando gli articoli dei due giornali arabi manifestò la sua viva ammirazione per i nostri connazionali residenti in Egitto e per la nazione italiana.

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Ciò nondimeno è sommamente da desiderare che da parte di questi nostri .giornali si eviti violenza di linguaggio che possa spingere la stampa araba, specialmente el Moayad, il principale e più diffuso giornale indigeno di opposizione a rispondere con altre violenze. Codeste violenze potrebbero tanto più perniciosamente influire sulla popolazione indigena, in quanto che se presso questa non esiste oggi, allo stato militante, il fanatismo musulmano, se non esiste neppure un antagonismo specifico contro gli italiani, esiste però l'antagonismo generale di razza contro gli stranieri, antagonismo che potrebbe alla lunga degenerare in ostilità. Sono quindi persuaso che se questa nostra stampa si asterrà da provocazioni, l'incidente testè occorso non si riprodurrà per l'avvenire. Per ciò che concerne il Messaggero egiziano di Alessandria e l'Imparziale

di Cairo, non hanno imitato il loro battagliero confratello il Corriere Egiziano di Alessandria che colle sue violente pubblicazioni al tempo dei fatti di Alessandria intese fare réclame per accrescere il numero dei suoi abbonati. I primi due giornali godendo un sussidio del R. Ministero, ascoltano quasi sempre le raccomandazioni che loro fanno le RR. Autorità nell'interesse del mantenimento della calma presso le colonie: ma quanto al Corriere egiziano riesce oltremodo difficile di contenerlo nei giusti limiti malgrado che da parte nostra gli si predichi continuamente la temperanza. Il Signor Santorelli, suo redattore, è uomo pregiudicato: egli trovasi sotto processo al R. Consolato in Alessandria per oltraggi per via del suo giornale al Reggente il Consolato in Cairo, com'è noto a codesto R. Ministero.

Nel· felice compimento di questo increscioso affare fui utilmente coadiuvato dal signor Tritoni, Reggente di questo R. Consolato che fece dal canto suo pratiche presso il Governatore di Cairo e presso il Procuratore generale e che si adoperò nell'interesse della calma presso questa Colonia.

Ho infine ringraziato il signor Matchell e Sir Rennell Rodd per l'opera compiuta dal Ministero dell'Interno nel farmi ottenere le visite di riparazione delle redazioni dei due giornali arabi.

Confermo il mio telegramma del 30 scorso settembre (1) ...

(l) -Non rinvenuto. (2) -Non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. CONFIDENZIALE 2410. Costantinopoli, l ottobre 1901, ore 1,35 (per. ore 18).

Fra le proposte che questa ambasciata di Francia ha sottoposto alla considerazione del suo Governo, perché possa eleggere condizioni cui dovrebbe subordinarsi ripresa delle relazioni colla Turchia, figura altresì riconoscimento occupazione di Gibuti e di Obok. Confermo che ambasciata Francia ha vivamente raccomandato suo Governo proposta relativa al riconoscimento per parte della Turchia del trattato del Bardo. Decisioni Governo francese non saranno

qui note fino a che non sia regolato ultimo reclamo Lorando.

(l) Cfr. n. 845.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A TANGERI, MALMUSI

T. 2274. Roma, l ottobre 1901, ore 10.

Se V. S. può fare qualche passo per impedire che ambasciata marocchina venga spedita al Vaticano, sarà bene, purché in alcun modo non venga compromesso R. Governo.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A ZANZIBAR, PESTALOZZA (l)

T. 2277. Roma, 1 ottobre 1901, ore 14,35 ..

Governò britannico comunica vive lagnanze autorità inglesi al Giuba per contegno autorità Benedir, specialmente Perducchi che permettono rifornimento· Ogaden ribelli di cotonate e caffè, e domanda che società Benadir vieti, per ora, commercio con Ogaden. Prego far comprendere colla necessaria energia al reggente il Governo del Benadir che è ormai tempo si finisca fornire argomento a simili ripetute lagnanze da parte del Governo britannico. La prego· poi riferirmi riservatamente per posta esatte informazioni al riguardo.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 803/264. Therapia, 30 settembre -1 ottobre 1901.

Confermo che questa Ambasciata di Francia ha raccomandato caldamente al proprio Governo, fra le condizioni cui sarebbe subordinata la ripresa delle relazioni colla Turchia, il riconoscimento per parte di questa del trattato del Bardo. Le decisioni del Governo francese non saranno qui note finché non sia regolato l'affare Lorando che rappresenta l'ultimo reclamo.

*Nella {2) ipotesi che siffatta condizione venga richiesta non solo, ma dietro forte pressione accettata, preme a me di sapere se la Convenzione italo

485·

·turca, della quale l'E. V. volle parlarmi a Roma e nei telegrammi del 22 e 29 settembre (l) debba essere eventualmente presentata sotto l'aspetto di un trattato generale di alleanza che garantisca alla Turchia lo statu quo in tutto l'Impero e la riallacC'i al sistema della Triplice, stipulando a favore dell'Italia determinati vantaggi, in quanto concerne la Tripolitania, ovvero sotto l'aspetto di un accordo speciale riflettente esclusivamente la Tripolitania, in forza del quale noi garantiremmo alla Turchia l'integrità del territorio Tripolino, di fronte a possibile violazione di frontiera per parte della Francia, ottenendo in cambio determinati compensi. Sarebbe utile di poter precisare in che consisterebbe codesto vantaggio-compenso se in semplice facilitazione per istituto coloni, o se anche nell'innante bellumamente (2) della bandiera italiana sopra alcun punto del territorio, il che sarebbe assai più difficile di ottenere. Parlo a cuore aperto: una Convenzione italo-turca per la Tripolitania, la quale aprisse più o meno velatamente l'adito al protettorato italiano, rappresenterebbe, a mio giudizio, qualche cosa di più di quanto sembra che la Francia si accinga chiedere da quella, pertanto offrirebbe il pericolo di provocare, non appena conosciuta domanda di compenso per parte di altre potenze. Non pensa V. E. che potremmo alla nostra volta chiedere alla Turchia e parrebbe naturale il riconoscimento della Sovranità italiana sulla Eritrea? Comunque indennizzato sarebbe opportuno che le nostre aperture seguissero e non precedessero accordo fra la Turchia e la Francia potendo esse fornire alla Sublime Porta argomento per opporre alle domande del Governo della Repubblica senza alcun speciale vantaggio *. L'E. V. può esser sicura che eseguirò fedelmente e scrupolosamente quelle istruzioni che le piacerà di farmi pervenire. l ottobre 1901

P. S. -*Sono informato in questo momento da fonte ineccepibile che fra le proposte che questa Ambasciata francese ha sottoposte alla considerazione del suo Governo perché possa leggere le condizioni cui dovrebbe subordinare la ripresa delle relazioni colla Turchia figura altresì il riconoscimento della occupazione di Gibuti e di Obock *.

(l) -Il tel. venne inviato tramite il consolato generale ad Aden. (2) -I brani fra asterischi sono in cifra e con la dizione: • Riservato per la persona del' Ministro •.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2415. Parigi, 2 ottobre 1901, ore 7.

Presidente del consiglio amministrativo della corte dell'Aja ha fatto sapere che la petizione boera non sarà presentata al consiglio prima della fine novembre; conseguentemente qui si aspetterà a dare istruzioni verso quell'epoca. Presentemente qui domina il concetto che nulla si può fare nel senso della petizione suddetta.

(l) -Cfr. n. 842; il telegramma del 22 settembre non è pubblicato. (2) -Sic; si tratta evidentemente di un errore di decifrazione.
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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. P. Therapia, 2 ottobre 1901.

Ho ben presenti le istruzioni verbali che l'E. V. volle impartirmi a Roma sulla linea di condotta accentuatamente amichevole e cordiale da tenersi di fronte alla Turchia. Rammento altresì lo scambio d'idee avvenuto ai primi giorni dello scorso agosto fra V. E. e Ferid Pascià e Rechid Bey. Questi due personaggi misero allora innanzi l'idea di legami più intimi e stretti fra l'Italia e la Turchia ed allusero ad accordi fra i due Paesi che guarentissero l'integrità dell'Impero. Al che l'E. V. rispose che noi eravamo disposti a stringere vieppiù i vincoli di amicizia e di comune interesse che ci univano all'Impero Ottomano ed a conchiudere eziandio con esso accordi speciali, a condizione che questi potessero armonizzare coi Trattati che ci legano alle Potenze Alleate.

Le istruzioni mie portavano di sentire qui le eventuali proposte che ci venissero fatte e di riferire a V. E.

Tuttavia, fino ad ora, né S. M. il Sultano, né il Ministro degli Affari Esteri, né altri personaggi compresi gli stessi Ferid Pascià e Rechid Bey fecero meco la più lontana allusione a consimili accordi. Oggi come oggi, l'assieme delle cose m'induce a pensare che Ferid e Rechid parlassero a Roma per conto loro, non dietro istruzioni ricevute, e che forse Rechid sia stato trascinato su quel terreno dall'errata impressione che Ferid, il quale, benché cognato del Sultano, non è qui persona influente né a Palazzo, né alla Porta, si facesse in quell'occasione l'eco delle idee di S. M. Imperiale. A meno che il linguaggio di entrambi non nascondesse un'abile manovra per conoscere il pensiero del R. Governo in ordine al rinnovamento della Triplice ed alle questioni albanese e tripolina.

Rammento -e lo appuntai subito per mia norma -il tenore delle dichiarazioni che V. E. fu condotta a far loro circa i diversi argomenti e sono pronto a ripeterle qui, sempre quando se ne presenti l'occasione, dappoiché esse costituiscono una definizione chiara e ponderata della nostra situazione di fronte alla Turchia e dei nostri pacifici intendimenti.

Se non che l'idea di una Convenzione sorta allora e poscia collegata ai nostri interessi in Tripolitania, abbisogna per essere attuata che qui in Alto luogo esista realmente il desiderio di un accordo generale o speciale con l'Italia, sul che nutro finora forti, fortissimi dubbi.

Ove tale desiderio non esista, sì come tutto porta a credere, le aperture ch'io facessi presso il Sultano non avrebbero probabilità di riuscita se non nel caso in cui fossi in grado di dichiarare che alle nostre proposte è assicurato l'appoggio efficace delle Potenze Alleate e dell'Inghilterra. Poiché, altrimenti, potrebbe accadere che S. M. Imperiale posta fra le minacce francesi verso la Tripolitania ed il manifesto nostro desiderio di difenderla bensì, ma di affermare nel tempo stesso le nostre vedute su quella provincia dell'Impero, preferisca puramente e semplicemente lo statu quo.

Il pericolo di un insuccesso è tanto più da evitare, in quanto che le nostre·

proposte se conosciute -e sempre inevitabilmente lo saranno -potrebbero

destare le apprensioni o gli appetiti di altre Potenze.

Ora, prima di iniziare qualsiasi trattativa, stimo prudente che ci rendiamo

ben conto della situazione, di cosa vogliamo chiedere e del punto fin dove

intenderemmo, in caso di resistenza, spingere le nostre pressioni. Siamo noi

disposti ad andare fino all'estremo limite della coercizione? L'energia di una

nostra azione, se non giustificata da speciali circostanze, potrebbe per avven

tura costituire il primo impulso verso quello scioglimento finale che è nostro·

interesse di ritardare in fino a che i tempi non siano maturi per noi.

Esistono oggi siffatte speciali circostanze? È bensì vero che la Turchia ci

comunica di tratto in tratto le sue apprensioni per le mosse della Francia al

confine tripolo-tunisino. Ma analoghe e più accentuate comunicazioni ha cura

di far pervenire a Londra, invocando le antiche assicurazioni del Governo bri

tannico a riguardo dell'integrità dell'Impero.

Ciò che la Francia conseguirà dalla Turchia come prezzo del ristabili

mento delle relazioni diplomatiche è difficile prevedere in questo momento.

Molte proposte sono state sottoposte da questa Ambasciata di Francia al proprio

Governo, fra le quali, sì come ho segnalato a V. E., figura il riconoscimento

del Trattato del Bardo e dell'occupazione di Obock e Gibuti.

Nell'ipotesi che il Governo della Repubblica voglia porre l'una o l'altra

o entrambe queste condizioni e che la Sublime Porta, pur di riannodare le interrotte relazioni, le accolga, potremmo noi ottenere, a titolo di compenso, senza ricorrere a mezzi coercitivi, una convenzione che ci assicuri, sotto una forma o sotto l'altra, il predominio o soltanto una maggiore espansione in Tripolitania? Io non lo credo. Abbiamo, in quanto ci concerne, già riconosciuto da alcun tempo lo stato di cose esistente in Tunisia. Le altre Potenze, se ben ricordo, ci hanno preceduto. D'altro lato, il riconoscimento dell'occupazione francese di Obock e Gibuti costituirebbe, a mio avviso, un ottimo precedente per esigere alla nostra volta il riconoscimento della Sovranità italiana sull'Eri:l"23. Sovra ciò converrebbe insistere e le nostre insistenze non sarebbero che naturali e legittime.

Porrò fine a questo rapporto, strettamente confidenziale, che altro scopo non ha se non quello di mettere sotto gli occhi di V. E. i diversi lati del difficile problema, esprimendo il desiderio di conoscere con precisione sotto qual forma debba, eventualmente, essere presentata una proposta di Convenzione colla Turchia per la Tripolitania, onde evitare che, anche sotto il coverto di un'idea mia personale, possa non rispondere interamente alle intenzioni di V. E. Un punto mi preoccupa, fra gli altri. Quello ch'essa non abbia a rivestire carattere di aperta ostilità verso la Francia. Giova tener presente altresì che la Turchia non si lascerà facilmente trascinare nell'orbita della Triplice, dappoiché non vorrà urtare le suscettibilità della Russia che teme più di ogni altra Potenza. È anzi qui, a torto o a ragione, radicata la convinzione che l'adesione della Turchia alla Triplice costituirebbe di fronte alla Russia un

casus belli.

Riassumendo il mio pensiero, credo che la proposta di una Convenzione per la Tripolitania non possa esser messa innanzi senza pericolo, se non nel caso in cui fossimo ben sicuri delle favorevoli disposizioni del Sultano e del

suo Governo. Altrimenti sarebbe mestieri di poter contare sull'appoggio effet

tivo delle Potenze Alleate e dell'Inghilterra.

Pronto ad eseguire nel miglior modo che per me si possa le istruzioni che

mi saranno dall'E. V. impartite...

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L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

L. P. Berlino, 2 ottobre 1901.

Ho l'onore di rispondere alla lettera particolare di V. E. del 28 Settembre. Nella conversazione che io ebbi ieri col Barone Richthofen e della quale rendo conto più appresso, io mi sono studiato di raggiungere il triplice scopo:

l) di far sentire quanto poco gradita ci giungerebbe l'adesione da parte

del Sultano al desiderio della Francia circa il riconoscimento del Trattato del

Bardo;

2) di presentire su questa questione il modo di vedere del Governo Imperiale; 3) di non parlare mai a nome di V. E., per !asciarLe piena libertà di decisione sulla materia.

Su questo ordine di idee credetti pure opportuno di tenermi, da principio, molto sulle generali, salvo, poi, ad entrare in qualche maggiore particolare, qualora mi se ne fosse presentata una occasione favorevole, ciò che non avvenne.

Presi, ciò stante, le mosse, chiedendo al Barone Richthofen se egli aveva letto la smentita pubblicata nell'ufficioso Temps delle notizie relative alle intenzioni della Francia di chiedere il riconoscimento del Trattato del Bardo, facendone condizione del ristabilimento delle relazioni diplomatiche. Il Segretario di Stato mi rispose che aveva letto la smentita, ma che vi prestava fede fino ad un certo punto. Dalle notizie a lui pervenute da Parigi al pari che da Costantinopoli risultava quanto appresso: La Francia avrebbe rinunziato di chiedere, in questa occasione, il riconoscimento ufficiale dei suoi uffici postali, essendole venuta meno la efficace cooperazione, -sulla quale, pare, facesse

assegnamento -dell'Inghilterra e dell'Austvia-Ungheria. Viceversa il signor Delcassé persisterebbe nella intenzione di insistere per il riconoscimento del Trattato del Bardo. Dissi allora che se queste notizie erano esatte, la cosa mi sembrerebbe • fort regrettable, à notre point de vue •, visto che, malgrado tutto, la piaga Tunisina non era ancora pienamente cicatrizzata in Italia, e che, qualsiasi accenno a modificazioni, anche di pura forma, allo statu quo di quella parte del Mediterraneo, rende l'opinione pubblica nel nostro paese, nervosa ed agitata.

• Avete mille volte ragione, riprese qui il Barone Richthofen, è certo che· in Italia si griderebbe, e molto: la questione Tunisina è stata e sarà ancora per molto tempo, molto delicata per voi, essa dormiva finora, ed il rimetterla in campo, non sarebbe opportuno. Ma... d'altra parte, io non so vedere come si potrebbe impedire che la Francia ottenga l'intento: il Sultano dovrà cedere, e cederà tanto più facilmente in quanto i suoi interessi in Tunisia sono oramai puramente nominali. Ce serait bie n ennuyeux, mais il n'y a rien à faire , . E qui si fermò senza aggiungere altro.

::1:':i parve, in presenza di questa dichiarazione e, visto che il Segretario di Stato non mi tendeva alcuna pertica, non fosse espediente di continuare la conversazione, per non avere l'aria di implorare indirettamente l'assistenza della Germania, ciò a cui V. E. non mi aveva in alcun modo autorizzato. Mi limitai, pertanto, a chiedere se l'azione eventuale della Francia avrebbe avuto, secondo le mie supposizioni, l'appoggio della Russla; al che replicò Richthofen, -su di ciò non aveva informazioni positive, ma che la supposizione mia gli pareva più che probabile; in queste questioni che non toccano alcun suo interesse, la Russia è sempre larga del suo appoggio alla nazione amica ed alleata. « Cela ne lui coùte rien, et, par contre, cela fait tant de plaisir aux français ». Da ultimo il Barone mi disse che, del resto, finora si trattava di intenzioni, non ancora tradotte in atto.

Ho riferito con la maggiore esattezza le parole dettemi dal Segretario di Stato: V. E., spero, potrà rendersi esattamente conto delle disposizioni di lui quali risultano dalle dichiarazioni fatte, e decidere se convenga insistere più oltre, qualora, ciò che non è ancora certo, la Francia volesse sul serio offrirsi questa piccola soddisfazione di amor proprio, commettendo, a mio modesto avviso, una insigne • maladresse , a nostro riguardo.

Non debbo tacere poi la mia impressione, che, in fondo, qui non si sarebbe·

desolati all'eccesso, per vedere spuntare una questioncella che, senza alcun

pericolo per la pace Europea, varrebbe, senza alcun dubbio ad interrompere

la luna di miele Franco-Italiana. Non saprei, in tale ordine di idee, se e fino

a qual punto potrebbe riescire sgradita qui, una piccola campagna anti-francese,

che, alla vigilia del rinnovamento della Triplice, servisse, per così dire, di

corrispettivo anzi di diversivo a quella intrapresa in alcuni nostri giornali,

prima contro la Germania per le questioni commerciali, e poi, e soprattutto,

contro l'Austria, a proposito dell'Albania e dell'ospizio di San Girolamo.

Questa, lo ripeto, non è che una impressione mia personale, ma non mi

pare affatto destituita di verosimiglianza. Ad ogni modo l'E. V. ne farà giustizia

qualora la trovi poco fondata, e vorrà scusarmi se mi sono permesso di

esporgliela.

In tutto ciò quello che più mi premeva era d'interpretare correttamente

il pensiero di V. E.; voglio sperare di esservi riescito.

Poiché ho l'onore ed il piacere di scriverLe particolarmente non voglio !asciarmi sfuggire l'occasione di ringraziarLa vivissimamente per la promozione accordatami e di esprimerLe in pari tempo l'augurio di ricevere ugualmente da Lei la sospirata destinazione di Capo-missione, qualora me ne veda .t:O!l indegno, siccome spero.

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IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2417. Monsummano, 3 ottobre 1901, ore 11,10.

Reggente Hodeida telegrafa quanto segue a Massaua: • Nakuda sambuco

Asset di proprietà Abu Bakr Bahaudim di Massaua, arrivato a Lohia, fu imprigionato avendo rifiutato pagamento ammenda per sei fucili confiscati a bordo, asserendo sambuco avere ricevuto detti fucili dalle autorità di Massaua che ne fecero menzione nell'atto di nazionalità contro eventuale pirateria. Ho reclamato due volte dal valì Sanna libertà Nakuda, restituzione fucili. Non avendo ancora risposta, prego V.E. di farmi conoscere istruzioni, disporre azione energica per ottenere legittima soddisfazione. Sambuco " Bakria • tuttora sequestrato. Urge provvedere. Terruzzi "· Colonnello nel trasmettermi telegramma, avverte che capitaneria di porto Massaua dichiarò esatte informazioni Nakuda e che le armi gli si affidarono per pirateria temibile dopo recente aggressione isola Varmil. Prego V. E. parteeiparmi istruzioni, vista gravità del caso e necessità porre fine soprusi autorità turche.

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L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, DEL VAGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2427. Pietroburgo, 4 ottobre 1901, ore 6,10 (per. ore 21,15).

So che nel ricevimento ebdomadario di ieri, conte Lamsdorf ha dato a questo ambasciatore di Turchia le più ampie assicurazioni sul proposito delle quattro potenze di mantenere lo statu quo in Creta.

856

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, DEL VAGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2428. Pietroburgo, 4 ottobre 1901, ore 6,17 (per. ore 21,15).

Ieri, al primo ricevimento di questo ministro degli esteri, dopo il suo ritorno, conte Lamsdorf si è mostrato molto soddisfatto del viaggio dell'imperatore di Russia in Germania e Francia, confermando la nota pacifica· da attribuire a quella visita e compiacendosi della tranquillità della politica generale.

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IL MINISTRO A TOKIO, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2433. Tokio, 4 ottobre 1901, ore 13,50 (per. ore 16,35 del 5).

Per la prima volta ho veduto oggi questo ministro degli affari esteri, il quale mi pare nutra opinione molto ottimista circa situazione Cina. Crede prossimo l'arrivo in Pechino della corte imperiale, sebbene non escluda possibilità che nel suo viaggio possa essere trattenuta dai festeggiamenti in occasione anniversario imperatrice madre. Confida dopo dura lezione toccata, Governo cinese si sforzerà ristabilire un ordine di cose che permetta pronto definitivo sgombro contingente internazionale. Spera, del pari che, dopo le ripetute assicurazioni del gabinetto di Pietroburgo, cui manifesta di prestare fede, questo sgombro possa, presso a poco, coincidere evacuazione Manciuria.

858

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, DEL VAGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2429. Pietroburgo, 4 ottobre 1901.

Mi risulta da fonte sicura che la Francia e la Russia, per compiacere al principe Giorgio e fargli in certo modo casa nuova, hanno deciso di richiamare i rispettivi consoli a Creta, se pure la cosa non è già fatta.

859

IL MINISTRO A TOKIO, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 194/75. Tokio, 4 ottobre 1901.

Come preannunziavo nel mio rapporto del12 Settembre n. 61/174(1), il Signor Komura che fino a questi ultimi tempi rappresentò il Giappone a Pechino, è stato con Decreto in data del 20 dello stesso mese chiamato alla direzione del Ministero degli Affari Esteri. La nomina di lui ha dato inoltre occasione ad un ristretto movimento del corpo diplomatico giapponese. A titolare della Legazione Imperiale a Pechino è stato destinato il Signor Uchida, Vice Ministro degli Affari Esteri nell'Amministrazione Sone, il quale a sua volta

.sarebbe surrogato a Tokio dal Signor Chinda che abbandona la sede di Pietro

burgo ove da due anni rappresentava il Giappone.

Ieri poi per la prima volta, al solito ricevimento del corpo diplomatico,

ebbi occasione di abboccarmi col nuovo Ministro. Cominciai col dire a S.E.

che credevo di interpretare i sentimenti del Governo del Re nell'esprimergli

la soddisfazione con cui sarebbe stata indubbiamente accolta da noi la notizia

della sua nomina, particolarmente dopo che erasi avuto campo di apprezzare

l'opera da lui prestata in China, ove l'Italia ed il Giappone avevano sempre

proceduto d'accordo in tutte le principali questioni. Il Signor Komura si dimo

strò lieto di queste mie parole, ed a sua volta si compiacque intrattenermi delle

ottime relazioni da lui mantenute col nostro Ministro e della cordiale intesa

che in tutte le fasi della questione chinese aveva regnato fra di loro.

Venendo poi a parlare della situazione del Celeste Impero, egli mi disse non dividere le apprensioni di coloro che ravvisano prossimo lo scoppio di nuove complicazioni. Egli era invece convinto che la dura lezione inflitta ai chinesi sarebbe stata profittevole, e che costoro, lungi dal sognare a nuove ostilità contro i forestieri avrebbero posto ogni studio di dare alle Potenze sicura garanzia del loro sincero proposito di porsi sulla via della civiltà e del progresso. Questi sentimenti sarebbero del pari condivisi dalla Corte Imperiale, ed il Signor Komura riteneva che questa avrebbe fra breve dato eseguimento alla sua promessa di fare ritorno a Pechino. Non era tuttavia da esclu.dersi la eventualità che qualche sosta di più o meno durata in qualche altra città dell'interno ne ritardasse ancora l'arrivo alla capitale, tanto più se, come era da prevedersi, la Corte si fosse trovata ancora in viaggio alla data dell'anniversario dell'Imperatrice Madre, il quale, come è noto, suol dare luogo

ogni anno a grandi e prolungati festeggiamenti.

Attese queste buone disposizioni eravi quindi ragione di sperare che fra

non molto potesse venir restaurato in China un ordine di cose che permettesse

alle potenze di ritirare definitivamente dal territorio dell'Impero le lor truppe

che ancora vi hanno stanza. Per quanto riguarda particolarmente il Giappone,

soggiungeva il Ministro, esso è sempre ed a ogni momento disposto a richia

mare i propri contingenti non appena le altre potenze ne facciano altrettanto.

Avendo io chiesto al Signor Komura se egli credeva del pari ad una pronta

soluzione della questione manciuriana, egli non esitò a dichiararmi che prestava

fede assoluta alle tranquillanti assicurazioni date a varie riprese sul proposito

dal Gabinetto di Pietroburgo e che non aveva quindi ragione di dubitare che

col ristabilimento di condizioni normali in China, venendo a cessare i pericoli

che avevano dato origine all'occupazione delle truppe russe in Manduria, lo

sgombro di queste truppe avrebbe potuto effettuarsi contemporaneamente o

quasi al ritiro delle forze delle altre potenze nel rimanente del Celeste Impero. Le dichiarazioni fattemi dal Signor Komura, su cui credetti opportuno riferire telegraficamente all'E.V., paionmi, per la parte almeno che riguarda la Manciuria, improntate a soverchio ottimismo, tanto da farmi supporre ch'esse non rispecchino interamente gli intimi convincimenti dell'animo suo. Professare un'assoluta fiducia nelle assicurazioni del Gabinetto di Pietroburgo, allorquando .queste assicurazioni furono già in altre circostanze riconosciute fallaci, sembra

mi comportare una dose non comune d'ingenuità, di cui questi governanti, e per il primo lo stesso Signor Komura, sono incapaci! In ogni caso questo linguaggio, o sincero o studiato che sia, nella bocca di un Ministro Giapponese degli Affari Esteri sembrerebbe indicare -e questa impressione mi è stata confermata pure da altre fonti -il proposito di questo Governo di non voler dipartirsi per ora nella trattazione della questione manciuriana da una estrema moderazione verso la Russia, il che non esclude però, che quando le circostanze lo esigessero, questa temperanza sarebbe per cedere dinanzi ad un'attitudine più risoluta ed energica.

(l) Non pubblicato.

860

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2434. Vienna, 5 ottobre 1901, ore 3.

Da me interrogato in proposito, conte Goluchowski mi disse che, indubbiamente il consiglio amministrativo dell'Aja, è incompetente per chiedere· all'Inghilterra di consentire ad un giudizio arbitrale.

861

L'AIUTANTE DI CAMPO GENERALE DEL RE, BRUSATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2432. Racconigi, 5 ottobre 1901, ore 10.

Loro Maestà potrebbero ricevere principe di Baviera al castello di Racconigi nei giorni di venerdì 11, sabato 12 o domenica 13 della prossima settimana.

862

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2439. Therapia, 6 ottobre 1901, ore 1,45.

Ambasciata Francia ha significato, ieri, alla Porta che mantiene cifra di 344.000 lire turche per reclamo Lorando, chiedendone versamento immediato e nelle mani del proprio Governo. Comunicazione dell'ambasciata di Francia conclude nel modo seguente: • dilazioni da lunghi anni opposte dalla

S. Porta al pagamento del credito Lorando, giustificano procedura che Governo, della repubblica ha risoluto di adottare •.

863

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2441. Rio de Janeiro, 6 ottobre 1901, ore 1,55.

Questo incaricato d'affari di Francia crede che il Governo brasiliano aspetterà il termine dei suoi negoziati commerciali con noi per entrare in negoziati analoghi con la Francia, la quale, però, è decisa a non accordare alcun'altra riduzione del dazio sul caffè, ed anzi, se il Brasile non accorderà compensi al commercio francese, sarebbe disposta a correre il rischio di una guerra di tariffe. A mio avviso, sarebbe utile anche per noi prepararci a quest'ultima eventualità, elevando il dazio della nostra tariffa generale ad una cifra analoga a quella della tariffa francese massima. Fatta subito, la cosa non avrebbe carat-tere di ostilità che assumerebbe se la elevazione d.el dazio fosse sancita in seguito all'eventuale insuccesso dei nostri negoziati.

864

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BACCELLI, AL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI

T. 2302. Roma, 6 ottobre 1901, ore 21,45..

Informi se notificazione brasiliana relativa accordo commerciale con Italia è già redatta come denuncia formale, e se Brasile denuncia anche accordi analoghi con altre potenze. Indaghi se esso abbia intenzione applicare tariffa. massima a tutti oppure iniziare trattative per nuovi accordi.

865

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 826/271. Therapia, 6 ottobre 1901.

In relazione a quanto il R. Incaricato d'Affari ebbe a riferire all'E.V. il 4 settembre u.s. (rapporto n. 708/229 (l) ) circa l'incidente sopravvenuto a Koveit fra una nave da guerra inglese ed una corvetta ottomana, ho l'onore d'informare l'E.V. che, in seguito a laboriose trattative, il Governo britannico e la Sublime Porta sono addivenuti in questi giorni ad una intesa in forza della quale è mantenuto a Koveit l'attuale stato di cose, impegnandosi ad astenersi il primo da ogni azione navale e la seconda dall'invio di truppe.

L'Inghilterra si rifiuta recisamente a riconoscere la sovranità della Turchia sovra il territorio di Koveit. La Turchia, dal canto suo, non ammette che vi sia esercitato il protettorato britannico. Fra i due contendenti lo Cheik di Koveit, Moubarek Sabah potrà forse aspirare ad una maggiore indipendenza,.

L'Inghilterra ha, comunque, ottenuto in parte il proprio scopo coll'impe·dire che il Governo Ottomano vi facesse collo sbarco di truppe atto di autorità. La voce corsa del concentramento di trentamila uomini di truppa a Bassorah è smentita nel modo il più categorico da questo Ministero della Guerra. Lo stesso mio Collega d'Inghilterra calcola a 500 uomini l'attuale guarnigione .di Bassorah e a cinque mila uomini le truppe scaglionate in diversi punti

sulla linea da Bagdad a Bassorah.

(l) Cfr. n. 762.

866

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, TUGINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1019/203. Cairo, 6 ottobre 1901.

In questi giorni è giunto in Cairo Arabì Pascià accompagnato da una parte della sua famiglia. Alla stazione di Cairo si trovò a riceverlo soltanto un gruppo esiguo di suoi amici personali: non vi fu quindi nessun entusiasmo, nessuna manifestazione di sorta. L'uomo che ebbe quasi venti anni fa il potere di suscitare qui una rivoluzione terminata poi coll'occupazione straniera è ritornato dall'esilio per ricadere nell'oscurità e forse nella dimenticanza. Il condono

.dall'esilio, ottenuto per opera della Potenza occupante e quasi a malincuore .del Khedive, il suo viaggio compiutosi a spese dello Stato, non meno che il sussidio che gli sarà accordato per finire tranquillamente i suoi giorni, han contribuito a torgli quel po' di prestigio popolare che lo circondava lontano dal suo paese natìo. La stampa araba di opposizione alla Potenza occupante, .che ha attinenze col Palazzo, panislamitica ed ostile agli stranieri, si è distinta in occasione del rimpatrio di Arabì pascià per il suo violento linguaggio contro il reduce che è accusato di aver motivata l'occupazione inglese e di essersi oggi posto sotto l'egida della bandiera britannica.

Finora il Khedive che è testè qui tornato da Costantinopoli, non ha ancora

concessa l'udienza che, a quanto dicesi, Arabì Pascià gli ha chiesto. Ed è da

presumere che se Sua Altezza si degnerà di riceverlo, Arabì Pascià dovrà

essere riconoscente alla Potenza occupante.

867

IL REGGENTE IL CONSOLATO GENERALE A BUDAPEST, PICCONO DELLA VALLE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 2095/161. Budapest, 6 ottobre 1901.

Le previsioni generiche che si erano fatte intorno alle elezioni generali cominciate il 2 ottobre ed or volgenti al termine, non sono state che in parte corroborate dall'esito. La vittoria del partito liberale non fu sì grande come si riteneva dovesse esserlo, poiché il Governo, credendosi sicuro della maggioranza futura, ha preferito aumentare il proprio prestigio morale, astenendosi da un troppo diretto intervento, che non sarebbe stato conforme al suo pro

gramma di rinnovamento di costumi politici e non avrebbe servito che ad

inasprire la pubblica opinione, e così le dezioni hanno avuto un carattere

di tranquillità relativa che il paese non era avvezzo a conoscere.

Il risultato matematico finora ne è il seguente: il partito liberale gover

nativo invia alla nuova Camera 260 Deputati, perdendo 37 seggi; la Volkspartei

(partito clericale) venti deputati, acquistando 5 seggi, mentre, contro la gene

rale aspettativa, il partito dell'indipendenza (Kossuth) aumenta la propria

schiera di 21 membri, portandola a 74 deputati, senza contare i 10 deputati

appartenenti alla cosiddetta frazione ugronista: sonvi poi 11 deputati senza

partito e 5 eletti dalle cosidette nazionalità: cioè slovacchi e ruteni.

Riguardo alla cronaca delle elezioni è degno di nota il fatto che l'unico deputato democratico socialista è dato dalla città di Budapest, che lo ha eletto con splendida votazione. Venne poi dovunque accolta con stupore la notizia della caduta del vecchio campione della politica ungherese, Kalman Tisza, il quale a Nagy-Varad (Gross-Wardein) non è riuscito, grazie a falsa manovra della Volkspartei, diretta a concentrare i voti sul proprio candidato, mentre non servì che a far trionfare il competitore del partito Kossuthiano. È da notarsi pure che il capo dell'ex partito nazionalista, Conte Apponyi, dopo accanita lotta, è stato eletto a Taszbereny, con debole maggioranza. Votazioni di ballottaggio dovranno avvenire in 22 collegi e otto collegi non sono ancora stati riuniti, ma la configurazione generale del risultato delle elezioni non potrà essere sensibilmente alterata.

Ogni previsione sulla futura Camera è immatura, però la situazione parlamentare non appare gran che modificata; il partito separatista ha acquistato peraltro una forza che prima non possedeva e gli tornerà facile, spostando il proprio voto, decidere le sorti di una votazione: rimane però dubbio se esso avrà coscienza vera dell'utilità della parte che può rappresentare nell'interesse del paese o se piuttosto, come tutti i partiti estremi, non trascenderà ad eccessi,. nel senso delle idee che lo ispirano. Intanto, siccome la futura Camera sarà chiamata a discutere l'importante questione della Tariffa doganale autonoma, così già il partito liberale cerca su questo terreno di venire ad un accordo coi separatisti.

Quello che ad ogni modo avrebbe rappresentato il maggior danno del paese sarebbe stato il trionfo della reazione clericale, impersonata dalla Volkspartei: conviene rallegrarsi per l'Ungheria che ciò non sia avvenuto.

868

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2446. Rio de Janeiro, 7 ottobre 1901, ore 11,47.

Notificazione brasiliana in data dell'H settembre equivale formale denuncia del nostro accordo commerciale provvisorio.

Non mi consta che il Brasile intenda per ora denunciare altri accordi analoghi, aspettando risultato dei nostri negoziati per un accordo definitivo. Assumerò più precise informazioni.

869

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

-T. 2448. Rio de Janeiro, 7 ottobre 1901, ore 23,45 (per. ore 22,10 dell'8).

Le notizie d'Italia circa questioni della nostra emigrazione impressionano

opinione pubblica in questo paese, correndo voce della imminente sua sospensione. Non credo che il R. Governo prenderà una deliberazione prima di ricevere la mia relazione che giungerà verso il 20 corrente. Nel memorandum presentato al Governo di San Paolo e da me comunicato al Governo federale ho insistito sopra i seguenti quattro punti: l) Necessità d'intervento del Governo di San Paolo per regolare questione dei salari arretrati, con la riserva di stud~are d'accordo con R. legazione la migliore soluzione pratica; 2) Consenso alla istituzione di un commissariato -italiano per assistere ed avviare emigranti sbarcati e rappresentarli nelle contrattazioni; questo a titolo di reciprocità, giacché il R. Governo tollera funzionamento dei commissariati brasiliani nei porti di Genova e Napoli; 3) Sostituzione obbligatoria di un contratto scritto con forza legale al sistema attuale dei contratti verbali tra i padroni ed i lavoratori immigrati; 4) Urgenza di una legislazione che garantisca efficacemente salari. A mio avviso, è necessario insistere assolutamente su tali condizioni essenziali, salvo modificazione di dettagli. Sospensione della emigrazione sarebbe da riservarsi, come ultimo mezzo di pressione sul Governo brasiliano, nel caso in cui questo rifiutasse trattare sulle basi sopra indicate. Ieri l'altro al senato il senatore Moraes Barros fece un discorso dichiarando infondate tutte

le nostre lagnanze. Sarebbe opportuno far capire a codesto ministro del

Brasile che il R. Governo, quantunque desideroso mantenere amichevoli rela

zioni, è deciso ottenere garanzie positive e non semplici promesse, che non

sarebbero mantenute.

870

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

L.P. Parigi, 8 ottobre 1901.

Profitto della partenza in congedo d'uno dei segretari dell'Ambasciata per

rispondere un poco più diffusamente alle di Lei lettere particolari del 29 Set

tembre e del 4 Ottobre.

Appena terminate le feste del ricevimento dello Czar, Delcassé è partito

per l'Arriège dove, mi disse, aveva l'intenzione di rimanere il più tardi possi

bile. Il parlamento pare debba qui riunirsi il 22 di questo mese. La di lui

assenza non potrà dunque protrarsi a lungo. Quando egli partì, la questione

del riconoscimento del trattato del Bardo da parte del Sultano non era stata

indicata nei giornali. Venne fuori dopo e fu tosto smentita nel Temps. Le

informazioni venute da Costantinopoli fecero rivivere la notizia pochi giorni dopo e questa, senza che il pubblico sembri annettervi una speciale importanza, è stata dippoi più volte ripetuta nelle gazzette.

L'ultima volta che ho veduto Delcassé -il 23 Settembre -si parlò brevemente del conflitto franco-turco. Lo trovai nelle stesse disposizioni delle quali io avea riferito precedentemente a V.E. La Francia chiedeva il regolamento di tre affari. Il rispetto del contratto dei quais, l'esecuzione delle sentenze ottomane pronunciate in favore di Tubini e di Lorando. Due di questi affari aveano ottenuto la risoluzione che il Governo francese avea domandata.

Rimaneva il terzo, quello Lorando, di cui si aspettava ugualmente la risoluzione.

Delcassé non mi ha fatto mai cenno di altri affari che egli fosse intenzionato

di far risolvere prima della ripresa delle normali relazioni diplomatiche con

la Sublime Porta. La sua reticenza a questo riguardo avrebbe nulla d'insolito. Però la medesima non sarebbe in perfetta armonia con la dichiarazione più volte ripetutami che il conflitto con la Turchia era nato dalle precitate tre questioni, che le promesse fatte dal Sultano e poscia ritirate aveano portato l'affare sul terreno della dignità, ma che se le questioni venivano risolute in conformità delle promesse, il conflitto si trovava risoluto.

Pur troppo, in tutta questa faccenda, pare che le iniziative non siano mai partite da Parigi. L'Ambasciata francese a Costantinopoli ha creato essa stessa il conflitto e, malgrado l'interruzione ufficiale delle relazioni, è il Signor Bapst, rimasto colà in qualità di reggente gli affari correnti, che continua a condurre le cose. Mi fu detto che di là è venuta l'idea di fare lo spoglio degli affari in sospeso e di presentare alla Porta l'ingiunzione di risolverli tutti prima che si ripiglino le relazioni.

Fra questi affari sarebbesi trovata anche la domanda presentata da vari anni alla Turchia di riconoscere formalmente il trattato del Bardo? Quando ne parlai qui con il Signor Delavaud, capo del Gabinetto del Signor Delcassé, il solo con cui si possa parlare di affari politici quando il Ministro è assente, questo funzionario nè ammise, nè negò la cosa. Osservò tuttavia che dal momento che i Tunisini ricevono in Turchia il trattamento degli Algerini, non vi era interesse a chiedere un riconoscimento che i Sultani non hanno mai dato neppure per il passaggio dell'Algeria sotto la diretta Sovranità della Francia.

Fu in occasione della conversazione che ebbi il due corrente col Signor

Delavaud che lasciai intendere la mia preoccupazione che, per dare seguito

a Costantinopoli ad un affare completamente superfluo e fors'anche contrario

agli interessi che la politica tradizionale francese avea sempre avuto in vista,

si venisse a gettare di nuovo nella discussione della stampa italiana una que

stione che aveva cagionato tanto disturbo nei rapporti del mio paese con la

Francia. Naturalmente io non poteva aprire qui, neppure in quel colloquio

ufficioso, appunto la questione che io diceva non avrei voluto vedere agitata

di nuovo in Italia. Il mio linguaggio ha però con insistenza indicato la nessuna

convenienza e la assoluta inopportunità per il Signor Delcassé di lasciare pro

seguire delle pratiche a Costantinopoli per una questione superflua col pericolo

di creare una agitazione nell'opinione pubblica in Italia.

La politica tradizionale della Francia è nel senso di non riconoscere l'alta Sovranità politica del Sultano sugli Stati Barbareschi. È una politica che la

19-Documenti diplomatici -Serie III -Vol. V

Francia dovette professare per necessità quando s'impadronì di Algeri e che c'indusse a professare noi stessi nel 1864, quando la Turchia, per fare atto di Sovranità, avea spedito nelle acque di Tunisi alcuni bastimenti con poche truppe da sbarco. Nella Tripolitania la S. Porta era riuscita a stabilire la sua diretta Sovranità. Ma a Tunisi la Francia non consentiva ad un mutamento nello statu qua che per essa significava l'esistenza di un vincolo semplicemente religioso verso il Sultano e nessun ingerimento di questi nell'esercizio della Sovranità politica della Reggenza.

Ora il Governo francese chiedendo il riconoscimento del Trattato del Bardo che ha stabilito il suo protettorato in Tunisia, sembrerebbe dare alla condizione di cose creata con quel trattato, stipulato soltanto col Bey, un valore più esteso e far entrare il trattato stesso negli atti concernenti la situazione generale dell'Impero Ottomano. Mi pare che, dal punto di vista francese, la sanzione che il protettorato verrebbe ad avere per tal guisa non costituisca altro che un impedimento a futuri cambiamenti e conseguentemente che il Gabinetto di Parigi non abbia alcun interesse a promuoverla. Comunque si volesse prendere la cosa, mi pare certo che, sul terreno del diritto, il protettorato riconosciuto internazionalmente diventa più solido ma nel tempo stesso meno facile a tramutare in un diverso politico ordinamento.

Ho cercato di vedere il Signor Barrère che avrei potuto mettere sull'avviso indicandogli il disturbo che deriverebbe in Italia dalla prosecuzione a Costantinopoli di un tal affare. Ma egli pure non ritornerà a Parigi prima di parecchi altri giorni. Temo quanto V. E. che gl'indugi possano rendere tardive le conversazioni che io potrò avere a questo riguardo tanto con il Signor Delcassé quanto col Signor Barrère. Ma non vedo altro modo di poter muovere qui altri passi efficaci dopo quelli già fatti con il Signor Delavaud.

Stimo che si provvederebbe nel modo migliore al mantenimento normale delle nostre relazioni con la Francia ottenendo che questa lasci in disparte nei suoi conflitti con la Turchia tutto ciò che può riguardare la Tunisia o le regioni interne sovra le quali l'Inghilterra le ha con tanta generosità riconosciuto il diritto d'influenza. Dappoichè Ella mi invita ad esprimerle il mio avviso circa la eventuale pubblicità da darsi all'accordo relativo a Tripoli, Le dirò francamente che, se si può farne a meno, sarebbe meglio. La Francia è già stata provocata, in articoli di giornali che non ebbero seguito, a dire quali impegni essa abbia preso con l'Italia. Sovra quest'interesse una pubblicità non potrebbe essere incompleta. Bisognerebbe da parte nostra concedere che la Francia metta in pubblico la nostra dichiarazione relativa alla sua politica marocchina. Si desterebbe un vespaio ed io francamente non ne vedo la opportunità.

Se per una visione imperfetta dei suoi propri interessi, la Francia non abbandonasse, come io spero ancora, la domanda di riconoscimento del trattato del Bardo, si potrebbe lealmente avvisare Delcassé che se da ciò dovessero derivare in Italia delle inquietudini e queste dovessero tradursi in interpellanze nel Parlamento, il Governo sarà costretto a rassicurare l'opinione col lasciar intendere che relativamente alla Tripolitania gli interessi italiani hanno la garanzia che nasce dalla buona fede delle dichiarazioni sovra le quali riposano le relazioni internazionali e che perciò i medesimi sono posti fuori di pericolo. Non sarei affatto inclinato ad ammettere che una dichiarazione nostra ·Concepita in questi od altri analoghi termini, autorizzerebbe il Signor Delcassé a credersi svincolato da parte sua del segreto convenuto circa il bilaterale accordo. Questo Ministro ha un mezzo semplicissimo di impedire che per noi si produca la necessità di parlare. Egli può adoperarlo abbandonando la domanda che fosse stata fatta a Costantinopoli circa il Trattato del Bardo.

Ciò che mi induce a preferire per ora che il segreto dell'accordo sia mantenuto, è la opinione che mi formo della impossibilità per il Signor Delcassé di consentire che di esso sia resa pubblica la parte relativa alla Tripolitania tenendo occulta quella che si riferisce al Marocco. Non ho, come V.E. sa, sotto gli occhi i testi delle note scambiate. Me ne ricordo però la fattura piuttosto oscura, soprattutto sfavorevole alle eventuali pubblicazioni. Anche per questo riguardo preferirei mantenerne il segreto. Appena potrò conferire con Delcassé

.o con Barrère mi proporrei dunque 1° di accertarmi che nelle trattative con la Turchia non sarà questione nè della Tunisia nè dei territori africani abbandonati all'influenza francese dall'Inghilterra. Ove poi non giunga ad avere in proposito un accertamento sufficiente 2° di far conoscere chiaramente al Signor .Delcassé che, ove V. E. fosse interpellata, in conseguenza di siffatte trattative sue con la Turchia, nascerà molto probabilmente la necessità di fare al nostro parlamento una dichiarazione nel senso sovr'espresso e che tale dichiarazione non sarebbe da parte nostra considerata come una infrazione del segreto che i due Governi si sono intesi di mantenere sovra il reciproco accordo. Se V.E. è ·d'avviso che questo modus procedendi debba essere da me seguito, mi trasmetta,

La prego, un cenno di approvazione telegrafica.

871

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. 2459/155. Berlino, 9 ottobre 1901, ore 20.

Spedisco oggi articolo Gazzetta Francoforte 5 corrente in cui è riferito che Francia intenderebbe chiedere Turchia riconoscimento non solo trattato del Bardo ma anche quello di Zeila.

872

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, DEL VAGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 454/222. Pietroburgo, 9 ottobre 1901.

Ho l'onore di segnalare a V. E. un articolo del Novoe Vremia, il quale con qualche esagerazione certamente, e con tinte volutamente troppo allarmanti, osserva la situazione nell'Afganistan all'annunzio della morte dell'Emiro. È un allarme ed un monito allo stesso tempo, al quale non bisogna fare troppo attenzione, ma si vede l'intenzione, che riappare costantemente nella stampa,

ad ogni occasione, di mostrare alla opinione pubblica l'imbarazzo che deve sentire l'Inghilterra nella prolungata campagna nell'Africa australe.

ALLEGATO>

NOVOE VREMIA

26 settembre-9 ottobre 1901.

L'emiro Abdurakman-Kan è morto il 20 settembre (3 ottobre).

Le voci di morte dell'emiro si sono sovente sparse e sempre risvegliarono un allarme in Russia e in Inghilterra. Un tale allarme è perfettamente giustificato, poichè la morte dell'emiro può avere serie conseguenze. I cinque milioni di abitanti Afgani rappresentando un'agglomerazione di guerrieri semi indipendenti, continuamente in lotta fra loro, erano mantenuti in freno soltanto dal carattere ferreo del defunto Emiro. La compassione e il perdono, erano sentimenti [ignoti] all'animo di Abdurakman-Kan. Al menomo dubbio di tradimento tutti i sospetti erano sottoposti a tali atroci castighi, da !asciarne loro lungo ricordo. L'Emiro ha dato prove di crudeltà anche in circostanze in cui la sicurezza del trono non era punto minacciata. Quattro anni or sono, nel Kandahar scoppiava un conflitto fra i reggimenti di Ilerat e Ferrachs. Causa del conflitto furono gli odi fra gli abitanti di llerat e Ferrachs a cui andava eclusa ogni idea antidinastica. Ciò non di meno, l'Emiro ordinava che un terzo dei due reggimenti fosse mandato a Cabul e colà giunto, ad una metà faceva cavar gli occhi e l'altra faceva mitragliare.

Tuttavia, tutte queste misure feroci colle quali il defunto Emiro manteneva l'ordine nel suo Regno, non sono un pegno di tranquillità in un momento di cambiamento di Sovrano. Abdurakman-Kan ha lasciato quattro figli; il primo AbibOulla-Kan che ufficialmente venne, nel 1897 dichiarato erede del trono, si ritiene partigiano della Russia, mentre il di lui fratello Nasr-Oulla-Kan, secondo figlio del defunto, simpatizzerebbe per l'Inghilterra. Ma ambedue nacquero da una madre che non è di origine principesca. Da una principessa è nato soltanto il quarto figlio dell'Emiro, Maometto-Omer-Kan, il quale ha ora l'età di 10-11 anni. La di lui madre gode di molta simpatia e ha una grande influenza a Cabul e sarà molto probabile che tenti di spingere suo figlio al trono, malgrado la sua giovinezza.

Oltre ai figli di Abdurakman-Kan, vi sono altri pretendenti al trono e cioè: Ishak-Kan, che abita da noi a Samarkanda, e Eiob-Kan, domiciliato nell'India a Ravalpindi, vicino alla frontiera Afgana.

Tutti questi pretendenti hanno i loro protettori e cercheranno, col loro aiuto, di farsi strada al potere. Queste lotte possono produrre seri avvenimenti. La tranquillità non verrà turbata, se salirà al trono l'erede legale Abib-Oulla-Kan. Esso può calcolare che sarà riconosciuto Emiro dalla Russia e dall'Inghilterra. Se però dovrà lottare coi suoi concorrenti, difficilmente l'Inghilterra rimarrà indifferente spettatrice di tale lotta. Essa si affretterà a porre sul trono il suo protetto e per sostenere i suoi diritti, le truppe inglesi potranno varcare la frontiera afgana e occupare Cabul e Kandahar. Ciò ci obbligherebbe a prendere le nostre misure.

È pure possibile una rivoluzione nei vari punti dell'Afganistan. Se le rivoluzioni scoppiano in punti vicini alla frontiera russa o indiana, i relativi Governi si vedranno forzati di prendere le misure necessarie per garantire la quiete ai propri confini.

In questo momento dobbiamo specialmente rammaricarci di non avere un rappresentante a Cabul. Noi ignoriamo quello che colà succede. Chissà se in questo momento gli inglesi non hanno già tentato qualche intrapresa?

Una sola favorevole circostanza si presenta ed è la difficile situazione in cui si trova l'Inghilterra, in causa della guerra dell'Africa del Sud. Non potendo aumentare l'esercito nell'India, il Governo britannico è obbligato alla prudenza.

Però, la questione di occupare Cabul e Kandahar è talmente importante per l'Inghilterra, e in questo momento presentando così favorevole occasione, che riesce molto difficile prevedere cosa farà il Governo britannico dell'India, specialmente con a capo un uomo come lord Curzon.

In ogni caso noi dobbiamo tenerci pronti ad agire, e non !imitarci soltanto ad attendere quali saranno i risultati.

873

IL CONSOLE GENERALE A CALCUTTA, RAYBAUDI MASSIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. S. N. Simla, 9 ottobre 1901.

La morte dell'Emiro di Afganistan avvenuta il 3 corrente e conosciuta ieri solamente ha destato una viva emozione in queste sfere ufficiali.

La ragione ne è ovvia: colla successione del Capo Afgano si dischiude un'altra incognita, e la più grave per l'Impero Anglo-Indiano, che oramai cinquecento miglia di territorio Russo confinano coll'Afganistan settentrionale, e torbidi in quella regione potrebbero provocare un intervento estero che l'Inghilterra non può in alcun modo tollerare sia perché ne rimarrebbe moralmente scossa presso tutti gli indigeni e sia perché da Alessandro in poi l'Afganistan fu sempre considerato come la porta dell'India.

Questi governanti ci offrono un fenomeno curioso per quanto naturale: nessuna o quasi preoccupazione al riguardo dei loro trecento milioni di amministrati ed un allarme straordinario per qualsiasi mutamento od avvenimento al di là delle frontiere.

La sola presenza di una missione Tibetana a Pietroburgo aveva testè destato apprensioni e malumori: del pari la presupposta stazione navale Russa nel Golfo Persico trovasi allo stato di perenne incubo. Ma oggi le ragioni di temere sono ampie e giustificate, non per l'immediata sicurezza dell'Impero sibbene per i semi di discordia che dalla successione dinastica afgana ne possono derivare. Il Sirdar Habibullah Khan invero venne subito proclamato Emiro in tutte le moschee e la sua nomina fu riconosciuta dall'esercito e dai fratelli Nasrullah Khan e Mohamed Umar: senonché quest'ultimo di anni quindici è il solo figlio di sangue reale da ambo i lati, per essere la madre nipote del celebre Capo Afgano Dost Mohamed Khan, e questa donna durante la vita del defunto Emiro non ebbe altro scopo in mira che di far riconoscere o designare successore il proprio figlio. Non riesci ma non è detto che il sogno sia abbandonato: qui sta il pericolo. Se torbidi venissero a scoppiare è probabile che il Governo Anglo-Indiano interverrà i,pso facto non fosse che per prevenire altri interventi.

A questo riguardo mi sia lecita qualche considerazione personale.

Un conflitto in Asia tra la Russia e l'Inghilterra sarà un giorno fatalmente inevitabile, ma anni e parecchi potranno trascorrere prima che si avveri: indipendentemente dalle disposizioni pacifiche addimostrate in cento modi dallo Czar regnante sta il fatto che le conquiste Russe in Asia, per quanto maravigliose, non sono tuttavia consolidate, come sta il fatto pure che la base attuale di azione della Russia è troppo lontana per essere efficace.

Un attacco contro l'India non può iniziarsi che da Cabul: di qui l'importanza estrema assoluta di impedire l'insediamento della Russia nell'Afganistan e di qui la trepidazione che un mutamento di regnante o conflitti di parte ne possano far sorgere il pretesto.

Militarmente gli Inglesi si dichiarano pronti ed in grado, in poche ore, di occupare tutti i valichi della frontiera Nord-Ovest.

Non ne dubito per quanto non mi fu dato ancora di constatarlo de visu: certo dall'esame delle carte topografiche, dalle fortificazioni nei punti più minacciati collegate tutte coll'interno da reti ferroviarie, dai numerosi corpi di truppa stazionati ai punti estremi della penisola, e dal sistema insomma di difesa adottato, il quale include una rapidissima mobilitazione ed altrettanto rapido concentramento, l'India appare sicura dato che coll'attacco di fronti non coincida un sollevamento interno: del che però, a torto od a ragione, non si hanno timori.

Attacchi di fianco non sono da supporre: all'ovest la Persia è tuttavia Stato indipendente e non esistono ivi mezzi rapidi di comunicazione mentre a levante della penisola sta il Tibet, il cui altipiano lungi da ogni base e situato ad una altezza media di cinque mila metri sul livello del mare, non si presta ad una occupazione militare e tanto meno ad un concentramento.

In conclusione, lo ripeto, non è la sicurezza immediata dell'Impero la quale preoccupa il Governo, sibbene possibili eventualità e soprattutto modificazioni nello statu quo dell'Afganistan.

874

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A BERNA, SILVESTRELLI

T. 2326. Roma, 10 ottobre 1901, ore 12,10.

Mi riferisco rapporto 21 maggio 246 (1).

R. ministro Lima telegrafa che quel Governo avendo ritardato preparazione allegati relativi vertenza interpretazione art. 18 trattato amicizia e commercio chiede nuovo termine tre mesi per presentarli arbitro.

Termine 20 novembre sarebbe così prorogato 20 febbraio, Governo del re non ha difficoltà aderire domanda, ma prima di rispondere desidera che presidente confederazione ed arbitro da lui designato ne siano informati e se ne dichiarino ·intesi. Prego S. V. delle opportune comunicazioni e di una sollecita risposta.

875

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A SAN PAOLO, MONACO

T. 2328. Roma, 10 ottobre 1901, ore 12,45.

Rotellini direttore codesto giornale Fanfulla telegrafami che notizie propagate da giornali circa richiamo Cariati e sospensione emigrazione fanno costì viva impressione e invoca una mia parola che stabilisca la verità onde provocare una reazione in senso favorevole concordia itala-brasiliana. Non parendomi prudente rispondere direttamente codesto signore, prego V. S. di fargli,

se lo crede opportuno, quelle comunicazioni che, allo stato attuale delle cose, le sembrino convenienti.

. 504

(l) Non pubblicato.

876

IL CONSOLE A ZARA, MILAZZO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1126/120. Zara, 10 ottobre 1901.

Mentre poteva qui dirsi cessata l'agitazione per la nota questione di San

Girolamo, ecco che un nuovo incidente avvenuto sabato sera in Zara ha riac

ceso altra volta il fermento fra i due partiti locali, croato ed autonomo-italiano,

provocando severe misure da parte dell'autorità.

L'incidente in parola, secondo mi si assicura, sarebbe stato causato dal

passaggio di alcuni studenti croati provenienti da Spalato, i quali avrebbero

cantato ostentatamente a bordo del piroscafo ove trovavansi, delle canzoni

croate in segno di provocazione, cui avrebbe risposto fischiando la popola

zione che era sulla riva, dando luogo di poi a dispute fra giovani croati ed

autonomi zaratini, dei quali alcuni vennero tratti in arresto.

Nel parteciparLe quanto precede, mi è grato aggiungere che anche questa volta, come sempre del resto, i regnicoli qui residenti non hanno preso alcuna parte a tali dimostrazioni.

877

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2465. Thérapia, 11 ottobre 1901, ore 11.

Ministro esteri mi comunica essere stato emanato iradé imperiale che autorizza costruzione orfanotrofio Schiaparelli a Tripoli, alle note condizioni; ne informo telegraficamente quel R. console.

878

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2468. Thérapia, 11 ottobre 1901, ore 16,05 (per. ore 17,55).

Sublime Porta, in nome del sultano, ha fatto appello amichevoli uffici Russia per indurre Governo francese a ridurre sue pretese reclamo Lorando. Quest'ambasciata di Russia avrebbe appoggiato desiderio sultano.

879

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI

T. 2330. Roma, 11 ottobre 1901.

Non prenderò naturalmente alcuna decisione se non d'accordo con V. S.; non so donde possa essere sorta voce pervenuta a Rio Janeiro di decisione già presa proibire emigrazione.

Approvo le quattro domande delle quali V. S. reclama esaudimento dal Governo brasiliano. In pochi giorni spero arriverà Roma ministro del Brasile e non mancherò di conferire con lui nel senso indicatomi da V. S. (1).

880

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 841/278. Therapia, 11 ottobre 1901.

Il litigio fra la Francia e la Turchia verte tuttora sull'affare Lorando. Il 5 corrente questa Ambasciata di Francia ha fatto sapere alla Sublime Porta: che manteneva integralmente la primitiva sua domanda nella cifra di

344.488 lire turche, circa 7.923.224 franchi; che di questa somma chiedeva il pagamento immediato nelle mani del suo Governo; che, eseguito il versamento, la Francia avrebbe lasciato alla Turchia un determinato periodo di tempo per stabilire l'ammontare degli acconti dati agli eredi Lorando dall'ottobre 1897 in poi, da scontare sul capitale, e che, fissato quest'ammontare, la Francia ne avrebbe effettuato la restituzione al Tesoro Ottomano, incaricandosi essa del pagamento del saldo ai Lorando. La comunicazione francese conchiudeva nei termini seguenti: « le dilazioni da lunghi anni opposte dalla Sublime Porta ogni qualvolta l'Ambasciata della Repubblica ha reclamato il pagamento del credito Lorando giustificano pienamente la procedura che il Governo francese ha risoluto ora di adottare •.

La Sublime Porta non ha risposto ancora a questa comunicazione. Ha stimato utile bensì di fare appello agli amichevoli uffici del Governo russo perché induca la Francia a ridurre le sue pretese. Il Ministro degli Affari Esteri si è recato presso l'Ambasciatore di Russia a rivolgergliene la domanda in n.ome del Sultano, accompagnato dal Ministro delle Finanze e da Jzzet Bey, Secondo Segretario del Palazzo, onde poter fornire all'uopo al Signor Zinoview i maggiori schiarimenti sull'origine del reclamo e sugli argomenti fatti valere dal Governo ottomano per limitarne l'ammontare a 184.000 lire turche all'incirca.

Giusta quanto mi è stato riferito, l'Ambasciatore di Russia ha appoggiato presso il suo Governo la domanda del Sultano.

Parlando meco della lentezza dei negoziati, il Signor Bapst, Consigliere dell'Ambasciata di Francia, mi diceva pochi giorni or sono: • Qui non possiamo ormai far nulla; spetta al mio Governo di decidere e di far muovere la squadra ».

Non si può negare invero, per parte della Francia, una certa longanimità, la quale farebbe supporre che qualche parola moderatrice sia giunta a Parigi. Il mio Collega di Germania ritiene anzi probabile che il Conte Lamsdorff abbia consigliato al Signor Delcassé di limitarsi a regolare i reclami che motivarono la rottura delle relazioni, senza esigere compensi supplementari d'altra natura. E ammesso pure che il consiglio sia stato dato, vorrà la Francia seguirlo? Non oserei pronunciarmi. Certo è che la difficoltà per la Turchia di trovare chi le anticipi una somma di così grande importanza viene ad aggravare una situazione già per sé complicata, per modo che ogni previsione sull'esito del conflitto riesce oggi impossibile.

Confermando il telegramma che sullo stesso argomento ho avuto l'onore d'indirizzare all'E. V. il 6 conente e quello di oggi (1), ...

(l) Cfr. n. 869.

881

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. CONFIDENZIALE 2475/156. Berlino, 12 ottobre 1901, ore 2.

Riferendomi dispaccio di V. E. 423 (2) trascrivo qui appresso testo nota riservata ricevuta in questo momento: • D'après les termes de l'article 24 de la convention pour le règlement pacifique conflits internationaux, la Cour permanente ne saurait etre saisie d'une affaire d'arbitrage sans que les parties en litige se soyent préalablement mises d'accord de recourir à la cour permanente. Le conseil administratif, selon notre avis, est absolument incompétent de faire des démarches dans ce sens •.

882

IL DIRETTORE DELL'UFFICIO COLONIALE, AGNESA, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI, A MONSUMMANO

T. 2345. Roma, 12 ottobre 1901, ore 16,45.

Un telegramma odierno da Gibuti reca che sultano Raheita rifiuta il protettorato Italia e che le autorità di Assab avvertirono Governo Gibuti imminente apertura ostilità contro ribelli Danakil. Informo subito V. E. perché ci

riferisca telegraficamente su quanto sia a sua conoscenza circa atteggiamento sultano, onde smentisca notizia. Ricordo ad ogni buon fine, recente decreto governatore Gibuti sopprime assegno sultano Raheita.

(l) -Cfr. nn. 862 e 878. (2) -Non pubblicato.
883

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1028/466. Londra, 12 ottobre 1901.

L'incidente di Koweit, dove il Governo britannico si oppose, con una quasi

dimostrazione navale, all'invio delle truppe turche che il Sultano aveva tentato mandarvi sotto colore di ristabilire la pace fra quelle tribù rivali, si è terminato senza alcuna delle complicazioni che se ne erano temute. In presenza della ferma attitudine del Governo inglese, la Sublime Porta ha evidentemente indietreggiato di fronte al pericolo di un tale conflitto, nel momento in ispecie nel quale essa già si trova impegnata in una rottura dei rapporti diplomatici colla Repubblica francese. Anche senza di questo, era del resto inevitabile quanto avvenne, non avendo mai il Governo inglese fatto mistero del suo proposito di mantenere i diritti da esso successivamente acquisiti durante oltre mezzo secolo sui sultanati più o meno indipendenti della costa occidentale del Golfo Persico. La loro salvaguardia è divenuta tanto più preziosa in questi ultimi tempi, dacché l'influenza russa cotanto estesasi in Persia, mira apertamente ad affermarsi con ferrovie e linee di navigazione sulla sponda opposta di quel mare. A quanto mi disse il Marchese di Lansdowne, e come spesso avviene coi Turchi, non vi sarebbe stato un accordo ponente fine formalmente al recente incidente, ma piuttosto una specie di tacita intesa, nel senso che la S. Porta si asterrà dall'inviare truppe a Koweit e il Governo inglese dal canto suo, non vi proclamerà per ora alcuna forma di protettorato. Credo che qui si preferisca codesta soluzione sospensiva, non solo in vista di non stuzzicare senza necessità le suscettibilità russe riguardo al Golfo Persico, ma forsanco in considerazione della convenienza di non aggravare le difficoltà che già incontra il progetto tedesco per la costruzione della ferrovia di Bagdad. Quella ferrovia dovrebbe metter capo sul mare appunto a Koweit e qui ben si sa che non può piacere a Berlino di vedere dichiarata come porto inglese quella pista di linea di una costruzione che si vorrebbe essenzialmente tedesca.

Giacché alludo a quell'impresa, ciò mi offre occasione di aggiungere che,

per quanto se ne auguri l'attuazione, le sue sorti sono qui ora considerate come assai compromesse dalla attuale situazione del mercato finanziario di Berlino e dalla tensione che per diversi motivi regna eziandio, più o meno, su tutte le altre piazze. Non si ha, come elemento favorevole di previsione, che la genevica fiducia inspirata dall'idea che l'Imperatore di Germania sarebbe sempre deciso a fare quanto sta in lui per la riuscita di quel suo pro~tto,

malgrado ogni difficoltà.

884

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1029/467. Londra, 12 ottobre 1901.

La notizia sopraggiunta in questi giorni della morte dell'Emiro Abdura

man ha procurato al Governo inglese un momento di seria apprensione. In

presenza del pericolo di nuovi conflitti nell'Afganistan quali sogliono accom

pagnare le successioni al trono, in quegli Stati asiatici, conflitti che, rendendo

inevitabile un qualche intervento del Governo delle Indie, avrebbero quasi

certamente provocato una contro-azione della Russia di cui si sa ch'essa tiene

oltre 40 mila uomini lungo la frontiera verso Herat, tutto ciò, unito al solito

violento linguaggio della stampa di Pietroburgo e di Mosca, apriva al pub

blico inglese la non lieta prospettiva di una nuova serie di pericolosi incidenti,

analoghi a quelli di quindici anni or sono, ma aggravati ora dalla coincidenza

della funesta guerra che tiene impegnata l'Inghilterra nell'Africa del Sud.

Codesti timori si trovarono però tosto calmati dalle notizie che indicavano essersi la successione del nuovo Emiro verificata -almeno come appare sinora -, senza difficoltà, grazie alle precauzioni adoperate da Abduraman per assicurarla a favore del figlio.

Mi risulta che di questo affare fu tenuto esplicito discorso da Lord Lansdowne all'Ambasciatore di Russia. Questi mi disse avere il Ministro degli Affari Esteri preso l'iniziativa di dichiarargli essere ferma intenzione del Governo britannico di evitare qualsiasi atto tendente a creare novità nell'Afganistan, e di fare anzi tutto il possibile per mantenervi lo stato di cose che da parecchi anni ha riuscito ad assicurare in quella parte dell'Asia una relativa tranquillità. Di codeste dichiarazioni, fattegli spontaneamente da Lord Lansdowne, il signor de Staal si mostrava assai soddisfatto ed egli aggiunse che anche il suo Governo le aveva accolte con particolare compiacimento.

885

IL CONSOLE GENERALE AD ADEN, SOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2482. Aden, 13 ottobre 1901, ore 8,40.

El Kuakibi tornato recandomi lettera molto amichevole del Sultano Osman e seguente importante messaggio, dietro doglianze presentate da alcune grandi tribù somali ad Osman, questi esortò Mad Mullah desistere molestarle, saccheggiarle e chiamò il ribelle in Migiurtina. Mullah si trova ora a cinque giorni da Guardafui ritenuto colà da gente del sultano con garbo e pretesti. Osman dichiara che, ove non si perda tempo, cattura o uccisione in combattimento del ribelle non gli riuscirà impossibile. Ma non accetterà mai consegna Mullah se non all'Italia, per essere esiliato, se vivente, secondo disposizioni di V. E.

Riuscendo nella non facile impresa, Osman domanda ingente, cospicuo compenso finanziario dall'Inghilterra, col solo intervento e decisione di V. E. Sultano e El Kuakibi mi hanno pregato di studiare la cosa e, giudicandola degna di sottoporla all'alto apprezzamento di V. E. Osman mi prega inviargli sollecita risposta, con opportune istruzioni e rimandargli senza fallo El Kuakibi per consiglio e direzione, in caso di esecuzione progetto.

886

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2483. Monsummano, 14 ottobre 1901, ore 12.

Da Massaua mi si avverte che sambuco • Assa • fu liberato e furono restituiti i fucili; cessa dunque opportunità invio nave da guerra.

887

IL MINISTRO A TANGERI, MALMUSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 780/183. Tangeri, 14 ottobre 1901.

Da tutte insieme le notizie che vo' ottenendo sia a Marocco, da officiosi e

per solito ben informati corrispondenti, sia a Tangeri nei locali ritrovi e circoli diplomatici, sembrerebbe, che, il momentaneo favore col quale venne accolto il Mehdi El Menebbehi, (quando, non si sa bene il perché, egli era caduto in sospetto e in disgrazia del Sultano, e perciò minacciato di destituzione e peggio, al suo ritorno da Londra e Berlino), sia stato l'effetto, più che di una sincera e volontaria manifestazione della sovrana benevolenza, di avveduta ed opportuna tattica verso il Rappresentante di S. M. B., al quale, (e questo so dallo stesso Sir Arthur Nicolson), premeva, e lo fece sentire alla Corte, che l'Uomo poc'anzi presentatosi a S. M. il Re Edoardo, in veste di Ambasciatore, non fosse d'un tratto, e pubblicamente, punito e sconfessato.

Si adducono le note gelosie e gli intrighi di Palazzo, e si afferma che riescissero a pronunciarsi e ad influire nell'animo di Mulei Aziz, non appena il Menebbehi, assai male inspirato, ebbe a proporsi per la detta Ambasciata in Europa. Il pericolo, sarebbe incominciato per lui, fin dal momento della sua partenza, e tosto che, per suo suggerimento, il Governo passò a mani di Sid Feddul El Garrit suo rivale.

Né gli valse, pare, di affrettare, come fece, il suo regresso alla Corte, né di arditamente presentarsi, di nottetempo e giunto appena, a S. M. l'Imperatore, per riguadagnarne la perduta fiducia. Il giovane Sultano Mulei Aziz che lo ha avuto per compagno d'infanzia, e per intimo consigliere sin dal giorno della sua assunzione al Trono, dissimulò, bensì il proprio risentimento; ma trascorsi pochi mesi gli venne scemando autorità.

Questo si va ormai dicendo dappertutto in paese, e questo pur sarebbe ,dimostrato dal fatto che l'uno dopo l'altro gli aderenti del Menebbehi furono testè allontanati dal Maczen, ed i suoi avversari da lui stati esiliati o tradotti in prigione, restituiti a libertà. E da ciò, che proprio in questi ultimi giorni, la suprema dignità di Gran Vizir fu dal Sultano conferita al Feddul Garrit; e il Menebbehi, quale semplice Ministro della Guerra, gli è adesso inferiore di grado e subordinato.

Tutto ciò che avviene è del resto un mutamento del quale noi non possiamo se non rallegrarci; perché l'azione politica del Menebbehi, lungi dal corrispon,dere alla generale aspettazione, riuscì dannosa all'interno; e all'estero per più rispetti, e massime in riguardo all'Italia, non fu scevra di qualche scorrettezza. Nulla di più arbitrario né di più violento della sua amministrazione sieno pur esagerate le voci corse sulle vendette che il Menebbehi avrebbe esercitate contro i suoi oppositori, e sieno altresì esagerate, od infondate, le attribuitegli malversazioni. Nulla di più dannoso di non aver egli saputo impedire che l'inesperto suo Sovrano, si circondasse di avventurieri d'ogni nazionalità e d'istrioni che secondandone le puerili tendenze lo indussero a stranezze le quali gli hanno alienato il rispetto dei più devoti suoi sudditi Musulmani. Nulla di meno abile, infine, secondo la generalità della pubblica opinione, del carattere per esso dato ai rapporti internazionali dell'Impero, mostrando di non far calcolo se non nella diplomazia e nell'aiuto inglese, e di reputare poco meno che inutile la cooperazione degli Stati Mediterranei al pari interessati dell'Inghil

terra alla territoriale integrità di Marocco.

Da questo esclusivismo è derivato che la Gran Bretagna e la Francia

stanno presentemente fronte a fronte e nella pericolosa situazione che al sor

gere d'ogni menoma difficoltà, potrebbero l'una e l'altra Potenza essere trasci

nate a diretto conflitto.

Il Gran Vizir Sid Feddul El Garrit, uomo di singolare acume e conoscitore della parte che ciascuna Nazione rappresenta nel concerto Europeo, torna in buon punto al potere, (egli fu, come è noto, tra i migliori consiglieri e Ministri del defunto Mulei Hassan), per rimediare agli errori commessi dal predecessore. E durando, come è sperabile al Governo, pur saprà ricondurre il Marocco a quella cordialità di relazioni onde l'Italia ebbe, sin qui e salvo brevi interruzioni, a lodarsi.

888

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, POLACCO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 844/251. Sofia, 14 ottobre 1901.

Ritornando da Parigi dopo avervi concluso l'accordo per il prestito di 120 milioni, il Ministro degli affari esteri, Signor Daneff, si fermò a Vienna per visitare il conte Goluchowsky, quindi a Belgrado, ove fu accolto con marcata cortesia da Re Alessandro e da quei Ministri, ed al suo arrivo a Sofia egli si è espresso con compiacimento intorno ai vantaggi, d'ordine finanziario· e politico, che nel corso del suo viaggio egli aveva assicurati alla Bulgaria.

Da ciò si è potuto argomentare che il Signor Daneff fosse particolarmente soddisfatto del suo soggiorno a Belgrado, di cui avrebbe approfittato per consolidare l'avvicinamento intervenuto da qualche tempo, auspice la Russia, fra la Serbia e la Bulgaria, riavvicinamento al quale parteciperebbe anche il Montenegro.

Non è dubbio che da parecchi lati si lavora indefessamente al medesimo scopo, il Signor Gjaja, Agente Serbo a Sofia, si adopera a tutt'uomo per giungere ad una seria intesa con questo paese; l'Agente russo, Signor Bakméteff, panslavista ardente, è caldo fautore dello stesso disegno; ed in questi giorni, appunto, ci furono qui vive dimostrazioni di simpatia verso la Serbia, nell'occasione di una gita a Sofia di professori ed istitutori serbi venuti a restituire una visita fatta a Belgrado dagli insegnanti bulgari, nella scorsa primavera; furono suonati, fra le acclamazioni popolari, gli inni bulgaro, serbo e russo, e la stampa locale contrapponendo questa visita a quella degli studenti rumeni ad Atene, ha fatto voti per una unione serbo-bulgara in risposta. all'intesa greco-rumena.

È chiaro, d'altronde, che la Russia avrebbe ogni interesse a tener uniti insieme gli Stati balcanici sui quali esercita una influenza preponderante, così per prevenire fra di essi gare e conflitti sempre temibili e dannosi per lo svolgimento della sua azione in oriente, come per stringerli in un solo· fascio di cui servirsi pei fini della sua politica.

Però è dubbio assai che tali sforzi della Russia conseguano lo scopo; anzi, l'opinione più attendibile è che essa non sia riuscita e non sarà per riuscire nella difficile impresa.

Io sono giunto troppo di fresco, in questo paese per esprimere in proposito un avviso personale, se non fosse avvalorato da numerosi indizi e dalla opinione concorde delle persone più autorizzate.

Una intesa fra Serbia e Bulgaria non può avere durata o serietà fintantoché il Regno ed il Principato saranno divisi dalla questione macedone. Nella gara delle competizioni sorte in Macedonia la Bulgaria ha oggi il sopravvento e ciò per ragioni evidenti quando si ponga mente al noto fatto che in Oriente religione e nazionalità si identificano e si confondono. I Serbi della Turchia non avendo una Chiesa nazionale riconosciuta, fanno capo al patriarcato Greco di Costantinopoli, i macedoni bulgari fanno pure capo a Costantinopoli, all'esarcato bulgaro.

Ora il patriarcato favorisce soprattutto l'ellenismo, mentre l'esarcato riunisce sotto di sé, quasi a nazione tutti i bulgari dimoranti nell'impero ottomano. I vantaggi che la Bulgaria trae da questo stato di cose per la sua propaganda in Macedonia sono manifesti, e spiegano pienamente che essa si sia sempre rifiutata a rinunziare, in favore della Serbia ad una parte delle sue pretese. Nel 1897 si è parlato di una delimitazione delle sfere d'influenza rispettive in Macedonia e se ne è parlato anche di poi, ma invano e fortunatamente, poiché avrebbero potuto derivarne gravi complicazioni. Oggi poi è men che mai probabile che la Bulgaria ceda, di fronte alla crescente agitazione macedone di cui ho l'onore di render conto in separato rapporto.

889

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, DEL VAGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2501. Pietroburgo, 15 ottobre 1901, ore 5,27.

Rispondo dispaccio V.E. in data 30 settembre n. 142 (1). Governo impe

riale si dichiara sempre fedele ai principi che hanno servito di base alle decisioni della conferenza internazionale dell'Aja e non saprebbe quindi vedere che colla più viva simpatia ogni tentativo di pacificazione generale. Quan

to alla petizione indirizzata alla corte permanente dell'Aja dai rappresentanti della repubblica Sud Africa e dello stato libero d'Grange, il ministero degli affari esteri dice che sta studiando le questioni che si rannodano a questa pratica dal punto di vista delle stipulazioni concrete della convenzione del 1899, e non potere inviare al ministro di Russia all'Aja formali jstruzioni che quando gli studi saranno compiuti.

890

IL MINISTRO A TANGERI, MALMUSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. 2505. Tangeri, 16 ottobre 1901, ore 8,05.

Riassumo risposta di questo Governo alla mia nota concernente conflitto spagnolo. S.M.!. riconoscente amichevoli consigli accerta aver dato ogni possibile soddisfazione e spera che la Spagna se ne dichiari contenta, altrimenti invoca a sua volta, imparziale giudizio grandi potenze. Da parte sua, il ministro di Spagna approfitterebbe dell'ottenuta mediazione per subordinare accettazione delle, per quanto ampie, riparazioni accordate, ad un regolamento di tutto assieme alle antiche vertenze; cosicché generalità colleghi ·opinano doverglisi nettamente significare che noi consideriamo ormai cessata la nostra ingerenza e di questa rendere altresì in qualche maniera consapevole il Governo marocchino. Segue rapporto.

891

IL MINISTRO A LIMA, PIRRONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2506. Lima, 16 ottobre 1901.

Questo ministro affari esteri avrebbe voluto indurmi sollecitare risposta al telegramma 5 corrente, relativo arbitrato per interpretazione articolo 13 trattato di commercio. Avendolo pregato dispensarmene perché R. Governo deve avere suoi motivi per ritardare risposta, dissemi telegraferebbe ministro del Perù Parigi per trattare affare col R. ambasciatore Parigi.

(l) Non pubblicato.

892

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, BERTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 778/232. Madrid, 16 ottobre 1901.

Oggi ebbe luogo la riapertura delle Cortes. Malgrado gravi disordini fossero avvenuti alla vigilia in Siviglia, ad Oviedo e a Gijon, in seguito a scioperi nella prima città ed a processioni e relative dimostrazioni anticlericali nelle due ultime, la seduta trascorse calma pressoché nella indifferenza in entrambi i rami del Parlamento. Alla Camera dei Deputati interpellò il Signor Romero Robledo sui fatti occorsi e sui provvedimenti da parte del Governo e domani avverrà la discussione, interessante se si svolgerà attorno alla quistione sociale in !spagna ed in Andalusia in particolare. Nel Senato venne in discorso la questione degli ordini religiosi con una interrogazione del Conte de las Almenas: • Se la eccezione contemplata all'articolo 2 della legge sulle Associazioni include tutti gli ordini religiosi canonicamente approvati che risiedono in !spagna oppure no •. Il Presidente del Consiglio, Signor Sagasta, rispose che in virtù del Concordato possono stabilirsi in !spagna tre ordini religiosi, cioè: gli ordini di San Vincenzo di Paola e di San Filippo Neri ed un altro che non è determinato, quindi tutti gli ordini mentovati nel Concordato vanno soggetti alla legge comune. Se dubbio si presenterà allora sarà il caso di entrare in negoziati con la Santa Sede. Il Signor Sagasta aggiungeva però riconoscere doversi porre in armonia il Concordato con la legge sulle associazioni. Il Marchese di P i dal, fratello dell'Ambasciatore presso la Santa Sede, interloquì poscia affermando, contrariamente al Presidente del Consiglio, che non era esclusa la possibilità che vi fossero altri ordini religiosi autorizzati, oltre quelli specificati nel Concordato. Cita in suo appoggio il Signor Moret stesso, che in suo discorso dell'l! Luglio scorso riconosceva la necessità di ricorrere a Roma per regolare le relazioni giuridiche con gli ordini religiosi. Il Marchese Pidal terminò dicendo che dai documenti relativi alla materia apparrebbe evidente l'errore ed annunciando una interpellanza per la presentazione dei documenti stessi. Replicò il Signor Sagasta confermando il suo punto di vista. • Se poi il Signor·

Marchese di Pidal intende dire che tutte le comunità religiose debbono essere comprese nel Concordato, ciò sarà un giorno argomento di discussione •.

893

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE AD ADEN, SOLA

T. u. 2372. Roma, 17 ottobre 1901, ore 13.

Argomento suo telegramma 13 corrente (l) molto delicato. Governo del re non può, senza venir meno suoi doveri e suo decoro trattare con Inghilterra

per ottenere compenso ad un sultano nostro protetto per una operazione da' compiersi in territorio sottoposto alla nostra alta sovranità. È solamente Governo italiano che può e deve trattare direttamente con Osman Mahmud, tanto più che cattura Mad Mullah interessa non solo Inghilterra, ma anche Italia.

Osman Mahmud ci darà prima gran prova sincerità sue intenzioni e sua fede, procurando direttamente esclusivamente al R. governo cattura dello Sceik, di che noi terremo certo gran conto, come terremo gran conto se Osman vi si rifiuta. È questo appunto momento di mostrarsi coi fatti che convenzione testé firmata è da lui osservata.

Ad operazione compiuta, nostro compenso sarebbe dato o in forma aumento assegno o equa elargizione per una sola volta, certo, non nelle proporzioni cui Osman ora accenna. Se Mad Mullah verrà a noi consegnato, sarà confinato, mentre cadendo in altre mani, non salverebbe la vita. Con istruzioni formulate in base presente telegramma, prego far subito partire per Somalia El Kuakibi, dichiarando a quest'ultimo che R. Governo attende in questa occasione di aver anche da lui la prova della efficacia dei suoi servigi ciò che sarà il più valido argomento per persuadermi della opportunità di lei proposta a riguardo, di lui.

(l) Cfr. n. 885.

894

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI

T. 2377. Roma, 17 ottobre 1901, ore 22,15..

Ho conferito lungamente con ministro Brasile. Gli ho detto che Governo· italiano considera interessi due paesi come solidali e desidera quindi vivamente procedere d'accordo con Governo brasiliano, che saremo dolentissimi se ci vedremo costretti sospendere emigrazione San Paolo, ma che se V. S. non· riesce concordare con Governo brasiliano modo risolvere le presenti difficoltà sulla base dei quattro punti che V.S. mi ha telegrafati (l) e da me approvati (2), saremo pure forzati adottare simile gravissimo provvedimento. Mi dolsi pure denuncia accordo commerciale fatta specialmente all'Italia e non ad altre nazioni; che R. Governo non si rifiutava intraprendere trattative per un accordo più completo, ma che per fare simili negoziati non mi pareva necessario addivenire denuncia accordo esistente che certo non avrebbe giovato· predisporre favorevolmente pubblica opinione italiana. Conchiusi dicendogli che speravo suo Governo avrebbe consentito sospendere per ora questa denuncia, alla quale in questa speranza non avevo data finora nessuna pubblicità. Ministro Brasile si mostrò assai persuaso e mi disse avrebbe subito telegrafato· scritto suo Governo in tale senso. Ora prego V.S. tenermi informato se Governo brasiliano, malgrado ciò, persiste denuncia, onde io possa far comunicazione pubblica per avvertire tempo utile interessati, ma prego in questo caso·

515·

far comprendere Governo brasiliano mio vivissimo dispiacere e mia persuasione che ciò renderà più difficile e lunga anziché più facile e rapida conclusione nuovo accordo completo che vivamente R. Governo desidera nel comune interesse dei due paesi.

(l) -Cfr. 11. 869. (2) -Cfr. 11. 879.
895

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PECHINO, ROMANO AVEZZANA

'T. 2378/102. Roma, 17 ottobre 1901, ore 22,45.

Rispondo ai nn. 106 e 109 (1).

Giusta gli accordi presi spetta alle commissioni nominate dalle singole legazioni il determinare sotto la propria responsabilità le singole indennità da assegnarsi a privati. Per le indennità Bricco e D'Albertis, come per tutte le altre mi rimetto quindi alla decisione della commissione italiana, la quale è meglio in grado di applicare esattamente i criterii comuni concordati tra le legazioni. Desidero sapere a qual punto trovansi i lavori della nostra commis,sione e ricevere, poi, al più presto un particolareggiato rapporto in proposito.

896

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PECHINO, ROMANO AVEZZANA

T. 2379/103. Roma, 17 ottobre 1901, ore 23.

Rispondo ai nn. 107 e 110 (1).

Il R. Governo non può vedere che con favore la creazione di una banca italiana in Shanghai, astenendosi, beninteso, da ogni atto che implichi nostra responsabilità. Ritengo pure che, quando la banca apparisca seriamente costituita il mio collega del tesoro non avrà difficoltà ad affidarle il servizio bancario per la nostra indennità, ma è impossibile che egli prenda ora alcun impegno. Per quanto poi concerne la nomina del delegato italiano nella commissione di banchieri giusta il paragrafo B art. 6 del protocollo finale, desidererei sapere con quale criterio la scelta della persona è stata fatta dalla Germania e dalla Russia e quale sarà precisamente il compito e la posizione del delegato anche dal punto di vista finanziario.

(l) Non pubblicati.

897

IL REGGENTE LA RAPPRESENTANZA DIPLOMATICA PRESSO IL NEGUS, COLLI DI FELIZZANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2621/46. Addis Alem, 17 ottobre 1901 (1)..

Ministro di Russia ha ufficialmente comunicato a Menelik prossima partenza da Pietroburgo dell'ambasciata straordinaria Etiopia.

898

IL CONSOLE GENERALE AD ADEN, SOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2516. Aden, 18 ottobre 1901, ore 14,50.

Giudico indispensabile, date istruzioni restrittive V.E., recarmi in persona, con El Kuakibi presso il sultano onde dirigere operazioni. Dovendo arrivare· oggi R. nave • Governolo • a Aden, prego V.E. fargli dare ordini mettersi immediatamente mia disposizione per compiere missione; partirei subito lasciando reggenza provvisoria a Howarth che ignora importante affare ed occorre· continui ignorarlo. Dopo toccato Zeila per consegna talleri Menelik, proseguirei subito per nostra destinazione. Tutte le mie forze saranno consumate per trionfo delle gravi difficoltà delle nostre ardue imprese e non dispero. Presenza nave da guerra indispensabile in detta missione per molteplici ragioni e soprattutto nell'ipotesi fortunata, poiché occorrerà, in quel caso, imbarcare immediatamente ribelle; sua permanenza, anche breve, a terra, come prigioniero, potendo essere molto pericolosa. Porterò meco tre mila rupie per eventualità esito felice, occorrendo anzitutto, non trascurare capi somali per esperienza acquistata.

Post scriptum: • Governolo • è già segnalato.

899

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A LIMA, PIRRONE

T. 2389. Roma, 18 ottobre 1901, ore 22,18.

Sentito arbitro acconsento proroga al 20 febbraio.

(l) Il tel. venne inviato tramite il consolato generale ad Aden il 4 novembre.

900

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

T. 2402. Roma, 20 ottobre 1901, ore 15,45.

Arrivo squadra italiana Besika fissato definitivamente per 18 novembre.

V.E. ne farà comunicazione sultano quando lo crederà opportuno. Conflitto franco-turco mi sembra aver perduto almeno per ora carattere di acutezza che prima poteva far ritardare la visita.

901

L'INCARICATO D'AFFARI A PECHINO, ROMANO AVEZZANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2525/111. Pechino, 20 ottobre 1901.

Rispondo telegramma di V.E. n. 103 (1). Germania, Russia e Svezia Norvegia nominarono finora rispettivamente a loro delegati rappresentanti delle banche • Deutsche Asiatische • • Russa-Cinese • • dell'Indo Cina e Hong Kong •, tutte con sede a Shanghai. Circa il funzionamento della commissione ed il compito dei delegati nulla venne qui definito poiché ciò non è stato neppure oggetto di accordo fra i Governi. Sarà verosimilmente lasciato alla commissione stessa il determinarlo, tanto più che ormai essa devesi riunire a Shanghai pel primo gennaio prossimo.

Data la composizione della commissione e l'appoggio dei Governi alle rispettive banche è probabile che ciascuna di esse farà separatamente il servizio di cassa e tesoreria delle rispettive indennità.

902

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1469/742. Vienna, 20 ottobre 1901.

Le elezioni per la Dieta di Boemia cominciate il giorno 8 corrente con i comizi nei comuni rurali ebbero termine il 17 corrente con quelli dei grandi proprietari e con la decisione dei ballottaggi. Le elezioni non hanno per niente mutato nella Dieta la posizione dei due partiti il tedesco ed il czeco, che lottano nel paese ciascuno per la supremazia della propria nazionalità. Nessuno dei due partiti è stato in grado di porre candidature proprie nei collegi che si potevano dire appartenenti agli avversari, tanta era in essi la loro prevalenza. Vi fu tra essi lotta solo nel collegio di Buduveis, dove prevalse il candidato tedesco, e tanto accanita che concorse alle urne 1'83% degli elettori.

Le elezioni non hanno quindi portato mutamento che nelle suddivisioni dei detti due partiti, che ne sono riuscite così composte.

I giovani czechi hanno ottenuto 48 seggi contro 51 nella precedente Dieta, i vecchi czechi 6 contro uno nella precedente Dieta, gli agrari czechi 21 contro 4, i radicali czechi 3 contro uno, i progressisti tedeschi 26 contro 47, i pangermanisti 24 contro 9, i popolari tedeschi 12 contro 11, gli agrari tedeschi 3 contro nessuno nella precedente Dieta, i socialisti cristiani l contro 2. I grandi proprietari elessero 49 conservatori e 21 costituzionali.

Nelle attuali elezioni vi sono stati due fatti notevoli: il ripresentarsi nella vita politica del partito agrario czeco che durante circa 18 anni si era astenuto dal prendervi parte e il mutamento di sistema elettorale nei comuni rurali, i quali per la prima volta hanno scelti i loro rappresentanti con elezioni dirette. Ad onta di questa innovazione che avrebbe dovuto attrarre gli elettori ad esercitare il nuovo loro diritto, essi scarsamente accorsero alle urne. Solo in pochissimi collegi czechi il numero dei votanti oltrepassò del 50% quello degli elettori e in media fu del 37% nei collegi tedeschi e del 44% in quelli cechi.

Nelle città, nelle quali gli elettori già da tempo esercitano il voto diretto, fu anche molto scarso il numero dei votanti. Questo fatto e l'altro che i partiti nuovi o che nuovamente si ripresentavano nel campo politico ebbero nelle attuali elezioni una certa prevalenza, sembrerebbero indicare che in Boemia regni una tal quale sfiducia nella vita pubblica e negli uomini che l'hanno finora esercitata.

(l) Cfr. n. 896.

903

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

T. 2404. Roma, 21 ottobre 1901, ore 18,45.

Ricevo dispaccio n. 279 di V. E. (1).

Raccomando sollecitare Governo turco onde valì Janina presto riceva istruzioni far visita console e riprendere con lui trattamento consueto affari e prego poi V. E. avvertirne ella stessa a tempo debito il console Millelire impartendogli mio nome istruzioni suo modo regolarsi nella circostanza.

904

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A JANINA, MILLELIRE

T. 2405. Roma, 21 ottobre 1901, ore 18,50.

Questione tensione rapporti di V.S. con valì fu già fino dal 16 corrente affidata da me a S.E. Malaspina, dal quale ritengo V.S. riceverà presto notizie in proposito nonché istruzioni sulla condotta da tenere.

(l) Non pubblicato.

905

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2538. Rio de Janeiro, 21 ottobre 1901, ore 24.

Giornale Tribuna Italiana di San Paolo ha pubblicato un telegramma del

suo corrispondente da Roma, certo Grandis, informando che codesto ministero

ha ricevuto un rapporto del R. vice console Gallian su di un progetto di impie

go capitali italiani nella colonizzazione dello stato di S. Paolo. Soggiunge il

corrispondente che egli manda per la posta copia del rapporto. Monaco avverte

che si tratta di una relazione strettamente confidenziale, la cui pubblicazione può suscitare polemiche e complicazioni che, specialmente in questo momento, è importante, per noi di evitare. Il Grandis, sul conto del quale ho spedito coll'ultimo corriere un rapporto all'E.V., è autore dei telegrammi sensazionali che hanno tanto impressionato in questo paese. Egli sarebbe stato impiegato tradurre biblioteca di codesto ministero; doveva conservare relazione con qualche funzionario che deve essere autore della grave indiscrezione ultimamente commessa.

906

IL CONSOLE A TIENTSIN, POMA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2528. Tientsin, 21 ottobre 1901.

Impossibile prolungare questa incertezza o abbandonare settlement Governo provvisorio Tientsin siccome riscontrato improfittevole od affrettare regolare concessione Governo cinese senza cui la incertezza futuro preclude qualsiasi iniziativa progetto.

907

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI

T. 2419. Roma, 22 ottobre 1901, ore 23.

Rapporto Gallian non portava l'indicazione • confidenziale • però leggendolo qualunque funzionario doveva comprenderne natura riservata -farò inchiesta per sapere come mai possa essere avvenuta indiscrezione e se troverò colpevole minaccerò querela in caso di pubblicazione sui giornali. Altro non saprei cosa tentare per arrestare pubblicazione.

908

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2549. Costantinopoli, 23 ottobre 1901, ore 12.

Ho fatto comunicare a palazzo risposta preliminare della casa Ansaldo. Gioverà che questa si persuada essere ormai necessario, nel suo interesse, di fornire soddisfacenti ed esaurienti spiegazioni su ogni punto precisando in ispecie epoca consegna • Messudié •. Amor proprio del sultano è direttamente impegnato in questo affare avendo S.M.!. imposto scelta della casa Ansaldo contro parere del ministero della marina che consigliava casa inglese.

Intenzione del sultano di ordinare un incrociatore sembrando confermarsi, conviene mantenere S.M.!. nella attuale favorevole disposizione verso industria navale italiana. Ciò servirà a facilitare altresì componimento vertenza indennità.

909

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 2362/1185. Parigi, 23 ottobre 1901.

Negli ultimi giorni di settembre alcuni giornali hanno annunziato che prima di chiudere l'attuale conflitto con la Turchia, la Francia chiederebbe che vengano debitamente risolute non solamente le tre quistioni che furono causa immediata della presente rottura dei rapporti diplomatici fra i due paesi, ma anche tutte le altre pendenze delle quali gli indugi della S. Porta non permisero fin QUi il componimento. Si annoverava, in quei diari, fra queste ultime, il riconoscimento del protettorato francese sovra la Tunisia, degli accordi franco-britannici portanti delimitazioni di zone d'influenza al Sud della Tripolitania, etc.

Fu rimarcata nel Temps, di solito ben informato, una sobria smentita di tali informazioni delle quali ciò nondimeno ripetutamente giungevano conferme da Costantinopoli.

Il Signor Delcassé era in quei giorni assente da Parigi e questa circostanza m'impediva di avere con lui una conversazione la quale mi permettesse di elucidare subito lo stato vero delle cose. Me ne era tuttavia intrattenuto con il Signor Delavaud, Capo del Gabinetto, funzionario accorto, al quale spetta particolarmente l'ufficio di chiamare l'attenzione del Ministro sovra gli affari di maggiore interesse, e mi era espresso in termini tali da fargli rimarcare tutta l'importanza di non suscitare inopportunamente e senza verun pratico scopo, le questioni territoriali con la Turchia in Africa. Il Signor Delavaud, pure tenendosi in grande riserva, avea marcatamente indicato di avere compreso il mio pensiero aggiungendo che, dal momento che ai Tunisini in Turchia è fatto

il trattamento stesso di cui godono gli Algerini, non si vedeva motivo per la Francia di agitare a Costantinopoli la questione del riconoscimento del trattato del Bardo.

II dì 9 corrente, profittando del passaggio per Parigi del Signor Delcassé, lo richiesi di un abboccamento per parlargli a titolo ufficioso di un affare che poteva avere importanza per le buone disposizioni reciproche dei nostri rispettivi paesi, dalle quali erano tanto facilitate le relazioni fra i due Governi. Non vi era assoluta urgenza; non conveniva tuttavia che la nostra conversazione avesse a riuscire tardiva. Mi valsi di questi termini per annunziare al Signor Delcassé la mia visita perché essi predisponevano questo Signor Ministro a dare alle cose che gli avrei detto, il loro vero carattere e nel tempo stesso l'importanza che a me premeva loro fosse attribuita. Del colloquio avuto con questo Signor Ministro degli affari esteri V. E. fu da me informato lo stesso giorno 9 corrente per telegramma (1). Esso ebbe il solo carattere che poteva avere e che io avea del resto preannunziato nel chiedere l'abboccamento. Si parlò dalle due parti a titolo ufficioso e così nei termini i più espliciti e concludenti. Il conflitto con la Turchia era incominciato sovra tre vertenze. Due di esse erano composte. Rimaneva aperta la terza. Il Signor Delcassé non avea, né con una parola nè con un gesto, -così egli disse -, autorizzato chicchessia a supporre che le domande francesi si estendessero ad altri affari. Nè il Signor Bapst, incaricato degli affari correnti a Costantinopoli, avrebbe autorità per introdurre presso la Porta altre questioni. L'interruzione stessa dei rapporti esclude che si parli di qualunque altra vertenza fintantoché la Francia abbia avuto la soddisfazione domandata per le tre note sue pendenze nelle quali le promesse del Sultano non furono mantenute. Tutto ciò fu detto dal Signor Delcassé con qualche enfasi e quando io, con la forma che mi parve più opportuna, accennai alla questione del: riconoscimento del trattato del Bardo, il mio interlocutore, con voce piuttosto concitata, replicò ch'egli non si curava affatto di sapere che cosa il Sultano pensasse della occupazione francese della Tunisia. La Turchia non avea mai accettato la posizione della Francia ad Algeri, ciò che non impediva a questa di troYarvisi bene. Non conveniva di ciò. insistere maggiormente con il Signor Delcassé ed il nostro colloquio del giorno 9 fu interrotto dopo che io ebbi raccolte queste dichiarazioni.

Ma dippoi il Deputato C. Pelletan, in un articolo pubblicato nel Matin del 17, ha passato in rivista tutti i lagni della Francia contro la Turchia ed ha emesso il concetto che soltanto con lo esigere soddisfazione per ognuno di essi, il Governo della Repubblica potrà correggere l'impressione sfavorevole ai suoi interessi generali, prodotta a Costantinopoli da una politica troppo remissiva dopo una rottura forse non necessaria. In questo articolo si legge: • N ous avons conquis un certain nombre de pays mahométans. Aucune de ces conquetes n'est reconnue par la Porte. Si cet état de choses restait purement théorique, la question serait ridicule. Tel Souverain italien a pu persister longtemps à s'intituler • roi de Chypre et de Jérusalem » sans que nul s'en formalisat. Mais quand nos sujets tunisiens pénètrent dans l'empire ottoman, on déchire leurs

passeports, délivrés par la Régcnce. C'est peut-etre un peu intolérable, et l'on pourrait mettre un terme à ces provocations •. La posizione che occupa a~b Camera il Signor Pelletan il quale abitualmente vota con il Ministro attual2, accresce il valore della pubblicazione anzidetta la quale, venendo al momento della riapertura della Sessione parlamentare, prende un significato speciale. Nella tornata di ieri fu stabilito che allo svolgimento delle interpellanze saranno consacrate le sedute del venerdì e quelle relative allo stato delle relazioni con la Turchia furono assegnate al venerdì 15 novembre. Parlandone oggi col Signor Delcassé, profittai dell'occasione per chiedergli a quale punto fossero giunti i negoziati relativi al componimento dell'affare Lorando, il solo che ancora non fu risoluto conformemente alla promessa avutane dall'Ambasciatore francese a Costantinopoli. Questo Ministro degli affari esteri mi disse che le contestazioni relative alla somma da pagarsi a questo creditore della Turchia' si proseguivano direttamente fra il medesimo ed il Governo ottomano all'infuori di ogni partecipazione ufficiale della diplomazia francese la quale avea fatto la sua domanda nella misura che credeva giusta, e dalla medesima non demordeva. Libero era il creditore di accontentarsi di meno a piacer suo. Erano trattative queste nelle quali il Ministro francese non avea a che vedere. Sarebbe però ormai tempo, soggiungeva il Signor Delcassé che anche questo affare fosse risoluto. Ripetutamente il Sultano avea cercato di interporre la Russia, la quale avea finito per non più rispondere alle richieste fattele in tal senso. Ad una mia indicazione il Signor Delcassé si affrettò a replicare che non solamente la questione con la Turchia non si era dilagata ad altri soggetti, ma non avea permesso, dopo la rottura dei rapporti diplomatici, che fra Parigi e Costantinopoli vi fosse alcuno scambio di idee. Dell'articolo del Signor Pelletan non conveniva esagerare l'importanza. Non se ne meravigliava il Signor Delcassé conoscendo la natura dell'uomo. Nelle prossime interpellanze il tema prevedibile sarà che la Francia ha negletto gli interessi della civiltà lasciando compiere le nefandità turche in Armenia e non ebbe viscere che per gli affari pecuniari di creditori levantini della Porta. Se il Governo francese avesse preso un atteggiamento diverso all'epoca dei massacri di Armenia, gli interpellanti di oggi rim

provererebbero al Governo di aver fatto il Don Chisciotte della civiltà e di aver abbandonato gli interessi reali dei Francesi. D'altronde il Signor Delcassé avea buon gioco a ricusare ogni responsabilità relativa alle decisioni prese, al momento dei massacri di Armenia, poiché allora egli non era ministro. Alla conclusione però anche di questo discorso, che, per l'indole sua affatto intima e direi quasi privata, non potrebbe figurare in nessuna nostra pubblicazione di documenti diplomatici, il mio interlocutore ripeteva che, ad ogni modo, converrebbe che la Porta si persuadesse essere tempo di finirla e di chiudere un incidente che avea già durato troppo.

Mi parve notare una marcata insiste:1Za nella espressione ripetuta del desiderio che l'incidente venga chiuso dalla Turchia mediante l'esecuzione pura e semplice delle sue promesse. E' d'altronde concepibile che tutte le cose che mi furono dette dal Signor Delcassé riguardano l'attualità e non contengono impegno di sorta anche per un prossimo avvenire. Esse non obbligano menomamente il Gabinetto francese ad attenersi dal prendere, da un giorno all'altro,

un contegno diverso di quello che, secondo le dichiarazioni a me fatte, egli ha finora seguito. Mi pare essere nell'interesse nostro che l'incidente franco-turco non prenda proporzioni maggiori e che esso rimanga entro i limiti che esso ebbe da principio. La moderazione di cui il Gabinetto di Parigi ha dato prova manifesta potrebbe far posto ad un diverso contegno sotto la spinta delle influenze parlamentari. Tutto ciò che è a conoscenza mia m'indurrebbe a credere che per una questione di liquidazione di conti che importa una· differenza di somma relativamente piccola, il Governo Ottomano sarebbe imperdonabile di avere stancheggiata la pazienza della Francia. Mi sembra naturale che il Governo francese non lasci neppure lontanamente sentire ai Gabinetti amici ch'egli fa assegno sopra la pressione che questi potrebbero esercitare a Costantinopoli per persuadere il Sultano a chiudere il conflitto con la Francia; ma questa circostanza non dovrebbe, a parer mio, impedire la iniziativa spontanea dei Governi che, come il nostro, avessero interessi propri da salvaguardare. E' in vista di questa considerazione che mi sono soffermato in questo rapporto a chiamare l'attenzione di V. E. sovra l'insistenza con cui il Signor Delcassé è ritornato sovra l'eccessiva durata che già avea avuto la vertenza per la quale le relazioni diplomatiche sono rotte fra la Francia e la Turchia.

910

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2560/161. Berlino, 24 ottobre 1901, ore 5,40.

Mi riferisco dispaccio n. 45 del 5 febbraio u.s. Nella sua lettera all'imperatore di Germania, Menelik esprime, tra le altre cose desiderio aprire negoziati per concludere trattative con Governo imperiale cui conclusione tale trattato è per il momento indifferente, avrebbe intenzione rispondere evasivamente ringraziando e promettendo esaminare questione. Prima di inviar per nostro mezzo tale risposta conte Richthofen desidera sapere se i termini di essa sarebbero graditi a Governo del re.

911

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2555/160. Berlino, 24 ottobre 1901, ore 11,30.

In conversazione amichevole avuta con Biilow nella visita fattagli al mio ritorno di congedo, si parlò naturalmente delle cose nostre interne; avendo io francamente espresso le impressioni favorevoli riportate dal mio soggiorno in Italia, il cancelliere dell'impero mi esternò sua soddisfazione di sentire confermate notizie che gli pervennero e che, congiunte a conoscenza che ha degli uomini e delle cose nostre, gli permisero farsi i concetti esternati recentemente ad Imperiali, in conversazioni private, e da questi riferiti a V. E.

S. E. ebbe parole di viva simpatia per l'Italia e mi ripetè suoi voti per la sua prosperità ed inalterata continuazione intimità suoi legami politici con la Germania. Ciò porse occasione a me di esprimere voti per un sempre maggior svolgimento buone relazioni commerciali che dalle politiche sono per noi inseparabili. Su questo punto Btilow mi confermò sue precedenti dichiarazioni e sua persuasione piena soddisfacente risultato delle future trattative commerciali coll'Italia. Egli si diffuse sui particolari guadagni nuova progettata tariffa doganale tedesca dalla quale malgrado insistenze contrarie, volle allontanato

tutto ciò che avrebbe recato serio ostacolo ad un reciproco equo accordo fra i due stati nei prossimi negoziati, i quali negoziati Bulow, su analoga mia osservazione, convenne con me essere utile abbiano a cominciare al più presto, ma non potersi di ciò parlare fino a che siano terminate prossime, certo tempestose, discussioni parlamentari tedesche sulla tariffa commerciale e situazione Governo imperiale non sia completamente rischiarata.

912

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. R. 2556/159. Berlino 24 ottobre 1901, ore 11,32.

Le interviste Luzzatti con corrispondente tedesco, più o meno esattamente riprodotte qui in questi giorni, fanno qui molto parlare di sè e poco piacquero a Governo imperiale e specialmente al cancelliere dell'impero, che dal Luzzatti sarebbe stato tacciato di leggerezza nella politica commerciale inaugurata. Btilow

in persona non mi nascose suo rammarico e ordine dato ad ambasciatore di Germania a Roma di provocare smentita parole attribuite a Luzzatti. Questi è fino ad ora considerato qui, non so con quale fondamento, come futuro negoziatore italiano nuovo trattato di commercio e negoz>iatore gradito. • Se smentita non avvenisse •, mi soggiunge Btilow, • non che gradita, nomina Luzzatti a nego

ziatore potrebbe difficilmente essere accettata dal Governo imperiale •.

913

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. CONFIDENZIALE 2434. Roma, 24 ottobre 1901, ore 20.

Desidero conte Btilow sappia che io non ho finora preso alcuna decisione o alcun impegno pei negoz>iatori dei trattati commerciali e prego anche V.E. fargli osservare che Luzzatti non ha in questo momento alcun nesso col ministero di cui fu durante tutta la sessione oppositore combattendo in modo speciale il mio bilancio.

914

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. 2435. Roma, 24 ottobre 1901, ore 20.

Prego V.E. esprimere al conte Bi.ilow mia riconoscenza sue amichevoli parole e mio compiacimento per sue dichiarazioni riguardo prossime trattative commerciali intorno al cui felice esito condivido pienamente sua fiducia.

915

IL MINISTRO AD ATENE, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 961/338. Atene, 24 ottobre 1901.

I giornali della Capitale annunziano in questi giorni che il Re Giorgio,. dopo aver visitato l'Imperatore Francesco Giuseppe si sarebbe recato a Bucarest per abboccarsi col Re Carlo, affine di stabilire le basi dell'accordo che, secondo quanto riferì nel tempo la Neue F1·eie P1·esse, dovrebbe completare quello già esistente tra la Rumania e l'Austria-Ungheria.

Nel colloquio che ebbi ieri con questo Ministro degli Affari Esteri, S.E. mi fece conoscere che tale notizia non aveva alcun fondamento, giacchè S.M. il Re, dopo una breve dimora a Vienna, avrebbe fatto direttamente ritorno in Atene, dove era aspettato per la fine del mese corrente (vecchio stile).

Accennando poscia al preteso accordo da stipularsi tra la Grecia e la Rumania, il Signor Romanos osservò che l'incontro d'Abazia aveva dato occasione ai due Sovrani di scambiare le loro idee sulla situazione dei rispettivi elementi in Macedonia e determinare una linea di condotta comune per la difesa dei propri interessi. Il riavvicinamento che ne era conseguito, aveva avuto un salutare effetto per i rapporti dei loro Governi in generale, come per quelli in particolare delle popolazioni greche e rumene in Macedonia, che evitavano ora di combattersi nella loro propaganda specialmente scolastica. Ma esso non aveva dato luogo finora ad alcun accordo palpabile, la cui stipulazione non era poi facilitata dalla distanza che separava i due Stati. Del resto non sembravano del tutto scomparse, tra loro, le cause di dissapori e prova ne era il recente rifiuto opposto dall'Autorità Giudiziaria Rumena, nonostante le insistenze del Governo Ellenico, di applicare, in occasione della liquidazione di una successione di un suddito greco morto a Bucarest, la clausola della Nazione più favorita sancita dalla Convenzione di Commercio, stipulata il 19 dicembre 1900.

In questi circoli politici si è voluto attribuire una certa importanza al ritorno inaspettato in Atene del Ministro d'Austria Ungheria, che trovavasi in congedo ed ai colloqui che avrebbe avuti, al suo arrivo, col Presidente del Consiglio, nei giorni stessi in cui pervenne per telegrafo la notizia pubblicata dalla Neue Freie Presse.

Dalle conversazioni però che ho avute col Signor Teotoky e col Signor Ro

manos non risulterebbe che il ritorno del Barone di Burian debba riferirsi a

trattative intavolate tra la Grecia e la Rumania per lo scopo sopra indicato.

Tuttavia non vi ha dubbio che il riavvicinamento avvenuto tra i due Stati

potrebbe condurre col tempo, perdurando le disposizioni attuali e qualora i loro

interessi lo richiedessero, ad accordi positivi, perché comune hanno lo scopo di

provvedere al mantenimento del presente stato di cose nei Balcani e porre un

argine alla crescente propaganda slava.

E che alla loro stipulazione sia del pari interessata l'Austria-Ungheria, lo

dimostra l'azione indiretta da essa esercitata in occasione di quel riavvici

namento.

916

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2567. Rio de Janeiro, 25 ottobre 1901, ore 2,55.

Ho veduto oggi questo ministro esteri, il quale mi ha dichiarato che la recente denunzia accordo commerciale provvisorio non doveva considerarsi come misura poco amichevole a nostro riguardo, essendo motivata dal solo desiderio affrettare negoziato per un accordo completo. Soggiunse che la migliore prova delle simpatie di questo Governo verso l'Italia era la domanda rivolta a S.M. H re di arbitrare nella questione dei confini anglo-brasiliani. Egli suggerisce ora nuovo accordo per un termine fisso di due anni, mediante semplice scambio di note sulla base della primitiva domanda del Governo federale, di una riduzione del 30 per cento dei diritti sul caffé, ciò che importerebbe ribasso del nostro dazio a 106 lire. Il ministro pretende che un tale ribasso porterebbe pochissimo danno al nostro erario, aiutando in compenso sviluppo commercio di Genova a danno. dei porti francesi. Prego E.V. darmi istruzioni in proposito.

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IL CONSOLE GENERALE A JANINA, MILLELIRE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2566. Janina, 25 ottobre 1901, ore 14 (per. ore 21).

Copia del telegramma diretto R. ambasciata Costantinopoli n. 555. • Come già pel passato, anche oggi non cesserò essere conciliantissimo nel caso che vali voglia riprendere amichevoli relazioni da lui interrotte senza giusto motivo. Dubito però che, come di consueto, egli non obbedirà esortazioni del ministro esteri, perché ogni giorno parla pubblicamente contro noi. Prego dirmi se devo rispondere lettera in merito poste, o meno, oggetto del rapporto n. 531 •.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI

'T. CONFIDENZIALE 2437. Roma 25 ottobre 1901, ore 14,20.

Indagini accurate accertano corrispondente romano Tribuna non ebbe visione rapporto Gallian. Infatti suo telegramma Tribuna spedito in chiaro non contiene promessa mandare copia come Tribuna avrebbe stampato. Però invece ho seria ragione temere che indiscrezione sia avvenuta a San Paolo. Raccomando a V.S. indagare se realmente avvenne ed impedire pubblicazione procedendo penalmente, se sia del caso.

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L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, POLACCO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2568. Sofia, 25 ottobre 1901, ore 23.

Il segretario generale del ministero esteri è venuto a dirmi che l'udienza 'tiel principe per la consegna delle mie credenziali è fissata al 29 corrente. Dopo avermi pienamente affidato circa le disposizioni del principe a mio personale riguardo, non mi ha nascosto la penosa impressione di S.A. per essere stato nel mio caso omessa da V.E. la formalità del gradimento usata da Inghilterra, Francia ed altre grandi potenze per la nomina dei loro agenti a Sofia. Inoltre il principe aveva sperato che io fossi latore, non solo delle lettere ministeriali di rito, ma anche di una lettera con cui S.M. il re, pel quale nutre sentimenti di speciale devozione lo assicurasse della sua personale benevolenza. Risposi ringraziando per l'udienza fissatami, osservai che ora è più di un mese l'agente bulgaro a Parigi ed il ministro affari esteri di Bulgaria, che trovavasi pure colà, erano venuti per primi felicitarmi della mia nomina, ciò che doveva necessariamente farla supporre gradita al principe. Mi è venuto escluso in modo assoluto la possibilità di qualsiasi intendimento, per parte del R. Governo ed in ispecie dell'E.V., di venire meno ai riguardi dovuti a S.A. reale. Ciò nonostante la nota suscettibilità del principe Ferdinando ed il precedente della erronea interpretazione da lui data al ricorso personale ordinato dall'E.V. nell'affare Ortali mi farebbe ritenere opportuno che a dissipare ogni equivoco io fossi autorizzato prima dell'udienza di martedì dare annuncio a S.A. reale di una prossima lettera di S.M.. Questa potrebbe avere per motivo la restituzione del collare di Sant'Alessandro già dato a S.M. il re Umberto e non ancora rinviato conformemente agli statuti dell'ordine, la quale circostanza fu pure accennata nella conversazione surriferita; la lettera reale menzionerebbe anche la missione

affidatami in Bulgaria.

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IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, DE FORESTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R.R. 390/133. Monaco, 25 ottobre 1901.

Il 22 corrente ha lasciato questa residenza, quasi all'improvviso, richiamato da Roma il Nunzio di S.S. Questa partenza inaspettata ha dato luogo a molti e vari commenti. E' stata mia cura appurare ad ogni più sicura fonte l'origine di questo richiamo ed il risultato delle mie indagini è stato il seguente.

Monsignor Sambucetti, venuto qui or sono quasi due anni come Rappresentante della Santa Sede, non si era mai acclimato al paese nè immedesimato alla sua vita. Estraneo alla lingua, ai costumi, sofferente di salute, alieno d'inframmettersi in checchessia viveva qui a disagio, rimpiangendo la sua Roma, soffrendo di nostalgia lungi dai numerosi amici e congiunti, in convivenza forzata con due collaboratori siciliani coi quali forse non correva troppa corrispondenza di genio. Venuto qui per obbedienza al Santo Padre senza promozione, quando già, come Segretario della Congregazione del Concilio occupava in Roma un posto cardinalizio, forse si era un momento cullato nella speranza sia che la Nunziatura di Monaco potesse essere elevata alla prima classe, sia che la medesima potesse essere il gradino per passare ad altra più importante. E per un tempo parve che la seconda ipotesi potesse avverarsi, Monsignor Taliani essendo stato colpito da grave malore prima ed essendo stato, poscia, in predicato per il cappello cardinalizio. Ma il Nunzio di Vienna risanò e non fu fatto Cardinale, cosicchè tutte le voci di successione in favore di S.E. andarono a monte.

Scuorato, travagliato da una malattia di stomaco contratta anni sono a Quito, Monsignor Sambucetti chiese nel giugno scorso di ritornare a Roma, disposto anche a rientrare nella vita privata se non gli si poteva dare una occupazione in Curia. Il Vaticano gli rispose che prendesse pazienza e che a suo tempo si sarebbe provveduto. Se non che il male essendosi subitamente aggravato in questi ultimi tempi, il Nunzio il quale già aveva ottenuto un permesso per recarsi in Tirolo, per consiglio del suo medico curante, il Dott. Jachner, chiese un congedo per andare a Roma, documentando la sua domanda con un certificato del dottore. Si fu allora che il Cardinale Rampolla gli fece sapere che, poichè egli era in procinto di essere nominato ad una alta carica in Roma anzichè partire in licenza, vi venisse pure definitivamente lasciando l'interim della Nunziatura all'uditore Monsignor Nicotra fino all'arrivo del successore da destinarsi. Volle quindi il Nunzio accomiatarsi dal Principe Reggente e fece chiedere un'udienza a S.A.R., tuttavia in villeggiatura a Berchtesgaden. Rispose il Reggente che stando Egli colà presso la sorella Duchessa di Modena, in forma privata non avrebbe potuto riceverlo con tutta la solennità richiesta e che poiché S.E. dovea lasciare Monaco per urgenti motivi di salute non indugiasse altrimenti, che Egli la dispensava dal presentare personalmente le sue lettere di richiamo nel mentre le faceva porgere dal suo Ministro degli Affari Esteri il Gran Cordone del Suo Ordine della Corona Bavarese in segno

529'

,del Suo alto gradimento per l'opera prestata durc.ote il periodo della sua mis..sione. Di fronte a questa risposta essendo d'altra parte imminente il ritorno del Reggente nella capitale, già annunziato pel 29 volgente non restava più a Mon

signore se non che lasciare questa residenza al più presto e così fece.

La partenza impensata però, per il pubblico non iniziato a tutte le anzidette circostanze di fatto, rivestiva la parvenza di un subito richiamo per disgrazia incorsa, vuoi presso il Vaticano, vuoi presso il Governo cui S.E. era accreditato.

Or bene per quanto spetta ai reggitori di questo paese tale non era certamente il caso poiché l'Arcivescovo di. Corinto, prelato oltremodo cortese, affabile, bonario, conciliante, amante del quieto vivere era qui persona assai gradita e benvoluta dal Principe, dal Governo e dalla Società. S.E. non brigava, non s'inframmetteva nelle faccende del paese, non inaspriva i conflitti politicoreligiosi che qui sorgono di frequente e non acuiva le proteste del Vaticano .contro il presente stato di cose.

Che di questa riservatezza, remissività e moderazione per contro, gli si potesse fare colpa a Roma io non oserei affermare, giacché anche il suo prede·cessore Monsignor Lorenzelli, per quanto fanatico ed intollerante, ebbe, per istruzioni della S. Sede, sempre attitudine corretta ed incontrò pure il gradimento di questo Governo. Il Cardinale Rampolla fatto interpellare dal Ministro Cralsheim assicurò il richiamo non essere dovuto se non ad impellenti ragioni ·di salute a più riprese invocate dal Nunzio stesso. Questi del resto sarebbe investito di una carica equivalente in Roma e quasi a conferma già si annunzia

·che il Sambucetti sarà creato, se non assessore del Santo Uffizio, posto riputato cardinalizio, almeno Segretario della Congregazione di propaganda per gli affari occidentali in luogo di Monsignor Veccia.

Ciò non toglie nulla di meno che pure rimanendo vera l'asserzione del Cardinale Segretario di Stato, potesse, a parere mio, S.E. compiacersi del destro così portole, di sostituire con persona più operosa, più aHa ad addentrarsi nell'ambiente e meglio in corrispondenza con la sua politica il Rappresentante della S. Sede in Monaco. Forse la trattazione della questione delle nomine episcopali nell'Alsazia e Lorena, iniziata da questa Nunziatura e poi avocata ad altri negoziatori, non ha soddisfatto a pieno il Vaticano; forse la diuturna e sempre pendente vertenza della creazione della facoltà teologica cattolica in Strasburgo ha dimostrato che sulla missione pontificia la Curia Romana non può fare assegnamento nè per uffici da interporsi sul partito cattolico del centro nè sul clero dell'Impero e forse ancora la nomina del Prof. Syzahu, cattolico ma anticlericale fino a poco tempo fa, non avvertita nè prevenuta dalla diplomazia papale in Germania avrà potuto dispiacere in Alto loco.

Checchè ne sia a me fa d'uopo, quasi a corroborare questi miei dubbi, constatare un fatto vale a dire che a prendere commiato dal Nunzio molto commosso alla stazione eranvi il Ministro degli Esteri, il Corpo diplomatico e persone della Società ma non un solo membro del cle1·o o del partito del centro, prova non dubbia che Monsignor Sambucetti, pure essendo persona a tutti grata per i suoi modi non esercitava alcuna attrazione a prò di Roma sulle forze clericali del paese che in Germania tengono alla loro azione indipendente e non vogliono essere disciplinate dal Messo del Papa.

In quanto a me lamento la partenza di Monsignor Sambucetti, tanto dissimile dal suo predecessore, poiché non ebbi mai se non a lodanni del suo atteg_giamento verso di me e della R. Legazione. I migliori rapporti personali regnr.vano fra di noi e mai non scorderò il contegno di S.E. in occasione della tremenda morte del nostro Re, come gli sfuggì di dire in un colloquio con S.A.R. il Duca di Genova, quando egli fu commosso fino alle lagrime dall'annunzio del misfatto e tutto dispose in curia a Roma e qui per agevolare secondo i miei desiderì il servizio solenne di requiem per il Re d'Italia, prode buono e leale.

È pertanto mia persuasione che qualora il prelato Romano dovesse realmente un giorno entrare a fare parte del Collegio cardinalizio, fatto che con le aure vaticanesche che ora spirano mi pare dubbio, il Governo del Re non potrebbe che compiacersi della nomina di un porporato di animo così mite e conciliante.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA

T. 2446. Roma, 26 ottobre 1901, ore 22,15.

Il suo rapporto del 19 ottobre (l) si è incrociato col mio dispaccio del 24 (1). Non potendo più modificarsi la nota del Foreign Office converrebbe che fossero opportunamente chiariti nella nostra risposta i tre punti accennati in quel mio dispaccio e quanto meno quello relativo al discarico che evidentemente non può essere dato se non su quanto concerne il R. Governo e la sua azione diplomatica. Lascio a V.E. la cura di concordare la cosa nei termini che sembrino più convenienti, in guisa che non occorra una contro-replica ·da parte di codesto Governo.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI

T. CONFIDENZIALE 2441. Roma, 26 ottobre 1901.

Telegramma V.S. (2) sorprendemi assai. Deploro che ella abbia tardato otto giorni rispondere mio telegramma ultimo (3). Favorisca ora almeno chiarire che denuncia deve decorrere da ieri poiché la forma ambigua in cui venne espressa a V.S., e da V.S. trasmessami, impedisce di fissarne la data. Attendo pronta risposta onde fare pubblicazione ufficiale. Procurerò trasmetterle fra qualche settimana nostra risposta alle domande del Brasile. Non posso nascondere però a V.S. il mio dispiacere nel vedere avviati in modo poco promettente tutti questi gravi negoziati.

20-Documenti diplomatici -Serie III -Vol. V

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 916. (3) -Cfr. n. 894.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, POLACCO

T. 2442. Roma, 26 ottobre 1901.

Non chiesi gradimento principe perché non fu mai fatto nei casi precedenti e mi sorprende notizia che Francia ed Inghilterra lo abbiano chiesto tanto che dubito della sua esattezza. Quando avrò onore conferire con Sua Maestà ora assente gli sottoporrò suo illuminato giudizio le di lei considerazioni sulla opportunità di una lettera reale al principe, ma non credo prudente che ella ne dia ora annuncio.

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L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, DEL VAGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 481/236. Pietroburgo, 26 ottobre 1901.

Il conte Lamsdorff mi diceva recentemente che le notizie giunte dall'Afganistan erano soddisfacenti. Egli del resto non aveva mai dubitato che la successione di Abdour Rahman e l'accessione del nuovo Emiro si sarebbero passate tranquillamente. Il Principe Habib-Oullah era accetto alla Russia come all'Inghilterra, la sua accessione era già da lunga mano preparata ed egli ha a sua disposizione strumenti d'ogni sorta per potere governare.

La morte di Abdour-Rahman essendo aspettata, Habib-Oullah aveva di fatto già preso in mano la pubblica cosa da qualche tempo.

A queste considerazioni del Ministro degli Affari Esteri, bisogna certamente aggiungere che la situazione delle finanze in Russia e la attenzione dell'Inghilterra rivolta nel Sud-Africa, sono garanzie dell'interesse dell'una parte e dell'altra di non sollevare difficoltà in quella regione.

925

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2577. Londra, 27 ottobre 1901, ore 11,25 (per. ore 14,20).

Ricevo dispaccio di V.E. incrociatosi col mio ultimo rapporto circa indennità africana. Sebbene altre missioni abbiano risposto con una semplice ricevuta potrei, per uniformarmi alle sue prescrizioni, rispondere per conto nostro che, senza entrare in discussione sui principi enunciati nella nota di Sua Signoria, R. Governo accetta, per quanto lo concerne, somma piena tacitazione della propria azione diplomatica per i reclami fin qui presentati al Governo

britannico ed alla commissione, nell'interesse dei sudditi italiani, che ebbero a soffrire per fatto della loro espulsione dall'Africa meridionale. Prego V.E. farmi conoscere sue istruzioni definitive, essendo opportuno che la nostra risposta possa venir comunicata colle altre alla commissione, convocata per domani.

926

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2579. Costantinopoli, 27 ottobre 1901, ore 12,50 (per. ore 16,40).

Non ho comunicato istruzioni al R. console in Janina circa incidente postale, oggetto di lui rapporto in data 23 corrente diretto al R. ministero (1). Salvo miglior avviso dell'E.V. riterrei opportuno che Millelire si astenesse per ora dal rispondere per iscritto alla nota del governatore poiché trattasì di argomento in ordine al quale questi può, ove così creda, riferire alla Sublime Porta, ma non ha motivo a questo proposito, allo stato attuale delle cose, di esigere spiegazioni dal R. console. Una risposta in tal senso potrebbe tuttavia esser fatta verbalmente al governatore.

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IL CONSOLE GENERALE A MALTA, GRANDE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. 2578. Malta, 27 ottobre 1901, ore 13,20 (per. ore 15,31).

Confermando il mio telegramma di ieri mattina (1), soggiungo che il governatore comunicò al presidente della camera degli avvocati la proposta del ministero delle colonie di conservare quale lingua ufficiale nelle corti di giustizia l'italiano coll'eccezione di usare l'inglese ove fosse in causa un inglese, mantenendo per l'insegnamento quanto dispone l'ordine in consiglio 26 settembre u.s. Il partito nazionale, accogliendo la prima parte, respinge la seconda, mantenendo fermo il pari passo delle due lingue. È mia opinione che si giungerà all'accordo, pel quale il governatore mostrasi assai propenso.

928

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2580/96. Londra, 27 ottobre 1901, ore 15,12 (per. ore 15,25).

In questo momento ho ricevuto il telegramma n. 2446 (2) dopo spedito il mio 95 (3). Redazione da me proposta sembrandomi rispondere alle intenzioni di V.E., rimetterò al Foreign Office una nota in quei termini, salvo contrarie istruzioni che mi giungessero domattina.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr, n. 92L (3) -Cfr. n. 925.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R.R. 4398/1207. Parigi, 27 ottobre 1901

Appena il Parlamento ebbe ripreso suoi lavori, la scissione, operatasi

durante le vacanze nel partito socialista, si è praticamente manifestata in una

importante votazione. La minoranza del partito che professa principi di evo

luzione, si trovò abbandonata dall'altra parte, formata dagli impazienti e dai

rivoluzionari. La questione che stava davanti alla Camera, -le rivendicazioni

dei minatori -era già stata pregiudicata dal 1\'Iinistro presidente del Consiglio

nella lettera che, alla vigilia dell'apertura dei dibattimenti parlamentari, egli

avea indirizzato alle associazioni che si atteggiavano a minaccia verso il Governo.

Il Signor Waldeck-Rousseau portò alla tribuna lo stesso linguaggio fermo e

risoluto. All'ingiunzione il Governo non ubbidiva. Messa a partito l'urgenza

dell'esame di merito, il Ministero si pronunziò contro ed ebbe poco meno della

settantina di voti di maggioranza con la quale ha governato fino alle uHime

vacanze.

Però se il numero non variava, i nomi non erano più gli stessi. La defezione

della frazione socialista rivoluzionaria fu completa. Ma il Signor Waldeck

Rousseau avea posto la questione d'ordine pubblico in termini così chiari che

un nucleo importante dei centri e lo stesso Signor Méline non credettero di

potere votare contro il Governo.

Si può osservare che se, come si dice da varie parti, l'appoggio di una

parte dei centri si terrà d'or innanzi fedele aì Ministero, la posizione di questo

ultimo rimarrà invariata. Avrà perduto all'estrema sinistra un numero di voti

controbilanciato esuberatamente da quelli acquistati al centro. Ma se, entro

il recinto della Camera, la situazione rimane la stessa e forse anche può per

certi riguardi parere migliorata, quali saranno nel paese gli effetti della avve

nuta scissione del gruppo socialista?

Nelle masse le distinzioni che condussero la scissione fra gli uomini parlamentari, non possono essere ugualmente comprese e sentite. Le masse sono formate di elementi impazienti, alieni dai temporeggiamenti evolutivi. Inoltre il freno che una frazione del partito imponeva all'altra finché le due camminavano insieme, è rotto. Il Governo si è trovato nella necessità di prendere provvedimenti per disarmare la popolazione operaia di talune località e gli stessi movimenti di truppe, necessari alla tutela dell'ordine, hanno preso proporzioni tali da non potere rimanere nascosti e da palesare anzi una inquietudine che si sarebbe voluto tenere celata.

Nè le difficoltà nascenti da questo stato di cose sono le sole contro le quali s'imbatte in questo momento il Ministero. La discussione alla Camera dei deputati, nella tornata del 25 corrente, finì con una votazione che mise ii

Ministro delle finanze in minoranza di una cinquantina di voti. Si trattava della applicazione della legge che ha stabilito il privilegio dei piccoli distillatori che producono per il solo uso di famiglia (les bouilleurs de cru). L'eccezione introdotta a favore di costoro, è considerata come la causa principale dell'insufficiente gettito della tassa sull'alcool; epperò anche delle deficienze verificatesi nelle entrate dell'esercizio in corso. La questione era venuta davanti la Camera sotto forma d'interpellanza, ma tutti gli interessi regionali che la medesima

mette in giuoco, si erano tosto schierati per la battaglia. Numerosi ordini del giorno erano in presenza. Il Ministro delle finanze domandò l'ordine del giorno puro e semplice dandovi il significato di riservare ad ulteriore esame questioni ehe non possono essere risolute altrimenti che con provvedimenti legislativi. La Camera dissentì dal Ministro. L'ordine del giorno puro e semplice fu respinto come ho detto sopra e la mozione votata che invita il Governo alla 1"epressione delle frodi senza vessazioni inutili e senza perquisizioni abusive, suona biasimo é:ll::\ a~~nministrazione delle gabelle se si tiene conto che gli interpellanti aveano preso le rnoc;se precisaE1.ente dalla ecc0ssiva severità dtlle rnisure fiscali contro i piccoli distillatori.

Sarà inevitabile una grossa discussione sovn le condizioni risultanti dall'esercizio del bilancio corrente. La deficienza degli introiti, della quale ho scritto ripetutamente a V.E., ha persistito negli ultimi mesi e le previsioni del deficit variano fra 50 e 100 e più milioni di franchi per l'anno corrente. La misura del deficit in confronto con l'entità del bilancio dello Stato non è per se stessa inquietante. Ma se si bada che la deficienza è cagionata dal diminuito gettito delle imposte e non dall'eccedenza nelle spese, la situazione può impensierire, poiché si potrebbe credere che le fonti stesse della ricchezza pubblica siano lese. Ora si ode che il bilancio delle compagnie ferroviarie segnerà questo anno una diminuzione d'introiti non inferiore ai 50 milioni e che alcune amministrazioni ferroviarie che si erano ormai affrancate dalla garanzia d'interessi pagata dallo Stato, sono nella necessità di ricorrervi di bel nuovo. Questi fenomeni che sembrano avere una causa comune, impressionano grandemente perché è opinione prevalente che tale causa sta nella stagnazione degli affari, prodotta principalmente dalle incertezze che pesano sovra l'esercizio delle industrie.

Ho sentito dire da persone che stanno negli affari dell'alta finanza, che si stia preparando un'operazione per cedere ad un gruppo di capitalisti, nè so sotto qual forma, i crediti dello Stato verso la Cina. Si formerebbe così il saldo del bilancio di quest'anno. La Russia progetterebbe per conto suo una simile operazione che verrebbe assunta dagli stessi capitalisti e ritarderebbe per tal guisa un nuovo prestito necessario. Intanto i capitali enormi impegnati dalla Francia ed anche dal Belgio nelle imprese industriali della Russia, sono in una situazione considerata come delle più precarie ed anche questa circostanza pesa non poco sul movimento degli affari nei due paesi.

Stimo dover mio chiamare l'attenzione del R. Governo sovra le condizioni interne della Francia perché le cause sociali e materiali delle medesime sono di quelle che si dilagano anche fuori del territorio di questo paese e potrebbero perciò richiedere, sovra tutto da parte nostra, qualche speciale previsione.

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IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. CONFIDENZIALE 2586. Rio de Janeiro, 28 ottobre 1901, ore 10,40 (per. ore 19,50).

Sono dolentissimo della disapprovazione manifestatami dall'E.V. nel suo telegramma di ieri (1). I miei telegrammi del 16 settembre e del 7 ottobre (2) mi sembravano non lasciar dubbio alcuno circa data della denuncia: l'ultimo specialmente, in risposta al telegramma del 6 corr. (3), firmato da S.E. il sotto segretario di stato, essendo esplicito a riguardo e confermato da un rapporto dettagliato della stessa data (4), che deve giungere in questi giorni alle mani di V.E.. La denunzia, come sin d'allora riferii imperfettamente, devesi contare dall'li settembre. Il ministro degli affari esteri che ho veduto quest'oggi, mi ha assicurato che il Governo federale non avrebbe difficoltà a prolungare quanto sia necessario termine pei negoziati, non appena mi giungano le istruzioni dalla

E.V. annunziatemi. Però, come ho avuto l'onore manifestare, converrebbe meglio accontentarsi per ora di un accordo limitato per un termine di due anni, da stabilirsi, mediante scambio di note. Segue rapporto (4).

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2584/162. Berlino, 28 ottobre 1901, ore 11,10.

Come di consueto, dopo il ritorno congedo sono stato ieri ricevuto da S.Ivi. l'imperatore a Potsdam e trattenuto alla mensa famiglia imperiale. Porsi il saluto delle LL.MM. re e regina alle maestà imperiali, le quali si intrattennero quindi con me, in lungo colloquio e nei termini più amichevoli dei nostri sovrani.

S.M. l'imperatore con calde parole dimostrò conoscere e apprezzare eminenti qualità nostro re; espresse suo compiacimento per avviamento dato cose nostre interne dopo la sua salita al trono. S.M. l'imperatore mi disse non ignorare quanto accorgimento, tatto, sia necessario spiegare transazioni, compromessi che esige politica interna italiana; lodò grandemente senso pratico Sua Maestà, suo Governo circa politica estera. S.M. l'imperatore parlò con viva soddisfazione del suo incontro con lo czar dicendosi sempre più persuaso che nulla minacci pace europea; questa sarà piena se la triplice alleanza procederà inalterata e salda accanto duplice nella via fino ad ora seguita con tanto successo. Pur facendo dovuta parte cortesia, mi è grato aver più che mai riscontrato nelle

parole e nei suoi giudizi oggettivi spassionati sulle cose nostre impronta suo interessamento per l'Italia, suo grande affetto per re, regina, nonché il desiderio di presto vederli. Imperatrice, da tempo poco bene salute, va migliorando;. prendeva ieri, prima volta, di nuovo parte mensa imperiale.

(l) -Cfr. n. 922. (2) -Cfr. nn. 803 e 868. (3) -Cfr. n. 864. (4) -Non pubblicato.
932

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

T. 2459. Roma, 29 ottobre 1901, ore 12.

Avendo conferito con Ansaldo riguardo a rapporto 16 corrente (l) e telegramma 23 corrente (2) di V.E. mi hanno ripetuto che ritardo consegna • Messediè • è unicamente dovuto al ritardo consegna dei cannoni della casa Winkel e quindi non è da attribuirsi loro colpa. Appena cannoni arriveranno, tutto il resto essendo pronto non occorrerà per terminare che il tempo per mettere i cannoni al loro posto. Ansaldo manderà presto memoria giustificativa dettagliata e probabilmente manderà Costantinopoli persona di fiducia onde spiegare tutto ed altresì per trattare eventualmente costruzione incrociatore nel qual caso è dispostissima prestarsi liquidazione indennità Armenia.

933

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, DE SARNO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1438/370. Belgrado, 29 ottobre 1901.

Come era prevedibile, appena iniziati i lavori parlamentari, l'opposizione ha alzato la sua voce per protestare contro gli abusi verificatisi, secondo essa, nel corso delle ultime elezioni, che avrebbero dato risultati non conformi alla volontà del popolo. A tal riguardo si è accennato al noto telegramma del Re al Comitato elettorale di Nisch (V. mio rapporto N. 1027/261 del 22 luglio u.s. (l)) e agli intrighi del Governo (V. mio rapporto N. 1068/267 del 1° agosto p.p. (1)).

Dagli scanni dell'opposizione liberale si è protestato contro il modo in cui venne elargita al popolo la nuova Costituzione, che, fra le tante pecche, avrebbe quella di togliere alla Skupstina il diritto della verifica di poteri, conferendolo, invece, al tribunale di Cassazione: e si deplora l'ingerenza dell'autorità giudiziaria nella politica. Si protesta, inoltre, contro l'anormale fusione di alquanti radicali con alcuni membri del partito progressista, cui si deve l'istituzione del Senato, istituzione ritenuta dispendiosa, inutile, dannosa ai veri interessi del paese. E, dopo l'affermazione che la quistione della Costituzione non debba ri

tenersi sciolta con la elargizione della Costituzione del 6 aprile, la nuova Costituzione, opera di pochi, non essendo conforme allo spirito del popolo serbo, si è già parlato di revisione.

Fra tanto scalpore non si è peranco giunti a mettersi d'accordo sull'indirizzo in risposta al discorso della Corona. L'indirizzo proposto dalla maggioranza essendo ritenuto una ., semplice parafrasi , del discorso del Trono, l'opposizione radicale ha presentato un proprio indirizzo, che ha ottenuto tosto l'adesione dell'opposizione liberale. Il Governo, nonostante la grande maggioranza di cui dispone, trovasi presentemente a disagio di fronte all'opposizione, il cui indirizzo, confutando tutti i capi del discorso della Corona, è un colossale atto di sfiducia, tanto più che, anche in Senato, si è rìpetuta l'eco delle proteste.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 908.
934

L'INCARICATO D'AFFARI A PECHINO, ROMANO AVEZZANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2596/113. Pechino, 30 ottobre 1901, ore 5,10.

Aderendo a replicate richieste fattemi comunico a V.E. offerte della banca russo cinese di rappresentare, per mezzo del suo direttore, R. Governo nella commissione delle indennità di Shanghai.

935

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2599. Parigi, 31 ottobre 1901, ore 17.40 (per. ore 19,40).

Mentre il ministro degli affari esteri, con nota di ieri, mi assicura che le autorità competenti sono state invitate a prendere tutte le misure necessarie di sicurezza per gli operai italiani alle cave di Cuville, alcuai giornali recano la notizia che gli scioperanti francesi hanno attaccato gli operai italiani e che ne seguirono colluttazioni colla forza pubblica. Si trovano sul luogo autorità e la truppa.

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L'AMBASCIATORE A PA.RIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2598. Parigi, 31 ottobre 1901, ore 17,55 (per. ore 19,40).

Si conferma la notizia che la divisione della flotta mediterranea, che ieri proseguì da Tolone verso il levante, sia diretta a Mitilene.

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APPUNTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

Roma, 31 ottobre 1901.

Oggi, in seguito ai rumori nuovamente corsi di scorrerie francesi verso Ghédames, e ai conseguenti timori di una prossima occupazione di quella città per parte delle Colonne francesi operanti sul confine dell'Hinterland Algerino, ne ho intrattenuto l'Ambasciatore di Francia Signor Barrère.

Egli mi ha ripetuto che, come mi aveva già detto, nella scorsa Primavera, considerando Ghédames come appartenente alla Tripolitania, il Governo Francese non aveva nessuna intenzione di occuparla ed aveva impartito in proposito le più precise istruzioni alle Autorità locali Francesi.

Avendo io nuovamente insistito, esprimendo il dubbio che malgrado le intenzioni così recisamente affermate dal Governo Francese, nella cui sincerità e lealtà si nutriva la maggiore fiducia, pure avesse per avventura qualche colonna volante Francese, nell'inseguimento di tribù ribelli e per punire di qualche saccheggio di carovane od altro, a penetrare in Ghédames e che allora diverrebbe difficile al suo Gove;rno di sconfessarne l'opera di conquista, il Signor Barrère mi rispose che, se una Colonna Francese entrasse in Ghédames riceverebbe l'ordine perentorio di uscirne, in termini tali che non tarderebbe a conformarvisi.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI,

R. 935/311. Therapia, 31 ottobre 1901.

Con rapporto dell'll ottobre n. 841/278 (1), ho avuto l'onore di riferire all'E.V.·come la Sublime Porta avesse fatto appello agli amichevoli uffici del Governo russo perché inducesse la Francia a ridurre la somma da questa domandata per il regolamento del reclamo Lorando.

La risposta della Russia fattasi lungamente attendere e comunicata il 25 corrente a Tevfik Pascià dal primo Dragomanno dell'Ambasciata Imperiale suona all'incirca così: che la Turchia non deve contare sovra l'appoggio della Russia per la soluzione dei reclami pendenti colla Francia.

In seguito a ciò il Sultano fece telegrafare, in suo nome da Munir Bey, Ambasciatore Ottomano in Francia, attualmente a Costantinopoli, al Signor Constans, facendo appello ai sentimenti di amicizia di questi verso la sua persona e pregandolo di voler raccomandare al Governo della Repubblica la proposta giusta la quale la Turchia pagherebbe per il reclamo Lorando la somma di trecento mila lire turche, invece delle 345 mila richieste dalla Francia, rinun

539'

ziando a far valere gli anticipi già sborsati; e la Francia, dal canto suo, si asterrebbe dall'esigere la consegna immediata della somma che la Sublime Porta si procurerebbe con agio mediante un'operazione studiata dal Ministro Ottomano delle Finanze da sottoporre all'approvazione del Governo francese.

È assai poco probabile che questa proposta abbia miglior esito delle precedenti. E così il dissidio minaccia di trascinarsi indefinitamente, finché la Francia non si decida a compiere un atto di energia.

(l) Cfr. n. 880.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI,

R. CONFIDENZIALE 1087/494. Londra, 31 ottobre 1901.

Conformemente all'istruzione impartitami da V.E. col suo dispaccio del 22 corrente n. 531 (1), ho intrattenuto in via riservata il Marchese di Lansdowne dell'incidente relativo alla comparsa di una flottiglia di torpediniere russe sino alla stazione rumena di Zighina, sul Danubio a monte di Galatz.

Il Ministro mi disse che questo Ambasciatore Ottomano aveva a lui pure segnalato quel fatto, movendone lagnanza. Sua Signoria ne aveva quindi parlato con l'Ambasciatore di Austria-Ungheria, il cui Governo era più di altri interessato nelle cose danubiane; ma risultato di codesto scambio d'idee era stato il comune parere che non vi fosse vantaggio a sollevare una questiOJ:!.e a proposito dell'attuale incidente. L'escursione di quelle torpediniere non era, di certo, conforme alle disposizioni dei vigenti Trattati. Ma vi era a tener conto della circostanza che il Governo rumeno si era astenuto dal denunciare il fatto. E, data la facilità con la quale il Governo russo sapeva sempre trovare spiegazioni per simili atti dei propri dipendenti, non vi era probabilità che una eventuale rimostranza diplomatica per questo caso, riuscisse ad alcun utile effetto.

Nel farmi queste comunicazioni, il Marchese di Lansdowne mi pregava di volerle considerare come aventi un carattere strettamente confidenziale. Esse offrono un nuovo indirizzo della estrema cautela che, nelle presenti congiunture, il Governo britannico si impone, in tutto ciò che potrebbe creargli difficoltà col Gabinetto di Pietroburgo.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL PRINCIPE NICOLA I DEL MONTENEGRO

MINUTA DEFINITIVA. Roma,... ottobre 1901.

La lettre que Votre Altesse Royale m'a fait l'honneur de m'adresser le 9 Aout dernier (le 27 Juillet du vieux ~tyle) (2) a été, de ma part, l'objet

d'une étude attentive: c'est ce qui m'a imposé un retard pour lequel je dois, maintenant, faire appel à toute l'indulgence de Votre Altesse Royale.

Avec une anxiété dont le sentiment est bien légitime, Votre Altesse Royale se préoccupe de l'éventualité où la situation actuelle, dans la péninsule des Balkans en général, et en particulier dans son versant occidental, pourrait etre menacée. Le maintien du status quo dans ces régions, Votre Altesse Royale ne

· l'ignore pas, est un des principes fondamentaux de la politique italienne. Le Gouvernement Princier peut compter, à cet égard, sur notre coopération la plus complète et la plus cordiale.

Heureusement, si des éléments de trouble exigent, dans certaines zones de la péninsule balkanique, une surveillance assidue, les déclarations formelles et réitérées du Cabinet de Vienne, coi:ncidant avec celles que j'ai, à mon tour énoncées au nom du Gouvernement du Roi, fournissent, pour la cause de l'ordre et de la paix, un gage dont Votre Altesse Royale est en mesure d'apprécier toute la valeur. Les déclarations conformes des deux Cabinets, corroborées et accentuées par le langage, également èonforme, des organes les plus autorisés de la presse des deux pays, ont eu, pour ce qui touche l'Albanie, -le point sur lequel Votre Altesse Royale appelle plus particulièrement mon attention, -un caractère absolument péremptoire. Votre Altesse Royale en a pris certainement note avec satisfaction; rendant publiquement hommage, dans une récente occasion, aux vues éclairées et éminemment pacifiques du Souverain de la grande Monarchie voisine, a implicitement reconnu que le danger, au moins pour le moment, a cessé d'exister.

Les Cabinets de Rome et de Cettigné se trouvant, pour ce qui concerne les Balkans, sur un terrain parfaitement identique, il est nature! que l'idée d'un accord spécial et secret, traduisant en formules concrètes l'identité de leurs conceptions communes, ait germé dans le haut esprit de Votre Altesse Royale. J'apprécie toute la valeur qu'un pareil accord pourrait avoir; mais, comme j'ai pris la liberté de le signaler à Votre Altesse Royale le jour où Elle m'a fait l'honneur de m'accorder une audience, l'Italie, engagée dans un système d'alliances, dont l'échéance n'est pas très prochaine, doit loyalement tant que ce système dure, coordonner avec ce système tout engagement qu'elle serait appelée à prendre envers les puissances tierces: ce n'est qu'à cette condition qu'une entente formelle avec le Monténégro serait possible pour nous. D'ailleurs la politique d'apaisement et de conservation que les deux Gouvernements, à Rome comme à Cetti<gné, se proposent de réaliser dans les Balkans est de celles qu'on peut ouvertement déclarer et pratiquer. Le jeune et habile diplomate que Sa Majesté le Roi vient d'accréditer à Cettigné, possède toute la confiance du Souverain et la mienne. Il mérite également celle de Votre Altesse Royale, qui peut librement s'ouvrir avec lui en toute circonstance. Ses instructions sont précises. Il a l'ordre de les porterà la connaissance de Votre Altesse Royale: Elle y trouvera la confirmation et le développement de notre programme commun.

Je m'estimerais heureux si Votre Altesse Royale daignait accorder à mon ceuvre l'appui de Son agrément...

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 691.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2609. Parigi, l novembre 1901, ore 22,05.

Notizie relative partenza di una divisione navale per il Levante continuano ad essere contraddittorie; però, pare che realmente cinque o sei navi facciano fin da ieri, rotta verso le acque ottomane.

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L'INCARICATO D'AFFARI AL CAIRO, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI PRINETTI

R. 1103/217. Cairo, l novembre 1901.

Ho l'onore di qui unito trasmettere all'E.V. una lettera direttami da questo Interprete onorario Mohamed Ali Elui per riferirmi una conversazione da esso avuta collo Sceic Said Mohamed el Taih di Wassan (Marocco) che trovasi attualmente qui in Cairo.

ALLEGATO

MOHAMED ALI ELUI A MANZONI

Cairo, 31 ottobre 1901.

In questi giorni ho avuto la fortuna di conoscere il gran sceikk Said Mohamed El Taih El Wasani cugino dell'attuale Sultano del Marocco e capo della setta religiosa Tukamia, dalla quale sono derivate le sette religiose Senussia e Tigania. Questo Sceikk è intimo amico dello Sceikk El Senussi. ed ha molta influenza presso le tribù mussulmane dell'Africa Centrale. Egli travasi in Cairo da circa trenta giorni ed è qui giunto dal Marocco a traverso il sud Algerino, la Tripolitania, il Burno, il Wadan e poi il Sudan Egiziano.

Egli m'ha detto che il Senussi fa costruire una grande città al Wagianga e che vuole farne di essa la sua residenza; che il Senussi si è ultimamente recato ad Agrie (?) per sorvegliarne la costruzione. M'ha poi confermato che passerà il Ramadan ad El Fascer.

Circa il Bornic, mi ha detto che i francesi hanno colà circa quattrocento soldati e che vi fanno molte costruzioni.

Della Tripolitania m'ha detto che secondo le ultime notizie che ha ricevute di là, il mal contento di quelle tribù verso il Governo turco sarebbe ora molto cresciuto per causa di nuove imposte e dell'istituzione della leva obbligatoria.

Le tribù più avverse alla Turchia sarebbero quelle comandate da Abd El Galif (che abita a Misurata ed è nipote del famoso capo di tribù Abd El Gelil che rimase ucciso in guerra coi turchi, e dai suoi cugini Sceif El Disc e Ghet ora rifugiati nelle vicinanze del Canem.

Lo Sceikk Said Mohamed El Taih m'ha espresso le più vive simpatie per l'Italia

ed il Governo italiano che, egli disse, trattano a Massaua i mussulmani al pari degli

italiani e ne rispettano la religione, al contrario di quel che succede in Algeria

coi francesi.

Ha aggiunto che tra pochi giorni ripartirà per andare nel Wadan e di là in

Tripolitania e parlerà in favore dell'Italia coi capi delle tribù in mezzo alle quali

passerà.

Mi ha promesso di mandarmi le sue notizie.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2612/163. Berlino, 2 novembre 1901, ore 5,31.

Sottosegretario di stato affari esteri mi assicura non essere giunte, fino ad ora, a questo Governo imperiale nuove informazioni sulla vertenza francoturca e sulla destinazione della squadra francese fuorché quelle che pubblica il telegrafo. Questo Governo è, però, informato, e ciò, esso naturalmente mette in relazione colle mosse di detta squadra, che anche una squadra italiana starebbe per recarsi nelle acque turche.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. u. 2611. Parigi, 2 novembre 1901, ore 13.

Ricevo per la prima volta oggi l'avviso del progetto di invio della squadra nostra a Besika. Le ultime notizie telegrafiche da me trasmesse a V.E. avranno probabilmente fatto abbandonare tale progetto, di cui la esecuzione, in questo momento, riuscirebbe, dal punto di vista delle nostre relazioni colla Francia, molto inopportuna. Basta, per rendersi conto, avere seguito il linguaggio della stampa francese a proposito del viaggio del figlio dell'imperatore di Germania a Costantinopoli.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL REGGENTE LA RAPPRESENTANZA DIPLOMATICA PRESSO IL NEGUS, COLLI DI FELIZZANO (l)

T. 2475. Roma, 2 novembre 1901, ore 16.

Comandante Lugh informa presenza spedizione Amhara nei Conso, e minacce Amhara contro nostra stazione. Sebbene si tratti di semplici voci, rinnovo

istruzioni tener desta attenzione Menelik conservazione statu quo secondo di luf: promesse. Si provvederà perché al comando del presidio di Lugh sia propostOun italiano.

(l) Il telegramma venne inviato tramite il consolato generale ad Aden.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. CONFIDENZIALE 2477. Roma, 2 novembre 1901, ore 20.

Squadra italiana dovrebbe infatti recarsi prossimamente nelle acque turche ma unicamente per ricambiare al sultano la missione ed i doni da lui inviati a Sua Maestà nello scorso luglio ed era cosa intesa fin da allora tra i due Governi. V.E. può informare di ciò se lo crede utile il barone Richrthofen. A lei aggiungo poi anzi che l'inatteso nuovo inasprimento del conflitto franco-turco mf imbarazza appunto per il timore che questa gita della squadra possa prestarsi ad interpretazioni che non sono nel nostro pensiero, ma d'altra parte non mi sembra inopportuno che per qualunque evenienza la nostra squadra si trovi pronta in levante.

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IL REGGENTE LA RAPPRESENTANZA DIPLOMATICA PRESSO IL NEGUS,. COLLI DI FELIZZANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI (l)

T. 2758/46. Addis Abeba, 2 novembre 1901.

Ho avuto 31 corrente lungo colloquio con Menelik presente Ilg. Ho partecipato ufficialmente all'imperatore dispaccio di V.E. concernente Agamè, condizioni intollerabili frontiera. Comunico succintamente quanto Menelik mi ha incaricato partecipare a V.E. e Governo del re. « Menelik non solo approva nostra condotta in Agamè, ma nuovamente autorizza governo Colonia passare frontiera nostre truppe inseguire e punire autori razzie, qualora esse si rinnovassero, assicura farà possibile troncare mene turbolenti capi Tigrè. Menelik ha nuovamente mandato degiac ordine venire Scioa; qualora non obbedisca, Menelik dichiara farà contro di lui spedizione per costringerlo colla forza. Darà a noi preventivo avviso onde possiamo premunirei invio truppa frontiera per aiutarlo. Per degiac Abarrà a Zega, Menelik si impegna formalmente. Menelik raccomanda massimo segreto quanto precede, onde sui libri verdi non vengano conosciuti Capi tigrini, che spera attrarre Scioa con l'inganno ». Colloquio cancella ogni dubbio sulla impressione Menelik notizia occupazione militare Adigrat. Mi consta che ha ricevuto particolareggiate informazioni dal Tigrè,

questione Agamè. Evidentemente esse concordano con quelle contenute dispaceio di V.E. del quale domando copia. Ritengo Menelik deciso troncare questione qualunque modo. Degiac Abbara non fu finora imprigionato per appoggio ras Makonnen; ma lo sarà ora certamente.

(l) Il tel. venne inviato da Martini tramite il consolato ad Aden che lo ritrasmise al ministero il 23 novembre 1901.

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IL MINISTRO A BUCAREST, BECCARIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 2285/257. Bucarest, 2 novembre 1901.

Sebbene risulti dal carteggio del cav. Cucchi com'egli abbia regolarmente comunicato con grande diligenza all'E.V. tutte le informazioni di carattere politico venute a sua cognizione, accompagnandole da opportune considerazioni, al mio ritorno di congedo volli indagare personalmente l'impressione lasciata in queste sfere ufficiali e circoli politici da certi fatti avvenuti durante la mia assenza, nonché l'aspetto sotto il quale si considera qui presentemente la situazione in generale ed in particolare nei Balcani. Prima però di riferire quanto intesi in proposito dai miei colleghi d'Austria e Germania, dal Signor Sturdza e da quelli altri personaggi rumeni che mi fu dato d'incontrare (in questa stagione gli uomini politici non sono per la più parte ancora rientrati nella capitale e gli stessi Ministri sono continuamente in giro di qua e di là) credetti meglio di vedere il Re, nelle cui mani -come sa l'E.V. -sta in realtà la direzione suprema della politica estera e che si esprime inoltre molto più nettamente e categoricamente che non il Signor Sturdza, il quale esterna sempre il suo pensiero in modo alquanto esitante e talvolta anche poco chiaro. Cosicché la nota giusta la si ha generalmente dalla Maestà Sua. Feci quindi una breve gita a Sinaia, dove questo Sovrano ben volle invitarmi a colazione e intrattenermi lungamente con molta espansione delle quistioni più interessanti del momento.

Anzitutto, dai colloqui avuti col Re, col suo Ministro degli Esteri ed i precitati miei colleghi, riportai la convinzione che non solo il Governo rumeno non pensa neanche lontanamente a deviare dalla direzione fin qui seguita, ma in presenza dei sintomi che sembrano indicare la ripresa in Oriente di una azione più attiva della Russia e dello slavismo, esso Governo tende ad avvicinarsi sempre maggiormente alle grandi potenze centrali dalle quali aspetta protezione ed aiuto in caso di bisogno. Secondo il parere del mio collega germanico, Signor von Kiderlen -pienamente diviso da me e dal Ministro d'Austria, Marchese Pallavicini -la sola cosa che potrebbe condurlo a mutare orientamento sarebbe il terrore della Russia, qualora venisse meno in esso la fiducia in quella protezione ed eventuale aiuto. A tal proposito mi permetto di chiamare l'attenzione dell'E.V. sul rapporto ch'ebbi l'onore d'indirizzare all'onorevole suo predecessore sotto la data del 28 ottobre 1900 e i nn. 2703/ 199, relativo alla vertenza rumeno-bulgara provocata dalle mene del comitato macedone presieduto dal Sarafoff: vertenza nella quale si è rimasti qui sotto l'impressione che la Germania abbia fatto nulla, l'Italia e l'Austria poco più

in pro della Rumania, ed il solo Gabinetto di Pietroburgo sia seriamente intervenuto. Accennavo in quel rapporto al pericolo di lasciar infiltrarsi qui l'idea che nelle quistioni di politica internazionale la Rumania non possa fare assegnamento sull'appoggio efficace delle potenze della triplice alleanza, ma soltanto su quello dello Czar: poiché, qualora si radicasse, un tale concetto -dato il terrore ispirato dalla Russia --sarebbe di natura a scuotere la fermezza colla quale la Rumania segue sinora la politica di gravitazione nell'orbita della Triplice. A novella prova del come si stia qui sempre guardando con timore verso il formidabile vicino del Nord, il Marchese Pallavicini mi narrò d'aver constatato nel Signor Sturdza, e persino in questo Sovrano generalmente così calmo, una viva preoccupazione ed anche una certa inquietudine in seguito a ciò che non solo lo Czar declinò l'invito di venire a Sinaia diretto da Re Carlo al Granduca Alessandro Michailovitch, ma che si rimase pure un momento in dubbio se S.A.r. avrebbe accettato l'invito al pranzo che, conformemente al programma qui prestabilito, il Principe ereditario di Rumania doveva offrirle a Costanza a bordo del " Rege Caro! » (vedi rapporto del Cav. Cucchi n. 1444/ 168 del 17 luglio scorso). Il Re era quindi indeciso se non avrebbe mandato a Costanza il solo Signor Sturdza nella sua qualità di Ministro della Guerra, quando un telegramma comunicatogli dal mio collega russo pose fine all'incertezza, annunziandogli che il Granduca avrebbe accolto l'invito. La penosa impressione prodotta da questi incidenti, interpretati come un segno voluto di freddezza da parte della Russia, era quasi dileguata dalla visita a Sinaia dell'Ammiraglio Hildebrand, allorché venne a rinforzarla la notizia che quattro torpediniere della sua squadra avevano risalito il Danubio sino a Galatz pel canale di Kilia. L'ammiraglio invero credette di doverne dar spontaneamente una spiegazione, asserendo che il comandante delle torpediniere aveva agito a sua insaputa: spiegazione semplicemente ridicola, ma che si finse qui di ritenere per buona. Parlandomi però del fatto il Re si limitò a dirmi che il suo Governo s'era astenuto dal muovere osservazioni in proposito perché la Russia avrebbe potuto rispondere che la Rumania è la prima a infrangere i trattati mantenendo una flottiglia da guerra sul Danubio. Il Marchese Pallavicini, tornato non ha guarì da Vienna, ove conferì a più riprese col Conte Goluchowsky, mi contò pure che, allorquando il Signor Sturdza passò colà nel mese di agosto ritornando dalla sua cura a Carlsbad, il Ministro I. e R. degli Affari Esteri s'applicò a rassicurarlo e a dimostrargli che non conviene prendere paura ad ogni muovere di foglia e che ciò giova soltanto ad accrescere l'ardire della Russla. Analogo linguaggio crede il Marchese Pallavicini sia stato tenuto dal Conte Goluchowsky, e probabilmente anche dall'Imperatore, al Re Carlo quando questi si fermò nella capitale austriaca nei primi d'ottobre ultimo rientrando da Ragatz. E sembra non senza effetto, poiché il Signor Sturdza, che m'intrattenne giorni sono durante più d'un'ora della situazione politica internazionale, parvemi tranquillizzato. Il Re poi considera, o dà a vepere di considerare la situazione stessa con molta calma. Egli si compiacque meco dei sentimenti pacifici delle grandi potenze in genere e notò come lo Czar abbia dato prove non dubbie di tali sentimenti. Benché il Gabinetto di Pietroburgo si mostri perfettamente corretto ed alieno dal far cosa che potrebbe provocare conflitti, es

Eere tuttavia innegabile -soggiunge la Maestà Sua -che la Russia va affer-mandosi sempre più in Oriente e nella penisola balcanica. Colle passeggiate della sua squadra nel Mar Nero, colla corsa sino a Galatz delle torpediniere dell'Ammiraglio Hildebrand (che secondo il Signor Sturdza costituirebbe una dimostrazione rivolta alle grandi potenze ben più ancora che alla Rumania) · essa vuol provare di poter fare in queste regioni cw che le pare e piace. Benché la recente visita a Belgrado del Ministro bulgaro degli Affari Esteri abbia dato maggior forza alle voci di accordi tra il Governo principesco e quello serbo, né questo Sovrano né il Signor Sturdza credono alla possibilità di una intesa seria degli Stati slavi balcanici, le mire ambiziose dei quali sono inconciliabili. In ogni caso non la riterrebbero duratura. La Russia, poi, può bensì desiderare di vedere gli Stati predetti in buone relazioni fra loro, ma non formare mediante stretti legami una massa compatta colla quale essa dovrebbe contare. Per lo stesso motivo non sembra possa volere la creazione di una grande Bulgaria e di una grande Serbia. Essa lavora· per contro con grande abilità e successo a guadagnare pian piano terreno ed estendere la sua influenza nella penisola balcanica, onde preparare e facilitare l'attuazione dei suoi piani per la futura soluzione a proprio vantaggio della quistione d'Oriente; e chi sa se non ci prepari una brutta sorpresa presentandoci uno di. questi giorni il fatto compiuto della cessione sotto una forma o l'altra del porto di Burgas, per la quale sembra fuori di dubbio siano realmente corse pratiche l'anno passato col Governo bulgaro. È quindi naturale che vegga tanto di mal occhio il riavvicinamento della Grecia alla Rumania, e che la sua stampa se la pigli con quest'ultima e coll'Austria. Ad ogni buon fine mi pregio allegare qui, come abbastanza caratteristici, due articoli del giornale Pete1'sburgski.e Viedornosti nella traduzione francese datane dall'Indépendance Ronrnaine. Unisco pure un brano dello stesso periodico riproducente una corrispondenza da Bucarest al Temps di Parigi, nella quale viene commentata la nomina ad addetto militare russo a Sofia, Belgrado e Cettigne del Colonnello Leontovitch, slnora accreditato nella stessa qualità a Belgrado e Bucarest, e la destinazione d'un addetto militare per la sola Rumania nella persona del tenente colonnello Lcontief. Se è vero, come corre voce, che la Czarina madre vada a passare l'inverno ad Atene e che la Russia favorisca l'annessione della Creta alla Grecia -annessione della quale troverà probabilmente modo d'attribuirsi tutto il merito di fronte agli elleni -essa con ciò cerca evidentemente di ostacolare il riavvicinamento in parola, cui la stampa austriaca ebbe per la prima il torto d'attribuire un'importanza esagerata, a cominciare dalla Neue F1'eie Presse che rappresenta le recenti visite dl Re Carlo e Re Giorgio all'Imperatore Francesco Giuseppe come un complemento dell'intravista d'Abbazia, nella quale per altro -mi confermò non ha guarì il Signor Sturdza nel modo più assoluto -non fuvvi altro tranne lo scambio d'idee generico riportato nel mio rapporto del 29 maggio scorso ai nn. 935!119 (1). Non è d'altronde a supporsi che questo Governo concluda accordi con altra potenza senza consultarsi prima coi suoi amici della Triplice.

Mi riferisco a tal proposito ai miei rapporti 29 gennaio e 17 maggio anno corrente, ai nn. 174/18 (l) e 928/111 (2), nei quali facevo cenno delle • fins de non recevoir • opposte dal Gabinetto di Bucarest a proposte d'alleanza da parte della Turchia e della Serbia. Ora, m'assicura il mio collega d'Austria, non si sa a Vienna circa il convegno d'Abbazia più di quanto ebbi a riferire all'E.V. nel precitato mio rapporto del 29 maggio scorso ai nn. 98~l 119 (3). Relativamente allo scopo ed al significato della visita di Re Giorgio all'Imperatore Francesco Giuseppe non ho potuto apprendere nulla di positivo, e credo non si sia qui meglio informati. Quella invece di Re Carlo, da anni solito a fermarsi per salutare, quando ne attraversa gli Stati, il Monarca austro-ungarico pel ,quale nutre viva simpatia e amicizia, per quanto mi risulta non fu che una nuova dimostrazione di siffatti sentimenti. Stante le preoccupazioni destate ,qui dalla situazione nei Balcani, è d'altronde naturale che non abbia voluto perdere l'occasione d'intrattenersi coll'Imperatore, né parmi il caso d'andar a cercare altre spiegazioni della cosa come fa certa stampa.

A quanto potei accorgermi la quistione della successione al Trono di Serbia è fra quelle che impensieriscono maggiormente questo Sovrano, che prese l'iniziativa di parlarmene. Egli dissemi sembrar oramai escluso che la Regina Draga possa aver prole, e che secondo le sue informazioni Re Alessandro troverebbesi interamente sotto la di lei influenza fisica, in cattive condizioni di salute ed abbrutito ( • Er hat jetzt etwas thierisch " : così si espresse la Maestà Sua). Cosicché le Grandi Potenze dovrebbero sin d'ora prendere in considerazione l'eventualità dell'estinzione dell'attuale dinastia. Re Carlo soggiunse che mentre la scelta d'un principe montenegrino sarebbe per l'Austria un casus belli, avea per contro riportato da Vienna l'impressione che l'Austria stessa non opporrebbe un non possumus assoluto al Principe Karageorgevitch.

Questo Sovrano ed il Signor Sturdza mi toccarono anche una parola del tentativo di propaganda slava in Rumania iniziato dalla rivista Pravoslavni Wostok (l'Oriente ortodosso) recentemente creatasi a Bucarest sotto la direzione del poeta serbo Glitch (vedi rapporti del Cav. Cucchi in data 22 agosto e 12 settembre scorsi, ai nn. 1704/199 (4) e 1875/218 (3)). Entrambi non paiono prendere sul serio e dar importanza alla pubblicazione di cui si tratta, così inabilmente redatta e diretta che non è presumibile la Russia ufficiale vi abbia la mano. Se la Russia vuol tentare di far propaganda ed estendere in Rumania la propria influenza ha ben altri mezzi a sua disposizione, e gli articoli del Pravoslavni Wostok non giQv~rebbero certo molto allo ~copo. Essa ha per vero in mano due buone carte: il prestigio che attornia lo Czar protettore dell'ortodossia, e le condizioni materiali e morali miserande nonché l'ignoranza crassa del basso clero rumeno, che esercita indubbiamente una influenza sulla popolazione, specialmente quella rurale. E l'esperienza insegna che la Russia non esita a far correre il rublo quando ciò può tornar utile ai suoi fini. Finora però nulla risulta che autorizzi a credere che essa abbia incominciato a ricorrere a questo mezzo. Quand'anche fosse, salvo forse presso

qualche • popa • in Moldavia, dubito che otterrebbe grandi risultati, le classii basse (ed anche le medie, come riferii altrove all'E.V.) non interessandosi a quanto tocca la politica estera, mentre in quelle colte è tuttora vivo il• ricordo del modo in cui, togliendole la Bessarabia, la Russia ripagò la Rumania dell'aiuto prestatole nel 1877. Cosicché non credo siavi qui un uomo di Stato· anche del partito conservatore che pensi attualmente a cambiare l'orientamento della politica estera del Regno. Non bisogna neppur dimenticare che i rumeni, benché legati coi Russi dal vincolo di una comune religione, sono per altro gelosissimi della loro chiesa autocefala, assai suscettibili e diffidenti della Russia al riguardo. A comprova della poca simpatia di cui godono qui i russi,.. il Tenente Colonnello Signorile mi riportò tornando dalle manovre rumene

del mese scorso che l'addetto militare russo se ne rende perfettamente conto e gli disse persino di sentirsi considerato come un nemico. In politica tutto è possibile e col danaro si può far molto, specialmente in Rumania. Finora però, ripeto, non veggo siavi ragione di temere dal lato di una propaganda russa. Non mancherò tuttavia di tener accuratamente d'occhio la quistione e riferirne· all'E.V. quando ne fosse il caso.

Terminando mi reco a dovere di informarLa che, ritenendo non inutile· giungesse qui una parola di conforto anche da parte dell'Italia, ed essendomisi presentata l'opportunità di farlo durante il mio colloquio col Re, mi valsi dell'autorizzazione datami dall'E.V. a Merate per assicurare la Maestà Sua che il R. Governo tiene pur esso e coopera per quanto può al mantenimento· dello statu quo nell'Impero ottomano e nella penisola balcanica. Il giorno· però in cui fatalmente s'avverasse la dissoluzione di quell'Impero, l'Italia s'impiegherebbe a salvaguardare l'indipendenza non solo formale ma sostanziale· dei piccoli Stati balcanici, ed in prima linea della Rumania alla quale ha. sempre dato prove non dubbie di sincera simpatia.

Tali assicurazioni furono accolte con visibile soddisfazione.

(l) Non pubblicato.

(l) -Cfr. Serie III, vol. IV, n. 727. (2) -Cfr. n. 357. (3) -Non pubblicato. (4) -Cfr. n. 724.
949

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2618. Parigi, 3 novembre 1901, ore 12,15.

Il giornale Matin ha da Londra che la seconda divisione della squadra· italiana è partita per la Turchia.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2615. Costantinopoli, 3 novembre 1901, ore 12,30.

Fra due o tre giorni dovrei annunciare al sultano che squadra italiana arriverà a Besika il 18 corrente. Persona degna di fede mi informa confidenzialmente squadra francese del Mediterraneo partita da Tolone 30 ottobre, si

549'

'dirigerebbe verso acque turche per appoggiare regolamento reclami. Avverto altresì che 30 ottobre fu constatato un caso peste a Costantinopoli e che non può dirsi interamente rimosso pericolo altri casi. Date queste circostanze, stimo prudente attendere nuove istruzioni telegrafiche dell'E.V. per comunicare al sultano arrivo nostra squadra, ciò che ormai ci impegnerebbe a sr~adenza fissa.

951

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE. A PARIGI, TORNIELLI

T. 2480. Roma, 3 novembre 1901, ore 13.

Abbandono progetto squadra Costantinopoli è impossibile perché trattasi -di impegno preso da tempo col sultano che abbiamo procrastinato fin qui sempre sperando che conflitto si appianasse, ed è difficile prorogarlo più oltre, dovendo poi squadra nostra entrare in disarmo. Ebbi occasione parlarne con Barrère che non mi pare attribuirvi grande importanza. Certo, però, la visita dell'ammiraglio non potrà avvenire finché non sia terminata l'azione navale francese, se questa avrà realmente luogo. In questo caso, nostra squadra potrà impiegare suo tempo visitando diversi porti levante.

952

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2617. Parigi, 3 novembre 1901, ore 13,15 (per. ore 14,45).

Anche la stampa più seria accredita il rumore che oramai l'accomodamento affare Lorando non basta dare soddisfazione alla Francia in una questione di dignità compromessa dal contegno della Turchia. La situazione fatta all'impero ottomano nel diritto positivo europeo non meno che gli atti dell'Aja ci autorizzerebbero senza dubbio a domandare alla Francia amichevolmente di farci conoscere le sue intenzioni; mi pare anzi cosa singolare che essa ciò non l'abbia fatto spontaneamente. Prego pertanto V.E. di dirmi se qualche dichiarazione le è stata fatta da Barrère, della quale ella abbia preso nota ed in caso diverso darmi le sue istruzioni per l'eventuale domanda che dovessi fare qui a Delcassé.

953

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 2481. Roma, 3 novembre 1901, ore 21.

Ciò che importa ora per noi è conoscere progetti Governo francese non per ingerirei in essi ma per provvedere ai nostri interessi. Oggi ho parlato a Barrère esprimendogli schiettamente nostra intenzione di non ostacolare in alcun modo l'azione della squadra francese in oriente, ma appunto pregandolo di informarmi quale essa deve essere sia per evitare ogni possibile malinteso poiché nostra squadra si troverà contemporaneamente in Oriente, sia per dirigere in quanto possibile opinione pubblica italiana onde evitare polemiche tra i due paesi. Barrère trovando giusta mia domanda mi ha detto che telegraferà in questo senso al suo Governo. Sarà bene che V.E. tenga eguale linguaggio con Delcassé e mi riferisca la risposta.

954

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

T. 2483. Roma, 3 novembre 1901, ore 21.

Desidero che con apposito rapporto ella mi mandi di urgenza la tabella completa dei nostri reclami ancora insoluti verso la S. Porta, con due separati elenchi: l'uno con le rispettive cifre per quei reclami già liquidati di cui manca solo il materiale pagamento; l'altro, per i reclami non ancora liquidati con l'indicazione delle somme domandate. Intanto desidero ricevere telegraficamente le seguenti notizie: l) Cifra totale delle somme corrispondenti ai reclami già liquidati; 2) Cifra totale delle somme domandate coi reclami non ancora liquidati; 3) Titolo dei principali reclami dell'una e dell'altra categoria con le rispettive cifre liquidate o domandate.

955

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2613. Therapia, 3 novembre 1901.

Sublime Porta ha comunicato ieri a questa ambasciata francese essere stato emanato iradiè imperiale che ordina pagamento, nel più breve termine possibile, delle 345 mila lire turche richieste dal Governo francese per reclamo Lorando. Consigliere Bapst ha risposto che questa decisione della Sublime Porta, non implicando termine esatto, né garanzia, non poteva considerarsi tale da soddisfare Governo francese.

956

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2616. Therapia, 3 novembre .1901.

Risposta consigliere Bapst alla Sublime Porta, cui accennai nel mio telegramma di ieri (l), conclude: « Ministro degli affari esteri della repubblica

francese mi incarica di dichiarare alla Sublime Porta che, non mantenute promesse per gli altri reclami, interessi particolari della Francia non meno che interessi generali, che le preme più che mai di tutelare, le impongono dovere di assicurarsi delle garanzie prima di riprendere relazioni diplomatiche •.

(l) Recte dello stesso 3 novembre, cfr. n. 955.

957

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2622. Costantinopoli, 4 novembre 1901, ore 1,40 (per. ore 14).

In una seconda nota indirizzata a questo ministro degli affari esteri consigliere dell'ambasciata di Francia dichiara che, di fronte indugio della Sublime Porta per regolamento ed esecuzione decisione relativa note vertenze, e sacrifici imposti Governo francese, egli aveva dal ministro esteri della repubblica ricevuto ordine formulare seguenti nuove rivendicazioni; riconoscimento legale delle scuole, istituti di beneficenza, chiese e conventi francesi ,in Turchia; consegna immediata firmani per ricostruzione e riparazione chiese e conventi danneggiati durante torbidi Armenia; riprovazione (l) del patriarca caldeo. In questa nota si avverte altresì che, in caso di ulteriore indugi, Francia farà valere altre rivendicazioni come condizione ripresa relazioni diplomatiche.

958

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2635/164. Berlino, 5 novembre 1901, ore 8,34.

Solo oggi ho potuto, continuando assenza conte Richthofen, avere conversazione con sotto segretario di stato per affari esteri sul conflitto franco-turco. Il signor Muhlberg mi disse il Governo imperiale non ha avuto finora né da Francia né da altra potenza, comunicazione alcuna sulle intenzioni francesi, tranne quelle telegrafategli dalla ambasciata germanica a Costantinopoli, le quali concordano con quelle contenute nel telegramma di V.E. n. 2485 a me diretto (2). Governo imperiale non crede che conflitto, sorto e cercato in Francia, più per causa di politica interna che per altro, avrà serie conseguenze, se altre imprevedute complicazioni non avvengono. Governo imperiale basa questa sua opinione sulla divergenza degli interessi che hanno in Turchia Francia e Russia, la quale ultima, appunto per non complicare la situazione, avrebbe dato anche consiglio al sultano di cedere ma, d'altra parte, impedirà Francia

vada oltre certi limiti nelle sue esigenze. Avendo io messo discorso sul progettato invio nostra squadra, spiegandone motivi, e soggiungendo non sapere io ancora se squadra partirebbe effettivamente, Muhlberg disse avere avuto avviso da Roma che squadra aveva ordine recarsi nella baja di Besika e sarebbe certamente partita. Egli si astenne dal pronunziare giudizio sull'andata nostra flotta nelle acque turche. In questo momento si è limitato ad osservare che la destinazione alla baja suddetta aVrebbe, forse, dimlinuito ogni meno esatta interpretazione delle intenzioni... (1). Mia impressione è però che questo Governo avrebbe preferito che Governo italiano avesse potuto astenersi. Segue lettera.

(l) -Sic, ma deve leggersi probabilmente • riconoscimento •. Cfr. nn. 834 e 987. (2) -Non pubblicato.
959

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2632. Parigi, 5 novembre 1901, ore 18.

Voici le texte de la déclaration faite hier à la Chambre par M. Delcassé:

• Je déclare très haut que la France, à la faveur du différend actuel et de l'effort qu'on l'oblige à faiTe, ne poursuit aucun avantage nouveau mais personne non plus ne croira que cet effort, qu'il serait grave de nous obliger à renouveler, ne doive pas au moins servir à obtenir la certitude que l'ensemble des oeuvres françaises en Orient, les établissements scolaires et hospitaliers que nous avons fondés de méme que les ports, les phares, les chemins de fer que nous avons construits ne doivent plus étre l'objet d'aucune malveillance ni d'aucune tracasserie, et qu'ils seront traités comme le veut la justice, camme le commanderait notre amitié traditionnelle avec la Turquie, que l'intérét vrai, je dirai que l'intérét manifeste de la Turquie devait faire à la Porte une loi de cultiver. C'est là ce que nous demandons et ce qu'il est équitable et nécessaire qu'on nous accorde •.

960

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2636. Parigi, 5 novembre 1901, ore 22.

Giornali annunziano occupazione di Mitilene della squadra francese.

(l) Nel testo trascritto nel registro dei telegrammi manca la fine di questo periodo.

961

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2643. Parigi, 6 novembre 1901, ore 6,55 (per. ore 21,20).

Delcassé mi ha detto di aver fatto ringraziare V.E. per l'aggiornamento della missione dell'ammiraglio italiano a Costantinopoli. Questo ministro ha soggiunto che per mezzo delle ambasciate della repubblica ha fatto fare a tutti i Governi interessati una comunicazione circa i criteri dell'azione francese in Turchia. Dal linguaggio tenutomi oggi dal signor Delcassé emerge che l'occupazione di Mitilene cessa appena la Francia avrà ricevuto una guarentigia di esecuzione degli accomodamenti intesi per i tre noti affari, il riconoscimento delle immunità per gli stabilimenti scolastici ed ospitalieri già esistenti, il permesso di rifabbricare e riparare gli edifici dei medesimi. A più riprese Delcassé mi ha detto che queste sono le sole sue domande attuali, e che se il sultano vi aderisce subito Mitilene sarà tosto abbandonata. Sarebbe bene, mi disse il ministro degli affari esteri, che gli stati amici persuadessero il sultano a ciò fare. Per il momento la Francia non domanda indennità per spese di spedizione. Non pare che l'Inghilterra abbia mosso osservazione. Delcassé mi ha detto che andando a Mitilene si ebbe soprattutto riguardo a scegliere una località che non potesse inquietare l'Italia, che la dogana di Mitilene non fa parte dei redditi destinati a pagamenti di debiti internazionali e che il Governo stima di aver proceduto in guisa da conservare assolutamente' al presente conflitto il carattere franco-turco, senza ledere gli interessi internazionali europei.

962

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2545. Therapia, 6 novembre 1901, ore 10.

Primo segretario del sultano ha fatto oggi, d'ordine di S.M.I. a cavaliere Cangià comunicazione verbale seguente: « sultano è stato informato che R. Governo ha seguito con interesse svolgimento incidente colla Francia, specialmente nell'ultima sua fase. S.M.I., interpretando contegno del R. Governo come favorevole verso Turchia, prega R. ambasciatore fare pervenire a ministro esteri di S.M. espressione della sua gratitudine ".

Credo che sultano allude ai consigli dati da V.E. a codesto ambasciatore di Turchia. Analoga comunicazione è stata fatta a questo ambasciatore di Germania.

963

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2647. Therapia, 6 novembre 1901, ore 10.

Primo segretario del sultano ha fatto ieri d'ordine di S.M.!. al nostro primo dragomanno seguente comunicazione verbale. « È stato riferito al sultano da Roma che la squadra italiana del Mediterraneo giungerebbe Besika 18 corrente, e che ammiraglio proseguirebbe per Costantinopoli. Questo arrivo coincidendo colle feste religiose che precedono di alcuni giorni soltanto Ramadan, sultano prega R. ambasciatore di far valere presso il Governo del re siffatta circostanza e di ottenere che squadra giunga dopo Bairam (metà gennaio circa). S.M.!. fa assegnamento sulla benevolenza del R. ambasciatore affinché spieghi questo suo desiderio in modo che non produca sul Governo italiano sfavorevole impressione •. Ove V.E. approvi mi limiterei rispondere che il R. Governo non ha alcuna difficoltà di rinviare progettata visita squadra ad epoca ulteriore da concertare.

964

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2646. Therapia, 6 novembre 1901, ore 16,50.

Sublime Porta ha consegnato ieri sera all'ambasciata di Francia delegazioni mensili sulla dogana a partire dal 14 marzo per il pagamento dei crediti Tubini e Lorando. Sublime Porta ha annunziato nello stesso tempo regolamento a breve scadenza affare delle banchine e crediti Vaureal garantendo quest'ultima sui proventi dei fari. Consigliere Bapst ha risposto che chiederebbe istruzioni suo Governo circa accettazione tale soluzione. Squadra francese inviata a Mitilene si compone di due corazzate di l. classe, due incrociatori e due cacciatorpedinieri. Oltre equipaggi trovansi a bordo di ciascuna corazzata 250 uomini fanteria marina ed a bordo di ciascun incrociatore 120. Non si ha notizia finora di alcuno sbarco.

965

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PECHINO, ROMANO AVEZZANA

T. 2499/104. Roma, 6 novembre 1901, ore 20.

L'ambasciatore di Russia mi comunica che il suo Governo vorrebbe provocare una riunione dei ministri a Pechino per concordare i migliori mezzi di provvedere alla efficace esecuzione dell'accordo relativo alla repressione del contrabbando di armi e mi richiede di autorizzarla ad intervenire a tale riunione. Non esito ad autorizzarla per il caso che tutti i colleghi siano del pari autorizzati.

966

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R.R. 2521/1263. Parigi, 6 novembre 1901.

L'ultimo mio rapporto circa il conflitto franco-turco è del 23 dello scorso mese (1). Ho reso conto allora dei colloqui da me avuti col signor Delcassé il 9 ottobre ed il dì stesso •in cui io scriveva a V.E. L'impressione rimastami dalle cose dettemi, in quelle due occasioni, da questo Signor Ministro degli Affari Esteri, è riassunta nella conclusione del precitato mio rapporto. Importava ritenere che le cose stesse riguardavano l'attualità, né contenevano impegno di sorta per un avvenire anche prossimo. Era mio parere che esse non obbligavano menomamente il Gabinetto di Parigi ad astenersi dal prendere, da un giorno all'altro, un contegno diverso. La sua manifesta moderazione poteva, sotto la spinta d'influenze parlamentari, fare posto ad un atteggiamento· meno conforme agli interessi nostri. Erami sembrata particolarmente notevole

l'insistenza con cui il Ministro mi aveva additata la durata eccessiva del conflitto. La tensione avea incominciato al principio di agosto e, dopo due settimane circa di trattative nelle quali la persona stessa del Sultano era intervenuta, le relazioni diplomatiche erano state rotte. Ne risultava per la Francia una situazione non soddisfacente per l'amor proprio nazionale, né era presumibile che essa potesse protrarsi indefinitamente. La riunione del Parlamento,. la presentazione d'interpellanze che partivano da vari banchi della Camera, imponevano al Governo nuove risoluzioni. Erano prevedibili nell'opinione pubblica movimenti d'impazienza ad affrettare i quali potè contribuire la solennità del ricevimento di S.A.R. il Principe Adalberto di Prussia a Costantinopoli. La stampa periodica ebbe, intorno a questo avvenimento, apprezzamenti che

non celavano l'impressione che l'opinione pubblica francese ne risentiva. Ancorchè si trattasse di cosa per se stessa di poco momento, è facile comprendere che la medesima, verificandosi quando qui, nella indifferenza del Sultano si credeva vedere la prova del decadimento dell'influenza francese in Turchia, dovesse produrre l'effetto di una voluta dimostrazione. Era pressochè impossibile che, mentre un siffatto sentimento spuntava nel linguaggio dei giornali dei vari partiti, il Ministero perseverasse nella inazione.

Il 30 ottobre, mentre la flotta francese del Mediterraneo manovrava al largo di Tolone, una divisione di essa, composta di sei o sette navi, si distaccava e si dirigeva verso il Levante. Il dì seguente ebbi l'onore di segnalare per telegrafo a V.E. che Mitilene pareva essere la meta di quella forza navale. In quello stesso giorno si produsse, nè saprei se voluta o non, una momen-·

tanea incertezza di notizie che mise in rilievo il mistero di cui questo Governo .avea ostentatamente voluto circondare l'invio e la destinazione della divisione della flotta. Trattandosi di una semplice dimostrazione armata e della presentazione di una nuova ingiunzione alla Porta Ottomana non si spiegava la ragione di tale segreto appena concepibile se si fossero avute in vista precise, inevitabili operazioni belliche.

Il Signor Delcassé avea serbato verso di me ed i miei Colleghi deffe ·altre Potenze firmatarie degli atti costitutivi dell'Impero ottomano, la riserva la più completa. Non oserei però affermare ch'egli non avesse presentito il Gabinetto di Pietroburgo. Tosto che la notizia della spedizione navale fu confermata, si è prodotta una manifestazione singolare e quasi unanime del sentimento pubblico francese. Da tutte le parti si metteva in corso e si accreditava la voce che ormai l'accomodamento degli affari pecuniari privati, causa prima della rottura dei rapporti, non bastava a dare alla Francia soddisfazione in una questione di dignità creata dal contegno della Turchia. Vi era pericolo che la situazione si aggravasse malgrado la moderazione di cui il Ministero avea fino a quel momento dato prova. Telegrafai il 3 novembre a V.E. che il diritto positivo che concerne l'Impero Ottomano non meno che gli atti internazionali dell'Aja ci avrebbero autorizzati al pari dei Gabinetti delle altre Potenze garanti a domandare amichevolmente alla Francia di farci conoscere le sue intenzioni. Era anzi singolare che ciò essa non avesse diggià fatto di propria iniziativa. Mi premeva di sapere se l'Ambasciatore della Repubblica presso il Governo di Sua Maestà avesse fatto qualche comunicazione di cui

V.E. avesse preso nota ed, in caso diverso, quale dovea essere qui il mio .contegno.

La risoluzione presa dal Governo non fu generalmente interpretata come

un primo atto di guerra. Cionondimeno nella tornata del 4 novembre alla Camera dei Deputati il Ministero fu accusato di aver esposto il paese alla guerra senza la preventiva autorizzazione costituzionale del Parlamento. In .quella seduta il Signor Delcassé si dichiarò pronto a rispondere subito alle in-~erpellanze che erano state anteriormente inscritte all'ordine del giorno del 15 novembre. La giornata parlamentare non gli fu favorevole. Egli omise di premettere chiaramente la distinzione che deve farsi fra le questioni che toccano i rapporti della Turchia con la sola Francia e quelle che invece sono .d'interesse collettivo europeo. Le sue dichiarazioni apparvero confuse, insufficienti. Chiamato a rispondere sovra gli affari di Armenia, dapprima egli cercò schermirsi con il silenzio, poi ebbe una espressione infelice che suscitò rumori e proteste appunto perchè nell'ambiente dominava il pensiero che non si trattava degli interessi di una società di commercio e di due banchieri levantini, ma del credito e della posizione della Francia che questa considera decaduti in modo lesivo per il decoro della Nazione. Nelle votazioni sulla priorità dell'ordine del giorno il Ministero rimase in minoranza di una quin

·dicina di voti. Prima però che si votasse in merito, gli onorevoli Brisson e Ribot ed il Presidente del Consiglio presero la parola e, facendo suonare alta la considerazione che la bandiera era partita per l'Oriente e che, in tal contingenza era dovere patriottico l'accordare la fiducia al Governo, riuscirono ad

e'C-itare il voto che avrebbe imposto al Ministero di aprire la questione di Armenia. Così una maggioranza di 228 voti ha accordato al Gabinetto la fiducia per fare rispettare gli interessi e l'onore della Francia.

Nel dibattimento l'On. Denis Cochin, deputato di destra, ha lungamente insistito sull'insufficiente cura del Governo nel fare rispettare le ragioni della Francia al protettorato dei cristiani d'Oriente. Egli ha parlato della protezione assunta dall'Italia sovra le missioni francescane del Chan-sì e, con maggiori cautele oratorie, ha toccato pure della rivalità degli stabilimenti cattolici con gli ortodossi, favoriti dalla Russia, in Turchia. Il Signor Cochin ha introdotto nel suo discorso anche la questione dell'inosservanza da parte del Sultano della clausola del trattato di Berlino relativa alle riforme impostegli dall'Europa ed il suo ordine àel giorno invitava il Governo a fare rispettare dalla Porta le capitolazioni e ad ic1tendersi con i Gabinetti stranieri per imporre al Sultano le riforme decretate nel trattato di Berlino.

L'intonazione generale della discussione non poteva lasciar dubbio che la Camera non approvava che, per i soli tre affari pecuniari Lorando, Tubini e dei quais di Costantincpoli, le cose fossero state condotte a tanta estremità. Il Signor Delcassé suscitava visibili movimenti d'impaz,ienza mentre si affaticava ad esporre le tre questioni nei loro particolari. Si comprende pertanto che, all'ultim'ora e probabilmente cedendo ad insistenze prodottesi nei consigli di Ministri, egli abbia stimato necessario di imporre alla Porta la risoluzione di altri affari di diversa :indole.

Benché privo di istruzioni speciali di V.E., stimai convenisse che, in occasione della visita ebdomadaria del dì 6 corrente, io intrattenessi q_uesto Signor Niinistro degli affari esteri tanto delle dichiarazioni da lui portate alla tribuna parlamentare, quanto de:i propositi del Governo della Repubblica nelle fasi ulteriori del suo conflitto con la Turchia.

Ebbi l'onore di telegrafare il giorno 5 corrente alla E.V. il testo della dichiarazione fatta dal Signor Delcassé nella tornata del dì innanzi. Le trascrivo qui acciocchè ne resti memoria nel carteggio ufficiale di questa R. Ambasciata:

« Je déclare très-haut, disse il Ministro, que la France, à la faveur du différend actuel et de l'efl"ort qu'on l'oblige à faire, ne poursuit aucun avantage nouveau; mais personne non plus ne croira que cet effort, qu'il serait grave de nous obliger à renouveler, ne doive pas au moins servir à obtenir la certitude que l'ensemble des oeuvres françaises en Orient, que les établissements scolaires et hospitaliers que nous y avons fondés, de mème que les ports, les phares, les chemins de fer que nous y avons construits, ne doivent plus ètre l'objet d'aucune malveillance, ni d'aucune tracasserie, et qu'ils seront traités comme le veut la justice, comme le commanderait notre amitié traditionnelle avec la Turquie, que l'intérèt vrai, je dirai, que l'intérèt manifeste de la Turquie devrait faire à la Porte une loi de cultiver. C'est là ce que nous demandons et ce qu'il est équitable et nécessaire qu'on nous accorde ».

Io avea appena introdotto il discorso con il Signor Delcassé sovra la discussione della Camera, nel corso della quale queste sue dichiarazioni erano state fatte, che egli mi disse che le medesime aveano formato la sostanza di una comunicazione che gli Ambasciatori della Repubblica aveano dovuto già aver

fatta ai Gabinetti delle principali Potenze. Il Signor Barrère dovea averla portata: a notizia di V.E. Importava fosse ben messo in sodo che il Governo francese non profitta della situazione presente per chiedere alla Turchia cose nuove. La Francia domanda soltanto il rispetto delle concessioni risultanti dagli antichi e recenti suoi trattati con la Porta ottomana limitandosi a ciò che costituisce un interesse suo proprio e rispettando nel resto ciò che non può essere toccato senza l'accordo delle altre potenze. Nel corso della conversazione e rispondendo agli accenni che io andava facendogli, questo Ministro degli affari esteri mi disse che egli avea scelto, e ne assumeva la personale responsabilità, Mitilene per punto della dimostrazione navale, perchè quella località suscitava meno di qualunque altra i sospetti e le inquietudini degli altri Gabinetti ed anche perchè le dogane di quell'isola non erano state concedute in nessuna combinazione finanziaria della Turchia. Niente accennava che il Governo britannico potesse muovere osservazioni fondate sovra gli impegni speciali assunti da lui nel trattato di Cipro. D'altronde a Londra, come nelle altre grandi capitali si sapeva che, se il Sultano accettava subito le domande che gli erano presentate, le forze navali francesi si sarebbero immediatamente allontanate da Mitilene. Dopo gli indugi e le promesse non mantenute, delle quali la Francia avea fatto recente esperienza nelle trattative con la Porta, non era possibile al Signor Delcassé di accontentarsi di semplici promesse: occorreva che il Sultano fornisse sufficienti guarentigie di esecuzioni degli accomodamenti intesi per i noti tre affari pecuniari. Circa gli stabilimenti scolastici ed ospitalieri, la Francia non domanda di erigerne dei nuovi. Essa chiede che cessino le angherie della Amministrazione turca contro gli esistenti. I trattati e le capitolazioni concedono a questi istituti delle immunità che ora si vorrebbero disconoscere. La Francia vuole che la Porta rinunzi a simili tentativi ed a tali pratiche. La legge turca prescrive che, per riedificare, anzi soltanto per riparare gli edifizi distrutti o rovinati, occorra uno speciale permesso dell'Autorità governativa. La Francia crede essere nel suo diritto di domandare che i permessi non siano negati quando a proprie spese occorre di ricostruire o riparare gli edifizi scolastici ed ospitalieri posti sotto la sua protezione. Non si chiede alla Porta di riparare o di riedificare essa stessa le scuole e gli ospedali, ma è intollerabile il suo rifiuto di lasciare che altri faccia senza verun suo aggravio. A questo si limitano, conchiudeva il Signor Delcassé, le domande attuali presentate dalla Francia alla Turchia. Uno dei miei Colleghi lo avea poco prima interrogato circa le spese della spedizione navale ed egli gli avea risposto che pe1· oTa la Francia non domandava alcuna indennità. Occorreva però che le cose non andassero in lungo e che della moderazione della Francia anche in questa fase dell'affare, il Governo ottomano si rendesse conto. Sarebbe bene che gli Stati amici persuadessero il Sultano ad aderire senza ritardo alle domande fattegli.

Nello esporre le ragioni della scelta di Mitilene per la dimostrazione navale, il Signor Delcassé si servì di queste precise parole: • Vous comprenez que j'ai surtout pensé à Vous. Il fallait que le point choisi fUt bien éloigné de la Tripolitaine ».

A parecchie riprese questo Ministro ha protestato non aver egli alcun secondo fine ed essere nei propositi del Governo, di cui fa parte, di conservare :al conflitto il carattere franco-turco senza ledere gli interessi internazionali .europei. Nella quale dichiarazione, a parer mio, è più facile il vedere la buona :intenzione del Ministro che lo scorgere il mezzo pratico di metterla in atto se il Sultano assumesse un atteggiamento di resistenza più o meno aperta.

Il Signor Delcassé fu spinto a precisare nel modo sovradetto il limite delle .domande presentate alla S. Porta circa gli istituti scolastici ed ospitalieri, .dalle osservazioni che io intercalava nel suo discorso. Se a Costantinopoli tale misura sarà stata effettivamente osservata dall'Ambasciata francese, non potrà dirsi che, nell'incidente attuale, la Francia abbia voluto conseguire più di ciò .di cui essa era già indubbiamente in possesso. Non si tratta infatti nè di riconoscimento di un protettorato illimitato, nè di istituzioni nuove da creare. Le .domande francesi si limitano al riconoscimento degli istituti esistenti, abbiano essi ricevuto o non un apposito firmano.

Non vorrei mettere menomamente in dubbio la sincerità degli intendimenti di questo Signor Ministro degli affari esteri. I concetti che egli mi ha esposti sono troppo chiari perchè io possa, nel ripeterli a V.E., cadere in equivoco. Ma bisogna tenerne conto, nella discussione del dì 4 corrente, si manifestò visibilmente che la politica cauta, direi quasi timorata del Signor Delcassé, non corrisponde all'eccitamento del quale la Camera dei Deputati pareva invasa in quel giorno. Nè, per quanto si sente dire, tale politica è ammessa

·senza riserve dall'intero Gabinetto. Ebbi ad indicare, al principio del conflitto franco-turco, che molto probabilmente questo Ministro degli affari esteri si lasciò vincere la mano dall'azione personale dell'Ambasciatore francese a Costantinopoli. Di ciò a Parigi tutti sono persuasi. È generale l'opinione che i tre affari, per i quali si pervenne alla rottura delle relazioni con la Turchia, non meritavano che a tale estremità si arrivasse. Ma, per effetto di uno strano concetto della dignità e del decoro nazionale, acuito dal ricordo di Fascioda, l'opinione pubblica si palesa mal disposta al ritorno delle navi apportatrici delle cambiali turche e di qualche iradé e firmani del Gran Signore. È cosa certamente dispiacevole per gli interessi che noi dobbiamo coltivare, ma pur vera, che nel momento attuale nessuno sembra qui disposto a facilitare al Signor Delcassé il componimento delle difficoltà di una situazione di cui tutti

sono ciò nondimeno d'aecordo a riconoscere che la maggiore responsabilità

non è sua.

E di queste considerazioni è mestieri che il R. Governo tenga conto perchè sarebbe cosa difficile il prevedere oggi il grado di resistenza che questo Ministro degli affari esteri potrà opporre nella via in cui da varie parti egli .sembra spinto.

(l) Cfr. n. 909.

967

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2651/165. Berlino, 7 novembre 1901, ore 3,12.

Ambasciatore di Francia ha fatto stamane a questo Governo, d'ordine del Governo francese comunicazione ufficiale verbale che suppongo sia stata

'560

fatta anche costì. Governo francese annunzia le domande fatte alla Turchia in relazione alle dichiarazioni fatte da Delcassé in parlamento il 4 corrente e invio della flotta a Mitilene. Non è assolutamente intenzione della Francia di esigere dalla Turchia altro che soddisfazione di quelle domande. Mitilene è stata scelta come punto che, a parere del Governo francese, tocca meno gli interessi altre poten~e. È assolutamente esclusa idea di occupazione, però la Francia terrà occupato quel punto e sequestrate dogane fino a che sultano non dia garanzie reali per soddisfazione domande francesi.

Il signor Muehlberg che mi riferiva quanto pl'ecede, mi soggiunse che dichiarazione francese si presterebbe certo a inquietudini per l'avvenire se Francia non fosse di buona fede e non dimostrasse qualche arrendevolezza verso il sultano, specie nelle questioni finanziarie. Tuttavia Governo imperiale, per rag.ioni già da me accennate, continua a ritenere che dissidio sorto tra Francia e Turchia si appianerà senza spiacevoli conseguenze. Inghilterra, o per lo meno, stampa inglese sembra incoraggiare Francia nell'azione intrapresa contro Turchia ma questa, a parere del Governo imperiale, è la solita tattica inglese di far rHirare le castagne dal fuoco da altri, e dimostra inoltre che Inghilterra non sarebbe spiacente si sollevi in Europa una diversione alle complicazioni sud-africane.

Muehlberg mi ha dato lettura di un telegramma di ieri sera in cui Wedet riferisce ultimo colloquio avuto con V.E. Muehlberg comprende nostra apprensione, ma ritiene saggio consiglio la nostra attitudine di vigilante aspettativa. È appena il caso soggiungere che Governo imperiale sta pur esso attentamente vigilando, ma si astiene da qualsiasi azione, tranne consigli moderazione e arrendevolezza a sultano.

968

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, DEL VAGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2655. Pietroburgo, 7 novembre 1901, ore 4,50.

Conte Lamsdorff mi ha detto testè che ambasciatore di Turchia gli aveva comunicato telegramma circolare agli ambasciatori presso grandi potenze per annunziare che la Sublime Porta consente alle domande Francia, rimettendo delle tratte per quanto i reclami finanziarii, e riconoscendo quelli di altra natura che fossero già stati ammessi pel passato.

Conte Lamsdorff si tenne nel più assoluto riserbo nel giudicare questa pratica e si limitò a dirmi che ministro di Francia, che veniva di vedere, non ne aveva avuto ancora conoscenza da parte del suo Governo.

56!

969

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2660. Therapia, 7 novembre 1901, ore 10,10.

Ambasciata di Francia ha ricevuto iersera nota nella quale Sublime Porta dichiara di accettare ultime domande supplementari del Governo francese. Mi risulta che i termini di questa nota, specialmente nella parte che si riferisce al riconoscimento legale delle scuole ed istituti di beneficenza francesi, mancano della chiarezza necessaria per soddisfare Governo della repubblica,

il quale, probabilmente, esigerà accettazione conforme formula annessa all'ultima sua comunicazione.

970

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, A NAPOLI

T. S.N. Roma, 7 novembre 1901, ore 17,15.

Secondo la promessa fatta a V.E. l'ambasciatore d'Austria Ungheria mi richiede di telegrafarle il seguente sunto della risposta giuntagli da Vienna circa il conflitto franco-turco. Il conte Goluchowski ne segue colla massima attenzione lo svolgimento e spera che esso sarà tale da non dover dare luogo ad inquietudini. Egli ha fede nella sincerità delle dichiarazioni fatte dal signor Delcassé alla camera secondo le quali la Francia mira solo ad ottenere particolari soddisfazioni nè intende turbare lo statu qua sancito dal trattato di Berlino. L'oggetto della preoccupazione del ministro Prinetti sarebbe una questione d'ordine europeo, e non è credibile che la Francia voglia ora sollevarla. L'opera del Governo francese si può spiegare col desiderio di procurarsi un successo alla vigilia delle elezioni generali del prossimo anno. Si può anche supporre che esso voglia mostrare la sua sollecitudine per gli interessi cattolici in oriente nel momento in cui sono prese, in Francia, grav,i misure contro la chies<: e contro il clero. Infine si può anche creàere che il Governo francese, mettendo innanzi domande d'ordine più generale voglia attenuare la incresciosa impressione che sembra aver prodotto il mettere una sua azione così energica al servizio di interessi privati che si pretendono anche connessi con particolari speculazioni. In ogni modo il conte Goluchowski ringrazia il ministro Prinetti,

è desideroso di continuare con esso lo scambio di vedute, comunicherà quanto venga a sua notizia, e spera che il ministro Prinetti vorrà fare altrettanto.

971

IL MINISTRO A TOKIO, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2661. Tokio, 7 novembre 1901, ore 17,20.

Questo ministro affari esteri mi ha detto corte chinese non aveva accettato

proposta russa relativa Manciuria, rinviandola plenipotenziari Pechino per opportune modificazioni.

972

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2658. Therapia, 7 novembre 1901, ore 22,10.

Ambasciata di Francia è stata informata squadra francese ha operato oggi sbarco Mitilene senza incontrare resistenze. Dogana occupata.

973

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2666/166. Berlino, 8 novembre 1901, ore 2,40.

Gazzetta di Colonia annuncia nei termini seguenti la comunicazione fatta ieri dall'ambasciatore di Francia al Governo imperiale: • L'ambasciatore di Francia ha dato oggi in Berlino spiegazioni sulla spedizione della flotta dalle quali risulta in sostanza che la Francia non ha .intenzione di procedere ad acquisti di territorii e che l'invio della flotta a Mitilene avvenne solo allo scopo di ottenere garanzie per il pagamento delle note esigenze sicurezza contro eventuali dtardi da parte della Turchia •.

974

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2667/168. Berlino, 8 novembre 1901, ore 2,27.

È confermato qui ufficialmente da questo ambasciatore di Turchia notizia già ieri sera pubblicata da telegrafo che Sublime Porta ha dato a Francia garanzia del pagamento debito Tubini e Lorando mediante tratte sull'introito delle dogane.

Barone Marschal telegrafa da Costantinopoli che quell'incaricato d'affari di Francia considera tali garanzie sufficienti.

Non si conosce ancora però se Governo francese accetta, come manca tuttora da parte della Turchia, accettazione della domanda francese relativa riconoscimento debiti istituti francesi nuovamente istituiti o da istituirsi nel termine di due mesi. A questo dipartimento esteri si ha impressione che Francia non sia d'accordo con la Russia su tutti i punti domande fatte al sultano.

21 -Documenti diplomatici -Serie III -Vol. V

975

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2669/99. Londra, 8 novembre 1901, ore 2,47.

Ministro degli affari esteri avendomi rimesso mandato a mio nome di lire sterline 12.000 per le indennità africane ne ho oggi fatta consegna alla casa Hambro con girata a favore di V.E.

976

IL CONSOLE GENERALE A SMIRNE, ACTON, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2662. Smirne, 8 novembre 1901, ore 8,10.

Secondo le informazioni del R. agente consolare a Mitilene, ieri notte ore 11 i francesi occuparono pacificamente dogana e l'ufficio telegrafico inalberando bandiera francese. Ieri ripartì per Mitilene torpediniera alto mare francese arrivata qui avantieri.

977

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. RR. 2671/167. Berlino, 8 novembre 1901, ore 14,27 (per. ore 19,25).

Ieri sera ebbi una lunga privata confidenziale conversazione con questo mio collega ed amico ambasciatore di Francia. Egli ebbe ad esprimere alcuni apprezzamenti che se anche in talun punto rispecchiano solamente sue opinioni personali sono meritevoli di nota in questo momento. Marchese Noailles che al suo tatto e grande esperienza aggiunge somma riservatezza nei suoi giudizi, non si nasconde che il suo Governo sia stato principalmente guidato da considerazioni di politica ,interna nel passo intrapreso contro la Turchia, ma esso ha agito con mezzi sproporzionati alla causa che generò il conflitto, e non misurò pericolo cui andava incontro di sollevare, cioè, specialmente tra gli armeni, agitazioni e speranze che la Francia non può soddisfare. Perciò Noailles è persuaso che il suo Governo cerca di uscire al più presto dalla via in cui si è messo, e che ritirerà flotta tosto che, avute sufficienti garanzie dal sultano, possa farlo con dignità. Dei due creditori Lorando e Tubini Noailles ritiene solamente il primo suddito francese; il secondo è affarista che ha saputo carpire protezione ambasciatore Constans e di altre personalità francesi. Governo francese è grato alla Germania per calma con cui assiste al sorto conflitto, per fede che dimostra avere nelle dichiarazioni della Francia di non aspirare ad occupazione permanente e per i consigli di arrendevolezza dati al sultano.

Scelta Mitilene, come destinazione flotta, è stata determinata dal fatto che ivi non sono rappresentati interessi europei e quindi non si corre pericolo impedire commercio estero. La comunicazione ufficiale delle intenzioni del Governo francese a questo gabinetto imperiale è stata ritardata per timore che quelle intenzioni fossero, prima di tempo, conosciute dal sultano e ne aumentassero resistenza. Noailles aveva da qualche giorno ricevuto da Parigi quelle comunicazioni con ordine però di ritardarne consegna fino ad ulteriore cenno telegrafico, che gli giunse ieri mattina. Tutte le parole del signor Noailles suonano rincrescimento per il passo fatto dalla Francia con soverchia precipitazione: passo che, al giudizio del mio collega, non riuscirà neppure soddisfare

<Opinione pubblica, meno ancora quella parte della camera di cui Governo francese abbisogna appoggio e che tanto si agitò in favore degli armeni nella seduta del 4 corrente.

978

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

T. 2511. Roma, 8 novembre 1901, ore 16,45.

Incaricato d'affari di Turchia venne ieri notificare ufficialmente a S.E. il sottosegretario di stato, essendo io assente, la nota circolare indirizzata alle potenze che certo V.E. conosce. È deplorevole che S. Porta non abbia accettato puramente e semplicemente formola adoperata nelle domande francesi, ed è da augurarsi nel suo interesse che essa si affretti ad acconsentirvi onde togliere ogni pretesto alla occupazione di Mitilene, la quale prolungandosi costituisce pericolo grave aprire tutte questioni orientali. Prego V.E. esprimersi in questo senso con S. Porta.

979

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI

T. 2508. Roma, 8 novembre 1901, ore 16,50.

In seguito alle conversazoioni avute in questi giorni col Ministro del Bra

.sile abbiamo concordato che la denuncia della Convenzione commerciale avrà la data di oggi 8 corrente.

980

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

T. 2510. Roma, 8 novembre 1901, ore 17.

Già avantieri io aveva detto ufficiosamente all'incaricato d'affari di Turchia -che nelle presenti condizioni la visita della squadra diventava impossibile.

Quanto all'effettuarla in gennaio come V.E. mi telegrafa ora essere desiderio del sultano (1), ne parleremo in seguito non conoscendo ora quali disposizioni ministro marina abbia deciso per squadra mediterranea nei prossimi mesi.

981

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

T. 2514. Roma, 8 novembre 1901, ore 22.

Prego V.E. farmi, appena possibile, un rapporto sulle concessioni accordate ora dalla Sublime Porta alla Francia esaminando di quali fra esse V.E. crede si possa domandare alla Turchia le analoghe concessioni a favore dell'Italia.

982

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, A LONDRA, P ANSA, A PARIGI, TORNIELLI, A PIETRO BURGO, MORRA DI LAVRIANO, E A VIENNA, NIGRA

T. 2515. Roma, 8 novembre 1901, ore 22,15.

Ambasciatore di Francia è venuto comunicarmi che Sublime Porta ha dichiarato di consentire alle domande francesi e appena sarà promulgato iradè con cui sultano approverà concessioni della Sublime Porta, squadra francese abbandonerà Mitilene.

983

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2670. Therapia, 8 novembre 1901.

Dall'elenco dei nostri reclami verso S. Porta, tuttora insoluti che oggi spedisco all'E.V., risulta: l) cifra totale delle somme corrispondenti ai reclami d'indole ,genl!rale già liquidate franchi 456.550; 2) cifra totale somme domandate per reclami d'indole generale non liquidati, franchi 1.598.979; 3) cifra totale somme domandate per danni causati dalle truppe ottomane durante guerra turco-ellenica, franchi 1.376.258; 4) cifra totale somme domandate per indennità torbidi armeni, escluso famiglia ucciso De Angelis, franchi 534.789;

5) cifra totale ridotta, proposta oggi dalla :k. ambasciata, compreso De Angelis, franchi 367.500. Principali reclami della prima categoria: Crissoni, franchi

364.000 oltre gli interessi dal 1896; Giustiniani franchi 69.920. Principali reclami della seconda categoria questi, sebbene non liquidati, rappresentano dinieghi di giustizia: Giustiniani franchi 9.239 più interessi dal 1865. Kun franchi 235.267 più interessi dal 1892. Per Doncini franchi 25.000. Nova Radolin franchi 30.000. Principali reclami della terza categoria: Stefano Vich franchi 903.202; Modiano franchi 393.000; Sdrin franchi 10.900. Principali redami quarta categoria: famiglia ucciso De Angelis franchi 100.000. Gallina, che sarà a Roma posdomani, potrà fornire a V.E. maggiori spiegazioni circa natura fondamento reclami.

(l) Cfr. n. 963.

984

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2678/106. Londra, 9 novembre 1901, ore 5,26 (per. ore 21,20).

Ministro affari esteri si dimostra pienamente rassicurato dalle dichiarazioni reiterategli da questo incaricato d'affari di Francia sulle intenzioni del Governo della repubblica nel suo conflitto colla Sublime Porta. Solo desiderio qui è di vederlo definitivamente risoluto con soddisfazione della Francia prima che possa fornire pretesto ad altre complicazioni in Oriente.

985

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2677. Costantinopoli, 9 novembre 1901, ore 19,30 (per. ore 20,20).

Secondo ogni probabilità, domande formulate da ambasciata francese, la quale da ieri mostrasi più conciliante, saranno regolate sulle basi seguenti:

l) quanto ai crediti, Francia accetterebbe metodo a tale proposito proposto da Sublime Porta, cioè assegnamenti mensili sulle dogane a partire da prossimo aprile, a condizione che se nell'intervallo Governo ottomano addivenisse ad un'operazione finanziaria o prestito, crediti francesi sarebbero immediatamente soddisfatti;

2) Sublime Porta comunicherebbe all'ambasciata francese ordini che si è impegnata a dare ai governatori provincie per ricostruzione, riparazione chiese, conventi e riconoscimento legale scuole istituti beneficenza, chiese e conventi francesi. Ministro affari esteri dovrebbe controfirmare elenco presentato dall'ambasciata francese; per scuole francesi da aprirsi in avvenire, basterebbe notificare istituzione località, nome e titolo insegnanti con facoltà della Sublime Porta di far conoscere provvedimenti, obbiezioni, nel termine dl due o quattro mesi, secondo lontananza c1a Costantinopoli, a difetto di che scuole s'intenderanno come autorizzate. Ambasciata francese dichiara che, ottenendo prova degli ordini spediti ai governatori per riconoscimento scuole, istituti di beneficenza e stabilimenti religiosi e per riparazione chiese e conventi danneggiati durante i torbidi armeni, squadra francese abbandonerà Mitilene.

986

L'INCARICATO D'AFFARI A PECHINO, ROMANO AVEZZANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2684/115. Pechino, 10 novembre 1901, ore 4,35.

Il continuato disaccordo col console di Tiensin, il quale insiste per la retrocessione delle concessioni, crea una situazione nocevole ai nostri interessi, per cui debbo pregarla di autorizzarmi, in conformità degli intendimenti espressi dal marchese Salvago nel suo rapporto n. 85, ma non attuati, ad affidare la direzione del Settlement al colonnello Salsa o, meglio, ad un ufficiale di marina che, d'accordo con ammiraglio, delegherei a tale scopo. Ciò ben inteso, se V.E. non accoglie le proposte che il cavalier Poma continua ad inviarle, benché gli sia noto che è in formazione fra gli italiani di Shangai e Pechino una società per regolarizzare la concessione, non solo senza onere, ma vantaggio pel R. Governo.

987

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2686. Parigi, 10 novembre 1901, ore 8,35 (per. ore 22,30).

Voici le texte du communiqué fait aujourd'hui aux journaux: • Par lettre écrite en vertu d'un iradé impérial, mentionné dans cette lettre, le ministre ottoman des affaires étrangères déclare que la Porte, après avoir fait droit à nos premières réclamations, et acceptant les nouvelles demandes de la Franpe: l) Reconnait l'existence légale de nos écoles actuelles et leur accorde les immunités douanières, conformément aux traités et conventions en vigueur; 2) Reconnait l'existence légale de nos établissements hospitaliers et réligieux actuels et leur accorde l'exonération de l'impòt foncier et les immunités douanières conformément aux traités et conventions en vigueur; 3) Autorise les constructions, réparations ou agrandissements des établissements scolaires, hospitaliers ou réligieux endommagés ou détruits pendant les événements de 1894, 1895 et 1896 en Turquie d'Asie et a Costantinople; 4) S'engage à considérer comme autorisés de plein droit les fondations, agrandissements, constructions et réparations auxquels nous désirerions procéder à l'avenir si, prévenu de notre intention, le Gouvernement impérial n'a pas dans le délai de six moi, présenté d'objections; 5) Sanctionne l'élection du Patriarche Chaldéen. En outre, communication a été faite à l'Ambassade de France à Constantinople

des pièces prouvant que les décisions énumérées ci-dessus sont mises à exécution. Dans ces conditions, le ministre des affaires étrangères a avisé la Porte que la France reprend les relations diplomatiques et ordre vient d'etre envoyé à l'amiral Caillard de quitter Mitilène •.

988

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2685. Parigi, 10 novembre 1901, ore 8,45.

Ad eccezione del Temps, gli altri pochi giornali che commentano la chiusura dell'incidente franco-turco se ne dimostrano non soddisfatti. Sulla fede del New York Herald vari giornali danno la notizia che il Governo italiano aveva preso a Berlino l'iniziativa di una contro-dimostrazione a Costantinopoli e che la Germania ha risposto che ciò nulla aveva a che fare con la triplice alleanza, ed ha rifiutato. Apprezzamenti della stampa della sera vengono riprodotti sotto il titolo • Le minacce dell'Italia •. È notevole che in questi ultimi giorni i giornali tedeschi o hanno ricevuto informazioni indiscrete, o questi hanno inventato di sana pianta per eccitare i sospetti dell'opinione francese contro intendimenti nostri.

989

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2683/171. Berlino, 10 novembre 1901, ore 17.

Ambasciata di Francia ha ricevuto e comunicato ordine ritiro flotta francese da Mitilene.

990

IL REGGENTE IL CONSOLATO GENERALE A TRIESTE, CACCIA DOMINIONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 3848/406. Trieste, 10 novembre 1901.

La questione dell'Università Italiana, bruscamente risollevata dagli incidenti d'Innsbruck, ha destato in tutta la regione e specialmente in questa città un vivace e ben naturale interesse dando luogo anche qui a quotidiane discussioni nella stampa e ad un'agitazione mantenutasi serena e pacifica.

Il Consiglio Comunale si rese interprete dei voti della gran maggioranza dei cittadini accogliendo all'unanimità -essendosi astenuti i consiglieri slavi del territorio -un ordine del giorno dell'on. Venezian chiedente l'immediata istituzione di una Università Italiana a Trieste ed impegnandosi ancora una

volta a quei sacrifizi pecuniari già deliberati che possano più rapidamente

condurre alla meta desiderata. Analoghe mozioni vennero votate nei Comuni

Italiani dell'Istria e del Goriziano ed inoltrate al Consiglio dell'Impero. È qui opinione generale che la questione, affermandosi ora con un vigore ed una forza che non ebbe mai, sia prossima ad una logica soluzione, e le

dichiarazioni fatte dal Ministro de Hartel alla Camera dei Deputati, mentre al primo momento per le loro riserve avevano prodotto un senso di scoraggiamento e di sfiducia, vengono ormai interpretate favorevolmente anche nei circoli e nei fogli più contrari al Governo. Bene si augura infatti dall'attitudine assunta dall'attuale Ministero di fronte al problema che pel passato era stato fatto segno a sistematiche repulse o trascuranze, e si nutrono speranze sulla personale autorità del Cavaliere de Hartel, che fece in addietro un lungo soggiorno a Trieste e che, si assicura, propenderebbe perché i voti da ben 35 anni espressi da questa città siano finalmente esauditi. D'altra parte, ed il monito vien dalla stampa che, pur dichiarandosi Italiana, combatte il partito liberale, non si manca di rilevare le ragioni che potrebbero determinare il Governo I. e R. a far cadere altrove che a Trieste la scelta della futura Università Italiana, e fra esse si segnalano evidentemente in prima linea le • tendenze centrifughe • qui manifestantisi di continuo. Comunque sia l'aspettazione è assai intensa e l'agitazione potrebbe assumere forma più marcata qualora la questione accennasse ad ulteriori dilazioni.

991

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2690. Therapia, 11 novembre 1901, ore 8,40.

Relazioni diplomatiche tra Francia e Turchia sono state riprese. Incaricato

d'affari di Francia mi ha detto che la squadra francese lascerebbe oggi Mitilene. Circa scuole da istituire in avvenire, fu prolungato· indistintamente per tutte a sei mesi termine entro il quale Sublime Porta ha facoltà far conoscere proprie osservazioni, e stabilito che esse non possono aprirsi in prossimità di moschee. Ambasciata di Francia dimostra poca fiducia nelle delegazioni sulle dogane per il pagamento dei crediti, e fa assegnamento sull'eventualità di un prossimo imprestito.

992

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 2523. Roma, 11 novembre 1901.

Notizia New York Herald completamente infondata come pure commenti giornali tedeschi cui allude V.E. (l) e l'ho già fatta smentire da tutti giornali

amici Governo. Non ho mai nemmeno pensato ostacolare azione Francia anzi

sospesi visita squadra Costantinopoli per evitare ogni possibile malinteso e ciò dissi francamente fino dal primo momento a Barrère.

(l) Cìr. n. 988.

993

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI

T. 2525. Roma, 12 novembre 1901, ore 22,10.

Per poter cominciare negoziati per nuova convenzione commerciale V.S. pregherà per iscritto il Governo brasiliano di farle conoscere quali compensi offre al Governo italiano da contrapporre diminuzione dazio caffè.

994

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1913/639. Berlino, 13 novembre 1901.

Mi riferisco al rapporto del R. Incaricato d'Affari in data del 12 settembre

u.s. n. 527 (1). Il ritiro dalla vita pubblica del Conte Hatzfeldt, Ambasciatore germanico a Londra è un fatto compiuto.

Il Wolf Bureau di ieri ha difatti pubblicato il testo di una lettera nella quale l'Imperatore partecipa al Conte Hatzfeldt il grande rammarico che Egli prova nel dovere cedendo alle ripetute istanze di S.E. motivate da gravi ragioni di salute accogliere la domanda di lui di esser dispensato dal servizio.

Nel ringraziare con effusione l'Ambasciatore dei servizi resi al Sovrano ed al paese, mantenendo e sempre più sviluppando le buone relazioni tra questa Corte e quella di San Giacomo Sua Maestà gli annunzia di avergli conferito, come attestato di alta e benevolente gratitudine il Gran Cordone del novello ordine del merito della Corona di Prussia.

La lettera imperiale onora il Sovrano che la scrisse al pari che il personaggio cui è destinata conviene però aggiungere, a volere esser esatti e veritieri, che le dichiarazioni di Sua Maestà sul dolore provato nel dovere cedere alle· ripetute istanze del Conte Hatzfeldt vanno accolte col beneficio di inventario. Mi risulta infatti che ripetute istanze sono state necessarie da parte della Cancelleria Imperiale per far sentire a S.E. che era venuto il momento di cedere ad altri il suo posto.

A successore del Conte Hatzfeldt pare sarà destinato il Conte WollffMetternich sul conto del quale già scrissi in passato al predecessore di V.E.

(l) Non pubblicato.

995

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

T. 2535. Roma, 14 novembre 1901, ore 15,30.

Correspondenz Bureau di Vienna pubblica ufficioso telegramma da Costantinopoli lunga serie concessioni ottenute dal barone Calice in occasione recente conflHto franco-turco. Mi sorprende trovare in esso liquidazione diretta indennità armene rifiutato invece a V.E. e revoca generale Mehmet pascià mentre valì di Janina non modificò ancora attitudine verso console Millelire. Questo trattamento diverso fatto all'Italia è contrario relazioni cordiali esistenti e non è tollerabile. È necessario che V.E. provochi prontamente da Sublime Porta liquidazione indennità armene; revoca Osman valì di Janina; concessione ricerche archeologiche Cirenaica, nonché definizione di quelle altre fra le vertenze pendenti accennate nel di lei telegramma 8 corrente che V.E. riterrà .opportuno.

996

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE AD ADEN, SOLA

T. u. 2540. Roma, 14 novembre 1901, ore 20,15.

Rimanga costa migiurtina fino termine noto affare che raccomando vivamente. Se agente • Asturia • è persona tale da non crearci imbarazzi di nessun genere, può rimanere costà fino salvataggio carico, ma senza nostra responsabilità. Ella, però, faccia quanto è in suo potere per di lui tutela.

997

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 986/331. Costantinopoli, 15 novembre 1901.

In seguito a difficili e laboriosi negoziati che hanno durato parecchi mesi, .quest'Ambasciatore d'Austria-Ungheria ha ottenuto dalla S. Porta importanti concessioni e nel tempo stesso il regolamento di alcune antiche vertenze. Questi negoziati vennero condotti con accorta riservatezza, ragione per cui oggi soltanto sono in grado di riferire all'E.V. in che consista esattamente il risultato finale, a raggiungere il quale il Barone Calice dovette minacciare i più gravi provvedimenti del suo Governo, compresovi quello della rottura delle relazioni diplomatiche colla Turchia. Egli stesso me lo ha dichiarato poc'anzi.

Le concessioni ottenute sono le seguenti: l) Autorizzazione di fabbricare una chiesa monumentale a Scutari di Albania, altra chiesa a Prevesa ed un convento a Pulai (Prizrend); 2) Riconoscimento per parte della Sublime Porta di una scuola per bambini austro-ungarici a Uskub; 3) Impegno formale della S. Porta di non concedere il monopolio dei fiammiferi senza previo assenso del Governo austro-ungarico;

4) Accordo verbale in forza del quale sarebbe inclusa nella prima ordinazione che si facesse in Austria-Ungheria per conto del Governo Ottomano la somma di 90 mila franchi per indennità spettante ai sudditi austro-ungarici in dipendenza dei torbidi armeni;

5) Condanna a tre anni di lavori forzati del gendarme albanese che spianò il fucile contro il Reggente il Consolato Austro-ungarico a Prizrend mentre in uniforme si recava a far visita al Governatore; condanna del Capitano della gendarmeria a Prizrend e di altro gendarme, per il fatto medesimo, a sei mesi di carcere; gli imputati suddetti vennero arrestati e trasferiti a Costantinopoli dietro domanda del Barone Calice; il processo ebbe luogo in presenza di un interprete dell'Ambasciata L e R.;

6) Revoca del Comandante della Gendarmeria a Uskub,' Mehmet Pascià, per avere insultato il Dragomanno del Consolato L e R. nell'esercizio delle sue funzioni, tentato di violare una giovanetta austriaca e ordinato un'illegale perquisizione in casa di questa;

7) Indennità di mille lire turche al Signor Davidovich catturato da briganti albanesi di Djakovo, noti alle Autorità.

Le vertenze risolute sono :

l) Indennità per espropriazione arbitraria di terreni ad Aleppo commessa dalla Lista Civile a danno del Signor Poche, suddito austro-ungarico, liquidata in lire turche 20 mila; 2) Pagamenti per forniture: -ai Signori Foscolo e Mango Lt. 7000; al Signor Djindjinovich Lt. 1500; -al Signor Lembo Lt. 600;

3) Contestazione di oltre 25 milioni di franchi fra la Società delle Ferrovie Orientali ed il Governo Ottomano; la Sublime Porta ha accettato l'arbitrato richiesto da tre anni dall'Ambasciata Austro-Ungarica;

Con telegramma giuntomi ied notte (1), l'E.V., in presenza delle informazioni pubblicate dal Correspondenz Bureau di Vienna (in qualche parte per avventura ·inesatte) circa le concessioni ottenute dal mio collega di AustriaUngheria, osservava essere diverso e poco soddisfacente il trattamento usato a nostro riguardo dalla Sublime Porta nella vertenza delle indennità armene e di fronte allo scorretto atteggiamento del Valì di Janina verso il R. Console Cavaliere Millelire. E perciò V.E. mi invitava a provocare dalla Sublime Porta la liquidazione delle indennità armene, la revoca di Osman Pascià, l'autorizzazione per le esplorazioni scientifiche in Cirenaica che la R. Scuola di Archeo

logia desidera intraprendere, nonchè la definizione di quelle altre fra le vertenze insolute accennate nel mio telegramma dell'8 corrente (l) che io ritenessi opportune.

I miei accordi verbali con Tevfik Pascià, noti altresì a Palazzo, mi permettono di regolare la questione delle indennità armene sempre quando io sia in grado di presentare un progetto basato sovra un affare o meglio sovra una ordinazione di qualche importanza, in cui sia possibile di includere la somma dovuta ai RR. sudditi danneggiati. Per ciò, come l'E.V. ben conosce, avevo sugger.ito di favorire, per quanto da noi dipendesse, l'ordinazione di un nuovo incrociatore alla Casa Ansaldo. E certo ci spianerebbero la via quelle soddisfacenti spiegazioni circa l'armamento del Mehsoudiè delle quali sto tuttora in attesa. Non altrimenti si propone di procedere il Barone di Calice, il quale per il pagamento delle 90 mila lire dovute ai sudditi austro-ungarici fa assegnamento sulle compre di cavalli che il Governo Ottomano suole fare talvolta in Ungheria.

Circa la revoca del Valì di Janina, persona che gode della fiducia del Sultano, ritengo che sia assai difficile di riuscire nel nostro intento, non potendo finora addurre a suo carico fatti di un'eccezionale gravità. L'ingiustificato suo contegno nelle relazioni col Cavaliere Millelire e la persistente ostilità da lui addimostrata verso tutto ciò che può contribuire ad accrescere la nostra influenza in quella provincia sono indubbiamente validissime ragioni per chiedere il suo richiamo. Ma saranno considerate come tali dalla Sublime Porta? Ne dubito fortemente. Ed è unicamente in vista della eventualità di un insuccesso che mi permetto di non dar seguito immediatamente alle istruzioni ricevute a questo riguardo, in attesa che piaccia all'E.V. di confermarmele. Diverso è il caso di Mehmet Pascià, semplice Capo di gendarmeria, colpevole di atti ben più gravi ed il cui richiamo era appoggiato dallo stesso Governatore Generale. Mehmet Pascià, traslocato da prima a Monastir, sarà ora inviato in Asia Minore collo stesso grado.

L'autorizzazione necessaria perché alcuni membri della Regia Scuola di Archeologia possano intraprendere una serie di esplorazioni scientifiche in Cirenaica è concessa nei termini da me suggeriti ed accettati dall'E.V. Non manca che l'indicazione dei nomi dei componenti la missione da me richiesti con rapporto del 7 corrente (N. 320) (2) per farli inscrivere nella lettera di raccomandazione per il Governatore di Bengasi promessami da Tevfik Pascià.

Rimangono i reclami intorno ai quali ho riferito con mio rapporto dell'8 corrente N. 323 (2) sotto il titolo di: reclami di indole generale già liquidati; reclami della stessa indole non liquidati; e reclami derivanti dai danni causati dalle truppe ottomane durante la guerra turco-ellenica. Poichè V.E. me ne concede l'autorizzazione, mi propongo di riunire in gruppo i più importanti di ciascuna categoria, unitamente a quelli che per il loro carattere meritano maggiore riguardo, e di chiederne il regolamento alla Sublime Porta. Non mi dissimulo tuttavia che l'opera di selezione è oltremodo difficile ed offre il grave pericolo di suscitare le lagnanze dei reclamanti non compresi in quel gruppo.

Osserverò da ultimo che ove il R. Governo intenda di aprire nuove scuole <>d istituti di beneficenza in determinate località dell'Impero, sarebbe questo il momento opportuno per farne la domanda che io presenterei contemporaneamente all'elenco dei reclami.

Confermando con quanto ho avuto l'onore di esporre il telegramma speditoLe oggi, La prego ecc.

(l) Cfr. n. 995.

(1) -Cfr. n. 983. (2) -Non pubblicato.
998

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI

'T. 2548. Roma, 16 novembre 1901, ore 18,30.

Ho esaminato i rapporti della S.V. 23 settembre, 12 e 22 ottobre (1). Approvo sua linea di condotta. Fra le quattro domande formulate dalla S.V. al Governo brasiliano è necessario ed urgente per poter lasciare continuare emigrazione ottenere istituzione commissariato, assistenza introduzione contratti scritti e legge che assicuri privilegi e rapida procedura esazione salari avvenire. Liquidazione arretrati egualmente necessaria, ma anche in ragione sua difficoltà, meno urgente. Sopra queste istruzioni la S.V. può regolare sua condotta.

999

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. 2707. Pera, ... ore 11,50 (per. ore 13 del 17 novembre 1901).

Ambasciatore d'Austria-Ungheria ha ottenuto, infatti, dopo difficili nego

ziati durati parecchi mesi, importanti concessioni e regolamento alcune antiche vertenze, intorno alle quali oggi soltanto sono in grado di riferire a V.E. Per raggiungere questo risultato, barone Calice andò sino a minacciare Governo ottomano dei più gravi provvedimenti e rottura relazioni diplomatiche. In quanto concerne indennità armene, non si tratta componimento diretto, ma di semplice intesa verbale, analoga alla nostra, giusta la quale, ammontare danni sudditi austro-ungarici di 90.000 franchi sarebbe compreso nella prima ordinazione che si facesse in Austria-Ungheria per conto del Governo ottomano. Generale Mehemet pascià è semplice capo di gendarmeria Uskub. Ambasciatore d'Austria-Ungheria ne chiese revoca per avere egli insultato dragomanno consolato I. e R. nell'esercizio delle sue funzioni e tentato violare suddita austriaca. Autorizzato ora da V.E. riunirò in gruppo principali nostri reclami accennati

nel mio rapporto 8 corrente (l) e ne chiederò definizione alla S. Porta. Circa revoca valì di Janina il quale gode fiducia sultano, ritengo assai difficile riuscire, non potendo sinora addurre fatti che rivestano gravità di quelli attribuiti al generale Mehemet e in ordine a questo punto attenderò nuove ,istruzioni di

V.E. I miei rapporti con Tewfik pascià mi permettono di regolare quando che sia indennità armene a condizione di presentarsi ordinazione di qualche importanza, quale incrociatore Ansaldo. Spianerebbe la via la siffatta ordinazione soddisfacente spiegazione circa armamento • Messudié •, che io tuttora attendo. Quanto alla missione archeologica in Cirenaica mi riferisco miei rapporti da cui risulta che l'autorizzazione è concessa nei termini da me suggeriti e dalla

E.V. accettati. Ove, poi, R. Governo intendesse aprire nuove scuole od istituti di beneficenza in determinate località, potrei riunire domanda al gruppo dei reclami.

(l) Non pubblicati.

1000

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2708. Pera, 17 novembre 1901, ore 12,30 (per. ore 13).

Equa selezione fra i pdncipali reclami accennati nel mio rapporto 8 corrente n. 323 (1), riesce oltremodo difficile ed offre pericolo suscitare forti lagnanze per parte reclamanti esclusi. Penso converrebbe presentare in blocco a:

S. Porta tutti indistintamente nostri reclami, lasciando che selezione si compia nel corso dei negoziati a guisa di transazione. Prima di adottare questo partito, tuttavia, stimo utile sottoporre all'E.V. alcune considerazioni cor,t rapporto che· oggi spedisco (2).

1001

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2710. Pera, 17 novembre 1901, ore 19,45.

In seguito alla morte di Riffat pascià, sultano ha oggi nominato gran visir Said pascià il quale ha più volte ricoperto questa carica. Said pascià è quello stesso che nel 1898 cercò rifugio presso l'ambasciata di Inghilterra.

(l) -Non pubblicato, ma cfr. n. 983. (2) -Cfr. n. 1003.
1002

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

-r. 2552. Roma, 17 novembre 1901, ore 22.

Sta bene odierno telegramma di V.E. (1). Dopo pervenutomi rapporto annunciato, manderò istruzioni relative indennità. Riguardo Osman, ho ragione credere non sia più gradito sultano, perchè sua gestione tirannica, avidissima suscitò lamenti che giunsero anche pala~zo. Urge che egli riprenda dovuti rapporti con Millelire, sarebbe ottimo provvedimento rimuoverlo per evitare che si accumulino :in quella provincia, per prossima primavera, elementi gravi disordini. Infine, riguardo scuole nuove da aprire, sembra, secondo ultima convenzione franco-turca, non occorra domanda ma semplice notifica. Prego V.E. mandarmi testo esatto di questa convenzione, la quale è certamente valida per tutt~ altre potenze europee.

1003

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 992/334. Costantinopoli, 17 novembre 1901.

Con telegramma del 9 corrente (2) l'E.V. m'invitava a riferire intorno alle .concessioni testè accordate dalla Sublime Porta alla Francia e ad esaminare di .quali fra di esse si potesse invocare l'applicazione a favore dell'Italia.

Ho durato qualche fatica a procurarmi un sunto esatto delle note scambiate fra quest'Ambasciata di Francia e la Sublime Porta, dalle quali quelle concessioni risultano. Ciò che ha fatto si che oggi soltanto sono in grado di rispondere al desiderio di V.E.

Il Governo francese ha ottenuto dalla Sublime Porta: l) Il riconoscimento formale della esistenza legale delle scuole religiose e laiche, delle chiese, dei conventi, degli orfanotrofi e degli ospedali francesi o protetti dalla Francia;

2) L'autorizzazione di fabbricare, riparare e dare maggiore estensione per una ventina di istituti religiosi o scolastici in Asia Minore, danneggiati durante i torbidi armeni;

3) Il riconoscimento del diritto delle scuole, chiese, conventi ed istituti di beneficenza alla franchigia doganale, entro i limiti del Regolamento sulle immunità doganali, ed all'esenzione dall'imposta fondiaria;

4) Circa l'apertura o la costruzione di nuove scuole, chiese, conventi ed istituti di beneficenza l'Ambasciata di Francia dovrà darne previo avviso alla Sublime Porta, indicando il nome del Superiore, Direttore o Direttrice, degli

insegnanti e la natura dell'istituto. L'apertura o la costruzione di scuole, chiese,. conventi ed istituti di beneficenza è rigorosamente vietata nei quartieri mussulmani. Se nel termine di sei mesi dopo l'avviso datone alla S. Porta, questa non facesse valere obbiezioni fondate, l'istituto sarà ritenuto autorizzato di pien diritto e godrà come tale dei privilegi (franchigia doganale ed esenzione dall'imposta fondiaria) concessi agli istituti similari. Le obbiezioni formolate entro i sei mesi dalla Sublime Porta faranno argomento di un esame tra questa e I'Ambasciata di Francia in modo da poter giungere ad un accordo nel più breve termine possibile, tenendo conto dei diritti che potrebbero avere altre comunità.

Giusta l'elenco rimesso dall'Ambasciata di Francia alla Sublime Porta e da questa accettato, il numero delle scuole, quasi tutte appartenenti a congregazioni religio'se, ascende a 268 in tutto l'Impero e quello delle chiese, conventi ed istituti di beneficenza a circa 350, compresi una settantina in Palestina e Siria, muniti di antichi firmani. È da nota11si che ad ec·cezione di otto o dieci scuole la cui apertura era stata impedita, tutte ·le altre, come pure gU istituti di beneficenza, funzionavano in modo abbastanza regolare, senza ·però godere negli ultimi anni della franchigia doganale né dell'esenzione dall'imposta fondiaria.

H regolamento sulle immunità doganali ·concesse ai conventi, istituti di beneficenza ecc. ecc. (Vedi la raccolta di Ar1starchi, volume 3o [pag. 399), determina le condizioni aUe quali codesta franchigia è consentita. La verifica doganale· delle merci è obbligatoria. L'esenzione dalla imposta fondiaria non è accordata che per immobili, appartenenti a congregazioni religiose o a privati, esclusivamente destinati al culto, all'insegnamento, o ad opere di beneficenza.

Coll'accettare il modus procedendi sopramenzionato per l'apertura o costruzione di nuove scuole la S. Porta rinunzia implicitamente all'applicazione più volte inutilmente tentata del Regolamento sulla Pubblica Istruzione, il quale oltre al determinare le ·Condizioni d'apertura di nuovi istituti scolastici, ri'serva alle Autorità Imperiali il diritto d'ispezione sovra di essi. D'altro lato, avendo il Governo francese ammesso il diritto della Sublime Porta di formolare obiezioni entro i sei mesi che seguÒno la notifica dell'istituzione di nuove scuole, non v'ha dubbio che, nonostante i termini dell'ac•cordo, ·la loro apertura o la loro costruzione incontrerà, come per il pa1ssato, diffkoltà che non sarà pos•sibile di sormontare senza ricorrere a vive pressioni.

Quanto alla riserva formolata relativamente ai diritti che .potrebbero aver altre comunità in materia di istituzioni religiose, essa mira evidentemente a soddisfare le pretese degli ortodossi .sui Luoghi Santi che il Governo Russo strenuamente sostiene.

Esaminando da ultimo l'accordo franco-tur.co dal punto di vista dell'interesse generale e del nostro, ritengo •che ogni vantaggio concesso alla Francia è alle altre Potenze, e quindi a noi, di pien diritto acquisito, sia in quanto concerne il riconoscimento degli ]stituti 1scolastici o di beneficenza es1stenti, sia per quelli da aprirsi in avvenire, non essendo ammissibile che la Turchia voglia e possa ri-servare alla Francia un trattamento di favore.

Le nostre scuole, si come è noto a codesto Min1stero, funzionano in virtù di un accordo intervenuto nel 1889, epperò sarebbe forne inoiPportuno, stante n carattere governativo della .grande maggioranza di esse, di chiedere ora, in base

alle concessioni fatte alla Francia, che siano di bel nuovo riconosciute dalla

Sublime Porta. Non mi risulta, d'altra parte, che le nostre scuole siano state di

fatto intralciate o minacciate di misure coercitive, come lo furono alcune scuole

francesi.

Rimane soltanto insoluta la questione della franchigia doganale per H materiale scolastico che ci verrebbe indubbiamente conce!ssa, come alle scuole francesi, a condizione di assoggettarci al regolamento che 'Stabilisce la verifica della merce. Ma siffatta condizione ci esporrebbe, a causa della censura ottomana, a gravissime difficoltà che altre Potenze, fra le quali gli Stati Uniti, hanno sormontato coll'adottare libri di testo speciali per la Turchia. Analogo sistema potremmo seguire anche noi. Esso avrebbe, fra .gli altri vantaggi, quello di !POr fine agli inconvenienti che talvolta si verificano negli invii di materiale scolastico indi-rizzati ai RR. Consolati.

(l) -Cfr. n. 1000. (2) -Cfr. n. 981, in realtà dell'B novembre.
1004

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PECHINO, ROMANO AVEZZANA

T. 2554/106. Roma, 18 novembre 1901, ore 15,55.

Prego la S. V. comunicare R. console Tiensin che stanco degli imbarazzi· ingiustificati che egli continua fare per settlement, gli ordino rimetterne gestione· a chi gli sarà dalla S. V. indicato.

1005

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

T. P. 2556. Roma, 18 novembre 1901, ore 17,20.

Col 21 dicembre scadono i poteri del principe Giorgio ed è ormai urgente convocare la consueta riunione in Roma per deliberare sul rinnovamento. H ministro è quindi assai impaziente di ricevere una ri'sposta drca gli argomenti a cui si riferisce da ultimo il telegramma ministeriale del 2 novembre (1).

1006

IL MINISTRO A TOKIO, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 241/97. Tokio, 18 novembre 1901.

É noto all'E. V. come durante gli ultimi avvenimenti di China si sia sempre mantenuta fra i Gabinetti di Londra e di Tokio una perfetta intesa, la quale non

579'

di .rado ebbe occasione d'estrinsecarsi in una comunanza d'azione sull'appoggio reciprocamente prestatosi nelle trattazioni diplomatiche. Detta intesa è molto probabilmente chiamata a durare anche nelle fasi successive della questione chinese e più particolarmente ancora in quelle deila Manduria, quando per avventura la sistemazione di essa dovesse ancora dar luogo ad un'intromissione diplomatica delle potenze interessate. Ma si illuderebbe i'InghHter.ra qualora ritenesse che quella concordanza di vedute attualmente manifestatasi fra le due potenze e che ·trae la sua origine più dalla necessità di affrontare unite la comune avversaria, la Russia, che da una reale conformità d'interessi in China, non possa in seguito andar soggetta a mutamenti, ed offra una base sufficiente per assicurare per ·sempre alla sua politica nell'Estremo Oriente l'appoggio incondizionato del Giappone. Essa invece è molto probabilmente destinata a svanire quando venissero eventualmente a cessare i motivi che l'hanno originata, vale a dire, quando per un concorso di drcostanze per ora ancora impreved~biU, il Giappone si riavvicinasse alla Russia.

La sola vera causà di discordia esistente fra la Ru:ssia ed il Giappone è costituita daUa Corea, poiché la questione della Manciuria non assume qui importanza di pdmo ordine che per la sua intima connessione con quella Coreana e per il .fatto che il possesso od una stabile occupazione per parte della Ru:ssia a quella provincia ·chinese renderebbe sempre più diff~cile e precaria ·la .posizione

.del Giappone nella penisola. Per ora, al punto di vista ,giapponese, ogni idea di rinunzia alla Corea, deve essere esdusa e la possibilità di un riavvicinamento colla Ru:ssia rimane quindi subordinata all'abbandono rper parte di quest'ultima di ogni pretesa di predominio colà, ipotesi questa ultima che meno di ogni altra è chiamata a realizzarsi. Questo modo di vedere, hasato anzitutto sul preconcetto che una Corea Russa sia assolutamente incompatibile colla grandezza e coll'incolumità della patria, è qui oggidl quasi generalmente diviso, ma da qualche tempo si fanno palesi alcune voci, -per quanto ancora timide ed mlate

.che a tale preconcetto si oppongono ed o;pinano che anche senza la Corea possa il Giappone esistere e prosperare.

Le rivendicazioni giapponesi sulla Corea derivano da ragioni storiche e geografiche le quali non hanno in fondo che un valore relativo. Le tre effimere campagne intraprese dal Giappone, nel corso di diversi secoli, e di cui la prima risale a ·tempo quasi mitologico, non condussero mai ad una stabile occupazione della penisola, né quindi può quest'Impero accampare 1seriamente su di essa diritti di conquista. Così pure è sotto molti rispetti discutibile la tesi generalmente sostenuta dai giapponesi che a causa della prossimità geografica le sorti delle

. due nazioni siano intimamente collegate e che il pa:s:saggio della Corea sotto il dominio russo metterebbe in periglio l'incolumità del Giappone. La storia della Francia e deii'Inghilterra, le quali trovansi 'all'occidente geograficamente nell'identica posizione in cui rimangono all'Oriente la Corea ed il Giappone, potrebbe in •proposito fornire loro un utile ammaestramento. Fino al decimo sesto secolo prevalse pure in Inghilterra l'opinione che il possesso di alcuni pun·ti :strategici della Normandia e Bretagna (regioni che pur un tempo furono da essa possedute per ragioni non solo di conquista, ma di eredità) prospicienti al suo territorio fosse di assoluto bisogno per la sua incolumità. Già da secoli ogni vestigio di dominio Britannico è cessato in Francia, e ciò malg,rado l'Inghilterra potesse·

combattere Junghe ed accanite guerre colla ·sua vicina d'Oltre Manica ed attra

versare l'epoca della formidabile potenza napoleonica senza mai che una sola

volta venisse violato il suo territorio. -Non altrimenti succederà per il Giap

pone, il quale ristretto alla :sua cerchia insulare e coi formidabili mezzi di difesa

di cui di51pone si può considerare interamente al sicuro contro ogni invasione

forestiera.

Ammessa l'ipotesi che possa eliminarsi in un modo o nell'altro la questione

coreana e quindi la principale causa di discordia fra le due potenze, un riavvici

namento lse non un'alleanza fra la Russia ed il GiaPIPone diventerebbe assai.

probabile. È fuori di dubbio che un'alleanza ~colla Russia sarebbe pel Giappone

di ben maggior vantaggio che un'alleanza coll'Inghilterra. La Russia, per ora

e forse per ~lunghi anni ancora non aspira nell'E1stremo Oriente ad espansione

economica, ma soltanto a dominio politico. Il Giappone al contrario, il di cui

povero suolo non basta a nutrire la sovrabbondante popolazione, ha assoluto·

brsogno, per poter ;raggiungere il ,grado di :prOSiiJerità e di potenza a cui aspira,

di trasformarsi da uno stato agri-colo quale è ancora oggidì in uno stato con

prevalenza industriale e per raggiungere quest'obbiettivo gli è anzitutto neces

sario creare all'estero alla sua produzione nuovi e maggiori sbocchi. Impossibi

litato ancora di concorrere nell'occidente coi prodotti Eur01pei, i suoi mercati

naturali sono e rimarranno .per 'lunghi anni almeno quelli dell'Estremo Orienter

dalla Siberia alla frontiera dell'Indo-China.

Spalleggiato dalla Russia e grazie all'ascendente di cui esso gode attualmente in China esso riescirebbe facilmente a monopolizzare a suo vantaggio se· non tutta la maggior parte a·lmeno del commercio con quelle regioni, uccidend0vi: la concorrenza europea, ed anzitutto quella più temibile dell'Inghilterra. ~aTtigiano oggidì, forse più per forza di cose che per reale convincimento della teoria delle porte aperte, esso sarebbe, ne sono persuaso, incline a repudiarne il principio quando vi scorgesse per esso un reale vantaggio. D'aUra parte la Russia, in ~compenso dell'assoluto predominio assicuratosi in Corea e nella China dei Nord, !sarebbe senza dubbio disposta a lasciare alla sua alleata anche dal lato politico, ampia libertà di movimento nella parte centrale del Celeste Impero' e più particolarmente nelle regioni del Yang-tze-Kiang, aiutandola all'occorrenza a stabHire colà la sua .prevalenza a danno dell'Inghilterra.

Non è quindi mestieri di qui addimostrare come ·l'eventualità di un ravvicinamento fra la Russia ed H Giappone sarebbe contraria agli interessi dell'Inghilterra non soltanto, ma anche di quelle altre potenze occidentali che aspirano a crearsi nell'Estremo Oriente un nuovo e fruttifero campo di azione per i loro traffici e .come esse dovrebbero vedere con favore un rafforzarsi dei legami già prelsentemente esistenti fra l'Inghilterra e questo Impero, in modo da vincolaredefinitivamente quest'ultimo a'l programma paciftco di progresso e di espansione economica ·ch'esse proseguono in China. Né havvi pur bisogno di comprovarecome un simile risultato avvantaggerebbe la posizione politica dell'Inghilterra, la quale, ibattuta in breccia dalla Francia ·e dalla Russia, ha assoluta necessità,. per mantenere la sua supremazia nel Padfico e conservare i suoi possessi in~ diani, di crearsi nell'Estremo Oriente un valido sostegno.

Il miglior mezzo evidentemente per raggiungere questo obbiettivo consisterebbe in un patto d'alleanza fra le due potenze che guarentisse, non soltanto lo statu quo nella China, ma puve l'integrità territoriale della Corea, condizione quest'ultima alla quale soltanto il Giappone consentirebbe a trattare. Non è ammissibile che l'Inghilterra, in mezzo alle gravi difficoltà in cui si dibatte presentemente, intenda per ora uscive dalla tradizionale sua !POlitica d'isolamento e vincolarsi con un patto che avrebbe forse per immediato effetto di trascinarla a breve 1scadenza ad una guerra contro la Russia. Ma anche senza trattati di alleanza non mancherebbero agli Inglesi i mezzi di cattivarsi maggiormente la amicizia e la gratitudine del giovine Impero, e ciò adottando verso di esso, più di quanto fu fatto finora, un'attitudine premurosa e conciliante. Sia per pregiudizio di razza, sia per la tema di possibili concorrenze commerciali gl'Inglesi hanno sempre finora trattato i Giapponesi con dubbia simpatia e marcata diffidenza. Anche quando il loro contegno -specie nelle relazioni ufficiali -volle €Ssere particolarmente riguardolso e cordiale, esso si atteggiò più a protezione, che sopra un piede d'intera eguaglianza. Le colonie Britanniche di Yokohama e Kobe non palesarono mai sentimenti di molta benevolenza riguardo agli indigeni e la loro condoHa all'epoca della ,conchiusione dei nuovi trattati e posteriormente ad e'ssa compromise in gran parte la buona impressione qui prodotta dall'attitudine assunta in quella questione dal Governo di Londra, il quale, come è risaputo, fu il primo ad acconsentire alla wppressione della giurisdizione consolare. Così pure il Governo Giapponese, ogni qualvolta dovette ricorrere all'estero per i suoi imprestiti, non incontrò mai sui mercati 1nglesi quel trattamento su •CUi poteva a buon diritto contare, ed anche ultimamente, come già ho avuto a riferire, 'l'appello da qui fatto al credito britannico è interamente fallito. Queste sono cose che qui impressionano sen1sibilmente l'amor proprio nazionale e contribuiscono a mantene·re i due popoli in un'atmosfera di sentimenti poco favorevole a quel più intimo accordo che è nei voti di tutti coloro che hanno a cuore gli interessi dell'Inghilterra di vedere raggiunto.

(l) Non pubblicato.

1007

IL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, SCANIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2724. Tripoli, 19 novembre 1901, ore 6,15.

I capi delle tribù arabe mi hanno fatto comunicare, in via privata e confidenziale, quanto segue: questo console generale britannico, inframmettendosi nel conflitto che si lsta inasp·rendo tra l'autorità locale e urta arabi a cagione coscrizione e nuove tasse, ha ricevuto clandestinamente diversi delegati delle tribù recatisi ad esporgli loro gravami e li incoraggiò alla resistenza promettendo loro che, se gli rimetteranno petizione portante almeno mille firme, Governo britannico difenderà a Costantinopoli loro privilegi e, nel •caso Inghilterra dovesse, a suo tempo, occupare i paesi, tribù arabe non 1saranno mai sottoposte servizio militare e per 60 anni saranno esentate da quaLsiasi balzello. Capi arabi mi hanno fatto comunicare stamane di avere consegnato ieri petizione con 1200 finne console generale britannico che dichiarò loro che ne informava telegraficamente amba,sdatore Inghi1terra a Costantinopoli, che avrebbe .provocato ordini immediati dalla Sublime Porta a questa autorità locale di rispettare loro privilegi, che resistendo Sublime Porta, navi britanniche sarebbero venute quelste acque. TaH dichiarazioni dei ~capi arabi sono talmente gravi che potrebbe essere che console generale britannico siasi sbilanciato a scopo di influenzamento politico senza istruzioni suo Governo, ma ho il dovere di telegrafarle, ad ogni buon fine. Telegrafo identicamente R. ambasciata.

1008

IL CONSOLE GENERALE A BUDAPEST, CUSANI CONFALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2721. Budapest, 19 novembre 1901, ore 14,50.

Discutendosi ieri alla camera dei deputati ungherese l'indirizzo di risposta al discorso della .corona, presidente del consiglio Szell dichiarò che la triplice è l'alleanza che tutela gli interessi della monarchia nel modo migliore e più sicuro e ne rilevò diffusamente benefici effetti. Segue rapporto.

1009

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2726/79. Washington, 19 novembre 1901.

Presidente con notata premura mi ha oggi .ricevuto per la presentazione credenziali. Nel discorso di risposta, ebbe parole marcata simpatia per Italia deferenza per la monarchia.

1010

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1001/337. Costantinopoli, 19 novembre 1901.

Sì ,come ebbi l'onore di telegrafare all'E. V. il 17 corrente (1), S.M.I. il Sultano, in seguito alla morte di Rifaat pascià avvenuta pochi giorni addietro, ha nominato Gran Vizir Said .pascià, il quale ha più volte ricoperto questa carica.

Said pascià è quello stesso che nel 1896, credendosi minacciato nella vita, cercò rifugio presso l'Amba'sciata d'Inghilterra, donde non uscì che dopo laboriose trattative condotte da Lord Currie con il Palazzo per garantire la sua incolumità. Da quell'Qpoca in poi Said pascià visse lontano dagli affari, in istato di disgrazia.

L'inatteso suo richiamo al potere è stato motivato non tanto da considerazioni di 011dine interno, quanto dal desiderio del Sultano di porre alla testa del Governo un personaggio favorevolmente noto aH'estero. Ed è incont~stabile che tale scelta ha prodotto buona impressione, dappoiché Said pascià è uomo profondamente onesto, colto, dotato di energia e che, non facile alla promessa, la mantiene se data. Egli e Kiamil Pascià sono i due soli uomini di Stato che possegga la Turchia.

Giusta la consuetudine, mi recai oggi a fargli la mia prima vilsita ufficiale. Dopo essermi rallegrato con ·lui per le alte funzioni cui era stato novamente assunto, .gli dichiarai ·che l'Impero Ottomano non aveva amico :più devoto e più sincero dell'Italia, la quale vivamente desiderava che non fosse recato alcun pregiudizio a diritti sovrani del Sultano e al mantenimento dello statu quo in Turchia. Aggiunsi ·che il Sultano poteva contare sui ·sentimenti di salda amicizia di S.M. H Re e 1sulle migliori disposizioni del Suo Governo. Ricordai da ultimo che noi avevamo con la Sublime Porta :parecchie questioni in sospeso, a risolver le quali io facevo particolare assegnamento sull'appoggio del Gran Vizir. Al che Said rpascià rispose che conosceva i sentimenti dai quali erano animati S. M. il Re e il Suo Governo, che altamente li awrezzava e che, dal canto suo, avrebbe procurato di facilitare la soluzione delle questioni che interessavano l'Italia, colla quale desiderava mantenere le più cordiali relazioni. ·

Corre insistente la voce, in seguito alla nomina del nuovo Gran Vizir, che sarebbero .cambiati alcuni Ministri, fra i quali quello degli Affari Esteri, dell'Interno, della Giustizia e della Marina. Finora, però, nessun mutamento ebbe luogo.

(l) Cfr. n. 1001.

1011

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, DE FORESTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 414/142. Monaco, 19 novembre 1901.

Come altra volta, stimo mio dovere ragguagliare l'E. V. sull'azione di propaganda tedesca nel Trentina eser.citata da que!sto Gruppo monachese dell' • Allgemeine Deutsche Schulverein •.

In un articolo di fondo della Milnchner Neuerten Nachrichten che come l'E. V. non ignora è l'organo più popolare e !Più 'Sparso del Pan:germanismo nella Germania meridionale n Dott. Massirniliano Offner, in occasione di una festa imminente della Società, narra per filo e per segno i trionfi riportati suH'elemento italiano nel territorio contrastato .dell'alto Trentino mercé l'opera della Associazione.

Non ho d'uopo aggiungere che la Neuerten Nachrichten nella questione recente del conflitto unive~sitario di Innsbruck dimostrò lo stesso spirito che informa l'articoio qui unito nell'esternare il suo malanimo verso gli studenti italiani e la disapprovazione delle loro giuste aspirazioni e rivendicazioni.

1012

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2734. Rio de Janeiro, 20 novembre 1901, ore 5,15.

Essendomi giunta nota dell'8 ,corrente denunziante accordo provvisorio, rimetto oggi stesso a questo ministro affari esteri una nota conforme alle istruzioni contenute nel telegramma di V. E. del 12 novembre (1).

1013

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2740. Rio de Janeiro, 20 novembre 1901, ore 5,45.

Ho presentato a questo ministro degli affari esteri la mia nota in data di ieri chiedendo di conoscere quali ,concessioni Governo brasiliano sarebbe disposto a offrire in cambio riduzioni dazio sul caffè. Avrò fra qualche giorno risposta ufficiale, ma, fin d'ora, posso partecipare all'E. V. quale ne sarà il tenore. Questo Governo contelDIPla due alternative: Primo, mantenimento dell'accordo provvisorio per quanto concerne trattamento della nostra importazione al Bras~le a condizione di ridurre del 30 % dazio nostro sul caffè : Secondo, convenzione commerciale definitiva con tariffa preferenziale dai due lati sulle 'basi seguenti; l'entrata libera del caffiè in Italia e riduzione dei nostri dazii sui tabacchi, il cotone, il cacao e l'erba matte: riduzione dei dazii brasiliani sui nostri vini ed olii. Il Ministro affari esteri mi ha detto che, data situazione del Brasile di fronte a Stati Uniti d'America, non gli sarà possibile fare concessioni sulle macchine ed i manufatti. Un trattamento di favore per i nostri vini ci assicurerebbe il posto attualmente occupato dai vini portoghesi di cui s'importarono tl.'anno passato per 15 milioni di lire italiane.

(l) Cfr. n. 993.

1014

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA

T. 2565. Roma, 20 novembre 1901, ore 15.

R. console Tripoli telegrafa quanto segue: • I capi delle tribù arabe, ecc. • (vedi telegramma da Tripoli n. 2724 (1)). Prego V. E. informarsi senza indugio presso Foreign Office telegrafandomi quindi cosa dobbiamo pensare di questa grave notizia che sarebbe in opposizione alle intelligenze intervenute fra i due Governi nel marzo 1887.

1015

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

T. 2566. Roma, 20 novembre 1901, ore 15.

Mi riferisco al telegramma che V. E. avrà ricevuto dal R. console di Tripoli e prego V. E. telegrafarmi senza indugio che cosa dobbiamo pensare della grave e strana notizia.

1016

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, SCANIGLIA

T. 2567. Roma, 20 novembre 1901, ore 15.

Notizia tele,grafatami tanto grave che mi sembra inverosimile. Se rapporti personali di V. S. col ~collega inglese lo con:sentono, sarebbe bene appurare prudentemente presso di lui verità del fatto. Potrebbe darsi che trattasi di una invenzione dei capi arabi fatta per scandagliare eventuale attitudine Governo italiano qualora a Jui 'si rivolgessero ,per protezione. In tal caso, purché prudentemente e senza assumere impegni formali, V. S. può prestare ascolto loro domande.

(l) Cfr. n. 1007.

1017

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2736. Pera, 20 novembre 1901, ore 19,20.

Questa ambasciata britannica non ha finora ricevuto dal ·suo console generale a Tripoli alcuna notifica circa petizione tribù arabe di cui è parola nel telegramma diretto all'E. V. da Scaniglia (1).

1018

L'INCARICATO D'AFFARI A PECHINO, ROMANO AVEZZANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINE'ITI

'T. 2727/117. Pechino, 20 novembre 1901.

Contrariamente a quanto è stato telegrafato in Europa, ho da buona fonte che la •convenzione relativa aUa Manciuria non è stata ancora conclusa per la pretesa della Russia di inserirvi condizioni equivalenti alla cessione di quella provincia.

1019

L'INCARICATO D'AFFARI A PECHINO, ROMANO AVEZZANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2728/118. Pechino; 20 novembre 1901.

Alla più parte dei ministri non è stata ancora comunicata la proposta russa di cui V. E. mi ha telegrafato col n. 104 (2). Difficilmente poi essa raccoglierebbe unanimità, non solo per l'impossibilità di applicare senza gravi inconvenienti misure efficaci per la repressione dell'eventuale contrabbando delle armi, ma anche perché la maggioranza delle potenze sembra aliena dall'interrompere, sia pure indirettamente, la nuova fase di rapporti amichevoli iniziati con la China.

(l) -Cfr. n. 1007. (2) -Cfr. n. 965.
1020

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 2616/1305. Parigi, 20 novembre 1901.

Gli interessi regionali che tanto si agitano intorno alle questioni relative al tracciato delle nuove linee ferroviarie, fanno di quando in quando venire a ga11a il progetto del traforo del Monte Bianco per allacciare le linee della Savoia a quelle del Piemonte attraverso la valle di Aosta.

In agosto ultimo, il Petit Parisien, il rivale che si dice superi la presente tiratura del Petit Journal, ebbe un articolo per dimostrare la relativa facilità della costruzione di una ferrovia ·che dovrebbe congiungere la linea che mette capo a Fayet e Chamonix con Courmayeur in Valle d'Aosta. L'articolo conchiudeva col dire, essere la questione ormai posta; dover essa studiarsi accuratamente; il suo interesse economico essere fuori di contestazione. Il Petit Parisien, di cui è proprietario il Signor Jean Dupuy, Ministro dell'Agricoltura, suole esprimere idee che per lo meno non contrastano con queHe dell'attuale amministrazione francese.

Tutto ciò che può contribuire ad accrescere il movimento del commercio· attraverso all'Italia e verso i suoi porti, non può, in massima, essere veduto altrimenti che con simpatia da parte nostra. Ma a me spetta il compito di notare, in questa occorrenza, una coincidenza dispiacevole fra il movimento d'opinione che pare 1si sia voluto ·Creare in favore della linea ferroviaria anzidetta, e l'altro che sordamente, ma con una insistenza che sorveglio da un pezzo, sembra si sia voluto accentuare negli ultimi mesi in favore del mantenimento della lingua francese nella valle d'Aosta.

La puntata del 15 luglio 1901 della Nouvelle Revue contiene un articolo di Paul Melon, intitolato • Le français dans la Vallée d'Aoste •. Vi si ricordano gli antichi legami che esistettero fra quella V aH e e la Savoia e vi si legge: • De plus, de 1799 à 1814, elle • -la Valle d'Aosta -• fait partie de la France, et forme sous l'Empire le département de la Loire. En vertu du principe des nationalités, le traité de 1860 aurait dù nous la faire attribuer. Mais, hélas! par une cruelle ironie du sort, il semble que ce grand principe d'équité n'ait jamais été invoqué que pour servir contre nous des plan:s de conquetes ou pour faciliter l'écrasement des petites nationalités au profit de grandes agglomérations avides et rapaces. Y songea-t-on :seulement? La France était alors si confiante dans sa force, qu'elle se désintéressait de tout ce qui ne fiattait pas les passions du jour, et c'est avec raison qu'un patriote valdòtain pouvait s'écrier: « La France ne nous connait point •. La diplomatie oublia donc ce coin de la terre française •.

E più oltre: • Dans une situation pareille, où donc le français t::ouve-t-il le point d'appui nécessaire et la force réparatrice? Est-ce dans l'atta·chement des populations? Sans doute. Mais pour 'si fort qu'il soit, un sentiment ne suffit pas à organiser une résistance, il y faut encore un cerveau qui veille et qui dirige. Ici, dans la Vallée, ce cerveau c'est 'l'Eglise. Elle est là, avec ses traditions, son

influence, sa forte organisation, et gràce à elle, la langue nationale trouve un

asile inviolé, d'où elle \sort toujours plus vaiHante pour affronter la lutte •.

Il Petit Journa! in un il.ungo articolo edttoriale del 7 settembre di quest'anno .ha rportato egli pure la sua pietra all'incLpiente edifizio irredentista valdostano. Prendendo le mosse dell'agitazione italiana a Malta, che quel giornale dichiara ingiustificabile, il Peit Journa! denunzia il tentativo di violare i diritti dei Valdostani da parte di coloro che durante secoli li riconobbero. • Le moins que nous puissions faire, nous, c'est de montrer que nous suivons avec une attention émue 1es péripéties de la lutte soutenue pour défendre notre domaine linguistique par nos frères de l'autre versant des alpes. Car ce sont des Celtes, comme leurs voisins du Chablais, du Faucigny, de la Savoie et du Dauphiné, ces habitants de la vallée d'Aoste que les combinaisons de la politique ont liés aux destinées de l'Italie, mais que tout: leur origine etnique, leur langue, leurs mreurs, leurs goùts, leurs sentiments et leurs habitudes d'esprit, rattache étroitement à la famille française. Leur pays méme, sorte de bastion avancé du Mont-Blanc, est géographiquement séparé de l'!talie'par un prodigieux amoncellement de roches énormes qui obstrue complètement la vallée dans sa partie inférieure •. Altri stralci di quest'articolo sono da ritenere: • C'est depuis la formation du royaume d'Italie, c'est-à-dire depuis 1860, que s'est développé ce mouvement littéraire, véritable :mouvement national •. E più oltre: • Napoléon III, qui avait fait le nouveau

royaume, aurait pu, aurait dù exiger que la population de 'la vallée d'Aoste fùt

consultée comme celle du Comté de Nice et celle de la Savoie sur son annexion

à la France. La réponse des Français cisa!pins n'était pas plus douteuse que celle

des Savoisiens et des Niçois ... Il semblait équitable et logique que la France com

plétàt sa propre unité, en rattachant à la nation franque la petite tribu fixée dans

la vallée inférieure du versant méridional du Mont-Blanc, car on est aussi Fran

çais dans la vallée d'Aoste que dans celle de Chamonix •. Poi seguono le cita.zioni per dimostrare che il Governo italiano cerca di • défranciser • gli abitanti di Val d'Aosta; si esaltano • la ténacité de la race valdòtaine, le clergé et la presse locale • come i punti d'appoggio della resistenza contro l'opera del Governo di Roma; si conchiude: • pour tout peuple, la conservation de sa langue est une affaire d'honneur, une affaire de tradition, une affaire de vie ou de mort morale. Pour nous, c',est de plus une affaire d'intérèt •.

Si collegano questi tentativi di rCreare una questione di rivendicazione nazio

nale francese sul versante nostro delle Alpi con l'azione qui esercitata per creare,

con i numerosi valdostani dimoranti in Parigi, un centro proprio e separato da .ogni altro elemento italiano?

Non oserei affermarlo recisamente poiché ciò non potrei fare senza portare una accu\sa gravissima contro coloro che, a costituire un tal centro d'interessi e tendenze valdostane in Francia, si adoperarono in ispecial modo. È un soggetto questo non nuovo nella mia corrispondenza con il R. Ministero al quale ebbi già

.a segnalare i sospetti che naturalmente scaturivano dall'opera di certuni. Non mi esagero l'importanza che può avere la ,costituzione, avvenuta, malgrado i miei ·Contrari suggerimenti, della Società che s'intitola: • l'Unione Valdostana •. Nei tre o quattro anni, dacché essa esiste, non mi sono avveduto che essa abbia .esercitato una influenza od un'azione qualsiasi. Ma dappoiché, in occasione del

l'agitarsi degli interessi ferroviarì, mi occorre di chiamare l'attenzione del R. Governo sovra un lato increscioso della questione della Vahle d'Aosta, come essa venne negli ultimi tempi posta in Francia, era mestieri che di tutto ciò che potrebbe ,avere connessione con Ja questione stessa fosse fatto qui menzione.

1021

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2746/104. Londra, 21 novembre 1901, ore 5,23.

Dal Foreign Office mi fu dichiarato ignorare assolutamente incidente oggetto ultimo telegramma di V. E. (1), non essendone pervenuto cenno veruno, né dal consolato di Tripoli, né dall'ambasciata Costantinopoli. Mi fu invece confermato avere quel consolato speciali istruzioni di astener,si da qualunque ingerenza poEtica di tal genere.

1022.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, SCANIGLIA

T. 2576. Roma, 21 novembre 1901, ore 16,30.

R. ambasciatore Costantinopoli telegrafa (2) suo collega Inghilterra nulla aver ricevuto da Tripoli. Ciò afferma mia supposizione capi arabi abbiano inventato notizia per scandagliare attitudine eventuale Italia. Confermo mie istruzioni in questo caso usare molta prudenza e non assumere impegni ma non, rifiutare'· occasione entrare relazioni simpatiche con capi arabi.

1023.

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BACCELLI, AL MINISTRO A CETTIGNE, BOLLATI

T. 2594. Roma, 21 novembre 1901, ore 23,30.

Autorizzola IPI'Qporre proroga trattato commercio navigazione vigente fino l o gennaio 1903 puvché sia sicura accettazione. Reputo utile però che V. S. cominci fin d'ora a studiare modificazioni opportune per trovarci del tutto preparati alla scadenza e ci comunichi quella sua .propo~sta che ritiene accettabile codesto, Gove:rno.

(l) -Cfr. n. 1014. (2) -Cfr. n. 1017.
1024

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA

(Carte Pansa; ed. in E. SERRA, L'Intesa Mediterranea del 1902, cit., pp. 231-235)

L. P. Roma, 19-21 novembre 1901.

Nei mesi scorsi 10 ebbi più volte occasione e a voce e per lettera di esprimerle il mio vivissimo desiderio che un altro, personaggio fosse mandato al posto di Lord Currie a rappresentare l'Inghilterra a Roma ed è veramente dispiacevole che V. E. non abbia ancora avuto occasione di convincere di questa necessità il Governo Inglese; perché pur troppo ancora di questi giorni ho avuto la riprova che i rapporti cordialissimi esistenti tra i due governi, dei quali gli esiti felici di tutte le piccole negoziazioni che V. E. ha dovuto in questo frattempo condurre con Lord Lansdowne sono la miglior dimostra21ione, saranno sempre minacciati dai metodi e dalle forme abitualmente usate dall'Ambasciatore Britannico.

Questi metodi e queste forme possono essere finché si vuole l'effetto del suo carattere e non di una malevola intenzione, ma ciò non toglie che essi creano ad ogni istante delle difficoltà e delle situazioni imbarazzanti, che converrebbe invece evitare.

D'altra parte egli, assieme a qualche altro elemento non appartenente all'Ambasciata, ma con cui egli è in strettissimo legame, e di cui parlerò più sotto, mantiene nella Ambasciata Inglese un ambiente poco simpatico all'Italia di cui non possono non risentire tutti i negoziati o piccoli o grandi che si devono svolgere qui a Roma.

Così ad esempio sono cominciate ieri le conferenze fra i funzionari italiani e gli inglesi per la questione del confine fra il Sudan e l'Etiopia. Da tutto quanto si era passato a questo soggetto nei mesi decorsi fra V. E. e il Foreign Office, era legittima la supposizione, più ancora la convinzione che le istruzioni e le intenzioni del Col. Harrington, del Conte Gleichen, e di Rennell Rodd fossero inspirate a sentimenti conciliativi; ed io, non esito a credere che tali fossero realmente, ma, per quanto sia difficile e az21ardato il formarsi un giudizio in base alla prima conferenza tenuta ieri, mi sembra che queste buone disposizioni si siano perdute per via, e ciò credo deve attribuirsi alla influenza che su di lo!"o avrà esercitato inevitabilmente l'ambiente della Ambasciata Britannica a Roma.

E vengo ora al fatto preciso che determina la lettera presente. Nei giorni scorsi avvenne a Livorno un piccolo incidente tra impiegati di quel porto e un capitano marittimo inglese. Dall'incarto che le mando,

V. E. potrà vederne l'esatto racconto; io non entro a giudicarne nel merito, tanto più che avendo il capitano interposto appello contro il pretore di Livorno, la più che ragionevole cosa mi sembra sia aspettare il verdetto definitivo dell'autorità giudiziaria.

Quale non fu adunque la mia sorpresa nel ricevere ieri la nota scritta di lord Currie, che invio pure a V. E., senza che nemmeno prima egli sia venuto a farmene parola. In casi consimili nessuno degli altri diplomatici accreditati presso la Corte di Roma avrebbe agito in questo modo. Chiunque di essi sarebbe venuto a parlarmene e~ mi avrebbe poi rilasciato una nota verbale. Ma passi per il metodo ed esaminiamo la nota. Di essa io non posso non rimarcare il tuono senza ragione altezzoso (1), non giustificato da nessun precedente, poiché, ripeto, nessun scambio di idee era prima intervenuto fra lord Currie ed il governo del Re. Questo tuono altezzoso era forse usuale per lord Currie nei suoi rapporti col Sultano, ma il risultato da lui ottenuto avrebbe dovuto apprendergli che simile sistema non conviene nemmeno in Turchia, e che quindi non è conveniente verso una grande nazione che poi fu ed è sempre sincera amica del suo paese.

Ma vi ha di più; neUa nota rimessami Lord Currie si permette di censurare ufficialmente una sentenza del Magistrato Italiano,. e mi chiede di aprire in pendenza di giudizio una Inchiesta (l), ecc. ecc. In ciò vi ha una completa ignoranza degli ordinamenti di un libero civile paese e insieme una mancanza tale di rispetto a loro riguardo che io non potrei rispondere a questa nota se non invitando l'ambasciatore a rammentarsi che\ egli non è più in paese orientale a regime di capitolazioni.

Siccome per fortuna, a rigor di termini, la nota di Lord Currie non porta la necessità di un riscontro da parte mia, così ad essa non rispondo; ma desidero che V. E. informi di ciò Lord Lansdowne, onde egli sappia che non è certo un sentimento meno che deferente ed amichevole verso il governo Inglese che io lascio senza risposta la nota di un suo 1 ambasciatore.

A fianco per così dire dell'Ambasciatore, sta il corrispondente del Times in Italia, il quale, sospinto dal suo sentimento di vivissima opposizione al ministero attuale Italiano, comprende questa opposizione in una ostilità contro l'Italia, che sul Times per vero dire non era apparso mai prima d'ora e che non mi saprei altrimenti spiegare. Il Times fu sempre benevolo verso l'Italia, anche quando il nostro paese ne era forse meno meritevole che non ora. Ed è per lo meno assurdo che il Times sia ora condotto a travisare il vero sopra uomini e cose italiane perché l'Italia non fa al signor Steed il pi1acere di chiamare al potere altri uomini. Se ben ricÒrdo, ho già avuto occasione di dolermi con V. E. delle notizie false pubblicate dal Times· in telegrammi da Pechino diretti a denigrare il nostro paese. Fui allora informato dal Marchese Salvago che questi telegrammi si potevano spiegare colla irritazione del corrispondente del Times a Pechino contro la legazione italiana per non aver conseguito, in un affare di terreni con essa condizioni che a Salvago parevano esagerate.

La notizia venne fuori sulla Tribuna e del resto non vi era nessuna ragione di tenerla celata; orbene alcuni giorni or sono venne da me il signor Steed con una attitudine nemmeno delle più simpatiche per confutare questa affermazione di Salvago, e mi presentò una corrispondenza scambiata tra Salvago ed il dr. Morrison, dalla quale traspare evidente l'irritazione di quest'ultimo contro il primo concepita in un lungo negoziato di terreni per la legazione e durato parecchi mesi (2).

• Thank you for your letter, and especially the extract from Prinetti's letter to Pansa, dated Roma, 19 novembre, 1901. This date makes it particularly interesting to me; and when you bave read what I fear must be my lengthy comment upon it, equally interesting to you.

Per modo che io vi trovai la conferma evidente che Salvago aveva detto,

cose esatte, ma malgrado ciò il Times continua: non sono ancora trascorsi otto giorni da quando il Times pubblicava un articolo veramente ingiurioso per l'Italia e per i suoi uomini di governo a proposito della corruzione scoperta dall'inchiesta Saredo nella Amministrazione napoletana. Il giornale accusava il governo attuale italiano di non aver ritardato le Elezioni municipali di Napoli per compiacere ai colpiti dall'inchiesta Saredo ai quali è legato, diceva, a. filo doppio.

Il Times fingeva di ignorare o ignorava per opera del suo corrispondente, che le Elezioni furono dal Governo protratte all'ultimissimo limite concesso· dalla legge, e non poteva far altrimenti; e del resto proprio nello stesso giorno gli Elettori napoletani sconfiggendo a grandissima maggioranza la lista dei camorristi del passato immondezzaio, dimostrava in modo ineccepibile come non: vi era alcun bisogno di ritardare le Elezioni, e come il Governo avesse ben preparato la base ad una rivincita del principio morale nella prima città della penisola.

I have read very carefully your study of the « Intesa Mediterranea del 1902 • and am• much impressed by your analysis of the situation as I, personally, lived through it at the time. But since you propose to modify the text in a fina! edition, I will only say that I think you are on the right lines in taking the Visconti Venosta policy as fundamental, and as forming a comprehensive politica! concept which even Prinetti, violent and unbalanced though he was,, could not ignore. Visconti himself had often expounded to me its main principles, ànd especiallythe importance he attached to the Italo-Austrian understanding about Albania. And when Prinetti, whom I had known for some years, told me that he wished to get something for Italy in Albania, I let him see that I thought prudence would be the better part of valour.

This may have angered him, as any opposition or criticism was apt to anger him, but it was not the main reason why he presently accused me of being hostile to Italy. The main reason was accidental. Dr. George Morrison, the famous correspondent of The Times in Peking, r>rotested against the excessive indemnities and compensations demanded by the principal European Powers after the « Boxer » rebellion had been crushed in China and the siege of the Peking Legations defeated. Morrison wrote with authority. His own house had been destroyed during the siege, and he had been a leading organiser of the defence of the Legations against the « Boxer •. He criticised the Italian Legation also for having grabbed land belonging to the Chinese Imperia! Maritime Customs of which the efficient managementunder Sir Robert Hart supplied most of the revenue for the service of Chinese loans.

Towards the end of July, 1901, Sir George Buchanan, the British Chargé d'Affaires in Rome, told me in confidence that he had gone to see Prinetti together with Sir Robert Hart's agent, Campbell, who had come to Rome in order to protest against the seizure of the ImperiaiMaritime Customs land. Prinetti, in a rage, said that Morrison, who « had a bit of land near the land taken by Italy », was merely engaged in a dirty speculation while pretending to defend the Chinese. Prinetti, said Buchanan, had been so violent that the incident would have to be reported to the Foreign Office.

Simultaneously there appeared in the Mattino of Naples a full-blooded attack on Morrison as a journalistic scoundrel. So I went to see Prinetti who talked to me at first about Albania and then went on to denounce Morrison in unmeasured terms. When I warned him that we knew Morrison to be one of the most disinterested and upright of men, Prinetti threatened to publish a report he had received from Salvago Raggi, the Minister in Peking, if Morrison should ever mention the Legation's land again; Morrison was merely taking revenge because the Legation had refused to buy a bit of land from him at a very high price.

I informed The Times confidentially, and suggested that my letter be sent on to Morrison. This was done. Meanwhile there were a number of further attacks on him in Prinetti's organs, and I advised Printing House Square that it might have to deal very sharply with Prinetti when Morrison's version had been received. Some weeks later it carne -communications were very slow in those days -and it was sent on to me. The substance of it was that Morrison had bought, some years earlier, a piece of rough land from its Chinese owner, had cleared the land, built his house on it, and had caused his title to it to be registered at the British Legation. This land was not far from the land then held by the Italian Legation. After both his house and the Italian Legation had been destroyed during the siege, the Italian Legation had simply annexed Morrison's land, together with the land of the Imperia! Maritime Customs, and had answered Morrison's protest by offering him a somewhat larger piece of uncleared land that had been seized from the Chinese. Morrison had refused, and had insisted that he could accept no land unless it had been honestly bought from the Chinese so that his title to it could be registered at the British Legation. Baron Vitale, of the Italian Legation, then wrote him a letter saying that Morrison might cling to his land, if he likes, but that then the Legation would build round i t the servants' quarters « et les lieux d'aisance ». Morrison was not a man to sit down under a threat of this kind, and he showed Vitale's letter to the· British Minister, Sir Ernest Satow.

E così via potrei lungamente continuare.

Questo signor Steed convive con una signora Americana che è corrispondente del Morning Post, e che a sua volta :fia altrettanto su questo giornale ed è quindi da tutto questo insieme che parte un'atmosfera la quale molto paralizza alla cordialità dei rapporti che i due governi hanno fra loro e vogliono mantenere fra i due paesi. Ora io mi permetto di osservare che l'Italia è ormai il solo paese dove si osserva fondamentalmente la neutralità di fronte al contrasto Anglo-Boero. E non si copre sui giornali dei più severi giudizii la politica Inglese nel Transval; in Italia l'antica tradizionale amicizia del popolo verso l'Inghilterra non è stata nemmeno scossa da quella, inconsulta misura con la quale il signor Chambedain ha voluto sopprimere in Malta la lingua Italiana, e che fu pure una offesa gratuita ed inutile al più ragionevole sentimento di 1talianità. In un momento, nel quale certo l'Inghilterra non ha pletora di amicizie, e il suo prestigio non è certo così ìntatto da poter far gettito volontieri delle poche che ad essa rimangono, l'Italia è rimasta fedele, sinceramente fedele non solo negli atti del suo Sovrano e del suo Governo, ma nelle manifestazioni del suo popolo, alle antiche tradizioni di amicizia sincera ed affettuosa per l'Inghilterra.

Non so davvero spiegarmi quindi che gusto ci trovi il Governo Inglese a mantenere a Roma un ambasciatore inviso 'a tutti, in basso, in alto, ed anche in altissimo, e quale sentimento spinga il più autorevole giornale d'Inghilterra a denigrare e offendere l'Italia con notizie false e con articoli di cui i fatti smentiscono poi la logica e le affermazioni.

Naturalmente tutte queste mie considerazioni sono rivolte a V.E. nella più completa intimità e riservatezza, ma mi è parso opportuno richiamare su

Morrison's report was sent on to me from Printing House Square and I received it on November 1st, 1901. As, in the meantime, the French ambassador, Barrère, the Swedish Minister, Baron de Bildt, and the German Chargé d'Affaires, von Jagow, all told me that Prinetti had denounced Morrison to them as an unscrupulous rascal, I told them of Morrison's report and of the Vitale letter. They may have said something to Prinetti. If so, this would help to account for his denunciation of me to Pansa on November 19th; but I think it more likely that his decision to denounce me was taken after I had read the Morrison report to him on the afternoon of November 17th, and a letter with which I followed it up that evening. My interview with him ended when, his face distorted with rage, he shouted that he would publish Salvago Raggi's report, and I answered: • Farà come crede! E noi dimostreremo che l'Italia fa a Pechino una diplomazia di latrine!.. As I left his room I almost knocked over the usciere w ho was listening a t the door. • Scusi, Signorina •, h e said. • Dovevo ascoltare! Tanti accidenti gli mandano, che uno lo piglierà di certo •.

Of course Prinetti published nothing. Even the semi-official attacks on Morrison ceased. Pansa may have heard in London, as we heard, that the British Minister in Peking, Sir Ernest Satow, corroborated Morrison's report, and that the Foreign Office would Iet this be known in case of need. When Salvago Raggi returned to Rome in the spring of 1902, and I met him, he said that his report contained only three or four lines about Morrison that may have been ill-informed, and that Vitale's letter was a blunder which had only been intended to let Morrison know what the plans of the Legation were, not as a threat. But, of course, Salvago added. he could not eo back on Prinetti after the Minister had made such a fuss!

There remain two other points in Prinetti's letter to Pansa that deserve some explanation. One concerns his statement that « Steed convive con una signora Americana che è corrispondente del Morning Post ». This lady, Madame Clémence Rose, was Italian. Prinetti and his wife had lmown her for some years. She, one of her Canadian friends, and I had flats in the building 34•, Via di Porta Pinciana, and we saw a good deal of each other. Madame Rose had also helped me in preparing the Italian section of the 10th edition of the Encyclopedia Britannica; and, as correspondent of the Morning Post, her command of English gained her distinction. Her father had been a friend of Cavour, and her knowledge of Italian history was striking. She was little younger than my Mother who knew her well, and was devoted to her. In Roman society she was on terms of intimate friendshiv with the Countess Lovatelli, in whose sa!on she gave Prinetti a wigging early in August, 1901. Hinc illae lacrimae!

Crispi was dying. Prinetti turned up one evening in the Countess Lovatelli's salon; and, hearing the news that Crispi was being given oxygen, exclaimed: « Finchè vivrà quell'uomo, tremerò pel mio paese! ». Thereupon Madame Rose said in a clear voice: « Eccellenza! Lei dice una sciocchezza!>. Prinetti retorted angrily, and was soon reduced to silence by Madame

di esse la di Lei attenzione, onde presentandosi l'occasione se ne valga colla prudenza opportuna, s'intende sia presso il Governo amico sia presso i capi del Times, coi quali Ella mi disse aver conoscenza.

P.S. 21 novembre 1901.

Il negoziato pei confini va prendendo miglior piega. Rennell Rodd nello svolgersi della discussione si è spogliato degli argomenti un po' eccessivi e delle pratiche che al primo momento aveva in certo qual modo messo innanzi, e si è man mano arreso alle ragioni che gli· venivano sottoposte.

Si vede che le istruzioni sue erano e sono come si supponeva molto concilianti, e la primitiva attitudine piuttosto difficile non era che un metodo poco felice di trattare, del quale assai probabilmente Lord Currie gli aveva dato la inspirazione, poiché è il metodo del quale abitualmente si vale.

(l) -Sottolineato da Pansa. (2) -Per la versione inglese sull'affare Morrison e sulle altre cause della tensione italo"inglese cfr. la seguente lettera indirizzatami da Henry Wickam Steed il 29 aprile 1955:
1025

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1960/657. Berlino, 21 novembre 1901.

Come l'E. V. non ignora uno dei capisaldi della politica deLla Germania, per il momento almeno, ·si è di conservare buoni rapporti ·con gli Stati Uniti dell'America del Nord. In questi ultimi tempi [p€rò alcuni giornali americani, avidi come 1sempre, di notizie strabilianti, inventate di sana pianta avevano attribuito all'Imperatore sentimenti poco benevoli per ~a Grande RepubWica di oltre oceano e tendenze verso una 1politica imperiaHsta le quali 1si sarebbero praticamente tradotte in atto .mediante acquisti di stazioni navali di carbone nelle Indie occidentali, nell'America del Sud.

In vista d'altra parte delle note vedute del nuovo Presidente Roosevelt, del quale ·la politica estera è prima e .soprattutto basata sull'appUcazione ad oltranza della dottrina di Monroe, erano cominciate negli ultimi quattro mesi a sorgere apprensioni e preoccll!Pazioni giustificate sino ad un 'Certo punto dalla riputazione di uomo eccessivamente ene!'gico e talvolta viOilento, della quale gode il Presidente Roosev•elt.

Rose's terse recital of Crispi's services to the Risorgimento. The Countess Lovatelli exclaimed:

• Brava! » and there was a generai murmur of approvai. Prinetti • retired hurt >, and took his leave. On November 19th, he tried to take his revenge.

The other point concerns Lord Currie. He was not a good ambassador, and his health was failing. He had made rather a fool of himself at a Vatican reception for the Duke of Norfolk which he ought not to have attended. In order to intimidate him, Prinetti's organs published several perfidious attacks upon him; and, when Currie complained, Prinetti assured him that the attacks had been inspired by me, on instructions from London. Until Rennell Rodd disabused Currie's mind he believed Prinetti's lie! Of all these matters my reports to the Times give chapter and verse. I had to tell Zanardelli of them, and he said: « Roba da far ridere i polli! Come fa un Ministro degli Esteri a dire tali assurdità? •.

Sulle difficoltà incontrate da Steed a Roma si veda anche E. SERRA, Ricordo di Henry Wickam Steed in «Nuova Antologia», aprile 1956, pp. 575-582.

22 -Documenti diplomatici -Serie III -Vol. V

A dli.ssilpare ogni possibile malinteso si è ,creduto da questa Cancelleria opportuno di affidaTe all'AmbasdatOTe Imperiale, non ha guari tornato a Washington, la missione di recare al Presidente saluti !specialmente affettuosi dell'Imperatore, di manifestare i sentimenti di amnùrazione e di simpatia che Sua Maestà professa per la nazione americana, di dichiarare recisamente che la Germania non ha alcuna intenzione di a·cquistare stazioni di •carbone o punti di appoggio nell~e Indie occidentali e taanpoco nel Sud America.

Nell'intento poi di dlW:"e maggior peso e maggior illl[pOrtanza al·le dichiarazioni del Signor di HoHeben, il Governo Imperiale ha creduto bene di farne dare notizia al pubblico per mezzo del Wolff Bureau.

1026

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2752/174. Berlino, 22 novembre 1901, ore 3,45.

Ieri sera, in occalsione pranzo intimo a casa mia, Bulow mi eSJPrimeva ripetutamente suo compiacimento per andamento cose nostre interne e voti perché ministero trovi appog.gio parlamentare a vantaggio mona:rehia. Parlando più specialmente dehle cose deiHa consulta, S. E. mi disse aver avuto ormai campo apprezzare eminenti qualità, abilità sinceriotà di ·lei nel trattare affari, il che gli dava affidamento di [pOtere sempre procedeTe di accordo con lei nell'interesse due paesi. Bulow ha molta fiducia uscire vittorioso prossima lotta parlamentaxe circa tariffa e non dubita potere eziandio ·Conchiudere convenevole trattato di commercio per quante diffi.coltà, che non esistono per ItaLia, siano per presentarsi con arrtri stati. Circa Austria Ungheria preoccupa questione bestiame più ancora che cereali.

1027

IL MINISTRO AD ATENE, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2748. Atene, 22 novembre 1901, ore 4 (per. ore 8,20).

Da due giorni era avvenuta capitale dimostrazione tumultuosa provocata studenti università per protestare contro Governo e metropolita per non aver vietato pubblicazione d'una traduzione Vangelo in lingua vo1gM"e; dimostrazioni si sono ri!petute oggi, dando luogo gravi .conflitti tra la truppa e popolazione, in cui furono uccise e ferite parecchie persone. Presidente del consiglio, rincasando, venne aggredito e potè salv.arsi mercè aiuto <trUJppa. Ordine ristabilito.

1028

IL CONSOLE GENERALE A MALTA, GRANDE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2750. Malta, 22 novembre 1901, ore 9,20.

Ieri 'l'altro si aprì il consigtlio presieduto dal governatore, che lesse il discorso presentando varii disegni di legge, non facendo menzione dell'ultimo • ordine in consiglio • sulla lingua e le tasse; i membri elettivi, come dimostrazione di protesta, si astennero di presentarsi al consiglio durante la lettura del discorso, essendo solo presenti i Capi di dipartimento.

Un membro elettivo dei più influenti, dkevami oggi, confermandomi quanto ho triferito nel :mio ultimo rapporto, circa alla rottura delle trattative, che erano assai fiduciosi del risultato finale coll'ottenere il riconoscimento ufficiale della lingua italiana neLle corti e la prevalenza assoluta della stessa nella ,pubblica istruzione; mi espresse parimenti la sua particolare compiacenza per l'interessamento della stampa italiana e dei nostri deputati e per la simpatia :mostrata a favore di Malta.

Il governatore di Malta, in ·conformità all'ordine in consiglio del 25 settembre u.s., ha pubblicato ieri l'a\ltro che 'gli esami di liceo e di matricola saranno dati in inglese od italiano, secondo .chiederanno i genitori, o tutori, dei candidati.

1029

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. r. 1170/528. Londra, 22 novembre 1901.

Il telegramma pervenutomi stamane da V. E. n. 2578 (1), mi ha edotto aver io rettamente interpretato le sue intenzioni circa la natura officiosa delle indagini commessemi con quello precedente, di ieri ·l'altro n. 2565 (2), sul valore delle voci raccolte da!l R. Console Genera·le in Tripoli a proposito del supposto contegno del suo Collega britannico verso certi reclami di quegli arabi contro le autorità locali.

Essendomi recato, ieri, ,per codesta riserva, al Foreign Offi.ce, il Sottosegretario di Stato al quale ne parlai con la debita riserva, cominciò subito col dirmi che nulla sapeva di quegli incidenti. Egli volle però andare personalmente negli uffici co~tenti del Ministero a meglio verificare la cosa; e poco dopo egli ne tornò, con la formale dichiarazione che verun cenno era giunto su quei pretesi fatti, né dal Consolato di Tripoli né dall'Ambasciata di CostantinOIPoli: dall'esame dei registri era anzi :risultato, e~i soggiunse, che da tre mesi non si era più ricevuto akun rapporto da Tripoli.

Nel corso della conversazione, avendo Sir Thomas Sander:son escluso, come cosa impossibile, che il Console britannico si fosse azzardato a incoraggiare quegli arabi alla resistenza contro le proprie autorità, io accennai che, forse, egli poteva avere soltanto trasmesso a Colstantinopoli la loro petizione, -come fanno talvolta ,gli agenti !locali in Turchia, per interessare le loro Ambasciate a raccomandare alla Sublime Porta qualche misura a favore della popolazione indigena. Ma il Sottosegretario di Stato mi rispose che anche questo gli sembrava improbabile, soprattutto da ,parte di un funzionario sperimentato e prudente qual'è il Signor Jago, che ben conosce le intenzioni del suo Governo in tale materia: t,ra1smissioni di simili petizioni possono esere ammesse in certe l!ocalità dove l'InghiHerra ha particolari interessi politici da sostenere, ma tale non era il caso della Tripolitania.

La risposta ottenuta dall'Ambasciata inglese di Costantinopoli, ora comunicatami da V. E., dimostrerebbe infatti che la petizione non fu nemmeno mandata. Ma anche se questa si trovasse attualmente per istr:ada, quanto precede sembra abbastanza confe,rmare che le inverosimili manifestazioni riferite al Cavaliere Scaniglia dai suoi informatori, a carico del Console Britannico, hanno dovuto essere un parto della mendace fantasia ,che è a quegli arabi notoriamente abituale.

(1) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 1014.
1030

IL MINISTRO AD ATENE, AVARNA, AL MLNISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1044/364. Atene, 22 novembre 1901.

Fin dall'anno scorso furono sollevate nella stampa ateniese vive polemiche contro l'iniziativa presa da S. M. :la Regina Olga di far volgarizzare il testo originale del Vangelo. Ma tale polemica non ebbe allora seguito. Essa però si riaccese di recente in seguito alla pubblicazione nel giornale l'Acropolis di una traduzione del Vangelo in lingua volgare fatta da certo Alessio Palli, impiegato della Ditta Ralli di Manchester.

Ad ecdtare gli animi contribuì non !poco la lettera che il Patriarca ecumenico indirizzò, or fa un mese, al S. Sinodo per invitarlo ad impedire una tale profanaz-ione, nonché gli articoli di vari giornali della capitale, che insinuavano che la volgarizzazione era opera in :parte della Regina Olga e del Governo Russo che mirava a :raggiungere i suoi fini col tentare di distruggere l'ortodossia greca, la supremazia del Patriar,ca, nonché l'ellenismo, il cui avvenire politico e religioso era basato sulla propria 1lingua, doè 1su quella del Vangelo.

Questi articoli e l'inazione del S. Sinodo spinsero gli studenti dell'Università a provocare, durante tre giorni, dimostrazioni tumultuose contro il Metropolita e contro il Governo per non aver vietata la pubblicazione della traduzione suddetta.

Dopo essersi ,riuniti martedì nelle aule dell'università si recarono al palazzo reale applaudendo al Vangelo e gridando abbasso gli slavi, poscia alla residenza del Metropolita a cui chiesero di interdirne la volgarizzazione ed infine alle Direzioni dei giornali l'Asti e 1}'Acropolis, che eransi pronunziati in suo favore, mina,cciando d',incendiarne gli uffici se continuassero nel loro contegno.

Le dimostrazioni si rinnovarono più numerose nel giorno seguente assumendo un carattere turbolento ed aggressivo. La decisione presa nel frattempo dal S. Sinodo con cui si disapprovava la traduzione del Vangelo in lingua volgare, perché contraria alle leggi della Chiesa ed atta a scandalizzare le coscienze, non fu trovatçt sufficiente dagli studenti, che si recarono, per chiederne la scomunica, dal Metropolita, il quale (promise di sottoporre di nuovo la questione al S. Sinodo.

Severi provvedimenti erano ,stati presi dal Governo sui vari punti della città, ma essi non impedirono ai dimostranti di ,percorrere le princtpali strade attaccando con sassate le truppe, al sangue freddo delle quali devesi se non avvennero serie conseguenze.

Ieri poi gli studenti, a,ccompagnati dalle varie corporazioni e da numerosa moltitudine di ~popolo, ~che si calcola a cir,ca 30 mila ,persone, tenne un comizio sotto le colonne del tempio di Giove, al Zappion, nel quale fu deciso di chiedere la inviolabilità del testo originale del Vangelo, la scomunica di coloro che lo profanarono, il :sequestro delle traduzioni già pubblicate e di sottoporre tale decisione al Re ed al S. Sinodo.

L'ordine che regnò perfetto durante il comizio fu turbato nel ritorno in città dei dimostranti, ~che attaccarono con sassate le truppe e tentarono di disarmarle. Ma il conflitto più grave avv~enne !Presso la sede dell'università e davanti n Ministero dellle Finanze, nella via Stadion, dove più cariche vennero fatte daUa cavalleria per disperdere la folla. In seguito ad alcuni colpi di revolver, che si ignora tuttora da dove ~siano partiti, le truppe risposero con colpi di fucile ferendo ed uccidendo parecchie persone, il cui numero, secondo quanto si afferma oggi da giornali, ascenderebbe a drca 20 tra soldati e borghesi. Nella 1lotta H Prefetto di polizia fu ferito al ~ginocchio da una sassata.

Pochi momenti prima il Presidente del Consiglio, che rincasava, essendo stato riconosciuto furono scagliate pietre e tirati colpi di revolver contro la carrozza in cui si trovava, ma la truppa riuscì a Uberarlo dalla folla e ricondurlo :sano e salvo in casa.

Dopo questi deplorevoli fatti la moltitudine si disperse e l'ordine non venne più turbato.

Nella sera il Metropolita presentò le sue dimissioni a S. M. il Re, che le accettò ed il Prefetto di polizia ed il Comandante della Gendarmeria vennero sostituiti, l'uno dal Generale Vassos, l'altro dal Colonnello di Artiglieria, Sofiano.

La città ha ripreso oggi il suo aspetto abituale e nessun nuovo tumulto è avvenuto in occasione dei funerali delle persone morte ieri, che sono state accompagnate al cimitero da numerosa moltitudine di popolo.

La maggioranza dei giornali invita la popolazione aUa calma consigliandola a non trascendere a nuovi disordini, che si accusa il partito di opposizione di avere in parte fomentati, perché potrebbero ridondare in danno dell'avvenire del paese.

1031

IL MINISTRO AD ATENE, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1052/368. Atene, 23 novembre 1901.

A meglio spiegare le ragioni per le quali la traduzione del Vangelo in lingua voLgare prese qua:si le proporzioni di una questione nazionail.e e provocò i gravi disordini dei giorni passati, conviene far rilevare che nell'opinione generale quella traduzione era considerata come contraria all'idea ellenica perché alterava, oltre il significato del Vangelo stesso, la lingua in cui era scritto, mediante la quale erasi ;potuto mantenere l'unità Nazionale.

Per dò si condannava tale traduzione come opera antipatriottica atta ad affievolire il sentimento nazionale e far na·scere .quasi uno scisma linguiJstico che era dovere del Paese d'impedire.

L'inazione del Santo Sinodo di fronte all'invito rivoiltogli dal Patriarca Ecumenico, 'l'imprevidenza e la mancanza di energia da parte del Governo, produssero quella eccitazione che non ha riscontro nella storia degli eventi che precedettero e seguirono la guerra colla Turchia.

La viva agitazione onde la capitale era allora invasa in presenza dei pericoli che minacciavano tl'intero .paese, avrebbe potuto ·spiegare in certa guisa i tumulti se ad essi fosse allora tra·scesa la popolazione. Ma le varie dimostrazioni che si succedettero in quei momenti si svolsero ·con calma e nonostante gli eccitamenti della stampa che inveiva nei termini più violenti .contro il Re e la Regina, ·Che si ritenevano il primo di esser •causa dei disastri militari, ila seconda di nutrire sentimenti slavi in opposizione all'idea ellenica, la popolazione fu lungi dal commettere eccessi di sorta, quantunque la città fosse sprovvista di truppe e di polizia.

I dismdini di giorni passati sono tanto più condannabili in quanto che non avevano !ll11a vera ragione d'essere. L'ortodossia greca né l'ellenismo correvano al<:un pericolo. Ma di tali pericoli del tutto immaginari si è valsa l'opposizione capitanata dal Signor Delyannis, che non a torto si accusa di aver fomentato i disordini per rovesciare il Governo ed assumere iii potere. Onde la colpa di quanto avvenne viene attribuita alle ambiziose ·brame di quell'uomo, la politica del quale fu •causa del blocco del Pireo per parte della flotta internazionale e delle sconfitte di Domoco e di Farsalo.

È da lamentare in vero che le gravi conseguenze che risultarono da tali eventi non abbiano ammaestrato questo paese e specialmente i suoi uomini politici •che privi di senso pratLco ed ignari della situazione generale di cose in Europa, si nutrono tuttora delle idee più false perseguendo intenti che non hanno possibilità di riuscita, invece di porre ogni loro studio a rifare la educazione del popolo, rigenerare l'amministrazione ;pubblica e rialzare il prestigio del paese piuttosto scosso e ehe non potrà a meno di esserlo vieppiù ancora, in seguito ai fatti trascorsi.

1032

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 2522/386. Rio de Janeiro, 23 novembre 1901.

L'amministrazione del presidente Campos Salles è entrata nel suo quarto ed ultimo anno di esilstenza; e l'elez,ione del successore dell'attuale capo dello Stato a\'rà luogo il l o marzo del ,prossimo anno, conformemente alla costituzione brasi!liana del 1891, che è, come si sa, una parafrasi quasi letterale di quella degli Stati Uniti dell'America del Nord, da cui differisce in un solo punto essenziale, ,determinando doè che il presidente in carica non può essere rieletto. Il primo atto della campagna elettorale per ,la cadca suprema ha avuto luogo nello !scorso .mese di ,settembre, quando lla cosidetta convenzione repubblicana, riunitasi a Rio de Janeiro, des~gnava all'unanimità, meno un voto, quale candidato alla presidenza della repu'bblica per il quadriennio 1902-1906 il Signor Rodriguez Alvez, attuale presidente dello Stato di San Paolo, ed aUa vicepresidenza il Signor Brandao, presidente dello Stato di Minas Geraes. Queste due candidature hanno l'appoggio deCJiso del Signor Campos SaHes, di qui il Rod:riguez Alvez, s'e -come tutto fa p.revedere -riuscirà eletto, continuerà la politica finanziaria ed amministrativa. È vero bensì che un'altra candidatura, quella del Signor Quintino Bocayuva, presidente dello Stato di Rio de Janeiro, è stata proclamata il mese scorso da una convenzione di opposizione al Governo attuale; ma, date le condizioni del ,corpo elettorale di questo pae,se, ed i metodi prevalenti nella ,condotta delle elezioni, vi è pochis,sima probabilità che trionfi.

Il Signor Francesco de Paola Rodriguez Alvez fu ministro delle finanze nell'amministrazione del presidente Prudente de Moraes, che nel 1894 suecedette a quella del Maresciallo Floriano Peixoto all'indomani della nota ribellione della flotta brasiliana, capitanata dagli ammiragli Custodio de Mello e Saldanha da Gama, -ribellione ,che, per qualche tempo, mise in forse l'esistenza stessa del nuovo regime repubblicano, e che aveva per scopo ultimo la restaurazione deHa dinastia Imperiale. Il Rodriguez Alvez che si acquistò, durante la sua ,gestione, in epoca sommamente ,critica, fama di energko ed esperto finanziere, appartiene al partito repubblicano conservatore dello Stato di San Paolo, queUo cioè 'che contribuì più che ogni altro a rovesciare l'Impero, non tanto per convinzione :politica, quanto per ri,sentimento provocato dalla abolizione della schiavitù, la quale colpiva gli interessi dei grandi ·proprietari paolisti, che ne vendicarono, passando dal giorno all'indomani nel campo dei nemici delle istituzioni monar.chiche, di ,cui fino a quel momento erano stati i più strenui difensori. Il partito del Signor Rodriguez Alvez è quello stesso, che, quattro anni addietro, portava alla presidenza deHa repubblica il Campos Salles, il quale, giunto al potere, ne è stato !sempre il fedele mandatario. Padrone del governo dello Stato di San Paolo, quel partito, essenzia[mente paolista, domina da tre anni ,sui destini della Unione; e, ,con ,J'e,lezione del Signor Rodriguez Alvez alla :presidenza della repubblica, intende affermare la sua supremazia per un altro quadriennio. Base fondamentale del suo programma politico è stata e rimane sempre la restaurazione del credito della repubblica, come unko mezzo di attirare al Brasile i capitali esteri, di cui qu~sto paese ha un bisogno assoluto. La convenzione del 1899 con la Casa Rothschild, in vista della ripresa dei pagamenti in oro degli interessi del debito pubblico e deUa riduzione della moneta cartacea, non ha altro scopo: e, se ha imposto enormi sagrifici ai contribuenti, può dirsi però che abbia in gran parte mggiunto il suo fine. Il valore deHa moneta bralsiJ.iana che era caduto al di sotto di 6 denari per milreis, è salito a 12 danari, con un aumento cioè del 100 % in meno di tre anni. I titoli brasiliani hanno in pari tem,po raggiunto sui mercati di Parigi e di Londra quotazioni superiori a quelle di tutto il precedente decennio. In quanto all'indirizzo della tpolitica commex:ciale !del partito governanlte, eSISo rivela tendenze ;protezioniste, ,che andranno probabilmente affermandosi sempre più sotto la nuova amministrazione. L'unico contrappeso a quelle tendenze è la preoccupazione di trovare nuovi mercati ai principali prodotti del Brasile, soprattutto del ,caffè, che costituisce i quattro quinti delila ricchezza agricola del paese, e specialmente dello Stato di San Paolo, i cui interessi predominano attualmente su tutti gli altri stati dell'Unione.

Ma, se 'la politica finanziaria del presidente Campos Salles e dei suoi Ministri ha ottenuto incontestabilmente un successo, ,che pochi prevedevano, nel senso di riaf!zare all'estero il credito del Bmsile, essa non vi è riuscita se non, come ho già detto, al prezzo di enormi sa,grifici imposti al paese, il quale sembra aver raggiunto il limite delle sue forze economiche. Lo stesso miglioramento del cambio, essendo stato troppo rapido, ha avuto 'conseguenze gravissime per gli esportatori brasiliani, giacché essi hanno veduto diminuire della metà il valore della moneta, neHa quale sono pagati all'estero i loro prodotti -cioè dell'oro convertito in carta del paese -mentre il prezzo della mano d'opera è rimasto lo stesso ed il costo della vita è quasiché :raddoppiato dopo la caduta dell'Impero e durante il periodo di crisi che seguì iJ. governo del maresciallo Peixoto. Vi è quindi un gran numero di malcontenti, i quali si lagnano che, solo per favorire i creditori esteri della nazione, non si è tenuto nessun conto delle sue condizioni economiche interne, le quali, mentre il credito brasiliano migliorava sulle piazze d'Europa, andavano invece peggiorando sensibHmente contribuendo a rendere ancora più acuta la ,crisi prodotta dal deprezzamento, che in questi ultimi anni affligge il mercato dei principali prodotti nazionali. Sono sorte quindi, nello stesso partito repubblicano paolista, delle serie divergenze circa l'indirizzo della politica finanziaria degli uomini, che dirigono attual

mente il governo centrale; e ,quegli screzi -accresciuti daH'ostilità ai metodi autocratici del presidente della re;pubblica e dalla accusa che gli si muove di favoreggiare i suoi amici ,politici, senza alcuna ,considerazione a~l merito e alla giustizia -hanno prodotto nei primi giorni dello scorso mese di ottobre una sciissione nella mag,gioranza del ,congresso statale di San Paolo, dalla quale si sono distac,cate molte eminenti personalità, tra ,cui l'ex-presidente della repubblica Prudente de Moraes, l'immediato predecessore de~ Signor Campos Salles. I dissidenti hanno deciso di fare una attiva campagna contro la candidatura

del Signor Rodriguez Alvez alla presidenza dell'Unione e di sostenere invece

quella del Signor Quintino Bocayuya che fino a quel momento non aveva altra

base che in pochi !senatori e deputati degli Stati di Rio e di Minas Geraes.

Il Bocayuva, ex-direttore del Giornale O Paiz è stato forse il princtpaiJ.e autore della cospirazione ·Che di sorpresa, H 15 novembre 1889 rovesciò l'Impe·ro Repubblicano di antica data, egli appartiene alla frazione estrema e giacobina del partito e si è sempre manifestato acerrimo avversario della cosidetta oligarchia paolista che ha saputo confiscare, a suo e1scJusivo profitto, il governo nominalmente democratico succeduto alla rivoluzione promossa dal Bocayuva e dai pochi suoi amici. Il Bocayuva ,fu invita·to ultimamente a recarsi a San Paolo, per ricevere dal partito dissidente paolista la sua formale consacrazione come candidato alla presidenza. Gli fu fatto un solenne ricevimento, nel quale si scambiarono da parte e d'altra una infmità di magniloquenti discorsi e la sua candidatura, che prima meritava appena un cenno ha assunt() una importanza considerevole, potendo rimanere in un fascio compatto tutti gli interessi ostili all'attuale partito .governante. Pure è un fatto che il Govern() non se ne mostra punto preoccupato. In questo immenso paese, popolato da 16 milioni di abitanti, dei quali non più di nove o dieci sono di razza bianca, ed appena il 5 % riunilsce le ·condizioni volute dalla costituzione per godere il diritto elettorale, le manifestazioni della volontà nazionale sono regolate da chi, e secondo le intenzioni di chi regge ill potere. Così stando le cose, tutto porta a credere che il Signor Rodriguez Alvez sarà eletto e che nel prossimo novembre succederà tranquillamente al Signor Campos Salles, per continuarne senza ostacolo la politica ed il sistema di Governo.

1033

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 831/299. Washington, 24 novembre 1901.

Con rapporto del 7 giugno 1901, n. 424/146 (1), il Marchese Carignani informava V. E. della animosità che andava manifestandosi, negli Stati Uniti, contro ila Germania. Questa animosità risentivasi non soltanto nella popolazione e nel giornalismo, ma altresì nelle sfere ufficiali. E mi risulta che il Signor Hay lasciavasi sfuggire le parole: • Non siamo però sottufficiali prussiani! • nel mentre, con un mio collega, lagnavasi del modo ·con cui il Governo germanico, in certi casi, trattava con questo dell'Unione.

Gli umori, dal giugno a questi ultimi tempi, non si sono mutati. Il cambiamento presidenziale avrebbe forse, anzi, aggravata la situazione, poiché il nuovo Presidente, Signor Roosevelt, sembra non face1sse mistero dei suoi sentimenti antigermanici.

Di questa condizione di cose si preoccupò il Signor von Holleben, e quando si recò in Germania pel suo congedo annuale, fece comprendere a Berlino i pericoli o, quanto meno, gli inconvenienti gravi •che avrebbero potuto derivare da una :prolungata e forse crescente tensione nei rapporti fra i due Paesi.

Certo si è che il Signor von Holleben è tornato con istruzioni di procedel'e con maggiore ·~irito di conciliazione •che non in passato. Ed a quersto atteggiamento del raep;presentante germanico a Washington sembran far riscontro le cortesie che l'Imperatore Guglielmo usava, pochi giorni sono, a Potsdam verso il Signor Andrew D. White, ambasciatore degli Stati Uniti in Germania, che S. M. Imperiale e Reale tratteneva a pranzo e col quale si esprimeva in termini oltremodo lusinghieri per il presidente Roosevelt.

Un indizio anche più sÌigni.ficativo del desiderio che si avrebbe a Berlino di ca•lmare le animosità di questo paese e •Cel'care di propiziarselo, si ha nella dichiarazione fatta dal Stgnor Von Holleben al Presidente di'ca ad un punto che più acutamente feriva le suscettibilità americane. Nell'udienza che, al suo ritorno, ebbe dal Signor Roosevelt, il detto Ambasciatore diede, difatti, positiva assicurazione che la Germania non intende estendere ·la propria sovranità sovra a·lcun punto dell'emisfero occidentale.

Commentando, poi, egli stesso ila asseveranza in parola, in una intervista <:oncessa ad un redattore del New York HeraLd, •che autorizzò a pubblicarne il resoconto, il Signor Von Holleben ebbe a dire: • Sinceramente deploro che voci messe in giro da nemici dei nostri due Paesi possano far credere che il mio Governo cerchi di acqu~stare una stazione navale con deposito di carbone in questo emisfero. Cotali voci sono tendenziose, ma fortunatamente innocue, poiché .gli Stati Uniti non vogliono, certamente, •che, a causa di cosi infondata diceria, si turbino i loro rapporti con un Paese che profondamente e sinceramente desidera il loro bene.

• -Vengo a di·chia.rare fortnaJlmente, soggiunse, •che la Germania non ha mai, un solo istante, vagheggiato l'idea di stabilire la sua sovranità \Su tel'ritorio veruno in questo emisfero, e che •l'atteggiamento del mio Governo, ora ed in passato, conferma •che non avrà mai un tale disegno. Quando vidi il Presidente, gli espressi tali sentimenti, che egli pienamente apprezzò. • -Durante la mia dtmora a Berlino, fui assai lieto di 'ricevere H corri:spondente dell'HeraLd, col quale discussi parecchie questioni, commerciali e politiche, pendenti fra :gli Stati Uniti e ila Germania, ed io convenni con lui che non vi sono argomenti di ta·le momento da turbare, nel menomo grado, le amichevoli relazioni dei due Governi •.

Con tutto che •cotali ripetute dichiarazioni valgano a dileguare il so~tto, illlfiltratosi e diffusosi qui, che la Germania premeditasse acquisizioni terriJtoriali da questa parte dell'Atlanti•co, non sembra 1sia per cessare il sentimento ostile che si nutre da questo popolo verso ila Germania e che a non pochi fa prevedere possibile e fo11se non lontana, una .guerra con essa.

Non vi ha occasione in cui cotale sentimento non si riveli. Esso ha cause permane~ti, nella 1rivalità di commel'ci principalmente; e come permanenti <sono le cause, così, a malg.l'ado delle co11tesie di Potsdam e delle dichiarazioni di Washington, permanenti sono gli effetti.

(l) Cfr. n. 462.

1034

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. 2590. Roma, 25 novembre 1901.

Rientrando da breve assenza trovai telegramma di V. E. (l) relativo conversazione avuta col conte Bulow e sono grato vivamente a V. E. ed al conte Bulow delle benevoli espressioni per il ministero cui appartengo e per la mia opera di ministro, la :fiducia manifestata in esso dal conte Bulow sa~à certo un prezioso elemento per continuare i buoni accordi esilstenti ed utili ai due paesi.

1035

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

D. 62409. Roma, 25 novembre 1901.

I tre rapporti che E. V. mi ha diretto, il 15 ed il 17 di questo mese, coi nn. 331, 333 e 334 (2), mi pongono in grado di impartirle, circa l'atteggiamento da prendersi, verso la Sublime Porta, dopo la soluzione dell'incidente francoturco, e dopo le convenzioni ottenute dall'Austria-Ungheria, quelle istruzioni di cui l'E. V. mi esprimeva il desiderio e che anche a me preme di fissare in termini ben chiari e precisi.

I punti di cui trattasi sono so~stanzialmente i cinque seguenti:

l) L'esplorazione scientifica in Cirenaica;

2) Le legittime nostre doglianze per il contegno di Ohman pascià, Valì di Janina; 3) Le indennità armene; 4) I reclami di privati italiani, già liquidati od ancor da liquidarsi; 5) Le scuole ed altri istituti nostri già esistenti o da crearsi eventual

mente in avvenire.

Il primo punto è oramai definito ·con nostra soddisfazione. La Sublime Porta consente a munire di ·commendatizia officiale quattro nostri esploratori, designati dalla R. Scuola Archeologica di Roma, i quali potranno così ottenere dal Mutasserif di Bengasi ogni owortuna agevolezza. Mi riservo di indicarie tra breve i nomi delle quattro persone aUe quali la commendatizia dovrà essere intestata.

Circa il secondo punto, V. E. conosce il mio pensiero. Se pure al Vali di Janina, funzionario d'ordine' superiore, non possano imputarsi le gravi offese di cui si è reso colpevole, agli occhi del Governo austro-ungarico, il Capo della

gendarmeria di Uskub, funzionario d'ordine meno elevato, certo è però che il contegno di Ohman pascià, sia nella trattazione, in genere, dei nostri affari, sia nelle sue relazioni personali col R. Console Generale, si è pa,lesato 'scorretto, sistematicamente avverso, disforme, in ogni modo, dai propositi di reciproca e cordiale benevolenza che animano i due Governi. Rimuovere Ohman pasdà sarebbe provvido atto an:che sotto più i:m,portante aspetto, poiché, come V. E. non ignora, per i ripetuti rapporti del R. Console Generale, e più ancora per le notizie apparse sui giornali di ogni paese, il malgoverno ed i modi tirannici dell'attuale Valì di Janina vanno accumulando elementi di disordine e materia inc-endiaria, là dove non se ne sentiva davvero il bisogno; di che non possiamo non preoccuparci in ragione dell'interesse che noi portiamo ana conservazione dello statu quo nella penisola balcanica. In ogni modo se per ora la rimozione di Ohman pascià si chiarisse non ottenibile, importa ed urge oramai che quanto meno egli faccia, verso il Con:sole generale, giusta ammenda del suo operato, e che questa ammenda stessa ;gli ,sia monito ~saluta.re per meglio operare in avvenire. Questo è un punto ~che particolarmente d sta a ·cuore e che in modo specia:Ie Le raccomando.

Delle indennità armene non occorre parlare, essendo cosa tacitamente concordata che verso di noi sarà usato il procedimento stelsso che, per identico fine, valse ad altre Potenze, e recentemente ha avuto applicazione per l'AustriaUngheria. Bensì ·converrà che anche V. E. vigili e non tralasci modo di affrettare l'occasione pr~pizia; e converrà del pari ·che, ad ogni buon fine, Ella tenga vivo, ben s'intende in ·conveniente forma confidenziale, il rkordo delle intervenute intelligenze. Dal canto mio non manco, né mancherò di agevola.re la nota combinazione Ansaldo; benché io non possa nascondere a V. E. che, non so per quali ragioni interne della Ditta, questa non 'sembra in que:sto momento molto desiderosa di ricevere nuove ordinazioni, per quanto poche o punto ne abbia in corso, e si mostra in conseguenza meno sollecita, in confronto di altre Case itaHane di compia•cere i suoi clienti.

L'argomento delle scuole e di altri consimili istituti si è oramai semplificato dopo l'accordo franco-turco. Intanto, nulla abbiamo da chiedere per gli attuali ne)stri istituti, non constandomi ·che il loro normale svolgimento sia ora attraversato da impedimenti di qualsiasi natura dipendenti dall'opera delle autorità locali; ond'è che, a questo riguardo, non ho che da approvare il proponimento di Lei di astenersi da ogni officio ,fin tanto che, -cosa .per verità poco probabile -sia per sorgerne l'opportunità. Per quanto, poi, concerne le scuole od altri istituti di ·cui più tardi fosse da noi risoluta la creazione, converrà che anche da noi si segua il procedimento convenuto testè tra la Francia e la

Turchia: notifi1care, ·cioè, il nostro divisamento, ed aspettare gli eventuali rilievi della Sublime Porta per farne oggetto di amichevole trattazione. È bensi vero che questo procedimento lascia sussistere anche per noi il pericolo, da Lei avvertito, di sistematiche obiezioni entro sei mesi, come esso sussisterà a~sai probabilmente per la Francia; ma, d'altra parte, a noi importa sopratutto di non las·ciar vulnerare H principio in virtù del quale debbono perfettamente e di pieno diritto applicarsi a noi le concessioni ad altri accordate.

Rimane, infine, il com,plesso di quei reclami di privati che tuttora rimangono insoluti, in parte .già liquidati ed in parte ancora da Uquidarsi. Per questo tema, che senza dubbio è il più spinoso( concordo con E. V. esser miglior partito riassume.rli tutti, e tutti presentarli alla Sublime Porta con la ferma di.chiarazione ·che, come furono soddisfatti i reclami francesi ed i reclami austroungarici, ·Così noi non possiamo ammettere che d 1Si u:si un diverso trattamento, ehe sarebbe anche ·contrario alle relazioni di schietta amicizia che, segnatamente in questi ultimi tempi, ebbero occasione di viemmeglio rannodarsi per reciproche manifestazioni di deferenza e simpatia. Per raggiungere con migliore agio l'intento, il metodo più opportuno sembra essere appunto quello adombrato da V. E.: che, doè la R. Ambasciata e la Sublime Porta designino, cia:s:cuna, un proprio delegato, conferendosi ai due funzionari designati ogni ·occorrente !POtere per .stabilire, in forma conclusiva, le cifre per i reclami da liquidar;si, e per ogni categoria di redami anche i modi di pagamento.

L'E. V. mi chiede, :per norma e misura del suo linguaggio e della sua azione, fino a qual punto il R. Governo sarebbe disposto a spingere la pressione diplomati-ca ed anche una eventuale •Coercizione. È difficile dire fin d'ora quali provvedimenti il Governo del Re potrà decidersi ad adottare sotto l'urgenza di circostanze non prevedibili. Certo è •che mentre sono normali e tranquille le

.condizioni generali del momento, è da considera11si come extrema ratio, da evitarsi per quanto possibile, il metter in moto l'azione coercitiva dello Stato non già per la tutela della dignità nazionale, bensì .a pro di privati interessi.

V. E. può tuttavia immaginare quante ·circostanze imp-reviste possano sorgere; ·Dnd'è che fin dal principio del negoziato conviene .che neH'animo dei Ministri del Sultano sia bene impresso il convincimento ·Che il R. Governo non sa.rebbe di!SI>osto ad ammettere, in simile materia, un trattamento differenziale e che, beninteso nei limiti deLl'equo e dell'onesto, i nostri connazionali debbono aver ragione dei loro averi come l'ebbero i 'Cittadini francesi e gli austro-ungarici. Di guisa che una eventuale nostra azione coercitiva, aUa quale, presentandosene l'opportunità, fossimo .per deciderci appaja come la logica conseguenza del faUito negoziato.

L'E. V., conscio dell'importanza degli argomenti a cui le presenti istruzioni si riferiscono, saprà senza dubbio ben tradurli in atto. La prego di tenerm.i diligentemente informato dei suoi offici; ed intanto mi .sarà grato se, nel segnarmi ricevuta di questo mio dispaccio, V. E. mi assicurerà di averne chiaramente inteso lo spirito ed il tenore.

(l) -Cfr. n.1026. (2) -Cfr. nn. 997 e 1003. Il 333 non è pubblicato.
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IL MINISTRO AD ATENE, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1055/371. Atene, 25 novembre 1901.

Dopo i gravi tumulti avvenuti giovedì scorso l'ordine non fu turbato nella .capitale. Ma gli studenti armati di fucili e revolver continuarono ad occupare l'Università ove si erano inJstallati fin dal primo momento per organizzare le dimostrazioni contro la volgarizzazione del Viangelo e, nonostante le insistenze ed i 'Consigli deHe autorità, si rifiutarono di abbandonarla finché non si sarebbe alderito dal Santo Sinodo alle loro dimande, tm le quali era compresa la scomunica di coloro ,che direttamente o indirettamente avessero pa,rtecipato a quella volgarizzazione.

La situazione delicata creata al Governo da tali dimande, l'a,ccettazione delle quaM avrebbe colpito la Regina Olga, trattenne il Signor Teotoky dal prendere ;provvedimenti coercitivi contro gli studenti con cui intavolò trattative per farli desiJstere dalle loro pretese ed indurii ad abbandonare l'Università. Esse però non ebbero akun risultato.

In vista di ciò e della opposizione che si manifestava nella popolazione ~contro il Governo, questo, sebbene avesse riportata la maggioranza nella Camera dei deputati, decise di lasciare ad altri la responsabilità di un'azione che non voleva aJssumere e l'iniziativa dell'inchiesta intesa a stabilire a chi si dovesse attribuire 'la coLpa dei fatti trascorsi. li Signor Teotoky rassegnò quindi ier sera le dimissioni del Gabinetto a Sua Maestà, che, riconoscendo la bontà delle ra,gioni da esso addotte, [e accettò a malincuore, come scrisse a persona di 1sua fiducia, che me lo riferì confidenzialmente, ed incaricò il Signor Zaimis della formazione del nuovo Gabinetto.

Le ;pratiche da esso fatte presso i suoi amici !POlitici essendo riuscite, egli ha :presentato oggi al Re la lista dei componenti il Gabinetto, che, dopo aver prestato giuramento, sono entrati immediatamente in funzione.

Nella nuova amministrazione il Signor Zaimis assume, oltre la Presidenza ed i>l Mini!stero degli Affari Esteri, l'interim della Marina. Gli altri dicasteri sono affidati quelli dell'Interno al Signor Triantafillaco, dell'Istruzione pubblica al Signor Monferrato, della Giustizia al Signor Topali, delle Finanze al Signor Negris e deHa Guerra al Colonnello Corpas.

Appena fu nota ieri sera nella ,capitale la dimissione del Gabinetto alcune frotte di popolo si recarono davanti ,l'abitazione del Signor Teotoky fischiando e manifestando la loro compiacenza; quindi a quella del Signor Sinopulo ove fecero un'identica dimostrazione, ma avendo rotti con sassi i vetri delle finestre e tirati colpi di revolver, vennero disperlsi dalla polizia.

A queste manifestazioni non parteciparono gli studenti, i quali, nonostante la duplice soddisfazione ottenuta colle dimissioni dell Metropolita e del Gabinetto, si mantengono tuttora armati nell'università, che non sembrano disposti a sgombrare.

Il nuovo Governo, che è alieno altresì dall'adottare provvedimenti coercitivi per non provocare effusione di !Sangue, ha ripreso con essi le trattative, che si spera abbiano un esito più favorevole di quelle intavolate dal suo predecessore.

I fatti avvenuti in Atene hanno avuto un'eco nelle provincie, ove dai tele

grammi qui pervenuti sarebbero stati tenuti ,comizi popolari a Patrasso, La

rissa, Nauplia, Tebe, Missolungi, Lepanto e Cefalonia per protestare contro la

volgarizzazione del Vangelo ed approvare l'operato degli studenti.

1037

IL MINISTRO AD ATENE, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1057/373. Atene, 26 novembre 1901.

Il Gabinetto formato dal Signor Zaimts è composto, salvo il Signor Topali, dagli uomini politici che costituirono hl Ministero ch'egli presiedette dopo la guerra e ·che stipulò ·la :pace .colla Turchia. Essi sono stati •chiamati alla Direzione degli stessi Dicasteri che fu loro già affidata in quel tempo. Quanto al Signor Topali che è uno dei più giovani Deputati, egli rappresenta alla Camera il Collegio di Volo ed appartenne sempre al partito Zaimis.

iiil nuovo Ministero, •che è stato accolto .con favore dalla maggior parte dei giornali conlservatori, non avendo nella Camera ·che 14 aderenti soltanto non potrebbe mantenersi al potere senza l'appoggio del Signor Teotoky che ha promesso a Sua Maestà di prestargli la sua opera.

Compito ~ciale del Signor Zaimis ·sarà di pacilficare gli animi facendo cessare !l'agitazione ·latente provocata dal contegno degli studenti i quali, in seguito ai consigli loro dati, hanno finito per abbandonare oggi l'Università e di effettuare l'inchiesta per conJstatare a chi debba attribuire la responsabilità degli eventi trascorsi. Ed in tale compito egli ,sarà coadiuvato dal partito del Signor Teotoky che è fermo nel proposito, a quanto mi assicurò l'ex-Ministro degli Affari Esteri, Signor Romanos, di sostenerlo per impedire al Signor Delyannis di montare al potere e permettergli cosi di giungere alla sessione del novembre prossimo dqpo la quale dovranno ·effettuar,si le nuove elezioni politiche, compiendosi a quella data il periodo dei 4 anni, stabilito dalla costituzione per la durata d'ogni legislatura.

Affine di dare agio al Governo di preparare ìl bilancio e .gli altri progetti di leggi, necessari, la Camera dei Deputati è stata prorogata per 40 giorni, con decreto reale in data di oggi.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, DE SARNO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1586/408. Belgrado, 26 novembre 1901.

Dr. Vuitch ha risposto, in Senato, all'interpellanza direttagli dal senatore ·Tcheda Mijatovitch. (V. mio raiPporto n. 1568/403 del 24 corrente) (1).

Dopo aver ricordati i fatti accaduti, fin dal 1898, nella Vecchia Serbia e l'azione del Governo di Belgrado e le promesse della Porta e le inchieste, spesso infruttuose, il Dr. Vuitch ha dichiarato prive di fondamento le notizie relative

ai Comitati serbi di propaganda e alle iJpotetiche spedizioni, da parte serba, di armi e munizioni in quella contrada.

• Non solo -egli dke -dalla Serbia non vennero spedite armi, quanto· alla nostra frontiera si aumentò di vigilanza e di oculatezza per evitare ch'esse venissero contrabbandate; ed in seguito a ciò venne arrestato e condannato un individuo •.

Accenna quindi ai disordini di Nucitrne, Kuzmicevo e Kolaschin, provocati dalle perquisizioni fatte presso i serbi di quei paesi dalle autorità turche nella speranza di trovare armi e munizioni: all'operato del Console serbo di Pristina; alle pratiche fatte presso il Governo di Pietroburgo dal Governo serbo nell'interesse dei connazionali della Vecchia Serbia e della Macedonia; all'inchiesta Maschkoff che, coronata in parte di successo, valse, mercè le misure adottate daHa Porta in seguito agli energici passi fatti dal Signor Zinovieff, a ricondurre l'ordine in quelle travagliate regioni.

• Resta -prosegue il Mini1stro degli affari esteri -a definire la quistione· di ·coloro che, in numero di circa 1500, si rifugiarono sul territorio serbo per· avere, almeno, salva la vita. La Turchia sembra disposta a soddisfare le richieste del Governo serbo; ma ciò non basta. Bisogna cercar garanzie che ad essi vengano aJ~skurati la vita ed i beni. Il Governo turco non è contrario al rimpatrio dei fuggitivi, ma noi vogliamo il rimborso deUe .spese sostenute per essi •.

Parlando delle misure atte a scongiurare la rinnovazione dei trrsti fatti svoltisi finora nella Vecchia Serbia e nella Macedonia, il Dr. Vuitch è del parere .che si possa chiedere il disarmo generale degli Arnauti, ed aggiunge:

• Ogni altro pa$So varcherebbe il limite di quella padfica politica che noi facciamo. Nella peggiore ~potesi, quale ultima misura pacilfica, la Serbia si rivolgerà alle Potenre firmatarie del Trattato di Berlino, affinché siano introdotte· le riforme previste dal paragrafo 20 del detto Trattato •.

La risposta del Dr. Vuitch ha prodotto ottima impressione in questi circoli: politici ed è valsa al Governo un voto di fiducia da parte del Senato.

(1) Non pubblicato.

1039

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. 2607. Roma, 27 novembre 1901, ore 18,30.

I rapporti 21 agosto e 3 settembre di codesta ambasciata (l) lasciavano' supporre ·che codesto Governo non si sarebbe affrettato a prendere risoluzione alcuna ·circa i reclami dei sudditi tedeschi verso il Venezuela. Telegrammi di giornali recano ora la notizia di una dimostrazione navale che la Germania star•ebbe per fare sulle coste di quella repubblica. Prego V. E. di volersi informare e di telegrafarmi in proposito acciocché si possa eventualmente coordinare la nostra azione con quella di codesto Governo.

(l) Cfr. n. 720. II rapporto del 3 settembre non è pubblicato.

1040

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENERALE A BUDAPEST, CUSANI CONFALONIERI

T. 2608. Roma, 27 novembre 1901, ore 23,30..

Prego telegrafarmi immediatamente in ·cifra il testo di quanto codesto presidente del conJsiglio ha oggi detto ailla camera dei deputati cir-ca la questione di San Gerolamo (1).

1041

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PECHINO, ROMANO AVEZZANA

T. 2610/108. Roma, 28 novembre 1901, ore 14,40.

Prego riprendere ultimare con Governo -cinese <le· pratiche per regolare definitivamente -concessione settlement. Autorizzo intanto mantenere per ora polizia nel modo più economico. Prego comunicare le proposte della società italiana avvertendo che questa dovrebbe assumere lavori sistemazione.

1042

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINE'ITI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

T. 2611. Roma, 28 novembre 1901, ore 14,55..

Casa Ansaldo ha mandato Costantinopoli due suoi rappresentanti muniti opportuni poteri. Raccomando V. E. usare tutta possibile influenza onde concludano affare incrociatore, approfittando poi dell'occasione per sistemare indennità armene.

1043

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA

(Carte Pansa; ed. in E. SERRA, L'Intesa Mediterranea del 1902, cit., pp. 239-240)

L. P. Roma, 29 novemb1·e 1901

Il Ministro ti ha scritto lungamente pochi giorni fa, circa il caso Currie, nè avrei altro da aggiungere in merito. Debbo solo avvertirti, da vecchio amico

611'

a giovane amico, che l'affare si fa grosso assai, e che dovresti far tutto il possibile per riuscire. La posizione di Currie, anche in alto loco, è proprio impossibile nell'interesse di tutto.

(l) 11 testo di questo discorso fu trasmesso da Cusani con t. 2783 del 28 novembre.

1044

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

-.R. 2024/681. Berlino, 29 novembre 1901.

Nel maggio ultimo un movimento popolare ebbe luogo nella città di Wreschen (distretto di Posen) il cui punto culminante fu l'assalto di quell'edificio per le scuole, da parte di .cattolici polacchi. Quel movimento ha fatto oggetto, negli scorsi giorni, di procedimento penale a carico di 2•3 abitanti di quella città, tra cui 8 donne. In virtù di una ~ciale ordinanza -preceduta, sembra, dall'accertamento •che i fanciulli pola·cchi avevano .suffi.ciente conoscenza della lingua tedesca -era stato lStabiJlito che ·l'insegnamento della religione avesse

.a farsi in questa lingua. I maestri, per le direttive ricevute, applicarono sul principio questa ordinanza con molto riguardo, sembra, verso i pOilacchi: ma, poi, diedero ad essa man mano applicazione .completa. Cosi, dopo circa un mese .dalla impartizione del nuovo insegnamento, i fan1ciulli della scuola cattolica di Wreschen ricevettero persino temi da ;svoLgere a casa, in ilingua tedesca. Dal loro canto però i fanciulli si rifiutarono energicamente, per la maggior parte, sia di dar risposte in iscuola sia di fare il loro compito a casa -in questa lingua, nella lingua degli c stranieri • dei c ra,pitori • come essi la qualificavano

.ai loro maestri. Questi, autol'izzati debitamente, sottoposero i fanciulli -le fanciulle comprese -a punizioni corporali le quali, sembra, an!darono tanto oltre che alcuni dei •castigati ne ebbero le mani gonfie e sanguinanti ed altri furono per qualche tempo nella impossibilità di sedersi. Le grida dei ragazzi fecero riunire non .pi~ola quantità di cittadini che, armati di pietre e di bastoni, riuscirono a sfondare la porta ed a penetrare nell'interno dell'edificio scolastico e che avrebbero per certo fatto man bassa sui maestri se la polizia non fosse giunta in tempo a proteggerli. NeLle cOlluttazioni avvenute sembra però che anche i maestri non riuscissero a cavarsela senza qualche ferita.

Il processo penale che si è svolto testè a Gnesen ha durato parecchi giorni ed io ne ho potuto prender conoscenza per i resoconti pubblicati dai ·giornali. Io non starò a ra'ccontare a V. E. i particolari del processo tanto più che su di

. essi i giornali non sono sempre in ,perfetto accordo: ma credo opportuno di accennare ai suoi momenti principali, a quelli che meglio lo caratterizzano. Quel processo ed i fatti che gtli diedero origine ·sono una nuova manifestazione della lotta tra l'elemento tedesco e l'elemento pola•cco di quelle provincie. Mediante apposita deliberazione il tr~bunale consentì al procuratore di Stato di rivolgere ai testi ed ai periti domande aventi significato politico. Nella sua requi:sitoria il procuratore di Stato avrebbe 1pronunziato le seguenti parole: c Il tratto fondamentale in questo ~rocesso è l'antagonismo che nella provincia· di Posen esiste tra tedeschi e polacchi: è la tensione che si sviluppa tra il.'ele-· mento tedesco e l'elemento polacco e che cresce sempre mediante l'agitazione· coltivata nella stampa, in riunioni eoc. Quest'agitazione è giunta ad un punto. che il Governo ha dovuto prendere ed ha preso partito coUa precisa intenzione di proteggere l'elemento tedesco e di tenere e spingere indietro quello polacco. Tra le misure adottate da:l Governo vi è appunto quella che oggi specialmente· ci interessa, cioè l'ordinanza per l'insegnamento della ·religione in lingua tedesca. È contro questa ordinanza 'che sono dir·etti ora tutti gli sforzi del partito polacco •. Dato ,così carattere :politico al processo dibattutosi tra l'elemento tedesco e l'elemento polacco, quando il tribunale è composto di tedeschi, è pur lecito chiedersi: dove va l'imparzialità del giudizio? Il sopraintendente scolastico :poteva affermare che le punizioni 1corporali inflitte ai fanciulli non. avevano oltrepassati i giusti limiti del di.ritto di punire e il tribunale teneva quest'affermazione per buona di fronte al :parere contrario del medico-perito da cui si volle la confessione di appartenere ad una delle società patriottiche polacche. Mentre fanciulli e genitori di loro affermavano in tribunale di non voler subire l'insegnamento religioso in lingua tedesca, il sopraintendente scolastico richiamava la facoltà delle punizioni corporali conferita dai regolamenti e non esitava a ricordare pubbUcamente ·Che egli ritenne inopportuno il sospendere l'applicazione delle pene col(porali ·stesse mentre la folla si riuniva alle· grida dei fanciulli pevché una ta1le sospen1sione avrebbe potuto essere interpretata· come una concessione alla folla ostHe. Ed il sopraintendente faceva questa dichiarazione colla stessa franchezza colla .quale narrò che, invitato a porsi in salvo· al momento dell'entrata del popolo nelle scuole, rispose: • un funzionario prussiano non abbandona il \SUO posto nel momento del pericolo! •. Agli accusati non furono accordate drcostanz·e attenuanti; neppure ai genitori dei fanciulli battuti!

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Questi dovevano sapere e sapevano, dice la sentenza, che non era loro permesso· di prendere un'attitudine mina·cCiiosa e contraria alla legge •. Il tribunale non applicò il massimo della pena perché gli accusati • fuorviati da una eccitazione· religiosa • 'si sono lasciati andare a compiere fatti punibiH e :perché • non compierono atti ,contro organi del Governo o contro la proprietà •. Colla :prima delle quali affermazioni il tribunale ha voluto manifestamente colpire l'azione del clero pola,cco ·che mantiene vivo il !sentimento deUa nazionalità mediante la sua influenza religiosa.

Il .gran Federico diceva di Maria Teresa, alJa spartizione della Polonia :

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essa prende, piangendo • : il Re filosofo prendeva allegramente e tenne :fortemente. Anche più fortemente hanno tenuto e tengono i successori di lui e la tradizione del.la pdlitica prussiana nelle provincie polaeche, di fronte alle agitazioni nazionali, ha consistito e consiste nel dare talvolta qualche zuccherino· colla mano sinistra e, più LS:pesso, la frusta con la destra.

Dell'attività 1che svolge l'elemento pola·cco in Prussia, della corrispondente energica azione di questo Governo ho ·creduto opportuno far menzione a1.l'E. V. per due ragioni. Perché, a quanto :pare, il processo di Wreschen farà oggetto· di interpellanza nelle prossime tornate della Camera prussiana e 'così i deputati

polacchi avranno nuova occasione di reclamare i diritti della loro nazionalità ed il Governo opportunità di ripetere che es:~o non tollererà mai che l'elemento polacco si affermi a danno dell'elemento tedesco, e che i polac,chi debbono essere fedeli ed obbedienti sudditi del Re di Prussia. Ho creduto poi di scriverLe su questo argomento perché presentemente l'agitazione polacca a•ccenna ad estendersi anche oltre la frontiera. Da Vienna infatti si annunzia d1e, in seguito alla sentenza del tribunale di Gnesen, gli animi sono eccitatissimi e le rappresentazioni di una compagnia drammatica berlinese non possono aver luogo in Galizia. Il rettore della Università di Cracovia ha promosso pubbliche sottoscrizioni in favore delle famiglie dei condannati di Gnesen. A Lemberg ha dovuto essere rinforzato il servizio di sicurezza avanti il Consolato germanico. Manifestazioni tutte queste, che non :smuoveranno d'una linea il Governo prussiano dalla sua tradizionale politica: esso non tollererà intromissione alcuna nei suoi affari interni e, se necessario, aumenterà l'energia della sua azione in rapporto col rinvigorito attacco.

1045

IL MINISTRO A CETTIGNE, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. 2790. Cettigne. 30 novembre 1901, ore 10,50.

Ho firmato dkhiarazione proroga trattato commercio fino al l gennaio 1903.

1046

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PECHINO, ROMANO AVEZZANA

T. 2627/109. Roma, 30 novembre 1901, ore 22.

Rispondo al n. 122 (1).

Se maggioranza compreso ministro di Germania così opina, autorizzo anche lei dichiarare definitive le seguenti nostre cifre: l) Spese militari, 'settantaoinque milioni di franchi. 2) Indennità Legazione, due milioni franchi. 3) Indennità privati, cinque milioni settecento ottantasei mila duecento cin

que taels e novantadue centesimi. Circa questa cifra osservo che al totale dell'elenco annesso al rapporto 5 settembre n. 90 (l) si sono aggiunte le indennità Vitale, Caetani, Salvago.

Totale generale .settantasette milioni di franchi e taels cinque milioni settecento ottanta1sei mila duecento cinque e novantadue centesimi, dal quale si dovranno dedurre i novecentomila taels se questi saranno effettivamente pagati dal governatore dello Sciansi.

1047.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PECHINO, ROMANO AVEZZANA

T. 2628/110. Roma, 30 novembre 1901, ore 23,15.

Facendo seguito al precedente telegramma osservo: l) Che l'elenco delle indennità private rimase invariato non spettando al Governo di -controllare come ·che sia l'opera della ·commissione locale;

2) Che travasi 1impli!Citamente accolta la 1proposta di non defalcare i cento cinquanta mila taels dalla indennità assegnata alle nostre missioni tche sarà invece devoluta alla associazione di Firenze, aClciocché provveda alla cappella ed al fondo per missionari;

.3) Che per quanto concel'ne la missione dell'Honan, anziché accordare una indennità 'complementare a Bricco, preferi:sco lasciare che l'associazione di Firenze provveda ~se ne sarà il caso, con l'indennità complessiva di quattro milioni seicento mila taels.

(l) Non pubblicato.

1048

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1046/355. Costantinopoli, 30 novembre 1901.

In sostituzione del Maresciallo Kiazim .Pascià, Governatore Generale e Comandante militare del Vilayet di Scutari d'Albania, è stato nominato, in questi giorni, il Generale Chakir Pascià, Capo dello Stato Maggiore del l o Corpo d'Armata (Guardia Imperiale; sede a Cos,tantinopoli).

Il richiamo di Kiazim Pascià è da attribuire ad una serie di misure, fra le quali l'uso della forza armata, da lui proposta per reprimere il brigantaggio e l'anarchia regnanti in quella provincia e ristabilirvi uno stato di ~cose normale. Il Sultano il quale, come è noto, subisce l'influenza dei numerosi Albanesi che lo drcondano, giudicò quelle misure eccessive e taH da ;suSicitare il malcontento generale degli Albanesi e probabili complicazioni. Sua Maestà s'indusse quindi a sostituire Kiazim Pascià con Chakir Pascià, il quale, sebbene di animo più mite, è dotato di fermezza di carattere ed offre il vantaggio di essere persona grata agli albanesi influenti al Palazzo Imperiale 1coi quali, ,stante la sua qualità di Capo dello Stato Maggiore della Guardia Imperiale, egli si trovava in contatto.

Il Sultano spera ~con questa nomina di poter evitare provvedimenti coercitivi che dest,ano i suoi timori e ·confida ~che il tatto ed il saper fare del nuovo Governatore Generale varranno a ristabilire nel Vilayet di S.cutari una situazione più soddisfacente. Chakir Pascià ha fatto i suoi studi militari in Germania ed è qui favorevolmente conosciuto. Kiazim Pascià è stato nominato Ispettore Generale della ferrovia in costruzione nell'Hedjaz.

1049

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

(Carte Pansa; ed. in E. ,SERRA, L'Intesa Mediterranea del 1902, cit., pp. 235-239)

L. P. Londra, 29-30 novembre 1901.

Mi è pervenuta (per via di Berna) la lettera particolare di V. E. del 19 e 21 (l) e sperando di avere oggi o domani un'occasione sicura per l'invio della presente non voglio indugiare a rispondere, almeno in via preliminare, a quanto Ella mi scrive.

Il principio della Sua lettera relativo ai negoziati Africani mi aveva in verità un po' spaventato ed anche sorpreso giacché conoscevo le istruzioni date ai delegati inglesi ed anzi mi era stato detto al Foreign Office fin dallo scorso luglio che lo stesso Lord Currie aveva qui consigliato, durante il suo passaggio per Londra di cedere .: alle nostre domande. Il susseguente poscritto della Sua lettera mi ha poi tranquillizzato e se sono vere le notizie posteriori dei giornali i negoziati sarebbero ormai finiti per lo meglio.

TIMES. Debbo avere errato se Le dissi che ne conosco il Direttore attualee con l'immensità di Londra qui non s'incontra mai nessuno se non per appuntamento speciale -del che naturalmente non converrebbe a me di prendere l'iniziativa verso un giornalista, sia pure del Times. Conosco però il direttore precedente, Sir W. Wallace, ed essendo egli in questi giorni appunto ritornato dal giro del mondo coi Duchi di York troverò modo di incontrarlo e di parlargli delle cose nostre. Frattanto già da alcuni giorni dopo il mio ritorno di congedo ebbi un'occasione di intrattenermi accademicamente con persona che avendo qualche attinenza col giornale in questione potrebbe aver riferito certe mie osservazioni.

Non posseggo assolutamente verun indizio che mi permetta di argomentare dal post hoc al propter hoc. Ella avrà però notato l'articolo apparsoprecisamente nel Times di ieri sull'Italia e del quale si scorge l'evidente intonazione benevola, passando esso piuttosto leggermente sulle ombre per appoggiare sui lati favorevoli della nostra situazione generale ed in ispecie sulla simpatia e sulla comunanza di interessi fra i due paesi. Io non trascurerò opportunità veruna di fare quel poco che sarà in mio potere per coltivare queste amichevoli disposizioni, compito che può offrire qualche difficoltà di forma, ma non di sostanza, giacché le disposizioni esistono di per sè. Queste sono senza dubbio mantenute anche dall'attuale contegno dell'Italia rispetto alla guerra del Transvaal. Per vero dire, tutta la corrispondenza e gli articoli dei nostri giornali sono generalmente pro-Boeri. Ma qui si sa abbastanza tener conto della corrente generale di opinione che prevale sul continente (ed influisce naturalmente anche sulla nostra stampa) per non attribuire troppo peso alla tendenza

di questa, ed annettere pregio in prima linea alla assenza in Italia di dimostrazioni ostili e violente quali si produssero altrove. Certi articoli della Perseveranza esponenti con imparzialità le ragioni che anche l'Inghilterra può accampare in quel conflitto, vennero rilevati con speciale compiacenza. Ed ora speriamo che le prossime nostre discussioni parlamentari procedano con moderazione anche su quell'argomento. A proposito del quale vorrei ancora rammentare che la neutralità nostra rispetto all'attuale guerra potè essere da me utilmente invocata per ·determinare le favorevoli disposizioni di questo Governo nelle diverse questioni qui trattate ed in special modo per la fissazione delle nostre indennità relative alla guerra stessa.

Vengo ora alla parte essenziale della Sua lettera. Lord Lansdowne si trova in questi giorni in giro ed io non potrò vederlo prima del 6 dicembre per la quale epoca ho accettato un invito alla sua campagna, dove rimarrò come ospite fino al 10. Ciò mi dà tempo a scriverle e forse a ricevere, occorrendo, un'altra sua lettera, col corriere del 2 prima della mia partenza da Bowood.

Non so se la Sua oservazione circa il non aver io ancora avuto occasione di convincere il Governo Inglese della necessità di mutare il suo Ambasciatore in Roma, implichi un cortese rimprovero. Se così fosse lo avrei meritato un poco, ma non interamente.

Parlando con un elevato funzionario attinente al Foreign Office ho avuto maniera, tempo fa di accennare allo stato di cose da Lei espostomi ed ho motivo di credere che questo sia ora qui abbastanza conosciuto nelle sfere ufficiali. Ma mi sono finora astenuto dall'intrattenere Lord Lansdowne considerando che per quanto io cercassi dare alle mie parole un carattere privato e confidenziale, un passo fatto dall'Ambasciatore presso il Ministro degli Affari esteri in simile argomento, non potrebbe mai spogliarsi della sua estrema gravità: nè io oserei senza un espresso ordine superiore, assumere la responsabilità delle sue conseguenze, le quali potrebbero anche riuscire contrarie a quelle aspettate. Ella conosce meglio di me la rip?gnanza che ha ogni Governo a mutare i propri agenti in seguito al cenno di un Governo straniero. Nel corso della mia carriera ho conosciuto più di un caso in cui un rappresentante estero del quale era già deciso il trasferimento, fu invece mantenuto, anche malgrado suo, in un posto,

soltanto perché il Governo presso il quale egli era accreditato aveva prematuramente espresso la sua speranza di vederlo partire. Nel caso attuale vi è poi la circostanza aggravante che Lord Currie trovandosi presso al limite necessario della sua carriera (che sarà credo tra una ventina di mesi), non esiste nemmeno la possibilità di trasferirlo ad altra residenza, come sempre suoi farsi in simili convenienze allo scopo di colorire la cosa agli occhi del pubblico. Il suo richiamo attuale non potrebbe essere quindi che un richiamo definitivo, avente non solo la realtà ma anche tutte le apparenze di una punizione. È da presumersi che il Suo governo gliela voglia infliggere, sulla base dei gravami che possiamo presentare a suo carico? E se, il richiamo non avvenendo a breve scadenza, il nostro passo (che non posso garantire si fermi ad una privata conversazione fra Lansdowne e me) trapelasse, come in oggi tutto trapela, nel pubblico e nella stampa non è a prevedersi un periodo di spiacevoli tiraillements producenti al di fuori l'impressione di un guasto dei nostri

rapporti coll'Inghilterra? Nè occorre menzionare che in un simile caso, le Sue relazioni coll'ambasciatore, che sono finora soltanto un po' difficili e non hanno impedito la favorevole soluzione dei nostri affari, potrebbero divenire tali da pregiudicarne persino l'andamento normale. Ed io temo che quel periodo acuto rischierebbe di prolungarsi, giacchè come io accennai, non vi sono precedenti che permettano di far calcolo sul richiamo immediato di un Ambasciatore come persona ingrata a meno di qualche incidente clamoroso del genere di quello che provocò p. es. la partenza di Lord Sackville da Washington alcuni anni or sono. Nel caso nostro, non abbiamo che un generico contegno disaggradevole di cui il prevenuto potrà sempre contestare l'esistenza come contesterà p. es. che la sua nota sull'affare di Livorno abbia un tuono altezzoso. Faccio qui una· parentesi, a proposito di questa nota, per avvertire che vi fu erroneamente tradotta la parola enquiry per inchiesta: la parola inglese per inchiesta è inquest, ed enqui1·y significa soltanto ricerca od esame. Faccio questa avvertenza, perché, se non erro, fu questa domanda di un'inchiesta che produsse su di Lei una sfavorevole impressione, e poi pe:rché, non :rilevando noi l'inesattezza, essa ve:r:rebbe certamente :rilevata dagli inglesi, ove la p:rendessimo pe:r base di un nostro :reclamo.

Anche con questa attenuazione, il tuono della nota rimane ce:rtamente un po' asciutto.

E vi fu poi commesso lo sbaglio di non riprodurvi la distinzione esp:ressa in quella del Console di Livorno, f:ra l'azione dell'Autorità giudiziaria e la azione delle autorità amminist:rative e di polizia, comprendendo entrambi sotto la qualificazione di • ingiustijicabile •. Qualunque fosse l'intenzione del non felice redatto:re, codesto punto si presta senza dubbio ad una osse:rvazione ed io pot:rei presentarla qui officiosamente al S.S. di Stato, od anche al Ministro ove Ella lo preferisse. Prima di ciò fa:re, e giacché ho tempo a :riceve:re un suo cenno ulteriore al :rigua:rdo, sarebbe bene però che Ella potesse fo:rnirmi simultaneamente un qualche schiarimento sull'azione delle nostre Autorità del po:rto e di Polizia che a seconda dello stesso P:refetto semb:ra non esse:re stata troppo corretta. Nei documenti comunicatimi noto, fra altro, ciò che pare una contraddizione f:ra l'osservazione del P:refetto che l'a:rresto del Capitano si sarebbe eseguito • con ogni maggior :rigua:rdo • e l'altra secondo la quale egli sarebbe stato ammanettato come un comune malfatto:re. E vi è pure la ci:rcostanza del marinaio che promosse quell'a:r:resto con una deposizione :riconosciutasi poi falsa dal Tribunale. Dico questo perché mi pare che il mio reclamo cont:ro la forma della nota inglese acquisterebbe maggior fo:rza se potessi ad un tempo dimostrare che le nostre Autorità Amministrative fecero quanto loro spettava, in sostanza all'infuori beninteso del compito rriservato all'Autorità Giudiziaria. Se io fossi in grado di dare qualche assicurazione un po' soddisfacente (p. es. una smentita dell'uso delle manette o una misura disciplinare presa verso quel falso testimonio), avremmo anche il vantaggio che la mia comunicazione figurerebbe come una risposta data da noi direttamente al Foreign Office, anziché alla nota dell'Ambasciatore riguardata come poco conveniente. Non è a dimenticarsi che l'incidente essendo stato riferito dai capitani Inglesi alla • Ship Masters Association » potrebbe anche uscirne qualche protesta imbarazzante pel Governo Inglese e quindi anche per noi, causa la pubblicità. Per fortuna, anche il Console di Livorno è stato un po' negligente ed avrà interesse a soffocare la 'cosa. Pel caso che questi miei ultimi suggerimenti Le sembrassero opportuni e nel dubbio che il Ministero non abbia tenuto copia dei comunicatimi documenti originali, li rimando qui uniti a V.E. Prendo copia soltanto per mio conto della nota di Lord Currie.

La mia eventuale comunicazione circa questa nota può, ben s'intende, eseguirsi come co,sa isolata e senza connetterla espressamente ad alcun cenno sul desiderato mutamento di Ambasciatore ma non è a dissimularsi che ne apparirà nonostante la tendenza e che, per quanto in proporzioni minori, potrà risultarne qualcuno degli inconvenienti ai quali ho fatto più sopra allusione nei rapporti di Lei con Lord Currie e per le sempre temibili indiscrezioni dei reporters, cacciatori di notizie sensazionali. Mi conformerò ad ogni modo alle istruzioni che Ella vorrà favorirmi; nè ho bisogno di aggiungere che se ho approfittato del suo invito a scriverLe in piena intimità e franchezza, ciò feci ispirandomi a considerazioni obbiettive in vista dei nostri interessi quali a me appaiono. Anche l'Alto Personaggio da Lei accennato avendomi direttamente parlato tempo fa, senza alcuna riserva, dei suoi sentimenti non molto dissimili da quelli di Lei, verso H mio sfortunato collega, ho, come ben può pensarlo, più di quanto occorre per non insistere sopra una inutile difesa delle sue buone qualità. Malgrado queste che gli acquistarono e ancora gli mantengono la mia personale amicizia, ho assistito troppe volte agli effetti del suo temperamento eccessivo, per non rendermi conto perfettamente delle antipatie che questo ha potuto procurargli riei suoi rapporti diplomatici, come gliene ha procurate molte nel suo stesso paese.

È dunque evidente che più presto egli lascerà Roma e meglio sarà per noi e per lui stesso. La considerazione per noi importante non essendo però il castigo personale di Lord Currie, ma come Ella giustamente dice, l'interesse politico dei nostri affari, il punto da esaminarsi è se questo interesse non riuscirebbe più che altro compromesso da un nostro passo prematuro che non fosse seguito dal suo pronto richiamo. Mi risulta che Lady Currie insiste continuamente presso il marito per indurlo a tornare definitivamente in Inghilterra ove essa ha i propri interessi e le proprie abitudini. Egli è incerto sul da farsi e credo che, fra l'altro, sia precisamente trattenuto dall'idea di non lasciare la carriera sotto il peso di un insuccesso nella sua missione; mentre egli si rende abbastanza conto del vento che spira intorno a lui. Non sarei quindi sorpreso se un breve periodo di apparente calma avesse per effetto di deciderlo ad anticipare il suo ritiro... in cui potrà anche essere dolcemente sospinto dal Foreign Office. Nel caso, invece, di una nostra azione pel suo richiamo forzato, non sarebbe umano che egli non cercasse di difendersi unguibus et rostro per rimanere fino all'estremo del suo limite di età.

30 novembre 1901

Mi è mancata l'attesa occasione di spedire questa lettera. Per non troppo indugtare mi risolvo quindi ad adottare l'e (frase non terminata).

(l) Cfr. n. 1024,

1050

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI

T. 2630. Roma, 1 dicembre 1901, ore 15.

Provvederò tosto per versamento somma corrispondente a·i cinquanta contos. Per il rimanente mi riservo di ideHberare, ·dopo !Più COI!DiP'leta informazione. Rtpeto, questo argomento non ·aver carattere d'urgenza da dchiedere relativa corrispondenza telegrafica.

1051

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1190/535. Londra, 30 novembre -3 dicembre 1901.

Si osserva da qualche tempo nella stampa britannica un abbastanza frequente ritorno a discussioni sull'eventualità di un'intesa politica generale coll'Impero di Russia. L'idea non è nuova ed ha più di una volta sedotto la ;penna di qualche ;pubblicista; ba;stando .rammentare a titolo di esempio, la <campagna russofila condotta, alcuni anni or sono, nella PaU Man Gazette dal suo direttore di quel tempo, il quale non ha mai cessato di ·coltivarla di poi in giornali e modi diversi. Né la propaganda di Mr. Steed, né le opinioni in diverse circostanze manifestate in senso analogo da uomini eminenti come Sir Richard Tempie, Sir Lepel Gdffin, Sir Henry Rawlinson ed altri, trovarono però molto seguito. Vi erano contrarie, oltre ai preconcetti tradizionali della politica inglese, anche· le congiunture create negli ultimi anni, dall'alleanza franco-russa e dalle vicende che ne seguirono.

L'attuale :risveglio di quell'idea è dovuto all'impressione prodotta dalla persistente ostilità della Germania, impressione tanto più penosa in quanto vi si aggiunge un sincero senso di sorpresa. n pubblico ingle;se è abituato agli scatti di animosità dell'opinione francese, animosità ch'esso ugualmente non divide (mentre si può dire piuttosto che vi è qui, S!pecie nelle classi ·colte, una certa quale simpatia e ammirazione per le qualità della nazione vicina), ma che ognuno ammette, come effetto sentimentale dei rapporti secolari fra i due ;paesi, da Giovanna d'Arco fino all'incidente di Fashoda. Anche il tuono solitamente aggressivo della stampa di Mosca e di Pietroburgo è, •Come suoi dirsi, scontato, a titolo di conseguenza naturale degli ostacoli che da settanta anni la politica inglese va opponendo all'espansione della Russia in Oriente. Ma gli inglesi nulla credono avere a rimproverarsi verso la Germania, ch'essi sostennero moralmente nel periodo della sua guerra nazionale, che non ebbe mai alcun grave dissidio con questo paese, al quale dovrebbero piuttosto avvicinarle l'affinità di razza e la parentela delle rispettive dina:stie. Anche in materia di rivalità commerciaJe e marittima, essi si considerano piuttosto come vittime ma non ·Certo come aggres

·sori, mentre furono i tedeschi a venir loro disputare, e non senza qualche

suocesso, l'antico .primato; e in quanto a ·colonie, è all'Inghilterra che toccò quasi

o0vunque capitolare, né essa crede di aver fatto torto alla Germania per aver

occupato, un :secolo o due prima dell'esistenza di questa come nazione, territori

in allora res nullius ma ambiti adesso dai Coloniali di Berlino. Questi sono i

ragionamenti che qui si odono fare, in presenza del violento linguaggio della

:stampa Tedesca, delle ingiurie lanciate nei meeting delle città .germaniche contro

la nazione e l'esercito britannico a proposito della guerra del Transvaal, e delle

diatribe insultanti cui ancora da ultimo diede luogo un discorso di Mr. Chamber

lain (invero raramente felice quando gli avviene di par.lare di paesi ~teri) allu

sivo alle dure necessità che la guerra ha sempre imposte a tutti gli eserciti

invasori, com;preso il germanico. La ,guerra del Transvaal, si osserva, non fu che

una nuova e facile occasione fornita allo scoppio dell'anglofobia tedesca, Je cui

manifestazioni ;sono ben anteriori. Le sue origini possono farsi Tisalire aLl'epoca

in cui il PrincLpe di Bismarck muoveva il fondo dei rettili per ostacolare le

influenze inglesi da lui tanto temute nella Corte di Berlino. Da d'al.lora in poi,

il seme gettato non ha mai cessato di germogliare nel .propizio terreno dell'anti

patia germanica che, in mancanza di altro visibile motivo, qui si ritiene essere

fatto principalmente di gelosia e invidia. Non valsero a calmarlo, né le conces

sioni fatte a Samoa, né l'accordo relativo al Yang-tzé, né il riconoscimento cortese -del comando superiore conferito in Cina al Conte Waldersee, cui quel Generale ~orrispose col sacrificare in ogni circostanza all'arbitrio dei russi gli interessi legittimi dell'Inghilterra nelle ferrovie del Tcilì. E ciò che più desta inquietudine, è che l'attuale ostilità germanica non è un effetto contingente di politica governativa, -mentre anzi si ammette la perfetta correttezza di contegno del Gabinetto di Berlino, -ma si direbbe dovuta ad un sentimento infiltratosi nella ma;ssa stessa della nazione e tale da imporsi al Governo, nonché perfino alle disposizioni personali dell'Imperatore, del quale si riconosce qui -e forsanco si esagera -la benevolenza per l'Inghi<lterra.

Il nuovo movimento d'opinione di cui si tratta, ha cominciato con alcune

lettere dirette, come qui si suole, al Times e da questo pubblicate verso la fine dello scorso agosto. In e:sse era posta la questione se non fosse venuto il momento per gli uomini di Stato britannici di considerare la possibilità di un franco e diretto accordo con la Russia, il quale, sfatando il vieto pregiudizio -tuttora prevalente dei tempi di Lord Pa1merston, circa il necessario fondamentale antagonismo dei due Stati, riuscisse a stabilire una loro leale ·cooperazione al mantenimento della pace mondiale, dLspensando entrambi del costoso concorso dell'• onesto sensale • di Berlino che se ne era fatto 'l'arlbitro a proprio profitto: precipua base dell'accordo poteva essere, secondo gli autori di quelle lettere, un'assistenza prestata dall'Inghilterra all'aspirazione della Russia ad aprirsi un varco ferroviario sul Golfo Per:sico. Seguirono nei mesi successivi, a:ltre comuni·cazioni fatte nella stampa, pro e contro quell'idea. Ma essa trovò la sua espres.sione .più formale e completa in un articolo elaborato (a quanto vi si dice) per -cooperazione di diversi pubblicisti e comparso nel fascicolo di novembre della National Review. Codesta pubblicazione avendo prodotto una certa sensa

zione ed essendo probabilmente destinata a dar :luogo a ulteriori polemiche in Inghilterra e altrove, stimo non inutile riferire per sommi capi la sostanza dei punti che, secondo essa, dovrebbero formare oggetto dell'augurato accordo fra la Gran Bretagna e la Russia:

l) riconoscimento per parte dell'Inghilterra ·che la posizione della Russia verso gli Stati Balcanici non è in conflitto cogli interessi inglesi: la Russia (prometterebbe, dal canto suo, di nulla fare contro il mantenimento dell'attuale situazione in Egitto;

2) l'Inghilterra favorirebbe la costruzione di una ferrovia destinata a mettere in •comunicazione il Caspio con un porto sul Golfo Persico: ciò in col'rispettivo dell'impegno della Russia di rispettare lo status quo politico delle coste di quel mare;

3) l'Inghilterra ammetterebbe la libertà d'azione della Russia in Mongolia, e in Manciuria, conformemente ai suoi possibili accordi col Governo Cinese; e la Russia s'imporrebbe un analogo •Contegno verso \l'eventuale azione dell'Inghilterra nella valle del Yang-Tzé. Le due Potenze riconoscerebbero l'estensione della sfera d'influenza del Giappone sulla Corea, con l'intesa di procedere generalmente di ·concerto fra loro e col Giappone stesso, per ogni passo da farsi in quei !Paesi;

4) e finalmente, l'accordo anglo-russo si manifesterebbe anche in Europa, ove la Gran Bretagna dovrebbe mostrare maggior simpatia che non ne abbia finora provata, a favore degli slavi di Boemia; essa coltiverebbe l'amicizia dell'Italia col !Promettere di sostenere i suoi diritti nell'evenienza di una dissoluzione di una Monarchia Austro-Ungarica e di escludere in ogni caso la comparsa della bandiera tedesca a Trieste.

L'articolo accenna poi ·che, se sospintavi da necessità di difesa, l'Inghilterra così assicurata dalla parte della Russia, potrebbe in qualsiasi momento minacciare la Germania di tagliarle i suoi approvvigionamenti, che l'incremento della sua popolazione la renderà sempre più indispensabile di procurarsi da oltre mare.

Il programma, come si vede, è assai specifico e completo; anzi, il primo rimprovero ·che gli si può fare, è di essere tro(ppo specifico e troppo completo. Sarebbe fuori luogo l'entrare qui in una critica dei suoi singoli punti, circa i quali si potrebbe osservare per esempio:

che sembra poco probabile che la Russia voglia assumere impegni tassativi come quelli proposti, contrariamente al costante sistema di quel Governo di tenersi la mano libera per far valere i propri interessi secondo le circostanze di ciascun momento; che tanto in Manciuria ove già stanno le sue truppe, come in Persia ove la sua influenza è prevalente, esso forse non vedrà il vantaggio di collljprare mediante •cor.rispettivo ciò ch'esso probabilmente ·considera come di sicuro ottenimento, se pure in tempo lontano; che, per analogo motivo, l'Inghilterra non annetterebbe adesso soverchio peso ad un riconoscimento russo della propria posizione in Egitto, mentre essa ben sa che già nel 1896, la Francia non si è azzardata ad accettare la suggestione fattale dal Principe Lobanow di sollevare quella questione, e che se il Gabinetto di Parigi esitò in quel tempo

(del Ministero Hanotaux) ad affrontare i pericoli di un ,conflitto di dubbia rius·ç:ita e tale da cagionare la rovina degli immensi interessi economici che l'avvincono a questo paese, è assai meno da attendersi ch'essa vi si induca ora, dopo la prova di Fashoda, e sqprattutto do;po la delimitazione della sua sfera d'influenza africana, nella quale si scorge qui, malgrado le riserve intese a salvare la ,suscettibilità della Francia, una tadta ma effettiva rinuncia di questa alle sue pretese sulla valle del Nilo; ~che una facilitazione allo stabilimento della Russia nel Golfo Pe11sico sotto specie di interessi commerciaH, !sarebbe fieramente avversata da tutti coloro che in Inghilterra si ,connettono all'amministrazione indiana, quali sostengono che le.provincie del Caspio già collegate o prossime a collegarsi colle reti ferroviarie dell'Asia centrale e del Mar Nero, sono regioni troppo povere ,per meritare di per sé la spesa di un'aUra ferrovia verso i mari del sud e che quindi una linea e un porto russo a Bendes Abbas o in qualunque altro punto del Golfo Persico, non aV!rebbe significato commerciale ma rpuramente strategico e costring,erebbe il Governo delle Indie a raddoppiare la propria difesa; che (da un :punto di vista più generale) impegni di astensione, come quelli proposti, non potendo, per forza di cose, essere sempre mantenuti, ne sorgerebbero ben presto reciproche recriminazioni, ~come ora già ne sorgono per la asserita inosservanza del patto negativo e generico stabilito nel 1897 fra la Russia e l'Austria-Ungheria a proposito della penisola dei Balcani; che infine, un progetto basato, ,per la sua parte europea, su di una previsione, anzi promozione, del disfacimento della Monarchia Austro-Ungarica e del trionfo degli slaV!i di Boemia sull'elemento germanico, non è un progetto che, data la costellazione attuale della politica generale, pos,sa veros~milmente formare oggetto di un serio accordo coll'Inghilterra.

L'articolo della National Review è stato accolto dalla stampa moscovita con una certa .freddezza. L'Ambasciatore di Russia ;parlandone meco in via accademica, mi disse però che, qualunque sia il suo valore, egli vedeva con piacere simili manifestazioni di iniziativa inglese, come quelle che tendevano a dissipare il comune pregiudizio sulla incompatilbiHtà de.gH interessi dei due Stati, e potevano anche agevolare, nel caso di qualche incidente, l'azione dei loro governi per cercarne con calma una pacifica soluZiione. Non dissimi1e è il linguaggio dell'Ambasciatore di Francia, il quale, ·convinto com'egli si dichiara, che non esiste attualmente veruna ·causa di serio dissidio fra la Repubblica e l'Inghilterra,. augurerebbe vivamente lo stabdlirsi di una situazione atta a conciliare l'esistente alleanza russa col ritorno all'antica entente cordiale così .conforme agli interessi permanenti del suo paese.

Nessuna, per vero, delle difficoltà da me più sopra enunciate sarebbe di per sé assoluta e dirimente; è lecito anzi ammettere che, da un punto di vista obiettivo, gli elementi intrinseci :per un patto tra ·la Russia e la Gran Bretagna si potrebbero trovare, -sopra un programma, ben s'intende, meno esteso, meno aggressivo e meno simmetrico di quello per ora formulato.

Ma per concretare e tradurre in atto una simile impresa, occorrerebbe, in uno almeno dei due Stati interessati, la presenza di una mente, e di una mano quali non .si conoscono più in Europa dopo la scomparsa del Pvincipe di Bismarck.

623·

P. S. 3 dicembre 1901. Mentre trattenevo il presente rapporto in attesa del :Passaggio del nostro corriere, è comparso nel fascicolo di dicembre della National Review un secondo articolo sullo stesso argomento, nel quale sono ribadite !e ragioni a sostegno della sua tesi.

1052

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 871/315. Washington, 3 dicembre 1901.

A' temnini della costituzione, il Conglresso lsi è riunito ieri, rprimo lunedi di dicembre. Esso è H cinquantesimosettimo dall'Atto di confederazione (1787). E stamane ha avuto luogo, in esso, ila [ettura del messa~gio (presidenziale.

Il ,primo messaggio di un nuovo Presidente è sempre atteso con particolare interessamento. Per le 'Oircostanze •che hanno portato i'l Signor Roosevelt al potere supremo, e per 1a di lui iiJ€rsona, l'interessamento, nel caso presente, era anche più intenso.

L'impressione prodotta dal messaggio è generail.mente buona. Unisco un -esemiPla["e delil'edizione uffiiciale. Fra ,gli argomenti trattati da:l nuovo Presidente, i seguenti hanno per noi, e, in genere, per le nazioni estere, !Più speciale importanza:

l. Provvedimenti contro l'anarchismo; 2.. Modificazioni alla ~eg,ge suil.la emigra;z;ione; 3. Riforma delle tariffe. Reci!Procità; 4. Martna mevcantile, marina da guerra; 5. Affari insulari: Portorico, Cuba, F·tlippine; 6. Cavo suboceanico del .Padfico; 7. Canale transoceanko; 8. Dottrina di Monroe; 9. Esereito; 10. Affari di Cuba.

Di •Codesti va-ri argomenti farò oggetto di separati rapporti.

I principali argomenti di ordine interno sono, oltre ad un ampio panegirico <lei compianto Presidente Mac Kinley e ad una constatazione particolareggiata delila p["ospedtà del Paese: i trusts, per i quali ta·luno lamenta ·che il Presidente non abbia chiesto provvedimenti più 'concreti, la creazione di un Dipartimento del commereio e delle industrie, lo svilUiPIPO dell'ag~icoltura, la (protezione e lo sfruttamento razionale delle foreste, l'irrigazione deile regioni aride, i veterani, i servizi civili, il serv:izio /)J'O!Stale, l'trlficio permanente di censimento, la que:Stione degli In:diani, ecc.

1053

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2.822/179. Berlino, 6 dicembre 1901, ore 10.

Bulow mi ha dato visione dispaccio inviato da conte di Wedel sull'accogiienza fatta dalla E.V. a 'comunicazione nota tedesca-russa drca anarchici. Bulow si compiacque tale favorevole prima risposta dell'E.V. Dissi che appoggio

del R. Governo non poteva mancare: espressi, solo per parte mia, dubbio· sulla possibilità di modificare nostre disposizioni codice penale. Qui, del resto, non si ha altro desiderio senonché ogni stato faccia quanto da lui dipende nei senso idee esternate anche recentemente da presidente Stati Uniti, in guisa da tradurre praticamente in atti e completare deliberazioni rconferenza di Roma.

1054

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERL PRINETTI

T. 2821. Rio de Janeiro, 6 dicembre 1901.

Questo ministro degli affari esteri si mostra preoccupato delle mie istruzioni per i negoziati ·commerciali. Egli mi ha detto che ril nostro indugio potrebbe· tornare a profitto di altri, ed a danno nostro. Ho motivo di credere che alludesse alla possibilità di un nuovo accordo commercialle ·con il Portogallo, di cui questo· ministro del Portogallo, partito :ieri l'altro in rcongedo, porterebbe a Li·sbona il progetto. Se altra potenza •concludesse un ac:cordo pdma di noi, è evidente che· la nostra posizione ne verrebbe p~egiudicata.

1055

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. 2651. Roma, 7 dicembre 1901, ore 12.

R:i·cevo suo telegramma n. 179 (1). Approvo il linguaggio da lei tenuto a Bii:low. V. E. ha fatto bene ad accennare ril dubbio 1suHa IPOSSibHità modificare· nostre leggi penali, essendo questa per noi la prindpale e forse unka diffkoltà.

1056

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI

T. 2652. Roma, 7 dicembre 1901, ore 12.

Suo telegramma di ieri (2) incomprensibile, perché, giusta istruzioni a lei telegrafate il 12 novembre (3) e da lei eseguite, come da suo telegramma 20 novembre ( 4), spetta al Brasile di farci conoscere i compensi che offre il Governo italiano da contrapporsi alla diminuzione dazio caffè.

62.>

(l) -Cfr. n. 1053. (2) -Cfr. n. 1054. (3) -Cfr. n. 993. (4) -Cfr. n. 1013.
1057

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

D. 64072/324. Roma, 7 dicembre 1901.

Ringrazio V.E. del Suo rapporto in data del 25 novembre scorso, N. 351 (1), col quale Ella mi riferisce gli uffici fatti, in via confidenziale, presso Tewfik pascià, perché fossero impartite al Valì di Janina precise istruzioni che valgano a fargli comprendere la necessità di modificare il suo contegno verso quel

R. Console Generale. Ho trovati annessi a quel rapporto copia della memoria dalla E.V. rimessa a Tewfik pascià, ed un estratto della lettera al medesimo diretta dal predetto V alì.

Le giustificazioni che Osman pascià tenta di produrre nel suo scritto e, più ancora, le accuse che egli rivolge al cavaliere Millelire, appaiono, a primo aspetto, assolutamente prive di fondamento, ed i fatti citati dal Valì sono

,da lui travisati ad arte, per nascondere il proprio malvolere.

Di ciò ho avuto, del resto, esplicita conferma dal cavaliere Millelire stesso, che attualmente trovasi in Roma, il quale insiste nelle dichiarazioni già da tempo fatte circa il contegno apertamente ostile del Vali a suo riguardo. Per quanto concerne la sua partenza da Janina nella imminenza della festa di S.M. il Re, è sufficiente osservare essergli stato concesso di urgenza un breve congedo per la grave malattia di una sua figlia in Italia.

È del pari inutile soffermarsi sulle altre lagnanze del Valì. L'incidente cui egli allude, e che è ben noto a codesta R. Ambasciata, ha assunto molta maggiore gravità che in principio non avesse, appunto per le tergiversazioni di Osman pascià; e non può essere il caso di parlare di pressioni esercitate dal

R. Console Generale, finché questi si limita ad esigere che gli sia prestato quel concorso, e sia resa ai nostri nazionali quella giustizia, che sono dovuti.

Raccomando, pertanto, alla E.V. di impiegare la maggiore possibile energia perché il Valì sia, senz'altro, categoricamente invitato a dare al R. Console Generale quelle soddisfazioni che gli spettano, ed a condursi, per l'avvenire, con lui in modo più corretto.

Che se la Sublime Porta, ben edotta, come pure dovrebbe essere, delle scarse garanzie di buon governo che quel Valì ha dato finora, ravvisasse opportuno di sostituirlo con un altro funzionario, non potremmo, per parte nostra, nell'interesse della nostra colonia e de1le vertenze che talora colà insorgono, se non rallegrarci di un simile provvedimento, il quale tornerebbe altresì e soprattutto, a beneficio della stessa amministrazione ottomana.

(l) Non pubblicato.

1058

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE DESTINATO AL CAIRO, SALVAGO RAGGI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA

(Carte Pansa; ed. in E. SERRA, L'Intesa Mediterranea del 1902, cit., pp. 240-241)

L. P. Molare, 7 dicembre 1901.

Una settimana passata con Gallina a Roma ha acuito i rimorsi che da tempo ho per non averle mai scritto, dopo che lei tanto gentilmente ha mostrato sempre interessarsi a me. Come circostanze attenuanti ho le noie della baraonda diplomatico-militare di Pechino nella quale il R. Dicastero che vigila sulle faccende esterne italiane ha pensato di !asciarmi solo, senza nessun tirapiedi, per cui il tempo era appena sufficiente per mandare avanti la barca più o meno male... Siccome sono arrivato apportatore di 75 milioncini il Ministero (che non se ne era accorto) ha trovato che ho fatto benissimo.

Quale triste stato di ignoranza e trascuratezza e disordine abbiamo constatato con Gallina non Le dirò, forse egli gliene scriverà.

Le assicuro che per quanto credessi non aver i'llusioni, sono cascato dalle nuvole. Con una macchina simile credo che possono cambiare i Ministri, possono venire dei guai ma non si concluderà alcun lavoro seguitato e buono.

Gallina mi pare contento d'andare a Pechino -avrà un vasto terreno per installarvi la Legazione (59/m M.q) e quasi un milione e mezzo per fabbricare la Legazione e un consolato a Tiensien, forse uno a Scianghai e credo vi sia margine.

Non so se abbia saputo che le circostanze hanno favorito la questione dei missionari e che quei dello Shansi si sono rivolti per mezzo dell'associazione ,di Firenze (Lampertico-Schiaparelli) al Governo.

L'associazione stessa avrà sull'indennità 17 milioni di franchi e credo ciò attirerà anche altri missionari tanto più che la Francia ci tiene poco.

Tirate le somme credo che il Governo può esser contento di aver mandato quei due battaglioncini i quali non hanno potuto combattere per mancanza di nemici, ma hanno raccolto larga messe di medaglie al valore, ordini militari di Savoia, decorazioni forastiere, e hanno portato al nostro bilancio qualche milioncino di più di quello che han speso e un poco di prestigio presso i cinesi. Quest'ultimo non so quanto durerà perché la mancanza di misura è una delle ·doti abitualmente possedute dal nostro Paese.

Non so se sappia che mi mandano al Cairo a fare sempre il Capo Missione in partibus. Non dico questo per lagnarmi giacché debbo riconoscere che il Ministero è molto gentile dimenticando che sono un segretario e facendomi fare sempre un mestiere superiore a quello che mi spetterebbe, e anche per la scelta del posto. Sono un poco seccato perché pare si siano lasciati sfuggire la vecchia casa e non so dove troverò a ricoverarmi.

Mi ricordi a Donna Maria se ancora serba memoria del tempo in cui avevo la fortuna di servire sotto i suoi ordin-i. I miei ossequi alla Contessa Gigli...

.23 -Documenti diplomatici -Serie III -Vol. V

1059

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. u. 2829/181. Berlino, 8 dicembre 1901, ore 12,30.

Mi riferisco telegramma di V. E. n. 2651 (1).

Sono perfettamente conscio, ed anche que'sto Governo non si nasconde difficoltà che presenta da noi modificazione legislazione penale. Nella mia completa ignoranza in tale materia, non so se mai non sia possibile giungere definizione delitto ,anarchico 'che lo fa'ccia cadere sotto sanzione legge esistente. Ad ogni modo, in questo senso o in altro, e<redo che sia indispenlsabile secondare, da parte nostra, il più possibile tendenza accenna,ta nelle recenti note sull'anarchismo, di ~cui iniz-iativa partì da Pietroburgo, mentre che Germania non fece che assodarvisi.

Non mi 'sembra ,che si nutra qui grande fiducia giungere risultato efficace; molta invece ,se ne nutre a Pietroburgo, ·come mi •conlsta in modo non dubbio da conversazione col nostro collega russo, colà si aspetta, si crede doveroso tutto. nost•ro appoggio, specialmente dopo atteggiamento in proposito degli Stati Uniti,. perché purtroppo sono italiani anar·chid più pericolosi.

1060

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1073/365. Costantinopoli, 8 dicembre 1901.

Risposta a dispaccio n. 62409 del 25 novembre (2).

Ringrazio vivamente l'E. V. per avenmi impartito col dtspaccio del 25 novembre le sue istruzioni circa l'atteggiamento che quest'Ambasciata deve assumere verso la Sublime Porta in seguito alla soluzione dell'incidente francoturco e dopo le ~concessioni ottenute dall'Austria-Ungheria.

Poche osservazioni mi rimangono a fare intorno alle cinque principali questioni che tuttora abbiamo a risolvere. Circa l'esplorazione ,scientifka in Cirenaica sarà opportuno ·che codesto

R. Ministero non indugi trOIJIPO a farmi pervenire i nomi dei componenti la missione ai quali la commendatizia di questo Ministro degli Affari Esteri dovrà essere intestata, affine di evitare il pericolo ,che men favorevoli disposizioni delle· attuali vengano a compromettere la soluzione da noi ottenuta. Ho chiesto perciò· che i nomi dei nOistri esploratori mi siano comunkati telegraficamente.

Intorno alle !pratiche da me fatte a 'riguardo dell'incidente fra Osman Pascià, Valì di Janina, e il R. Console Generale, Cavaliere Millelire, già ho rife

Tito all'E. V., con mio rapporto del 25 novembre u.s., n. 1027/351 (1), e nulla per ora mi occorre di aggiungere tranne che esprimere 1la speranza che le nuove .raccomandazioni di questo Ministro degli Affari Esteri ad Osman Pascià, da me 1)!rovocate, valgano a far ~cessare uno 'stato di ~cose altamente deplorevole e .nocivo agli interessi dei due Paelsi.

Non ho mancato, quanto al!le indennità armene, di tener vivo presso Tevfik Pascià H ricordo delle !Passate intelligenze e ancor recentemente, in un colloquio avuto con S. E. sull'argomento delle concessioni fatte all'Austria-Ungheria, <>ttenni la ripetuta formale assi·curazione che ·la somma dovuta ai RR. sudditi <ianneggiati sarebbe ~compresa neUa prima fornitura ~commessa in Italia. Il rappresentante della Casa Ansaldo, Signor Amadori, qui giunto pochi giorni or sono, ha iniziato già i suoi negoziati con il secondo Segretario del Sultano, dei quali mi terrà a giorno, mentre un Ingegnere navale della stessa ditta sta studiando la possibilità di procedere nei cantieri ottomani alla trasformazione delle otto navi che dovevano essere riparate in Italia. Il Signor Amadori prevede tuttavia che Ie trattative affidategli saranno lente e difficili, attesa una notevole diver:genza di apprezzamento fra U Patlazzo e la Casa Ansaldo, circa i compensi che questa reciama. Sarà mia cura di vigilare ,per modo che niuna occasione pro·pizia di regolare questa vertenza ci sfugga.

Sì còme già ebbi a rendere noto a V. E., non reputo sia il caso di fare alcun ufficio presso la Sublime Porta, a favore dei nostri i:stituti scolastici, finché il 'loro normale andamento non incontri difficoltà !Per parte delle Autorità locali. Converrà bensì valersi del recente accordo franco-turco per il procedimento da :seguire circa l'istituzione di nuove scuole, tenendo presente, ben inteso, che trattandosi di scuole governative debbono esserci usati mag.giori riguardi.

Rimane da ultimo il .gruppo dei reclami privati ~che 1si risolvono con un pagamento di denaro. Rammenterò, a questo riguardo, che la Francia non ne mise avanti ·che quattro, che rappresentavano ·crediti verso il Governo Ottomano liquidati in base a sentenze passate in giudicato e l'Austria-Ungheria cinque, dei quali tre per somme insignificanti, mentre sia l'una che l'altra Potenza ne hanno una serie rilevante almeno quanto ~a nostra. Noterò altresì, ~circa questi nostri reclami, come l'importanza maggiore si concentri sovra quelli non ancor liqui<lati, dappokhé, quanto ai Liquidati, due soli ne abbiamo di qualche entità, la cui natura intrinseca è tale da farmi dubitare del successo delle nostre pratkhe: e sono il credito di una sarta, la Signora Chryssoni, per forniture di vesti :alla PrincÌ!Pessa Seniè, sorella del Sultano, che trovasi oberata di debiti, e contro la quale i Tribunali si rifiutano di procedere in via esecutiva; e l'altro di Giustiniani 'che noi consideriamo bensì come ldcquido, ma ~che la Sublime Porta sostiene doversi regolare mediante accettazione per parte dell'interessato di titoli detti tasfiè, appositamente creati per taC'itare crediti analoghi e che rappresentano un valore assai inferiore al nominale.

Comunque, prima di intavolare coUa Sublime Porta questa spinosa que

stione che sarà fonte di lunghe ed aspre discussioni, amerei poter definire alcune

vertenze che sto trattando in questo momento (l) e che, 'colle precedenti ,già regolate, rappresenteranno un ·complesso non ispregevole di concessioni. Iniziando subito il dibattito intorno ai reclami di denaro, avrei 1gran timore di compromettere la favorevole soluzione di quelle verten:ze. Onde io mi permetto· di chiedere all'E. V. l'autorizzazione di differire la presentazione del gruppo dei reclami privati fino al prindpio del P'rossimo gennaio.

Avviate rpoi le nostre domande giusta H metodo approvato da~l'E. V., avll'ò scrupolosa .cura di attenermi alle istruzioni racchius.e :nell'ultima parte del suo dispaccio. Le quali essenzialmente mi prescrivono di evitare la necessità di mettere in moto tla extrema ratio dell'azione coel'citiva, pur facendo in modo che ove per avventura il R. Governo stimasse opportuno di ricorrervi, essa appaia naturale conseguenza del fallito negoziato.

(l) -Cfr. n. 1055. (2) -Cfr. n. 1035.

(l) Non pubblicato.

1061

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 876/319. Washington, 8 dicembre 1901.

In più luoghi del recente messaggio, il Presidente afferma il desiderio di pace che anima gli Stati Uniti. Ove pania degli incrementi da dare alla marina da guerra, dice nessuna nazione al mondo, più di questa, al!]siotsa di pace; nessuna potenza dvHe dover nukire la menoma apprensione a suo ll'iguaroo. La chiusa è un ll'in:graziamento all'Onnipotent·e per ila tpace che regna fra gli Stati Uniti e ·le altre na•zioni, ed un impegno che la loro politica tenderà a perpetuare gli esistenti ra:P~PQrti 'internazionali di mutuo rispetto e buon volere. È bensì vero ·che, altrove, ·con lieve contraddizione, ·Che non ·è la soJ.a dell'importante documento, ,per persuadere della necessità degli armamenti, n Presidente cita il detto • nulla preparare disastri, come l'essere ricchi, aggressivi e disarmati •, ammettendo implicitamente ,che, oltre aH'essere ricchi, gli americani del nord possano essere, o diventare, aggressivi.

Il Signor Roosevelt iUustra, poi, la dottrina di Monroe; il fine di ogni popolo .grande e libero dover essere la pace con dignità (self respecting peace); il popolo americano desiderare l'amicizia di tutte le nazioni civHi; ma essere principio degli Stati Uniti, e doverlo divenire di tutti gili Stati dell'America che, come esprimevasi settantotto anni fa il presidente Monroe, • i continenti americani non possono più considerarsi assoggettabili a futuri eventuali colonizzazioni da parte di veruna potenza non americana •; in altre parole, non potervi essere ingrandimento territoriale da parte di potenze non amel'icane a detrimento di potenze americane, sul suolo americano; ·l'osservanza di tale princilpio costituire una garanzia di pace per tutti, e d'indipendenza per i minori Stati.

Il Presidente ha .soggiunto la dottrina di Monroe non aver nulla da fare con le relazioni ~commeroiaU; in questo, ogni Stato potersi 'comportare a suo beneplacito. Ha, finalmente, detto ~che gli Stati Uniti non si opporrebbero, in forza della dottrina di Monroe, alla punizione che altri Stati amerkani avessero meritata per il 1oro ma'l operato, pu11ché tale punizJone non assumesse la forma di un acquisto di territorio 1per parte di una potenza non americana.

Queste ultime parole sono state notate 'Con soddisfazione dai rappresentanti europei, specie dall'Ambasdatore di Germania, che ~le ha telegraficamente fatto conosceTe a Berlino. Difatti, nella vertenza pendente tra la Germania ed il Venezuela, l'atteggiamento del Presidente Castro aveva ,fatto temere che egH si sentisse soTretto dagli Stati Uniti. La dichiarazione del Signor Roosevelt ha fatto dileguare quel sospetto.

Unisco, nel testo inglese, il relativo brano del messaggio presidenziale (1), e colgo l'occasione...

(l) Intesa per il riconoscimento della nazionalità dei nostri sambuchi nel Mar Rosso; approdo a Prevesa, in tempo di notte, dei piroscafi della Società c Puglia.; i due affari Sozzi e Eliasco, interessanti la nostra colonia di Costantinopoli [nota del documento].

1062

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2835. Rio de Janeiro, 9 dicembre 1901, ore 13.

Il mio telegramma 20 novembre (2) indicava posizione presa dal Brasile, il quale ci propone ~scelta tra un nuovo accordo provvisorio basato sUilla Diduzione 30 % dazio caffè della nostra tariffa generale, senza alcuni altri compensi che il !semplice mantenimento della tariffa minima brasiliana a favore dei nostri p,rodotti; ed una convenzione commerdale permanente basata sulla libe,ra introduzione in Italia del caffè brasiiliano, offrendoci, in compenso, tariffa preferenziale con forte Tiduzione dei dazii sui nostri vini ed olii, ~cui potrebbe aggiungersi qualche altro prodotto alimentare. Brasile è deciso a non offrire favori che a quei paesi ~solamente che, ad esempio degli Stati Uniti, aboliranno dazio sul caffè. In compenso di riduzione, soltanto parziale, di tale dazio questo Governo non offre nulla di più che la sua tariffa minima, di cui noi già godevamo in base accordo provvisorio ora denunziato. Il mio telegramma 7 corrente (3) non aveva altro scopo che quello di conoscere decisioni di V. E., affinché io possa rispondere a questo ministro degli esteri, sia che accettiamo nuovo a~ccordo provvisorio sulle basi prO(iPoste dal Brasile, cioè semplice mantenimento tariffa minima a favore nostro, ma a ~condizione ridurre 30 % nostro dazio caffè; sia che ammettiamo possibilità negoziare accordo completo sulla base entrata libera caffè, ac,cettando, in compenso, riduzione dazio ,sui nostri prodotti sO(iPra enumerati; sia che reS(iPingiamo la una e ,l'altra alternativa suggerendo invece aHra combinazione. In quest'ultimo ,caso temo che i negoziati non potrebbero approdare. Le istruzioni che io chiedeva nel mio telegramma del 7 si riferivano,

dunque, a quanto aveva esposto precisamente nel mio telegramma del 20 novembre, nel quale partecipava a V. E. quale saTebbe stata la risposta scritta di questo Governo alla mia nota 19 novembre; debbo aggiungere che sino ad oggi tale risposta uffidale non mi è pervenuta ma,lgrado mie ripetute sollecitazioni.

(l) -Non si pubblica. (2) -Cfr. n. 1013. (3) -Cfr. n. 1054.
1063

IL REGGENTE LA RAPPRESENTANZA DIPLOMATICA PRESSO IL NEGUS, COLLI DI FELIZZANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2900/51. Addis Abeba, 9 dicembre 1901 (1).

Ho partecipato ufficialmente a Menelik tenore dispaccio di V. E. 8 novembre (2), riguardo a minacce Lugh. Menelik nuovamente dà assicurazioni a

V. E. sincera ferma intenzione mantenimento statu quo Lugh, e regione limitrofa, fino ad accordi definitivi <ritorno Ciccodicola. Ha dato istruzioni precise Fitaurari Apte Gheorghis, Degiac Lul Sagged e Degiac Uolde Gabriel impedire ogni aggressione verso Lugh e regioni limitrofe. Menelik però mi ha incaricato riferire a V. E. che, qualora Rahanouin, trincerandosi protezione nostra non cessino da aggredire gente da lui dipendente che si reca prendere sale, non può impedire .rappresaglie Amhara; spera che invio Lugh agente italiano dissiperà malintesi e migliorerà situazione. Oggi parte per Cairo, via Gibuti, Abuna Mathias. A giorni partiranno per Gerusalemme Lihg Muquaz Nado e Mehemer Facada, incaricati rimettere ordine ·Comunità etiopica. Mehemer Facada resterà Gerusalemme come priore; Lihg Muquaz Nado è uomo di fiducia di Menelik ed amico dei francesi. Ug mi ha assicurato ha dato istruzioni si valgano eisc'lusiva opera console d'Italia, pel quale saranno muniti lettera imperatore. Di ciò ancora non ebbi ~comunkazione ufficiale. Menelik rprega Governo im,pedire partenza Massaua preti abissini recantisi Gerusalemme non muniti suo permesso SC·ritto.

1064

IL CONSOLE A ZARA, MILAZZO, AL MINISTRO DEGLI ES'I1ERI, PRINETTI

R. 1348/150. Zara, 9 dicembre 1901.

Ho l'onore di partecipare all'E. V. che nella seduta plenaria tenutasi ieri sera in questo Consiglio Comunale, venne votato ad unanimità, fra gli aPiPlausi del numeroso pubbHco che assisteva dalle tribune, di spedire a Vienna un indirizzo perché sia istituita a Trieste una Università italiana, e che al prossimo comizio che dovrà aver :luogo a tale scopo a Trieste si rechi pure in forma ufficiale una rappresentanza del Comune di Zara.

(l) -Il tel. venne inviato, tramite il consolato ad Aden, il 21 dicembre 1901. (2) -Non pubblicato.
1065

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FRIOZZI DI CARIATI

T. 2668. Roma, 10 dicembre 1901, ore 13,45.

Telegramma 20 novembre (l) conteneva semp:lici previsioni. Se prOIPOSte che la S. V. mi trasmette furono fatte verbalmente, V. S. non era autorizzata ascoltarle perché telegrafai (2) di .chiedere proposta scritta; se poi furono fatte per iscritto la S. V. doveva semplicemente trasmetterle subito per corriere rispa•rmiando telegrammi inutili. Appena riceverò proposta s•critta continuerò io con minilstro del Brasile negoziati commerciali.

1066

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 2077/704. Berlino, 11 dicembre 1901.

Faccio seguito al mio rapporto 698 del mese corrente (3).

Ieri ebbe luogo al Rekhstag ·lo svolgimento dell'interpellanza presentata dal Principe Radziwill, in suo nome ed in quello di altri deputati polacchi e del centro, sui fatti di Wreschen. L'interpellanza era così concepita:

l) È il Signor Cancelliere al corrente del fatto che gli incidenti di Wreschen hanno prodotto, non solo da noi ma anche all'estero, una sensazione, la quale è di natura a nuocere al prestigio dell'Impero tedesco?

2) Quale atteggiamento intende prendere il Signor Cancelliere in questo affare? Dopo che l'inteTpellante ebbe terminato il suo discorso espresso in termini molto cortesi e deferenti prese subito la parola il Conte di Biilow.

V. E. troverà qui unito il testo del discorso di lui (3).

S. E. cominciò col dichiarare che, a termini della costituzione il Pavlamento dell'Impero non era la sede ·competente per discutere di affari concernenti le relazioni tra i Polacchi suddÙi della Pru:ssia ed il Governo Prussiano. Egli, pertanto •si vedeva .costretto a declinare di entrare nel merito di una quistione, circa la quale, quando gLi venisse rivolta una interrogazione nella sede competente, cioè il Parlamento Prussiano, egli non mancherebbe certamente di pronunciarsi, dando all'intevrogante adeguata risposta. Se, nella sua qualità di Cancelliere del>l'Impero, egli deve vigilare a che non si venga meno dagli Stati Confederati all'adempimento dei loro doveri verso l'Impero, non minore obbligo gli incombe di impedire che l'Impero si ingeri1sca negli affari interni di ciascun Stato.

Ciò premesso il Conte di Biilow ha soggiunto che non aveva difficoltà a fornire qualche spiegazione, circa quella parte dell'interpellanza che contemplava

le relazioni con l'estero, dichiarando che egli non aveva avuto il benché menomo sentore che gli incidenti di Wreschen avessero nociuto al prestigio dell'Impero Germanico.

Se gli istigatori dei tumulti di Lemberg e di Varsavia hanno avuto in mente di turbare le buone relazioni deLla Germania ·con •la Russia e con l'AustriaUngheria essi si sono .sbagliati: quelle relazioni non hanno sofferto alcun pregiudizio: ['atteggiamento dei due Governi amici ha pienamente risposto alla giusta aspettativa di questo, per modo che non vi è stato al•cun motivo di muovere lagnanza. Qui, il Cancelliere, con evidente COllliPiacenza ha aocennato, facendoli specialmente rilevare -ai provedimenti presi quasi spontaneamente dal Governo Russo, circa i quali io ho già avuto l'onore di riferire col precitato mio rapporto, ed ha poi soggiunto • la solidadetà, miei signori, Ia quale unisce da più di un !secolo la Prussia e la Russia, sU!lla base dei trattati in vigore e dello statu qua esistente, di fronte ad agitazioni e tendenze inspirate dal desiderio di fare andare di un .passo addietro la •storia e ristabilire •lo statu quo siccome era prima del 1772, questa solidarietà, non è tale da essere cosi facilmente scossa, come alcune persone hanno l'aria di credere •.

In termini meno calorosi il Conte di Btilow alluse poi alle soddisfazioni ricevute dal Governo Austriaco, al vivo rincrescimento espresso dal Conte Goluchowsky, aHe assicurazioni da lui date all'Ambasciata Imperiale a Vienna, circa le misure energiche che i funzionari austriaci dovranno, giusta gli ordini ricevuti, adoperare, per impedi•re H rinnovamento dei fatti altamente deplorevoli dei giorni !scorsi: il Cancelliere non omise nemmeno di dar ·lettura di un telegramma ·COl quale il Console Germanico a Lemberg partecipava di aver ricevuto la visita del Vice Presidente della Luogotenenza -rappresentante il Luogotenente assente -per esprimere rammarico e garantire in avvenire la più ·efficace protezione al Consolato.

Concludendo la sua orazione il Cancelliere disse: • Non posso, nel finire, astenermi dall'e~primere la mia meraviglia per il fatto che l'onorevole interpellante, abbia :potuto :per un momento solo supporre, ·che noi ci !saremmo lasciati, in qualsiasi modo, impressionare (impressioniren) da .giudizi pronunziati all'Estero a !proposito di affari nost·ri interni. Gli eccitamenti, le agitazioni, le dimostrazioni deLl'Estero non posson aver influenza, né !sull'andamento della nostra politica interna né sull'atteggiamento del Ministro dirigente. Per me la sola ·Cosa essenziale è la ragione di stato, ed il mio dovere verso il Germanismo. Questo mio dovere io non dimenticherò mai, e di fronte al pericolo, al serio pericolo, il quale -ne sono persuaso --minaccia la nostra gente dal lato della Polonia io farò anche di più di quello che mi incombe per 11 mio ufficio, affinché il tedesco dell'Est non sia travolto .sotto •le ruote •.

Dopo che il Cancelliere ebbe abbandonata l'aula la discussione perdette ogni importanza, e si trasformò in una conversazione accademi•ca, nel corso della quale oratori del ·Centro, nazionali liberali e ·Polacchi parlarono in vario senso, gli uni attaccando, gli altri approvando il Governo, finché sorse da ultimo un deputato socialista, :il quale, per mettere tutti d'accordo, osservò che i fatti deplorati e deplorevoli di Wreschen non avrebbero •potuto verificarsi se, giusta la teoria socialista, l'insegnamento religioso fosse bandito dalla scuola.

La discussione dell'interpellanza, come al solito, terminò senza che la Camera fosse chiamata ad emettere un voto qualsiasi. Il discorso del Conte di Biilow merita poche righe di ·commento.

V. E. avrà di sicuro rilevato come nello ac:cennare ane soddisfazioni ricevute dall'Austria, i termini, di cui si è servito H CanceLliere furono meno caldi di quelli da lui usati, quando parlò della Russia. Il motivo della differenza di linguaggio è ovvio. A Pietroburgo è baistato che H Conte di Alvensleben facesse un .semplice accenno, in una conversazione col Conte Lamsdorff, ai fatti di Varsavia perché, con Ia massima premura e con l'evidente desiderio di fargli cosa gradita, venisse immediatamente ·concessa a questo Governo la più ampia riparazione :per l'insulto fatto dalla folla al Consolato Germanko. A Vienna invece il Principe Eulenburg è stato costretto a negoziare, e la riparazione non è :stata ottenuta se non stentatamente e con un certo ritardo.

D'altra :parte è naturale che l'atteggiamento della Russia, Governo assoluto che ha ab antiquo seguito in Polonia metodi di Governo perfettamente conformi a quelli :prussiani, non poteva esser identko a quello del Governo austriaco, che per ·conto suo, ha sistematicamente preferito di lasciare alle provincie polacche una certa tal quale autonomia, che nelle aspre lotte di nazionalità, da cui è travagliato H paese, non ha avuto che a ·lodarsi della fedeltà e della remilssività dei sudditi polacchi dell'Imperatore, e .che, per di più, deve fare i ·conti col voto di quelli nel Parlamento. Tutte queste difficoltà incontrate dal Governo austriaco nella soluzione deil'attuale incidente, sono ·certamente state ap[)rezzate, al ·loro giusto valore dal Gabinetto di Berlino, il quale, per tale ragione appunto, non ha :creduto di insistere, nel corso dei negoziati, più del necessario. Ciò però non esclude -e mi risulta da cose dettemi da persone bene informate -che qui si sia assai spiacenti dell'avvenuto, e si nutrano per l'avvenire preoccupazioni non Jievi i~irate, soprattutt~;>, dalle gravi complicazioni inevitabili, qualora, in presenza· deH'agitazione favorevole alla ricostituzione di un Regno di Polonia, che va facendo capolino più o meno velatamente, nelle provincie Polacche di Russia e di Prussia, il Governo austriaco non fosse in :grado, per ragioni di politica interna, di assumere in Galizia un contegno energico e deciso, pari a quello che senza esitazione alcuna, verrebbe assunto dai due Imperi vicini.

(l) -Cfr. n. 1013. (2) -Cfr. n. 993. (3) -Non pubblicato.
1067

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA

(Carte Pansa; ed. in E. SERRA, L'Intesa Mediterranea del 1902, cit., pp. 241-242}

L. P. Parigi, 11 dicembre 1901.

Le rimando le due lettere P. [rinetti] (l) la minuta della di Lei prima risposta (2), la lettera di M. [alvano] (3) e quella del genovese! Il sangue non è

acqua! Pare impossibile che non si capisca che quei milioncini intascati au su et vu di tutto il mondo civile ed incivile, sono destinati a faTci un gravissimo torto. Basta, andiamo avanti! Si ricorda Lei il tempo degli incidenti inglesi con i carabinieri? Avevamo allora a Roma Paget: un altro violento come la diplomazia britannica ha la specialità di avere. Altro che la nota attuale C. [urrie] ebbimo allora! Non conosco i fatti di Livorno. La falsa traduzione della parola enquiry la quale è d'uso tanto comune, dimostra che l'lgnoranza della lingua va di pari passo con l'insufficienza della discriminazione. Ad una nota asciutta si poteva rispondere asciuttamente che il capitano, se si ritiene leso, ha adito all'appello è tutto era finito.

Ma ciò che interesserebbe dippiù è di preservare le buone relazioni dai pericoli che le minacciano. Lo si voglia o non, lo stato di reciproca animosità non è quello che le può favorire e se pure le animosità sono soltanto personali, esse creano l'ambiente in cui il più piccolo incidente diventa grave ed è così infatti che si è da parte nostra ingrossato, in una proporzione veramente inconcepibile, l'affare della nota C. [urrie] per l'incidente di Livorno.

A parer mio a Lei è impossibile sottrarsi completamente alle esigenze di

P: [rinetti]. In sostanza dalle lettere sue risulterebbe che Ella dovrebbe limi

'·· .

ta,rsi a diTe che la nota C. [urrie] non richiede risposta, che in essa si domanda <!h) che. nessun governo accorda cioè l'intervento del governo in un affare gi1,1diziario, che non è inten:?ione del.Ministro degli A. E. italiano di rispondere e c~(> natura4nente non deve interpretaTsi a Londr:;~ come un atto malevolo da parte nostra. È possibile che questo discorsetto faccia venire sul tappeto l'attuale posizione di C. [urrie] rispetto al governo ed in tal caso Ella sciorinerebbe le cose come esse sono senza alcuna reticenza e senza soprattutto aver l'aria di metterei dell'acrimonia. Gli Inglesi guardano sempre al. business e questo esclude la inutile rettorica.

Badi però, caro Pansa, che io mi arrischio troppo nello esprimere un parere che potrebbe essere non abbastanza ponderato poiché in sostanza si tratta di apprezzamenti sottili che si possono formare soltanto con quelle impressioni che si svolgono nell'andamento di una situazione complessa che si è venuta facendo senza che alcun fatto emergente l'abbia determinata.

(l) -Cfr. n. 1024. (2) -Cfr. n. 1049. (3) -Cfr. n. 1043.
1068

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PECHINO, ROMANO AVEZZANA

T. 2680/113. Roma, 12 dicembre 1901, ore 14,15.

Gallina designato ministro Pechino; sarà tra breve nominato; partirà in gennaio.

1069

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 2864/1408. Parigi, 12 dicembre 1901.

Nella tornata del 3 dicembre, il deputato Massabuau, venendo incidentalmente a ragionare della politica estera della Francia, ha pronunciato queste parole: • Et je me demande si le jour où une triple alliance serait à faire, si c'est avec ceux qui sont de l'autre coté du détroit ou ceux qui sont de l'autre coté de la frontière, qu'il serait préférable d'entrer en pourparlers. Entre l'eunemi d'hier et l'éternel ennemi de la France, si j'étais mis en demeure de choisir pour le bien de mon pays, ma préférance serait, je le dis franchement, pour le rapprochement avec l'Allemagne •. L'autorità del Signor Massabuau, proprietario viticoltore, non ascritto nettamente ad alcun partito politico, non è grande nella Camera. Ma ciò .che deve notarsi nelle parole da lui pronunciate è che esse non suscitarono neppure un sussurro di disa,pprovazione nell'assemblea. Non converrebbe però, a parer mio, da questo fatto argomentare ad una predisposizione della Francia ad abbandonare le sue rivendicazioni territoriali verso la Germania. Lo spirito pubblico a questo riguardo ha anzi· negli ultimi mesi subito l'influenza nazionalista e nelle frequenti ci11costanze di commemorazioni, inaugurazioni di monumenti, lapidi, ecc. si sono udite recentemente affermazioni risolute che attestano il risveglio dello spirito di rivincita.

Stimerei che l'accoglienza calma che ·la Camera ha fatto alle parole del Signor Massabuau debba attribuir,si ad un complesso di sentimenti, non ben definiti, i quali sembrano perfino in contraddizione fra di loro, ma che pure sono penetrati nell'opinione dominante del paese e tendono a farvi strada.

Primieramente il concetto di tramutare l'alleanza con la Russia in una triplice alleanza esiste nel pensiero di molti. A farlo nascere può avere contribuito la convinzione della sterilità della dupLice alleanza dal punto di vista nazionale francese, ma forse ancor più la persuasione che in questo accordo a due la parte assegnata alla Francia risulta per forza delle cose inferiore a quella della sua alleata. Non è nell'indole di questa nazione di accomodarsi a lungo di una posizione di quasi soggezione e si capisce che in molti baleni l'idea che, in una alleanza triplice, la preponderanza della Russia potrebbe riulsdre meno sensibile o per lo meno più tollerabile perché meno costante.

Il Signor Massabuau non ha in sostanza fatto altro che esprimere un concetto già accettato quando indicò la necessità di rendere triplice la duplice alleanza e siocome per dò fare occor•rerebbe che questo paese scegliesse fra la Germania e l'Inghilterra, così la indicazione della sua preferenza per la prima di queste due potenze, parve una deduzione naturale di una premessa generalmente accettata.

In tutto ciò •conviene forse anche vedere un riflesso delle discussioni aperte in Inghilterra e ,coltivate dalla stampa britannica •COn una insistenza che dovea provocare l'attenzione degli altri paesi. L'idea di stabilire l'intesa fra la Gran Bretagna e la Russia mediante il •componimento dei reciproci interessi asiati·ci dei due grandi Stati, non è nuova. Immediatamente dopo la morte dello Czar A1lessandro III, in Inghilterra si credette che una tale intesa fosse non solo possibile ma imminente. La combinazione politica prodottasi alla fine della guerra cino-gia~ponese dissipò l'illusione. Ma 1si ,comJ)rende che in Inghilterra vi sia, ~anche presentemente, ~chi possa pensare a ripigliare il progetto che certamente per gH interessi britannici è og,gi più che mai seducente.

In F1rancia le manifestazioni contrarie all'Inghilterra sono 'continue e chiassose. Ma lsono esse l'espressione di un sentimeno generale? Si esiterebbe a crederlo quando si considera la mole degli interessi d'ogni genere che legano fra di loro i due paesi. L'insuccesso della Esposizione universale ora ammesso da tutti -mi diceva ultimamente uno degli uomini più considerati della Camera francese -è derivato dalla astensione degli Inglesi che non vennero a Parigi. Si ha qui, fra la ,gente che pensa, una idea comune che la guerra cioè fra la Francia e l'Inghilterra sarebbe la rovina economica dei due paesi a profitto di tutti gli ailt:d. Già ho detto sopra le ragioni che hanno potuto famigliarizzare questo ,paese ~con 'l'idea di sostituire alla duplice una triplice alleanza.

Se pertanto fra l'Inghilterra e la Russia si formasse l'intesa a cui il Gabinetto di Londra potrebbe mh·are ed alla quale, sul finire del 1894, il Re Edoardo, allora Pl1indpe ereditario, si dice lavoraJsse personalmente presso lo Czar asceso di ~ecente al trono, non bisognerebbe ~credere che in Francia la riuscita del progetto di una triplice alleanza incontrerebbe ripugnanza invincibile.

Vero è ~che mi pare difficile il trovare ,gli argomenti che la Russia potrebbe addurre a ,se stessa per entrare in questo ordine di idee proprio nel momento in ~cui essa esercita sulla sua aHeata un'azione predominante incontestata e nulla ha :da temere in Asia dal!l'azione militare della Gran Bretagna. Volli tuttavia, Signor Mintstro, scrivere di tutto ciò sia perché non si può negare l'esistenza di sintomi di una situazione nuova che si potrebbe creare, sia perché ove questa dovesse prodursi, l'Italia non dovrebbe lasciarsi trovare impreparata alle risoluzioni ~che essa potrebbe richiedere.

1070

IL MINISTRO AD ATENE, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1125/389. Atene, 12 dicembre 1901.

Com'ebbi l'onore di far conoscere all'E. V. colla precedente mia corrispondenza Scheiffulah Pascià giunse nello scorso agosto in Corfù coll'incarico del Sultano di indurre Mahmut Pascià a lasciare quella città ed a far ritorno a Costantinopoli.

La sua missione non avendo avuto un esito favorevole, questo Ministro di Tur~chia ebbe l'istruzione d'iniziare pratiche presso il Governo Ellenico, affine di ottenere, in base alle stipulazioni dell'art. XIV del Trattato di Pace dei 22/4 dicembre 1897, l'espulsione di Mahmut Pascià, la 1sua presenza in Corfù ,essendo ,considerata dai Govevno ottomano :come pericolosa alla tranquillità ,dell'Impero per l'agitazione che alimentava nel partito dei giovani turchi e per

i disordini che fomentava in .A!lbania.

H Governo Ellenico rifiutò di corrispondere a quella domanda non risultandogli fondate le accuse mosse contro di esso, ma promise di assecondarla se fossero in seguito giustificate daU'ulteriore condotta di lui.

Vive e ,più :premurose pratiche in tal senso sono state fatte di recente da Rifaat Bey presso il Presidente del Consiglio che ha ricevuto ad un tempo ripetuti telegrammi a'l riguardo dal Signor Maurocordato.

A queste insistenze il Signor Zaimis non ha creduto di opporre un nuovo rifiuto, tanto più che dalle informazioni assunte dalle Autorità di Corfù è stato constatato che le persone che attorniano od avvicinano Mahmut Pascià apparterrebbero al partito dei giovani tuvchi e che individui 'Sospetti giunti a rpiù riprese in Corfù dall'Albania farebbero colà ritorno dopo essersi abboccati con lui.

Onde H Signor Zaim~s ha invitato il Prefetto di Corfù a consigliare Mahmut pascià di lasciare il territorio ellenico. Qualora non corrispondesse a questo invito sarebbe sua intenzione di procedere alla sua espulsione.

1071

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A BUENOS AIRES, BOTTARO COSTA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A SANTIAGO, SAVINA

Roma, 13 dicembre 1901, ore 21,45.

Giornali recano codesti italiani intenderebbero organizzarsi per eventuale partecipazione ad operazioni militari. Prego telegrafa~mi precise notizie in (proposito, e r-accomandare sin d'ora, se occorre, ai nolstri nazionali di astenersi da ,ogni atto o manifestazione contrari agli obblighi della neutrailità.

1072

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2855/85. Washington, 13 dicembre 1901.

Nelle attuali difficoltà tra Chilì ed Argentina, Governo Stati Uniti ha proposto suoi buoni uffici a Santiago. Da quanto affermasi Governo cileno sarebbe disposto ad accettare. Uguale proposta è stata fatta oggi al Governo argentino per mezzo ministro degli Stati Uniti Buenos Aires. Si aspetta risposta. Questo ministro dell'Argentina che ho veduto in questo momento, crede suo Governo rifiuti.

1073

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. CONFIDENZIALE 2083/708. Berlino, 13 dicembre 1901

Dall'insieme dei rapporti inviati da questa Ambasciata nello scorso settembre l'E. V. avrà potuto rilevare come il risultato saliente, precipuo dell'incontro di Danzica sia stato di determinare tra i due sovrani una corrente di stima reciproca di cordiale simpatia, dissipando quei malintesi che, negli ultimi tempi avevano alquanto turbato le relazioni personali tra gli augusti congiunti. Sull'importanza di questo fatto non è d'uopo che io insista: la politica dei Governi,. in tesi ,generale, nulla avrebbe da vedere con i rapporti privati dei Sovrani, ma,. nel caso concreto, è impossibile disconos·cere quale 1salutare ed efficace influenza sull'andamento delle relazioni tra popoli abbia l'intimità e l'affetto dei due Principi, l'uno capo di un Governo assoluto, l'altro che per tradizione atavistiche" per personale tendenza, per la forma del suo Governo, relativamente costituzionale brama di far trionfare sempre la volontà sua, sopra tutto in fatto di

politica estera.

L'avvenuto riavvicinamento tra l'Imperatore Guglielmo e lo Czar ne ha> generato un altro, ·che per •le circostanze .speciali della Corte Russa ha una por-tata non meno rilevante. Non è difatti un mistero che l'Imperatrice Madre, la quale anche dopo il mutamento di regno ha conservato una certa influenza, a volte, preponderante sull'animo del figliolo, godeva da anni della riputazione· di esser nemica della Germania. Ad essa venne in passato attribuita la freddezza sistematica con la quale il defunto Imperatore Alessandro III accolse le· proteste di amicizia prodigategli dall'Imperatore Guglielmo II al suo !salire al trono, ad essa si fece, a suo tempo, risalire la causa precipua ed efficiente del grave perturbamento delle relazioni, tradizionalmente esistite, in passato tra le due Corti ed i due Governi, ad essa, da ultimo, si è voluto dai Francesi dar,e· il vanto di essere stata •la principale inspiratrice deU'a:Ueanza franco-russa.

Era pertanto ben naturale che la popolarità, di ·cui godeva l'Imperatrice Maria presso la Corte di Prussia, fosse assai esigua, e che, le relazioni con Lei non andassero al di là di quelle imposte dalla stretta etichetta. Non è facile affermare che nelle conversazioni di Danzica siasi fatto qualche ac-cenno a tale leggenda di •cui era circondata l'Imperatrice Madre, ma il fatto è che, qualche tempo dopo, tsono giunte al-l'Imperatore Guglielmo lettere dirette in cui l'Augusta Donna si è adoperata a fargli chiaramente intende·re ·che i rrancori covati nell'animo di Lei per gli avvenimenti del 1864 sono oramai totalmente dissipati, ·che la sua affettuosa simpatia ,per la casa reale di Prussia è ora sincera e cordiale, e che finalmente nell'interesse della pace e del benessere dei due· paesi es·sa è in oggi assolutamente convinta dell'utilità anzi della necessità dei buoni rapporti tra la Russia e la Germania.

H novello atteggiamento assunto dall'Imperatrice Maria, sulla sincerità del quale, dopo le avvenute spiegazioni, non è permesso certamente di dubitare,.

6' .,

ha •cagionato, siccome è naturale, non poca soddisfazione nell'animo di S.M. Imperiale e Reale, la quale del mantenimento delle buone relazioni con la Russia al pari che con l'Inghilterra, ~concomitante la duplice alleanza, ha fatto la chiave di volta della sua politica estera.

A render 1sempre più manifesta 'la ristabilita intimità tra le due case Regnanti non si è mancato di provvedere, premurosamente, dalle due parti. Lo ·Czar era appena tornato in Russia, ·che H Principe Enrico si recò a fargli visita .a Spala trattenendovisi oltre una settimana. Poco tempo appresso venne a Potsdam H Gran Duca Vladimiro: ieri fu la volta del Granduca e la Gran Duchessa Sergio, domani 1giungerà la deputazione del Reggimento Dragoni ·di Narva, di ~cui l'Imperatore fu nominato capo a Danzica per presentarsi al nuovo Augusto Colonnello onorario. Quale compendio ed epilogo delle dimostrazioni .di amilstà, verrà finalmente a Potsdam lo stesso Granduca Ereditario, invitato .a passare due giorni al Neues Palais nella stretta intimità di famiglia per fare, come ha scritto l'Imperatore, ,più ampia ·conoscenza. La visita non avrà che un ~carattere privato; ciò nonostante a S. A. I. sarà fatto un ricevimento ufficia~e .alla .stazione dove converranno tutti i Generali e ,le altre autorità e dove si troverà pure, per rendergli gli onori, una compagnia, con bandiera e musica .del 1• Reggimento Granatieri della Guardia • Imperatore Alessandro •. '

I fatti che~ nel presente rapporto e nèi pre~edenti, sono venuto narrando all'E. V., circa le frequenti vilsite a questa Corte dei Sovrarii e_ Principi_ di Russia .e di Austria e d'Inghilterra, sebbene insignificanti in apparenza, . hanno nel fondo la loro importanza ~come quelli ,che sono di natura ad arrecare indirettamente un ~contributo non indifferente al lavoro ·comune ed indefesso dei Governi Europei per assicurare ai popoli i benefici della pace.

La mia esperienza, oramaì lùnga, di questo posto e la conoscenza approfondita che mi è riuscito di ac·quistare del carattere e dei gusti dell'Imperatore, cui nulla riesce più gradito che il fare visite ai Sovrani, che predilige, e riceverne da loro il ~contraccambio, per ragionare direttamente con essi dei grandi

.affari del,la politica mi ,convincono sempre più •Che !l'incontrarsi di qualche potente Sovrano estero con l'Imperatore Guglielmo ha, malgrado i tempi nuovi una importanza assai maggiore ed una utilità pratica assai più efficace di quella che generalmente si attribuisce a così fatti avvenimenti a vantaggio del cordiale andamento dei rapporti fra Governi e popoli, amici ed alleati, e ciò lo

·ripeto, contribuisce potentemente a far raggiungere lo scopo umanitario e pacifico cui da tutti si mira.

1074

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, CELESIA DI VEGLIASCO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 550/266. Pietroburgo, 13 dicembre 1901.

All'agitazione dei Polacchi ,che ha dato ~luogo all'assalto del Consolato di ·Germania a Varsavia, è \stato qui posto subito termine dando piena soddisfa·zione alla Germania. Il Conte Lamsdorff ha avuto a cuore di prevenire le rimostranze che gli sarebbero potuto fare. Quindi il Governatore di Varsavia si è recato immediatamente dal Console Germanico [per manifestargli il rincrescimento dell'a·ccaduto, più di una ventina di persone tra i capi agitatori sono stati puniti per misura amministrativa, lo scudo del Consolato è stato rimelsso a posto al:la presenza de1Ie autorità secondo gli usi internazionali in simile contingenza.

L'incidente è stato tenuto nascosto, né alcun giornale russo ha fatto commenti finora.

So che l'Imperatore di Germania dopo sei giorni dall'accaduto ha incaricato il 1suo Ambasciatore di recarsi dal Conte Lamsdorff per ringraziarlo della soddisfazione data.

1075

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 2685. Roma, 14 dicembre 1901, ore 16,15.

Per norma di V. E. dichiarazione che farò oggi alla camera rispondendo interrogazione torbidi Tripolitania e che V. E. vedrà testualmente riprodotta Havas, è concordata con ambasciatore di Francia e dovrà, secondo formali accordi presi, essere confermata da Delcassé prossima discussione bilancio esteri (1).

1076

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, E A LONDRA, PANSA

T. 2690. Roma, 14 dicembre 1901, ore 18,30.

In risposta ad una interrogazione del deputato Guicciardini ho fatto oggi alla camera importanti dichiarazioni circa la Tripolitania che saranno esattamente riportate dalle agenzie ufficiose. Desidero che V. E. mi telegrafi l'impressione che quelle mie dichiarazioni avranno fatto presso codeste sfere politiche e presso codesto giornalismo (2).

(l) -Prinetti rifece la storia della Tripolitania dal 1835, anno in cui la Turchia s'impossessò del Paese, riconoscendogli peraltro l'esenzione dalle tasse e dal servizio militare obbligatorio. Egli osservò come nell'ottobre precedente la Porta avesse cercato di abolire queste due esenzioni incontrando forte resistenza in Tripolitania, dove si ebbero tumulti. Egli assicurò la Camera che la Francia non entrava per nulla in ciò • in quanto già da qualche tempo il governo della repubblica ha avuto cura di significarci che la convenzione franco-inglese dei 21 marzo 1899 segnava per la Francia, rispetto alla regione attigua alla frontiera orientale dei suoi possedimenti africani, e precisamente rispetto al Vilayet di Tripoli, provincia dell'impero turco, un limite che essa non aveva alcuna intenzione di varcare, aggiungendo non essere neppure nei suoi progetti d'intercettare le vie carovaniere che dalla Tripolitania conducono all'Africa •. A. P., Leg. XXI, l Sess. 14 dicembre, pag. 6748-9. Prinetti avrebbe voluto rendere pubblico il testo dello scambio di note Barrère-Visconti Venosta datate 14-16 dicembre 1900, secondo l'indicazione del suo predecessore. Ne fu impedito dal ministro Delcassé, per via dell'impegno sul Marocco. Commenti favorevoli sulla stampa francese e su quellagovernativa italiana. Ma riserve su La Perseveranza, 18 dicembre, che denuncia il tentativo della Francia di staccare l'Italia dalla Triplice. Cfr. E. SERRA, C. Barrère e l'intesa italafrancese, cit., Capitolo III. Inquietudine in Germania ed Austria-Ungheria: GP. 5709, 5834-8, 5843: BD., I, 353-4; v. anche BD., I, pp. 353-354. (2) -Analogo telegramma venne inviato il giorno seguente a Malaspina.
1077

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2873. Costantinopoli, 16 dicembre 1901, ore 6,45; (per. ore 22,15).

Delle dichiarazioni fatte da V. E. il 14 'corrente alla camera circa Tripolitania, pervenne qui un breve riassunto, pubblicato stamane soltanto da una locale agenzia telegrafica. Analogo telegramma giunse alla Sublime Porta da codesta ambasciata ottomana.

Questo ministro affari esteri, pur dichiarando ignorare la portata delle spiegazioni scambiate fra Italia e Francia a cui V. E. alluse nel suo discorso, confida che esse ·costituiranno una nuova garanzia per il mantenimento dello· statu qua in Tripolitania.

1078

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2876/184. Berlino, 16 dicembre 1901, ore 12,23.

Come io osservavo nel mio tele,gramma 183 (1), giornali che potessero, occuparsi delle dichiarazioni fatte da V; E. alla camera rsabato, 1Cominciar.ono · soltanto, stante giorno festivo, a comparire ieri sera. Essi sono parchi di com-· menti e ·credo che non ne avrebbero f•atto alcuno, se non giungevano telegrammi da Parigi. Soltanto fino ad ora, Vossische Zeitung scrive: • Le dichiarazioni del ministro Prinetti non tranquUlizzeranno interamente gli italiani che sentiranno· pur sempre libere aspirazioni nel Mediterraneo ·contrarstate da Francia, ma esse costituiscono certo un gradito importante guadagno per la politica generale europea, in quanto che viene tolto, se anche soltanto temporaneamente, un delicato punto di conflitto •, e dopo di avere riferito le •conseguenze che giornali francesi traggono da quelle dichiarazioni, Vossische Zeitung prosegue: • Non è la prima volta che la Francia soffia in quella tromba senza che le buone fanfare siano mai riuscite a ·cOI;;tituire una ·completa melodia •. Questa è per ora la opinione della maggioranza dei tedeschi, ma non bisogna abusare [della fiducia] che si ha qui nella solidità della nostra amicizia. Non mancano già sintomi che quella fiducia possa venire scossa e, segnatamente nel partito agrario per scopi suoi particolari nella politica commerciale, si va mormorando che, in fine dei conti, non siano da avere tanti riguardi verso una nazione la cui alleanza non è sicura.

64J·

(l) Non pubblicato.

1079

IL MINISTRO A BUENOS AIRES, BOTTARO COSTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2875. Buenos Aires, 16 dicembre 1901, ore 14,15.

Ho ricevuto il telegramma del 13 corrente (1).

L'apprensione viva in ques,ti ultimi giorni, oggi minore, ha dato luogo a

.molte manifestazioni di !simpatia e di affetto all'indirizzo dell'Italia. Se scoppia la guerra, sarà impossibile impedire migliaia dei nostri di parteciparvi apertamente ed organizzarsi. In iPrevisione di siffatta possibilità, prego V. E. di farmi conoscere le sue istruzioni precise, dettagliate, categoriche, circa modo e forma in cui il Governo del re desidera 1che io fac.cia dichiarazioni al Governo argentino, nonché, come ed in quali termini ai nostri connazionali.

1080

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

'T. 2695. Roma, 16 dicembre 1901, ore 15.

Siccome vedo che tra i giornali francesi che accolgono tutti con soddisfazione le mie dichiarazioni di sabato, ve ne sono aLcuni i quali vorrebbero trovare in esse ciò che assolutamente non vi è, cioè, il principio di un mutamento nella nostra politica generale, a buon conto, per quanto superfluo, avverto V. E. che nulla è mutato nella politica che ho seguito prima ed intendo continuare.

1081

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1252/559. Londra, 17 dicembre 1901.

Le notizie ieri giunte da Washington che confermano il voto favorevole della

·Commissione del Senato americano sulla nuova convenzione pel Canale dell'Istmo Trans-oceanico, hanno prodotto qui una viva soddilsfazione. Il Governo britannico, come è noto, nulla ha tralasciato, anche con qualche sacrificio di amor proprio, per assicurare un'intesa alla quale esso annette la più alta importanza, non soltanto pel valore intrinse,co della questione, quanto e più ancora pel mantenimento dei cordiali rarpiPorti con gli Stati Uniti, che formano in oggi, ben si può dire, la base primaria della politica internazionale di questo Impero. Fu

per queste considerazioni di ordine politico !superiore, che gli emendamenti intro-·

dotti dal Senato americano, lo scorso dicembre, nel testo del primitivo Trattato'

Hay-Pauncefote, sebbene necessariamente respinti in allora dal Foreign Office,

non provocarono però da parte di questo le proteste che sarebbero potute aspet

tarsi. Il Governo inglese si accinse invece con pazienza ad esaminare se la loro.

sostanza fosse veramente incompatibile con gli interessi che gli premeva di

tutelare e dopo sei mesi di laboriosi negoziati, esso si indusse aUa conclusione di,

un nuovo accordo che dà infine soddisfazione quasi completa a quanto esigevano

gli oppositori.

Il testo formale di codesto nuovo accordo non fu, finora, pubblicato qui ufficialmente, ma è abbastanza noto il suo contenuto per le notizie che ne sono· pervenute ai giornali da Washington, riconosciute anche dal Foreign Office come sostanzialmente esatte. Esso stipula: che l'antico trattato Clayton-Bulwer rimane annullato, che ·la piena e intera libertà del futuro canale è assicurata aUa navigazione ed al commercio di tutti gli Stati a parità di condizioni, e che la tutela della sua neutralità sarà esclusivamente affidata agli Stati Uniti. Malgrado queste concessioni, il Marchese di Lansdowne, ancora due settimane or sono, non mi si mostrava completamente sicuro ·ch'esse riusdssero a vincere tutte le resistenze· provocate nel Senato americano da oppositori ultra-patriottici o interessati ad ostacolare la -costruzione del canale; Sua Signoria accettò quindi senza riserva le felicitazioni ·che ieri potei presentargli per l'assicurata !sanzione del nuovo· Trattato.

La prova di fiducia nella rettitudine e nell'amicizia del Governo Americano, quale è implicita nell'ultima delle citate condizioni, non si sarebbe certamente· così manifestata una ventina di anni addietro; che il Governo inglese abbia ora potuto darla con l'unanime •consenso della pubblica opinione, è indizio ed effetto· del mutamento dei tempi, dovuto da una parte allo straordinario sviluppo economico e politico del:la Repubblica e, d'altra parte, alle necessità imposte alla Gran Brettagna dalle sue attuali tendenze im,periaHste.

Lo stringersi dei vincoli fra la madre patria e le proprie colonie, se accresce· la potenza dell'Impero britannico, aumenta pure le sue responsabilità internazionali e il pericolo di eventuali attriti con gli Stati che hanno possedimenti confinanti a quelle. Un contrappeso potrebbe, logicamente, essere cercato in un'alleanza •con l'una o l'altra di tali Potenze o gruppi di Potenze; ma ciò essendo reso aJsai difficile dalla inveterata ripugnanza di questi governanti ad entrare in simili impegni a base continentale, ne segue la necessità dell'amicizia cogli Stati Uniti, che qui si vorrebbe stabilire, meglio .che con qualunque Trattato, come un dogma per così dire costituzionale della politica dei due paesi. La convinzione di codesta necessità si è vieppiù raffermata nella .coscienza inglese, dopo le manifestazioni ostili .cui la guerra del Transvaal ha dato motivo o pretesto in Europa. E si ·considera ·che ·nel .caso, per quanto si voglia remoto, di un conflitto con qualche Potenza europea, la neutralità benevola degli Stati Uniti guarentirebbe all'Inghilterra, con la supremazia nell'Atlantico, gli approvvigionamenti esteriori· indispensabili alla vita di queste isole. È per questo che non si trascura qui veruna occasione grande o piccola per usare cortesia alla nazione cugina, che si

rileva ,con premura qualunque lieve prova di simpatia proveniente da quegli .Stati, che si accoglie senza mormorare l'invasione dei prodotti e degli affaristi americani, ehe si passa con boillarietà sulle punture in cui spesso si diletta la stampa yankee a spese dell'Inghilterra, ehe si attribuiscono esclusivamente agli emigrati irlandesi le dimostrazioni pro-boeri di oltre Atlantico, e ehe i Ministri britannici trattano ;senza impazienza certe mancanze di riguardo dei governanti di Washington, considerate come esubemnze giovanili tollerabili da membri di una stessa famiglia. Di codeste disposizioni ha dato novella prova la soluzione delle difficoltà createsi intorno al Trattato pel canale Trans-oceanico e l'Inghil terra si ripromette di trovare un compenso alla propria arrendevolezza nella sod disfazione ch'esso è destinato a produrre nel Governo e nel popolo americano.

1082.

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINIS'I1RO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2882/112. Londra, 18 dicemb1·e 1901, ore 7,20.

Cirea le dichiarazioni di V. E. sull'attitudine della Francia verso la Tripolitania, stampa inglese si è generalmente limitata finora a riprodurre gli apprezzamenti favorevoJ.i dei giornali di Parigi. Articolo della St. James Gazette esprime soddisfazione IPel riavvicinamento tra l'Italia e la Francia che augura si !sviluppi nei limiti di quanto è compatibile 'con il mantenimento della Triplice Alleanza ed in questo senso si manifesta l'opinione fin qui, per quanto è possibile giudicare. Ministro affari esteri eol quale feci allusione a quelle dichiarazioni, si mostrò piuttosto riservato e si astenne dal prendere l'iniziativa di un proprio giudizio, convenendo tuttavia che la constatazione così fatta degli intendimenti della Francia otteneva effetti di renderli impegnativi e Sua Signoria si associò del resto, in modo generico, al sentimento di soddisfazione inspirato da tutto ciò che può contribuire ad allontanare cause di attrito fra le potenze. Ho impressione che una certa riserva qui mantenuta rispetto alla nostra manifestazione è dovuta in parte all'essere giunta inattesa ed in parte anche maggiore al dubbio che vi si possa scorgere il prodromo di una qualche azione effettiva.

1083.

L'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2887/113. Londra, 18 dicembre 1901, ore 10,25.

Articolo di fondo Times stamane, reSipingendo supposizione che il riavvicinamento franco-italiano possa menomamente dispiacere aWinghHterra, trova perfettamente giuJstifi,cati accordi del1e nazioni sulle questioni mediterranee; conclude coll'esprimere :fiducia 'Che !''Italia ,continuerà, come !Per il passato, ad apprezzare costante amicizia InghHterra ed il valore del suo appoggio nel Mediterraneo.

(l) Cfr. n. 1071.

1084

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. R. 2883/185. Berlino, 18 dicembre 1901, ore 11,15.

Irl marchese di Noailles è stato, .come mi consta, incaricato di indagare l'impressione e le deduzioni che questo Governo imperiale trae dall'ultimo discorso di V. E. alla camera dei deputati. Dalla parola del mio collega francese sembrerebbe che .realmente gabinetto di Parigi nutra fiducia di giungere al compimento delle sue aJSjpirazioni, le quali non tenderebbero ad impedire rinnovazione triplice, ma (il che indirettamente raggiungerebbe lo stesso scopo) ad ottenere che l'Italia esiga modificazione di taluni artkoli del trattato che la Francia suppone esistere contro essa diretto. Non ho bisogno di entrare particolari di queste aspirazioni della Francia a V. E. più che a tutti note; credo, però, non dovere tacere, per informazione e norma di V. E., quello che qui ne trapela.

1085

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2884/186. Berlino, 18 dicembre 1901, ore 12,34 (per. ore 13,20).

Mi ri.1ierisco al telegramma di V. E. 269,5 (1).

Le assicurazioni 1Che V. E. in presenza del linguaggio stampa francese mi dà, che nulla è ,stato o sarà mutato nella politka da lei seguita, mi riesce sebbene superflua, sommamente gradita. ES/sa mi dà sempre maggiore forza per combattere eventuali dubbi potessero sorgere in questo Governo Imperiale; per ora posso, a mia vol1la, assicurarl.Ja che questi dubbi non esistono. Barone Richthofen, col quale ieri mi intrattenevo, mi eS!Primeva ~suo compiacimento per le dkhiarazioni da V. E. fatte alla camera e mi ripeteva, IP'reSiso a poco, angomenti della Vossische Zeitung e da me ieri telegrafata. Barone Richthofen si compiaceva, inoltre, ane relazioni sì :Jiranche e cordiali di lei con H conte di Wedel, le quali non solo permettevano al Governo imperiale di avere massima fiducia nella

• sua persona • ma di poter trattare apertamente, lealmente, qualunque questione.

1086

IL MINISTRO DEGLI ESTEHI, PRINETTI, ALL'INCARLCATO D'AFFARI A PECHINO, ROMANO AVEZZANA

T. 27,10/115. Roma, 18 dicembre 1901, ore 15.

Abbiamo provveduto ·Creazione banco italiano a Shanghai e rappresentanza nella commissione dei banchieri secondo dispaccio che le spedisco per posta (2).

Intanto assumerà provvisoriamente rarppresentanza tenente di vascello Manzi-Fé che giungerà a Shanghai verso 23 gennaio. Se nel frattempo fosse indispensabile la presenza di un delegato italiano neLla commissione, l'a autorizzo ad affidarne l'incarico al console Nerazzini.

(l) -Cfr. n. 1080. (2) -Non pubblicato.
1087

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A BUENOS AIRES, BOTTARO COSTA

T. 2711. Roma, 18 dicembre 1901, ore 20.

Fintantoché non sia dichiarato stato di guerra ella deve limitarsi avvertenze· ammonimenti prendendo norma dalle tstruzioni impartite aUa 'legazione nel giugno, luglio 1898 per analoga situazione. Se poi, contrariamente alle attuali previsioni, scoppiasse la guerra, il R. Governo di1chiarere'bbe la propria neutralità e la S. V., dando notizia di tale dichiarazione ari nazionali per mezzo dei consolati, li metterà in guardia circa le conseguenze a cui si esporrebbero coloro che agli obblighi della neutralità venissero meno.

1088

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA

D. 65649/342. Roma, 18 dicembre 1901.

Ho sott'occhio il raiPporto dell'8 corrente n. 365 (l) nel quale V. E. mi ha sottoposto alcune osservazioni in ovdine ai .cinque punti principali da me indicati in precedente dispaccio i quali formano presentemente o desidero sian fattioggetto di trattative fra codesta R. Ambasciata e il Governo ottomano.

Approvo, in massima, la linea di •condotta che Ella si è proposta di seguire, e apprezzando le considerazioni di Lei circa l'opportunità di differire al principio del prossimo mese di gennaio la presentazione alla S. V. del gruppo dei reclami privati, non ho difficoltà di autorizzare siffatta dilazione.

P. S. -Mando su questo argomento una lunga lettera confidenziale, in cui il mio modo di vedere è esposto molto più minutamente.

1089

L'INCARICATO D'AFFARI A PECHINO, ROMANO AVEZZANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI PRINETTI

T. 2893/130. Pechino, 19 dicembre 1901, ore 1,45.

Le trattative per le concessioni si conducono col governatore della provincia e non col Governo centrale che le ratifica. La morte di Li avendo inter

(I) Cfr. n. 1060.

rotto le nostre, ed il nuovo governatore del Cilì non rientrando che in gennaio colla Corte, non è possibile ultimare rapidamente negoziati per la concessione di Tientsin, quantunque l'esito non ne sia ormai dubbio. Austria è nello stesso caso. Venne firmato sopra i luoghi compromesso fra i promotori della società per regolarizzare settlement. Le condizioni che essa offre sono : assumere espropriazione terreni alle condizioni che verranno da noi stabilite con il Governo cinese, asportare cimitero, sistemare terreni ad un piano uniforme, far lavori banchina sul fiume, costruire strade per 7.000 metri almeno, costruire le fognature, le condotture dell'acqua e del gas, ed in generale mettere la nostra concessione nelle stesse condizioni dell'inglese. In compenso quattro quinti del terreno resterebbero in proprietà della società... (1).

1090

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MAYOR DES PLANCHES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 936/341. Washington, 19 dicembre 1901.

Discorrendo, staniane, col Segretavio di Stato, ho rilevato come il d~Sicorso Presidenziale non ·contenesse alcuna raccomandazione al Congresso circa .l'adozione di leggi che avocassero ai tribunali federali la ·Conoscenza dei reati co~tro gli stranieri, e permettessero agli Stati Uniti di mantenere gli impegni presi, in virtù di trattati, verso estere Potenze, come l'Italia, per la protezione dei. loro nazionali (2). Ed ho domandato al Signor Hay se, per avventura, codesto silenzio, dopo che in due messaggi consecutivi, il defunto Presidente aveva creduto di dover raccomandare al Congresso l'esame di tale questione e la soluzione di essa nel senso accennato, dovesse interpretarsi come un indizio che il Signor Roosevelt non fosse, su tale materia, in ·Conformità d'idee col Suo predecessore. Sapevo che lo era, ma ritenevo bene averne la conferma da personaggio autorevole ed uffidale.

Il Segretario di Stato mi ha risposto che il Signor Roosevelt non ha toccato l'argomento, sia perché il messaggio esponeva un programma di lavori cosi ampio e così denso che parecchi argomenti dovettero venir tralasciati, sia perché il precedente Congresso ·essendosi rivelato, in una votazione circa proposte modilficazion:i all'ordine del giorno, ·che davano la precedenza all'accennato progetto di riforma, contrario a questo, ·con due terzi dei votanti, il Presidente non voleva correre, sul principio deLla sua alffiministrazione, il rischio di uno scacco. Per questa medesima ultima ragione, il potere esecutivo non prenderà iniziative con messaggio separato. Ma il Presidente è in completa armonia di idee col suo Gabinetto e col COlllipianto Presidente, .convinto anch'Egli che ragioni di obiettiva giustizia e di lealtà internazionale impongano una riforma nel senso mentovato.

Il Governo cer.cherà, dunque, di influire sui Comitati perché, da essi, parta l'iniziativa, ed a questa, con opportuno lavorio parlamentare, farà in modo di acquistare aderenti, fra gli incerti e gli esitanti.

Come nelle precedenti legislature, così, sin da adesso, in questa, qualche progetto, d'iniziativa parlamentare, viene annunciato in tale materia. Riferirò prossimamente in ,proposito.

Intanto, sono stato messo in avviso, da persone ami<che, che l'Onorevole mio predecessore si era forse troppo apertamente occupato dell'argomento, e, per usare la parola dettami, troppo • agitato • in favore della riforma legislativa, ed in modo da parere intromettersi in affari d'ordine interno. Cercherò di mantenermi in un giusto mezzo, come ne sono stato autorevolmente consigliato, e, segnatamente, di insistere;·sulla necessità di provvediment'i, senza ingerirmi, più che di ragione, dell'indole di essi.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Rispondendo ad un'interrogazione del sen. Fava a proposito del linciaggio, avvenuto a Erwin, di tre italiani, Prinetti informò di aver inviato una nota di protesta al governo degli Stati Uniti, ma chiese anche che non venissero turbati i rapporti con un Paese dove trovavano lavoro tanti emigrati italiani. A.P., Sen., Leg. XXI, l Sess., 20 dicembre, pp. 2904-06.
1091

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. R. 2960/1447. Parigi, 21 dicembre 1901.

Ringrazio V. E. di avermi comunicato, con il dispaccio del 17 corrente (l) il rapporto del giorno 8 dello stesso mese (l) con cui il R. Console Generale in Tunisia ha riferito circa una polemica sorta colà fra il giornale L'Unione e La dépéche tunisienne relativamente all'insegnamento impartito nelle scuole italiane. Quell'egregio, funzionario presenta in quella sua relazione un .quadro purtroppo vero delia condizione della coloni'a nostra in Tunisia, dove,. come e~li osserva, questa null'altro ormai rappc-esenta fuorché il numero. Le circostanze nelle quali si opera, dall'occupazione francese in poi, l'immigrazione nostra non potevano avere altri pratici effetti e del considerevolissimo sviluppo numerico di quella nostra colonia potrebbero solamente rallegrarsi coloro che sono indifferenti al tristissimo spettacolo della gente del nostro paese che si dilaga ad occupare gli ultimi strati sociali attraverso il mondo.

Ma déliPPoiché a tanto male non sembra ancora apprestato il rimedio che solo può consistere nell'accrescimento ad ogni costo dell'attività economica interna della patria nostra, riesce dal rapporto del Console Bottesini messo in piena luce con quanto scarso ·criterio, o con quanta insufficiente ·cognizione dei fatti, agiscono coloro che non lasciano tras,correre occasione per tenere deste le diffidenze francesi esagerando l'importanza di interessi che effettivamente non esistono, o per lo meno hanno carattere affatto diverso di quello che loro si vorrebbe attribuire. E dal confronto di ciò che valgono tali interessi con il beneficio •che si può ritrarre dalle ben assodate nostre relazioni amichevoli con la Francia, apparirà, io spero, il buon fondamento dei forse troppo insistenti suggerimenti di questa

R. -Ambasdata acciocché si evitino accuratamente tutte le manifestazioni che agli interessi veri non corrispondono.

Conformemente alle indicazioni contenute nel dispaccio di V. E. restitui.3co qui unito gli allegati del rapporto del Console Bottesini (1).

1092.

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE DESTINATO AL CAIRO, SALVAGO RAGGI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA

{Carte Pansa; ed. in E. SERRA, L'Intesa Mediterranea del 1902, cit., pp. 242-245)

L. P. 21 dicembre 1901.

Le sue teorie sulla telepatia hanno sull'affare Morrison una conferma molto lusinghiera per me. Non solo i nostri spiriti si sono incontrati come dice Lei, ma il mio ha avuto la soddisfazione di accorgersi che pensava come il suo in questa faccenda.

La sua lettera mi ha fatto immenso piacere per questo, per le cose lusinghiere che Lei ha detto di me (e delle quali sono fiero tanto quanto sono indifferente agli eroismi ed alle asinerie prodigatemi dai signori della Consulta e dai giornali) e infine perché Lei mi scrive con un laisser aller che dimostra che Ella ha stima di me. Tutto ciò siccome viene da Lei è per me lusinghiero.

Circa l'affare Morrison Le dirò con uguale franchezza (entre nous) che ho già cercato di calmare le ire che esistono in alto e che ho cercato di farlo con un ragionamento genovese che speravo fosse capito da chi è uomo d'affari: • il terreno l'abbiamo cosa ci importa di irritare la gente coll'insistere .su dettagli veri ma che non abbiamo una ragione al mondo per rivelare? •.

Pare, da quanto Ella mi scrive, che questo Tagionamento non abbia avuto alcun effetto sui nervi padronali.

La faccenda è andata cosi: Sir Robert era abituato a vedere che le Legazioni (Germania ed Austria) gli prendevano i terreni dove trovavansi le rovine delle antiche case, proprietà non sua personale ma delle I.M. Co.stums, senza dirgli nulla. Io, per un mondo di ragioni lunghe a spiegarsi ma che Lei capirà, ho creduto dover esser più cortese. Sono andato da lui gli ho detto che la Legazione d'Italia in funzione della decisione del Corpo Diplomatico prendeva il suo giardino, ma che se v'era modo di arrangiar le cose di maniera a seccarlo meno l'avrei fatto, per quei riguardi che la vecchia amicizia personale -i servizi da lui resi -i rischi di lui e dei suoi passati assieme con noi ecc. ecc. -mi consigliavano. Egli si mostrò dolente di perdere il suo terreno -grato personalmente a me della démarche -rassegnato -e mi dichiarò ripetutamente che capiva io ero obbligato dalle circostanze e che non ne voleva nè a me nè alla Legazione.

Non v'erano testimoni alla nostra conversazione ma uscendo incontrai il

Ministro di Germania e di Austria a cui riferii testualmente quanto Sir Ro

bert mi aveva detto.

Ero tranquillissimo quando venne la lettera protesta di Sir Robert al Corpo Diplomatico e il primo telegramma Morrison. Seppi (pettegolezzi Pechinesi) che il Morrison aveva consigliato Sir Robert alla resistenza assicurandogli una campagna sul Times.

La ragione che io ho dato a questa condotta del Morrison è la seguente. Il Morrison aveva un terreno piccolo fra il Fu del Principe Yu e la dogana: avevo offerto al Morrison un cambio che egli pareva disposto ad accettare.

Bisogna però notare che il Morrison aveva occupato (egli dice d'accordo coi proprietari che sarebbero stati già intesi con lui per la vendita) due pezzi di terra grandi almeno quanto la sua antica proprietà. Siccome avevamo deciso che gli acquisti o occupazioni fatte da privati dopo l'assedio non erano valide, io intendevo dargli in cambio tanto terreno quanto egli ne possedeva prima dell'assedio.

Il Morrison, profittando di alcuni dubbi sorti sull'accettazione da parte dell'America di questo nostro accordo sulla validità degli acquisti fatti dai privati, ottenne dal suo ministro che facesse delle riserve sulla sua adesione nel caso che l'America non avesse consentito. Io allora pregai Vitale di andare dal Morrison e dirgli che gli davo un terreno grande una volta e mezzo l'antico suo purché rinunciasse all'eventualità di poter tenere quelli acquisiti dopo l'assedio. Fra le ragioni in appoggio di questa mia soluzione v'era quello· che il nuovo terreno era su una strada più larga, più vicino alla via delleLegazioni -mezzo incorporato nei terreni della Legazione ecc. Il Morrison accettò ma a condizione che il suo terreno avesse una data forma (le accludo uno schizzo) di modo che accanto al suo terreno resta una striscia nostra -Io· ripregai Vitale di insistere col Morrison sostenendo la cessione del terreno colla forma da me proposta e aggiunsi al Vitale • faccia capire a Morrison che è nel suo stesso interesse di non lasciare alla Legazione d'Italia quella striscia -perché -soggiunsi, a che può servirei? A metterei gli W.C. dei cinesi o dei soldati? Il letamaio della scuderia? Mentre invece se ci intendiamo da buoni vicini mi impegnerei a non mettergli sotto il naso delle costruzioni noiose »,

Questa commissione che era tutt'altro che ostile -avrei dovuto farla io ma siccome anch'io ho due sole braccia una sola bocca e due sole orecchie le quali non possono ascoltare contemporaneamente due persone ed il Ministero non ha degnato mandarmi un Segretario o un addetto dovevo far io tutti i mestieri. Il buon Vitale, che è napoletano, ha trovato noioso d'andar a vedere Morrison e gli ha scritto, siccome era lungo scrivere quanto precede, espresse le m'ie idee in modo che (pare -io non ho mai letto la sua lettera) contenesse una vera minaccia, il che non era nelle mie intenzioni. Inde irae.

L'America consentì poi a non ammettere gli acquisti posteriori all'assedio -e Morrison si rabbonì e ci si ·intese accettando io la sua soluzione. Ma intanto Sir Robert era montato e insisteva, poi anche lui venne a negazione, e con delle forti concessioni da parte nostra, ci si intese. Io col Morrison non ebbi mai cattivi rapporti personali. Notai però che mentre egli ve

niva prima spesso da me ora non si lasciava più vedere. Col Sir Robert siamo sempre stati in ottimi termini personali. Al Ministro raccontai le cose come a Lei -ed il Ministro mi disse

• dunque non ho torto di aver detto che il Morrison aveva motivi personali .d'essere in urto colla Legazione (con ragione o no) e che perciò era interessato contro di essa! •.

Al che io risposi di sì, ma che oramai, avendo finito la faccenda con Sir Robert e con Morrison in modo di aver 50jm mq. di terreno, mi pareva convenisse lasciar quieta la cosa.

Io sono d'avviso che la pubblicazione sulla Tribuna dovrebbe farsi: prima

·di tutto per la ragione genovese più indicata; 2° perché in fondo il Morrison ha agito da giornalisté). e da uomo con tutte le debolezze di puntiglio e di interesse che gli uomini hanno e in 3° luogo per la ragione che indica Lei e che cioè ormai chi non è in galera può esigere quella dichiarazione.

Come Le telegrafai, io non potrei fare una corsa a Roma ora perché ho il bambino appena rimesso dalle due malattie sopportate -debolissimo con bisogno di cure -che mia moglie vuol avere personalmente se non son qua io ed essa stessa dopo le scosse di nervi avute in Cina dopo questi quarantacinque giorni di veglie è una vera rovina e temo mi si metta a letto. Io spero ai primi di gennaio imbarcare tutta la banda per Roma, dove io andrei ad aspettarla. Spero che basterebbe parlare allora (15 giorni di ritardo) se però Ella giudicasse che vi sia premura potrei scrivere accennando alla sua lettera per entrare in materia, ma senza comunicarla testualmente perché la Consulta, lo so per esperienza, è una istituzione sulla cui discrezione non v'è da fidarsi.

Quanto alle esigenze ed alle anglofobie -me ne ero accorto e penso non mi faranno un letto di rose in Cairo, dove il povero Tugini si è attirato dall'Eritrea la fama di essere tanto ammiratore di Cromer da non osare di fargli alcuna osservazione. Ora mi ci mandano perché credono alla mia energia (!) (Non so perché ci credono; forse perché ho dovuto sentirmi tirar delle schioppettate in Cina?) e perché pare che Cromer abbia detto a qualcuno bene di me.

Naturalmente fra qualche mese verrà il crucifige e pazienza!

Non ho certo da lagnarmi personalmente giacché mi danno un posto che è superiore al mio grado (non bisogna che dimentichi che io sono segretario di la classe) ma è certo che il R. Governo esige molto più di quanto può ottenere e questa tendenza credo vi sia sempre qualunque sia il Ministero. L''Italia è un po' come quelle famiglie che con 20.000 fr. di rendita vogliono vivere sul piede di 50.000 e esigono dai loro servitori malpagati e mal vestiti di far bella figura con dei mobili sdruciti, delle carrozze sconquassate e dei cavalli morti di fame.

Qualcuno mi diceva che l'Italia bisogna contentarsi di amarla ma non bisogna servirla, e c'è del vero. Io aspetto un suo telegramma per sapere se scrivere a Roma o aspettare a parlare andandovi. Scusi la furia ma ho ricevuto mezz'ora fa la sua lettera e vorrei far partire oggi stesso la mia risposta e il treno parte fra un'ora.

(l) -Ncn puJ)blk::to.

(l) Non si pubblicano. Allegato a questo rapporto anche un biglietto contenente la .seguente annotazione di Prinetti: « Prendere atto e approvare le consider:uioni espresse •.

1093

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2904/187. Berlino, 22 dicembre 1901, ore 11,42.

Non cessando polemica giornali francesi e di fronte al linguaggio alcuni periodici italiani su Tripolitania, anche la stampa tedesca comincia uscire da riserbo fino ad ora serbato. Segnatamente la Post pubblica lungo articolo in cui, rilevando, appunto, quella riserva finora usata, difende Germania da attacchi mossile da Temps e termina dicendo che vantag,gi trilpHce alleanza, per le tre potenze interessate, sono da ciascuna di esse troppo sentite perché quella combinazione ,politica non trionfi degli attacchi di cui è questione. Anche Tageblatt osserva che stampa francese interpreta erroneamente parole di V. E., oltre a ciò, ultimo articolo Popolo Romano ,che essa chiama un ,comunicato solo semi ufficioso, e non impegnativo del R. ministero e conclude che, ad ogni modo, Germania farà bene a stare attenta e provvedere in ,tempo, come del resto, essa sembra fare, mediante politica seguita verso la Russia, potendo Governo italiano non essere per avventura abbastanza forte da n~sistere a certe correnti. Le Hamburger Nachrichten non dubitano che Francia dovrà ancora aspettM"e a lungo prima di vedere fine triplice alleanza, sapendosi benissimo in ItaUa, ,che solo Germania è un fattore cui si può fare assegnamento in caso restaurazione clericale.

1094

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PECHINO, ROMANO AVEZZANA

T. 2722/116. Roma, 22 dicembre 1901, ore 20.

Signor Manzi tenente R. marina è anche uno dei maggiori interessati banca Manzi di Roma, la quale si ~onde ora ,col Credito Italiano ed è quindi tra i fondatori dello ~stituto italiano che si va ad istituire a Shanghai. Egli è personalmente assai ,competente affari bancall"i. Parmi quindi sua designazione non dovrebbe incontrare opposizione.

1095

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. CONFIDENZIALE 2721. Roma, 22 dicembre 1901, ore 21.

Onde meglio rassicurare opinione pubblica Berlino fed pervenire Norddeutsche Allgemeine Zeitung telegramma da Roma assai reciso assicurante nes

sun mutamento politica italiana. Mi risulta questo telegramma fu pubblicato venerdì 'sera. Ritengo quindi questa corrispondenza e articoli della Post e delle Hamburger Nachrichten varranno ad arrestare polemiche dannose e dissipare ogni dubbio. Non saprei quale altro provvedimento consimile prendere. Se :p€rò

V. E. crede necessario fare altro, voglia indicarmelo, poiché, ripeto, nulla è mutato neHa ,politica italiana.

1096.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL MINISTRO A BUENOS AIRES, BOTTARO COSTA

T. 2723. Roma, 22 dicembre 1901, ore 23,45..

Continuando notizie allarmanti probabilità guerra Argentina Chilì prego' telegrafarmi suo avviso.

1097

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 291L/188. Berlino, 23 dicembre 1901, ore 5,35..

Mi riferisco a telegramma di V. E., n. 2721, di questa notte (1).

L'avverto, per Qpportuna norma dell'E. V. che Norddeutsche Allgemeine· Zeitung non ha rtportato alcun telegramma speciale da Roma, bensì solo cenno per vero più accentuato del vero testo dell'articolo de·l Popolo Romano del 19 corrente 'coll'annotazione: • d viene riferito da Roma che Popolo Romano ecc. •. ~Io non credo pel momento !sia il 'caso fare altra ,pubblicazione. Qui non. si sa come non so io ~qual giornale rappresenti esattamente idee del R. Governo, e, per quanto :riguarda polem~che attuali sulla Tr~politania, stampa tedesca, a differenza deH'austriaca, è stata, come ,già ho riferito, molto riservata e riguardosa verso noi, ad eccezione della stampa del partito agrario che usufruisce a vantaggio dei suoi interessi speciali, il dubbio che Italia tenda sciogliersi da triplice alleanza. E questo dubbio, a chi ha qui o altrove interesse a coltivarlo, non potrà venire tolto ·con pubblicazioni di giornali non autorizzati, ma solo· con dichiarazioni esplicite del R. Governo. Queste dichiarazioni al Governo imperiale furono date dal,la E. V., e nell'E. V. esso ha piena fiducia. Se V. E. possa darle in altro modo che rassicuri ;pubblico, non spetta a me di giudicare. Ma ripeto nei giornali credo inutile per ora fare altre pubblicazioni.

(l) Cfr. n. 1095.

1098

IL MINISTRO A BUENOS AIRES, BOTTARO COSTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

'T. 2913. Buenos Aires, 23 dicembre 1901, ore 9,25.

Nonostante 1sovraeccitazione animi pericolosa dimostrazione po[pOlare cam·pagna allarmista stampa richiamo del ministro da Santiago, continuo ritenere ·guerra improbabile. Mi consta, a buon punto, trattative con Ansaldo per l'acquisto di due corazzate.

1099

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL CONSOLE GENEHALE AD ADEN, SOLA

'T. 2726. Roma, 23 dicembre 1901, ore 15.

Faccio seguito dispaccio 29 novembre u.s. 141 (1).

Governo britannico ha già iniziato piano repressione ·commercio armi, fa-cendo visitare da nave da guerra • Cossack • suoi scali !somali. Autorizzo se_guire analogo procedimento su costa italiana, .cooperare azione britannica. Lascio lei giudice su momento opportuno in relazione sua missione.

Ricevo lettera 8 dicembre (1), circa Mad Mullah. Prego accertare se nave da

guerra inglese fece effettivamente Bandar Cassem intimazione da lei riferita.

1100

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A SANTIAGO, SAVINA

'T. 2732. Roma, 24 dicembre 1901, ore 19.

Governo Argentino mi notifica avere deciso rimettere arbitrato Inghilterra .anche le ultime questioni pendenti col Cilì. Desidero sapere se anche Governo .cileno ha preso eguale decisione H che sarebbe vivamente desiderabile nell'in.teresse della pace.

1101

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, FHIOZZI DI CARIATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 2795/431. Rio de Janeiro, 24 dicembre 1901.

Per formarsi un concetto esatto dello stato finanziario del Brasile è indi.spensabile tener conto degli impegni assunti nell'ultimo decennio dai singoli Stati dell'Unione, ai quali la Costituzione repubblicana del 1891 concede, come

all'E. V. è ben noto, un'ampia autonomia non solo politica, ma anche economica. Di qu~sta autonomia la maggior parte dei governi statali ha fatto tale abuso, che ve ne sono attualmente pochissimi, i quali non sieno o in stato di bancarotta, o sul punto di fallire. I governi di Pernambuco e di Bahia hanno cessato da un [pezzo di mantenel'e i loro impegni: queHo dello Stato di Rio de Janeiro è in così deplorevoli condizioni che ha do'Vuto cedere ai suoi creditori l'amministrazione della dogana di eS[portazione (recebedoria), ossia della principale sua fonte di redditi. Il tesoro 1statale è vuoto, gli impiegati civili e la forza armata sono in arretrato di quattro o !Cinque mesi di paga, le opere pubbliche sono paralizzate, ed i,l Governo cel'ca indarno H modo di contrarre un nuovo prestito di 20 mila contos, al quale è autorizzato, per sopperire ai bisogni più urgenti dei pubblici servizi.

Quali sieno le condizioni dello Stato di Espirito Santo ho già detto nel mio rapporto n. 2518/384 del 22 novembre scorso (1), al quale mi richiamo.

L'importante Stato di Minas Gerais -il più ricco di tutto il Brasile in produzioni minerali -1si trova anche esso nelle più gravi difficoltà. Esso ha contratto, per mezzo della Banque de Paris et des Pays Bas un imprestito di 50 milioni, collocato principalmente in Francia, i cui titoli hanno subito in questi tre anni un enorme deprezzamento. Per ,le sue necessità immediate ha dovuto farsi anticipare da una ·compagnia Inglese concessionaria delle miniere d'oro di Sao Joao del Rey una somma di 50 mila lire sterline, al 6% rimborsabili in tre anni con .l'fmpegno di non elevare nel frattempo il dazio d'esportazione sui prodotti di quelle miniere.

Fra gli Stati dell'Unione l'unico forse ,che sia ancora in grado di fare onore alla sua firma è quello di San Paolo, la cui situazione finanziaria, grazie al considerevole gettito del dazio di esportazione sul caffè (11 %) si mantiene relativamente florida.

È difficile capire come, dati questi precedenti, vi sieno ancora dei capitalisti, che consentano a prestare danaro ai singoli Stati dell'Unione brasiliana; eppure i giornali annunziano che lo Stato del Parà ha conchiuso giorni sono un accoroo con la casa Seligmann Brothers di Londra per la emissione d'un prestito di 1.500.000 lire sterline aM'interesse del 5 lf2 % ed al tipo di 88 con la garanzia dei dazi statali di eSJPortazione sulla guttaperca, principale prodotto di quella vasta regione. Quella garanzia sarebbe certo sufficiente ad assicurare il pagamento dei ,creditori dello Stato di Parà, se non .si conoscesse la facilità, con ·cui gli Stati ,che attraversano momenti difficili, trovano pretesti per annullare le garanzie, accordate ai lo;ro creditori esteri. La condotta dello Stato di Espirito Santo nella sua vertenza con la Banque de Paris et des Pays Bas (vedasi mio citato rapporto) ne è un esempio flagrante. Un altro più recente è offerto dalla condotta del Governo di Minas verso i creditori tedes,chi della compagnia ferroviaria dell'ovest di Minas, condotta che ha pil'ovocato l'intervento di questa Legazione di Germania. Il fatto e!sendo tipico della maniera, con la quale le amministrazioni brasiliane interpretano ,le loro obbligazioni finanziarie, merita· un breve cenno.

657'

La compagnia delle strade ferrate dell'ovest di Minas era concessionaria

·di due distinte reti, delle quali l'una è quasi ,compiuta e da anni in esercizio, mentre dell'altra non esistono che gli studi preliminari e qualche lavoro dì poca importanza. Lo Stato -cioè il governo imperiale daiPIPrima e poscia il Governo Statale di Minas subentrato negli impegni di quello dopo la proclamazione del,la repubbltca -garantiva alla compagnia concessionaria un interesse del 6 % sul ~capitale impiegato, alla ~condizione che tale interesse continuerebbe ad essere dovuto fino al momento in cui la compagnia non si fosse più trovata in grado di esercitare la ,sua rete. La compagnia in questione dovette, per difficoltà finanziarie, ricorrere due volte al credito, contraendo un pritmo prestito con un gruppo di capitalisti Ing1esi, ed un !secondo con la Disconto Gesellschaft di Berlino, quest'ultimo per una somma di 25 milioni di franchi. L'uno e l'altro prestito avevano naturalmente per sicurtà anche la garanzia dell'interesse assicurato nell'atto di concessione. È da notarsi poi che il pr~stito Inglese era ,garantito da ~poteca su 'QUella delle due concessioni, che è rimasta quasi del tutto priva di esecuzione, mentre il prestito tedesco era fatto con le garanzie della rete effettivamente in servizio.

L'esercizio continuando a dare cattivi risultati, ed i valori della compagnia avendo subìto perciò un considerevole deprezzamento, i creditori Inglesi, dopo una serie di negoziati 'che sarebbe inutile descrivere, finirono per cedere il loro credito al Governo federale, il quale subentrò quindi nei loro diritti verso la 'Compagnia. Questa fu, l'anno !scorso, dichiarata in ~stato di fallimento, e l'amministrazione passò nelle mani di due sindaci rappresentanti i 'creditori più importanti della compagnia, ossia un delegato del Ministero federale delle finanze pel Governo federale, e della Brasilianische bank fiir Deutschland, come rappresentante della Discanto GeseHschaft. Secondo la legge brasiliana, la dichiarazione di fallimento non comporta lo scioglimento della ditta fallita, la quale, se riacquista, in un termine prestabilito, ,la !possibilità di pagare i suoi creditori, riprende la sua piena capacità legale. I sindaci del fallimento introdussero vari miglioramenti nell'esercizio delle linee dello Ovest di Minas, le quali, grazie a quelle misure e ad un aumentato traffico di mezzi, hanno dato in questi ultimi mesi, risultati più favorevoli, sicché si spera di rimettere in condizioni normali l'azienda della compagnia.

Le cose erano in quel punto, quando il 9 novembre p.p., la Gazzetta Ufficiale di Minas pubblicava un decreto del presidente dello Stato, dichiarando decaduta la compagnia dello ovest di Minas dal privilegio della garanzia d'interessi accordatole negli atti di concessione. II decreto è motivato dai seguenti considerandi:

• che i contratti del 30 aprile 1873, 6 giugno 1882, 27 dicembre 1888 e 31 agosto 1895 ,stabiliscono come causa di caducità la dichiarazione d'incapacità deHa Compagnia di amminilstrare i suoi propri affari;

che la dichiarazione di liquidazione forzata implica la incapacità della Compagnia di continua1·e i suoi lavori o di amministrare i suoi affari;

che il pensiero del congresso dello Stato, quale si riflette nel parere p1·esentato al senato di Minas dalla commissione di finanza sul progetto di bilancio per l'esercizio 1902, è favorevole alla convenienza di dichiarare h1 caducità dei

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favori, di cui godono le compagnie di strade ferrate una volta dichiarata per sentenza la loro incapacità giuridica •.

In altri termini, il !Presidente dello Stato di Minals considera che la semplice convenienza di non mantenere un impegno è un argomento che può essere invocato in un atto del potere esecutivo per giustificare il rifiuto di farvi onore. E notisi ,poi che negli atti di concessione e posteriori a~ccordi con la compagnia dell'ovest di Minas l'incapacità, che deve costituire il legittimo motivo della

caducità della garanzia statale è intesa nel senso di incapacità di provvedere ai servizi 1stipulati, e che sono a carico della •compagnia. Ora non solo non ha subìto un giorno di interruzione l'esercizio delle linee costruite dalla compagnia, ma l'amministrazione dal fallimento ha continuato ad attendere ai lavori in corso, rper .cui nessun danno ha sofferto lo Stato dalla sospensione dei pagamenti della ~co:mpa,gnia, alla quale sono subentrati i creditori della stessa.

Il mio col·lega di Germania ha ·ricevuto dal 1suo Governo energiche istruzioni di intervenire a difesa dei diritti dei creditori tedeschi della compagnia ovest di Minas, protestando 'contro il decreto presidenziale che ho dinanzi accennato. Il signor Von Treutler teme però che non riuscirà a nulla, per la ragione che il detto decreto sembra sia stato segretamente ispirato dal ministro federale delle finanze, Signor Murtinho, il quale avrebbe escogitato questo mezzo per costringere il gruppo rappresentato dalla Disconto Gesellschaft a cedergli a vil prezzo il suo credito, nel qual ~caso il Governo federale rimarrebbe unico creditore della CO!ll11Pagnia in liquidazione, impossessandosi perciò di tutta la sua rete ferroviaria.

La ·Condotta del ·presidente di Minas in questa questione -connivente il Govemo federale -può paragonami a quella del presidente di Espirito Santo, quando giustificava il suo rifiuto di rimborsare alla Banque de Paris et des Pays Bas i cuponi che essa aveva anticipati, con la dichiarazione che il relativo accordo da lui stesso firmato era incostituziona·le, mancandogli la previa autorizzazione del Congresso. Può paragonarsi eziandio alla maniera con cui il Governo di Manaos trattò due anni or sono l'i!ll11Presa •costruttrice UaUana fratelli Jannuzzi, la quale è rimasta creditrice verso quel Governo di circa tremila contos di reis, pagabile in • apoUces • ossia titoli del debito pubblico, che rappresentano appena il 20 % del loro valore nominale.

E potn'ei moltiplicare le citazioni di fatti analoghi ·che dimostrano con quale disinvoltura i !Poteri pubblici di questo ,paese si svincolano dai suoi impegni, ogniqualvolta credano di suo immediato interesse il non mantenerli.

(l) Non pubblicato.

(l) Non pubblicato.

1102

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, PANSA

T. CONFIDENZIALE 2737. Roma, 25 dicembre 1901, ore 23.

Ricevo lettera V. E.

Richiamo attenzione V. E. mia prima lettera nella quale 1spiegavo come fosse !Perfettamente fondato apprezzamento severo sopra condotta corrispondente Times Pechino.

24-Documenti diplomatici -Serie III -Vol. V

Non vi ha quindi alcuna ragione di rettifiche né sopra Tribuna né altrove. Farò fare da Salvago Raggi rapporto confidenziale dettagliato sopra condotta corÌ'ispondente Times in affare terreno legazione e lo ,comunicherò poi a V. E. onde persuadere se occorre suo amico direttore Times giustizia rifiutare rettifica (1).

1103

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2928. Parigi, 26 dicembre 1901, ore 12 (per. ore 8 del 27 ).

Alcuni giornali della... (2) pa!"lnno di notizie da Roma circa disordini in Tripolitania, dei quali dicono esagerata ad arte dal no'.>tro Governo l'importanza, annunziano preparativi frettolosi che si farebbero alla Spezia per un intervento armato nostro in quelle provincie ottomane. Delcassé, otto giorni or sono, accennando ai rumori che pervenivano da Roma in proposito, mi disse che da sue informazioni risulta che, nelle -condizioni inte.::-ne della Tripolitania, non si era prodotta recentemente apprezzabile novità.

1104

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 2750. Roma, 27 dicembre 1901, ore 14.

Nessun preparativo né a Spezia né altrove e nessuna intenzione del Governo di pronta azione in Tripolitania, nessuna informazione né ufficiale né ufficiosa oltre mie dichiarazioni camera fu data ai giornali italiani riguardo disordini Tripolitania.

1105

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PECHINO, ROMANO AVEZZANA

T. 2752/118. Roma, 27 dicembre 1901, ore 22,30.

In principio R. Governo deciso accordare sistemazione del settlement ad una società purché italiana ed accolga contributo di tutti gli italiani desiderosi partecipare. La società dovrebbe naturalmente fare tutti i lavori indicati nel

suo telegramma del 19 dicembre (l) ed avere in compenso una quota dei terreni da :stabilirsi quando avremo concetto più preciso dei lavori da farsi. La società dovrà del pari accollarsi oneri per manutenzione secondo regime consueto per i

settlements.

(l) -Cfr. p. 18, nota 2. (2) -Gruppo indecifrato.
1106

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PECHINO, ROMANO AVEZZANA

T. 2753/119. Roma, 27 dicembre 1901, ore 22,30.

Rispondo al n. 125 (2).

Approvo proposta commissione presieduta dal console generale Shangai e da esso nominata tra i notabili della piazza per studio preparatorio trattato commercio. Approvo pure fare aggregare a Sheng un impiegato italiano delle dogane. Salvago suggerisce De Luca o Granzella.

1107

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, MALASPINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 2939. Pera, 29 dicembre 1901, ore 16.

Sono informato che la Sublime Porta con recente circolare telegrafica ha invitato proprii rappresentanti presso le grandi potenze smentire notizie pubbUcate dalla :stampa europea circa situazione delle cose in Tripolitania. In questa èircolare Sublime Porta afferma che l'ordine e la tranquillità in quelle provincie non lasciano niente a :desiderare e che popolazione ha ru:colto favorevolmente provvedimenti adottati circa coscrizione ed imposte facendo atto spontaneo sottomissione al sultano.

1108

IL REGGENTE LA RAPPRESENTANZA DIPLOMATICA PRESSO IL NEGUS, COLLI DI FELIZZANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 77/51. Addis Abeba, 30 dicembre 1901 (3).

Sono qui giunti Degiac Gara Sellasse e Agos Tafari. Per quest'ultimo attendo istruzioni Martini circa op1portunità ottenere Menelich che egli non torni Agamè. Ad ogni modo, sin d'ora, mi adoperai perché Agos sia trattenuto Scioa fino ritorno Ciccodicola, anche per ri's:olvere feUcemente questione frontiera Belesa

Muna. Da Harrar giunse notizia SJPedizione compiuta da Mahdi Mullah nella Somalia inglese. Nell'occasione giunse notizia ~pedizione italiana su Kofìr, jpreparativi Somali Ogaden per respingerla. Notizia poco chiara dà adito temere intenzioni minacciose seguaci Mahdi somalo verso il Benadir.

(l) -Cfr. n. 1089. (2) -T. 2820/125 del 6 dicembre, non pubblicato. (3) -II tel. venne inviato, tramite il consolato ad Aden, il 13 gennaio 1902.
1109

IL REGGENTE LA RAPPRESENTANZA DIPLOMATICA PRESSO IL NEGUS, COLLI DI FELIZZANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

T. 76/52. Addis Abeba, 30 dicembre 1901 (1).

Credo che Governo francese abbia fatto rimostranze Menelich per essersi egli rivolto Governo itaUano questione immobile Gerusalemme, e pei'ciò pa!rtenza .predpitata Lagarde non è estranea questione protezione sudditi etiopici Gerusalemme. Malgrado mie sollecitazioni non mi è stato poss~bile ottenere in questi giorni ·che risposte eva1sive drca partenza inviato Menelkh Gerusalemme, che sembrava imminente allo scopo di prevenire le immancabili lagnanze di LagMde; né ebbi sinora richiesta lettera e istruzioni per Console Gerusalemme, che Ilg mi aveva p!romesso e che io stesso ho sollecitato, perché persuadasi Menelich necessità invio immediato suo rappresentante per prevenlire azione Lagarde che annunzia suo arrivo metà gennaio.

1110

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, MARTINI

T. 2772. Roma, 31 dicembre 1901, ore 19.

Prego telegrafarmi se vera notizia sultano Raheita sia tornato sua residenza e che musulmani intermediari pacificazione siano sbarcati su costa dankaii da nave da guerra turca.

1111

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, TUGINI

T. 2773. Roma, 31 dicembre 1901, ore 19,15.

Rispondo rapporto 2145.

Lord Currie mi disse lord Cromer esser pronto ratifi·ca convenzione doganale, ma desiderare convenzione telegrafica abbia durata un anno e convenzione postare sia modincata su due punti secondaria imporrtanza. Ho risposto esser disposto ratifica anche immediata 'convenzione doganale, ho suggerito convenzione telegrafica abbia durata di un anno ma che dopo continui 1sine die fino a

che fosse disdetta con preavviso di sei mesi ed ho pregato modificazioni convenzione postale ci siano comunicate prima otto gennaio data partenza on. Martini per Eritrea. Lord Currie telegrafa ciò a lord Cromer. Noto a buon fine che convenzione postale conteiD[pla ahl'a11t. l eccezioni 'Convenzione Washing,ton.

(l) Il tel. venne inviato, tramite il consolato ad Aden, il 13 gennaio 1902.

1112

L'AMBASCIATORE A MADRID, AVOGADRO DI COLLOBIANO, AL MINIS'I1RO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. 1005/317. Madrid, 31 dicembre 1901.

Oggi si è prorogato il Congresso dopo aver votato il Bilancio. RiassumeTò in un altro Rapporto il lavoro legislativo della rSerssione.

Le condizioni del Gabinetto non sono mutate di molto, la maggioranza si è dimostrata generalmente poco unita e meno sicura. Però coi metodi coi quali qui funziona H Pa·rlamento, questi dissensi non hanno molta importanza, perché la maggioranza è vincolata all'esistenza del Ministero e le opposizioni rono troppo scarse di numero per poter formare ~coalizioni tali da vincere in Parlamento il Ministero. Le divergenze che insorgono nella maggioranza, si compongono poi con modificazioni del Gabinetto e così si farà, probabilmente, ora.

La tarda età e le condizioni di salute del Signor Sagasta gli illljpediscono di esercitare una azione efficace e 'Continua di capo di Governo e quindi si osservò in questa Sessione poco accordo fra i diversi Ministri. H Ministro d.elle Finanze seppe con molta fermezza imporsi ai suoi colleghi ed alla maggioranza e riuscì nel frenare le spese e continuare l'opera del riordinamento della finanza. Così pure il Ministro della Guerra ottenne la approvazione di alcune leggi pel riordinamento dell'esercito.

L'opposizione del partito conservatore fu sempre a!Ssai moderata, il Signor Silvela considera miglior partito di non affrettare troppo la caduta dell'attuale Ministero, ,trovandosi il suo partito ancora debole e diviso in seguito alle vicende della sua ultima amministrazione.

I repubblicani cresciuti in numero neHa Camera, furono molto violenti nelle discussioni e nelle interpellanze, ma non si manifestarono su qualche punto concreto di Governo o di legislazione.

In complesso l'opera del Gabinetto fu molto scarsa, esso non affrontò nessuna delle questioni che s'impongono al paese dopo la guerra, quali la riforma dell'amministrazione, il rifacimento della Marina. Pel miglioramento dell'istruzione pubblica si fece qualche cosa, ma senza però aumentarne il bilancio.

Il Ministero liberale si rirsentì dello stesso male che travagliò il Ministero conservatore, la disparità non dei principi ma delle tendenze. Gli anziani del partito i ~capi continuano nelle tradizioni di un partito che sotto diversa qualificazione dal più al meno non si differenzi dal conservatore. La parte più giovane, tra cui il Conte di Romanones, Ministro della Istruzione Pubblica, tende ad una politica francamente più liberale nei metodi e più, direi, moderna nelle idee.

Per ora questo movimento latente non potrà mutare l'indirizzo ed i costumi politici. Il Gabinetto Sagasta cadrà più o meno tardi per cause extraparlamentari. La prossima cessazione della Reggenza sarà ,causa di modificazioni e forse di perturbazioni nella politica del :paese.

Da qualche tempo la persona della Reggente è fatta segno di aspre censure ed attacchi che toccano anche la sua vita privata. Un giornale repubblicano El Pais fece una guerra di diffamazione che fu tollerata e, sintomo peggiore, commentata con non dissimulata compiacenza dagli ultraclericali e da alcuni conservatori che nutrono rancore alla Regina per aver chiamato al potere il Signor Sagasta.

Questa ostilità alla Reggente mira ad allontanarla e renderla SOSIPetta in avvenire.

La Regina Cristina governò con molta imparzialità e senno durante la sua reggenza, essa ,seppe sempre resistere alle imposizioni degli ultraclericali potentissime a Corte. Fu poi avversa agli intrighi di Corte ed alle camarille estranee alla vita pubblica parlamentare e perciò ha ora contro di essa gli ultra clericali e tutte le persone lese dal suo contegno corretto ed imparziale. Questi tendono di allontanarla per impadronirsi dell'animo del giovane Re, sperando di guidarlo a loro talento e di sfruttarne l'inesperienza.

Sua Maestà in una udienza particolare che ebbi in questi giorni mi parlò con tristezza di questa condizione di cose, rammentando quanto essa avesse fatto pel bene del paese ed alludendo alla guerra mossa alla sua rpersona, mi disse di avere la soddisfazione di lasciare il potere a suo figlio in condizioni migliori di quando essa l'assunse ed avendo la coscienza di aver compito il meglio posstbile il suo mandato ed avere appunto posto fine agli errori che tanto avevano danneggiato pel passato n prestigio del trono in !:spagna.

La storia imparziale segnerà i meriti di questa augusta donna, che in tempi assai difficili seppe esercitare nobilmente l'alto suo ufficio.

1113

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

R. s. N. Vienna, 31 dicembre 1901.

H Parlamento Cisleitano essendosi prorogato per l'occasione delle fe!ste di Natale e del nuovo anno, anche le lotte di partito che hanno ordinariamente per scena la Camera dei deputati Austriaca :sono temrporaneamente interrotte. Le minacce di possibile sospensione della Costituzione, ultimamente espresse dal Minh;tro Presidente Dott. de Korber, ebbero per risuHato di ottenere dalla Camera dei Deputati, nelle sedute che precedettero Ja proroga, la votazione delle leggi necessarie per l'esercizio temporaneo dell'Amministrazione. Ma è da prevedersi che la calma e la rispondente attività parlamentare non durino a lungo. Perciò la minacciata sospensione della ,costituzione in questa parte dell'Impero è sempre da considerarsi come un provvedimento possibile. Que'sta minaccia, come era naturale, diede luogo a preoccupazioni in seno al Gabinetto di Pest, delle quali il Mini,stro Presidente Ungherese si rese l'interprete nelle sue comunicazioni ,col Ministro Presidente Austriaco. Secondo le informazioni a me pervenute, il Ministro Szell avrebbe fatto osservare al suo Collega Austriaco che il Governo Ungherese non avrebbe potuto trattare coll'Austria la grossa questione della tariffa doganale comune, se l'Austria fosse rimasta senza Costitu-, zione. I cambiamenti nella Costituzione Austriaca, progettati dal Ministero Korber, dovrebbero es'sere principalmente i due seguenti, cioè: modificazione della legge elettorale e modificazione del regolamento della Camera. Ora lo Szell avrebbe dichiarato che il Governo Ungherese può ammettere il cangiamento di regolamento deila Camera, come un atto che non tocca la sostanza della Costituzione. Esso ammette anche l'uso dell'art. 14 della presente Costituzione Austriaca, col quale si può provvedere ai bisogni dello Stato nei casi di necessità previsti, con decreto Sovrano, poiché tale articolo figura nella Co'stituzione stessa.

Ma se questa Costituzione venisse ad essere distrutta, o cangiata in guisa da togliere il carattere rappresentativo della Nazione alla Camera dei Deputati, il Ministro Szell avrebbe fatto comprendere che sarebbe stato difficile al Governo Ungherese il trattare con un'Austria incostituzionale.

Queste sono le informazioni datemi da fonte autorevole che però non sono ora in grado di controllare. È tuttavia naturale il pensare che il Governo Ungherese abbia interesse ad impedire che si 1produca in Austria un fatto (quello cioè della sospensione della Costituzione per volere Sovrano) il quale potrebbe ser-, vire di pericolosò precedente rispetto all'Ungheria. Se tali dichiarazioni furono espresse realmente per parte del Governo Ungherese al Dr. de Korber, non vi è dubbio che questi dovrà tenerne conto.

Come V. E. vede, la situazione parlamentare in Austria si presenta nel nuovo anno non scevra di gravi preoccupazioni. E queste sono tanto pii). da considerarsi, in quanto ~si ripercuotono dall'un lato sui rapporti fra le due parti della Monar-, chia Austro-Ungarica, e dall'altra 1pesano sulla questione del rinnovamento dei trattati commerciali tra l'Austria-Ungheria e le Potenze Estere, il quale dipende necessariamente da un previo accordo tra la Cisleitania e la Transleitania sulla', tariffa Doganale Comune.

Debbo informare V. E. che il Conte Goluchowski con cui mi intrattenni di

queste condizioni di cose, si dimostra sempre convinto ,che una soluzione soddi

sfacente non è soltanto sperabile, ma deve ritenersi come sicura, essendo troppo

serio e troppo evidente per tutti il pericolo di una sci!ssione fra le due parti della

Monarchia.

1114

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, PRINETTI

Vienna, 31 dicembre 1901.

L. P.

Nella prima conversazione che ebbi col Conte Goluchowski al mio ritorno in Vienna, il discorso cadde naturalmente sulle due questioni che più interessano l'Italia nei suoi rapporti coll'Austria-Ungheria, cioè l'alleanza ed i trattati di commercio. Anzitutto debbo dirle che non mi parve vedere nel linguaggio del Ministro Austro-Ungarico nessun indizio atto a far credere che le di Lei recenti dichiarazioni sull'accordo italo-francese nel Mediterraneo avessero modificato il di lui modo di vedere a nostro riguardo. Alle assicurazioni da me dategli in di Lei nome che quell'accordo non avrebbe avuto per conseguenza di mutare l'indirizzo della politica italiana, basato sull'alleanza pacifica e difensiva con gli Imperi centrali, il Conte Goluchowski rispose che assicurazioni identiche gli erano state pure trasmesse dal Barone Pasetti e che egli non aveva mai posto in dubbio le intenzioni del Governo del Re. Ma, soggiunse, la scadenza è vicina, ed i fatti avranno da far sparire quella specie di diffidenza che si era manifestata in quella parte della stampa che non si inspira alle idee governative, o che ha interesse a dividere i due paesi, e qui accennava specialmente ai giornali francesi e russi.

Il Conte Goluchowski, accennando alla scadenza dei trattati politici, osservò che importerebbe che la questione del rinnovamento fosse risolta, in principio, già fin dal prossimo Giugno, cioè un anno prima della scadenza. Io osservai dal mio lato, che non ero in grado d'impegnare fin d'ora uno scambio di idee in proposito, non avendo perciò le necessarie istruzioni, ma che ad ogni modo era ugualmente urgente, a mio avviso, il risolvere, in principio, e nel medesimo tempo, la questione del rinnovamento dei trattati commerciali.. Io so bene, gli dissi, che, nel pensiero del Governo Austro-Ungarico, le due questioni, cioè il rinnovamento dell'alleanza e quello dei trattati commerciali non dovrebbero essere connesse, ma non posso dissimulare che in Italia l'opinione pubblica non è disposta a considerare l'una di quelle vertenze all'infuori dell'altra. Chiesi quindi al Conte Goluchowski a quale epoca egli credeva che si potesse utilmente intavolare i negoziati circa i trattati commerciali. Il Conte Goluchowski mi disse che sventuratamente si doveva prevedere che l'accordo dell'Austria coll'Ungheria sulla tariffa comune, condizione indispensabile per iniziare trattative colle potenze estere, non era sperabile prima della fine dell'anno prossimo, cioè prima del Dicembre 1902. In tale stato di cose era superfluo di continuare la conversazione su tale materia.

Ai miei occhi la situazione politica commerciale delle tre potenze alleate, nei loro rapporti reciproci, si può definire così: tanto la Germania quanto l'Austria-Ungheria, non sono in grado di cominciare alcun negoziato commerciale tra loro nè coll'Italia, e d'altro lato l'Italia prima di rinnovare l'alleanza politica, desidera esser certa, almeno in massima, del rinnovamento dei trattati commerciali. Intanto il tempo corre e le scadenze pendono imminenti. E l'incertezza ingenera la sfiducia e gli avversarii dell'alleanza ne approfitteranno con scapito evidente di considerazione e di interesse per tutti, e quindi specialmente per l'Italia.

È mio debito il farle [presente] un tale stato di cose, perché l'incertezza di cui parlo non può prolungarsi. A me pare urgente che Ella abbia col Gabinetto di Berlino uno scambio di idee franco e completo rispetto alle due questioni. E dico, col Gabinetto di Berlino; perché la Germania, con un po' di buona volontà, può prendere fin d'ora un impegno con noi sulla questione commerciale; e d'altra parte non bisogna dimenticare che l'alleanza austriaca, nell'opinione pubblica italiana, è più tollerata che ambita, ed è accettata in grazia dell'alleanza germanica. Perciò i negoziati d'alleanza furono sempre condotti a Berlino, dove furono pure iniziati, eccettuata la prima firma che Bismarck impose dovesse darsi e negoziarsi a Vienna, quando rispose al Mancini che proponeva l'alleanza colla Germania, che • la via per giungere a Berlino doveva passare per Vienna •.

Crede Lei possibile che per rimediare ai pericoli della situazione incerta in cui si trovano le tre potenze convenga di proporre o di accettare un protocollo da firmarsi nel corso del 1902, e cioè nella prima metà di quest'anno, col quale, dopo aver dichiarato che le tre potenze intendono rinnovare i trattati di alleanza e i trattati di commercio, con quelle modificazioni che saranno da esse riconosciute convenienti di comune accordo, sarebbe stabilito che per intanto i trattati predetti sono prorogati fino a tutto l'anno 1904? Invece di un protocollo potrebbero essere due, se l'una o l'altra delle potenze insistesse per la separazione delle due questioni. Con questa interrogazione termino la mia lettera...

P. S. -Per misura di precauzione contro possibili indiscrezioni, o sottrazioni, io non volli mai tenere negli archivi di questa R. Ambasciata nessuna copia dei trattati. Io non ho quindi a mente i termini precisi relativi alla scadenza ed al rinnovamento. Le sarò grato, se vorrà, per mezzo di corriere darmi le occorrenti indicazioni in proposito.

<
APPENDICI

APPENDICE I

AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(Situazione al dicembre 1901)

ARGENTINA

Buenos Aires -BoTTARO CosTA conte Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MACCHI (dei conti di Cellere) Vincenzo, segretario.

AUSTRIA-UNGHERIA

Vienna -NIGRA conte Costantino, senatore, ambasciatore; FERRARA DENTICE Enrico, consigliere; FASCIOTTI barone Carlo, segretario; SERRA Attilio, addetto; ToRLONIA (dei iPrincipi) Carlo, addetto onorario; DE GRESTI nobile Guido, addetto onorario; DEL MASTRO Cesail"e, tenente ,colonnello di stato maggiore, addetto militare.

BAVIERA

Monaco -DE FoRESTA (dei conti) Ar1berto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

BELGIO

.BruxeLles -CANTAGALLI Romeo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; SALLIER DE LA TOUR (dei 'conti) GiUJSeppe, duca <li Calvello, segretail"io.

BOLIVIA

PIRRONE Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Lima).

BRASILE

Rio de Janeiro -FRIOZZI marchese Lorenzo, principe di Cariati, inviato straor'dinario e ministro plenipotenziario; Rossi-ToEscA Vincenzo, segretario; SABETTA Guido, vice coilJSOle, cancelliere; BERNARDI Temi:stocle Filippo, vice console.

CILE

Santiago -N. N., ,invdato straordinario e mini:stro plenLpotenziado; SAVINA Oreste, reggente la legazione; PAGNONI LUIGI, vice console.

CINA

Pechino -GALLINA conte Giovanni, inviato !straordinario e ministro plenipotenziario; RoMANo AvEZZANA barone CamiLlo, segretario; VITALE Guido, interprete, ·Col titolo onorario di ·segretario-interprete.

COLOMBIA

Bogotà -N. N., ministro residente.

COREA Seul -N. N., ministro residente.

COSTARICA

ROGERI DI VILLANOVA (dei conti) Filippo, ministro residente (residente a Guatemala).

CUBA Avana -BEAUREGARD Felice, console.

DANIMARCA

Copenaghen -CALVI DI BERGOLO ·conte Giorgio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; RANUZZI SEGNI conte Cesare, segretario.

EQUATORE

PIRRONE Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Lima).

ETIOPIA

Addis Abeba -CICCODICOLA Federico, maggiore di artiglieria, regio rappresentante.

FRANCIA

Parigi -ToRNIELLI BRUSATI DI VERGANO conte Giuseppe, senatore del Regno, ambasciatore; PAULUCCI DE' CALBOLI (dei mar.chesi) conte Raniero, segretal'io; CAHEN Teofi.lo Rodolfo, marchese di Torrealfina, segretario; MARTIN FRANKLIN Alberto, addetto; GARBASSO Carlo, addetto; LUCCHESI FALLI (dei principi di Campofranco e dei duchi della Grazia) conte Ferdinando, vice console, cancelliere; BARATTIERI nr SAN PIETRO conte Paolo, colonnello di stato maggiore, addetto militare; N. N., addetto navale.

GERMANIA

Berlino -LANZA conte Carlo, tenente generale, senatore del Regno, ambasciatore; IMPERIALI DI FRANCAVILLA marchese Guglielmo, corusigliere; MATTIOLI PASQUALINI A:lessandro, segretario; ORSINI BARONI Luca, addetto; NEGROTTO CAMBIAso (dei marchesi) Lazzaro, addetto; GAsTALDELLO Annibale, tenente colonnello di stato maggiore, addetto militare.

GIAPPONE

Tokio -MELEGARI Giulio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CoBIANCHI Vittore, segretario; CASATI Luigi, intevprete; GAsco Alfonso, interprete.

GRAN BRETAGNA

Londra -PANSA Alberto, ambasciatore; VINCI GIGLIUCCI conte Giulio Cesare, consigiliiere; SACERDOTI (dei conti di Carrobio) Vittorio, segretario; CARACCIOLO DI CASTAGNETA duca Gaetano, addetto onorario; N. N., addetto navale; MANETTI Giuseppe, archivista interprete.

GRECIA

Atene -AvARNA duca Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; NoBILI Aldo, consigliere; ARRIVABENE-Go:NZAGA conte Carlo, addetto; SIGNoRILE Vittorio, tenente colonnello di stato magg,iore, addetto militare (residente a Costantinopoli); DrMADI Costantino, interprete.

GUATEMALA

,Guatemala -RoGERI DI VILLANOVA (dei conti) Filippo, ministro residente.

HAITI

Porto Principe -CaPELLo Luigi, console generale.

HONDURAS

RoGERI DI VILLANOVA (dei ,conti) Filippo, ministro residente (residente a Guatemala).

LUSSEMBURGO

·GALVAGNA barone Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente al:l'Aja).

MAROCCO

Tangeri -MALMUSI Giulio, inviato straordinario e min~stro plenipotenziario; GrANATELLI GENTILE Agesilao, interprete col titolo onorario di segretariointerprete.

MESSICO

Messico -MAGLIANO Roberto, conte di Vi1lar San Marco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

MONACO

SIMONDETTI Melchiorre, console generale (residente a Nizza).

MONTENEGRO

Cettigne -BoLLATI Riccardo, inviato straordinario e ministro P'lenipotenziario.

NICARAGUA

RoGERI DI VILLANOVA (dei conti) Filippo, ministro residente (residente a Guatemala).

PAESI BASSI

Aja -GALVAGNA conte Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BosDARI conte Alelssandro, segretario; DEPRETIS Agostino, addetto' onorario.

PARAGUAY

BoTTARo CosTA conte Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Buenos Aires).

PERSIA

Teheran -MAISSA Felice, ministro residente.

PERU'

Lima -PIRRONE Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

PORTOGALLO

Lisbona -GERBAIX DE SoNNAZ conte Carlo Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BAROLI nobile Carlo, segretario.

RUMANIA

Bucarest -BECCARIA INCISA (dei marchesi) Emanuele, inviato straordinario e, ministro plenipotenziario; CuccHI BoAsso Fausto, segretario; CAMBIAGIO Silvio, addetto; SIGNORILE Vittorio, tenente colonnello di stato maggiore, addetto militare (residente a Costantinopoli); OLIVOTTO Teodoro, archivistainterprete.

RUSSIA

Pietroburgo -MORRA DI LAVRIANO E DELLA MONTÀ (dei conti) Roberto, tenente generale, senatore del Regno, ambasciatore; QuARTO DI BELGIOIOSO Antonio, conte del Vaglio, segretario; ToMASI DELLA ToRRETTA, Pietro, addetto; NASALLI RoccA conte Saverio, tenente colonne1lo di stato maggiore, addetto mHitare; GHERSI Alessandro Arturo, archivista-interprete.

SALVADOR

RoGERI DI VILLANOVA (dei conti) Filippo, ministro residente (residente a Guatemala).

SAN DOMINGO

San Domingo -CAMBIAso Luigi, console generale.

SAN MARINO

San Marino -LossADA Giulio Cesare, console.

SERBIA

Belgrado -N. N., inviato straordinario e minitstro pleni(potenziario; DELLA ToRRE: DI LAVAGNA conte Giul~o, segretaa:io, incaricato d'affari; DELMASTRO Cesare, tenente colonnelJ.o di stato maggiore, addetto militare (residente a Vienna);, DE SARNO SAN GIORGIO Dionisio; 1inteT'prete.

SIAM

Bangkok -MoTTA Riccardo, ministro residente.

SPAGNA

Madrid -AVOGADRO DI COLLOBIANO-ARBORIO (dei conti) Luigi, ambasciatore; ANCILLOTTO conte Giuseppe, segretario; DI MONTAGLIARI marchese Paolo, se-> gretario; BERZOLESE Carlo, archivista-interprete.

STATI UNITI D'AMERICA

Washington -MAYOR DES PLANCHES nobile Edmondo, ambasciatore; CARIGNANI (dei duchi di Novoli) Francesco, segretario; ALIOTTI (dei baroni) Carlo, segretario.

SVEZIA E NORVEGIA

Stoccolma -GuAsco DI BISIO (dei marchesi) Alelssandro, inviato straordinario" e ministro plenipotenziario; FIORAVANTI (dei ma1'Chesi) Carlo, addetto onorario.

SVIZZERA

Berna -SILVESTRELLI nobile Giulio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE MARTINO nobile Giacomo, segretario; RusPoLI (dei principi) Mario, segretario; CAPRARA conte Enr1co, addetto; PATERNÒ Antonio Alvaro Maria, addetto onorar-io; RoPoLo Edoaroo, ,capitano di stato maggiore, addetto mil.itare.

TURCHIA

Costantinopoli -MALASPINA DI CARBONARA marchese Obizzo, ambasciatore; CARLOTTI marchese Andrea, segretario; SFORZA nobile Carlo, segretario; SIGNORILE Vittorio, tenente colonnelilo di stato maggiore, addetto militare; MELIA Carlo, addetto commerciale; CANGIÀ Alfredo, inte11prete; CHABERT Alberto, interprete.

675·

BULGARIA

Sofia -PoLAcco Giorgio, agente di!P1omatico e console generale; SIGNORILE Vittorio, tenente co,lonnello di stato maggiore, addetto mHitare (residente a Costantinopoii).

VICE REAME D'EGITTO

Cairo -SALVAGO RAGGI marchese Giuseppe, agente diplomatico e console generale; MANZONI Gaetano, segretario, reggente l'agenzia diplomatica.

REGGENZA DI TUNISI Tunisi -BoTTESINI Archimede, console generale.

URUGUAY

BoTTARo CosTA conte Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Buenos Aires).

VENEZUELA Caracas -RIVA Giovanni Paolo, ministro residente-

ZANZIBAR Zanzibar -PEsTALOZZA Giulio, console generale.

t576

APPENDICE II

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERJ

(Situazione aL 15 LugLio 1901)

MINISTRO PRINETTI Giulio, deputato al Parlamento.

SOTTOSEGRETARIO DI STATO DE MARTINO Giacomo, deputato al Parlamento.

SEGRETARIO GENERALE MALVANO Giacomo, senatore del Regno, consigliere di Stato.

CAPO DELLA SEGRETERIA DEL MINISTRO BIANCHERI Cesare, capo sezione al Mintstero dei Lavori Pubblici.

SEGRETARIO PARTICOLARE DEL MINISTRO PRINETTI conte Emanuele, segretario di legazione di 2' elasse.

SEGRETARIO PARTICOLARE DEL SOTTOSEGRETARIO DI STATO DE MARTINO Giacomo, segretario di legazione di 2• classe.

ADDETTO ALLA SEGRETERIA DEL SOTTOSEGRETARIO DI STATC CAETANI (dei duchi di Sermoneta) Livio, addetto di legazione.

DIVISIONE I Affari Politici.

Direttore Capo di divisione: BrANCHINI Domentco.

SEZIONE I

Europa e colonie, Africa, Asia ed Oceania.

Apertura della corrispondenza -Carteggio in materia politica • Stipulazione e interpretazione dei trattati politici -Pubblicazione dei documenti diplomatici -Reclami di carattere politico verso governi stranieri -Espulsioni di natura politica -Rettifiche ed accertamenti di frontiere -Rassegna della stampa politica nazionale e estera -Cifrari coi regi uffici all'estero -Tipografia del ministero.

.Capo sezione: FASSATI Dr BALZOLA (dei marchesi) Ferdinando. Segretari: KocH Ernesto, VoLTATTORNI Gabriele. Vice Segretario: MAESTRI MoLINARr marchese Francesco.

Addetti all'ufiicio: ARTOM Ernesto, addetto onorario di legazione; TKALAC Emedco, inteil'!prete dd l" claSse. Al'chivisti: NEGRI Rodolfo; GALLINGANI Augusto. Ufficiali d'ordine: FERRERO CamiJIJo; BONGIOVANNI Emilio; ZUCCHETTI Pietro; CLAUS Giuseppe.

Direttore della tipografia: ALFERAZZI Giacomo Antonio.

SEZIONE II

America

Come nella sezione I, nei rapporti cogli stati d'America.

Capo sezione: SERRA (dei conti) Carlo. Segretari: CANONico Edoaroo; MoRI UBALDINI ALBERTI conte Alberto. Vice segretario: LEVI Giorgio (col titolo di segretario di legazione). Addetto all'uf:liicio: LEccA Giulio, vice console di 1• classe.

Attribuzioni comuni alle due sezioni: telegrafo e cifra.

SEZIONE AUTONOMA

Affari coloniali

Eritrea, Somalia italiana, Benadir e protettorati -Amministrazione di essi -Carteggio politico ed amministrativo in materia coloniale -Possedimenti, occupazioni, protettorati, determinazioni di confini e di sfere d'influenza in Africa -Clausole dagli atti generaLi di Berlino e di Bruxelles -Tratta degLi schiavi -Pubblicazione di documenti diplomatici relativi a questioni coloniali -Spedizioni geografiche ed esplorazioni in Africa -Colonizzazione -Personale coloniale -Preparazione delle leggi e dei decreti sull'ordinamento della colonia Eritrea Bilancio e contabilità coloniale -Protocollo ed archivio dell'ufficio.

Capo dell'ufficio : AGNESA Giacomo, uff~ciale colonia>le di 1• classe.

SegretaT'i: RANDACCIO l!gnazio; CONTARINI Sa1lvatore.

Addetti all'ufficio: MARCHETTI FERRANTE Giulio, addetto di legazione; BonRERo Alessandro, capitano dei bersaglieri; MARCHISIO Ernesto, ufficiale colonialle di 5" claJsse; FABOZZI Eugenio, commesso coloniale di 3" classe; BERTOLETTI Ernesto, commesso colonia>le di 4• classe; CIOPPI Bernardo, commesso coloniale di 5a classe; FESSAIÉ Giorgio, interprete. Ufficiale d'ordine: SoRMANI Gilberto.

DIVISIONE II

Affari commerciali, emigrazione e scuole.

Direttore capo di divmione: PuccwNI Emilio.

SEZIONE I

Affari commerciali

Carteggio relativo alla stipulazione e interpretazione degli atti internazionali di natura commerciale, industriale, ferroviaria, telegrafica, postale -Studi di politica commerciale -Pubblicazioni d'indole economica -Esposizioni -Sconfinamenti doganali -Sanitd pubblica.

Capo sezione: PASSERA Oscarre. Segretari: ANDREOZZI conte Pietro; ANIELLI Lorenzo. Addetto a1Jl'ufmcio: CHIOVENDA 'IIito, applicato volontario. UfJiioiale d'ordine: FILIPPINI Garibaldo.

SEZIONE II

Emigrazione

Emigrazione e colonie -Associazioni ed istituti all'estero, escluse le scuole -Censimento -Indagini statistiche relative all'emigrazione Bollettino del Ministero degli affari esteri.

CaPQ sezione: PELUCCHI Carlo.

SEZIONE III

Scuole

Istituti scolastici governativi all'estero, loro ordinamento e direzione didattico-disciplinare -Istituzione e soppressione di. scuole -Locali scolastici -Materiale didattico e scientifico -Personale insegnante Deputazioni scolastiche -Concorsi -Ispezioni -Posti gratuiti e semi gratuiti dall'estero per l'interno -Amministrazione, contabiUtd, bilanci delle scuole -Decreti e mandati relativi. Istituti sussidiati all'estero -Sussidi ordinari e straordinari a scuole coloniali, private e confessionali -Vigilanza sulle medesime, ispe zione di esse. Palestre ginnastiche -Biblioteche all'estero -Regio istituto orientale di Napoli -Regio istituto internazionale di Torino. Annuario delle scuole all'estero -Statistiche -Relazioni al ministro ed al Parlamento -Protocollo e archivio dell'ufficio.

Ispettore generale delle regie scuole italiane all'estero: ScALABRINI Angelo, provveditore agli studi (in missione). Segretario: BoccoNI Luigi. Addetti ail'ufficio: DELLA ToRRE Dr LAVAGNA conte Giulio, segretario di legazione di 2" classe; FIORETTI Vittorio, vice-segretario di ragioneria di l" classe; SUGLIANI Augusto, vice-segretario di ,ragioneria di 2• classe; FRANZETTI Attilio, vice-segretario di ragioneria di 2• classe. Ufficiali d'ordine: BARBERI Francesco; VIGNOLO Edoardo.

DIVISIONE III

Affari privati

Direttore capo di divisione: VACCAJ Giulio.

SEZIONE I

Europa, Asia, Africa ed Oceania.

Questioni ed affari di nazionalità, di estmdizione, di protezione consolare, di successioni, di stato civile e d'ogni altro ordine non politico né commerciale -Rogato1·ie -Pensionati all'estero -Atti giudiziari -Atti di stato civile -Stipulazione ed interpretazione di trattati relativi a dette materie.

Capo sezione: DE GAETANI Davide.

Segretario: Rrccr Arturo.

Addetti all'ufficio: RrzzETTO Rizzardo, console di 2" classe; DA VELLA Oreste, vice console di 3" classe; MANACORDA Araldo, vice console di 3" classe; GRABAU Enrico, vice console di 3" classe; AYALA Francesco, applicato volontario.

Ufficiali d'ordine: SANDRUccr Lorenzo; BENFENATI Evaristo; CAMETTI Alberto; FroccARDI Cesare.

SEZIONE II

America Come nella sezione l", nei rapporti cogli Stati d'America.

Capo sezione: LANDI VITTORJ Vittorio. Segretari: DURAND DE LA PENNE marchese Enrico; SARTORI Francesco. Addetto all'ufficio: BERNARDI Temistocle, vice console di 3• classe.

DIVISIONE IV

Personale

Direttore capo di divisione: BARILARI Federico.

SEZIONE I

Personale

Personale di ogni categoria dipendente daL ministero degLi affari esteri (escluso il personale delle scuole e il personaLe coloniaLe) -Esami Annuario del ministero e Bollettino deL personale -Istituzione e soppressione di posti diplomatici e consolari -Servizio d'ispezione dei regi uffici alL'estero -Uffici diplomatici e consoLari esteri in ItaLia -Registrazione degli atti pubbLici -ProtocoLlo e archivio deLL'ufficio.

Capo sez,ione: BERTOLLA Cesare. Segretario: DECIANI (dei conti) Vittorio Tiberio. Vice !segretario : SANDI C CHI Pasquale. Addetto all'ufficio: GRIMANI Pier Luigi, applicato volontario. Archivista capo: ZAVEL DE LouviGNY Filippo Antonio. Archivista: PEROTTI Felice. Ufficiale d'ordine: FANTOLINI Leopoldo.

SEZIONE II

Cerimoniale

Cerimoniale -Lettere reaLi -Redazione di pieni poteri, credenziali, lettere di richiamo, ecc. -Decorazioni italiane e straniere -Privilegi e immunità degli agenti diplomatici e consolari -Franchigie in materia doganale ai regi agenti aLl'estero e agli agenti stranieri in Italia -Visite e passaggi di sovrani, principi, capi di Stato e grandi personaggi Richieste per viaggi in strada ferrata e per viaggi marittimi degli impiegati.

Capo sezione: BROFFERIO Tullio. Segretario: VALENTINI Claudio. Addetto all'ufficio: CATALANI Giuseppe, applicato volontario. Ufficiale d'ordine: BRANCO Pasquale.

SEZIONE III

Legalizzazioni

LegaZizzazione di atti di stato civile provenienti si dall'estero che dall'interno -Atti di stato civile di stranieri in Italia -Registri di stato civile -Liste di cittadini morti all'estero -Passaporti di servizio -Riconoscimenti di firme.

Capo sezione: N.N.

Archivi:sta: DE GREGORIO Francesco.

Ufficiale d'ordine: MoRONE Vittorio.

DIVISIONE V

Ragioneria

Direttore capo di divisione: BELLISOMI Ludovico.

SEZIONE I

Bilancio dell'entrata -Riscossioni e versamenti proventi consolari Cassa e oggetti di valore -Accettazione e incasso di cambiali -Conti correnti coi regi agenti all'estero -Conto corrente colla tesoreria centrale -Conti colle società di navigazione -Crediti su case bancarie estere -Conti giudiziali -Stipendi e assegni al personale consolare, agli interpreti e agli ufficiali d'ordine all'estero -Proventi dell'ufficio • lega-Zizzazioni • -Corrispondenza e relativa copia.

Capo sezione: BoNAMrco Cesare.

Segretario: CASA DIO Carlo.

Vice segretari: VrNARDI Giuseppe (cassiere); MARCONI Alfredo; CRIVELLAR! Quirino; RINVERSI Romolo; VERDESI Ettore.

SEZIONE II

Bilancio della spesa -Tariffa consolare -Pensioni -Inventari -Contabilità, viaggi, stabilimenti, missioni -Stipendi al personale del ministero; stipendi e assegni al personale delle legazioni -Copia mandati Conto articoli -Situazione decadale dei fondi -Sussidi diversi -Mandati di pagamento per l'economa-to e la biblioteca -Protocollo e archivio della divisione -Corrispondenza e relativa copia.

Capo sezione: CALVARI Ludovico.

Segretari: D'AVANZO Carlo; FANO Alberto.

Vice segretari: CASONI Enrico; DE SANTis Paolo; CARDELLINI Lorenzo.

Attribuzioni comuni alle due sezioni: Revisione della contabilità degli uffici diplomatici e consolari all'estero -Decreti e mandati di pagamento -Palazzi all'estero -Corrispondenza e relativa copta.

ARCHIVIO

Distribuzione della corrispondenza ordinaria -Registrazione e sunto delle carte in arrivo e in partenza -Ricerca de' precedenti -Rubriche per ragione di Luogo, di materia e di persone -Trasmissioni -Spedizione-Conservazione e incremento delle collezioni manoscritte deL ministero e degli uffici all'estero -Ricerche storiche -Sunti, memorie, compilazioni archivistiche -Ricupero di atti e carte di Stato -Copie, duplicati e autenticazioni -Conservazione degli originali degli atti internazionali conclusi daL Regno d'Italia e dagli antichi Stati italiani Raccolta delle circolari ministeriali e deLle disposizioni di massima Archivi degli uffici all'estero e inventari (escLusi i libri e il mobiLio) Conservazione dei registri di stato civile dei nazionali aLL'estero -Provvista di stampati agli uffici diplomatici e consolari all'estero per la formazione di detti registri -Statistiche della corrispondenza e degli atti d'ufficio.

Direttore: GoRRINI Giacomo (con grado fisso di capo diwsione di 2• classe). Capo se2lione: BARILARI Pompeo. Archivisti: BENETTI Carlo; PASANISI Francesco; SILVANI LORENI Demetrio. Ufficiali d'ordine: CIACI Romolo; DE SANGRO Alberl:o; OsTINI Alessandro; GRA

ZIOSI Luigi; PANVINI RosATI Mario; CoLELLA Achille; ANGELONE Francesco; GmsTo Gregorio.

SPEDIZIONE

Trasmissioni -Spedizioni periodiche -Francatura e franchigie postali Svincoli doganali.

Archivista: MARCONE Gabriele Antonio (corriere di gabinetto).

BIBLIOTECA

Conservazione e incremento della biblioteca del ministero e di quelle dei regi uffici aU'estero -Inventari, cataloghi, schedari -Associazioni a giornali e riviste -Provviste di libri e pubblicazioni agli uffici diplomatici e consolari -Scambi di pubblicazioni con altri ministeri o istituti del regno o di Stati esteri -Conservazione deLle pubblicazioni del ministero.

Bibliotecario: PASQUALUCCI Loreto (con .grado fisso di capo sezione di 2• classe). Ufficiale d'ordine: RENUCCI Umberto.

ECONOMATO

Inventari degli oggetti esistenti aL ministero -Contratti -Acquisto di mobili -Manutenzione dei locali -Magazzino -Personale di servizio.

Economo: DE ANGIOLI Eugenio (archivista capo). Ufficiale d'ordine: PETRUCCI Carlo.

CONSIGLIO DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO

Presidente: PRINETTI Giulio, deputato al Parlamento, ,ministro degli Affari Esteri.

Vice presidente: BIANCHERI Giuseppe, deputato al Parlamento.

Consiglieri: BoccARDO Girolamo, senatore del Regno, consigliere di Stato; CANONico Tancredi, senatore del Regno, pre~idente di sezione della Corte di cassazione di Roma; CAPPELLI marchese Raffaele, deputato al Parlamento; DAMIANI Abele, senatore del Regno; FE' D'OsTrANI conte Alessandro, senatore del Regno, inviato straordinario e ministro plenipotenziario in ritiro; FINALI Gaspare, senatore del Regno, presidente della Corte dei conti; GABBA Francesco, professore di diritto civile nella R. Università di Pisa; INGHILLERI Calcedonio, senatore del Regno, consigliere di Stato; PAGANo GUARNASCHELLI Giambattista, senatore del Regno, primo presidente della Corte di cassazione di Roma; PrERANTOl':I Augusto, senatore del Regno, professore di diritto internazionale nella R. Università di Roma; PoMPILJ Guido deputato al Parlamento; Pozzr Domenico, avvocato, deputato al Parlamento; SANMINIATELLI conte Fabio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario onorario; SAREDO Giuseppe, senatore del Regno, presidente del Consiglio di Stato.

Segretario: FASSATI Dr BALZOLA (dei marchesi) Ferdinando, capo sezione di 1• classe nel ministero degli Affari Esteri. Archivista: BoNGIOVANNI Emilio, ufficiale d'ordine di 2• classe nel ministero degli Affari Esteri.

APPENDICE III

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

(Situazione al dicembre 1901)

Argentina -MaRENO Enrique B., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ZAVALIA Carlos E., primo segretario; BENITEZ DE ALVEAR Adamo, secondo segretario; DE Rossr Edoardo, addetto; BEASCOCHEA Mariano, tenente di vascello, addetto navale.

Austria-Ungheria -PASETTI VoN FRIEDENBURG barone Marius, ambasciatore; KUHN VoN KuHNENFELD barone Otto, consigliere; RIEDL VoN RrEDENAU barone Franz, segretario; LowENTHAL VoN LINAU conte Heinrich, segretario; SzA.PÀRY conte Friedrich, addetto; MARENZI VoN TAGLIUNo e TALGATE conte Franz, colonnello di stato maggiore, addetto militare; BASELLI VoN SussENBERG barone Victor, capitano di fregata, addetto navale.

Baviera -VoN TucHER barone Heinrich, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VoN RrTTER barone Otto, consigliere.

Belgio -VAN Loo Augustus, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE GRELLE RoGIER Edouard, consigliere; RooMAN n'ERTBUER Maurice, primo segretario.

Brasile -REGIS DE OLIVEIRA Francisco, inviato· straordinario e ministro plenipotenziario; DE BARROS MoREIRA Alfredo, primo segretario.

Cile -SANCHEZ FoNTECILLA Mariano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GREZ Victorio, primo segretario; QurNTAVALLA Pedro Y., colonnello, addetto militare.

Cina -CHIH CHEN Lo FÈNG LuH K.C.V.O., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Lou HsrAo-MENG, addetto; LrN WEN-Yu, addetto (tutta la legazione è residente a Londra).

Danima1·ca -VAN REVENTLOW conte Ferdinand Julius Gottlieb, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Equato1·e -VENEGAS Vilfrido. inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Francia -BARRÈRE Camille, ambasciatore; LEGRAND Albert, consigliere; TRUMET DE FoNTARCE François-René, secondo segretario; LAROCHE Ju[es-Alfred, terzo segretario; GATINE Lucien-Jacques-Marie, terzo segretario; DE LA CROIX DE RAVIGNAN Marie-André-Jean, addetto; MEssiER DE ST-JAMES, maggiore, addetto miLitare; DAVIN, capitano di vasceLlo, addetto navale.

Germania -VoN WEDEL conte Karl, generale, ambasciatore; VoN JAGOW Gottlieb, consigliere; VoN DER LANCKEN-WAKENITZ, barone, secondo segretario; VoN BENECKENDORFF VON HINDENBURG, terzo segretario; VoN HOCHBERG, conte, tenente, addetto; VoN CHELIUS Oscar, tenente ·colonnello, addetto m~litare; KocH R., capitano di corvetta, addetto nava,le.

Giappone -OHYAMA Tsunaské, inviato straordinario e ministro pleni.poten2'li.ario; !CHIKU MaSISakata, primo segreta,do; MuTsu conte Hirokichi, secondo segretario; KURADA Torasuké, tenente. colonnel,lo, addetto militare; N.N. addetto navale.

Gran Bretagna -CURRIE OF HAWLEY lo11d Phhli.p, ambasciatore; Ronn, sir James Rennell, prGmo segretario; ToWNLEY Walter B., secondo segretario; LEECH Stephen, secondo segretario; GAISFORD Hugh W., terzo segretario; KIDSTON George, terzo segretario; LAMB Charlles Anthony, tenente colonnello, addetto· militare; WARTENSLEBEN Ewart R.N. Arthur, comandante, addetto navale; 0TTLEY Charles L., capitano, addetto navale; GAMBLE R. N. Douglas A., addetto navale; BENNET A. Per·cy, addetto comme11eiale.

Grecia -DÉLYANNI Petros, incaricato d'affari.

Guatemala -CRuz Fernando, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; N.N., segretario.

Messico -EsTEVA Gonzalo A., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; EsTEVA Y CuEv AS Eduardo A., secondo segretario.

Monaco -DucuÉ DE MAc CARTHY Pierre, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Paesi Bassi -WESTENBERG Bernhard, inviato straovdinario e ministro plenipotenziario; SCHIMMELPENNINCK A.G., segretario.

Persia -MALCOLM khan Nizam ed Daouleh, principe, inviato straordinario e ministro !Pilenipotenziario; ABASS Alì khan, segretario; FREYDOUN khan, principe, addetto militare.

Perù -N.N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Portogallo -DE CARVALHO Y VASCONCELLOS Mattia, inviato straordGnario e ministro plenipotenziario; MONTEVERDE Alfredo Achille, primo segretario; LAMBERTINI PINTO José Maria, secondo !segretario.

Romania -FLEVA Nicolae, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ZAMFIREsco Duilio, consigliere; GHIKA Dimitri, secondo segretario; ARGETOYANO Kostantin, terzo segretario.

Russia-DE NELIDOV Aleksandr Ivanovic, ambasciatore; KRUPENSKIJ Anatol Nikolaevic, consigliere; KORFF-SCHMIESING, barone Modesto, primo segretario; KELLER conte Aleksandr, secondo segretario; DE HALPERT Karl, addetto; BARCLAY DE TOLLIJ-VEIMARN, principe, capitano, addetto; PILAR DE PILHAN KoTZEBUE, barone, addetto; ZoLOTNITSKIJ Pjotr, tenente, addetto onorario; STENBOCKFERMOR •COnte, tenente, addetto; DE MULLER, tenente colonneillo,. addetto militare.

Serbia -VESNié Milenko, inviato straordinail"lio e ministro !Plenipotenziario.

Siam -PHYA SURIYA NuvATR, inviato straordinario e ministro plenipotenziario;. CORRAGIONI D'0RELLI Carlo, consigliere; LUANG MONTRI NIKARAKOSA, addetto (tutta la il.egazione è residente a Parigi).

Spagna-DEL MAZO Y GHERARDI Cipriano, ambasciatore; GASSEND Y FniAS Carlos, primo segretario; SoRIANo Y NoGUERA José, secondo segretario; DE LA GANDARA Y PLAZAOLA, marchese de La Ganda,ra JOisé, addetto; N. N., addetto militare.

Stati Uniti-LENGERKE MEYER George, ambasciatore; lDDINGS Lewis Morrts, primo segretario; PARsoNs Richard Cha'prtl@l, secondo segretario; BEEHLER W. H., comandante, addetto navale.

Svezia e Norvegia -DE BILDT barone K·arel Nils Danieil., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE WEIDENHIELM Ernest G., capitano, addetto militare.

Svizzera -CARLIN Gaston, inviato straordinario e ministro plentpotenziario; DEuCHER Walter, segretario; PROBST Ernst, secondo segretario.

Turchia -RECHID bey Mustafà, ambasciatore; PANGIRIS bey Costaki, consieliere; OHANNÈs bey Couyoum Gian, primo segretario; RECHID Saadi bey, priino segretario; REcHAD bey, secondo segretario; CHUKRI pasoià, generale di brigata,_ addetto militare; FAIK bey, aiutante maggiore, addetto militare aggiunto.

Uruguay -Mu:Noz Daniele, inviato straordinario e ministro [plenipotenziario; RoVIRA Enrique, primo segretario; Mu:Noz Joao Carilos, segretario; CAsALIA Jolsé· Agostino, addetto.

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